Suchergebnisse

U sklopu istraživanja urbane jezgre Trogira autorica donosi rezultate zaštitnih arheoloških iskapanja te analizu povijesnih izvora i arhivske grade vezane za gradske zidine 15. stoljeća. Posebice se razmatra gradnja gradskog kaštela te ojačavanje sjeverne kortine renesansnim cilindričnim kulama u skladu sa suvremenim traktatima o fortifikacijama. ; La città di Traù (Trogir) è definita nei suoi confini naturali dall'isola sulla quale, nel lungo corso storico di duemila anni della città murata, le fortificazioni si svilupparono ad anello. Sul limitato spazio dell'isoletta si alternarono diversi sistemi fortificatori e le rispettive strategie belliche previste dal mare e dalla terraferma. Alla fine del XIV sec. si costruì, sul lato sud della città, una nuova cinta muraria che con i suoi merli raggiungeva in altezza le torri romaniche. l n tutta la parte sud della città, per una lunghezza di ca. 95 m, si sono interamente conservate le mura cittadine con il cammino di ronda nel convento di S. Nicola . Già verso la fine del XIII secolo era iniziata la costruzione di un lungo tratto di mura dove sorgeva una palizzata tra la città antica e il borgo, e per tutto il secolo successivo si fortificò il borgo con la cui addizione Traù raddoppiava la sua superficie urbana. Anche borgo era munito di torri, tra cui si segnalano la Torre grande alle catene e la Torre delle Polveri detta Oprah, termine noto nel lessico fortificatorio croato del tardo medioevo. I sondaggi archeologici hanno confermato l'andamento del tratto murario, lungo ca. 140 m, tra il centro storico e il borgo, dove una volta si trovava il fossato difensivo, rafforzato da una palizzata, del quale è rimasta memoria nel termine Obrov (scavo) . Come la vicina Spalato, Traù non si arrese volontariamente alla Repubblica di Venezia e questo portò nel 1419 ad un lungo blocco marittimo. La città non era sufficientemente preparata per un attaco dal mare non avendo mai rafforzato la debole parte inferiore delle cortine medioevali e nemmeno le torri quadrate che accompagnavano le mura a intervalli regolari . La flotta veneziana al comando di Pietro Loredan attaccò la città a cannonate colpendo il campanile della cattedrale, il convento di S. Nicola, il palazzo comunale e molti altri edifici. Come nelle altre città dalmate, Zara, Spalato e Sebenico, il nuovo governo intervenne con urgenza con lavori di restauro e costruzione di castelli che sono quasi sempre collocati perifericamente rispetto alla città, assicurando cosi la possibilità di difesa autonoma nel caso di rivolte. Il luogo di costruzione del castello fu scelto in un punto chiave del porto cittadino, accanto all'antica Torre grande alle catene, che era ideale per osservare l'accesso occidentale allo stretto marino tra Traù e l'isola di Čiovo e l'accesso a Spalato protetto dal golfo chiuso di Kaštela. Venezia inviò per questo da Bergamo a Zara e a Traù l'ingegnere militare Pincino affinchè adattasse e consolidasse le fortificazioni esistenti secondo le nuove esigenze difensive . I lavori furono affidati al maestro Marin Radojev che secondo alcune fonti avrebbe anche disegnato il castello. Il castello cittadino, più tardi noto con il nome di Camerlengo, ha pianta trapezoidale con una monumentale torre poligonale a sudovest, e torri quadrate minori agli angoli. Esternamente al castello v'era il cammino di guardia con il muro di sostegno, e verso la città si scavò un fosso artificiale di ca. 20 m di larghezza che fu riempito dal mare. Sulla torre grande sono collocati gli stemmi di Pietro Loredan , del capitano generale del Golfo, del conquistatore di Traù, il doge Francesco Foscari ( 1423-1457), e del conte traurino Maddalena Contarini (1430-1432), mentre sulle torri angolari del lato est sono collocati gli stemmi del conte traurino Jacopo Barbariga (1426-1429). L'accesso principale al castello era dalla città alla quale era collegato da un ponte su dieci piloni che passava sopra il canale difensivo. L'ingresso al porto era difeso da una bertesca su mensole a cui si accedeva dal cammino di guardia del castello, mentre la porta settentrionale era chiusa da una saracinesca di ferro. Dopo la fortificazione del castello cittadino e la costruzione della cinta muraria intorno al borgo cessò la funzione difensiva del tratto di mura eretto sul luogo della palizzata d'un tempo, tra la parte vecchia della città e il borgo, ed esso fu così demolito. Sul lato sud della città Traù mantenne il sistema difensivo tardomedioevale che era costituito dalla cortina con le torri, per poi adottare sul lato nord, alle prime incursioni dei Turchi dalla terraferma, un nuovo sistema difensivo con torri cilindriche e mezzalune. La caduta di Costantinopoli nel 1453 e, un decennio dopo, la rovina del regno di Bosnia furono chiari segnali di pericolo per le città dalmate. Alla fine degli anni 60' iniziarono le irruzioni turche in Dalmazia e il pericolo per la campagna di Spalato e Traù. Uno dei primi interventi fu la costruzione di una torre angolare cilindrica a nord-ovest della città, sembra per ordine del conte Lodovico Lando nel 1470. anche se dal la parte della terraferma si trovava lo stemma del conte Antonio de Canal (1496-1498), durante il governo del quale la torre fu verosimilmente ultimata. Nella parte conica del basamento vi è un locale con cupola con una sola feritoia per il cannone, mentre nella parte cilindrica al pianterreno vi sono cinque casematte con aperture rotonde all'esterno. Sulla terrazza che conclude l'edificio, in origine coperto da tetto, v'era la banchina con parapetti su mensole. La torre di S. Marco presenta somiglianze con il corpo centrale della torre Minceta a Ragusa (Dubrovnik), ma limitata dalla posizione e dalla poca profondità del canale non potè essere dotata di un moderno antemurale. Sul lato opposto della città, a nord-est, la facciata della cattedrale era esposta agli attacchi bellici e la difesa fu assicurata dalla costruzione di una torre semicircolare detta Malipiero dal conte cittadino Troilo Malipiero ( 1477- 1480). Essa fu completamente demolita nel secolo scorso durante i lavori di sistemazione della strada che passa esternamente alla città, e ne è rimasta testimonianza solo sulle rappresentazioni grafiche di Traù. Nella seconda metà del Quattrocento non vi furono grandi interventi sistematici alle mura, si risolsero invece, a causa della minaccia turca, solo alcuni punti deboli della difesa. La modellazione primo rinascimentale di torri più basse di forma semicircolare e circolare con basamento a piano inclinato, e la sostituzione dell'alto muro verticale della cortina con muri più bassi dotati di scarpa, indicano la diffusione di teorie fortificatorie moderne.

Analizirajući povijesnu građu i arheološka istraživanja, autorica prati gradnju gotičkog kaštela Kamerlengo u Trogiru, uz nove elemente o popravcima i dogradnji južne strane gradskih zidina. Prvi put donosi nacrte kaštela iz 1829. godine koji su pohranjeni u Državnom arhivu u Beču. ; The citadel in Trogir was built according to a plan by the new Venetian government at the beginning of the 15th century as a detached fort on the periphery of the fortified town. In the earliest documents relation to the planning of the Trogir castle and the preparations for the building there is mention of a fortilicio or arx. It was only several centuries later that the name of Kamerlengo, taken from the title of respected officials [chamberlain] of the Venetian Republic, became common. In documents of the late 18th century it is stated that the castellan and camerlengo had a dwelling in the northern set of houses within the citadel, today no longer in existence, which suggests that the name of the office became, over the course of time, a synonym for the Trogir town castle. Trogir 17th century historians Ivan Lucić and Pavao Andreis collected invaluable historical sources and evidence concerning the past of the city, particularly concerning the siege by the Venetian fleet. Documents provide precise instructions for the construction of the citadel founded on strategic analyses of the ground, access from land and sea and of directions from which attacks would be naturally frustrated. The Trogir naval siege, accompanied by bombardment of the city, was executed according to the decision of Doge Tommaso Mocenigo (1414-1423). As early as the 14th century there had been an attempt by Venice to master Trogir, that small but important Dalmatian commune. The conflict between the Genovese and the Venetians broke out in a sea battle off Trogir in 1378, for Genovese galleys commanded by Luciano Doria had taken cover there. Under the command of Admiral Vettore Pisani, the Venetian fleet bombarded the city from the sea and from positions on Čiovo island, with an attempt to make a seaborne descent on he mainland. However, the plan did not bear fruit, and neither did a renewed attempt by Venice to take Trogir in the following year. After the victory over the Turkish fleet at Gallipoli, on the bridgehead between Europe and Asia Minor in 1416, the Venetians soon gained control of cities on the entrance into the Adriatic. A second strategic point, in the northwest, consisted of Aquileia and the whole of the province of Friuli, which fell in 1419-1420. When Venetian government in Zadar had been consolidated, interventions in the commune centres in central Dalmatia were the next part of the Mocenigo programme to conquer the whole of the Adriatic basin. At Gallipoli, Pietro Loredan had made his name as commander of the fleet, and led it during the attack on Trogir during May and June 1420. The 14th century city walls with the towers at the rim, the monastery of St Nicholas, the cathedral and bell tower, the council chamber, city loggia and numerous palaces were seriously damaged. One of the first tasks in the organisation of the life in the city was the repair of the damaged walls and towers and the construction of the citadel, which was able to function as a separate fort. Immediately after Verona acknowledged Venetian rule in 1408, an office called provisores ad fortilicia was set up, part of the programme of which was to check out the condition of the defensive system in other conquered provinces as well. The Republic sent Picino its tried and tested fortification expert, who had achieved prominence in the construction of the Lido fort, which was in fact the bulwark of Venice, and from 1413 to 1428 was posted to Verona, where he ran the renovation of the citadel. In the edicts of 1422 and 1424, mention is made, in connection with the fortification of Verona, of magistri Picini ingenarii nostri and prothoingenarius ducalis dominii Venetorum. Working with him were masters Stefano and Giovanni of Cremona. On the orders of the doge, he occasionally arrived in Dalmatia as well; the sources refer to him in 1414 in Zadar and Šibenik as magistrum Pizinum, but his personal name is not given. In 1409, the Venetian government in Zadar built a fort at the south east of the city called Citadella. Not long after that the trecento city castle on the north east of the peninsula was reinforced after a detailed plan by Engineer Picino of 1414. It had a square ground plan with a polygonal corner tower facing onto the city, a barbican with a fortified belt of walls around the castle, which was accompanied by a wide defensive fosse. At the very beginning of August 1425 the doge constituted a commission the task of which was to make a decision about the best place for the construction of a citadel in Trogir. Magister Picino made use of the defensive mode adopted in the Zadar castle, where the site chosen was peripheral with respect to the existing structure of the town and adapted it to the position of Trogir port, the navigation channels and the shallows of the marine channel. Detailed instructions about the handling of the walls and towers in situ were given by Captain General of Adriatic Pietro Loredan, specifying which parts were to be demolished, which strengthened. At the beginning of September Trogir rector Detrico signed a contract with the stone carver Marin Radojev for the working of stone for the foundations of the citadel. With three stonecutters, Marin guaranteed to collect stone in the quarry and work the face of the ashlars, and bring them by ship to Trogir, to the site of the construction of the future citadel. The contract made it clear that what had to be built was a tower with 15-foot wide towers, making use in the fill and the outer face of the walls high quality mortar, as befitted the reputation of a good craftsman. A small chapel dedicated to St Mark, patron saint of the Most Serene Republic, was put up in the courtyard of Kamerlengo. Below the monumental relief of a lion was the coat of arms of the Tron family in a quatrefoil. Luca Tron had distinguished himself as the captain of a Venetian galley in the surrender of Korčula and the siege of Trogir, and was rewarded with the confidential office of city rector (1421-1424), the second in chronological order from the establishment of the new Venetian government. A Gothic relief of a lion with the initials DC and the coat of arms of the Contarini family was done after the capture of Trogir in the 15th century and placed in the chapel in memory of Doge Domenico Contarini I (1043-1071), who is mentioned in Venetian annals in the context of the taking of Zadar in the middle of the 12th century. The works on the construction of the castle went on slowly for the commune was not able to summon up funds enough from its own revenues and constantly repeated requests for aid. During a second visit to Trogir in 1424 Admiral Loredan toured the city with the commanders of the galleys and informed Doge Francesco Foscari of all he had observed. At the time of rector Jacopo Zorzi (1424-1426) work was continued on the construction of the citadel and the barbican was reinforced. The coats of arms of rector Jacopo Barbarigo (1426-1429) were incorporated into both towers on the eastern side of the citadel; as trophy heraldry, they must be considered indications of the time of the completion of the work on this part of the fort. An inscription mentioning some big works of 1425 during the time of Rector Jacopo Zorzi is built in over the eastern part of the portico of the cloister of the Dominican monastery. It needs connecting with the long stay of Pietro Loredan in Dalmatia; together with rector Zorzi and the galley commanders, he issued detailed instructions for the renovation of the Trogir walls and towers that had been damaged in the bombardment. A slab that records the rapidly completed works was probably incorporated into the curtain of the new wall in front of the monastery, and Loredan's coat of arms was built into the corner of the wall close to the gate of St Roch. In 1432 the city received aid from the Republic for continuation of works on the city walls, and in an edict of July 26, 1436, a decision to complete the citadel and renovate the city walls at places threatened with collapse was taken. Rector of Trogir Marco Zen (1435-1436) entered into contracts with the Zadar craftsmen Matej Radovanov and Šimun Bilšić about the construction of a vault over the cistern in the castello and of a new wall on the north and the east in the fosse. Detailed drawings of the city castello in watercolour are kept in Vienna (Kartensammlung des Kriegsarchives) and were done during the time of the Austrian government of 1829, when the moat was already filled up with building material from the demolished walls. A large tower in all floor plan levels and with cross sections and indications of dimensions is shown separately. At that time, throughout Europe, the defensive character of city walls lost their importance; the opening up of wide roads and promenades was encouraged; on the platforms of the bastions and along the onetime fortifications stretched parks and gardens. The ruinous state of the walls was an additional encouragement to the authorities to remove them, and Kamerlengo Castle, which had been registered in the exchequer, was in 1848 added to the demolition list. But unlike the citadel in Split and Zadar, which were partially demolished or integrated into later construction, the Trogir castle kept the original planimetry and volume. Although of modest dimensions, this fort acquired a symbolic level in the image of the city, dominating the city port like a lighthouse for all the navigational routes.