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Il saggio indaga in modo critico origini e fortune (anche recenti) del discorso di delegittimazione dei plebisciti di unificazione svoltisi il 21 e 22 ottobre 1860 nelle Due Sicilie, con particolare attenzione al caso di studio delle province continentali dell'ex Regno borbonico. L'intento è quello di considerare queste pratiche di voto come un modo storicamente peculiare di apprendistato politico e mobilitazione popolare, dal profilo tanto partecipativo e inclusivo (anche verso soggetti normativamente esclusi dal corpo elettorale come donne e minori) quanto olistico, a-deliberativo e marcato da una personalizzazione della politica che si incarna in figure monocratiche e carismatiche. Un'adeguata comprensione del plebiscito meridionale non può, infatti, prescindere, in primo luogo, da un'analisi che lo collochi nel contesto delle coeve e successive analoghe esperienze europee (e più in generale delle dinamiche elettorali democratizzate fra XVIII e XIX secolo); secondariamente, da una lettura alla luce del lungo e articolato processo di "civilizzazione elettorale", ovvero della definizione di tecnologie e pratiche del suffragio intese a forcludere la violenza politica, incanalando e ordinando normativamente l'esercizio, altrimenti scomposto, della sovranità popolare. ; The paper is a critical investigation of the origins and fortunes (including recent developments) of the discourse of delegitimisation of the unification plebiscites carried out on the 21st and 22nd October 1860 in the Two Sicilies. It pays particular attention to the case study of the mainland provinces of the ex-Bourbon Reign. The intent is to consider these voting practices as an historically unique method of political apprenticeship and mobilisation of the popular classes. The profile of these practices was as much participative and inclusive (including subjects who were normally excluded from the electoral body, such as women and minors) as it was holistic, nondeliberative and marked by a personalisation of politics that was incarnated in monocratic and charismatic figures. An adequate understanding of the southern plebiscite must not ignore, firstly, an analysis that is positioned in the context of the coeval and subsequent analogue experiences in Europe (and more generally the democratised electoral dynamics between the 18th and 19th centuries). Secondly, it must be read from the perspective of the long and articulated process of "electoral civilisation", that is, the definition of the technology and practices of suffrage intended to preclude political violence, channelling and ordering the otherwise broken exercise of popular sovereignty.

The illustrated parliament. (Self-)portrait of the group, faits divers and "grand personalities" (1860-1915). Through the study of communication networks that make extensive recourse to visual culture and several generations of illustrated periodicals, this essay aims, first of all, to critically discuss recent interpretations that insist on solemnity and gravitas in the (self)-representation of elected representatives in post-unification Italy. It suggests a different analysis and a different periodization regarding the light, seductive and spectacular ways that the Italian parliamentary class was presented, and presented itself, in the public space. As a second point, it intends to demonstrate how, in the face of a progressive construction of a negative political discourse around parliament, from 1848 (and in particular from 1860-1861) there was a strong attention on and curiousity about the figures and stories – public and private – of parliamentarians. Those figures were involved, sometimes without their volition, in melodramatic mediatization and celebrity politics.

Sullo sfondo dei percorsi (e dei ricorsi) della statuomania sviluppata dai livornesi fra Otto e Novecento, il saggio intende interrogarsi su forme, pratiche e ragioni del successo della mediatizzazione della monumentalistica in epoca liberale; un processo culturale che costituisce una pagina fondamentale, quanto inesplorata, della storia della comunicazione politica di massa nella penisola italiana. A seguito del processo diffuso della «rimediazione» tipico dei circuiti comunicativi del lungo Ottocento, ogni statua può contribuire, infatti, alla scrittura di una molteplicità di storie virtuali a partire dagli immaginari che prendono forma da (e su) una varietà di palinsesti editoriali e visuali. Attraverso le stampe sciolte così come tramite le cartoline postali, per mezzo sia delle riviste che delle dispense illustrate, la monumentalistica municipale si proietta su un palcoscenico più ampio e raggiunge un pubblico più largo, fungendo al contempo da vettore di identità civica e da segmento di un'imagerie nazionale in costruzione dall'audience stratificata ed estesa.

Cet article porte sur l'identité imaginée du mouvement altermondialiste italien du début du XXIe siècle, en décrivant le double caractère de son horizon politique: à la fois utopique et dystopique, et en rupture conceptuelle avec l'histoire du mouvement ouvrier du XIXe et du XXe siècle, le tout en faveur d'un mouvement de révolte mytique et atemporel.

En el Mezzogiorno italiano la nostalgia del antiguo Reino de las Dos Sicilias constituye un fenómeno de primera magnitud. El artículo aborda la historia del universo neoborbónico poniendo de manifiesto que sus relatos, deudores del imaginario de la «causa perdida», son una reelaboración o un panaché del tardío siglo xx compuesto por tres ejes principales: 1) el discurso de las Dos Sicilias producido en la guerra contra el Estado unitario y transmitido posteriormente por la novela histórica y por las ficciones televisivas; 2) la interpretación de la guerra del brigantaggio borbónico como una lucha de clases ante litteram; 3) los paradigmas del genocidio y victimario del siglo xx aplicados al pasado del Mezzogiorno del siglo xix.