L'articolo illustra la figura di Filippo Mariotti (1833-1911) e l'azione da lui svolta a favore delle biblioteche italiane nel corso della sua lunga attività parlamentare, sia in veste di deputato, sia in quella di senatore. Il pensiero 'biblioteconomico' di Mariotti, sebbene si sia mosso prevalentemente entro i confini della tutela del patrimonio culturale, ha saputo cogliere ed esprimere temi di interesse rilevante anche in prospettiva moderna, quali la dimensione territoriale delle biblioteche e la necessità di un coordinamento tra i singoli istituti, da realizzare nel quadro di una legislazione nazionale organica. ; The article presents the figure of Filippo Mariotti (1833-1911) and examines his promotion of Italian libraries during his long parliamentary activity, both as a deputy and as a senator.Although Mariotti thought about libraries mainly in relation to the protection of cultural heritage, he was able to grasp and formulate themes of interest even in a modern perspective. For example, he was concerned about the territorial dimension of libraries and the need for coordination between institutions, which had to be achieved within the framework of an organic national legislation.
The text clarifies the biography and works of Ferdinando Martini (1841-1929), researcher and bibliophile, owner of a big library, which was later given to the Biblioteca Forteguerriana in Pistoia. Martini was at his time, together with Bonghi, the politician most involved in the reassessment of library policies in Italy after the national unification. He was Deputate at the Italian Parliement between 1876 and 1919, General Secretary of the Ministry of Education and collaborator of the Minister, Michele Coppino, in the first Giolitti government (1892-1893). He attended the 1879 inquiry on the Alessandrina Library in Rome, which is here re-examined, and partecipated in the political debate on State libraries in Italy, especially on the two National libraries founded in Rome and Florence. Martini's contribute to the Regulation on governmental libraries in Italy (october 28th, 1885, no. 346) reveals also his commitment to promoting the knowledge of the national bibliographic heritage, especially through the project Indici e cataloghi for the description of the main Italian collections of manuscripts and books. ; Il testo illustra la figura e l'opera di Ferdinando Martini (1841- 1929), studioso e bibliofilo, proprietario di una vasta biblioteca privata giunta alla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, considerato l'uomo politico italiano più attento alla riorganizzazione del servizio bibliotecario nazionale dello Stato unitario, insieme a Bonghi. Deputato al Parlamento italiano tra il 1876 e il 1919, dal 1884 al 1886 segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione e collaboratore del ministro Coppino, Ministro della Pubblica Istruzione col primo governo Giolitti (1892-1893), Martini prese parte all'inchiesta del 1879 sulla Biblioteca universitaria Alessandrina, qui ricostruita, e soprattutto al dibattito politico italiano sulle biblioteche statali, dando impulso alle due biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze. L'autore delinea il ruolo di Martini nel varo del Regolamento organico per le biblioteche governative del 28 ottobre 1885, n. 346 e documenta le principali attività a favore delle biblioteche e del patrimonio bibliografico nazionale; tra queste l'avvio della collana Indici e cataloghi per la conoscenza dei principali fondi manoscritti e a stampa.
Il volume qui presentato (Alberto Petrucciani. Libri e libertà: biblioteche e bibliotecari nell'Italia contemporanea) contiene una raccolta di saggi in parte già pubblicati altrove, ed è articolato in tre sezioni. La prima è dedicata a La storia delle biblioteche: perché?come? La seconda entra nel vivo della storia della professione bibliotecaria a partire dalla nascita, nel 1930, dell'Associazione dei bibliotecari italiani (che due anni dopo diventerà Associazione italiana per le biblioteche). La terza infine è dedicata ad alcune personalità del mondo bibliotecario italiano.Petrucciani crede fermamente nella continuità culturale della professione bibliotecaria fin dalle sue origini (che lui colloca nel Risorgimento), tuttavia la sua è una visione fortemente marcata da quella prospettiva risorgimentale ben espressa nel famoso slogan "fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani". Si tratta di una visione che presenta, a parere di chi scrive, tratti alquanto utopici, anche se di un'utopia generosa a cui forse non è male far riferimento oggi, in un momento in cui la coscienza nazionale – se mai ve ne è stata una – sembra così smarrita. È vero infatti che la storia (anche bibliotecaria) italiana non è fatta solo di episodi politici umilianti, ma presenta anche una ricchezza culturale che regge a qualsivoglia confronto con il resto del mondo; tuttavia accanto a tanta ricchezza permangono gravi carenze di accesso alla cultura intesa come capacità di interpretazione critica della realtà. Non suonano allora per nulla retoriche (e forse aiutano a capire meglio il significato profondo del titolo) le parole poste a conclusione della nota introduttiva: «Il libro è dedicato ai vecchi e giovani che hanno combattuto e combatteranno quella che è sempre stata la palla al piede del nostro paese, la sua ignoranza e incultura». ; The reviewed book – Alberto Petrucciani's Libri e libertà: biblioteche e bibliotecari nell'Italia contemporanea (Books and freedom: libraries and librarians in contemporary Italy) – includes a number of already published essays along with a few new ones. The first part is about The history of libraries: why? how? while the second part – Moments and problems – gets into the core of the library profession since the foundation, in 1930, of the Associazione dei bibliotecari italiani (Italian librarians' association). Eventually, the third part examines the figures of some historical Italian librarians.Petrucciani believes in a sort of continuity and coherence of the library profession since its birth (that he sets in the age of the Risorgimento) up to this time. Nevertheless – in the reviewer's opinion – this is a rather utopian ideal, although a charitably one now that our national consciousness seems so dismayed. Italian history (even Italian libraries' history) is not only made of discouraging political events, but of unequaled cultural prosperity as well. Still, it is also true that a a distinctive Italian feature is a serious lack of access to culture, interpreted as the ability of understanding reality. That's the reason why the following words don't sound bombastic at all, and perhaps can help us to understand the deep meaning of the title: «This book is dedicated to everyone – old and young – has fought and will fight the everlasting ball and chain of our country: illiteracy and ignorance».
The connection between the public library and local government derives from the former's genetic heritage. The case of Sweden would appear to be exemplary in this regard. Our interest derives not only from the evident connection between the development of library services and the high level of autonomy of local bodies, but also from the administrative policy choices implemented to enable local authorities to exercise the autonomy conferred efficiently and on these administrative initiatives' repercussions on library legislation. Sweden has a long-standing tradition of autonomy. Lay and ecclesiastical institutions intermingled until the two administrative spheres were separated in 1862. Simultaneously, town and provincial councils were endowed with powers to levy taxes for their administrative activities and to draw up their own budgets. The wide-ranging reforms introduced since the 1950s have drastically reduced the number of local authorities. This process was engendered by the awareness that an efficient response at local level to the request for services deriving from a modern industrial society entails first and foremost a concentration of resources, possible only for territorial bodies endowed with a sufficiently large population to assure, through taxes, adequate revenues. As regards libraries, state subsidies to town libraries were suspended in 1965, while provincial (or county) libraries are disciplined by a law of 1966 which envisages joint financing by the state and the provincial administration. The new library law enacted in 1996 (no. 1596 of 20 December 1996) is what we in Italy would call a "framework" law and consists of only ten incisive sections. This is a guideline law containing statements of principles, aimed above all at public libraries. The establishment of both town and county libraries is mandatory. As regards financing, local councils fund town library and school library services, while the counties, assisted by the state, fund the provincial library services. The state finances the university libraries, lending centres and special projects. The law pays specific attention to handicapped users and ethnic minorities.
Associazione italiana biblioteche.Silvana Marini - Alberto Raffaelli. Riviste per l'infanzia fra '800 e '900 dai fondi della Biblioteca Alessandrina. Firenze: Cesati, 2001, 214 p. (Documenti d'archivio e di Letteratura italiana; 4). ISBN 88-7667-120-X. Eur 20,66.Il volume raccoglie venti schede relative a riviste per l'infanzia pubblicate tra il 1881 (prima annata del «Giornale per i bambini») e il 1966 (ultima de «Il vittorioso»), corredate da una documentazione costituita da 15 testi tratti da questa raccolta e da riproduzioni di pregevoli illustrazioni in bianco e nero pubblicate in alcuni dei periodici esaminati.Non si può fare a meno di osservare subito, da un punto di vista bibliotecario, che trattandosi della descrizione del posseduto di una determinata biblioteca, quindi di uno strumento con funzione primariamente di tipo catalografico, si avvertirebbe la necessità dell'indicazione della consistenza per ciascuna testata, che invece non risulta, come d'altra parte non viene neppure riportata una dichiarazione di completezza della raccolta per tutte le annate indicate.Ciò premesso, va però sottolineato che l'intento del lavoro non si colloca principalmente sul versante bibliotecario e neppure su quello bibliografico, dove esistono repertori di ben maggiore ampiezza, quanto piuttosto su quello della storia della letteratura per l'infanzia e della ricostruzione di un contesto culturale e sociale entro il quale quella produzione ha preso vita e si è espressa.Non mancano tuttavia spunti interessanti che si possono ricavare dalla lettura dell'opera per avanzare qualche riflessione anche sulla realtà bibliotecaria italiana nel periodo considerato.Il primo di essi può provenire dalla semplice suggestione di alcuni nomi per chi si sia minimamente interessato delle vicende di storia delle biblioteche italiane del tardo Ottocento.Tra questi compare immediatamente quello di Ferdinando Martini, fondatore nel 1881 e primo direttore, fino all'aprile dell''83, del «Giornale per i bambini»; poi, quello di Ruggiero Bonghi, collaboratore del «Giornale illustrato per i ragazzi» pubblicato tra il 1886 e il 1888 dall'editore Perino e quello di Tommaso Gnoli, che figura tra i collaboratori de «La ricreazione», uscita presso lo stesso editore romano tra il '95 e il '97. Nomi di cui non può sfuggire l'importanza nel campo della politica per le biblioteche, nei primi due casi, in quello della direzione di importanti istituti storici, quali l'Angelica, la Casanatense, la Braidense, nell'ultimo.Proprio l'importanza di questi nomi sul terreno della letteratura, della politica e della gestione bibliotecaria del più alto livello ci conferma d'altra parte un dato abbastanza evidente: che questa produzione periodica per l'infanzia era in gran parte programmata e controllata dai rappresentanti di ceti dirigenti che apparivano preoccupati di proporre e riprodurre tra i lettori più giovani le idee ritenute fondanti per la partecipazione al giovane Stato nazionale: l'ordine politico, la concordia sociale, una morale caritativa prevalentemente di stampo laico umanitario.Una seconda osservazione interessante, sia per la storia editoriale che per quella dell'istituto del deposito legale, può essere fatta a proposito della formazione della specifica raccolta qui esaminata. Il fatto che si tratti di testate per la gran parte pubblicate a Roma (a parte un paio di eccezioni, tra le quali quella per altro assai importante del «Corriere dei piccoli») è innanzitutto conferma, principalmente per l'età giolittiana, di «quel singolarissimo fenomeno, proprio della Roma di quegli anni, costituito dalla crescita di un'intensissima e frenetica vita letteraria in un luogo caratterizzato dalla quasi totale assenza di letteratura», per usare un'espressione di Alberto Asor Rosa e Angelo Cicchetti qui richiamata nell'Introduzione. Ma è anche, sul terreno bibliotecario, espressione dell'esercizio del diritto a ricevere per deposito obbligatorio attribuito all'Alessandrina per la provincia di Roma dal disposto sul deposito legale così come si è configurato nella legislazione italiana.Ne deriva un'ultima considerazione che mi pare possa essere avanzata relativamente alle varie funzioni attribuibili al controllo bibliotecario delle pubblicazioni tramite il deposito legale, funzioni che possono essere utilmente vagliate proprio in relazione a un materiale a destinazione particolare come la stampa periodica per ragazzi.Ora, se non vi è dubbio che la principale funzione di questo tipo di controllo possa essere riconosciuta nella costituzione di un "archivio del libro" che può logicamente esplicarsi anche in maniera geograficamente articolata (purché non manchi una istanza centrale di informazione bibliografica e di promozione di accesso al materiale), non si deve neppure ignorare quella dell'assicurazione di una concreta disponibilità dei documenti a favore dell'utenza a cui essi sono in particolare destinati.Da questo secondo punto di vista c'è da chiedersi se una biblioteca "universitaria" come l'Alessandrina, tenuto anche conto della sua strutturazione fisica e delle modalità del suo utilizzo, abbia costituito e costituisca un istituto adatto alla gestione di questo tipo di materiale o se questa funzione non avrebbe potuto venire meglio espletata, anche sul piano locale, da una biblioteca istituzionalmente destinata alla lettura per e dell'infanzia.Si tratta evidentemente di un quesito che rimanda a problemi di varia natura: sul terreno storico non si può fare a meno di ricordare il ritardo, rispetto al movimento internazionale della biblioteca pubblica, con cui si sono sviluppate nel nostro paese strutture bibliotecarie per l'infanzia; su quello legislativo si deve, anche in questo caso, sottolineare la necessità impellente di addivenire a una riforma della legge sul deposito, anche per poter disporre di strumenti articolati capaci di assicurare un controllo efficace del materiale di natura e destinazione specifica.
Although Italy has a long-standing and important tradition as regards public libraries, the modern notion of public library has still to achieve a clear definition and precise application. On the theoretical plane, the concept of public library was related to an abstract idea of democracy which derived from the Anglo-Saxon, and in particular North American, world. This formulation was however too openly ideological, and although it did serve in some cases to promote the institution of services which drew on international experiences, it was incapable of bringing the true innovative character of this institution fully to the fore. If we look at the origins of the public library in Great Britain, it is immediately obvious that the design which led to its birth and was reflected in the work of the Select Committee of 1849 contained a clear and precise reference to the public libraries which already existed in Europe: the French, Belgian, German and Italian libraries were considered "public" as they were open for public use and it was precisely this aspect it was desired to implement in Britain. However, when the bill was debated in the House of Commons, the function of the public library was linked to the social, cultural and moral improvement of the working classes, a perspective which was little different from that which inspired the movement for "popular libraries" in the rest of Europe. The distinguishing aspect of Anglo-Saxon public libraries should therefore be sought not in how the public nature of the library service is viewed, but rather in two other fundamental aspects. First, the direct and sole attribution of the local community with all power and responsibility, firstly economic, vis-à-vis the public library: the public library is thus a typical self-governing institute and in this very specific and concrete sense can also be considered an expression of democracy. Second, the response the public library was called upon to furnish from the very outset to demands for "useful knowledge" within the ambit of the industrial society, i.e., the informative, and not conservative, function it was charged with providing to respond to the needs of local taxpayers. It would probably be erroneous to believe the Public Libraries Act of 1850 heralded the birth of an institution which could immediately ensure the participation of all social classes in the country's cultural life; on the contrary, this has probably never been fully achieved. Nonetheless, the public library has made possible the birth of local library systems conceived and equipped as instruments of social information and communication. This was the case initially mainly in cities, where the process of industrialisation was in full swing in the last century, with significant financial and cultural consequences, while the adequate development of public libraries in rural zones dates, in Great Britain at least, to the period immediately following the First World War and in most of Europe, including Italy, to as late as after the Second World War.
The article poses the problem of the possible identification in the Italian legal system of an organic collection of regulations that govern and control libraries, with special reference to those that carry out a public service. It is basically a question of establishing if in Italy there is a "library law", that in any case represents a more extensive and complex phenomenon than simple library legislation. Reference is in fact made to the concept of "juridical process", as outlined especially by Norberto Bobbio, regarding and strictly connected to the other fundamental concept of juridical system, within the realm of which juridical institutes are born, in a framework that must exclude the presence of "antinomies", that is to say of contradictions between regulations.It is well known that the Italian situation is characterized by the absence of an organic state law on libraries and by the presence, on the other hand, of a vast legislative corpus of a regional nature; this leads to the emergence in the library field not only of legislative sources that differ from those of the state, but even of a plurality of juridical systems, composed not only of formal laws, but of legislative situations of various nature. What has however been lacking up to now, both on the state side and on that of the region, is an activity of systematizing those regulations capable of outlining with precision and effectiveness some fundamental institutes, first and foremost that of public libraries. The most recent developments of basic local autonomy and the progressive establishment of the need for inter-institutional initiatives, based on the principle whereby in the case of two crimes, the punishment for the more serious crime takes precedence over the application of the punishment for the less serious crime, do perhaps make it possible to foresee a path to a better systemic arrangement, which however cannot disregard, obviously, the effective existence of sufficiently equipped library institutes. This can also form the confirmation of some principles established by the institutional school: that is to say the logical precedence of bodies that can be organized over the pure manifestation of legislative will. ; La questione posta nell'articolo riguarda la possibilità di individuare nell'ordinamento italiano un insieme organico di norme che disciplinano e regolano le biblioteche, con particolare riferimento a quelle che svolgono un servizio pubblico. Si tratta insomma di stabilire se esiste in Italia un "diritto delle biblioteche", che rappresenta comunque un fenomeno più ampio e complesso della semplice legislazione bibliotecaria.Viene fatto riferimento al concetto di "sistema giuridico", così come è stato delineato in particolare da Norberto Bobbio, in riferimento e in stretta connessione con l'altro concetto fondamentale di ordinamento giuridico, nell'ambito del quale si determina la nascita degli istituti giuridici, in un quadro che deve escludere la presenza di "antinomie", vale a dire di contraddizione tra le norme.La situazione italiana è caratterizzata, come è ben noto, dall'assenza di una legislazione statale organica sulle biblioteche e dalla presenza, invece, di un vasto corpusnormativo di carattere regionale; ciò porta a configurare l'esistenza in campo bibliotecario non solo di fonti legislative diverse da quelle statali, ma addirittura di una pluralità di ordinamenti giuridici, fatti non solo di leggi formali, ma di realtà normative di varia natura. E' mancata tuttavia, fino ad ora, sia sul versante statale che su quello regionale un'attività di sistematizzazione delle norme capace di delineare con precisione ed efficacia alcuni fondamentali istituti, primo tra tutti quello della biblioteca pubblica.I più recenti sviluppi dell'autonomia locale di base e la progressiva affermazione della necessità di iniziative inter-istituzionali basate sul principio di sussidiarietà permettono forse di intravedere una strada di migliore organizzazione sistemica, che non può tuttavia prescindere, come ovvio, dall'effettiva esistenza di istituti bibliotecari sufficientemente attrezzati. Ciò può anche costituire una conferma di alcuni principi posti dalla scuola istituzionale: vale a dire la precedenza logica di entità organizzabili rispetto alla pura manifestazione di volontà normativa.
Within the panorama of considerable development shown by the countries of Northern Europe in the field of public libraries, the situation of Finland was until recently characterized by a state of a certain marginality and little importance. Today the situation in Finland is, on the contrary, one of considerable structural and functional development and widespread distribution of the institutes, both at university and research level and at the level of public libraries In Finland, political-administrative action regarding cultural institutions is under the control of the Ministry for Education, which is divided into two departments, one for culture and one for education. The first of these administrations is responsible for state programmes and interventions for public libraries, while the second looks after the university, research and school libraries. There was a radical change in the field of public libraries starting from the Sixties, with the establishment of a model of Welfare State, the peculiarity of which was a strong impulse given to all kinds of structures, especially cultural structures. This led to a firm commitment of joint financing between State and municipality for the development of the library system. The Seventies saw a real boom in State cultural investments. This meant a process of centralization that led to a drastic reduction in the number of independent local libraries and a considerable expansion in the services of mobile libraries. Above all, the district library systems which hinge on the local libraries were developed and the latter were attributed the role of "provincial" libraries. This type of semi-decentred and cooperative organization was ratified in the 1986 library law. This legislation made municipal library service obligatory and confirmed the joint financing of the State and local bodies on the basis of parameters fixed by the same law.Even more recently, the 1998 law made an important contribution to the subject of the development of the services as a necessary and obligatory factor. The basic results of these must be made public and the entire operation is entrusted to the Ministry, with assistance from the state provincial offices and the municipal libraries at local level. The effects of these legislative and administrative interventions have been considerable and allows Finland to take its place today among the countries that have one of the most advanced library systems. An important example is that of the urban library system of the city of Tampere.Generally speaking, even in the smaller towns the country has modern and efficient library structures that have been built with advanced architectural criteria and which have good library collections, audiovisual material and computer equipment. ; Nel panorama di notevole sviluppo che presentano, nel campo delle biblioteche pubbliche, i paesi del Nord Europa, la situazione della Finlandia appariva, fino a qualche tempo fa, segnata da una certa marginalità e da un'importanza minore. La situazione che oggi si presenta nel Paese è invece quella di un notevole sviluppo strutturale e funzionale e di una diffusione capillare degli istituti, sia a livello universitario e di ricerca, sia a livello di biblioteche pubbliche. L'azione politico-amministrativa relativa alle istituzioni culturali fa capo in Finlandia al Ministero dell'educazione, diviso in due dipartimenti, uno per la cultura e uno per l'educazione. Alla prima di queste amministrazioni appartiene la competenza in materia di programmi e interventi statali per le biblioteche pubbliche, alla seconda quella per le biblioteche universitarie, di ricerca e per le biblioteche scolastiche. Nel campo delle biblioteche pubbliche un salto di qualità si è determinato a partire dagli anni Sessanta, insieme all'affermarsi di un modello di Welfare State, la cui peculiarità è consistita in un forte impulso dato alle strutture di ogni genere, in particolare a quelle culturali, che ha portato alla decisa affermazione del finanziamento congiunto da parte dello Stato e delle municipalità per lo sviluppo del sistema bibliotecario. Negli anni Settanta si è prodotto un vero e proprio boom di investimenti culturali statali. Si è trattato di un processo di centralizzazione che ha visto una drastica riduzione del numero delle biblioteche locali autonome e una forte espansione dei servizi di biblioteche mobili e, soprattutto, il potenziamento dei sistemi bibliotecari comprensoriali che si imperniano sulle biblioteche locali, alle quali è stato attribuito il ruolo di "provinciali". Questo tipo di organizzazione, semi-decentrata e cooperativa, è stata ratificata nella legge bibliotecaria del 1986, che dichiarava obbligatorio il servizio bibliotecario comunale e confermava il finanziamento congiunto dello Stato e degli enti locali sulla base di parametri fissati dalla stessa legge.Ancora più recentemente la legge del 1998 ha introdotto significativamente il tema della valutazione dei servizi come prassi necessaria e obbligatoria, i cui risultati essenziali devono essere resi pubblici e che viene affidata al Ministero, con la collaborazione degli uffici provinciali statali e delle biblioteche municipali per quanto concerne il livello locale. Gli effetti di questi interventi legislativi e amministrativi sono stati considerevoli e permettono di collocare oggi la Finlandia tra i paesi dotati di un servizio biblioteche pubbliche tra i più avanzati. Un esempio significativo è costituito dal servizio bibliotecario urbano della città di Tampere.In linea generale, il paese dispone anche nei centri minori di strutture bibliotecarie moderne ed efficienti, costruite con criteri architettonici avanzati e dotate di buone raccolte librarie, di materiale audiovisivo e di attrezzature informatiche.