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Capitalismo distrettuale, localismi d'impresa, globalizzazione
In: Studi e saggi 57
Luigi Einaudi e Federico Caffè: lineamenti di una politica sociale per il Buongoverno
in N.Acocella (a c. di), Einaudi, Studioso, Statista, Governatore Volume pubblicato con il contributo della Banca d'Italia ; Accostare un pensatore di ispirazione liberale e liberista, perfettamente organico all'establishment ufficiale ad un economista dichiaratamente keynesiano/interventista e poco convenzionale in alcune scelte (si pensi alla collaborazione con il quotidiano "il Manifesto" accanto alla consulenza per la Banca d'Italia), può apparire stravagante. In realtà, così non è perché in Caffè sono rinvenibili influenze einaudiane e, più in generale, un continuo confronto col pensiero economico liberale italiano, da Francesco Ferrara e Gustavo Del Vecchio a Luigi Einaudi, ai quali egli era legato dalla comune convinzione che «è soltanto rifacendosi all'uomo come valore in sé che si potrà confidare di apportare qualche elemento di chiarificazione in materie in cui si può dimostrare frastornante non la schematizzazione teorica ma l'esibizione di certezze nelle discussioni di politica economica». Fra queste fragili certezze Caffè inseriva l'inefficienza dello Stato, la forza creativa del mercato, il parassitismo arrogante della burocrazia. Della tradizione italiana egli coglieva la continuità tra l'indagine teorica e quella applicata, calata sulle specificità storico-istituzionali del sistema economico oggetto di studio. Obiettivo dell'intervento è quello di mostrare come dalla sintesi del pensiero dei due autori, Einaudi e Caffè (sul piano metodologico, assolutamente antidogmatici) si possano delineare i contorni di una politica sociale liberal-democratica riformista, finalizzata all'obiettivo del buongoverno: una "buona" politica, fondata su valori etici e su una prospettiva di lungo periodo, orientata agli obiettivi dell'efficienza («l'agire senza spreco») e, allo stesso tempo, dell'equità («l'uguaglianza nei punti di partenza»), alla responsabilità individuale e, contemporaneamente, collettiva. Alla base vi è un'idea di "società aperta", caratterizzata dall'atteggiamento razionale della libera discussione critica, in cui l'agire politico si configura come una tecnologia sociale che non pretende di riorganizzare globalmente e in maniera definitiva la società, ma affronta via via problemi specifici cercandone le soluzioni più adeguate.
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Distribuzione, redistribuzione e crescita: gli effetti delle diseguaglianze distributive
In: Economia e finanza pubblica 30
In: Sezione studi
Homo oeconomicus? Dinamiche imprenditoriali in laboratorio
Il curatore è anche autore de: l'introduzione dal titolo "Territori di confine: economia vs scienze sociali; economia vs scienze sperimentali" (pp. 9-33); le conclusioni dal titolo "Le politiche di stimolo all'accumulazione di capitale sociale e all'implementazione della fiducia" (pp. 261-292) ; In che modo gli imprenditori compiono le loro scelte? La teoria economica tradizionale presuppone agenti razionali che massimizzano i profitti tenendo conto del vincolo della tecnologia. E' quanto sintetizza la metafora dell'homo oeconomicus. L'esperienza mostra invece che le decisioni sono influenzate anche dai sentimenti, le norme morali, le interazioni sociali e le istituzioni. Talora gli agenti si comportano in modo altruistico anche quando non è conveniente farlo; in altri casi non cooperano anche se sarebbe vantaggioso. Il capitale sociale, inteso come la rete di conoscenze e la condivisione di valori che possono favorire la fiducia, la cooperazione e la sanzione di comportamenti opportunistici, costituisce una condizione per lo sviluppo. In questo volume vengono rilevati questi aspetti in vivo con riferimento ad un sistema locale costituito da piccole imprese, talora di tipo distrettuale. Le indagini sono di due tipi: un questionario somministrato ad oltre ottanta imprenditori e un "gioco della fiducia" condotto sulla metà di questi soggetti. Entrambe le procedure sono state utilizzate per la prima volta in Italia con imprenditori. La principale implicazione dell'analisi è che in un contesto globale ed aperto l'esistenza di infrastrutture sociali adeguate non perde di importanza: la cooperazione è condizione necessaria per realizzare processi di riconversione e di ristrutturazione, ma anche per diffondere l'innovazione, soprattutto in aree produttive a sviluppo ritardato.
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International Technology Gap and Technology Transmission: The Policy Implications
J.e.l. codes: F4, K2, O2, O3 Economia Politica is covered by Social Sciences Citation Index, Social Scisearch, Journal Citation Reports/Social Sciences Edition (Thomson Reuters – ISI Web of Know ledge); Econlit/Journal of Economic Literature (AEA); Elsevier's Abstracting & Indexing database – SCOPUS ISI Journal Citation Reports® Ranking 2009 Economics: 98/245. Impact Factor: 0,914 ; Income per capita differences have increased dramatically over the last fifty years. Many economists seem to recognize knowledge differences as the main factor in this worldwide economic performance divergence. Developing countries suffer significantly from lagging labour productivity and managerial efficiency related in part to the failure to adopt the latest technology or to update their labour force, and such an evidence has recently led to a huge debate about which channel is most effective in stimulating technology transfer and acquisition. In this paper we will review the policy tools that have been effective in reducing the international knowledge-gap between Developed and Developing countries, and the role played by institutional factors in accomplishing such an issue.
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Socio-institutional determinants of educational resource efficiency according to the capability approach: An endogenous stochastic frontier analysis
In: Socio-economic planning sciences: the international journal of public sector decision-making, Band 71, S. 100835
ISSN: 0038-0121
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