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La crisi delle relazioni fra Italia e Brasile : la grande naturalizzazione (1889-1896)
Gianfausto ROSOLI
Il saggio studia le relazioni tra Italia e Brasile e le questioni politico-giuridiche relative all'immigrazione, acuitesi dopo la rivoluzione republicana del 15 novembre 1889. Il flusso migratorio italiano costituiva in quegli anni, dopo l'abolizione della schiavitù nel 1888, il 40 % di tutta popolazione straniera e toccava allora le punte più elevate con ben 132 mila italiani entrati nel 1891.
Nella progettata costituzione brasiliana, non solamente si stabiliva che tutti i nati in Brasile fossero da considerare cittadini brasiliani, ma che tali fossero ritenuti anche gli stranieri che non dichiaravano l'intenzione di conservare la cittadinanza di origine, entro 6 mesi dall'entrata in vigore della nuova costituzione. L'Italia si oppose alla massiccia nazionalizzazione degli emigranti, riuscendo anche a coalizzare il fronte comune dei paesi europei (Portogallo, Spagna, Germania, Francia). Ma nonostante le proteste, il procedimento hrasiliano, chiamato della cittadinanza « presunta » o « tacita », entro nella costituzione repubblicana del 24 febbraio 1891. Numerose erano le questioni connesse all'attribuzione della cittadinanza, quali i diritti elettorali e l'ampiezza della tutela agli stranieri.
I difficili rapporti tra Italia e Brasile sono stati funestati anche da moti antitaliani (gli incidenti di Santos e S. Paulo di giugno-luglio 1892) che, pur non avendo spiccato carattere xenofobo, hanno aggravato il già nutrito contenzioso esistente tra le due nazioni. Solo nel 1896 con una soluzione amichevole, si poneva termine all'annosa questione dei reclami, indennizzando gli italiani che avevano subito danni. Complessivamente, le disposizioni giuridiche del Brasile, non meno che gli incidenti, hanno fatto nascere o rafforzare negli emigrati italiani un certo nazionalismo popolare, corne atteggiamento di difesa e sostituto di una vita comunitaria compromessa dall'emigrazione e dalle disfunzioni e arbitrarietà del potere locale.

This article delineates the general trends and patterns of emigration policy as it evolved within the Fascist government during the 1920s, explaining that policy in the broader context of official theory.