The essay reconstructs the development of studies on rural lordships in Trentino during the 19th-20th centuries, the period of the dissolution of a seigniorial system that had survived almost six hundred years.
In the 14th and 15th centuries the Counts of Arco, settled immediately north of Lake Garda, played an important 'hinge function', linking politically now with the powers of the strong Italian cities. The Counts of Arco had close cultural and political relations especially with Brescia and Verona.
The essay illustrates some aspects of the control exercised by Italian rural lords in the 14th and 15th centuries over ecclesiastical institutions located on lordly territory (parish churches, chapels, monasteries). It dwells in particular on the rights of jus patronatus and relations with the ecclesiastical hierarchies.
Between the sixteenth and nineteenth centuries, the elites (secular and ecclesiastical) of the many villages, castles, smaller urban centres that make the Italian landscape so unique, started to deeply rethink the past of their "small homeland". Roman (but also pre-Roman) heritage and medieval tradition are at the centre of interest; bold "inventions" and manipulations alternate with searches for a solid erudite structure. The essays published here concern the Italian regions of Piedmont, Romagna, Emilia, Tuscany, Marche, Umbria, Terra di Bari, Campania. In the essays, a strong sense of identity and a robust self-awareness emerges; ultimately, this is the vitality of a connective tissue of settlements featuring an "original character" relevant in the Italian historical events from the Middle Ages to the present day.
Il saggio è suddiviso in paragrafi che accompagnano le fasi principali della storia architettonica ed artistica della basilica zenoniana: l'XI secolo (l'età dell'abate Alberico: la costruzione del campanile), i primi decenni del XII secolo (sino al 1136 circa: il grande cantiere romanico di Nicolò), la seconda metà del XII secolo e gli inizi del successivo (all'incirca sino al 1225 e alla morte a San Zeno del cardinale Adelardo: l'innalzamento della navata e il completamento della facciata, con il lavoro di Adamino da San Giorgio e di Brioloto «de Balneo»); e infine l'età ezzeliniana e gli inizi della dominazione scaligera.
Sono pubblicati i verbali di due sedute del consiglio maggiore del comune di Verona, riunito nel giugno e settembre 1367. I verbali comprendono l'elenco nominativo dei consiglieri (867 e 742 rispettivamente). Nella prima parte del saggio sono fornite le informazioni archivistiche e diplomatistiche necessarie. I medesimi documenti sono studiati, dal punto di vista della storia sociale e politica, nel saggio dello stesso autore Il consiglio maggiore del comune di Verona nel 1367, in Venice and the Veneto during the Renaissance: the Legacy of Benjamin Kohl, a cura di M. Knapton, J.E. Law, A. Smith (). ; We publish here the minutes of two meetings of the Great Council of the city of Verona, held in June and September 1367. Each minute includes a list of the names of the members of the Council (867 in the first minute and 742 in the second). The first part of the essay provides the required archival and diplomatistic information. These same documents are studied from the point of view of the social and political history in the essay by the same author The Great Council of the town of Verona in 1367, in Venice and the Veneto during the Renaissance: the Legacy of Benjamin Kohl, edited by M. Knapton, J.E. Law and A. Smith ().
Sono pubblicati i verbali di due sedute del consiglio maggiore del comune di Verona, riunito nel giugno e settembre 1367. I verbali comprendono l'elenco nominativo dei consiglieri (867 e 742 rispettivamente). Nella prima parte del saggio sono fornite le informazioni archivistiche e diplomatistiche necessarie. I medesimi documenti sono studiati, dal punto di vista della storia sociale e politica, nel saggio dello stesso autore Il consiglio maggiore del comune di Verona nel 1367, in Venice and the Veneto during the Renaissance: the Legacy of Benjamin Kohl, a cura di M. Knapton, J.E. Law, A. Smith ().
In un certo numero di città italiane, tra Duecento e Trecento il potere politico è assunto da un signore, al quale i consigli comunali conferiscono l'arbitrium (e ai quali più tardi, ai primi del Trecento, il potere imperiale o papale offre un riconoscimento attraverso il vicariato). Sia dal punto di vista del personale, sia dal punto di vista dell'organizzazione degli uffici, sia infine dal punto di vista della tipologia della documentazione prodotta, i signori cittadini adottano pratiche nuove, ed elaborano modelli documentari nuovi, con molta prudenza. Il sistema documentario comunale, e i notai che ne erano gli artefici e i protagonisti, poté infatti adattarsi, almeno per un certo lasso di tempo, alla nuova situazione politica. Il saggio esamina queste problematiche per Mantova bonacolsiana, riprendendo le ricerche di Pietro Torelli. Sono dunque approfonditi (con particolare attenzione agli anni tra il 1290 e il 1310) i rapporti tra i signori e uno scelto gruppo di notai: fedeli alla loro funzione di officiali comunali, ma anche attenti alle esigenze documentarie della famiglia al potere. ; In several Italian cities between the 13th and the 14th century the political power is monopolized by a signore (a lord), thanks to the attribution of the arbitrium from the communal councils, later confirmed by the emperor or the pope in the form of the concession of the vicariate on the same city. These lords adopt new practices in choosing their men, organising the offices, producing different typologies of acts and cautiously elaborating new documentary models. The documentary communal system, and the notaries who produced and directed it, could adapt itself to the new political situation, at least at the beginning of this process. The essay focuses on these topics in order to analyse the case of Mantova under the Bonacolsi rule, reconsidering the researches of Pietro Torelli. The text explores the relationships between the lords of the city and a selected group of notaries, at the same time loyal to their original function as communal officers, but also clearly conscious of the rising documentary needs of the ruling family, mostly in the years 1290-1310.
In un certo numero di città italiane, tra Duecento e Trecento il potere politico è assunto da un signore, al quale i consigli comunali conferiscono l'arbitrium (e ai quali più tardi, ai primi del Trecento, il potere imperiale o papale offre un riconoscimento attraverso il vicariato). Sia dal punto di vista del personale, sia dal punto di vista dell'organizzazione degli uffici, sia infine dal punto di vista della tipologia della documentazione prodotta, i signori cittadini adottano pratiche nuove, ed elaborano modelli documentari nuovi, con molta prudenza. Il sistema documentario comunale, e i notai che ne erano gli artefici e i protagonisti, poté infatti adattarsi, almeno per un certo lasso di tempo, alla nuova situazione politica. Il saggio esamina queste problematiche per Mantova bonacolsiana, riprendendo le ricerche di Pietro Torelli. Sono dunque approfonditi (con particolare attenzione agli anni tra il 1290 e il 1310) i rapporti tra i signori e uno scelto gruppo di notai: fedeli alla loro funzione di officiali comunali, ma anche attenti alle esigenze documentarie della famiglia al potere.
Alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento, i comuni alloglotti della montagna veronese (detti più tardi "Tredici Comuni") e della montagna vicentina ("Sette Comuni") fabbricarono una lunga serie di documenti falsi, attribuiti all'epoca di Cangrande della Scala (anni '20 del Trecento), con l'obiettivo di definire sul terreno i confini del proprio territorio, usurpando pascoli e boschi appartenenti ad enti e proprietari delle città di Verona e Vicenza oppure ai signori e alle comunità della Vallagarina e della Valsugana soggette all'impero asburgico. La ricerca analizza, comparativamente, i due casi, profondamente diversi tra di loro. Nella montagna veronese, infatti, l'insediamento umano e la creazione di comunità organizzate fu molto tarda, e si concretizzò solo nel Trecento e nel Quattrocento; nella montagna vicentina invece le comunità rurali si organizzano precocemente, e soprattutto ha una notevole importanza, in questo caso, il confine 'interstatale' tra il territorio vicentino e il territorio feltrino, e successivamente tra il territorio vicentino e l'impero asburgico, che dagli inizi del Quattrocento controlla la Valsugana. La ricerca discute infine l'atteggiamento del governo veneziano, che deliberatamente accetta, per motivazioni politico-strategiche, questi "confini inventati".
Alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento, i comuni alloglotti della montagna veronese (detti più tardi «Tredici Comuni») e della montagna vicentina («Sette Comuni») fabbricarono una lunga serie di documenti falsi, attribuiti all'epoca di Cangrande della Scala (anni '20 del Trecento), con l'obiettivo di definire sul terreno i confini del proprio territorio, usurpando pascoli e boschi appartenenti ad enti e proprietari delle città di Verona e Vicenza oppure ai signori e alle comunità della Vallagarina e della Valsugana soggette all'impero asburgico. La ricerca analizza, comparativamente, i due casi, profondamente diversi tra di loro. Nella montagna veronese, infatti, l'insediamento umano e la creazione di comunità organizzate fu molto tarda, e si concretizzò solo nel Trecento e nel Quattrocento; nella montagna vicentina invece le comunità rurali si organizzano precocemente, e soprattutto ha una notevole importanza, in questo caso, il confine 'interstatale' tra il territorio vicentino e il territorio feltrino, e successivamente tra il territorio vicentino e l'impero asburgico, che dagli inizi del Quattrocento controlla la Valsugana. La ricerca discute infine l'atteggiamento del governo veneziano, che deliberatamente accetta, per motivazioni politico-strategiche, questi "confini inventati". ; At the end of the fifteenth century and in the sixteenth century the non-Italian speaking communes of the Veronese mountains (later called «Tredici Comuni») and of the Vicentine mountains (later called «Sette Comuni») made up a large number of faked documents, dating at the age of Cangrande della Scala (the 20s of the fourteenth century) with the aim of establishing the boundaries of their territory, usurping pastures and forests belonging to institutions and citizens of Verona and Vicenza, or to the lords and the communities of the Vallagarina and the Valsugana subject to the Habsburg Empire. The research carries out a comparative analysis of these two largely different cases. In the Veronese mountains, in fact, human settlings and the creation of organized communities date only from the fourteenth and the fifteenth centuries, while the rural communities of the Vicentine mountains had long since established; in the case we analyze here, of particular importance is the 'inter-state' boundary between the territory of Vicenza and the territory of Feltre, and later between the territory of Vicenza and the Habsburg Empire, whose rule upon the Valsugana dates from the beginning of the fifteenth century. The research also discusses the attitude of the Venetian government, and its purposely acceptance, owing to political-strategic reasons, of these 'invented boundaries'.
Alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento, i comuni alloglotti della montagna veronese (detti più tardi «Tredici Comuni») e della montagna vicentina («Sette Comuni») fabbricarono una lunga serie di documenti falsi, attribuiti all'epoca di Cangrande della Scala (anni '20 del Trecento), con l'obiettivo di definire sul terreno i confini del proprio territorio, usurpando pascoli e boschi appartenenti ad enti e proprietari delle città di Verona e Vicenza oppure ai signori e alle comunità della Vallagarina e della Valsugana soggette all'impero asburgico. La ricerca analizza, comparativamente, i due casi, profondamente diversi tra di loro. Nella montagna veronese, infatti, l'insediamento umano e la creazione di comunità organizzate fu molto tarda, e si concretizzò solo nel Trecento e nel Quattrocento; nella montagna vicentina invece le comunità rurali si organizzano precocemente, e soprattutto ha una notevole importanza, in questo caso, il confine 'interstatale' tra il territorio vicentino e il territorio feltrino, e successivamente tra il territorio vicentino e l'impero asburgico, che dagli inizi del Quattrocento controlla la Valsugana. La ricerca discute infine l'atteggiamento del governo veneziano, che deliberatamente accetta, per motivazioni politico-strategiche, questi "confini inventati". ; At the end of the fifteenth century and in the sixteenth century the non-Italian speaking communes of the Veronese mountains (later called «Tredici Comuni») and of the Vicentine mountains (later called «Sette Comuni») made up a large number of faked documents, dating at the age of Cangrande della Scala (the 20s of the fourteenth century) with the aim of establishing the boundaries of their territory, usurping pastures and forests belonging to institutions and citizens of Verona and Vicenza, or to the lords and the communities of the Vallagarina and the Valsugana subject to the Habsburg Empire. The research carries out a comparative analysis of these two largely different cases. In the Veronese mountains, in fact, human settlings and the creation of organized communities date only from the fourteenth and the fifteenth centuries, while the rural communities of the Vicentine mountains had long since established; in the case we analyze here, of particular importance is the 'inter-state' boundary between the territory of Vicenza and the territory of Feltre, and later between the territory of Vicenza and the Habsburg Empire, whose rule upon the Valsugana dates from the beginning of the fifteenth century. The research also discusses the attitude of the Venetian government, and its purposely acceptance, owing to political-strategic reasons, of these 'invented boundaries'.
Alcuni documenti inediti confermano la presenza di eretici "catari" nel territorio veronese (nei castelli di Sirmione e Cerea, tra XII e XIII secolo) e nella città, e la propensione ad un atteggiamento repressivo dei poteri politici cittadini.
A few unpublished documents demonstrate the 'cathar' heretics' presence in the veronese territory (in the castles of Sirmione and Cerea, between the 12th and 13th centuries) and in the city itself, as well as the tendency of the municipal political authorities towards a repressive attitude. ; Alcuni documenti inediti confermano la presenza di eretici "catari" nel territorio veronese (nei castelli di Sirmione e Cerea, tra XII e XIII secolo) e nella città, e la propensione ad un atteggiamento repressivo dei poteri politici cittadini.
In recent decades, the importance of rural lordship in the history of Italy in the late Middle Ages has been reconsidered and reassessed. On the basis of a wealth of archive documentation, this volume offers a systematic and reasoned description of the political, economic, social and cultural aspects of rural lordship in a territory located "on the borders of Italy'" the episcopal principality of Trento in the 14th and 15th centuries. From their castles scattered in the alpine valleys, at the foot of the mountains, the noble families of Trento looked increasingly towards Vienna and the Habsburg empire; in their relations with the peasant world, they set up in the 15th century balances of power destined to remain almost intact throughout the modern age, until the end of the First World War.