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Democrazia e globalizzazione
Si pensa, oggi, che il capitalismo abbia trionfato sul socialismo. Forse è vero, e sarà la storia a giudicare, ma non si può certo affermare che abbia vinto anche sulla democrazia, cioè su una ricerca incessante di forme superiori di contratto sociale. La concezione tutta liberale dell'avvenire sembra, infatti, essere fondata su un controsenso: la felicità delle persone non si costruisce loro malgrado, ed è per questo che i regimi comunisti dell'Est sono crollati. A trionfare è stata, dunque, la democrazia, più che l'economia di mercato (.).
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Democrazia e globalizzazione
Si pensa, oggi, che il capitalismo abbia trionfato sul socialismo. Forse è vero, e sarà la storia a giudicare, ma non si può certo affermare che abbia vinto anche sulla democrazia, cioè su una ricerca incessante di forme superiori di contratto sociale. La concezione tutta liberale dell'avvenire sembra, infatti, essere fondata su un controsenso: la felicità delle persone non si costruisce loro malgrado, ed è per questo che i regimi comunisti dell'Est sono crollati. A trionfare è stata, dunque, la democrazia, più che l'economia di mercato (.).
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Filosofia, alterità, democrazia
This article intends to analyze the link existing in Apel between ethics of communication, democracy and difference. In the German author, the argumentative reason is not circumventable. The communicative and intersubjective nature of human identity founds democracy as a form of life and just coexistence. Democracy allows the individual to discover himself as tied to a common history. The paradigm of communicative philosophy overcomes both social nihilism and the dogmatism of some versions of liberalism. This rediscovery of philosophy is connected to the possibility of a social ethics and a free, equal and democratic public discourse.The problems facing today's world cannot find an adequate answer in provisional syntheses of the Postmodern, nor in the deflation of the concept of truth.Apel's Philosophy advocates linked to the public dimension, arises from the community affair and from human history. What sustains and normatively guides social interaction is a special solidarity, which springs from the intersubjective dimension and the discursive nature of our "co-world".
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La crisi della democrazia rappresentativa di fronte alla democrazia digitale
In: La cittadinanza europea: itinerari, strumenti, scenari ; rivista di studi e documentazione sull'integrazione europea, Heft 2, S. 55-70
ISSN: 2039-9383
La percezione culturale dei progressi tecnologici viene trasferita ai processi democratici e costituzionali, creando l'illusione che ci sia una corrispondenza tra sviluppo tecnologico e sviluppo politico. In tal senso, la democrazia può evolversi nello stesso modo in cui si evolve la tecnologia? E questi progressi tecnologici implicano necessariamente un progresso costituzionale e democratico? Il contributo analizza l'impatto delle nuove tecnologie sui processi democratici dal punto di vista della contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia digitale.
Democrazia rappresentativa e democrazia diretta nel pensiero di Norberto Bobbio
In: Democrazia e diritto: trimestrale dell'Associazione CRS, Heft 4, S. 181-202
ISSN: 0416-9565
Liberalismo, democrazia, socialismo
In: Strumenti per la didattica e la ricerca
In recent years the leader of "Giustizia e Libertà" has been the focus of a renewed and extensive attention. The author reconstructs the itinerary of Carlo Rosselli, conducting the theoretical analysis in the light of the complexity of the historic context. From the years of the Great War to the exile in France, intellectual meditation and political commitment are inextricably entwined threads in the career of the Florentine antifascist. In the attempt to pinpoint the key passages of this unquiet quest, the book traces the stages of an evolving thought. A thought that was matured through critical comparison with liberal theory and Marxist doctrine, found inspiration in English socialism and conceived opposition to the Fascist regime as the grounds for a project of progressive democracy. - Negli ultimi anni, il leader di "Giustizia e Libertà" è stato al centro di un'ampia e rinnovata attenzione. L'autore ricostruisce l'itinerario di Carlo Rosselli, conducendo l'analisi teorica alla luce della complessità del contesto storico. Dagli anni della Grande Guerra all'esilio in Francia, riflessione intellettuale e impegno politico connotano il percorso dell'antifascista fiorentino come fili intrecciati e inestricabili. Nel tentativo di individuare i passaggi chiave di una ricerca inquieta, il volume segue le tappe di un pensiero in divenire. Pensiero che matura attraverso il confronto critico con la teoria liberale e la dottrina marxista, trova ispirazione nel socialismo inglese e concepisce l'opposizione al regime fascista come premessa a un progetto di democrazia progressiva.
Proporzionalità, diritti, democrazia
Il principio di proporzionalità è ormai uno dei concetti centrali del costituzionalismo globale, di fatto una parte essenziale della grammatica di una nuova lingua franca che fa dialogare e interagire attori giuridici sostanzialmente in tutto il mondo, agevolando la circolazione di modelli giuridici e di standard di argomentazione. In questo saggio intendo discutere due questioni attinenti al profilo della legittimità dell'utilizzazione del test di proporzionalità in sede giudiziaria. La prima questione riguarda la compatibilità tra l'utilizzo sempre più diffuso del test di proporzionalità e l'intensità della tutela che ci aspettiamo debbano ricevere i diritti fondamentali. La seconda questione riguarda la compatibilità tra l'utilizzo giudiziario del test di proporzionalità e la democrazia. Concluderò con alcune brevi riflessioni sul nesso tra il principio di proporzionalità e ciò che chiamerò la cultura giuridico-politica della giustificazione. ; Proportionality is now a central concept in global constitutionalism, a crucial feature of the grammar of the new lingua franca used by legal actors around the world – allowing the circulation of legal solutions and argumentative styles. In this essay, I will discuss two issues pertaining to the legitimacy of the use of proportionality analysis by courts. The first issue regards the relation between proportionality analysis and the strength that we normally associate to the idea of fundamental rights. The second issue regards the compatibility between the use of proportionality analysis by courts and democracy. I will conclude with some reflections on the relation between the global spread of proportionality and what I will call the culture of justification.
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Democrazia e potere economico
È un anno di ricorrenze quello che stiamo vivendo, ma non per questo di celebrazioni. Cadono settant'anni dall'approvazione della Costituzione repubblicana, sessanta dalla sottoscrizione del Trattato di Roma, venticinque da quella del Trattato di Maastricht, dieci da quella del Trattato di Lisbona. Il plesso dei rapporti tra la democrazia e il potere economico, oggetto di questa relazione, investe ciascuno di quei documenti giuridici, considerati ora in sé, nella loro attitudine a dar corpo ad un ordinamento giuridico determinato, ed ora per sé, nelle vicendevoli e mutevoli interrelazioni che ne sono scaturite nel corso di oltre mezzo secolo di esperienza giuridica. La presente trattazione si svolgerà in tre tempi. In una prima parte, il tema della democrazia e del potere economico sarà centrato sull'ordinamento statale. All'interno di questo, si apprenderà lo sforzo incessante prodotto dalla Carta repubblicana per avvicinare i due termini della relazione, attraverso un processo dinamico di integrazione tra sfere precedentemente caratterizzate come separate e distinte (infra, § 1.1). Seguendo questa prospettiva, si affronterà un aspetto specifico della combinazione tra la democrazia e il potere economico, dato dalla previsione della collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, di cui all'art. 46 Cost. Si tratta, com'è noto, di una disposizione costituzionale non solo rimasta inattuata, ma anche ritenuta ambigua, poco perspicua e perciò in qualche modo destinata all'oblio. Non è questa l'opinione che si intende qui formulare. Laddove, infatti, si riuscisse a dimostrare la perdurante, se non accresciuta, attualità di tale enunciato così poco considerato in sede legislativa, giurisprudenziale e dottrinale, ciò potrebbe valere a gettare una luce nuova, ed anche in qualche modo complessiva, sulle potenzialità rimaste ancora inesplorate della Carta repubblicana proprio nei confronti del tema qui trattato (infra, § 1.2). Sulla scorta di tali considerazioni, si passerà quindi a tratteggiare il ruolo connettivo della dimensione sociale nell'orizzonte costituzionale italiano, posta al crocevia tra la sfera politica e la sfera economica e alle quali la prima risulta in più di un luogo espressamente affiancata. Questa dimensione, declinata nel diritto costituzionale in una chiave ora soggettiva (sotto forma di diritti sociali) ed ora oggettiva (in particolare, nella disciplina costituzionale dell'economia), costituisce la risultante di una visione della società non assunta come un aliquid datum, ma investita da un progetto di trasformazione complessiva, in cui la democrazia e il potere economico vicendevolmente si compenetrano (infra, § 1.3). Proprio la considerazione della dimensione sociale, per come questa viene riguardata all'interno del diritto statale, consentirà in una seconda parte di volgere lo sguardo all'Unione europea, con riferimento, in primo luogo, all'attuale previsione dell'"economia sociale di mercato", di cui all'art. 3, § 3, co. 1, TUE. Tuttavia, tanto una disamina genealogica di tale formula, quanto la sua esplicitazione all'interno dei Trattati, quanto ancora la sua recente utilizzazione giurisprudenziale farà emergere una fondamentale alterità del concetto di sociale nel diritto sovranazionale rispetto a quello stilizzato nella trama costituzionale italiana e, dunque, un altro modo di intendere i rapporti tra la democrazia e il potere economico (infra, § 2.1). Al fine di illustrare tale assunto, si tratterà più nel dettaglio una delle c.d. quattro libertà, la libertà di circolazione dei capitali, disciplinata agli artt. 63 ss. TFUE, in quanto essa, dopo un impetuoso sviluppo normativo occorso a partire dagli anni ottanta del Novecento, si caratterizza per la sua evidente incidenza sulla sfera economica e, ad un tempo, per l'insuscettibilità di qualunque sua prospettazione in chiave sociale (infra, § 2.2). Successivamente, si passerà ad affrontare quello che si ritiene essere, a pieno titolo, il principio di struttura della dimensione economica dell'Unione europea, dato dalla separazione tra la (disciplina della) politica economica e la (disciplina della) politica monetaria. Ciò porterà a verificare l'incidenza di tale divisione tra due sfere comunque ritenute "politiche" – una delle quali, la politica monetaria, è però affidata ad un'istituzione algidamente indipendente, qual è la Banca centrale europea – sul plesso formato dalla democrazia e dal potere economico nell'ordinamento sovranazionale (infra, § 2.3). La disamina così svolta dei due ordinamenti in questione consentirà, in una terza parte, di metterne a tema le interrelazioni, anche attraverso il prisma della dottrina giuspubblicistica italiana che più ne ha studiato le inflessioni rispetto all'oggetto osservato. Si procederà, pertanto, ad incrociare la disciplina costituzionale e quella sovranazionale dell'economia; e da ciò si trarrà una certa diversità di impostazione dei due ordinamenti considerati, quanto alla relazione tra la democrazia e il potere economico (infra, § 3.1). Successivamente, si coglieranno due momenti di snodo per la riflessione giuspubblicistica italiana, a vent'anni di distanza l'uno dall'altro, da individuarsi negli anni 1991-1992 e 2011-2012. Il biennio 1991-1992 non solo centra l'istituzione dell'unione monetaria, destinata a sedimentare nel coevo Trattato di Maastricht, ma accoglie altresì un'ampia e ricca discussione tra i costituzionalisti in merito all'attualità della disciplina costituzionale dell'economia, in considerazione delle incipienti trasformazioni interordinamentali. La prospettiva assunta a quel tempo sembra intendere, con poche voci dissonanti, il processo di integrazione europea come la soluzione alla profonda crisi istituzionale, politica ed economica che colpisce l'Italia del tempo, anche a costo di mettere in ombra il dettato costituzionale in materia e, in qualche caso, di trascolorare verso suggestioni de iure condendo (infra, § 3.2). Il biennio 2011-2012 coincide anch'esso con l'acme di una nuova e profonda crisi che investe l'Italia, alla quale si risponde con un articolato strumentario di matrice internazionale, sovranazionale e costituzionale. Al contempo, tale più recente evoluzione istituzionale sembra dare l'avvio, vent'anni dopo, a un certo ripensamento critico negli studi giuspubblicistici italiani circa l'essenza e il valore dell'Unione europea nel momento attuale, vista non più solo come una soluzione, ma anche come un problema, in ragione delle sempre più profonde tensioni a cui il diritto sovranazionale sottopone lo snodo costituzionale della democrazia e del potere economico (infra, § 3.3). In conclusione, le crescenti disarmonie che scaturiscono dal piano delle relazioni interordinamentali, rispetto all'oggetto qui in esame, inducono a proporre una configurazione più stringente dei rapporti tra il diritto costituzionale e il diritto sovranazionale, attraverso la (ri)affermazione di un criterio non solo ordinante, ma anche ordinario, che assuma la Carta repubblicana quale necessario fondamento di giustificazione e, al tempo stesso, quale fisiologico e permanente elemento di valutazione delle limitazioni di sovranità consentite a beneficio di ordinamenti giuridici "altri" rispetto all'ordinamento statale.
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Rappresentanza e democrazia deliberativa
Il contributo riflette sulle pratiche deliberative interrogando come esse vengano a qualificare la democrazia e la rappresentanza. Si tratta di prendere in considerazione situazioni complesse, non solo per il darsi di diverse concezioni e pratiche rispetto a che cosa debba intendersi quando si parla di democrazia, ma anche perché si tratta di processi che, al di là della possibilità di rubricarli attraverso concettualità e categorie più o meno consolidate, possono avvenire secondo finalità, prospettive e modalità di attuazione anche molto diverse. Questo richiede perciò che si eserciti sempre anche una considerazione in contesto, che precisi condizioni di possibilità, obiettivi, soggetti coinvolti e possa rendere conto delle relative inclusioni ed esclusioni. Si tratta di evitare atteggiamenti ideologici, mentre si esige un continuo esercizio di rielaborazione teorica, di chiarificazione concettuale e riarticolazione riflessiva di questioni centrali per la democrazia.
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PLURINAZIONALISMO E DEMOCRAZIA
In: Italian Political Science Review: IPSR = Rivista italiana di scienza politica : RISP, Band 25, Heft 1, S. 21-50
ISSN: 2057-4908
IntroduzionePochi Stati sono Stati nazionali, e gran parte delle nazioni non sono destinate a raggiungere la condizione di Stato sovrano. Una trasformazione delle società plurinazionali in Stati nazionali «monocromatici» come quelli esistenti in passato è impossibile nel contesto di istituzioni liberaldemocratiche. La maggioranza delle cosiddette «nuove nazioni» sono in realtà Stati multinazionali o quantomeno multiculturali. Non solo i cittadini risiedono geograficamente in ambiti frammisti; le loro famiglie hanno unbackgroundeterogeneo e, dato non meno e forse più importante, hanno identità duali. Le istituzioni e i processi democratici devono riconoscere queste situazioni di fatto, questo tipo di pluralismo. In che misura, in uno Stato democratico, il pluralismo deve essere basato sulla rappresentanza e sui diritti di gruppo oppure sui diritti individuali? In che misura particolari soluzioni istituzionali rischiano di condurre ad un conflitto tra questi due principii ed approcci nel contesto della politica democratica? In che modo sarà protetta la libertà degli individui di scegliere la propria identità senza vedersi imporre identità inclusive? Questi sono problemi teorici e pratici sia per le democrazie contemporanee, sia per i paesi avviati verso la democrazia. Come potranno, gli Stati democratici multinazionali, guadagnarsi una legittimità sufficiente a rendere i processi decisionali democratici possibili e compatibili con il pluralismo nazionale e culturale? In particolare, come si potrà, in società di questo genere, rendere compatibile il federalismo con i diritti delle minoranze all'interno di unità territoriali, se in queste unità esistono maggioranze «nazionali»? Se non diamo soluzione a questi interrogativi, rischiamo di riprodurre in scala ridotta i problemi creati dai fondatori degli Stati nazionali in società multinazionali. Quali forme può assumere il pluralismo nazionale e culturale nelle società democratiche, e qual è il ruolo che le istituzioni e i processi democratici possono svolgere per rendere compatibili il pluralismo e la libertà individuale? Questi sono alcuni dei quesiti che dobbiamo sollevare e a cui dobbiamo dare risposta.
Democrazia plebiscitaria, democrazia deliberativa: la governance municipale nelle Marche
In: Università
SAGGI: La contro-democrazia. La democrazia nell'era della diffidenza
In: Ricerche di storia politica, Band 9, Heft 3, S. 289-302
ISSN: 1120-9526