Fuori casa: antropologia degli sfratti a Milano
In: Antropologia della contemporaneità 5
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In: Antropologia della contemporaneità 5
In: Political and legal anthropology review: PoLAR, Band 47, Heft 1, S. 63-75
ISSN: 1555-2934
AbstractThis paper reflects ethnographically on law enforcement against squatting in Milan. To this end, it examines labor practices, moral economies, and everyday narratives of those who work with the institutional mandate of tackling squatting in public housing. I propose to grasp these processes considering two specific political and legal configurations that traverse the arena under investigation: the entrenched presence, in the Italian context, of what has been defined as penal populism; additionally, the increasingly pronounced prominence of an infra‐legal dimension of law. Squatting—and the way in which it is publicly managed and punished—represents a privileged lens for examining the specific forms of normative and political governance in contemporary cities.
In: Archivio Antropologico Mediterraneo: Semestrale di Scienze Umane, Band 23, Heft 1
ISSN: 2038-3215
In: Archivio Antropologico Mediterraneo: Semestrale di Scienze Umane, Band 21, Heft 2
ISSN: 2038-3215
Il tentativo del presente volume vuole essere quello di contribuire in forma interdisciplinare al dibattito nazionale e internazionale – relativo principalmente agli studi urbani, ma non solo – sui concetti di margine e marginalità. Il numero «Margini. Pratiche, politiche e immaginari», da cui prende il titolo anche questo saggio introduttivo, include riflessioni antropologiche, sociologiche, geografiche, urbanistiche e architettoniche che si concentrano sia sull'analisi di forme di cittadinanza attiva, creativa e originale all'interno dei processi di produzione e di riproduzione dei margini urbani sia dei dispositivi istituzionali di controllo, a cui queste sono soggette. Obiettivo del presente contributo è costruire un terreno di incontro tra autori e autrici che propongono prospettive disciplinari e metodologie di ricerca certamente differenti, ma ugualmente tese alla costruzione di una teoria critica, in primis urbana, che valorizzi la complessità prospettica e il valore epistemologico della nozione di margine.
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In: https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09122014-100012/
La presente ricerca verte sull'osservazione, lo studio e l'analisi di complesse pratiche politiche emerse in coincidenza dell'implementazione di un programma di rialloggiamento governativo in un quartiere autocostruito situato nell'Area Metropolitana di Lisbona, Portogallo. L'esperienza di campo, condotta tra il mese di dicembre 2013 e il maggio 2014, è stata condotta principalmente nel Bairro Santa Filomena, Comune di Amadora. Il Programa Especial de Realojamento (D-L nº.163/93 del 7 Maggio) offre l'opportunità ai municipi delle aree metropolitane di Lisbona e Porto di procedere all'eliminazione dei quartieri "clandestini" e di provvedere al nuovo alloggiamento dei residenti in abitazioni di edilizia pubblica. Il D-L inquadra il problema abitativo come "una piaga ancora aperta nel nostro tessuto sociale". L'attuale implementazione del processo, a più di venti anni di distanza dalla sua formulazione originaria, ha prodotto complesse dinamiche di adattamento, resistenza e lotta. Il quartiere di Santa Filomena è caratterizzato da una elevata segregazione spaziale, etnica e socio-economica dei residenti, in maggioranza migranti di origine capoverdiana. Molti residenti sono rimasti esclusi dal Programa perché insediatisi a seguito del censimento, svoltosi nel 1993, previsto per la valutazione della portata quantitativa dello stesso: per loro non sono previste compensazioni per la demolizione della casa. La demolizione degli edifici rappresenta il perno su cui poggia il progetto governativo di riallocazione. Per gli investitori privati implicati e per il municipio un terreno socialmente spoglio è la premessa essenziale per sviluppare l'area. Un'iniziale resistenza organizzata è stata incoraggiata da un Collettivo per il diritto alla città che ha promosso la formazione di una Commissione dei Residenti, che ha veicolato la lotta "dal basso" per circa un anno. In linea generale hanno però prevalso forme alternative e informali di adattamento, basate sulla consolidazione delle reti familiari transazionali e di vicinanza. Il processo di demolizione a cui sono soggette le baraccas sembra rappresentare, nella sua violenza urbicida, il punto di convergenza simbolico e politico di differenti pratiche istituzionali relative al trattamento della marginalità urbana e dell'informalità abitativa.
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In: Diritto e scienze sociali 4
Aim of this special issue of Tracce Urbane is to stimulate an exploration of the historical, political, social, and intellectual reasons that brought to a peculiar and, in a way, ambiguous field of knowledge: that of critical urban studies. David Madden, Professor in Sociology at the London School of Economics and Political Science, Co-Director of the Cities Programme, and co-author, with Peter Marcuse, of In Defense of Housing: The politics of crisis (Verso, 2016), whose Italian edition is forthcoming (by Barbara Pizzo for Edit Press), has been invited to discuss the complex social arena in which critical urban studies stands, reflects, and acts. In the conversation that follows, Madden explores some fundamental topics related to the production of this specific academic knowledge, such as the 'canonlessness' that characterizes urban studies, the emphasis on intervention and radical transformation that inhabits critical urban studies, the utopian dimension of this tradition of study, the heterogenous genealogies that should be considered when approaching this discipline, the necessity of listening and considering the social sources of critique that rise in every neighbourhood or city around the globe, the future of critical urban studies and its relation with urban struggle, the way in which social movements contribute to its development, the role of academics in promoting social changes, his personal commitment in defense of housing as a space for inhabitants. In his words we can find a first answer to Saskia Sassen's argument that «spaces of the expelled cry out for conceptual recognition» (Sassen, 2014: p. 222). According to Madden, this recognition cannot be only conceptual. It must be grounded, it must be critical, it must be radical.
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In: Biblioteca africana 7
Che cos'è una città? Questa la domanda che Lewis Mumford si poneva nel 1937 di fronte a una platea di urban planners (LeGates e Stout 2011: 91- 95) e che, a più di ottant'anni di distanza, continua a impegnare studiose e studiosi di tutto il mondo, rimanendo perlopiù insoluta. Tuttavia, molto è mutato dall'epoca di Mumford, sia dal punto di vista sociale, economico e politico, sia dal punto di vista della produzione del sapere. Per quanto riguarda lo studio della città, uno dei cambiamenti più rilevanti è rappresentato dall'emergere di un settore disciplinare eterogeneo e ibrido, denominato studi urbani. Sebbene la nascita di questo campo di studi non abbia ancora portato a una risposta convincente rispetto alla domanda che poneva Mumford – e sommessamente ci auguriamo che non si arrivi mai a pensare di poterle dare una risposta definitiva –, è indubbio che questa nuova letteratura abbia condotto a una constatazione, particolarmente necessaria quando si affronta la sfida di interpretare l'urbano: rappresentare le citta è un'operazione complessa, perché queste sfuggono costantemente alle nostre analisi. Di questa complessità e delle sfide che pone, questo numero vuole dare conto.
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In: Archivio Antropologico Mediterraneo: Semestrale di Scienze Umane, Band 21, Heft 2
ISSN: 2038-3215
In: Antropologia oggi 12