L'articolo propone un'analisi critica del rapporto preliminare dell'Indagine statistica sulle biblioteche degli enti territoriali italiani, promossa dal Centro per il libro e la lettura del MiBAC (Cepell) e dall'Associazione italiana biblioteche, e realizzata da questi due enti in collaborazione con l'Istat e l'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani). L'autrice si sofferma sia sulle scelte metodologiche che sui contenuti, a partire dai quali analizza il quadro descrittivo delle biblioteche pubbliche in Italia così come emerge dal rapporto. Tale analisi costituisce l'occasione per una riflessione sulle prospettive future di tali biblioteche, tenendo conto sia della difficile situazione economica internazionale che dell'immobilismo delle politiche pubbliche. ; The article analyses the Survey of Italian public libraries' preliminary report (July 2013). The survey was promoted by the Italian Centre for Book and Reading (Centro per il libro e la lettura) and by the Italian Library Association, and was carried out together with the Italian National Institute of Statistics (Istat) and the National Association of Italian Municipalities (ANCI). The author takes into consideration the methodological choices as well as the report's results, in order to bring out a realistic portrait of Italian public libraries and to reflect on their future perspectives – given the current international economic situation and the public policies' traditional rigidity.
The paper presents the first results of a research which aims at evaluating how the public perception about libraries has evolved over the last five years in Europe. It quantifies and qualifies the presence of issues concerning libraries in the European press in order to answer the following research questions: which are the most discussed topics and have they changed over the last years? Are there any significant differences between the European countries and newspapers in the debate about libraries? The research is based upon a comparative textual analysis of eight print newspapers of national interest coming from four different European countries (UK, Italy, France and Spain) and concerns the quantity and quality of articles on libraries published from 2008 to 2012.The data analysis highlights the following main trends: public and national libraries are prevalent in the debate; a general agreement is found on the most popular topics; no relevant connection can be traced between the political areas the newspapers belong to and the topics dealt with; a deeper analysis of the national context is required to better interpret the differences among the newspapers; the effect of the economic crisis on the evolution of the debate is evident both in the presence/absence and in the rise/decline of some topics. As for now, the research proves to be effective not only to highlight different topics and approaches, but also to understand how newspapers relate with the common thoughts and the general feelings autonomously emerging from in the society. ; L'articolo presenta i primi risultati di una ricerca finalizzata a valutare in che modo la percezione delle biblioteche sia evoluta nel corso degli ultimi cinque anni in Europa. Lo studio quantifica e qualifica la presenza di argomenti riguardanti le biblioteche nella stampa europea al fine di rispondere al seguente quesito: quali sono le tematiche più discusse e in che modo sono cambiate negli ultimi anni? Esistono differenze significative tra i paesi e i quotidiani europei nel dibattito sulle biblioteche?La ricerca si basa su di un'analisi comparativa a livello testuale di otto quotidiani di interesse nazionale di quattro paesi europei (Regno Unito, Italia, Francia, Spagna) e riguarda la quantità e la qualità degli articoli riguardanti le biblioteche pubblicati nel periodo 2008-2012.L'analisi dei dati evidenzia alcune tendenze: le biblioteche nazionali e pubbliche sono quelle più menzionate; vi è un accordo generale sugli argomenti principali; dai risultati non si evince alcuna connessione rilevante tra le aree politiche di appartenenza dei quotidiani e gli argomenti trattati; è necessaria un'analisi più approfondita del contesto nazionale per interpretare al meglio le differenze tra i quotidiani; l'effetto della crisi economica è evidente, nel dibattito, nella presenza o assenza e nella crescita o declino di alcuni argomenti. Al momento, la ricerca risulta efficace non solo nell'evidenziare argomenti e approcci, ma anche nel comprendere il modo in cui i quotidiani si rapportano con il sentire comune.
Beatrice Catinella - Marina Corbolante - Maria Antonia Romeo. Indicatori di performance per biblioteche di ateneo: un esperimento di descrizione statistica e un approccio alla valutazione presso l'Università di Padova, in appendice un saggio di Marina Duzzin. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2001. 109 p. (Rapporti AIB; 12). ISBN 88-7812-072-3. Eur 12,91.Il fatto stesso di avere tra le mani uno dei prodotti della costruzione e implementazione di un sistema informativo che copre l'intero sistema bibliotecario di un ateneo è già da solo motivo di buona disposizione nell'approccio alla lettura. Dopo anni di deserto valutativo e di attività isolate e nascoste, in parte portate alla luce dall'indagine promossa dal Gruppo di lavoro sulla "Misurazione e valutazione delle biblioteche universitarie" dell'allora Osservatorio per la valutazione del sistema universitario del MURST (ora Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario del MIUR, http://www.miur.it/valutazionecomitato/default.htm). I risultati del lavoro del gruppo sono consultabili su http://www.miur.it/osservatorio/ricbibl.htm, il volumetto non può che destare interesse e la stessa pubblicazione da parte dell'AIB ne è un'esplicita testimonianza.La lettura del rapporto conferma in buona parte le aspettative iniziali, in quanto i metodi e i contenuti del lavoro testimoniano una piena assimilazione e una buona personalizzazione dei risultati acquisiti negli ultimi anni dalla letteratura professionale italiana sulla valutazione, sia a livello teorico che pratico.Va del resto considerato che, mentre nell'ambito delle biblioteche pubbliche la tradizione italiana sulla valutazione risale almeno alla prima metà degli anni Novanta, nel caso delle biblioteche accademiche uno specifico approfondimento su queste tematiche non si è attuato prima della seconda metà di quegli stessi anni. Come fa puntualmente notare Serafina Spinelli nella Presentazione, il 1997 può essere considerato l'anno di riferimento più importante per gli studi sulla valutazione delle biblioteche universitarie, in virtù della concomitanza di alcuni interventi di rilievo sull'argomento.La maggiore sensibilità complessiva del contesto e la diffusione di una cultura della valutazione hanno certamente contribuito all'accelerazione del processo di maturazione metodologica di questi ultimi anni.Tutto questo trova riscontro innanzitutto nell'impostazione e nella struttura del volumetto, che dopo la Presentazione e la Premessa, si articola in un primo capitolo di introduzione metodologica, Il sistema di monitoraggio e gli indicatori di performance, scritto da Marina Corbolante, un secondo e un terzo capitolo, intitolati rispettivamente I dati di ateneo e Gli indicatori, scritti da Beatrice Catinella, un ultimo capitolo dal titolo Approcci alla valutazione, scritto da Mariella Romeo. Il secondo e il terzo capitolo sono corredati di tabelle e grafici necessari ad una migliore lettura e comprensione delle analisi dei dati proposte. In appendice si trova, infine, un contributo dal titolo Monitoraggio e valutazione tra Sistema bibliotecario di ateneo e Biblioteca del Dipartimento di Scienze dell'antichità, scritto da Marina Duzzin, che vuol essere una prima testimonianza, proveniente da una singola biblioteca, dell'utilità di avere un quadro informativo di riferimento a livello di ateneo e della funzione di stimolo che questo può svolgere. In allegato, a testimonianza del lavoro di impianto del sistema informativo e ad utilità di quanti vorranno ad esso ispirarsi, è presente il questionario utilizzato per la raccolta dei dati.Il capitolo introduttivo esplicita la storia, gli obiettivi e le scelte di metodo che hanno caratterizzato il lavoro svolto; oltre a chiarire il contesto di riferimento, esso suggerisce gli angoli di visuale da cui leggere i contenuti proposti. Opportunamente veniamo a sapere che il lavoro è il prodotto del sistema informativo gradualmente costruito all'interno del CAB (Centro di ateneo per le biblioteche) di Padova fin dal 1988, che tale sistema informativo è stato, nel corso degli anni, di supporto alle scelte di politica bibliotecaria e che tale lavoro non è il punto di arrivo delle riflessioni, in quanto è chiara nei suoi promotori la consapevolezza di dover approfondire temi quali la quantificazione dell'utenza potenziale e reale, i livelli di soddisfazione degli utenti, la valutazione dei livelli di efficacia dei servizi, il peso sulla valutazione della disomogeneità tipologica e disciplinare delle singole biblioteche.Ritengo fondamentalmente condivisibile anche la dichiarazione che conclude il capitolo introduttivo, ossia che ci troviamo di fronte ad un sistema informativo più che ad un sistema di valutazione.I capitoli 2 e 3, oltre che per la puntualità dell'esposizione e per l'accuratezza della presentazione e dell'analisi di ciascun indicatore, meritano attenzione perché fanno trapelare un lungo lavoro di scambio di conoscenze, di competenze e di esperienze tra bibliotecari e statistici, inaugurando un metodo di collaborazione essenziale in questo ambito e da perseguire con tenacia.L'ultimo capitolo tenta un difficile lavoro di sintesi delle considerazioni e degli elementi emersi nei capitoli precedenti.Non è meno degno di attenzione il saggio contenuto nell'appendice, che si segnala per il tentativo di guardare in profondità nei dati di Ateneo e per le interessantissime considerazioni finali, di tipo schiettamente valutativo, sullo stato di salute della Biblioteca del Dipartimento di Scienze dell'antichità. Sono soprattutto apprezzabili la lettura dei fenomeni e l'individuazione dei punti di forza e di debolezza di questa struttura, che deriva da uno studio e da una interpretazione approfondita dei dati.In quanto riflesso di un processo di maturazione non ancora perfettamente compiuto dalla letteratura professionale italiana su questi argomenti, anche questo volumetto svela qualche piccolo passaggio ancora non perfettamente realizzato sul piano metodologico. A livello generale, si nota ad esempio una certa difficoltà a passare dalla fase descrittiva a quella più propriamente valutativa; è vero che l'approccio è dichiarato come eminentemente informativo, ma ci si sarebbe forse aspettati qualche elemento in più di riflessione o quantomeno un ulteriore approfondimento degli elementi di riflessione emersi. A questo scopo sarebbe stato utile sperimentare, oltre alla costruzione dei macro-indicatori sintetici (pure di grande interesse) qualche altro approccio valutativo, in particolare quelli di tipo comparativo. Il fatto di avere a disposizione i dati sull'Ateneo di Padova fin dal 1988 e i dati nazionali del triennio 1995-1997 (a seguito dell'indagine del Gruppo di lavoro dell'allora MURST) avrebbe potuto suggerire qualche tentativo di analisi storica e di riflessione complessiva sul funzionamento e sul posizionamento del Sistema bibliotecario dell'Ateneo di Padova nel panorama nazionale. Probabilmente anche la lettura dei dati e degli indicatori delle singole biblioteche avrebbe acquistato altri e nuovi significati alla luce del quadro complessivo di sistema e di altri possibili confronti.Andando più nello specifico, considero un po' troppo netta la rinuncia, seppure temporanea, al tentativo di misurazione dell'efficacia pur comprendendone le motivazioni, del resto ampiamente chiarite. Un altro nodo cruciale è quello dell'utenza potenziale, che in alcuni passaggi metodologici viene presentato come di difficile soluzione e il cui criterio di definizione viene considerato insufficiente. Pur essendo d'accordo sulle problematiche che investono questo aspetto della misurazione, l'impressione che scaturisce da certe affermazioni è quella di un'alternativa tra l'uso dell'utenza reale e dell'utenza potenziale o comunque la priorità, sul piano metodologico, del calcolo dell'utenza reale. In realtà, a mio parere, utenza reale e potenziale sono entrambe di fondamentale importanza per la costruzione degli indicatori e i relativi indicatori danno due informazioni di tipo diverso e, se si vuole, complementare. Si deve perciò auspicare di arrivare ad una adeguata quantificazione di entrambe queste misure e la proposta di ripartizione dell'utenza potenziale tra le strutture bibliotecarie contenuta nel rapporto è un significativo contributo in questa direzione.Allo stesso modo non sono alternative, ma complementari, la valutazione quantitativa e oggettiva (quella realizzata mediante gli indicatori di performance) e quella qualitativa e soggettiva (che utilizza le indagini sulla user satisfaction). Anche su questo punto, nonostante il fatto che le autrici affermino in premessa la complementarità e sequenzialità dei due momenti valutativi, di tanto in tanto sembra emergere quasi un rammarico per il fatto di doversi accontentare di misure quantitative, quando invece si ritengono, almeno in linea teorica, più rispondenti alla realtà le valutazioni qualitative e soggettive. Andrebbero forse chiariti i limiti che ciascuna di queste impostazioni presenta, se condotta singolarmente e isolatamente.Pur rispettando e apprezzando alcuni punti di vista originali nella descrizione di certi indicatori, ritengo opportuno, infine, soffermarmi in particolare su un passaggio; nel descrivere i tre indici di efficienza (prestiti/personale FTE, acquisti/personale FTE, orario di apertura settimanale/personale FTE) si afferma che, mentre i primi due intendono valutare i carichi di lavoro reali, l'ultimo tende a misurare i carichi di lavoro "potenziali". In realtà in tutti e tre i casi si ottengono dei valori fittizi, se vogliamo potenziali (visto che non tutto il personale fa acquisti o prestiti o si fa carico dell'intero orario di apertura), che dunque non hanno un significato in sé ma acquistano significato solo nel confronto dei valori. Un ultimo suggerimento riguarda lo stile di presentazione, che deve sforzarsi di essere tecnico e preciso, ma allo stesso tempo semplice e accessibile per chiunque. Comprendo la difficoltà di raggiungere un tale obiettivo, ma è importante cercare di evitare qualsiasi passaggio involuto o troppo permeato di tecnicismi. In certi casi, probabilmente, non avrebbe guastato qualche chiarimento d'insieme sul contesto padovano, anche soltanto in nota, come nel passaggio in cui si parla del prestito interbibliotecario centralizzato; forse prima di commentare i relativi dati bisognava infatti fornire qualche elemento conoscitivo su questa scelta organizzativa dell'Ateneo.Buono l'apparato bibliografico, eccetto per qualche piccolissima disattenzione stilistica (ad esempio del Follett Report in bibliografia finale non è indicato l'URL, presente invece in una nota a piè pagina); sarebbe inoltre stata consigliabile una nota di ultima consultazione nelle citazioni dei siti Web.In conclusione, ritengo fondamentale l'operazione di messa in comune delle esperienze di valutazione proposta dall'Ateneo di Padova e sostenuta dall'AIB, in quanto risponde ad una esigenza sempre più diffusamente avvertita all'interno del contesto bibliotecario universitario italiano. La nascita delle prime forme di cooperazione e la spinta dal basso alla standardizzazione dei sistemi di valutazione (si pensi al Gruppo interuniversitario sulla misurazione, GIM, di cui proprio l'Ateneo di Padova è uno dei promotori) sono certamente segnali incoraggianti per il futuro.
Gli ultimi quindici anni sono stati caratterizzati in tutto il mondo occidentale - e non solo - da una grande spinta alla costruzione di nuove biblioteche, soprattutto pubbliche, ma anche universitarie e di altre tipologie, o alla ristrutturazione di edifici storici allo scopo di garantire sedi più ampie a biblioteche preesistenti o a biblioteche di nuova istituzione. Le pagine delle riviste professionali - anche italiane - ormai non mancano di dedicare ad ogni numero spazi sempre più ampi alle nuove realizzazioni bibliotecarie, alle loro innovazioni biblioteconomiche, ai loro successi in termini di pubblico, alla bellezza delle loro linee architettoniche, alla gradevolezza degli interni. Questa tendenza, che si è andata confermando anche negli ultimissimi anni, contribuisce a rassicurare i bibliotecari sul fatto che, nonostante la "convergenza al digitale" dei contenuti informativi e la virtualizzazione dei servizi, le biblioteche continuano ad essere considerate essenziali per l'armonioso sviluppo di una comunità e non c'è alcun rischio di una loro scomparsa o marginalizzazione. In questa convinzione risiede probabilmente una parte di verità. D'altra parte, non si può fare a meno di sottolineare che la maggior parte degli interventi architettonici che hanno riguardato le biblioteche sono inserite all'interno di progetti urbanistici più ampi e sono spesso il risultato di una felice coincidenza tra politiche nazionali e iniziative locali e tra politiche sociali e urbanistiche generali e scelte più strettamente culturali e bibliotecarie. In sostanza, il fervore di realizzazione di nuove biblioteche che si è registrato negli ultimi anni matura, più che all'interno di un rinnovato interesse per le biblioteche, all'interno del tentativo delle città - grandi soprattutto, ma anche medio-piccole - di ridare vitalità agli spazi pubblici, riconquistando quella parte dei cittadini ormai inevitabilmente attratta dagli spazi privati e dalle cittadelle dello shopping, facendo appello in alcuni casi a un'idea del tutto teorica della biblioteca. I governi cittadini, soprattutto in quelle città la cui economia è fondata sui flussi, sono fortemente impegnati nel cercare di attirare nuovamente i residenti e le diverse categorie di popolazioni in movimento nei centri storici o nei nodi urbanistici rivitalizzati, anche puntando su architetture innovative e spettacolari. È essenziale che biblioteche e bibliotecari non si lascino sfuggire questa occasione e confermino, giorno dopo giorno, a cittadini e amministratori la bontà della scelta di costruire una biblioteca piuttosto che, ad esempio, un centro sportivo, indipendentemente dalle motivazioni iniziali che hanno spinto in quella direzione piuttosto che in un'altra. In alcuni casi le biblioteche ne sono perfettamente consapevoli, come ad esempio emerge dall'intervista a Cecilia Cognigni per le biblioteche comunali torinesi, la cui progettazione - soprattutto nelle periferie - ha inteso dare un apporto specifico ai processi di riqualificazione urbana e culturale della città di Torino, e dall'intervista ad Antonella Agnoli in riferimento alle finalità iniziali di rilancio dell'area urbana che stavano alla base dell'intervento sul San Giovanni di Pesaro. ; The last fifteen years have been marked by a great drive to build new libraries throughout the Western world - and not only there. Most of the new buildings are public libraries, but many university and other types of libraries have also been built, not to mention a move to refurbish historical buildings in order to guarantee larger spaces to already existing libraries or to newly established libraries. This tendency contributes to reassuring librarians on the fact that, in spite of the "convergence to digital" of information content and the virtualization of services, libraries continue to be considered essential for the harmonious development of a community and there is no risk of their disappearance or marginalization. There is probably some truth in this conviction. On the other hand, it should be emphasized that the majority of architectural interventions about libraries form part of more extensive urban plans; they are often the result of a lucky concurrence of national policies and local initiatives and of general social and urban policies rather than more strictly cultural actions. Basically, the enthusiasm to create new libraries that has occurred in recent years was not triggered by a renewed interest in libraries. It can be explained as an attempt by cities - large ones in particular, but also medium and small ones - to give new life to public spaces, in order to gain back those citizens that are more and more attracted by private spaces and shopping citadels. Italy is part of this process even if it is characterized by some peculiarities that often lead Italian librarians to consider useless the analysis of international case studies for better understanding the future of Italian libraries. This is why this article aims at describing the Italian experience through the voice of its own protagonists. In autumn 2008, about thirty Italian librarians (and some scholars) - involved in various ways in creating new libraries or new buildings for the existing ones - were contacted to be interviewed on these issues and on the projects in which they had personally participated. Nineteen of those accepted to be interviewed and offered an interesting, even if rather biased, overview of the Italian viewpoint on this subject. The interviews were aimed, on the one hand, at finding out more about some aspects of the projects, and, on the other, at shedding light on new categories of users, relationships with the city and its way of life, role of the directors and relations with other libraries of different types.