Italiano, siciliano e arabo in contatto: profilo sociolinguistico della comunità tunisina di Mazara del Vallo
In: Biblioteca del Centro di studi filologici e linguistici siciliani 3a serie, 2
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In: Biblioteca del Centro di studi filologici e linguistici siciliani 3a serie, 2
In: Filosofia 45
In: Testi e studi
In: Filosofia 226
L'attività mineraria, al pari di un evento sismico, rappresenta per il territorio una ferita difficile da rimarginare. I luoghi coinvolti assistono al radicale mutamento dei loro paesaggi, alla trasformazione della loro geografia, alla rottura degli equilibri che per secoli avevano sostenuto la loro economia e società. Questa condizione si aggrava ancor di più a seguito della dismissione delle attività, quando il sistema economico della monocoltura mineraria non costituisce più una risorsa e al suolo rimangono i segni di ciò che era stata l'industria estrattiva. I resti fisici dell'attività industriale iniziano, però, dopo alcuni anni, a esercitare un senso di fascinazione sulla stessa società che li aveva generati, che vi riconosce i segni della propria identità e delle proprie radici. Questo è quanto accaduto nella regione francese del Nord Pas de Calais. L'estrazione del carbone ha completamente trasformato l'immagine del territorio, modificandone la geografia con l'accumulo al suolo di montagne di sterili e detriti. Il potere di autorigenerazione posseduto dai paesaggi si è qui manifestato velocemente, aiutato da un'azione politica che si è spesa per l'attuazione e la promozione dei processi di recupero. L'eredità mineraria da peso si è trasformata in opportunità. È oggi in corso un programma coordinato di azioni che si sta muovendo verso la costruzione di una rete che include vari siti e si caratterizza per temi e funzioni diverse. Il patrimonio minerario del Nord Pas de Calais, iscritto alla lista Unesco alla voce dei paesaggi culturali evolutivi viventi, è diventato sinonimo di innovazione. L'assenza di leggi che in Francia tutelano il patrimonio industriale ha richiesto la stesura di una legislazione ad hoc per la trasformazione complessiva degli insediamenti minerari. Le case operaie stanno diventando residenze per artisti, gli antichi complessi estrattivi ospitano fabbriche teatrali e incubatori di imprese, sui resti dei vecchi edifici si attaccano parti nuove dal linguaggio contemporaneo. Il caso del Nord Pas de Calais sta diventando un'esperienza di rilievo internazionale, poiché sta dimostrando la capacità di trasformare la crisi in occasione di crescita e sviluppo economico e territoriale.
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In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'Associazione CRS, Heft 1, S. 103-113
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'Associazione CRS, Heft 1, S. 315-378
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'Associazione CRS, Heft 3, S. 348-377
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'CRS, Band 50, Heft 1, S. 315-378
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'Associazione CRS, Heft 3, S. 147-160
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'CRS, Band 49, Heft 3, S. 348-378
ISSN: 0416-9565
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'CRS, Band 48, Heft 3, S. 147-161
ISSN: 0416-9565
In: Cultura: international journal of philosophy of culture and axiology, Band 8, Heft 2, S. 51-61
ISSN: 2065-5002
La tesi indaga, attraverso una serie di riflessioni critiche e progettuali, il ruolo che le aree minerarie possono avere nella definizione di nuovi paesaggi. Lo studio si concentra sull'industria dello zolfo in Sicilia, sviluppatasi dalla fine del Settecento e definitivamente dismessa negli anni Ottanta del secolo scorso, con ripercussioni negative sul fronte economico, sociale, ambientale e paesaggistico. La trasformazione delle aree minerarie siciliane richiede una cultura progettuale tale da mettere in relazione architettura, ingegneria, infrastrutture, comunità locali e modelli socio-economici, nel tentativo di esplorare le profonde trasformazioni che questi paesaggi hanno attraversato. Al centro dello studio si pone il Parco Minerario Floristella Grottacalda, tra Enna e Piazza Armerina. Il complesso produttivo, attivo dai primi anni dell'Ottocento, restò in attività fino alla chiusura definitiva avvenuta negli anni Ottanta del secolo scorso, a seguito della L.R. n.34/88 che imponeva la chiusura di tutte le miniere ancora in esercizio. Nel parco, la cui configurazione riassume tutte le questioni connesse ai siti minerari siciliani, le infrastrutture, le attrezzature industriali, i segni delle attività estrattive si fondono con un paesaggio poco antropizzato e si articolano in forme dettate dall'impervia topografia dei luoghi, rimodellandone i suoli e definendone il carattere. Un progetto "documentato" riflette sui diversi modi con cui si può agire sul patrimonio esistente, attraverso una visione olistica e sistemica dell'architettura del paesaggio. La ricerca ricostruisce, mediante l'ausilio di materiale d'archivio (grafico, cartografico e fotografico), le principali vicende e trasformazioni che hanno investito il parco, mentre la proposta progettuale sonda un processo in grado di mettere insieme gli aspetti storici, fisici e identitari del sito per un recupero complessivo del parco e del territorio. La proposizione di visioni e scenari di sviluppo, alternativi alle soluzioni finora espresse dai processi e dalle scelte politiche, mira a immaginare uno spettro di possibilità che possa alimentare un dibattito (politico, culturale, progettuale) sulle sue vocazioni turistiche e sulle prospettive future, nel tentativo di superare le condizioni che attualmente frenano il processo di rigenerazione.
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