Comparative State Feminism
In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 37, Heft 3, S. 459-469
ISSN: 0048-8402
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In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 37, Heft 3, S. 459-469
ISSN: 0048-8402
In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 37, Heft 3, S. 459-469
ISSN: 0048-8402
In the wider context of dialogue among cultures, the analysis of women's conditions in Muslim cultures -or in those European milieus affected by immigration from Maghreb- proves to be a difficult task, marked as it is by an ambiguity which is inherent to those power relations defined by economic and political balances between states at a global level. The debate on the veil is an exemplifying issue of the terms in which the dialogue is conducted between European nations and Islamist movements, and it sets the limits by which -given a certain power structure- women's freedom is lost in the name of a culture presenting itself as promoting the value of differences. Within the European debate, Islamic feminism represents the main interlocutor of international institutions which -unable to solve those more radical questions giving origin to conflicts between peoples- exclude from their analysis other forms of social critique, in this way favoring culturalist and differentialist approaches. All considered, though, Islamic feminism does not limit itself to represent the positions expressed by those Maghreb and Arab feminists that -in reaction to a cultural model continuing to propose the image of a society based on the absolute control of women- keep struggling to reaffirm their right to freedom and equality: they instead carry on the deconstruction work that originally gave birth to world women's movements. ; Nel contesto più generale del dibattito tra culture, l"analisi della condizione della donnanelle culture musulmane o in quelle europee nate dall"immigrazione magrebina si rivelaun compito complesso, in quanto segnato dall"ambiguità insita nelle relazioni di potereche definiscono gli equilibri economici e politici tra stati a livello globale. Il dibattitosul velo si rivela un elemento esplicativo della forma che assume il dialogo tra potenzeeuropee e movimenti islamisti e specifica i termini in cui, in vista di una certa gestionedel potere, si sacrifica la libertà della donne in nome di una cultura che si dicepromotrice dei valori della differenza. All"interno del dibattito europeo, il femminismoislamico rappresenta l"interlocutore principale delle istituzioni internazionali, che,incapaci di risolvere le questioni più radicali che originano i conflitti tra popoli, hannodeciso di escludere dalle loro analisi altre forme di critica sociale, favorendo cosìapprocci di tipo prevalentemente culturalista e differenzialista. Il femminismo islamicosi rivela, tuttavia, non rappresentativo delle posizioni espresse dalle femministemaghrebine ed arabe che, in risposta ad un modello culturale che continua a proporrel"immagine di una società basata sul dominio della donna, non smettono di lottare peraffermare il loro diritto alla libertà e all"uguaglianza, proseguendo quel lavoro didecostruzione che è all"origine dei movimenti delle donne nel mondo.
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Durante il ventesimo secolo, un gruppo di autrici legate alla tradizione marxista e materialista promosse la creazione di un nuovo campo concettuale per interpretare l'amore come sentimento con una dimensione politica e così porre in discussione l'abituale tendenza a relegarlo alla sfera privata e all'intimità. Nell'articolo mi propongo di illuminare un momento fondamentale di questo processo di definizione del sistema interpretativo; nella prima parte esporrò le riflessioni di Aleksandra Kollontaj e, successivamente, presenterò alcune riflessioni sull'amore della radicale Shulamith Firestone come espressione di un'iniziale torsione concettuale che ha avuto ampie ripercussioni sui modi in cui le femministe materialiste di epoche successive teorizzarono una possibile 'economia amorosa' nel processo storico in cui le donne si definiscono come soggetti politici che lottano per la loro emancipazione.Attraverso l'analisi di Largo al Eros alato! di Kollontaj e di La Dialettica dei sessi di Firestone, opere legate alla tradizione materialista, voglio mostrare il ruolo che l'amore gioca, come sentimento vertebrato politicamente, nel processo di emancipazione delle donne. Queste prime intuizioni si rivelano particularmente fruttifere per comprendere alcuni degli sviluppi successivi della critica femminista all''amore romantico' (Illouz, Esteban, Herrera). Nei testi in questione l'amore è rappresentato come il fulcro emozionale sul quale si fonda e consolida il dominio patriarcale delle donne nell'economia capitalista e nella società di classe. Ciononostante Kollontaj riconosce l'amore come energia psico-sociale con un gran potenziale creativo. Queste due prospettive contribuiscono a far luce sul complesso ruolo che l'amore occupa nella riflessione femminista contemporánea e rivela una profonda trasformazione che si registra tra gli anni venti e gli anni sessanta nella forma in cui si concettualizzano le donne come gruppo specifico dentro la società divisa in classi (Kollontaj) e le donne come classe di per sé nel ...
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What are the most useful lenses to wear and from which positioning is most effective to speak today, in order to answer the need for a paradigm shift within the critical thinking concerning the culture of Capitalism? An increasing number of authors support an interdisciplinary approach carried out, not only in academic environments, by political ecology and ecofeminism, connecting the critique of capitalism with that of patriarchy, and re-establishing a relationship between theory and praxis, in which the latter produces knowledge through embodied experience. The following article agrees with this hypothesis, but its aim is not so much to delineate the contours of what feminist political ecology is and what new conceptual categories it introduces, but to understand instead what is the dialectical necessity that produces this approach and what it distances itself from. To do so, I will use the process of resignifying the category of vulnerability in the contemporary feminist debate in the poststructuralist approach, as an antithetical example to the feminist political ecology lens and posture. The aim is to begin paving an autonomous path for this critical matter, beginning by delineating the antagonism toward poststructural feminism as one of the conflicts which produces it. ; Quali sono le lenti più utili da indossare e che rendono il posizionamento più efficace per prendere parola oggi al fine di rispondere al bisogno di un cambio di paradigma all'interno del pensiero critico sulla cultura del capitalismo? Sempre più autori e autrici stanno abbracciando un approccio disciplinare sviluppato, non solo in ambiente accademico, dall'ecologia politica e dall'ecofemminismo, che lega la critica del capitalismo con quella del patriarcato e ristabilisce un rapporto tra teoria e prassi in cui la prima produce conoscenza per mezzo dell'esperienza incarnata. L'articolo accoglie questa ipotesi ma il suo obiettivo non è tanto delineare i contorni dell'ecologia politica femminista e delle sue nuove categorie concettuali, ma di comprendere quale necessità dialettica produce e da quale si distanzia. A tal fine userò il processo di risignificazione della categoria di vulnerabilità nel dibattito femminista contemporaneo nell'approccio post-strutturalista come esempio antitetico alla lente e alla postura dell'ecologia politica femminista. Lo scopo è iniziare a gettare le basi per un percorso autonomo di questa critica, a partire dalla definizione dell'antagonismo contro il femminismo post-strutturalista come uno dei conflitti che la produce.
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[Resumo] Facer arquitectura é significar, é un acto político; ten unha dimensión social. O entendemento social da produción arquitectónica significa abordar o estudo dos grupos sociais en relación á disciplina. Nun contexto de desigualdade, identificar os sesgos culturais resulta clave á hora de promover valores contemplados nos dereitos humanos como a igualdade de xénero. Nesta procura, a chegada das TIC supoñen un punto de inflexión: a democratización das tecnoloxías da información e o nacemento de novos espazos globais de comunicación veñen representando unha oportunidade inédita para a difusión e o encontro de arquitectas, investigadoras e activistas na posta en cuestión do discurso oficial da arquitectura.[Abstract] To make architecture supposes giving meaning, it is a political action; it has a social dimension. The social understanding of architectonic production means tackling the study of social groups in relation to discipline. In an inequality context, identifying cultural bias becomes key just to promote human rights like gender equality. In this pursue, the emergence of ICT means an inflexion point: the democratization of information technologies and the appearance of new global communication spaces that represent an unprecedented opportunity for diffusion and meeting of women architects, investigators and activists joined questioning the official architectural discourse
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On the basis of a wide variety of printed sources as well as verbal accounts, Sara Borrillo analyzes the many forms of Moroccan women's agency today : from the laical militants, inspired by universal principles and international declarations of human rights, to feminist theologians, engaged in a critical review of sacred books that criticizes the traditional, patriarchal interpretations, up to the sermonizers supported by the Moroccan monarchy, promoting a «modernity without democracy» among women, particularly in the rural areas. ; Sulla base di un'ampia varietà di fonti a stampa e testimonianze orali, oltre che di una vastissima letteratura, Sara Borrillo analizza le molteplici forme di attivismo delle donne marocchine di oggi: dalle militanti laiche, ispirate a principi universali e alle dichiarazioni internazionali dei diritti umani, alle teologhe femministe, impegnate in un'interpretazione critica dei testi sacri che metta in discussione i contenuti patriarcali delle interpretazioni tradizionali, alle predicatrici che, sostenute dal regime marocchino, promuovono tra le donne una "modernità senza democrazia", in particolare nei ceti rurali.
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This paper shows the fundamental connection between feminism, anarchism, transindividualism and ecology, and argues that an anarcha-feminism – a feminism without hierarchies – is the key to defeating all forms of oppression, whether they are perpetrated on a political, sexual, economic, or racial basis. Beginning with a description of the condition of minority-status and exposure to violence in which women all over the world find themselves, the paper identifies the traditional tools of domination that the "first sex" uses to maintain its primacy. The most powerful of these tools is the State, in which almost all of the key roles are held by men. On these grounds, this manifesto points out that overthrowing the patriarchy is not possible without the simultaneous subversion of the current juridical-political-economic structure, namely without overcoming national borders and freeing ourselves from the most subtle form of state control: the control over gender identity. This is because, as the paper argues, drawing insights from an ontology of the transindividual, bodies in general and women's bodies in particular, are not individuals, objects given once and for all, but rather never complete processes. In this social ontology, the environment turns out to be constitutive of our individuality; therefore, a transindividual approach to feminism naturally leads to a form of eco-feminism in which not simply human forms of life but all animate and inanimate bodies are involved. Anarcha-feminism means that all forms of oppression are somehow connected because all bodies are connected and it is therefore not possible to fight one form of domination without fighting them all.
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In: Esplorazioni
In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Band 37, Heft 3, S. 459-469
ISSN: 0048-8402
A review essay on books by (1) Carol L Bacchi, Women, Policy and Politics (London: Sage, 1999); (2) Lee Ann Banaszak, Karen Beckwith, Dieter Rucht [Eds], Women's Movements Facing the Reconfigured State (Cambridge: Cambridge U Press, 2003); (3) Catherine Hoskyins, Integrating Gender: Women, Law and Politics in the European Union (London: Verso, 1996); (4) Amy G. Mazur, Theorizing Feminist Policy (Oxford: Oxford U Press, 2002); (5) Joyce Outshoorn & Johanna Kantola [Eds], Changing State Feminism (London: Palgrave, 2007); & (6) Dorothy McBride Stetson & Amy G. Mazur [Eds], Comparative State Feminism (Oxford, Oxford U Press, 1995). Tables, References.