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Chiara Mastroberti retraces the most decisive moments of Judith Butler's work with the aim of deepening Butler's thoughts on the relationship between political subjection and individual passions. Rereading La vita psichica del potere and Parole che provocano (1997), passing through Vite precarie (2004) and Critica della violenza etica (2005), the author analyses Butler's discussion on fear, paranoia, melancholy and desire, framing it within the philosopher's broader ethical and political reflection. At the core of this reflection, there are the dialectics of "psychic life", oscillating between adherence and resistance to the social norm: passions are the key to reading this text in order to understand the origin and limit of the contemporary subject, its "passivity" and the secret of its survival.

La ricerca prende in esame il rapporto tra passioni e assoggettamento politico nell'opera di Judith Butler, segnatamente in quella che viene considerata la sua "seconda" produzione e che comprende i testi fondamentali: "La vita psichica del potere" e "Parole che provocano" (entrambi pubblicati nel 1997). Tra le altre opere di rilievo che vengono prese in esame vi sono "Soggetti di desiderio" (1987), "Corpi che contano" (1993), "Vite precarie" (2004), "Critica della violenza etica" (2005), "Frames of War" (2009). Il lavoro si presenta come una trattazione tematica: è suddiviso in quattro sezioni, dedicate all'analisi di paura, paranoia, melanconia e desiderio, ciascuna inquadrata nella più ampia cornice del processo della "soggettivazione" e articolata in relazione ai temi più significativi del pensiero butleriano: il linguaggio, la performatività, il riconoscimento, il rapporto con Foucault e con i classici della storia della filosofia.