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In the twelfth-century, Pisa was a powerhouse of global trade, a city that stood at the centre of Medieval Europe. But Pisa had a problem. It was running out of coins. In the face of a looming financial crisis, the city s rulers and its moneylenders forged a deal that laid the foundations of the modern state and of present-day banking.In Money and Promises, the distinguished banker and scholar Paolo Zannoni examines the extraordinary relationship between states and banks. He draws upon seven case studies: the republic of twelfth-century Pisa, seventeenth-century Venice, the early years of the Bank of England, Imperial Spain, the Kingdom of Naples, the nascent USA during the American Revolution, and Bolshevik Russia in 1917-21. Spanning a multitude of countries, political systems and historical eras, Zannoni shows that at the heart of our institutions lies an intricate exchange of debt and promises that has shaped the modern world.Featuring pioneering research and original insights, this authoritative yet accessible book explores the vital relationship upon which our financial and political systems still depend

ABSTRACTThis article is an attempt to clarify the concept of elite. Elite is a concept that has been used through different centuries, by different people, in different cultural and intellectual environments. The result of this plurality of uses is that, in political science today, elite is a fuzzy concept. Concepts are not mere words. They stand for meanings and referents. These meanings and referents are what makes a concept useful to describe and explain phenomena.The clarification of the meanings and referents of "elite" is a way to give us better knowledge of the strengths and weaknesses of the concept of elite in explaining the empirical phenomena of elite.First of all the article offers an analysis of the main components of the concept and its sources of confusion. Following the most recent findings of philosophy of language, two main sources of concept confusion are identified: ambiguity and vagueness. In order to remove these sources of confusion the author deals, first, with the problem of apparent synonymy. A close analysis of the terms most commonly used as synonyms of "elite": "ruling class,""aristocracy,""oligarchy" and "political class," shows that these terms are not synonyms but that every one of them has a specific meaning different from the others. The supposed synonymy or the use of different words for the same meanings is not the only source of confusion of the concept of elite. Using the same words with different meanings seems to be quite common in the literature on the concept of elite. It is, in fact, clear that different people attribute different meanings to the same words. Among that variety of meanings attributed to "elite" seven are examined in the article: those of Pareto, Mosca, Marx, Wright Mills, Michels, Ortega y Gasset, and the Pluralists.

IntroduzioneLo stato di una disciplina è riflesso dallo stato dei suoi concetti. Quindi un'analisi dei concetti fondamentali di una disciplina è un'analisi della disciplina stessa. Se questa affermazione è vera, la principale caratteristica della scienza politica è la confusione. Confusione nei significati, nei referenti e nella significatività dei suoi concetti fondamentali. A nostro parere conoscere le cause di questa confusione costituisce il primo passo verso la riduzione o l'eliminazione della confusione stessa. La logica contemporanea, la filosofia del linguaggio e la filosofia della scienza hanno rivolto grande attenzione al problema della formulazione e della chiarificazione dei concetti. In questo saggio quindi cercherò di utilizzare alcuni contributi di queste discipline nel tentativo di chiarire il concetto di élite.

IntroduzioneUno dei temi piú problematici ed importanti dibattuti oggi nella scienza politica è l'orizzonte temporale dei regimi democratici. La sua problematicità consiste nel fatto che non si sa con certezza se l'esistenza di una forma democratica di governo influenzi l'orizzonte temporale dei regimi politici. È ipotesi assai frequente nella letteratura politologica degli ultimi venti anni, da Lippmann a Rawls, che i sistemi politici democratici siano affetti da miopia nel prendere le decisioni politiche, in quanto legati alle preferenze immediate dei cittadini. Questa ipotesi, per quanto interessante, non è però stata fino ad ora suffragata da sufficienti dati empirici.

IntroduzioneUna ricerca sugli studi di relazioni industriali, apparsa recentemente a cura del CO.S.PO.S. (Comitato per le Scienze Politiche e Sociali) si propone di valutare l'evoluzione della cultura sindacale in Italia dal 1949 al 1970; tale ricerca bibliografica è dedicata agli studi che hanno come oggetto il sindacato in quanto attore principale di un sistema di relazioni industriali. Uno studio analogo che avesse come oggetto il sindacato come attore politico terminerebbe peraltro in breve spazio, perché la cultura sindacale italiana si presenta assai carente di opere che esaminino il sindacato da questo punto di vista.

IntroduzioneUno dei fenomeni piú caratteristici della vita delle società industriali avanzate è l'accresciuta importanza del com portamento politico delle organizzazioni sindacali. Ma ne possediamo una conoscenza assai scarsa. La maggior parte delle analisi finora condotte sono di natura giuridica ed economica. In sede di scienza politica i sindacati sono stati analizzati dagli studiosi neo-pluralisti, preoccupati piú di dimostrare la validità del concetto di gruppo come concetto base della politica, che non di studiare i singoli gruppi. Noi ci proponiamo invece di esaminare i problemi che si pongono a chi voglia analizzare le organizzazioni sindacali dall'interno, con particolare riguardo alla loro fisionomia e alla natura del loro processo politico.