By the end of the 14th century, Birgitta of Sweden's "Revelations", widely circulated throughout Europe, and were particularly popular in Tuscany. The first ever vernacular translation of the "Revelations" was realized in Siena sometime before 1399. In the following years, this trans- lation and other Birgittine texts were copied, in Latin or in vernacular, in the scriptorium of the Paradiso outside Florence, the first Birgittine monastery to be founded after Vadstena. But the Italian reception of Birgitta's legacy was not only characterized by reading, abridging, translating or listening to her authentic works. Alongside them, new revelations on Church reform were inspired by her figure (such as Rasmo of Viterbo's visions), and new prophecies concerning the Italian politics of the 15th and 16th century were attributed to her (such as the 'frottola' "Destati o fier leone al mio gran grido", or the 'cantare' "Ave Iesu, figliuol di Maria").
L'articolo presenta sinteticamente le principali tendenze della storiografia sulle osservanze dalle origini fino al Concilio di Trento, in modo da individuare i principali problemi aperti e gli aspetti ancora da indagare. Il discorso, condotto in una prospettiva generale e, per quanto possibile, comparativa, si articola in tre parti: la prima ripercorre la storiografia che ha affrontato il problema dell'Osservanza da un punto di vista complessivo; la seconda, dopo aver discusso il problema dell'inquadramento cronologico e geografico e della messa a fuoco terminologica e concettuale del fenomeno, tenta di passare in rassegna criticamente i campi d'indagine privilegiati dagli studi sulle osservanze; la terza, infine, propone una sorta di piccola 'agenda storiografica', richiamando alcune fonti, figure e problemi che attendono ancora uno studio adeguato. ; This paper briefly presents the principal orientations of the historiography on the Observances from their origin to the Council of Trent, in order to identify the main issues, studied or still to be investigated. The discussion – following a general and, as far as possible, comparative perspective – is divided into three parts: the first one reviews the historiography dealing with the Observant movements as a whole; the second one focuses on the fields so far singled out by the scholars, and at the issues of chronology, geography and terminology; the third one proposes a sort of provisional historiographical program, focusing on several sources, figures and issues which are still waiting for an adequate study.
In un saggio ormai classico, Sanjay Subrahmanyam ha mostrato le convergenze e le connessioni tra le attese millenaristiche che nel XVI secolo investirono l'Europa occidentale e l'India Moghul, passando per l'Impero ottomano e l'Iran. Una 'congiuntura millenaristica' di portata in parte comparabile sembra da anticipare alla metà del secolo precedente: l'espansione ottomana, infatti, culminata ma non conclusa con la conquista di Costantinopoli (1453), rappresentò un evento profetico capitale per culture e religioni diverse. Il presente intervento si concentra su tre figure relativamente note nel panorama profetico italiano del Rinascimento, ma non ancora studiate in un'ottica comparativa, come suggerisce la loro comune condizione di emigrati da territori che stavano per cadere o che erano caduti sotto il dominio ottomano. Frate Minore conventuale e poi arcivescovo, il dotto e ambizioso teologo bosniaco Giorgio Benigno Salviati (Juraj Dragišić, nato a Srebrenica) fu direttamente coinvolto nei più significativi episodi carismatici del suo tempo (prendendo le difese di Girolamo Savonarola e contribuendo alla stesura e divulgazione dell'Apocalypsis nova). Il sedicente papa angelico Teodoro, irrequieto monaco olivetano figlio di Giovanni di Scutari, fu condannato invece nel 1515, a Firenze, a una pubblica ritrattazione del proprio messaggio profetico. Il sacerdote secolare Paolo Angelo, infine, emigrò con la sua famiglia da Drivasto alla terraferma veneziana, da dove, tra il terzo e il quinto decennio del Cinquecento, inviò alle massime autorità laiche e religiose di quegli anni le proprie solerti compilazioni di profezie vecchie e nuove, orientate in senso anti-luterano e anti-ottomano. Giorgio Benigno, il monaco Teodoro e Paolo Angelo si inserirono nel vivace contesto profetico italiano con esiti molto diversi: esiti che invitano a riflettere sulla geografia oltre che sulla storia del profetismo nell'Italia di quegli anni, sulla diffusione di inquietudini e tensioni profetiche a diversi livelli culturali e sociali, e sul problema dei rapporti di quelle tensioni e inquietudini con le autorità politiche e religiose.