Il lavoro ha ad oggetto il mutamento nell'indirizzo politico europeo esplicitato dal Programma 2019-2024 della Commissione europea, dai lavori sulla Conferenza sul futuro dell'Europa e dalla risposta alla crisi sanitaria da Covid-19. Più precisamente, il saggio indaga le ripercussioni sull'assetto normativo e istituzionale dell'Unione determinate dal radicarsi di una matrice sociale informata al principio di solidarietà prescritto dai Trattati a lungo contraddetto da politiche fondate sulla preminenza del principio di concorrenza. Ricostruita la volontà delle istituzioni europee di rafforzare la solidarietà sociale, posta a fondamento dell'Agenda della Commissione von der Leyen e dei lavori per la Conferenza sul futuro dell'Europa, l'analisi prende in considerazione anche la risposta europea alla crisi sanitaria da Covid-19. Si ritiene che la messa in discussione di alcuni capisaldi del tradizionale diritto economico europeo, a favore dell'approccio solidaristico che ha condotto all'adozione del Next Generation EU e delle altre misure finanziate attraverso il ricorso all'indebitamento, racchiuda in sé un potenziale trasformativo in grado di coniugare la ripresa economica con un ripensamento delle regole fiscali e di bilancio. Reputato poco realistico un puro e semplice ritorno all'assetto istituzionale e normativo pre-emergenziale, il lavoro si interroga, in una prospettiva de iure condendo, sul destino dei principi di pareggio di bilancio e del mantenimento della stabilità dei prezzi previsti dal TFUE, dagli accordi intergovernativi (come il c.d. Fiscal Compact) e dalle Costituzioni che, come la nostra, a quei principi si sono adeguate. Il saggio si conclude sostenendo che tale mutato indirizzo politico, sebbene non consenta ancora di parlare di uno Stato sociale europeo, evidenzia quanto meno l'aspirazione dell'Unione a diventarlo. ; The work deals with the change in the European political direction expressed by the Pro-gram 2019-2024 of the European Commission, the work on the Conference on the Future of Europe and the response to the health crisis by Covid-19. More precisely, the essay investigates the repercussions on the regulatory and institutional structure of the Union determined by the taking root of a social matrix informed by the principle of solidarity prescribed by the Treaties, long contradicted by policies based on the primacy of the principle of competition. Having reconstructed the will of European institutions to reinforce social solidarity, which is the foundation of the von der Leyen Commission's Agenda and the work of the Conference on the Future of Europe, the analysis also takes into consideration the European response to the Covid-19 health crisis. It is believed that the questioning of some of the cornerstones of traditional European economic law, in favor of the solidarity based approach that led to the adoption of the Next Generation EU and other measures financed through recourse to debt, contains a transformative potential capable of combining economic recovery with a rethinking of fiscal and budgetary rules. Given the unrealistic nature of a mere return to the pre-emergency institutional and regulatory set-up, the work questions, in a de iure condendo perspective, the fate of the principles of balanced budgets and maintenance of price stability provided by the TFEU, intergovernmental agreements (such as the so-called Fiscal Compact) and the Constitutions which, like ours, have adapted to those principles. The essay concludes by arguing that this change in political direction, even though it does not yet make it possible to speak of a European welfare state, at least highlights the Union's aspiration to become one.
Dottorato di ricerca in Diritto dei mercati europei e globali. Crisi, diritti, regolazione ; Il diritto penale tributario è stato, nel corso del tempo, oggetto di profondi mutamenti ed oggi l'area di intervento della sanzione penale risulta, in concreto, estremamente circoscritta rispetto al passato. In particolare, con il Decreto Legislativo 24 settembre 2015 n.158, il ricorso alla sanzione penale è attenuato sia mediante una rimodulazione delle singole fattispecie delittuose, sia attraverso la previsione di una specifica causa di non punibilità collegata al pagamento integrale dell'obbligazione tributaria. Dalle scelte operate dal legislatore nel recente passato appare evidente la tendenza sempre più spiccata verso un diritto penale della riscossione, in cui la rinuncia alla sanzione penale trova giustificazione nella piena soddisfazione degli interessi patrimoniali dello Stato. Proprio dall'opportunità offerta al contribuente di eliminare la rilevanza penale della propria condotta, attraverso una controazione compensativa idonea a garantire la piena soddisfazione dell'Erario, emerge chiaramente il ruolo centrale assunto dall'effettiva percezione del debito fiscale. In tale ottica, il diritto penale assume un ruolo ancillare all'apprensione del tributo da parte dell'Erario: la rinuncia alla pena è funzionale alla riscossione, per cui, una volta ottenuto il pagamento dell'imposta dovuta è legittima la rinuncia alla pena. A fronte di una normativa tributaria variegata e spesso non di agevole interpretazione, in un sistema fiscale basato sull'autoliquidazione dell'imposta che demanda alla valutazione ex post del fisco la correttezza dei comportamenti del contribuente ulteriori spazi di non punibilità, o meglio di scusabilità possono essere individuati nella disciplina dell'errore. Da ultimo, si evidenzia l'introduzione nell'ordinamento di una serie strumenti di tax compliance e di disclosure, i quali trovano proprio nell'esclusione della sanzione penale per il contribuente che intende avvalersene il principale elemento di attrattiva. In tal senso la rinuncia alla pena diviene funzionale, oltre che alla riscossione del tributo, anche all'instaurazione di cooperazione tra Fisco e contribuente. ; Criminal tax law has deeply changed over the years, today the application criminal penalties is, in practice, extremely limited when compared to the past. In particular, under the Legislative Decree 24 September 2015 no.158, the application of criminal penalties has been reduced through both an amendment of some criminal offences and the provision of a specific "non-punishment cause" related to the payment of the full tax liability. From the choices made by legislator in the recent past, it is evident that the trend is more pronounced towards a criminal sanction based on the collection, in which dropping the criminal charges finds justification in increasing the State treasury. The opportunity offered to the taxpayer to benefit from the non-application of criminal charges, through a compensatory counteraction to guarantee the full satisfaction of the Treasury, underlines how important is the effective payment of the tax debt. In this perspective, criminal law plays an ancillary role in the collection of the tax by the Treasury: the drop of the charges is subject to collection, so, once obtained the payment of the tax due, the waiver of the penalty is legitimate. In relation to a varied and not easy to interpret tax legislation, a fiscal system, based on the self-liquidation of taxes, which assesses through an ex- post evaluation from the tax authorities the correctness of the tax payer's behaviour, further exclusion clauses of punishment, or rather reasons of excusability can be identified in the provisions regarding the error. Finally, it is highlighted the introduction of a series of instruments of tax compliance and disclosure, which can prevent the application of criminal penalties for the tax payer who decides to make use of them. In this sense, the renounce of the penalty becomes functional, as well as to the collection of the tax, also in establishing cooperation between the tax authorities and the tax payer.
L'ultimo decennio di crisi economico-finanziaria globale ha messo a dura prova la stessa tenuta delle democrazie continentali, che hanno dovuto contrastare il sempre maggiore indebitamento pubblico e la recessione delle proprie economie. La risposta delle istituioni dell'Unione, nell'ottica ordoliberale, è stata sinora quella di irrigidire ulteriormente i vincoli finanziari per assicurare la tenuta dei conti pubblici. Tale inasprimento di vincoli ha riverberato i suoi effetti (negativi) anche sui sistemi di welfare. L'Unione europea ha una grande sfida innanzi a sé. Ripartire nel "dopo crisi" dalla costruzione di un modello sociale europeo che metta al centro le persone, gettando le basi per l'edificazione di un "Pilastro europeo dei diritti sociali". Per fare ciò sarà fondamentale attribuire alle istituzioni europee nuove e maggiori competenze, più rilevanti capacità di intervento e spazi di manovra sinora sconosciuti. Tale processo di trasformazione si colloca nel solco della naturale (seppure estremamente lenta) evoluzione del processo di unificazione europea. Se tale percorso si interrompesse, sarebbe a repentaglio la stessa permanenza in vita dell'Unione. La protezione dei diritti sociali e in particolare del diritto alla salute inteso in senso ampio come protezione della persona e del suo benessere psico-fisico costituisce il viatico per una maggiore integrazione tra i popoli e uno dei tasselli fondamentali per la creazione dell'Europa unita che i Padri costituenti europei avevano in mente. Appare fondamentale "rivedere" le politiche economiche a livello sovranazionale e nazionale nell'ottica di impedire che le stesse incidano in maniera esiziale sul livello di protezione dei diritti sociali. Infine, si è inteso offrire un ventaglio di interventi concreti che il legislatore europeo può adottare al precipuo fine di creare un'autentica politica sanitaria europea e di tutelare attivamente il diritto alla salute dei cittadini europei. ; The last decade of global economic and financial crisis has put a strain on the endurance of the continental democracies, which have had to counter the increasing public debt and the recession of their economies. The response of the EU's institutions, from the Ordoliberal point of view, so far, had been to tighten further the financial constraints to ensure the maintenance of public accounts. This tightening of restrictions has reverberated its (negative) effects also on welfare systems. The EU has a great challenge ahead of it. Starting again in the "after crisis" from the construction of an European social model that puts people at the center, trying to create an "European Pillar of social rights". In order to do this, it will be essential to give the European institutions new and greater skills and more relevant intervention capacities that have been unknown hitherto. This process of transformation follows the natural evolution of the process of European unification. If this path were interrupted, the same permanence in life of the Union would be at risk. The protection of social rights and in particular of the right to health, understood in a broad sense as protection of the person and of his psycho-physical wellbeing, is the path to greater integration between peoples and one of the fundamental elements for the creation of a united Europe that the European Founding Fathers had in mind. It is essential to "review" the economic policies at the supranational and national level with a view to preventing them from impinging on the level of protection of social rights. Finally, it was intended to offer a range of concrete measures that the European legislator can adopt with the primary purpose of creating a genuine European health policy and actively protecting the right to health of European citizens.
Il presente lavoro di ricerca verte sulla tematica dei diritti sociali dei lavoratori nel contesto della crisi economica. La crisi economica ha posto al centro del dibattito dottrinale la problematica della sostenibilità dei diritti sociali, in un momento in cui l'allarmante livello raggiunto dai debiti pubblici statali di alcuni Paesi europei ha spinto l'UE a rafforzare la governance economica, imponendo agli Stati di rispettare misure particolarmente rigorose. Come noto, in Italia, a partire dal 2011 sono state adottate riforme nel campo del mercato del lavoro e delle pensioni, nell'ottica, sia di combattere l'elevato livello di disoccupazione, sia di ridurre la spesa pubblica, come indicato, peraltro, dall'UE. Soprattutto negli anni della crisi economica, numerose sono state le critiche rivolte all'UE, alla quale viene contestato uno scarso livello di democraticità, e, altresì, un, quasi, esclusivo interesse per gli aspetti economici e finanziari. Quale spazio, dunque, per i diritti sociali all'interno dello spazio europeo? Quale ruolo ha svolto la Carta dei diritti fondamentali dell'UE nella tutela dei diritti sociali dei lavoratori così come in essa riconosciuti e tutelati? Per tentare di trovare una risposta a tali quesiti, si è scelto di analizzare la giurisprudenza della Corte di giustizia successiva all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona in materia di politica sociale europea. I risultati raggiunti permettono di constatare che i diritti sociali dei lavoratori vengono valorizzati in maniera più soddisfacente quando essi risultino funzionali alla libertà di circolazione o, in ogni caso, allo sviluppo dei principi fondamentali sui quali l'UE si è storicamente costruita, tra i quali, ad esempio, il principio di uguaglianza formale. Il cammino dei diritti dei lavoratori, dunque, risulta incerto, ma non interrotto. Tuttavia, risultati più soddisfacenti potrebbero essere perseguiti laddove la Corte considerasse tali diritti come strumentali alla piena realizzazione dello sviluppo della persona e non, invece, del mercato. ; This study deals with the issue of workers' social rights in the background of the economic crisis. The economic crisis has highlighted a set of problems about the sustainability of social rights, in a period in which the worrying level reached by public debts of many European States has led EU to reinforce the economic governance, imposing upon the States to respect some unflexible measures. As is known, in Italy, since 2011, some reforms are being adopted in the field of the work market and pensions, in the perspective both of tackling the high level of the unemployment and to decrease public expenses, as recommended by EU. Above all, during the period of the economic crisis, many criticisms have been addressed against Europe, because of its lacking level of democracy and, also, of an almost exclusive interest on economic and monetary aspects. Which space is reserved to social rights inside the European legal system? What kind of role has been conducted by the Charter of Nice on the protection of workers' social rights, recognised by that document? In order to find a answer to these questions, it has been chosen to examine the Court of justice's jurisprudence, after the Treaty of Lisbon's came into force, with regards to the European social policy. The results of this research allow to prove that workers' social rights are enhanced in a more satisfying way when they are functional to the growth of the historical fundamental principles of the EU, as, for example, the formal equality principle. The road of workers' social rights seems uncertain, but not interrupted. Nevertheless, more satisfying results could be pursued if the Court considered those rights as a means for the fulfillment of the human being and not, instead, of the market.
La ricerca si prefigge di definire l'orizzonte teorico entro il quale l'esperienza compositiva di Armando Gentilucci (Lecce 1939 – Milano 1989) ha preso forma e conosciuto uno specifico sviluppo. Il lavoro, condotto in parallelo su fonti testuali e musicali anche inedite, poste a corredo delle argomentazioni o riportate in apparato, assume la fine dell'impegno politico degli anni 1963-76 come avvio di un percorso artistico consapevole e disposto all'autoriflessione. Negli anni Ottanta, in cui ripiegamento e introspezione erano subentrati alla "finis avanguardiae", Gentilucci approfondisce la nozione filosofica di molteplice e difende a oltranza il valore della sperimentazione. In "Oltre l'avanguardia un invito al molteplice" l'autore dichiara di aver assunto la poetica del timbro come categoria compositiva principale e in altri scritti come "György Ligeti oggi", ammette il suo debito verso la lezione del compositore ungherese, mentre nell'inedito "Attraverso i sentieri del comporre", dato integralmente in appendice, il compositore abbozza una prima descrizione normativa del proprio linguaggio. Gli assunti di natura teorica e gli enunciati tecnico-compositivi sono stati posti al vaglio delle composizioni citate negli scritti ("Mensurale", "Il tempo sullo sfondo", "Voci dal silenzio") e confrontati con i piani formali, gli abbozzi e i numerosi costrutti annotati dal compositore. L'analisi dei procedimenti, condotta sulle partiture e sui materiali pre-costruttivi, ha riportato l'oggetto del discorso teorico di Gentilucci entro uno specifico sistema, noto agli studiosi come campo di altezze e ha permesso di rintracciare nella composizione inedita riprodotta in appendice ("Contrasto") gli indizi genetico-preparatori di un'originale poetica del tempo in via di definizione. L'indagine sugli impieghi delle tecniche analizzate (campo, permutazioni, velocità di scorrimento) è proseguita nelle partiture della seconda metà degli anni Ottanta ("Il chiarore dell'Utopia", "Le clessidre di Dürer", "Azzurri abissi", "Frammenti sinfonici da Moby Dick") alla luce della recezione della poetica di quegli anni, basata sul rapporto figura/sfondo. ; The aim of the research is to define the theoretical horizon within which the compositional experience of Armando Gentilucci (Lecce 1939 - Milan 1989) has taken shape and undergone a specific development. The parallel survey of textual and musical sources, even unpublished, which are provided beside the argumentations, takes the end of the political engagement, relevant in the years 1963-76, as the start of a conscious and self-reflective artistic journey. In the 1980s, when introspection follows the "finis avanguardiae", Gentilucci deepens the philosophical notion of "molteplice" and defends the value of experimentation. In "Oltre l'avanguardia. Un invito al molteplice" the author claims to have taken the poetics of the timbre as a main compositional category and in other writings, such as "György Ligeti oggi", admits his debt towards the lesson of the Hungarian composer, while in the unpublished "Attraverso i sentieri del comporre", here given in full-text, the composer sketches a description of his own language. Theoretical assumptions and technical-compositional statements have been placed under the scrutiny of the works mentioned in his writings ("Mensurale", "Il tempo sullo sfondo", "Voci dal silenzio") and compared with formal plans, sketches and other constructs annotated by the composer. The analysis of the proceedings, carried out on the scores and on pre-constructive materials, brought the subject of Gentilucci's theoretical discourse into a specific system, known to scholars as fields of fixed-pitch notes and allowed to trace in the unpublished work given in appendix ("Contrasto") the genetic-preparatory clues of his time poetry. The survey on the uses of the techniques analyzed (fields, permutations, sliding speed) proceeds in the works of the second half of the eighties ("Il chiarore dell'utopia", "Le clessidre di Dürer", "Azzurri abissi", "Frammenti sinfonici da Moby Dick ") in light of the acceptance of the widespread poetics based on the figure/ground relationship.
I giovani sembrano oggi soffrire della fragilità della loro prospettiva futura e della mancanza di "sicurezza" sul proprio destino a lungo termine. Gli aspetti negativi presenti in questa situazione possono essere riconosciuti attraverso un'analisi critica degli eventi che li hanno determinati. Questi cambiamenti hanno avuto principalmente motivazioni economiche; l'articolo si basa su alcune celebri analisi al riguardo per una più specifica riflessione pedagogica sulla condizione giovanile contemporanea. Le trasformazioni che studiosi come Bauman hanno proposto per mettere fine alla disgregazione sociale derivante dalle politiche neoliberistiche sono la conseguenza pratica dell'analisi della società e della vita "liquida" postmoderne. L'avvento dell'epoca postmoderna è coinciso con la crisi del capitalismo occidentale negli anni Settanta. Lo sviluppo iniziato circa trent'anni prima si fermò a causa della crisi del modello fordista di produzione, la saturazione dei mercati e le prime speculazioni finanziarie. Secondo alcuni analisti la stessa crisi economica iniziata nel 2007 in corso ha le sue origini in ciò che avvenne quarant'anni fa circa. La risposta politica ed economica alla crisi è stata il neoliberismo, una teoria che pone la riduzione del debito pubblico e della spesa sociale, insieme al maggior ampliamento possibile della libertà d'azione degli imprenditori, come condizioni necessarie della crescita economica. L'applicazione attuale delle ricette neoliberistiche in tutto il mondo non sembra portare i risultati sperati; molti dati e ricerche indicano un impoverimento complessivo di nazioni intere e, soprattutto, una diffusa precarietà delle giovani generazioni. Una prospettiva pedagogica che punti a mettere in discussione l'attuale modello di relazioni economiche e sociali e che proponga soluzioni come il reddito minimo, o di cittadinanza, può contribuire a trovare soluzioni per superare la crisi e porre basi più solide per il futuro dei giovani. ; Today, young people seem to suffer from the fragility of their future prospects and from the lack of "security" regarding their own long-term destiny. The negative aspects of this situation can be recognized through a critical analysis of the events that caused it. These changes have had mainly economic reasons. The article is based on some among the main analysis regarding a more specific pedagogical reflection on the contemporary juvenile condition. The transformations that scholars like Bauman have proposed to put an end to the social disintegration deriving from neoliberal policies are the practical consequences of his famous analysis of postmodern society and "liquid" life. The advent of the postmodern era coincided with the crisis of Western capitalism in the Seventies. The development started after the 2nd World War was stopped by the crisis of the fordist model, which followed the market saturation and the first large-scale financial speculations. According to some analysts, the same economic crisis started in 2007 had Its origins in what happened fourty years ago. The so-called "neolibarism" was the political and economic response to that crisis neoliberalism; it was a theory that puts reduction of public debt and social spending, along with the greatest possible enlargement of freedom for entrepreneurs, as the necessary conditions for economic growth. The current application of neoliberistic recipes around the world does not bring the expected results. Many data and researches indicate a substantial impoverishment of whole nations and a widespread, growing precariousness of younger generations. A pedagogical perspective that points to questioning the current pattern of economic relationships could lead to support solutions such as the so-called minimum income, or citizenship income, to overcome the crisis and lay a stronger foundation for the future of young generations.
In the 1970s,Indonesiais one of thepoorest countries inAsia. In 1976, 54million people in Indonesia(40% of the population) belong to the categoryof poor. In1980-1990anperiodis a period ofhigh economic growth. High economicgrowthis closely linkedwithpoverty reductiondrasticallywhere the numberof poor peoplefell by almost50% from40millionto 22million peoplein 1981s/d1996.In the year2010 the numberof poor peopleamounted to31.02 million people, or about 13:33% andthe poverty ratein March2009 amounted to32.53million, or about 14:15% (BPS). LastBPS dataperSeptember 2013shows that there are28.59millionor11.66% ofthe totalpopulationinIndonesia.PovertyinIndonesia hasdecreasedsignificantlysincethe reformera. Acceleration ofpoverty reductionprogramsinIndonesiais donewithgoodsynergywork programsatnational and local levels. Poverty reduction programscurrently dividedinseveralclusters: Cluster(1) Direct AidSociety(BLM). Thisclusterincludes theSchool Operational Assistance(BOS), Community Health Insurance(Assurance), Ricefor the Poor(Raskin), Family Hope Program(PKH). Cluster1goalistoreducepovertyandimprove thequality ofhuman resources, especiallythe poor.Cluster (2) is the national community empowerment Program (PNPM) independently. The purpose of PNPM Mandiri is to increase prosperity and employment opportunities of the poor independently. Cluster (3) people's business credit (KUR) is a people's business credit is given to the poor without collateral to the community a certain amount. Purpose to provide and strengthening economic access for businessmen of small and micro-scale. An important aspect in strengthening is giving them freely to access of the poor to be able to try and improve the quality of life.In 2011 the Government carry out a Cluster of clusters of four. This Cluster includes: (1) the provision of the House very cheap, (2) a cheap public transport Vehicles, (3) clean water to the people, (4) enhancement of Life for fishermen, (5) improvement of Urban Edge Community Life. The 4 Cluster in the framework of poverty reduction and the achievement of the Millennium Development Goals (the Millennium Development Goals (MDGs), so the expected goal of the Millennium Development Goals (the Millennium Development Goals (MDGs) by 2015 is reached. As it known that the millennium development goals (the Millennium Development Goals (MDGs) is an attempt to meet the basic needs of the rights of man through a joint commitment between the 189 UN Member States to implement the 8 (eight) Millennium development goals, namely (1) tackling poverty and hunger, (2) achieve primary education for all, (3) encourage gender equality and the empowerment of women, (4) reduce child mortality, (5) improve maternal health, (6) fight against spread of HIVAIDS, malaria and other contagious diseases, (7) Living and Sustainability (8) global partnership in development. Eight of these targets as measurable goals for a single package of development and poverty reduction.In September 2000, the United Nations Millennium Summit, where world leaders agreed on eight development goals that are specific and measurable global called the Millennium Development Goals (MDGs). The first seven goals focus on eradication of extreme poverty and hunger, achieve universal primary education, promoting gender equality and empowering women, reducing child mortality; In September 2000, the United Nations improve maternal health, combat HIV-AIDS, malaria and other diseases, and ensuring environmental sustainability. Whereas the eighth goal calls for the establishment of a global partnership for development, with targets for aid, trade and debt relief.However approach the year 2015, global world will experience the transformation of the global development of the Millennium Development Goals (MDGs) into Sustainable Development Goals (SDGs). The shifting of the MDGs to the SDGs doesn't mean the goal contained in the MDGs fail is reached. Quite the contrary, many world records that reveal the success in various countries, there is a remarkable improvement experienced by the poor countries in the ranking of HDI (human development index) the lowest. In the last 40 years, the State- countries that are in the lowest rank of 25 percent experienced improved HDI to 82. The IMF report in the 2013 Global Monitoring Report also explain the positive trend in the achievement of the MDGs. reduction of half of the world's poor population, reduction of half of the population without access to clean water, the Elimination of gender inequality in primary education in 2015, and the improvement of life in a hundred million slums by 2020 was reached more quickly, i.e. in 2010. ADB, a number of countries in Asia also experienced progress in achieving the millennium development goals. The number of poor population has decreased significantly in Malaysia, Viet Nam and China. In Thailand and Malaysia, long-term policies to overcome poverty coupled with their concern for the environment has made the countries that are in the lowest rank of 25 percent experienced improved HDI to 82. The IMF report, these countries are on a sustainable growth path. But not so the case with Indonesia, a country with a diversity of biodiversity in forests is raining but the risorsis contained therein are not managed sustainably and fairly.Programme of the Millennium Development Goals (MDGs) will be forwarded to Suistanable Development Goals (SDGs). The MDGs will expire in 2015, but until now there has been no final draft which will forward the MDGs program. to that end, scientists and many quarters trying to deepen the concept of SDGs as successor to the MDGs. Keywords: Millennium Development Goals (MDGs), Sustainable Development Goals (SDGs), primary education, maternal health, clean water.
Il d.Lgs 4 agosto 2008 n. 142, pubblicato nella G.U. n. 216 del 15 settembre 2008 ed entrato in vigore, a seguito dell'ordinaria VacatioLegis, in data 30 novembre 2008, ha modificato in maniera profonda e significativa tutto il quadro normativo in materia di conferimenti di beni in natura o crediti nelle società per azioni, sia in fase di costituzione che in fase di aumento di capitale, ed inoltre ha ridisegnato la disciplina dell'assistenza finanziaria all'uopo disciplinata dall'art. 2358 c.c. La novella legislativa per la prima volta, consente alle società italiane di accordare prestiti o fornire garanzie per la sottoscrizione o l'acquisto delle proprie azioni da parte di un terzo o da parte degli stessi soci, purché vengano rispettate alcune condizioni e sia eseguita una speciale procedura (ispirata al modello anglosassone del c.d. "Whitewash"). Radicali, per non dire innovative sono state le novità introdotte in materia di assistenza finanziaria, oggetto della presente ricerca, infatti per effetto dell'entrata in vigore del nuovo art. 2358 c.c. in materia di s.p.a. (e parimenti con le modifiche dell'art. 2474 per le s.r.l.) non esiste più nel nostro Ordinamento giuridico un divieto di financialassistance, bensì una regolamentazione articolata, sia da un punto di vista sostanziale che procedimentale, delle operazioni descritte in tale norma. La direttiva comunitaria ridisegnando la disciplina in materia di assistenza finanziaria ha quindi previsto in luogo del divieto assoluto la facoltà per i singoli stati membri di autorizzare le società per azioni a concedere un'assistenza finanziaria per l'acquisizione di proprie azioni da parte di un terzo nei limiti (ed al ricorrere di determinati presupposti) delle riserve distribuibili, in modo da rafforzarne la flessibilità con riguardo ai cambiamenti nella struttura proprietaria. Infatti, il finanziamento reca un preciso scopo(predeterminato in sede di delibera), in cui le azioni possono essere acquistate, e dunque finanziate, solo per un importo corrispondente al loro valore equo di mercato mentre, nel caso in cui le azioni siano acquistate dalla società che le detiene, il valore del finanziamento si determina secondo i principi previsti per il recesso. L'assistenza finanziaria in materia di acquisto di azioni proprie non deve essere necessariamente prevista dallo statuto. La stessa deve essere tuttavia autorizzata, in ogni caso, dall'assemblea straordinaria (Cfr. art. 2358, 2° comma). A tal proposito è opportuno precisare, che la competenza assembleare non va letta ed interpretata nel senso che si tratti di una materia gestionale attribuita all'assemblea, né può essere spiegata con il fatto che (anche) l'assistenza finanziaria si risolva nell'impiego di utili distribuibili e di riserve disponibili. L'assistenza finanziaria pertantodeve risultare funzionale alla realizzazione dell'oggetto sociale, ma la stessa deve essere, altresì, giustificata da uno specifico, dichiarato interesse della società. In altre parole, la prescrizione legislativa va interpretata, nel senso che, a differenza degli altri prestiti ai soci, se l'interesse sociale non è espresso nella relazione o se si rivela insussistente, la delibera di autorizzazione risulta viziata e può essere impugnata. ; Financial assistance in law refers to assistance given by a company for the purchase of its own shares or the shares of its holding companies. The Italian Legislative Decree (d.Lgsn. 142, august6th, 2008) implementing the European Directive 2006/68/CE, has modified some articles of Italian code (Artt.2358 and 2474 c.c.), in wich was prohibited or restricted the financial assistance. In many jurisdictions such assistance is prohibited or restricted by law. For example all European member states are required to restrict financial assistance by public companies up to the limit of the company's distributable reserves, although some members go further, for example, Belgium, Bulgaria, France, and The Netherlands restrict financial assistance by all companies. Where such assistance is given in breach of applicable law it will render the relevant transaction void and may constitute a criminal offence. The assistance can be of a variety of different types. The most common type of assistance is a financial guaranteed for a loan and/or third party security to allow a borrower to borrow money to buy shares which is routinely given (to the extent legally possible) after a leveraged buyout in support of the new owner's acquisition debt. It would also normally include a gift or loan from the company or any other act which reduces the net assets of the company to a material extent where this is done for the purpose of the acquisition of shares in itself or its parent. The rationale for such laws is purely economic; it is based upon the premise that if a company supports the purchase of its own shares, it causes a de facto diminution in the company's value. Concerns have also been expressed that such financial assistance artificially inflates a share's price above its market level. Although the authorities are unclear, it seems that financial assistance may also have been a crime under the English common law prior to its codification by statute. If that is correct, then laws against financial assistance may be much more prevalent than is normally assumed, and would also apply in many of the English speaking Commonwealth Countries. Laws against financial assistance are sometimes controversial because of the difficulties they can cause in the context of a leveraged buyout, and some jurisdictions which have enacted them have later repealed them. Some jurisdictions provide for so-called "whitewash" procedures, whereby the shareholders can authorise transactions that would otherwise be void for financial assistance. Most jurisdictions which prohibit financial assistance permit the company to purchase its own shares and hold them in treasury and the company can then issue them again on terms that would have been prohibited if they had sought to provide financial assistance in an equivalent manner for a third party purchase. ; Dottorato di ricerca in Diritto ed economia: interessi rilevanti e tutele (XXIV ciclo)
La tesi prende in esame, nell'ambito del diritto societario, la disciplina del recesso del socio da società per azioni ed in particolare il tema della efficacia della dichiarazione di recesso e la perdita dello status socii. La riforma delle società di capitali attuata dal d.lgs n. 6/2003 ha modificato in modo rilevante l'istituto del recesso, assegnando alla fattispecie una nuova vitalità. Nel sistema originario del codice civile del 1942 il legislatore aveva delineato la figura del recesso del socio di società di capitali quale strumento eccezionale, preoccupandosi di definirne più i limiti che le potenzialità. A causa dell'efficacia disgregatrice ed esiziale per l'organizzazione d'impresa, la direttrice utilizzata fu quella della marginalizzazione della fattispecie. Solo ad inizio del nuovo millennio il legislatore ha voluto attribuire a questo istituto un ruolo più incisivo, a partire dallo spazio riservato nell'impianto codicistico di sei articoli, in sostituzione dell'unico originario, così da poter parlare di(ri)nascita di una fattispecie lasciata fino ad allora in uno stato embrionale, annientata nelle sue potenzialità di tutela del socio. Alla tradizionale funzione legata all'interesse dell'azionista a sciogliere il vincolo societario per dissenso verso le scelte della maggioranza, se ne è affiancata un'altra che, in linea con l'obiettivo perseguito dalla riforma di rendere le società collettori di capitali più attraenti, consente al socio di disinvestire agilmente la propria partecipazione. Il recesso legittimamente esercitato offre uno strumento utile a fini di negoziazione endosocietaria, non più solo meccanismo di difesa del socio di minoranza avverso le decisioni assunte dalla maggioranza in grado di alterare sensibilmente le condizioni di rischio dell'investimento, ma anche mezzo di rinegoziazione del programma societario.Nonostante i meriti riconosciuti alla riforma di aver fornito all'autonomia privata un istituto del recesso riformato ed ampliato, a più di dieci anni dall'entrata in vigore delle modifiche societarie, permangono ancora punti oscuri che determinano dubbi nell'applicazione di un istituto che ha ormai assunto un ruolo centrale negli equilibri sociali. Incerti continuano ad essere i tempi ed, in particolare, perdura l'interrogativo sul momento di efficacia del recesso in termini di definitiva perdita da parte del recedente della sua qualità di socio ed insieme dei connessi diritti sociali, differenti da quello residuo al rimborso. Tenuto conto dell'articolato (e spesso non breve) iter che separa l'istante della ricezione della dichiarazione di exit del socio da parte della società, da quello dell'effettivo versamento del valore di liquidazione della partecipazione, l'individuazione dell'istante in cui possa dirsi cessato il rapporto sociale ha centrale importanza per la certezza dei rapporti giuridici. È proprio su questo limbo temporale che la tesi concentra l'attenzione, al fine di comprendere se e fino a quando il socio recedente possa considerarsi ancora tale o sia per lui prospettabile un depotenziamento delle prerogative partecipative. Si tratta di un problema di rilievo, in quanto ciascuna differente soluzione ha ricadute diverse sull'agere della società e sulla certezza dei rapporti giuridici. Lo studio condotto analizza lo status socii a partire dai principali diritti, amministrativi e patrimoniali di cui l'azionista dispone, quali il diritto di voto, il potere di impugnare le delibere assembleari, di esercitare l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, il diritto d'opzione. Ciascuno di essi tutela interessi differenti e, con riguardo al socio uscente, si analizza se essi sopravvivano nelle more del procedimento di recesso o se la dichiarata volontà di non far parte più del sodalizio sociale faccia venir meno la ragione giustificatrice del diritto. La prospettiva adottata è stata quella di ricercare un delicato equilibrio tra posizioni contrapposte, della società e dell'azionista uscente, valorizzando il "multiforme ingegno" del recesso, oggi strumento sia di voice che di exit. ; The origin of the withdrawal right is tied to the move in Corporate Law to majority approval of fundamental corporate changes, and away from a requirement of unanimous shareholder consent. The system of the withdrawal right assures a safe exit for minority shareholders, especially when they are members of a not listed company. Unlike limited liability companies whose stocks are sold in the capital market, in not listed ones the rule "if you do not like the management, sell your stock" is not valid. Nevertheless, it is worth pointing out the evolution this right had in recent years: now withdrawal right can also be an instrument to juggle a shareholder's stay in corporation, using the weight of their shares and the loss of liquidity for the company, to achieve a favorable change in majority's policy or to prevent transactions.In this polyfunctional exit procedure it is important to balance protection between the shareholder who has decided to leave the company and, on the other side, the corporation which still continues to exist without the capital of withdrawn shareholder. What happens in withdrawal right is something similar to what economists call "prisoner's dilemma", because every involved subject does not know the reaction to his decision made by the other one, despite the common known goal being the highest individual payoff. Every part, like in the games theory, is obliged to suffer the effects of other's action. The withdrawal right can be a serious threat if the shareholder, using the option of the exit, loses less than the damage inflicted by the company with the majority decision taken. It must be considered that the exit process from the company is not always fast and accepted, but there are phases requiring time (shareholder's decision has to be communicated to the company; company should provide to liquidate the participation or hinder shareholder's proposal). In this length of time, that can last months or years in case of judicial controversy, it fails to grasp if shareholder is still a member or not of organization with their traditional rights and power. In the Italian system of Law the latter company reform (d.lgs. 6/2003) has provided discipline of exit remedy but a certain statement about the moment of the loss of shareholder membership has not been provided. Two different perspectives are possible: if a shareholder is considered as a stakeholder, they should have only a claim of credit from the company, because they are yet considered outside the business corporation; while if they are considered as a shareholder, it should be necessary to identify boundaries of their acting. The risk is that shareholder could abuse their residual position and their rights to hinder or damage the company, due to them being no longer interested in pursuing the best corporate policy, having already an issued, unmodifiable credit claim on the corporation. Nevertheless, it is also true that the withdrawn shareholder is inside the company until the debt is not liquidated, so they could play an active part, although reduced, in corporate governance. The question to solve for withdrawal procedure is the destiny of shareholders who have decided to leave and their surviving role in corporation as shareholders or stakeholders. The thesis try to identify power and rights of members who want to leave company, but are still inside during the withdrawal right procedure. These questions are essential for certain, swift and efficient capital relationships.
Dottorato di ricerca in Economia e territorio ; La tesi ha rivolto la sua attenzione a uno strumento innovativo nella gestione degli investimenti pubblici sotto il profilo economico amministrativo, la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che ha lo scopo di valorizzare il capitale demaniale dello Stato senza intaccare le risorse finanziarie dello stesso, vincolate dai criteri europei e prevalentemente destinate a coprire le spese correnti. La tesi descrive la prima concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale rilasciata dallo Stato: Villa Tolomei a Firenze. Villa Tolomei è un complesso immobiliare plurisecolare immerso nelle colline di Firenze, che a seguito della riqualificazione e della valorizzazione è stato trasformato in un hotel e resort a cinque stelle, a soli 5 minuti dal centro storico e a 2,7 km dal Ponte Vecchio, dotato di tutti i comfort. Villa Tolomei è una dimora risalente al XIV secolo appartenuta alla famiglia Tolomei. Il complesso immobiliare è costituito, sin dalla sua origine, da diversi edifici per circa 3.500 mq di superficie, collocati all'interno di 17 ettari di un parco che presenta ancora le tracce della vecchia organizzazione a poderi. La tesi descrive i criteri contabili per la redazione del Bilancio dello Stato italiano e passa in rassegna i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht, dal Fiscal Compact e dal Two Pack, da cui emerge le difficoltà dell'Italia nel fare fronte ai propri impegni europei, nel valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale e nel procedere con gli investimenti necessari per lo sviluppo del Paese senza il quale la politica di austerità del bilancio non ha efficacia. Il Bilancio dello Stato italiano infatti sta destinando le proprie risorse prevalentemente, se non totalmente, per finanziare le spese di funzionamento e per il ripianamento del debito, trascurando le spese in conto capitale e in particolare la valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare. Diventa quindi fondamentale una stretta cooperazione con il settore privato, tramite i cosiddetti partenariati pubblico-privati (PPP), in cui sono realizzati progetti comuni con vantaggi reciproci e che perseguono obiettivi anche sociali. Tra questi, un ruolo particolare è quello della concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale che permette allo stato di valorizzare il patrimonio e di creare occupazione e crescita, senza esborsi finanziari diretti. Una prima forma di Concessione Demaniale era già presente nella Roma Imperiale dove il complesso dei territori di proprietà della comunità, denominato "Ager Publicus", veniva assegnato ai cittadini meritevoli. Quasi un secolo più tardi con l'unificazione del Regno d'Italia e la stesura del Codice Civile del 1865, si ha la definitiva evoluzione del concetto di beni pubblici (sia mobili che immobili) distinti in demaniali (inalienabili e imprescrittibili) e patrimoniali (utili allo svolgimento delle attività interne ed estere proprie di uno Stato). In letteratura economica, l'analisi della possibile esistenza di vincoli finanziari per la decisione di produzione e d'investimento (Sau, 1999), è stata considerata fin dagli anni Cinquanta (Meyer – Kuh,1957; Gurley – Shaw, 1955). Tutti i contributi mostravano però il fianco a due possibili critiche: erano carenti nelle motivazioni teoriche di tali vincoli e si prestavano ad ambiguità interpretative nei riscontri empirici. Ciò contribuì al successo del teorema di Modigliani Miller (1958). Difatti, per oltre trent'anni i modelli teorici ed empirici delle decisioni d'investimento di una impresa privata si sono basati essenzialmente sul teorema di Modigliani-Miller. I due economisti si chiesero quale fosse il costo del capitale per un'impresa le cui fonti di finanziamento sono utilizzate per acquistare delle attività il cui rendimento è incerto. Formularono a tale riguardo tre proposizioni, nelle quali si afferma che, in base a determinate assunzioni, il valore di mercato di un'impresa è indipendente dalla sua struttura finanziaria, che il rendimento delle azioni è una relazione lineare crescente del rapporto d'indebitamento e che il tipo di strumento finanziario usato è irrilevante ai fini della valutazione della convenienza o meno dell'investimento. Si è applicato un identico ragionamento allo Stato, considerato come attore economico che investe alla stregua di un'impresa, per verificare se la sua struttura finanziaria sia effettivamente irrilevante rispetto alla politica d'investimento. Partendo dalla considerazione che, attualmente, il gettito fiscale è prevalentemente destinato a coprire le spese correnti e marginalmente le spese in conto capitale, ci si è chiesti quali soluzioni potesse trovare lo Stato per investire, nel rispetto dei vincoli europei. Si è escluso l'aumento del gettito fiscale poiché il livello della pressione tributaria è già elevato e l'aumento dell'indebitamento visti i vincoli europei. Inoltre, Il taglio della spesa pubblica, peraltro auspicabile, produce effetti solo nel lungo termine. Una metodologia alternativa, che renda irrilevante la struttura finanziaria rispetto alla politica di investimento, è la concessione di valorizzazione demaniale cinquantennale. Prendendo in esame le modalità di copertura del fabbisogno e inserendo, come variabile, la concessione demaniale cinquantennale, si ottiene un vincolo di bilancio in cui è dimostrabile l'assunto del teorema di Modigliani-Miller. Questo strumento non solo non sottrae risorse finanziarie per il mantenimento e/o la valorizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato, ma genera un rendimento atteso attraverso la riscossione del canone di concessione. I vantaggi per lo Stato della concessione demaniale si rinvengono nella possibilità di attuare una politica di adeguamento infrastrutturale del Paese, limitando fortemente l'utilizzo di risorse finanziarie pubbliche. Utilizza competenze private in tutte le fasi di costruzione, gestione ed erogazione del servizio con un maggiore coinvolgimento dei soggetti finanziatori e con un trasferimento ottimale dei rischi al settore privato. Inoltre, lo Stato trae reddito con il canone di concessione cinquantennale demaniale che, nel caso di Villa Tolomei, ammonta a €150.000 all'anno per una durata di 50 anni, per un totale di €16.869.546,0011. Non da ultimo occorre ricordare che lo Stato incassa le imposte sul reddito generate dall'attività turistico-recettiva di Villa Tolomei. Per l'imprenditore privato, i vantaggi della concessione demaniale consistono in primis nei ridotti i costi d'investimento (non si acquista l'immobile); l'imprenditore nel caso di studio ha sostenuto solo i costi di riqualificazione del bene, che sono stati di circa €6,0 milioni, finanziati da istituti bancari e finanziari senza garanzia ipotecaria. L'attività turistico-recettiva è stata inaugurata il 24 maggio 2013 e i primi significativi risultati economici sono stati valutati in occasione della chiusura del primo anno di esercizio al 31/12/2014, il Bilancio 2014 che riporta Ricavi per €2.105.711,20, Costi €1.981.648,99 ed un Cash flow di €124.062,21. Questo livello di redditività garantisce la sostenibilità economica dell'attività, la remunerazione del capitale, ed è in linea con il business plan presentato nel bando di concessione demaniale cinquantennale attesta che l'imprenditore è stato in grado di pagare il canone di concessione e anche di generare un EBITDA positivo, fin dal primo anno di attività. Per la Regione Toscana, il vantaggio consiste nella valorizzazione dell'area che prima versava in stato di degrado e dal punto di vista economico nell'incasso dell'ammontare dell'IRAP e dell'addizionale regionale. Per il Comune di Firenze, oltre all'evidente incremento occupazionale2, lo strumento della concessione cinquantennale genera anche un introito per le casse del Comune consistente nella riscossione dei tributi e delle tasse locali (tassa di soggiorno, addizionale comunale, etc.). Infine, si genera un indotto locale in termini di un aumento dell'affluenza turistica (numero presenze camere) ed un incremento del volume degli scambi commerciali con le imprese locali (fornitori di beni e servizi) quantificabile in €1.285.024,89. Dalla analisi emerge come lo strumento giuridico amministrativo della concessione demaniale cinquantennale sia funzionale allo sviluppo locale, alla valorizzazione del patrimonio e alla sua tutela, nonostante i vincoli finanziari imposti sul bilancio pubblico in sede europea. 1 Ottenuti calcolando una rata annuale di €75.000 indicizzata al 2% annuo per 5 anni e una rata annuale di €150.000,00, indicizzata al 2% annuo per una ulteriore durata di 45 anni. 2 Attualmente Villa Tolomei conta alle sue dipendenze circa 50 lavoratori suddivisi fra rapporti di lavoro diretti ed indiretti. ; The thesis focused on an innovative administrative tool for the public investments' management: the state-owned fifty-years enhancement grant, intended to enhance the public capital without employing the financial resources, bound by the European budget criteria and mainly devoted to finance current expenditure. The thesis describes the first state-owned fiftyyears enhancement grant issued in Italy: Villa Tolomei in Florence. Villa Tolomei is a XIV century villa on the hills of Florence, which has been transformed into a Luxury hotel and fivestar resort that offers all amenities, is 5 minutes away from the city center and 2.7 km from Ponte Vecchio. Villa Tolomei is a Villa belonged to the prestigious Tolomei family. The Villa has, since its origin, several buildings for about 3,500 square meters, located within 17 acres of park that still has traces of the old farm structure. The thesis describes the accounting policies for the preparation of the Italian State Budget and reviews the constraints imposed by the Maastricht Treaty, the Fiscal Compact and the Two Pack, the difficulties to match these commitments, to enhance their artistic and cultural heritage and to proceed with the investments without which the austerity policy of the budget is ineffective. The Italian State Budget is devoting its resources mainly, if not entirely, to fund operating expenses and the debt repayment, neglecting capital expenditures and, in particular, the real estate. It is therefore essential a close cooperation with the private sector, through the so-called public-private partnerships (PPP), in which joint projects are realized with mutual benefits and pursuing social objectives at the same time. Among them, the state-owned fiftyyears enhancement grant plays a special role because it allows the state to promote the heritage and to create jobs and growth, without direct financial outlays. An early form of State grant was available in Imperial Rome where all territories belonging to the community, called "Ager Publicus", were awarded to most valuable citizens. With the unification of the Kingdom of Italy and the drafting of the Civil Code of 1865, it was defined the concept of public goods (both movable and real estate) divided into state-owned (inalienable and imprescriptible) and capital (useful in carrying out the State activities at home and abroad). In economic literature, the analysis of any financial constraint on production and investment (Sau, 1999) has been considered since 1950 (Meyer - Kuh, 1957; Gurley - Shaw, 1955). There are two possible criticisms of these contributions: the theoretical motivations of these constraints were deficient and lent themselves to ambiguity in the empirical evidence. These facts contributed to the success of the Modigliani Miller theorem (1958). In fact, for more than thirty years the theoretical and empirical models of investment's decisions of a private enterprise has been based largely on the Modigliani-Miller theorem. The two economists faced the question of which is the cost of capital for the company whose funding sources are used to purchase assets, whose return is highly uncertain. They formulated three propositions, which stated that, based on certain assumptions, the market value of a firm is independent of its capital structure, the performance of the shares is a linear increasing function of financial leverage and the type of financial instrument used is irrelevant to the assessment of the advantages and disadvantages of the investment. The Modigliani Miller theorem has been applied to the State, as an economic actor who invests as a firm, to see if its financial structure is actually irrelevant to the investment policy. Starting from the premise that, at present, the tax revenue is mainly intended to cover the costs and only marginally the capital expenditures, it has been looked for solutions the State could found to invest, within the European constraints. Increasing tax revenues could do the financing of new investments, but this solution is not feasible because of the high tax burden; at the same time a debt is not possible because of the European constraints. Moreover, the cut in public spending, however desirable, produces effects only in the long term. An alternative tool, which makes irrelevant the financial structure compared to the investment policy, is the state-owned fifty-years enhancement grant. By considering how to cover the needs and by inputting, as a variable, the granting of stateowned fifty-enhancement, it has been obtained a budget constraint in which the Modigliani- Miller theorem can hold. This tool not only removes financial resources for the maintenance and / or development of real property of the State, but generates an expected return through the collection of the concession fee. Thanks to the state-owned fifty-years enhancement grant it is possible to implement the country's infrastructure, severely limiting the use of public financial resources. It uses private expertise in all phases of construction, management and service delivery with a greater involvement of stakeholders and lenders with an optimum risk transfer to the private sector. In addition, the State raises revenues from the state-owned fifty-years enhancement grant that in the case of Villa Tolomei, amounts to € 150,000 per year for a period of 50 years, for a total of € 16,869,546.001. Moreover, the State collects the new income taxes generated by the tourist reception of Villa Tolomei. For the private entrepreneur, the benefits of state-owned fifty-years enhancement grant consist primarily in low investment costs (do not buy the property). In the case study, the entrepreneur claimed only the costs of the renewal of the property, which were € 6million, funded by banks and financial institutions without mortgage collateral. The hotel inaugurated on May 24th, 2013 and the first significant economic results were evaluated on 31/12/2014. The 2014 budget shows revenues of € 2,105,711.20, costs of € 1,981,648.99 and a cash flow of € 124,062.21. This level of profitability ensures the economic sustainability of the business, a fair return on capital, and is in line with the business plan presented in the notice of the state-owned fifty-years enhancement grant. It confirms that the entrepreneur has been able to pay the concession fee and also to generate a positive EBITDA after the first year of operation. For the Region of Tuscany, the benefit is the enhancement of the area, which was in a state of deterioration and the collection of IRAP and additional regional tax. For the City of Florence, the state-owned fifty-years enhancement grant generates an increase in employment2, and revenue for the coffers of the City consisting of local taxes (tourist tax, municipal surcharge, etc.). Finally, it generates an increase in the tourist figures and an increase in the volume of trade with local companies (suppliers of goods and services), estimated worth € 1,285,024.89. The analysis shows that the state-owned fifty-years enhancement grant is a juridical tool functional to local development, to enhance the cultural heritage and for its protection, despite the financial constraints on public finances imposed by the European Union. 1 Obtained by calculating an annual concession fee of € 75,000.00 indexed at 2% per annum for five years and an annual concession fee of € 150,000.00, indexed at 2% per annum for a further term of 45 years. 2 Currently Villa Tolomei has about 50 employees divided between direct and indirect labor relations.
Il sistema universitario italiano ha conosciuto, a partire dall'inizio degli anni novanta, un processo riformatore, caratterizzato dall'introduzione di maggiore autonomia e valutazione tra gli atenei, con l'obiettivo di migliorare le prestazioni in termini di efficienza. L'esigenza di combinare maggiore autonomia con esigenze di finanza pubblica, ha portato il legislatore a definire, nel tempo, due indicatori volti al monitoraggio delle spese di personale e di indebitamento delle università statali. Questo lavoro di ricerca si concentra, in particolare, sull'analisi dell'andamento dell'indicatore delle spese di personale e si propone di misurare quante università nel corso del tempo hanno superato il limite di tale indicatore. L'osservazione è volta a verificare se il superamento di tale indicatore ha un impatto sulle spese di personale e sul gettito della contribuzione studentesca. La prima parte del lavoro mette in rilievo, attraverso un'analisi dei dettati normativi, gli obiettivi del legislatore nel fissare determinati limiti alle spese di personale delle università. La seconda parte analizza empiricamente l'andamento delle spese di personale e del gettito delle tasse studentesche negli anni 2011-2019 e prova a verificare se, a fronte di un superamento del limite di spesa per il personale (attualmente fissato nella misura massima dell'80%), gli atenei hanno messo in atto politiche di contenimento delle spese di personale o di aumento della contribuzione studentesca. Il processo di analisi che è partito dall'osservazione dei dati delle spese di personale e del gettito delle tasse studentesche di tutti gli atenei, è proseguito con un'osservazione più circoscritta di tali fattori concentrando, dunque, l'attenzione solo su quelle università i cui valori della percentuale di spesa erano inferiori all'80%. Analogamente si è proceduto con gli atenei che hanno superato la soglia (metodo discontinuità attorno alla soglia). L'analisi è stata così impostata: - individuazione di quelle università che, rispetto alla differenza dell'incidenza percentuale tra 2011 e 2019, presentavano una distanza dalla soglia pari a -/+ 3 e +/-6 punti percentuali, distinguendole in 4 gruppi di intervallo; - raggruppamento delle università sulla base dei quattro intervalli individuati [74,00 - 77,00); [77-80); [80-83); [83-86); - calcolo del tasso di variazione delle spese di personale e del gettito delle tasse studentesche per singolo gruppo individuato; - in relazione ai due macro-gruppi [74 – 80) e [80 – 86), verifica della significatività statistica della differenza tra le medie dei due gruppi; - verifica della presenza di valori anomali all'interno dei gruppi, considerando inizialmente i dati di tutti gli atenei e, successivamente, i dati relativi agli intervalli [74 – 80) e [80 – 86); - valutazione sull'andamento delle spese di personale e del gettito delle tasse studentesche confrontando gli atenei che si trovano sotto la soglia stabilita (80%) e quelli che hanno superato; - analisi dei risultati ottenuti e verifica delle dinamiche che hanno portato alcuni atenei ad un aumento della spesa di personale e conseguenti correttivi apportati volti al contenimento della stessa, nonchè delle dinamiche che hanno portato ad un aumento o riduzione della contribuzione studentesca. Dall'analisi è risultato che le università che nel 2011 presentavano un indicatore di spese di personale compreso nell'intervallo [74 - 80) rispondono a un tasso medio di variazione di spese maggiore, pari a -8,31%, rispetto a quelle università che presentavano un indicatore di spese di personale compreso nell'intervallo [80 - 86) e rispondenti a un tasso medio di variazione di spese pari a -13,23%. Per quanto attiene, invece, il dato relativo al gettito delle tasse studentesche, a parità degli stessi parametri considerati come riferimento per l'analisi delle spese di personale (considerati atenei con valore dell'indicatore di spese di personale compresi tra i due intervalli [74 - 80) e [80- 86), si è osservato che le università con un valore dell'indicatore compreso nel primo intervallo, presentano un tasso medio di variazione del gettito delle tasse inferiore, pari al -2,84%, rispetto a quelle università con un valore di indicatore compreso nel secondo intervallo e rispondenti a un tasso medio di variazione del gettito delle tasse pari a 4,46%. Tali risultati hanno portato ad analizzare, nello specifico, le motivazioni che hanno spinto alcuni atenei ad adottare determinate politiche sul reclutamento di personale e sulla contribuzione studentesca. University budget indicators. What effects on personnel expenses and student contributions? Since the early nineties, the Italian university system has experienced a reform process characterized by the introduction of greater autonomy and evaluation between universities with the aim of improving performance in terms of efficiency. The need to combine greater autonomy with public finance needs has led the legislator to define, over time, two indi-cators aimed at monitoring the personnel and debt expenses of state universities. This research work focuses, in particular, on the analysis of the trend of the personnel expenses indicator and aims to measure how many universities over time have exceeded the limit of this indicator. The observation is aimed at verify-ing whether exceeding this indicator has an impact on staff costs and the revenue from student fees. The first part of the work highlights, through an analysis of the regulatory provisions, the objectives of the legislator in setting certain limits on university personnel costs. The second part empirically analyzes the trend in personnel expenses and student tax revenues in the years 2011-2019 and tries to verify whether, in the face of exceeding the spending limit for personnel (currently set at a maximum of 80 %), universities have implemented policies to contain staff costs or increase student fees. The analysis process, which started from the observation of the data on personnel expenses and student tax revenues of all universities, continued with a more limited observation of these factors, thus focusing attention only on those universities whose values of the percentage of expenditure were less than 80%. Similarly, the work is proceeded with the universities that exceeded the threshold. The analysis was set up as follows: - identification of those universities which, compared to the difference in the percentage incidence between 2011 and 2019, had a distance from the threshold equal to -/+ 3 and +/- 6 percentage points, distinguishing them into 4 interval groups; - grouping of universities on the basis of the four identified intervals [74.00 - 77.00); [77-80); [80-83); [83-86); - calculation of the rate of change in personnel expenses and student tax revenues for each individual group identified; - in relation to the two macro-groups [74 - 80) and [80 - 86), verification of the statistical significance of the difference between the means of the two groups; - verification of the presence of anomalous values within the groups, initially considering the data of all universities and, subsequently, the data relating to the intervals [74 - 80) and [80 - 86); - assessment of the progress of personnel expenses and student tax revenues by comparing the universities that are below the established threshold (80%) and those that have exceeded. - analysis of the results obtained and verification of the dynamics that have led some universities to an increase in per-sonnel expenditure and consequent corrections made aimed at containing it, as well as of the dynamics that have led to an increase or reduction in student contributions. The analysis showed that the universities that in 2011 presented an indicator of personnel expenses included in the range [74 - 80) respond to a higher average rate of variation of expenses, equal to -8.31%, compared to those universi-ties which presented an indicator of personnel expenses in the range [80 - 86) and corresponding to an average rate of change of expenses equal to -13.23%. On the other hand, as regards the data relating to student fees, with the same parameters considered as a reference for the analysis of personnel expenses (considered universities with the value of the personnel expenses indicator in-cluded between the two intervals [74 - 80) and [80- 86), it was observed that universities with a value of the indicator included in the first interval, have a lower average rate of change in tax revenue, equal to -2.84%, than universities with an indicator value included in the second interval and responding to an average rate of change in tax revenue equal to 4.46%. These results led to an analysis, specifically, of the reasons that led some universities to adopt certain policies on staff recruitment and student contributions.
Il lavoro prende in considerazione i principali avvenimenti che hanno influenzato l'evoluzione economica finanziaria del nostro Paese nella crisi del cambio 1992,ho voluto concentrare l'attenzione sugli avvenimenti a partire dal 1979 e analizzando l'intervento delle autorità monetarie. Allora non esisteva l'Euro, esisteva il Sistema Monetario Europeo con una sorta di valuta di riferimento, l'ECU, a cui le varie valute nazionali aderenti al sistema dovevano stare agganciate, entro una percentuale di scostamento non superiore al 2,25% per alcune e al 6% per altre, fra cui la lira. La Germania vantava di un'economia più solida di altri, con un sistema produttivo di avanguardia e con una moneta forte che faceva da riferimento per tutte le economie. L'Italia aveva un' economia che si doveva adattare continuamente alle conseguenze di una gestione del paese sconsiderata, miope e orientata al breve termine, frutto di una incompetenza della classe politica. Nel marzo 1979, l'Italia aveva aderito al Sistema Monetario Europeo, una decisione orientata, insieme con la politica estera, al rafforzamento dei vincoli comunitari nell'intento di dar luogo alla creazione di un'Europa Unita; consapevoli che questa sarebbe stata una scelta più di carattere politico che economica. L'adesione allo Sme avvenne in un clima di divergenza, Paolo Baffi allora governatore della Banca d'Italia, faceva infatti presente che una valuta debole come la lira, avrebbe trovato difficoltà ad abbandonare il regime delle svalutazioni facile. diversi economisti, oltre a Baffi,al di là di dove sedessero, se in Parlamento come Luigi Spaventa o alla direzione della Banca d'Italia o ancora all'interno del governo come Rinaldo Ossola, sostenevano la loro contrarietà all'ingresso nel Sistema Monetario Europeo, esponendo motivazioni tra loro eterogenee. Tutti si attendevano che il vincolo esterno dei cambi stabili costringesse il paese a seguire una politica di rigorosa stabilità monetaria. L'Italia aveva ottenuto il privilegio di una banda di oscillazione del 6%, contro il 2,5% degli altri paesi, ma tutti intendevano che l'adesione all'accordo di cambio avrebbe imposto una politica di rientro all'inflazione. Contro le aspettative generali, l'inflazione proseguì invece più violenta di prima. Il tasso di cambio, assunse con l'avanzare del progetto unitario una significatività crescente, aggiungendo alla sua funzione di strumento di orientamento, quella di fattore di credibilità. Le autorità monetarie italiane non accettarono mai una svalutazione esterna della lira pari a quella interna. Fra il 1980 e il 1987, i riallineamenti di parità nell'ambito dello Sme si susseguirono numerosi e coinvolsero numerose valute. Ogni riallineamento segnò una svalutazione della lira rispetto al marco. Dopo il 1987, i riallineamenti vennero sospesi e il corso della lira subì un solo ritocco al ribasso, in occasione del rientro della banda stretta. La politica di fatto seguita fu dunque quella di una graduale rivalutazione della lira, in termini reali, rispetto al marco. All'inizio degli anni novanta venne firmato il trattato di Maastricht, il contenuto degli accordi si inseriva in un contesto politico- sociale interno altamente critico, nel quale le energie politiche a lungo represse dalla guerra fredda si erano liberate, grazie al crollo del Muro di Berlino, spingendo quindi gli equilibri del sistema politico e economico con una rottura che si verificò del tutto nel 1992. Se il processo d'integrazione europeo era stato spesso rappresentato dalla classe politica come una sorta di panacea alle tare italiane, a Maastricht, si celebrò l'innocenza dell'europeismo italiano che vide stravolgere e crollare la visione retorica con la quale aveva guardato alla costruzione europea a partire degli anni '70. Per la storia dell'integrazione europea, il trattato di Maastricht rappresenta una pietra miliare, anche se con l'entrata in vigore ha creato ancora più instabilità, in quanto caratterizzato da uno scarso realismo degli obiettivi di convergenza delle variabili macroeconomiche, da mancanza flessibilità e insieme da asimmetrie dei comportamenti possibili delle banche centrali. La scena economica internazionale era segnata da: tendenze divergenti dei tassi di interesse, al ribasso negli Stati Uniti per rilanciare l'economia, al rialzo in Germania per gli effetti dell'unificazione tedesca, con conseguenti indebolimenti del dollaro, rafforzamento del marco, tensione nello Sme; le incertezze circa il completamento della unificazione monetaria in Europa, quale è stata sancita nel trattato di Maastricht. Questi sviluppi esterni coglievano l'economia italiana in una fase di attività produttiva debole, inflazione in lenta discesa, squilibri irrisolti nella finanza pubblica. Tra gli accadimenti che sono susseguiti, sono da richiamare i seguenti: l'esito negativo del referendum danese sul trattato di Maastricht del 2 giugno, infatti il referendum di Copenaghen si conclude al fotofinish (50,7%) di no contro il (49,3%) di si; mancata riduzione dei tassi di interesse in Germania; voci di svalutazione della lira; rialzo dei tassi ufficiali in Germania. Nel corso dell'anno 1992 si assiste a una piena recessione, infatti con il debito pubblico al 105,5 del Pil, con un fabbisogno attorno al 10,4 del Pil, con il passivo della bilancia dei pagamenti di parte corrente in crescita, la crisi era alle porte. Il 6 giugno la Banca d'Italia aumenta il tasso sulle anticipazioni a scadenza fissa di mezzo punto percentuale, irrigidendo così la politica monetaria, Moody's mise sotto controllo l'Italia per la sua incapacità nella riduzione del debito pubblico. Il 29 giugno il cambio contro il marco arrivò a 756,54 a fronte di una sostanziale stabilità nei confronti della sterlina e della peseta, Amato per effettuare un risanamento economico annunciò il 5 luglio la manovra da 30000 miliardi di lire, e con quella successiva di 100000 miliardi dà inizio al risanamento finanziario del Paese. Le vicende relative alle turbolenze che hanno sconvolto le parità valutarie dei paesi aderenti allo Sme hanno avuto inizio con la svalutazione del 7% della lira, la quale appariva quasi un riallineamento da manuale. Il 21 settembre, la Banca d'Italia, annunciò che le autorità monetarie si sarebbero astenute all'effettuare la quotazione ufficiale della lira. Questo fu un colpo durissimo per l'Italia che fino a quella data, aveva fatto del cambio della lira l'architrave della sua politica economica e finanziaria, sostenendo pesanti oneri in termini di riserve valutarie, infatti tra il giugno e il settembre vennero impiegate 53000 miliardi di riserve; colpo durissimo anche per la Comunità, colpita al cuore proprio nello strumento fondamentale, lo SME, investito nel ruolo di preparare e garantire le condizioni di stabilità, generalizzata e consolidata, che avrebbero dovuto, poi consentire quel salto di qualità dell'Europa, con il decollo della Unione Economica e monetaria, la moneta unica e il sistema delle banche centrali europee. Successivamente le tensioni speculative investono la lira , la sterlina e la peseta: momento in cui Italia e Gran Bretagna annunciano di uscire dagli Accordi europei di cambio. Subito dopo la svalutazione del 1992, si aprì un periodo di svalutazione generale della lira rispetto alle altre monete, periodo che si protrasse all'incirca fino al marzo 1993. Tra il 1992 e 1993 vennero firmati due accordi triangolari il protocollo Amato 31 luglio 1992 che abolì il sistema di scala mobile, completato da Ciampi nel luglio 1993, con la quale si fissarono gli obiettivi comuni di politica di reddito. Dopo di allora la lira rimase agganciata al dollaro. Il legame fra lira e dollaro potrebbe essere frutto dell'agire spontaneo dei mercati, ma potrebbe anche essere scaturito dalla decisione delle autorità monetarie italiane di ritornare alla vecchia linea di cambio differenziato, già seguita negli anni prima del 1979, fino all'ingresso dello Sme. Il problema essenziale delle autorità di governo era quello di evitare che la svalutazione esterna della lira si traducesse in inflazione importata, l'aver agganciato la lira al dollaro può essere inteso come una misura ragionevolmente coerente con l'obiettivo della stabilità monetaria. Di certo che la svalutazione della lira non ha contribuito alla soluzione del problema economico italiano, ha rischiato di aggravarlo producendo perdita di credibilità per il Paese. La crisi del sistema monetario europeo ha favorito una ripresa dei dibattiti teorici sui modelli di crisi valutarie, che si distinguono tra prima e seconda generazione, quelli di prima collegano l'emergere della crisi all'incompatibilità tra politiche macroeconomiche e stabilità del cambio; quelli di seconda, il cui sviluppo è stato stimolato dagli stessi fatti del 1992, nella quale l'emergere di una crisi appare come una scelta endogena, effettuata dalle autorità in base alle proprie preferenze e all'interazione con gli agenti economici privati. Analizzando i modelli si può concludere che mentre la rappresentazione di un regime di cambio fisso per mezzo di un livello puntuale del cambio non rappresenta un limite interpretativo rilevante, le ipotesi relative al processo di espansione del credito e all'esistenza di un livello di soglia delle riserve, nei modelli di Krugman, non sembrano dar conto adeguatamente della realtà dei fenomeni economici. I modelli di prima generazione danno una spiegazione "fondamentalista" delle crisi nel senso che fanno risalire la crisi allo sfasamento dei fondamentali macroeconomici dell'economia, in particolare l'esistenza di politiche fiscali espansive e prolungati deficit di bilancio incompatibili con un impegno di cambio fisso. I modelli di seconda generazione sottolineano il comportamento ottimizzante del policy-maker che non subisce più la crisi, ma decide di avviarla perché tale scelta minimizza i costi, nel senso che i costi in termini di reputazione a cui il governo va incontro uscendo dall'impegno sono comunque minori dei costi di rimanere in termini di incremento dei tassi di interesse e riduzione delle riserve valutarie. I modelli di terza generazione pongono enfasi sulla presenza di squilibri di natura finanziaria con la conseguenza che delle crisi valutarie non sono più viste come fenomeni a sé stanti ma come parte di una crisi sistemica in cui le crisi valutarie e bancarie si autoalimentano. Le ipotesi di perfetta previsione, d'altra parte, implicano che la razionalità degli agenti sia tale da non permette il realizzarsi di peso problem, i quali invece vengono osservati nella realtà. (Riassunto tradotto in inglese) Labour takes into account the main events that influenced the financial economic development of our country in the 1992 exchange rate crisis, I wanted to focus on the events since 1979 and analysing the intervention of the monetary authorities. At that time there was no euro, there was the European Monetary System with a kind of reference currency, the ECU, to which the various national currencies participating in the system had to be hooked, within a variance rate of no more than 2.25% for some and 6% for others, including the lira. Germany boasted of an economy stronger than others, with a state-of-the-art production system and a strong currency that was the benchmark for all economies. Italy had an economy that had to adapt continuously to the consequences of a reckless, short-sighted and short-term management of the country, the result of an incompetence of the political class. In March 1979, Italy had joined the European Monetary System, a decision aimed, together with foreign policy, at strengthening EU ties in order to create a united Europe; aware that this would be a more political than an economic choice. The accession to the Sme took place in a climate of divergence, Paolo Baffi then governor of the Bank of Italy, in fact, pointed out that a weak currency such as the lira, would find it difficult to abandon the regime of devaluations easy. several economists, in addition to Baffi, beyond where they sat, whether in Parliament as Luigi Spaventa or at the management of the Bank of Italy or even within the government as Rinaldo Ossola, argued their opposition to entry into the European Monetary System, exposing heterogeneous motivations among themselves. Everyone expected that the external constraint of stable exchange rates would force the country to follow a policy of strict monetary stability. Italy had obtained the privilege of a 6% swing band, compared with 2.5% in the other countries, but all wanted that accession to the exchange agreement would impose a policy of returning to inflation. Against general expectations, however, inflation continued more violent than before. The exchange rate, as the unitary project progressed, became increasingly significant, adding to its role as a guideline, that of a credibility factor. The Italian monetary authorities never accepted an external devaluation of the lira equal to the internal one. Between 1980 and 1987, the realignments of parity within the Sme followed numerous and involved numerous currencies. Each realignment marked a devaluation of the lira against the mark. After 1987, the realignments were suspended and the course of the lira underwent only one downward adjustment, on the occasion of the return of the narrow band. The policy followed was therefore that of a gradual revaluation of the lira, in real terms, with respect to the mark. At the beginning of the 1990s the Maastricht Treaty was signed, the content of the agreements was part of a highly critical internal political-social context, in which political energies long repressed by the Cold War had been freed, thanks to the collapse of the Berlin Wall, thus pushing the balance of the political and economic system with a break that occurred entirely in 1992. If the process of European integration had often been portrayed by the political class as a kind of panacea to the Italian tare, in Maastricht, the innocence of Italian Europeanism was celebrated, which saw the rhetorical vision with which it had looked to the construction of Europe since the 1970s, overturned and collapsed. For the history of European integration, the Maastricht Treaty represents a milestone, although with the entry into force it has created even more instability, as it is characterized by a lack of realism in the convergence objectives of macroeconomic variables, lack of flexibility and at the same time as asymmetries of the possible behaviour of central banks. The international economic scene was marked by: divergent trends in interest rates, downwards in the United States to boost the economy, up in Germany due to the effects of unification Germany, resulting in a weakening of the dollar, a strengthening of the mark, tension in the SME; The uncertainty about the completion of monetary unification in Europe, as enshrined in the Maastricht Treaty, is. These external developments caught the Italian economy in a period of weak production activity, slow-falling inflation, unresolved imbalances in public finances. Among the events that have followed, the following are to be recalled: the negative outcome of the Danish referendum on the Maastricht Treaty of 2 June, in fact the Copenhagen referendum ends at photofinish (50.7%) no versus (49.3%) yes; failure to reduce interest rates in Germany; rumours of the valuation of the lira; official interest rates in Germany. During the year 1992 there is a full recession, in fact with public debt at 105.5 of GDP, with a requirement around 10.4 of GDP, with the passive of the current account balance growing, the crisis was upon us. On 6 June, the Bank of Italy increased the rate on fixed-term advances by half a percentage point, thus tightening monetary policy, and Moody's brought Italy under control for its inability to reduce public debt. On 29 June, the exchange rate against the mark reached 756.54 in the face of substantial stability against the pound and the peseta, Amato to carry out an economic recovery announced on 5 July the maneuver of 30000 billion lre, and with the next one of 100000 billion begins the financial consolidation of the country. The events surrounding the turmoil that have disrupted the currency parities of the SME member countries began with the devaluation of 7% of the lira, which appeared to be almost a textbook realignment. On 21 September, the Bank of Italy announced that the monetary authorities would refrain from making the official listing of the lira. This was a very serious blow for Italy, which until that date had made the lira change the backbone of its economic and financial policy, bearing heavy burdens in terms of foreign exchange reserves, in fact between June and September 53 trillion reserves were used; It is also a very serious blow for the Community, which has been struck at the heart by the fundamental instrument, the EMS, which has been invested in the role of preparing and guaranteeing the conditions of stability, generalised and consolidated, which should have allowed Europe to jump in quality, with the take-off of the Economic and Monetary Union, the single currency and the system of European central banks. Subsequently, speculative tensions hit the lira, sterling and peseta, when Italy and Great Britain announced they were leaving the European Exchange Agreements. Immediately after the devaluation of 1992, a period of general devaluation of the lira against the other currencies opened up, which lasted approximately until March 1993. Between 1992 and 1993, two triangular agreements were signed, the Amato protocol on 31 July 1992, which abolished the escalator system, which was completed by Ciampi in July 1993, which set common income policy objectives. After that, the lira remained pegged to the dollar. The link between the lira and the dollar may be the result of the spontaneous action of the markets, but it could also have stemmed from the decision of the Italian monetary authorities to return to the old differentiated exchange line, which was already followed in the years before 1979, until the entry of the Sme. The main problem of the government authorities was to prevent the external devaluation of the lira from translating into imported inflation, the having pegged the lira to the dollar can be understood as a measure reasonably consistent with the objective of monetary stability. Certainly the devaluation of the lira did not contribute to the solution of the Italian economic problem, it risked aggravating it, producing a loss of credibility for the country. The crisis in the European monetary system has encouraged a resumption of theoretical debates on currency crisis patterns, which stand out between the first and second generations, those of first generation link the emergence of the crisis to the incompatibility between macroeconomic policies and exchange rate stability; Second, the development of which was stimulated by the same events of 1992, in which the emergence of a crisis appears to be a choice "It's not just a way of using private economic agents," he said. By analysing the models, it can be concluded that while the representation of a fixed exchange rate regime by means of a timely exchange rate does not represent a relevant interpretive limit, assumptions about the credit expansion process and the existence of a level of reserve threshold, in Krugman's models, do not seem to adequately account for the reality of economic phenomena. First-generation models give a "fundamentalist" explanation of crises in the sense that the crisis is traced back to the shift in macroeconomic fundamentals of the economy, in particular the existence of expansionary fiscal policies and prolonged budget deficits incompatible with a fixed exchange rate commitment. The second-generation models emphasize the optimising behaviour of the policy-maker who is no longer suffering from the crisis, but decides to start it because this choice minimizes costs, in the sense that the reputation costs that the government faces by exiting the commitment are still lower than the costs of staying in terms of raising interest rates and reducing currency reserves. Third-generation models place emphasis on financial imbalances, with the consequence that currency crises are no longer seen as stand-alone phenomena but as part of a systemic crisis in which currency and banking crises feed themselves. The hypotheses of perfect prediction, on the other hand, imply that the rationality of the agents is such that it does not allow the realization of weight problem, which instead are observed in reality.
[ita] La presente tesi si concentra sui processi di decentramento in Italia e Spagna, analizzando l'impatto dei mutamenti del quadro giuridico europeo sull'autonomia finanziaria regionale. L'ordinamento finanziario sovranazionale è stato infatti ampiamente modificato negli ultimi anni (specialmente con riferimento alla c.d. "Eurozona") per affrontare le pressanti sfide di natura macroeconomica derivanti dalla crisi del debito sovrano, che ha coinvolto svariati Stati Membri. L'analisi del tema proposto viene effettuata con il metodo della comparazione, prendendo in considerazione gli ordinamenti italiano e spagnolo. Tale scelta metodologica riposa essenzialmente su due elementi, che integrano il requisito della comparabilità tra i due ordinamenti: a) la vicinanza strutturale e l'influenza reciproca che storicamente si è verificata tra i due modelli di decentramento (che vengono usualmente riportati alla forma – o tipo – di Stato regionale); b) la comune soggezione ai vincoli finanziari derivanti dall'ordinamento europeo, unita a una condizione di grave difficoltà finanziaria che coinvolge il sistema regionale in generale, e – in maniera più acuta – le Regioni e Comunidades Autónomas (d'ora in poi, CC.AA.) che sono state (o sono) colpite da fenomeni di mala gestio. Si presenterà ora brevemente la struttura del lavoro. I primi due capitoli parlano dello Stato regionale in Italia e in Spagna, ossia il contesto, lo "sfondo", nel quale si inserisce il tema dell'autonomia finanziaria, seguendo la contrapposizione astratto/concreto, statico/dinamico: da un lato i modelli elaborati dalla dottrina, dall'altro l'evoluzione storica delle esperienze regionali, in entrambi i casi con particolare riferimento ai profili finanziari. Il primo capitolo descrive dunque la modellistica che viene generalmente utilizzata rispetto alle forme di distribuzione territoriale del potere politico (unione di stati, confederazione, stato federale, stato regionale, stato unitario), con un particolare approfondimento per la problematica categoria dello Stato regionale e, rispetto ad esso, registrando sia le posizioni critiche sull'utilità della categoria sia la particolare rilevanza che il livello di autonomia finanziaria regionale può avere a fini classificatori. Il secondo capitolo tratta invece partitamente le due linee storiche che si incrociano nella tematica in esame. Da un lato, lo sviluppo del regionalismo in Spagna e in Italia e le varie fasi dell'autonomia finanziaria nei due ordinamenti: non sfugge infatti a chi scrive che l'attuale stato delle finanze pubbliche territoriali sia in entrambi i casi il frutto di un complesso processo di evoluzione; tuttavia – ai fini della comparazione – pare opportuno privilegiare l'aspetto sincronico a quello diacronico, concentrandosi sull'ultimo stadio di questo percorso, nel suo intreccio con un sistema normativo e decisionale sempre più complesso, nazionale e sovranazionale. Dall'altro lato, si fa appunto un quadro dell'evoluzione della governance finanziaria europea sotto l'impatto della crisi economico-finanziaria che si è originata a livello globale a partire dal 2008. Tale evoluzione costituisce infatti il presupposto dei mutamenti costituzionali e normativi che si vogliono analizzare nel presente lavoro. Il terzo capitolo, che è il più ampio del lavoro, descrive l'ordinamento finanziario di Regioni e CCAA nel quadro di un sistema normativo che ormai affonda le sue radici nel livello sovranazionale. Obiettivo di questa parte del lavoro è tanto dare conto del sistema delle fonti dell'autonomia finanziaria da un punto di vista formale, quanto esporre ed analizzare le scelte normative compiute in concreto. Al suo interno, il capitolo è tripartito: ordinamento UE, ordinamento italiano e ordinamento spagnolo. La ragione di una trattazione separata dei due Paesi sul piano delle fonti è evidente: si tratta di sistemi peculiari e non sovrapponibili. In Spagna il metodo di finanziamento delle CCAA è determinato da due importanti leggi organiche, la LOFCA (Ley Orgánica de Financiación de las Comunidades Autónomas) e la LOEPSF (Ley Orgánica de Estabilidad Presupuestaria y Sostenibilidad Financiera): diventa dunque essenziale approfondire natura e ambito di competenza di ciascuna di esse, assieme al discusso problema del rapporto tra leggi organiche e Statuti delle CCAA nel sistema delle fonti del diritto. In Italia il quadro delle fonti si è fatto nel tempo sempre più articolato: basti ricordare la previsione di una specifica legge rinforzata da parte della nuova formulazione dell'art. 81, c.6, Cost. e il ruolo della legge delega sul federalismo fiscale (l. n. 42 del 2009) nel condizionare il contenuto dei relativi decreti legislativi di attuazione. All'interno dei paragrafi relativi all'uno e all'altro Paese si cerca di porre in luce i due versanti dell'autonomia finanziaria già esplicitati in precedenza, entrata e spesa. Rispetto al''autonomia di entrata, si dà conto tanto dello spazio concesso alla potestà impositiva di Regioni e CCAA – e quindi il potere di istituire tributi propri regionali e i ccdd. tributos cedidos anche dal punto di vista normativo nel caso spagnolo – quanto del problema centrale del finanziamento delle autonomie territoriali mediante risorse derivanti dai tributi statali, nelle forme della compartecipazione al gettito degli stessi e dei trasferimenti statali. Il profilo dell'autonomia di spesa riceve poi una considerazione altrettanto approfondita. In sistemi regionali in cui la decisione sulle entrate è ancora sostanzialmente in mano al livello di governo centrale, è chiaramente l'autonomia di spesa a concretare più direttamente l'autonomia finanziaria regionale, fino a spingere taluno a coniare la categoria del federalismo fiscale "di spesa". Proprio sull'autonomia di spesa hanno però impattato in maniera più diretta la crisi economico- finanziaria, i vincoli finanziari europei e la loro attuazione a livello interno: quest'ultima è avvenuta non soltanto tramite provvedimenti del legislatore statale volti a porre un limite globale alla spesa delle autonomie, al fine di garantire il rispetto dei vincoli sovranazionali da parte del complesso dei soggetti che compongono la c.d. finanza pubblica allargata (limiti diretti all'autonomia di spesa), ma anche tramite norme di legge che incidevano su ambiti rientranti nella competenza delle Regioni, fra i quali gli aspetti ordinamentali, giustificati dallo scopo di contenimento della spesa pubblica (limiti indiretti). Il quarto capitolo approfondisce il tema delle relazioni finanziarie fra Stato e Regioni/CCAA sul piano dei principi costituzionali: a differenza del capitolo precedente, la trattazione viene svolta trasversalmente fra i due ordinamenti, nella convinzione che vi siano alcune linee fondamentali in comune fra di essi. Si delinea quindi un vero e proprio statuto costituzionale dell'autonomia finanziaria nello Stato regionale che si sostanzia nei seguenti principi: autonomia finanziaria e corresponsabilità fiscale; solidarietà; sufficienza finanziaria (connessione risorse-funzioni); coordinamento finanziario; equilibrio di bilancio e sostenibilità finanziaria; leale collaborazione. Per ciascun principio non si dà conto soltanto dei riferimenti normativi ma soprattutto dell'interpretazione che ne è stata data dalla giurisprudenza costituzionale, istanza deputata a far "vivere" i principi nei mutamenti istituzionali e sociali tramite l'interpretazione costituzionale. Il quinto capitolo approfondisce infine un profilo spesso trascurato a livello dottrinale, ossia quello dei sistemi finanziari delle autonomie differenziate, nell'uno e nell'altro ordinamento. Nel caso italiano, il tema è quello della c.d. specialità finanziaria, che configura un percorso originale e peculiare nel quadro del regionalismo italiano. Il tema parrebbe porsi in maniera più complessa nel caso spagnolo, in virtù della potenziale asimmetria che caratterizza il sistema: tuttavia, in virtù della portata omogeneizzatrice della LOFCA, la maggior parte delle comunità autonome presenta un sistema di finanziamento sostanzialmente unitario. La reale differenziazione si coglie piuttosto rispetto al sistema del convenio e concierto autonómico seguito da País Vasco e Navarra, sistema che costituisce il portato di un lungo percorso storico e concreta una delle peculiarità del regimen foral di questi territori. Specialità finanziaria e regime forale presentano tratti di somiglianza e costituiscono esperienze meritevoli di approfondimento: essi sono da un lato oggetto di critica in entrambi i Paesi in quanto considerati "privilegi fiscali", allo stesso tempo non di rado la estensibilità dei sistemi ad alcune (o a tutte le) Regioni viene fatto oggetto di studio. ; [spa] The first two chapters deal about the "regional State" in Italy and Spain. The first chapter describes the categories that are generally used to classify the forms of territorial distribution of political power (union of States, confederation, federal State, regional State, unitary State), with particular attention to the problematic category of the regional State. The second chapter concerns the two historical aspects of the matter. On the one hand, the development of regionalism in Spain and Italy and the various phases of financial autonomy in the two systems; on the other hand, the evolution of European financial governance under the impact of the economic crisis since 2008. This evolution is, in fact, the precondition of the constitutional and legislative changes that the thesis aims to analyse. The third and fourth chapters are devoted to regional financial autonomy according to a general constitutional perspective: the third from the formal point of view, with reference to the system of sources of law, and the fourth from the substantive standpoint (constitutional principles). In particular, the third chapter deals with financial autonomy and, respectively, with tax power and power of expenditure in the Italian and Spanish cases, considering both the European Union and the internal sources of law. In relation to the tax autonomy, the thesis focuses mainly on the problem of the power of Regions and Autonomous Communities to establish their own regional taxes (and their limits), as well as on the taxes assigned by the State to the Autonomous Communities in Spain. Then, the thesis deepens the central problem of financing territorial autonomies through resources derived from State taxes, in the form of revenue sharing and State transfers. The topic of spending power also plays a central role in the research: the European financial rules and their application have a direct impact on regional spending autonomy. The problem of public debt, which is significantly regulated by the new supranational legal context, will also be considered. The fourth chapter is devoted in particular to the constitutional case law on the following principles: the principle of financial autonomy, the principle of financial sufficiency, the principle of coordination, the balance budget principle, the principle of solidarity and its limits, the principle of institutional loyalty and cooperation. Finally, the fifth chapter deals with a matter often neglected at the doctrinal level, which is the financial systems of differentiated autonomies, in both countries. In the Italian case, the Financial Specialty represents an original and peculiar way within the framework of Italian regionalism. In the Spanish case, the most important differentiation is the system of the convenio/concierto autonómico (agreement) of the Basque Country and Navarre.
RIASSUNTO TESI Il concetto della performance, della sua misurazione, gestione e controllo, accanto a quelli di efficienza, trasparenza, accountability e responsabilità, rappresentano gli elementi fondanti la dottrina del New Public Management e in quanto tali sono stato oggetto di studi accademici e analisi da parte dei professionisti del settore pubblico. La crisi economica dei primi anni '90, le sue implicazioni e le conseguenti tensioni politiche hanno aumentato l'interesse dei governi e parlamenti italiani, che si sono susseguiti, sulle problematiche dell'aumento incontrollato della spesa e del debito pubblico. La conseguenza immediata di questa nuova attenzione, anche per le nuove esigenze di bilancio derivanti dal processo di adesione all'Unione Europea, è stata un incremento della produzione legislativa. In questo contesto gli interventi legislativi, a partire in primo luogo dalla legge n. 142 del 1990, hanno avuto tutti il medesimo filo conduttore, ovvero l'obiettivo di realizzare in concreto il disegno costituzionale di articolazione del governo centrale nei suoi livelli territoriali, quali Comuni, Province e Regioni (queste ultime previste successivamente nel 1970, operative con il d.P.R. n 616/77). I governi e i parlamenti hanno incentrato la loro azione legislativa su interventi finalizzati a favorire il decentramento amministrativo e l'autonomia locale, dapprima solo statutaria e regolamentare, poi anche impositiva, finanziaria e gestionale. L'attenzione nei confronti della programmazione dell'attività amministrativa locale, e successivamente anche sulle prestazioni pubbliche, è aumentato contestualmente al crescere delle esigenze informative dei cittadini sulle modalità di utilizzo delle scarse risorse pubbliche (derivanti in grande parte dal gettito fiscale), al fine di poter garantire i servizi essenziali alla collettività. Gli organi di indirizzo politico – amministrativo orientano la gestione tramite il complesso di decisioni ed azioni organizzative che seguono le linee di indirizzo generali (D.Lgs 165/2001), la definizione di piani, programmi e direttive generali. L'oggetto della Legge n. 150 del 2009 (c.d. riforma Brunetta) è la performance della pubblica amministrazione, la performance organizzativa ed individuale dei dipendenti pubblici. Quest'ultima in particolare è un tema sensibile nel dibattito pubblico, spesso con un'accezione negativa nell'opinione pubblica. A seguito dei più recenti interventi in materia di armonizzazione contabile, si è ritenuto fosse necessario e interessante avviare una riflessione sul complessivo sistema di programmazione e controllo della performance negli enti locali allo scopo di sviluppare un modello della performance integrato. In questo senso, la presente tesi di dottorato si è concentrata sugli strumenti a disposizione degli enti locali italiani per la programmazione, la misurazione e la gestione della performance, partendo dai primi dettati legislativi in materia di programmazione e controllo, analizzando successivamente quanto introdotto dal D.Lgs 150/09 e più recentemente dal D.Lgs 118/2011, al fine di giungere allo sviluppo di uno strumento che rispondesse alle principali esigenze informative in materia di performance della PA locale. A questo scopo, inizialmente è stata effettuata un'analisi della letteratura, il più completa possibile, sul concetto della performance e della sua misurazione, sottolineando i benefici e gli effetti inaspettati delle misure di performance, i limiti e la differenze esistenti tra misurazione e gestione della performance. La trattazione successivamente si concentrerà sull'illustrazione dei concetti di indicatori e misure di performance, dal punto di vista delle caratteristiche e differente principali, oltre che dell'utilità, dei possibili usi ed utilizzatori dell'informazione di performance (ad esempio: decision-makers, politici e cittadini). L'analisi del background teorico sarà finalizzata alla descrizione del complessivo contesto del tema della performance tramite i) il contesto internazionale del settore pubblico e ii) le dinamiche della performance delle pubbliche amministrazione. Il contesto specifico di rifermento è quello degli enti locali italiani, 1) descritto nei suoi aspetti normativi e dottrinali in termini di programmazione, performance, pianificazione e gestione della performance nonché di armonizzazione contabile e di controllo, con particolare riferimento ai controlli interni, e 2) analizzato con riferimento a principi, criteri, obiettivi e strumenti pluriennali ed annuali che ogni ente è tenuto e può utilizzare per poter al meglio pianificare, programmazione e controllare le proprie prestazioni di breve, medio e lungo termine. Una volta delineato il background teorico si procederà alla descrizione di un'ipotesi di piano integrato della performance, sotto il punto di vista del processo di sviluppo e degli strumenti, con l'evidenziazione di punti di forza, possibili benefici, ma anche dei limiti e delle questioni non affrontate o che rimangono senza una risposta efficace. A titolo di approfondimento verrà presentato un caso di studio per evidenziare come un sistema integrato di performance possa essere considerato un sistema di governance amministrativa. La definizione del modello è stato guidata da due principi guida: i) semplificazione del contesto e ii) riduzione della complessità degli strumenti. Il tutto, in una prospettiva di possibile futura applicazione pratica all'interno degli enti locali italiani di piccole dimensioni. Tali enti sono caratterizzati da strutture organizzative con un minor grado di complessità, minori risorse economiche, finanziarie, strumentali ed umane, rispetto ad enti di maggiori dimensioni. Per queste ragioni, questi enti rappresentano un miglior contesto in cui adottare uno strumento di pianificazione e programmazione semplice e chiaro che possa aggiungersi agli altri adempimenti previsti per legge, senza appesantire troppo la gestione amministrativa. Se da un lato il modello proposto ha il vantaggio di riunire in un unico documento gli elementi di pianificazione e programmazione della performance strategica con collegamenti chiari e diretti ai documenti di programmazione pluriennali dell'intera attività amministrativa degli enti (DUP) e a quelli di gestione amministrativa e di bilancio (PEG), dall'altro potrebbe incorrere nel rischio di recepimento dello stesso come mero elemento formale, senza un'utilità sostanziale. Lo strumento ipotizzato permette, da un lato, di rispondere a quanto previsto dalla riforma del 2009 e con i dettati derivanti dal processo di armonizzazione contabile, ma, dall'altro, potrebbe contribuire a creare confusione, soprattutto all'interno di quegli enti locali con competenze limitate e risorse inadeguate all'utilizzo di strumenti innovativi per la gestione strategica e dell'intero ciclo di programmazione e controllo A questi punti possono e devono essere aggiunte riflessioni in merito alle modalità di trasmissione, gestione e comunicazione dell'informazione di performance oltre che di conciliazione e sintesi con i processi di decentramento amministrativo, di sviluppo ed affermazione dell'autonomia locale, nel nuovo quadro dei vincoli finanziaria, economici ed istituzionali nazionali e comunitari. THESIS SUMMARY Performance, performance measurement, management and control, alongside the concepts of efficiency, transparency, accountability and responsibility are considered the basis of New Public Management by both scholars and practioners of public sector. The economic crisis at the beginning of the 90's, its implications and political tensions have increased the concern of Italian governments and parliaments (over the years) on uncontrolled growth of public expenses and public debt. An increasing legislative provision on local government dynamics and principles was a consequence of this concerning, amplifying also by the new European Union's budget procedures and needs. The State organization in different levels of government as stated by the constitutional prevision was the focus of main legislative measures (starting form the law no. 142/1990) . In particular Italian local governments are articled in three different levels: Municipality, Provinces and Regions (last are stated in 1970 but became operating with the republican president decree no. 616/77). Moreover governments and parliaments focused their attention on the promotion of administrative decentralization and local statutory, regulative, fiscal, financial and management autonomy. The focus on local government planning activity and performance increased as well as the attention on citizens' informative needs about the use of scarce public resources in order to guarantee the public services. Decisions and actions of the political and administrative bodies followed the general guidelines (legislative decree 165/2001), plans and programs. The object of the Law no. 150 of 2009 (Brunetta Law) is public administration performance, organizational and individual performance of public employees. The public performance is often a sensitive issue in the public debate and generates negative point of views. The last regulation on accounting harmonization generates i) a rethinking process about the overall local governments performance programming and control systems ii) to develop an integrated system to satisfy informative needs on local public administration performance. The present PhD thesis's focused on Italian local governments tools and procedures to i) program, ii) measure and iii) manage the performance by the analysis of the legislative provisions until the last legislative decree 150/09 and the legislative decree 118/2011. First, a full literature review about performance meanings and performance measurement has been carried out. This work highlighted the benefits and the unexpected effects of the performance measures, their limitations and the existing differences between performance measurement and management. Then, concepts of indicators and performance measures are introduced, their principal features and differences, utility and possible uses and the users of performance information (e.g. decision makers, politicians, citizens). The presentation of the theoretical background will be aimed to describe the overall context of performance issue through, i) the international context of public sector and ii) the local public administration performance dynamics. The specific context of this dissertation will be the Italian local government focusing on 1) the description of legislation and doctrine for the programming, planning and management of performance, as well as the accounting harmonization and internal controls and 2) the analysis of local governments' principles, criteria, aims and tools for long and short term performance planning, programming and controls. The next section will be dedicated to describe an hypothesis of integrated performance plan, its development process and tools, its strengths and weaknesses, and the non-addressed and unresolved issues. Further a case study is presented in order to highlight how an integrated performance system can be considered as an administrative governance system. The overall analysis is guided by two principles: i) context simplification and ii) tools' complexity reduction. The future perspective of its practical application is represented by small local governments, characterized by lower complexity and economic, financial, instrumental and human resources than larger ones. For these reasons small governments are better context to apply a new simple tool in addition to the traditional legislative fulfillments without increasing the administrative complexity. Elements of performance planning and programming and their connections with the others multiannual programming, budgeting and management documents (Single Programming Document: DUP, Executive Management Plan: PEG) are included in one single document. However, this system can be seen as another mere formality, without substantial benefits. It meets the aims of the 2009 reform and the principles of the accounting harmonization but it can also create confusion, in particular for local governments with limited skills and inadequate resources to use innovative tools of strategic governance, programming and control. Finally, it will be presented a reflection about systems of performance information transmission, management and communication and the settlement between decentralization processes, development and statement of local autonomy, national and European economic-financial constraints.