"Dopo il divorzio" (1902, 1905, 1920) di Grazia Deledda: 'opus in fieri' sul riso del moderno
Grazia Deledda, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, è stata generalmente considerata una delle voci maggiori della scrittura al femminile di primo Novecento, sospesa tra Verismo e Decadentismo e spesso tacciata di regionalismo. Tuttavia la critica italiana e nordamericana più recente ha cominciato a sottolineare la rilevanza della narrativa deleddiana nel discorso sul moderno. Il romanzo "Dopo il divorzio", generalmente trascurato dalla critica, rappresenta un caso esemplare della riflessione deleddiana sulla crisi del moderno 'sub specie Sardiniae' per la sua tormentata vicenda editoriale. Pubblicato dapprima nel 1902, all'apice di una rovente polemica pluridecennale sull'introduzione del divorzio in Italia, "Dopo il divorzio" appare poi in una traduzione inglese corredata di alcune significative modifiche nel 1905, e infine in una seconda versione italiana nel 1920 con il titolo di "Naufraghi in porto". L'analisi delle varianti di carattere strutturale e semantico alla luce della critique génétique dimostrerà che il percorso seguito dall'autrice nella geografia culturale dell'Italia post-unitaria si snoda lungo la dialettica tra margine e centro che definisce la poliedrica identità del modernismo italiano. Inoltre "Dopo il divorzio", profondamente radicato nel paesaggio sardo dei più noti romanzi deleddiani, emerge come opus in fieri del moderno attraverso un dialogo intertestuale con le maggiori espressioni contemporanee della riflessione sull'umorismo, da "Le rire" (1900) di Bergson, a "Der Witz" di Freud (1905) al "Saggio sull'umorismo" di Pirandello (1908). La lettura di "Dopo il divorzio" quale work in progress a colloquio con le teorie sull'umorismo di primo Novecento sottolinea l'appartenenza di Grazia Deledda al modernismo europeo non a dispetto, bensì grazie al punto d'osservazione privilegiato offertole dalla insularità sarda. L'analisi di "Dopo il divorzio" nel suo percorso testuale e nella sua rilevanza extratestuale rivela dunque come Grazia Deledda, una scrittrice spesso stigmatizzata per le sue radici regionali «minori», abbia aperto la letteratura italiana alla riflessione sui più inquietanti elementi del modernismo europeo. ; Grazia Deledda, the second Italian and the second woman ever to be awarded the Nobel Prize for Literature in 1926, is generally cosidered a significant, yet «regional» Italian woman writer of the turn of the century, suspended between Verismo and Decadentismo. More recently, critical studies published both in North America and Italy have underlined the relevance of Deledda's narrative for modernist discourse. A case in point is the widely neglected novel "Dopo il divorzio". Published first in 1902 at the height of a heated debate about the introduction of divorce legislation in Italy, "After the Divorce" appeared in a modified English translation in 1905, and finally in a revised Italian version in 1920 as "Naufraghi in porto". An investigation of the structural and semantic variations between the three editions in light of Louis Hay e Jean Bellemin-Noël's critique génétique will demonstrate how Deledda's cultural journey from Nuoro to Rome parallels the dialectic between the margin and the center in geographic, linguistic and cultural terms that defined the multifaceted phenomenon of Italian modernism. Moreover, "Dopo il divorzio", a novel that is deeply rooted in the Sardinian landscapes of Deledda's most famous works, emerges as a modernist opus in fieri through its intertextual dialogue with the most significant contemporary reflections on humour, including Bergson's "Le rire" (1900) to Freud's "Der Witz" (1905) and Pirandello's "Saggio sull'umorismo" (1908). Thus, a reading of "Dopo il divorzio" as a work in progress centered on contemporary theories of humor underscores Deledda's belonging to European modernism not in spite of but because of her Sardinian vantage point. An analysis of the textual and extratextual significance of "Dopo il divorzio" demonstrates how an allegedly «minor», peripheral (woman) writer, such as Deledda, who was often stigmatised on account of her regional origins, actually introduced some of the most disquieting traits of European modernism into Italian literature and society. ; Grazia Deledda, the second Italian and the second woman ever to be awarded the Nobel Prize for Literature in 1926, is generally cosidered a significant, yet «regional» Italian woman writer of the turn of the century, suspended between Verismo and Decadentismo. More recently, critical studies published both in North America and Italy have underlined the relevance of Deledda's narrative for modernist discourse. A case in point is the widely neglected novel "Dopo il divorzio". Published first in 1902 at the height of a heated debate about the introduction of divorce legislation in Italy, "After the Divorce" appeared in a modified English translation in 1905, and finally in a revised Italian version in 1920 as "Naufraghi in porto". An investigation of the structural and semantic variations between the three editions in light of Louis Hay e Jean Bellemin-Noël's critique génétique will demonstrate how Deledda's cultural journey from Nuoro to Rome parallels the dialectic between the margin and the center in geographic, linguistic and cultural terms that defined the multifaceted phenomenon of Italian modernism. Moreover, "Dopo il divorzio", a novel that is deeply rooted in the Sardinian landscapes of Deledda's most famous works, emerges as a modernist opus in fieri through its intertextual dialogue with the most significant contemporary reflections on humour, including Bergson's "Le rire" (1900) to Freud's "Der Witz" (1905) and Pirandello's "Saggio sull'umorismo" (1908). Thus, a reading of "Dopo il divorzio" as a work in progress centered on contemporary theories of humor underscores Deledda's belonging to European modernism not in spite of but because of her Sardinian vantage point. An analysis of the textual and extratextual significance of "Dopo il divorzio" demonstrates how an allegedly «minor», peripheral (woman) writer, such as Deledda, who was often stigmatised on account of her regional origins, actually introduced some of the most disquieting traits of European modernism into Italian literature and society. ; Grazia Deledda, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, è stata generalmente considerata una delle voci maggiori della scrittura al femminile di primo Novecento, sospesa tra Verismo e Decadentismo e spesso tacciata di regionalismo. Tuttavia la critica italiana e nordamericana più recente ha cominciato a sottolineare la rilevanza della narrativa deleddiana nel discorso sul moderno. Il romanzo "Dopo il divorzio", generalmente trascurato dalla critica, rappresenta un caso esemplare della riflessione deleddiana sulla crisi del moderno 'sub specie Sardiniae' per la sua tormentata vicenda editoriale. Pubblicato dapprima nel 1902, all'apice di una rovente polemica pluridecennale sull'introduzione del divorzio in Italia, "Dopo il divorzio" appare poi in una traduzione inglese corredata di alcune significative modifiche nel 1905, e infine in una seconda versione italiana nel 1920 con il titolo di "Naufraghi in porto". L'analisi delle varianti di carattere strutturale e semantico alla luce della critique génétique dimostrerà che il percorso seguito dall'autrice nella geografia culturale dell'Italia post-unitaria si snoda lungo la dialettica tra margine e centro che definisce la poliedrica identità del modernismo italiano. Inoltre "Dopo il divorzio", profondamente radicato nel paesaggio sardo dei più noti romanzi deleddiani, emerge come opus in fieri del moderno attraverso un dialogo intertestuale con le maggiori espressioni contemporanee della riflessione sull'umorismo, da "Le rire" (1900) di Bergson, a "Der Witz" di Freud (1905) al "Saggio sull'umorismo" di Pirandello (1908). La lettura di "Dopo il divorzio" quale work in progress a colloquio con le teorie sull'umorismo di primo Novecento sottolinea l'appartenenza di Grazia Deledda al modernismo europeo non a dispetto, bensì grazie al punto d'osservazione privilegiato offertole dalla insularità sarda. L'analisi di "Dopo il divorzio" nel suo percorso testuale e nella sua rilevanza extratestuale rivela dunque come Grazia Deledda, una scrittrice spesso stigmatizzata per le sue radici regionali «minori», abbia aperto la letteratura italiana alla riflessione sui più inquietanti elementi del modernismo europeo.