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Diorama, infanzia, scrittura in Durs Grünbein
In: Enthymema: rivista di teoria, critica e filosofia della letteratura, Heft 34, S. 214-239
ISSN: 2037-2426
A partire dallo scritto poetico Infanzia nel diorama, il presente lavoro indaga il nesso tra fascinazione dello spettacolo, che presenta gli animali nel loro habitat ricostruito, e scrittura quale perno attivo intorno al quale ruota la poetica dell'infanzia di Grünbein rispetto al disincanto del mondo adulto. Alla luce dell'immedesimazione con l'animale del fanciullo non ancora alfabetizzato, si evidenziano paralleli tra il bambino e l'adulto disincantato – uno dei nonni aveva lavorato per anni al mattatoio di Dresda. La scoperta della scrittura, dovuta in parte al nonno paterno, porta il bambino a riscattare una idea del vero già espressa da Baudelaire: una rappresentazione dei vissuti interni del soggetto atta a riparare tutto quel dolore animale causato dall'uomo scrivendone e rivolgendosi al bambino nel lettore capace di compassione e identificazione verso quelle creature che non hanno e non ebbero voce.
Recensione di Francesco Camera (a cura di), Celan. Incontri, voci e silenzi nello spazio della poesia (Interlinea, 2020)
In: Enthymema: rivista di teoria, critica e filosofia della letteratura, Heft 29, S. 154-161
ISSN: 2037-2426
Recensione di Francesco Camera (a cura di), Celan. Incontri, voci e silenzi nello spazio della poesia (Interlinea, 2020).
Durs Grünbein. Un'idea di Dante 3D
In: Enthymema: rivista di teoria, critica e filosofia della letteratura, Heft 28, S. 171-203
ISSN: 2037-2426
Il saggio esamina alcuni contributi pubblicati dal poeta Durs Grünbein in occasione del settimo centenario della morte di Dante. Particolare attenzione viene dedicata alla terzina di Paradiso XXXIII, vv. 94-96 che impegna il poeta tedesco almeno dal 2009. In base alla terminologia impiegata da Grünbein per descrivere le sue trasposizioni dantesche in termini di rendering, il saggio indaga l'influenza del Sommo Fiorentino nella poetica dell'autore di Dresda alla luce dell'era globale-digitale per risalire alle fonti dell'ispirazione poetica, dove Grünbein rilegge Dante con Cartesio e Mandel'štàm.
Effetti di corpo e teologia della carne in Morte di Danton di Georg Büchner
Il contributo è volto a illuminare le relazioni di potere, le dinamiche sociali, politiche e private della prima prova teatrale büchneriana, composta quando Büchner era un giovane studente di anatomia, impegnato nei moti rivoluzionari. Tra figure retoriche ed economia libidica Morte di Danton sonda i limiti della sovranità nella società occidentale come eredità della Rivoluzione Francese e dei suoi eccessi. In tal senso il corpo incarna i suoi propri effetti attraverso situazioni paradossali, grottesche, argute dove si impone l'ambivalenza dello psichico. La psicoanalisi freudiana e lacaniana offre gli strumenti per indagare il valore semiotico del corpo-carne, la retorica rivoluzionaria e la struttura della sconfessione nella semantica della frase. Alto e basso; purezza e sporcizia nutrono l'universo del Danton dove teologico e scatologico sono embricati in un intreccio blasfemo e confusivo, volto a denunciare una società allo sbando in cui perversione, tradimento e inganno hanno la meglio. Lo sguardo autoptico di Büchner smaschera nell'ideale di sovranità un desiderio di dominio sull'altro che sfocia in violenza e fanatismo; orge e terrorismo reggono i rapporti umani. A dominare è una pulsionalità che gira a vuoto e sconfessa l'Edipo come principio ordinatore delle generazioni e della filiazione. Incesto e sovraesposizione del corpo popolano la scena insieme ai feticci del potere, ridotto a legge di fazione nel disconoscimento della creatura e della sua presenza nel mondo. Celan riconosce nel personaggio di Lucile la lingua della poesia e ne fa uno dei perni del suo discorso Il meridiano. L'accettazione del limite e della differenza; lo scacco della mancanza immettono nella pièce il respiro della creatura capace di congiungere in un unico destino alterità ed etica del vivente. «Body effects and theology of the flesh in Georg Büchner's Danton's death». The present contribution aims at highlighting the political, social and private intertwinings of Georg Büchner's first play, written when he was a twenty-one year old German student of anatomy engaged in revolutionary events. Between rhetorical figures and the economics of Danton's death investigates the limits of sovereignty in Western societies as heritage of the French Revolution and its excesses. Body incarnates its own effects by means of paradoxical situations, wit and ambivalence. Freudian and Lacanian psychoanalysis yield useful clues to investigate the semiotic value of the flesh as well as revolutionary rhetoric and semantic denial. Robespierre's fantasy of purity nourishes a Sadian-sadistic innocence. The condensation of low and high, purity and filth, discipline and disorder, theological and scatological elements, denounces a scattered social order dominated by perversion, ravaged by deception, exploitation and betrayal. Büchner's clinical clear-eyed, autoptic analysis reaches beyond the idea of sovereignty to a perverted desire of mastery breaking out into violence and fanaticism. Considering the overabundant flesh the body becomes theery protagonist of the drama: the place of possession and exclusion, idolatry and cannibalism. What dominates is a pure, wasteful expenditure; autonomous and unlinking acts reject the Oedipal conflict. This entails the substitution of a personal law for the collective one thus suggesting that the history of the Western onto-theological tradition is the history of the sequestration of the life of the body into fetishes and the disavowal of creatureliness, as Paul Celan argues in The Meridian. Celan draws attention to the ethical questions raised by Lucile as a way of relating to otherness, i. e. to poetry as the very voice of each single creature.
BASE
Paesaggi e luoghi buoni: la comunità e le utopie tra sostenibilità e decrescita
In: Kosmos N. 15