Business enterprises involved in the exploitation of mineral resources originating from conflict zones are at risk of financing armed activities and fuelling systematic violations of international law and human rights abuses. This article first analyses the initiatives developed by the UN and OECD aimed at encouraging companies to respect human rights and avoid contributing to conflict by adopting "supply chain due diligence" practices. Second, it focuses on a recent Regulation adopted by the EU to tackle trade in certain minerals sourced from conflict-affected and high-risk areas in order to highlight its main positive aspects and challenges and, at the same time, to ascertain whether and to what extent this new legislation is consistent with the UN/OECD international standards on responsible sourcing.
This article analyses the relationship between UN, OECD and ICGLR on the issue of corporate social responsibility. At the beginning these international organizations had different positions on the social responsibility of enterprises sourcing minerals from the Democratic Republic of Congo. After the endorsement by the UN Human Rights Council of the UN Guiding Principles on "business and human rights" they developed specific instruments that are consistent with and draw on these principles and set standards for responsible supply chains of minerals from conflict-affected areas.
A partire dall'inquadramento delle pratiche e degli strumenti di tutela dei minori nel più ampio contesto del sistema integrato dei servizi sociali, la ricerca si propone di verificare il quadro teorico e normativo dell'inserimento del minore in comunità attraverso l'analisi della prassi d'esercizio della cooperativa sociale il Quadrifoglio di Santa Margherita Bèlice in provincia di Agrigento. In quest'ottica, nella prima parte del lavoro, sono state ricostruite le linee evolutive dell'erogazione dei servizi alla persona su base territoriale alla luce della riforma dei servizi sociali del duemila e del riassetto delle competenze originato dalle modifiche al titolo V della Costituzione, focalizzando l'attenzione sul ruolo assunto, anche in chiave normativa, dalle componenti del terzo settore del comparto sociale in qualità di partners ideali delle amministrazioni locali. Sono state delineate, inoltre, le caratteristiche e gli strumenti d'interazione tra Istituzioni Pubbliche e Privato Sociale nell'erogazione dei servizi, e sono stati messi in evidenza i tratti emergenti dall'affermarsi del modello di integrazione reticolare, attraverso l'individuazione del vasto panorama di soggetti coinvolti nella gestione e nella programmazione dei servizi sociali territoriali con particolare attenzione all'area minorile. Dal quadro emerso in sede di analisi, sono stati tratti gli strumenti d'indagine per stabilire le corrispondenze tra programmazione gestione e organizzazione teorica dell'inserimento del minore in comunità e la prassi reale di una cooperativa sociale operante nell'ambito della tutela dei minori da oltre un ventennio. Attraverso la ricostruzione del percorso di accreditamento e l'evoluzione strutturale e organizzativa del soggetto in questione, infatti, è stato possibile mettere in luce criticità e punti forti del modello d'integrazione e determinare l'importanza del ruolo proattivo del privato sociale nella programmazione e nella garanzia di qualità degli interventi e dei servizi sociali sul territorio.
Il presente lavoro prende in esame i profili teorici e comparatistici del dibattito sul fine vita, proponendosi anche di verificare la compatibilità del nostro ordinamento costituzionale con istituti e figure giuridiche con cui, molti ordinamenti della tradizione giuridica occidentale, hanno dato risposta alle problematiche giuridiche ed applicative emerse: le direttive anticipate, il testamento biologico e il fiduciario. La tematica inerente le istanze di fine vita da parte del paziente, che vive in una situazione di sofferenza non solo fisica la fase finale della propria vita, è messa in evidenza in una prospettiva del tutto nuova nella società contemporanea, interessata da un sempre maggiore superamento del paradigma naturalistico, nell'ambito della biomedicina e delle applicazioni biotecnologiche. I nuovi scenari aperti da una biomedicina che, incidendo su un processo di morte già irreversibilmente avviato, è spesso in grado di garantire il prolungamento, per un tempo non determinabile, delle funzioni organiche essenziali, che necessitando tuttavia di essere sostenute artificialmente, aumentano le paure dell'uomo post moderno che la morte non giunga improvvisa e che la fase finale della vita sia accompagnata dalla perdita del potere di scelte autonome, attraverso cui ogni persona costruisce durante la sua vita la propria identità. Il tema delle scelte in merito alla propria morte, suscita un dibattito che si anima da anni, spaziando dal rifiuto delle cure, alla cd. eutanasia, fattispecie certamente più irta di implicazioni etiche e anche religiose, che getta la sua ombra sulle scelte di fine vita. Il sottile confine che separa la scelta di rifiuto di cure, da cui discende la morte per il decorso della malattia, dalla scelta di morire secondo il "proprio" modello di vita e di "buona morte", rende chiaro il motivo per cui il nodo del dibattito sul fine vita è costituito principalmente dalle cure "salva vita e dall'alimentazione e dall'idratazione artificiali. Oggi molti Stati della Western Legal Tradition si sono dotati di una legge sul fine vita che ha dato risposte certe ai tanti casi di pazienti in stato vegetativo permanente o di pazienti che vivono con estrema sofferenza un prolungamento della loro vita biologica in totale dipendenza dalle macchine salva-vita, che sicuramente comporta un depauperamento della loro vita "biografica". La situazione italiana si presenta anomala sotto questo profilo, per il prolungato silenzio legislativo. In conseguenza alla sentenza della Corte di Cassazione relativa al caso Englaro, la necessità di una legge sul fine vita è certamente oggi più largamente condivisa. La struttura della trattazione si articolerà in un primo capitolo dedicato all'analisi delle questioni di fine vita, partendo da una veloce presentazione del momento "genetico", che le vede nascere come questioni bioetiche, per poi affrontare le questioni dalla prospettiva del diritto, soprattutto costituzionale. Il secondo capitolo affronta l'aspetto comparatistico del tema, avendo riguardo agli ordinamenti della tradizione giuridica occidentale, anche alla luce della giurisprudenza riguardante i leading cases inerenti al tema. Il terzo capitolo si soffermerà sull'analisi della situazione italiana e dei principi costituzionali che rilevano in tema di autodeterminazione alle cure, ma anche delle fonti sovranazionali su cui si è ritenuto doversi soffermare, sottolineando anche la posizione anomala dell'Italia rispetto alla Convenzione di Oviedo. Si è presa in esame la posizione evidenziata dal CNB, importante organo consultivo governativo in materia bioetica, nel recente documento del 2003, che tratta delle questioni giuridiche e applicative relative alle dichiarazioni anticipate di trattamento. Si è ritenuto opportuno anche un esame sia dei leading cases italiani, che evidenziano le recenti evoluzioni giurisprudenziali, che delle recenti proposte di legge sul fine vita in Italia.