Global horticultural value chains, labour and poverty in Tanzania
In: World development perspectives, Band 18, S. 100201
ISSN: 2452-2929
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In: World development perspectives, Band 18, S. 100201
ISSN: 2452-2929
Questo studio ha analizzato gli effetti della globalizzazione agroalimentare sulla povertà rurale in Tanzania, inquadrando il fenomeno nei più ampi processi di cambiamento politico, sociale ed economico in corso nel Paese e nel continente africano. Dopo un lungo periodo di disinteresse tanto del settore pubblico quanto di quello privato, negli ultimi anni è infatti emersa una nuova attenzione da parte dei governi nazionali, dei donatori e degli investitori esteri verso l'agricoltura e la terra africana. Come suggerito dalla Banca Mondiale con la pubblicazione del World Development Report 2008, il governo tanzaniano ha intrapreso una strategia di sviluppo che pone grande enfasi sull'attrazione di investimenti esteri nel settore agricolo, sulla creazione di 'cluster agroindustriali' e sulla diffusione di nuove colture 'high value' e 'labor intensive' per l'esportazione nel mercato internazionale. I donatori e il governo tanzaniano ritengono infatti di facilitare la riduzione della povertà sia attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro nelle imprese agricole, sia tramite l'inclusione degli agricoltori locali nelle nuove filiere regionali e globali. La ricerca ha preso come caso di studio il recente sviluppo dell'industria ortofrutticola orientata all'esportazione – definita dalla stessa Banca Mondiale come 'la nuova agricoltura africana' - nelle zone montane delle regioni di Kilimanjaro, Arusha e Tanga, focalizzandosi in particolare sulle condizioni degli agricoltori coinvolti nella produzione di 'nuove colture' per il mercato globale attraverso i programmi di contract farming (CF) e sulle condizioni dei lavoratori salariati impiegati dalle imprese agricole e dagli stessi produttori tanzaniani. Lo studio contribuisce al dibattito internazionale sulle trasformazioni agrarie, sul ruolo dell'agricoltura, dello Stato, del mercato e della cooperazione internazionale nel processo di sviluppo in Tanzania e in Africa sub-sahariana. ; This Thesis deals with the impacts of globalization on rural poverty in Tanzania. It does so by looking at the wider process of political and socioeconomic change in the country as well in other sub-Saharan countries in the last decades. Since the beginning of the new century, there has been a growing interest by national governments, private investors and international donors in the African agriculture. As suggested by the World Bank in the World Development Report 2008, the Tanzanian government is implementing a development strategy aimed at attracting foreign investments in agriculture, at crating agro-industrial corridor and clusters and at promoting the production and export of high-value and labour-intensive products. Through this strategy, international donors and the Tanzanian government believe to foster the reduction of poverty by either the creation of wage labour and the inclusion of smallholder farmers in the emerging 'global value chains'. This study has taken the development of the horticultural industry in the northern regions of Tanga, Kilimanjaro and Arusha as case study. Within the actors involved in industry, this research has focused on the one hand on the impacts of contract farming, and on the other on the impacts of wage labor on poverty and inequality. The study contributes to the international debate on agrarian change and transformations and on the role of the State, market, agriculture and donors in the development process in Tanzania as well in other Sub-Saharan countries.
BASE
In: The journal of modern African studies: a quarterly survey of politics, economics & related topics in contemporary Africa, Band 61, Heft 3, S. 367-387
ISSN: 1469-7777
World Affairs Online
In: Città, lavoro, migrazioni 2
In: Mondi migranti: rivista di studi e ricerche sulle migrazioni internazionali, Heft 2, S. 75-95
ISSN: 1972-4896
L'articolo si concentra sullo sviluppo di alcune filiere socialmente sostenibili emer-se negli ultimi dieci anni come forma di risposta dal basso allo sfruttamento del lavoro migrante. Si tratta, in particolare, di modelli di produzione-scambio-consumo che si inseriscono nell'ambito delle più ampie pratiche di resistenza alle trasformazioni del sistema agroalimentare, che fanno delle condizioni di lavoro dei braccianti di origine straniera un elemento centrale della "qualità" dei prodotti e della sostenibilità delle supply chain. A partire da uno studio realizzato nell'ambito di un progetto Fami, adottando un approccio qualitativo, il contributo ne analizza il ruolo degli attori coinvolti, le strategie adottate, le opportunità e i limiti dal punto di vista della creazione di lavoro sostenibile e dell'emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento.