Come August Strindberg si cimenta con la storia culturale nei primi anni Ottanta dell'Ottocento, per costruire una nuova storia svedese 'scritta dal basso', in funzione culturale e politica contemporanea, nel corso della battaglia democratica e contri i poteri conservatori. Come nel corso della carriera dello scrittore svedese la concezione della storia, e il giudizio del suo tentativo con Svenska Folket, cambia in relazione ai suoi mutati punti di vista, per culminare in un nuovo attacco contro la guerra e il culto della Storia Patria, pochi anni prima della prima guerra mondiale.
Il saggio prende in esame un tema e una struttura che percorre trasversalmente i dodici drammi storici di Strindberg dedicati a personaggi e re svedesi, dal capolavoro giovanile Mäster Olof (1872, Maestro Olof) all'imponente revival di undici drammi che l'autore scrive dal 1898-99 al 1909, parallelamente ai capolavori del suo teatro post-naturalista. L'analisi dei testi mostra come rimane costante in questi drammi l'interazione tra il singolo protagonista (re o personaggio di spicco della storia svedese) e la voce popolare e corale, un fatto che determina caratteristiche di registro linguistico ("realismo", commistione alto-basso), di organizzazione e ritmo delle scene (scene singole e scene corali e di massa) e, naturalmente, di visione del mondo. La concezione della storia di Strindberg cambia considerevolmente dagli esordi radicali e democratici; nel ciclo di drammi scritti dal 1898 la storia, nazionale e universale, si coagula nei destini dei personaggi di spicco, che diventano strumenti del disegno divino; eppure questi drammi includono anche la prospettiva precedente, democratica e dal basso. In alcuni momenti emerge, nel contempo, la contrapposizione "nietzscheana" tra il singolo e la massa meschina; in altri ancora prevale una visione pessimistica della storia, che pare priva di nesso, senso o direzione. Grazie a questo sistema di contraddizioni tra più punti di vista, l'interazione polifonica tra singolo e coro si mostra produttiva, affascinante e ricca di aspetti ancora poco esplorati.
Discussione delle complesse implicazioni estetiche e ideologiche che entrano in gioco quando si cerca di comprendere e valutare il nazismo di Hamsun e sulle sue radici. L'ideologia conservatrice e perfino reazionaria di Hamsun appare tale già nell'ultimo decennio dell'Ottocento; eppure giudicare Hamsun retrospettivamente, dal suo capolinea (il commosso necrologio a Hitler) può indurre a errori di prospettiva. Quali responsabilità ha l'intellettuale che si dichiara idealmente a favore del totalitarismo, e tuttavia canta l'umanità delle piccole cose e dei personaggi anonimi come viandanti e contadini? Quale appoggio morale ha dato Hamsun alla costruzione storica dell'ideoogia nazista?