La finalità di questo testo è di aiutare gli studenti a maturare, attraverso l'apprendimento basato sul metodo casistico-problematico, una propria riflessione critica sull'evoluzione dei diritti (o del diritto) della personalità. In una società in cui la mercificazione e la datificazione si associano alla sorveglianza e quest'ultima diventa pervasiva si moltiplicano le minacce alla persona nelle sue dimensioni individuale e collettiva. In gioco è la tenuta delle società democratiche. In che misura il diritto civile (il diritto dei privati) può contribuire a contrastare o ad assecondare queste minacce? Alcune risposte parziali dovrebbero emergere nella parte quarta del libro.
La lezione sviluppa tre punti: 1. La scienza democratica, il dialogo pubblico e la proprietà intellettuale 2. Controllo privato dell'informazione e valutazione autoritaria della ricerca 3. La scienza aperta come scienza pubblica e democratica
La presentazione prende le mosse da un'enumerazione dei mali che affliggono la scienza contemporanea, offre una visione dell'Open Science come scienza pubblica e democratica finalizzata a contrastare i mali descritti e si conclude con alcuni commenti relativi alla proposta di legge sull'Open Access attualmente in discussione alla Camera dei Deputati del Parlamento della Repubblica italiana.
1.Dialogando pubblicamente: libertà e responsabilità 2.Giochi di potere (autoritario) tra numeri e dati 3.Gli ultimi Jedi? La scienza aperta, la democrazia e lo spirito critico
In un libro recente "La valutazione possibile - Teoria e pratica nel mondo della ricerca, Bologna, Il Mulino, 2015" Andrea Bonaccorsi, già membro del consiglio direttivo dell'"Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università e del sistema della Ricerca (ANVUR)", argomenta in favore della valutazione governativa della ricerca scientifica. Il principale argomento del libro è che la valutazione governativa della ricerca scientifca è espressione delle norme mertoniane della scienza (comunismo, universalismo, disinteresse, scetticismo organizzato). La tesi è debole per due ragioni. a) Bonaccorsi offre una visione distorta del pensiero di Merton. b) L'autore del libro trascura il rapporto tra norme giuridiche formali e norme informali. In his recent book "La valutazione possibile - Teoria e pratica nel mondo della ricerca, Bologna, Il Mulino, 2015" Andrea Bonaccorsi, former member of board of directors of Italian "National Agency for the Evaluation of the University and Research Systems (ANVUR)", argues in favor of governmental evaluation of scientific research. The main argument of Bonaccorsi is that the governmental evaluation of scientific research is an expression of Mertonian norms of science (communism, universalism, disinterestedness, organized skepticism). The thesis is weak for two reasons. a) Bonaccorsi misrepresents Merton's thought. b) He neglects the relationship between formal legal rules and informal norms. ; Trento Law and Technology Research Group Research Paper n. 30
In un libro recente - "La valutazione possibile - Teoria e pratica nel mondo della ricerca, Il Mulino, 2015" - Andrea Bonaccorsi sostiene, con toni riflessivi e pacati, una tesi che si può condensare nella seguente affermazione: la valutazione è espressione delle norme mertoniane (imperativi istituzionali) della scienza. Nelle parole dell'autore: "Per quanto mi riguarda, non ho difficoltà a partire dal principale modello normativo della scienza moderna dovuto a Robert K. Merton. Nella formulazione più nota, gli scienziati sono universalisti, comunitari, disinteressati e scettici", [p. 19]. Si tratta di una tesi debole. Sebbene Bonaccorsi si impegni in una faticosa (e pur interessante) analisi interdisciplinare al fine di elaborare originali argomenti a favore della valutazione, i risultati teorici raggiunti non sembrano convincenti. L'analisi dell'autore offre una lettura distorta e parziale dell'opera mertoniana, tradendone il significato più profondo. Inoltre, trascura la dimensione giuridica del rapporto tra norme formali poste dallo Stato nel processo valutativo e le norme informali della scienza. Sotto altro profilo, il testo in esame prova a delineare un disegno democratico, dialogico, condiviso e trasparente della valutazione - si veda in particolare p. 89 – che, oltre a soffrire della debolezza della tesi di fondo, collide frontalmente con la prassi italiana dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), motore immobile di orrori giuridici nonché di un gigantesco contenzioso amministrativo che consegna ai giudici (amministrativi) la vera e ultima valutazione.
The aim of this short essay is to answer the following question: is Open Science (OS) able to oppose the expansion of commodification of scientific and academic research? The answer is positive only if we conceive OS not only as free access to and reuse of scientific outputs (publications and data), but also as a broader system of values such as democracy, transparency, equity, cooperation, and moral integrity. From this perspective, fostering OS also means investing energy in teaching. We need to educate the new generation of scientists by teaching them the values and practices of OS. In addition, policy and formal norms can help us to build a legal environment apt to embrace the OS principles. In particular, we have to adjust the current research assessment system by decentralising the evaluation process and making it transparent. Moreover, we need to reform copyright law to enable more freedom to access to and reuse of scientific contents. All these efforts may generate a new communication ecosystem in which interaction among ethics, formal norms and technology would guarantee the pluralism of sources and intermediaries. ; http://hdl.handle.net/11572/142760
La finalità di questo testo è di aiutare gli studenti a maturare, attraverso l'apprendimento basato sul metodo casistico-problematico, una propria riflessione critica sull'evoluzione dei diritti (o del diritto) della personalità. In una società in cui la mercificazione e la datificazione si associano alla sorveglianza e quest'ultima diventa pervasiva si moltiplicano le minacce alla persona nelle sue dimensioni individuale e collettiva. In gioco è la tenuta delle società democratiche. In che misura il diritto civile (il diritto dei privati) può contribuire a contrastare o ad assecondare queste minacce? Alcune risposte parziali dovrebbero emergere nella parte quarta del libro. [Testo dell'editore]
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This book focuses on the thorny and highly topical issue of balancing copyright in the digital age. The idea for it sprang from the often heated debates among intellectual property scholars on the possibilities and the limits of copyright. Copyright law has been broadening its scope for decades now, and as a result it often clashes with other rights (frequently, fundamental rights), raising the question of which right prevails.The papers represent the product of intensive research by experts, who employ rigorous interpretative methodologies while keeping an eye on comparison and on the impacts of new technologies on law. The contributions concentrate on the 'propertization' of copyright; on the principle of exhaustion of the distribution right; on the conflict between users' privacy and personal data needs; and on the balance between copyright and academic freedom.Starting from the difficulties inherently connected to the difficult task of balancing rights that respond to opposing interests, each essay analyzes techniques and arguments applied by institutional decision-makers in trying to solve this dilemma. Each author applies a specific methodology involving legal comparison, while taking into account the European framework for copyright and related rights.This work represents a unique piece of scholarship, in which a single issue is read through different lenses, demonstrating the need to reconcile copyright with other fundamental areas of law.
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Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico (Stato, pubblica amministrazione) e politiche sulla scienza aperta. Alcuni problemi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva riconducibili a brevetti per invenzione, diritti d'autore, segni distintivi, segreti commerciali. Altri problemi concernono il controllo esclusivo dei dati non ascrivibile alla proprietà intellettuale come disegnata dalle normative internazionali e nazionali (proprietà intellettuale in senso stretto), bensì a un controllo esclusivo derivante da forme anomale di proprietà intellettuale ("pseudo-proprietà intellettuale") e da un potere di fatto connesso alla tecnologia. Un controllo esclusivo che può sommarsi alla (o essere indipendente dalla) protezione legislativa della proprietà intellettuale. La tesi di questo scritto è la seguente. Oltre a creare infrastrutture pubbliche e a creare standard aperti per testi, dati e codici occorre comprimere e riordinare i diritti di proprietà intellettuale che insistono sui dati. La compressione e il riordino della proprietà intellettuale è uno degli strumenti per provare a diminuire il potere di mercato degli oligopoli dei dati. Da questa politica normativa dipende il futuro dell'autonomia e della libertà delle istituzioni di ricerca (prime fra tutte: le università) e in, ultima analisi, della democrazia.
Le attuali politiche di promozione della scienza aperta presuppongono che l'apertura sia compatibile con il rafforzamento della proprietà intellettuale (e della «pseudo proprietà intellettuale»). La presentazione è finalizzata a confutare questo presupposto, dimostrando che l'Open Science è incompatibile con il continuo rafforzamento della proprietà intellettuale. Viene discusso, a questo fine, l'esempio dei dati della ricerca.
Le attuali politiche di promozione della scienza aperta presuppongono che l'apertura sia compatibile con il rafforzamento della proprietà intellettuale (e della «pseudo proprietà intellettuale»). La presentazione è finalizzata a confutare questo presupposto, dimostrando che l'Open Science è incompatibile con il continuo rafforzamento della proprietà intellettuale. Viene discusso, a questo fine, l'esempio dei dati della ricerca.
Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico (Stato, pubblica amministrazione) e politiche sulla scienza aperta. Alcuni problemi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva riconducibili a brevetti per invenzione, diritti d'autore, segni distintivi, segreti commerciali. Altri problemi concernono il controllo esclusivo dei dati non ascrivibile alla proprietà intellettuale come disegnata dalle normative internazionali e nazionali (proprietà intellettuale in senso stretto), bensì a un controllo esclusivo derivante da forme anomale di proprietà intellettuale ("pseudo-proprietà intellettuale") e da un potere di fatto connesso alla tecnologia. Un controllo esclusivo che può sommarsi alla (o essere indipendente dalla) protezione legislativa della proprietà intellettuale. La tesi di questo scritto è la seguente. Oltre a creare infrastrutture pubbliche e a creare standard aperti per testi, dati e codici occorre comprimere e riordinare i diritti di proprietà intellettuale che insistono sui dati. La compressione e il riordino della proprietà intellettuale è uno degli strumenti per provare a diminuire il potere di mercato degli oligopoli dei dati. Da questa politica normativa dipende il futuro dell'autonomia e della libertà delle istituzioni di ricerca (prime fra tutte: le università) e in, ultima analisi, della democrazia.