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Tra epigrafia, prosopografia e archeologia: scritti scelti, rielaborati ed aggiornati
In: Vetera 10
Archeologia ed epigrafia a Macerata: cinquant'anni di ricerche in Ateneo
Roma, tra storia ed archeologia: religione, istituzioni, territorio nell'epoca delle origini
My research tells about the origins of Rome. I think that Rome became a civil community under king Tullus Hostilius who transformed a federation of villages in a city. Perhaps he retook a project of his grandfather, Hostus Hostilius. I think also that the tradition on the early Rome was elaborated by Servius Tullius' court and his motivations must be researched in the relations between this king and Tarquin's dynasty. Finally I formulated some particular theories on the comitia centuriata and their evolution and on the international politic of Servius Tullius.
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Nautica antica: itinerari nel mondo della navigazione, tra storia, archeologia ed etnografia
In: Studia archaeologica 254
Tra epigrafia e religione romana: scritti scelti, editi ed inediti, tradotti e aggiornati
In: Vetera 22
Le grotte della Maremma tosco-laziale: la frequentazione tra Eneolitico ed età del bronzo
In: Ricerche e scavi del Centro studi di preistoria e archeologia vol. 4
Studi in onore di Albino Garzetti: [scritti di storia antica, epigrafia e archeologia in onore di Albino Garzetti nel suo 80. genetliaco]
In: Commentari dell'Ateneo di Brescia
In: Supplemento 1996
Iscrizioni della città etrusca di Adria: testi e contesti tra arcaismo ed ellenismo
In: Collana DiSCi
In: Archeologia 28
ARCHEOLOGIA URBANA A LUCCA TRA IV E VIII SECOLO D.C. Nuove prospettive tra continuità e trasformazione della città antica
Se solo recentemente è stata fatta chiarezza sulle origini etrusche di Lucca maggiori certezze sono state acquisite su altri periodi della sua storia, quando divenne sede del ducato longobardo di Tuscia, prima, e uno dei migliori esempi di governo libero in età comunale, poi. Mentre per questa ultima fase l'interesse degli studiosi è sempre stato vivo, soprattutto quando si doveva richiamare il tema delle libertà cittadine, ancora molto resta da scoprire delle vicende storiche e dell'aspetto urbanistico della città altomedievale. Negli ultimi decenni una serie di indagini archeologiche effettuate in ambito urbano hanno consentito di ricostruire molti aspetti del cambiamento che attraversa la città tra la Tarda Antichità e l'Alto Medioevo. Dalla ripresa di età teodosiana che pone fine alla crisi che Lucca, come molte altre città della Tuscia, aveva conosciuto tra il II e il III secolo, sino ad arrivare all'organizzazione delle nuove gerarchie religiose la cui opera è caratterizzata dalla crescente cristianizzazione dello spazio urbano. L'affermarsi in modo così compiuto dell'archeologia urbana a Lucca ha consentito di arricchire i vari studi di storia locale elaborati esclusivamente sulla base delle fonti archivistiche e documentarie, di cui è particolarmente ricca la tradizione cittadina per i primi secoli del Medioevo. L'idea alla base del lavoro è, quindi, quella di adottare un approccio che integri la nutrita mole di documenti scritti con il dato archeologico emerso dalle numerose campagne di scavo che hanno interessato la città nelle diverse epoche, nel tentativo di ricostruirne l'aspetto urbanistico e le vicende storiche e religiose. Inizialmente verranno ripercorse le campagne di scavo che hanno avuto luogo nel XIX secolo quando nelle discipline archeologiche risultava ancora prevalente l'interesse per il recupero di edifici, strutture e architetture. Resta, comunque, una fase molto importante caratterizzata da indagini talvolta occasionali e spesso non documentate ma che hanno consentito il recupero di tratti delle mura repubblicane, di strutture attinenti alla cattedrale e alle prime basiliche e di numerose sepolture ricche di preziosi corredi. In una seconda parte verrà posta l'attenzione sul prolungato cantiere di scavo che ha avuto come oggetto la prima cattedrale e l'attiguo battistero, tra il 1969 e il 1977, che rappresenta il primo vero momento di archeologia urbana a Lucca, nell'accezione moderna del termine. Le indagini hanno potuto chiarire le diverse fasi di frequentazione che hanno interessato il sito intorno al quale viene a costituirsi il nuovo centro propulsore della vita cittadina in seguito all'abbandono dell'area forense. Successivamente l'analisi avrà come oggetto la frenetica stagione di scavi che inaugurata alla fine degli anni ottanta arriva sino ai giorni nostri, facilitata da una rinnovata normativa in materia. Le numerose campagne avrebbero riguardato aree ed edifici della città interessati da diverse fasi di occupazione in grado quindi di restituire una considerevole quantità di reperti, dati e informazioni. In questa fase la ricerca archeologica, complice l'utilizzo di tecnologie, l'applicazione di metodologie scientifiche e il pieno affermarsi delle indagini stratigrafiche, ha subito una vera e propria trasformazione che ne ha incrementato le potenzialità e i risultati. Negli ultimi decenni è, inoltre, cresciuta l'attenzione sugli aspetti della vita quotidiana, sulle modalità dell'abitare e sui costumi funerari dei primi secoli del Medioevo. In particolare i numerosi reperti ceramici recuperati nelle varie indagini hanno contribuito a chiarire i circuiti commerciali di cui Lucca era parte integrante e hanno permesso di appurare il graduale venire meno della distinzione tra lo spazio dei vivi e lo spazio dei morti. L'analisi tipologica e metodologica degli scavi riportati secondo la loro successione cronologica, integrata dai dati relativi al contesto, alle strutture ed ai reperti, consentiranno di redigere una pianta topografica della città in cui sia possibile evidenziare tutti i siti indagati nelle diverse epoche. Questi saranno classificati per categoria di appartenenza (edifici ecclesiastici, pubblici, infrastrutture, abitazioni private, sepolture e necropoli, attività produttive) e per epoca di costruzione (romana, tardoantica, altomedievale) con particolare attenzione ai casi di riutilizzo e occupazione successiva. Nella seconda parte dello studio l'insieme dei dati e delle informazioni, frutto delle numerose indagini archeologiche, verranno confrontate e sovrapposte alle testimonianze fornite dalle altre fonti storiche, di cui è particolarmente ricca la tradizione cittadina. Le evidenze epigrafiche, rinvenute lungo il tracciato delle mura urbane o all'interno di edifici ecclesiastici, la documentazione archivistica, le pubblicazioni relative alla storia e alla topografia della città. L'integrazione delle diverse fonti tra loro complementari permetterà di collocare all'interno di una pianta topografica, redatta per ciascun periodo più significativo della storia urbana, edifici, infrastrutture e monumenti con l'evidenza della fonte archeologica o documentaria della propria scoperta e identificazione. Saranno così riconoscibili edifici religiosi oggetto di scavo ovvero noti tramite le testimonianze scritte che ne stabiliscono cronologia e paternità dei fondatori. Le sepolture singole e le aree adibite a necropoli, gli impianti produttivi, le mura, le infrastrutture pubbliche e gli sporadici casi di edilizia privata nel tentativo di restituire un quadro, il più possibile completo, in una fase storica ancora caratterizzata da molte lacune. L'ultima parte sarà orientata a proporre un confronto tra Lucca e le altre città della Tuscia con l'obiettivo di analizzare il differente ruolo da queste assunto nel delicato momento di passaggio determinato dalla fine del sistema complesso di età romana. Alcuni di questi centri continuarono ad avere una discreta vitalità legata ad una precisa funzione militare, commerciale e religiosa di cui si fece interprete un nuovo ceto dirigente che avrebbe con il tempo contribuito a un rinnovamento dell'immagine della città. In altri centri, invece, la crisi iniziata alla fine del II secolo si sarebbe ulteriormente aggravata a causa dell'assenza di una classe politica appropriata in grado, con le proprie capacità e disponibilità finanziarie, di invertire quel processo di decadenza e abbandono che aveva coinvolto queste città destinate ormai a ricoprire un ruolo marginale.
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L'insediamento medievale tra storia e archeologia: dal saltopiano al vicariato di galleria (IX-XIV secolo)
La tesi si pone come finalità quella di analizzare un comprensorio territoriale dal punto di vista insediativo, cercando di coglierne le peculiarità e i mutamenti nel lungo periodo attraverso un uso incrociato di fonti scritte e archeologiche. La ricerca ha preso avvio dall'analisi del Saltopiano, uno dei distretti di ambito rurale che si ritrova nelle fonti tra IX-XII secolo, in passato già affrontato dalla storiografia specialmente in relazione all'organizzazione istituzionale delle aree rurali tra Longobardia e Romania durante i secoli altomedievali. Attraverso l'esame delle fonti scritte edite si è cercato di ricostruire il quadro dell'organizzazione territoriale, partendo dalla disamina dei centri di potere laici ed ecclesiastici che a questa area avevano rivolto il proprio interesse patrimoniale e politico, ma proponendo in modo analitico i dati che forniscono indicazioni dirette in relazione all'organizzazione insediativa e quindi alla gestione del territorio dal punto di vista socioeconomico. E' stato posto in risalto il carattere di un insediamento rurale a maglie larghe, secondo la scansione in fundi e la presenza di poli di accentramento importanti come pievi, castra, vici e con una compresenza, per quanto ristretta a pochi esempi significativi, di altre forme di organizzazione come la curtis e la massa. Con la prosecuzione dello studio del territorio in senso diacronico, prima la scomparsa del riferimento al Saltopiano, poi la progressiva conquista del contado da parte del Comune di Bologna ha determinato un vero e proprio mutamento nell'approccio di analisi. E' stato dato spazio all'analisi di fondi inediti (conservati principalmente all'Archivio di Stato di Bologna) e specificamente legati alla realtà territoriale studiata. In primo luogo, sono stati esaminati gli estimi del contado (Galliera e Massumatico), una fonte già frequentata in passato da altri studiosi, soprattutto con un interesse dal punto di vista demografico e economico. Nel caso specifico, sono stati estrapolati dalle prime rilevazioni fiscali del 1235 e del 1245 e poi da quelle di primo Trecento i dati che restituiscono l'organizzazione del territorio in modo concreto. Partendo dalle riflessioni di studi svolti in passato, che avevano considerato il fondamentale inserimento di importanti famiglie cittadine nella gestione sempre più ampia dei beni agricoli nel contado è stata avviata l'analisi di un altro fondo inedito, quello dei registri del Vicariato di Galliera (in particolare quelli concernenti la denuncia dei "danni dati" sulle proprietà agricole), da cui emerge in modo evidente la presenza di famiglie come i Guastavillani, i Caccianemici, i Lambertini. Tali dati, in associazione a quelli tratti dagli estimi, hanno fornito elementi essenziali per la comprensione del territorio rurale nel suo complesso e nei rapporti di interdipendenza tra le diverse componenti sociali. Una terza parte della tesi è dedicata nella sua totalità all'analisi delle fonti materiali che forniscono dati per lo studio dell'insediamento medievale nel territorio compreso tra gli attuali comuni di S. Pietro in Casale e Galliera. Partendo da alcune ricerche preliminari compiute negli anni '90 del secolo scorso, è stato impostato un progetto di ricerca archeologica articolatosi in due campagne di ricognizione di superficie e in una prima campagna di scavo tramite sondaggio presso la torre di Galliera, al fine di ricavare dati di prima mano in un'area pressoché inesplorata dal punto di vista archeologico. Nonostante i limiti riscontrati dal punto di vista pratico, a causa del terreno fortemente alluvionato, si sono raccolti dati specifici che aiutano a inquadrare questo comprensorio e a confrontarlo con altre aree della regione e in particolare del comitato bolognese studiate in ricerche analoghe, mettendone in evidenza le specificità e le caratterizzazioni. Inoltre, alcune importanti persistenze materiali (un sistema di torri di cui rimangono alcuni esempi ancora conservati in alzato) hanno permesso di gettare luce sul valore commerciale e quindi strategico dell'area, soprattutto in funzione del passaggio delle merci lungo una via fluviale fondamentale tra XIII-XIV secolo nel collegare Ferrara a Bologna.
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L'archeologia degli Sciti tra Europa Orientale e Mar Nero
Come è noto, quell'ampio "centro" geografico e culturale chiamato solitamente "Grecità" si è confrontato, nei secoli, in diverse aree di contatto, con diversi altri "centri" più o meno lontani, e, in alcuni casi, definibili, con visione fin troppo eurocentrica ed impropria, periferici o "esotici". Quelle aree, a dire la verità, hanno rappresentato ambiti regionali storicamente e culturalmente di tutto rispetto, presenti nel continente africano, nel Vicino Oriente antico, nelle coste meridionali del Mar Nero, nell'altopiano Iranico, nell'Asia Centrale, nel sub-continente Indiano, ecc.; a loro volta, esse hanno, quindi, costituito altrettante centralità culturali, dalle quali la stessa "Grecità" è stata vista, impropriamente, periferica e/o esotica. Il confronto (economico, culturale, ma anche politico e militare, etc.) in quelle aree di contatto tra diverse realtà è stato ed è oggetto di una lunga tradizione di studi storici ed archeologici nel quadro di quelli antichistici in Europa (soprattutto in Francia e in Inghilterra), Nella storia della ricerca scientifica relativa italiana esso ha, tuttavia, ricevuto un'attenzione molto minore, sia per ragioni inerenti ad un diverso sviluppo nazionale delle nostre rispettive tradizioni di studio, sia per le enormi difficoltà di coniugare competenze diverse che una siffatta analisi di studio ad ampio raggio, necessariamente avrebbe comportato e comporta. Questo contributo che vuole essere sinteticamente storico, prova a fare il punto su alcuni dei numerosi aspetti archeologici delle aree di contatto. In particolare mi riferirò a quelle peculiari fisionomie culturali di popolazioni di origine asiatica per lo più appartenenti ad una "Iranicità", definita, con termine oggi un po' in disuso, "esteriore", e a quelle differenti interazioni che si erano stabilite con le tradizioni culturali locali, a partire soprattutto dal VII secolo a.C., lungo la frontiera con la "Grecità".
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Alcune brevi riflessioni su archeologia, territori, contesti, persone
ITALIANO: L'archeologia classica ha le sue origini nell'antiquaria, come la storia dell'arte, con la quale si è a lungo identificata. Di quell'origine antiquaria l'archeologia ha conservato la tendenza sito-centrica, nonostante la disciplina abbia ormai assunto tra i suoi capisaldi metodologici gli approcci stratigrafico, tipologico, topografico e si avvalga di tecnologie avanzate ed 'iper-specialistiche' per la ricostruzione del contesto del sito, ossia il territorio. La scommessa principale per l'archeologia contemporanea consiste, dunque, nel imparare a guardare alle "persone oltre le cose", come sintetizzato nella celebre espressione di sir Mortimer Wheeler: "the archaeological excavator is not digging up things, he is digging up people". A questo si aggiunge l'interpretare le tracce delle persone passate per le persone di oggi, che a quelle 'cose' attribuiscono un senso e un valore diversi. Il contributo affronta questo aspetto con un focus sul sistema per la tutela dei beni culturali e paesaggistici in Italia, ove una visione politica più olistica del patrimonio ha portato alla riforma degli uffici ministeriali periferici e alla creazione di Soprintendenze unificate. Strutture in cui gli archeologi saranno chiamati a lavorare fianco a fianco con altre competenze specialistiche superando una concezione settoriale e disciplinare del patrimonio culturale e paesaggistico. / ENGLISH: Classical archaeology has its origins in the antiquaria, such as art history, which it has long been identified with. From this origins, archaeology has acquired a site-centric attitude toward the territory which still survives despite the discipline recognises the stratigraphic, topographic and typological analysis among its methodological cornerstones making use of advanced and 'hyper-specialized' technologies for the reconstruction of the site context, namely the territory. The main challenge for the contemporary archaeology is, therefore, in looking at 'people beyond things', as summarised in the famous words of Sir Mortimer Wheeler: "the archaeological excavator is not digging up things, he is digging up people". To which we should add the way the traces of past people are interpreted by today's people, who attribute those 'things' different meanings and values. The paper addresses this issue with a focus on the protection system for cultural heritage and landscape in Italy, where a new holistic political vision of heritage has led to the reform of the peripheral ministerial offices and to the creation of "Unified superintendences". Offices where the archaeologists will be asked to work closely with other specialists going beyond any restricted or discipline-based attitude toward cultural heritage and landscape management.
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