L'innovazione costituisce un fattore determinante in agricoltura per affrontare le sfide del futuro in termini di sostenibilità ambientale e incremento della produttività e dell'efficienza. Il contributo focalizza l'attenzione sulla programmazione per lo sviluppo rurale 2007-2013 delle regioni italiane, con particolare riferimento alla misura 124 – "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare e in quello forestale" e all'esperienza dei Progetti Integrati di Filiera (PIF), uno strumento innovativo e di successo che prevede cooperazione, presenza di un partenariato socio-economico rappresentativo di una pluralità di soggetti appartenenti alla stessa filiera produttiva. Anche i Partenariati Europei per l'Innovazione, proposti nel periodo di programmazione 2014-2020, sono trattati in un'ottica di integrazione delle politiche agricole: la PAC verso il 2020, Horizon 2020, il PNR e il PSR, tenendo conto del livello interregionale e transnazionale, in un'ottica di coesione per favorire il trasferimento dell'innovazione nelle pratiche.
L'environnement et le patrimoine culturel sont des éléments indissolubles de l'harmonie entre nature et culture et le fondement de la protection universelle. Récemment, les interconnexions entre l'environnement et le patrimoine culturel ont été soulevées par la communauté internationale, qui reconnaît le rôle stratégique du patrimoine culturel pour le développement durable en déclarant la nécessité d'une nouvelle combinaison entre tradition (patrimoine culturel matériel et immatériel) et innovation pour la résilience des communautés, en relation avec les catastrophes environnementales, les changements climatiques, mais aussi des zones défavorisées pour parvenir à un développement, en invitant les États à adopter une approche intégrée des politiques sur la diversité culturelle, biologique, géologique et paysagère. Les objectifs de la contribution, en particulier, tendent à présenter les Systèmes Environnementaux et Culturels (SEC), réalisés dans la Pouille (Italie). Il s'agit d'une expérience née dans le cadre de la planification des Fonds Structurels et du FEDR (Fond Européen de Développement Régional), comme exemple de valorisation et gestion intégrée des ressources et des biens naturelles et culturelles déjà existants et utilisables. De plus, la contribution est le résultat d'une proposition didactique du Cours de Géographie, dans le cadre de la Licence en Lettres a.a. 2017/2018 de l'Université de Bari (Italie).
Nel mondo globalizzato e in un'Europa interconnessa dove formalmente non vi sono confini per merci, capitali, servizi, lavoratori, famiglie e studenti la spinta verso l'integrazione appare nei fatti sempre più lontana. Mentre nell'Ue si assiste ad un malessere dilagante riprende vigore il fascino delle identità tanto che, negli ultimi anni, si sono moltiplicate le rivendicazioni identitarie a livello nazionale e subnazionale. Forze centrifughe e centripete erano già presenti nel Trattato di Maastricht del 1992 e con l'allargamento dell'Ue si è creata una forbice sempre più ampia e una disomogeneità sul piano politico, socio economico e costituzionale. Ma quale evoluzione ha avuto lo Stato e quale ruolo hanno assunto gli elementi che hanno spostato la dimensione relativa alla sovranità verso il decentramento e in che modo le categorie relative all'Identità/Ideologia e alla Coesione/Divisione si stanno manifestando? L'evoluzione dello Stato si fonda su caratteri culturali, ideologici ed economici in base ai quali si esplica l'esercizio del potere. Una prima forma di modello statale in Europa si esprime nel Seicento. Tale modello fu esportato in tutto il mondo. Nell'evoluzione dello Stato la divisione politica ha risposto a fenomeni (colonizzazione, conflitti, industrializzazione) che portano ad una perdita dello spazio come categoria concettuale. Tutto ciò ha modificato sia le forme statali che i confini, giungendo ad una sorta di flessibilità, anche riguardo le forme di potere (Casari, Corna Pellegrini, Eva, 2004). Lo Stato con i suoi elementi costitutivi: popolazione, territorio e sovranità, strettamente connessi tra di loro, è caratterizzato da sistemi di governo diversi (teocratico, totalitario e democratico), a cui corrispondono particolari modi di organizzare la vita sociale, sulla base delle influenze storiche che si sono espresse nel corso dei secoli (Ferro, 1993; Lizza, 2001). In epoca moderna l'economia, la cultura e la politica hanno determinato la forza e la potenza di uno Stato (Pounds, 1980; Lizza, 2009). Le scelte istituzionali mirano a raggiungere la stabilità, la prosperità e difendere la sicurezza e l'integrità di uno Stato. Altrettanto importante in tale contesto è la Nazione o lo Stato nazione lì dove risultano essenziali elementi che sottolineano l'omogeneità, la condivisione di fattori identitari e di coesione sociale forti come la lingua, la religione (Hobsbawn, 1991). Ma i processi di internazionalizzazione e globalizzazione hanno fatto perdere incisività al potere politico e hanno eroso la sovranità e il centralismo, a causa della presenza di forze sovranazionali. Altrettanto è avvenuto riguardo il territorio, con i fenomeni di decentramento e deterritorializzazione, mentre la popolazione sia riguardo le dinamiche demografiche che rispetto alla rilevanza del fenomeno migratorio e agli spostamenti massicci dei gruppi umani vive fasi di instabilità che si riflettono negli Stati (Grumo, 2014). Dunque la coesione e la divisione si manifestano attraverso confini labili che i sistemi democratici, attraverso la partecipazione e la rappresentanza politica, devono costantemente regolare come forma di garanzia, pace e prosperità. Lo Stato moderno si fonda su una struttura caratterizzata da una varietà di forme istituzionali, giuridiche e di governo che tendono al centralismo, ma in parallelo già dai primi del Novecento insieme alla dimensione dello Stato come entità politica perfetta nascono concetti quali federazione, autonomia, flessibilità (Harvey, 1997; Pounds, 1980, Lacoste, 2008). Al centralismo e federalismo si aggiunge l'importanza assegnata all'unità territoriale della regione come sistema territoriale complesso sia sotto il profilo economico che sociale e politico, il cui esempio scaturisce dalle politiche territoriali dell'Unione * Il contributo è il risultato di periodi di ricerca svolti in Catalogna (nel 2011, 2015 e 2017) presso la Facoltà di Geografia e Storia (Proff. Joan Tort i Donada, Horacio Capel- Dipartimento di Geografia umana); l'Università Autonoma di Barcellona (Prof. Francesc Munoz); lo IET (Institut d'Estudis Territorials) (Università Pompeu Fabra); la Diputaciò di Barcellona (Dott. Maria Herrero Canela, Direcciò d'Estudis i Prospectiva); la Generalitat di Barcellona; l'Idescat (Istitut d'Estadistica de Catalunya; Centre de Cultura Contemporania de Barcelona). – 736 – europea e dal fenomeno del nuovo regionalismo. Tale fenomeno ha origine dalla crisi dello Stato-nazione ed è generato da fattori istituzionali ed economici (Vallega, 1994; 2004). Si affermano così i poteri sovranazionali che orientano i piani di sviluppo e la coesione della regione contribuendo alla formazione di nuove forme di governance multilivello, ponendo attenzione alla valorizzazione, al capitale sociale, alla cultura locale e alle economie regionali in ambito internazionale. Di fatto questa maggiore autonomia e attenzione alle regioni, si è tradotta nell'euro regionalismo, un modello tecnocratico dove la legittimazione politica, il decentramento delle risorse finanziarie e normative non ha sortito gli effetti sperati, anche a causa della presenza di un disequilibrio socio-spaziale delle Regioni (Conti, Giaccaria, Rossi, Salone, 2014). Con la globalizzazione alla presenza di nuove entità intermedie (macroregioni, regioni, città metropolitane e abolizione delle province) e al conseguente rilievo dato ai sistemi locali si contrappone una visione nuovamente centralista (si ergono muri e barriere, le politiche riportano al centro le esigenze dei singoli paesi) che non sembra seguire una linea coerente rispetto all'indirizzo, rispondendo ad esigenze di chiusura (Società Geografica Italiana, 2013). Si tratta dunque di una visione e di una realtà differenziate che si sta manifestando con uno scenario frammentato e di difficile comprensione da leggere e interpretare nella sua evoluzione continua (Faraguna, 2015). In tale contesto, il caso di studio della Catalogna in Spagna focalizza l'analisi su una Comunità autonoma che, attraverso diverse tappe, sta portando avanti una sfida per lo Statuto di autonomia e il riconoscimento di una distinta nazione all'interno della Spagna e dell'Unione Europea. A questo proposito si cercherà di valutare quali siano i fattori culturali, sociali, politici ed economici che giustificano un distacco osservando la situazione sotto alcuni profili: la popolazione, il governo centrale, la spinta secessionista, l'autodeterminazione del popolo catalano e l'ottica dell'Unione europea.
La migrazione è oggi più che mai al centro di un ampio dibattito scientifico e sta rappresentando un tema fondamentale di coesione o divisione dei governi, a volte utilizzato in modo strumentale, e della popolazione. L'aumento del numero e della tipologia dei paesi riceventi e delle società di origine fa parlare di globalizzazione delle migrazioni. Nella eterogeneità culturale, politica ed economica si inserisce un fenomeno rilevante riguardante l'inserimento lavorativo di migranti, anche altamente qualificati. Tale processo che in Italia e in Europa non si manifesta in modo evidente, in quanto non si riesce ad attrarre lavoratori stranieri qualificati, al contrario di ciò che accade in alcuni paesi extra europei, è da tenere sotto osservazione, alla luce di un approccio economico che cerca di sostenere l'innovazione, la tecnologia e l'occupazione qualificata. In tale ottica il contributo si pone come obiettivo principale di analizzare il sistema economico italiano, per ripartizione territoriale, comparando la composizione occupazionale di origine straniera nelle imprese, e di delineare alcuni profili di regioni italiane con l'impiego congiunto di indicatori demografici, occupazionali e di innovazione tecnologica delle imprese attive nel territorio italiano. Il secondo obiettivo è valutare le opportunità dell'Italia di Industria 4.0 attraverso strumenti di policy come Italia Startup Visa del Ministero dello sviluppo economico, nato dall'evidenza che gli ecosistemi dell'innovazione più dinamici al mondo si caratterizzano per una forte presenza di imprenditori migranti altamente qualificati. Infine si cerca di cogliere per l'economia italiana le opportunità e/o i vantaggi riconducibili ai migranti fisici altamente qualificati e al grado di innovazione delle imprese, strettamente collegati agli interventi messi in campo dalle politiche dei governi.