It is now 30 years since the Berlin Wall fell down. In that moment the world public opinion thought the 'end' had come for a number of processes of division and conflict (between East and West, of Cold War, too). Someone even thought of a supposed end of history. Are 30 years enough to touch that history from a distance, to organize those emotional and psychic images of political and psychological division? From a more limited perspective, it is useful to summon those literary documents that represented division in words. This article searches for some contributions from symbolic German authors of the time before, during and after the division of German. The literature of division, which is intertwined with memory, deals with the detail and doesn't manage to get rid of it. However anguished it may look, this literature helps in dealing with the memory of the Wall, nowadays. This article investigates how literature represented the memory of the conflict at the beginning and at the end of the experience of division – Günter Grass and W. G. (Max) Sebald – adding the renowned first novel by Christa Wolf, that came from that very East that built the Wall. ; A trent'anni dal momento che per la Germania e per l'opinione pubblica mondiale si è meritato l'etichetta di 'fine' per una serie di processi di scissione e di conflitto (della divisione Est-Ovest, della Guerra Fredda – per tacere della fine della Storia, addirittura), potremmo pensare di esser giunti alla giusta distanza per organizzare, sistemare quel complicato affastellarsi di immagini psichiche ed emotive che hanno a che fare con quella che è stata a tutti gli effetti – politicamente, psicologicamente – una scissione. E di chiamare in causa anche i documenti letterari che, nelle maniere più varie, l'hanno rappresentata. Se però cerchiamo di recuperare, almeno in alcuni narratori-simbolo di questa terra divisa, qualche elemento che possa aiutare la storicizzazione, la ricostruzione – la sistematizzazione di un percorso –, ricaviamo impressioni meno rassicuranti in vista di un sistema che non sia solo un aggregato. Perché la letteratura della scissione, intrecciata com'è nella memoria, affronta il particolare e non riesce a staccarsene.Nella pretesa di tracciare linee di senso laddove prevale una certa angoscia, un indeterminato che non si fa cogliere, questo articolo di affrontare uno dei problemi che si affacciano oggi a parlare del Muro, ovvero a 'ricordare' il Muro. Cercherò quindi, innanzitutto, di cercare in una coppia d'autori che hanno scritto di memoria del conflitto all'inizio e al termine dell'esperienza di divisione – Günter Grass e W. G. (Max) Sebald – delle spie di un rapporto di chi scrive in tedesco con l'esperienza della scissione. Cui va aggiunta Christa Wolf, che veniva da quell'oriente che il Muro lo costruì.
Il lavoro di ricerca sviluppato nella realizzazione di questo elaborato ha preso in esame i diversi modi attraverso i quali i centri antiviolenza si propongono come soggetti attivi nel sistema politico-istituzionale italiano. L'obiettivo proposto è stato primariamente quello di illustrare la natura socio-politica del fenomeno della violenza contro le donne, ai fini di una riflessione sul ruolo dell'assistente sociale «come agente di cambiamento». Nel primo capitolo ho preso in esame il lavoro svolto da Rashida Manjoo, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite, soffermandomi nell'analisi della «Country Visit» avvenuta in Italia tra il 2011 e 2012 dalla quale è emerso il report «A/HRC/20/16/Add.2.Report of the Special Rapporteur on violence against women, it's causes and consequence_Mission to Italy». Nel secondo capitolo sono contenute le varie definizioni che seguono a quella più generale di violenza contro le donne, come femicide, feminicidio, femminicidio. Sono inoltre illustrate le principali polemiche sviluppatesi nei confronti della «Presunta Sindrome di Alienazione Parentale» (P.A.S.), considerata una delle possibili cause del «femminicidio». Il terzo capitolo esamina la normativa italiana in merito alla violenza contro le donne, ponendo molta attenzione alla normativa più recente, come la «Convenzione di Istanbul» e il recente decreto, convertito in legge nell'agosto 2013, sulle «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province», conosciuto come legge sul «femminicidio». Il quarto capitolo prende in considerazione un case study, quello della associazione «Donne in Rete contro la violenza» (D.i.Re), per verificare empiricamente le modalità di azione sul campo della tecnica del grass roots, o lobbying indiretto, per esercitare pressione nei confronti della politica a favore di un interesse pubblico specifico, qual è quello della lotta alla violenza contro le donne. Nell'ultimo capitolo, infine, mi sono soffermata sul caso toscano e sulla rete regionale dei centri antiviolenza «T.O.S.C.A», inoltre ho esaminato le diverse normative che si sono susseguite in materia: la 54/2005, il Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015, e il Percorso Assistenziale rivolto alle donne vittime di violenza nel comune di Pisa.
Errata, a6r. ; Signatures: a⁸ A-2I⁴. ; Giolito device on t.p. In-text woodcut ill., including full-page representation of horseman, a6v. Letter diagrams of troop formations. Headpieces, initials. ; Colophon: In Venetia, Per Giouan. Griffio. M D LXIX. The work is a re-issue of Griffio's 1569 ed., with partly new preliminaries printed by Giolito, for Thomaso Porcacchi's Collana historica; see Grässe. Porcacchi's added dedication dated Nov. 18, 1569, at Venice. ; Grässe ; Mode of access: Internet. ; Binding: old limp vellum. Remains of 2 pairs of ties at foredge. Shelfmarks at head of front cover and on back pastedown.
2007/2008 ; Lo scopo del presente studio è quello di elaborare una piattaforma GIS che integri i dati ricavati dalle missioni archeologiche italo-marocchine nel Rif (Marocco), svolte tra il 2000 e il 2005. La ricerca è nata per l'interesse relativo alla storia di una regione quasi del tutto sconosciuta dal punto di vista archeologico e sulla quale le fonti letterarie risultano carenti. Il progetto ha coinvolto l'Institut National des Sciences de l'Archéologie et du Patrimoine du Maroc (INSAP) e le Università di Mohammedia e Cassino. Il gruppo di lavoro è stato costituito da studiosi italiani e marocchini e si è avvalso della collaborazione dei geologi dell'Università di Roma I – La Sapienza. L'obiettivo primario è dunque quello di accrescere le conoscenze su insediamenti, produzioni e commerci che hanno interessato il Rif nell'antichità. Il Sistema Informativo elaborato nel corso di questo lavoro dovrà inoltre consentire di produrre modelli di studio diretti al monitoraggio e alla salvaguardia del territorio in oggetto, particolarmente interessato da mutamenti geomorfologi che ne alterano il paesaggio in tempi molto rapidi. L'area oggetto della ricerca si estende per circa 270 km lungo la fascia litoranea mediterranea del Marocco, a partire da Tahrzout fino all'oued Moulouya. In corrispondenza dei principali corsi d'acqua, la prospezione ha interessato anche le vallate, procedendo per alcune decine di chilometri verso l'interno. La scelta iniziale è stata motivata dalle caratteristiche geomorfologiche di queste aree, favorevoli allo stanziamento di nuclei insediativi, aree portuali e postazioni di controllo militare. Per la gestione e l'archiviazione dei dati raccolti nel corso della ricerca si è ritenuto necessario creare un apposito Sistema Informativo Territoriale. Si tratta di una applicazione Desktop GIS, impostata al fine di ottenere uno strumento attivo in grado di archiviare ed analizzare le informazioni territoriali e restituire i risultati delle elaborazioni spazio-temporali operate sui dati ottenuti dal campo. Allo scopo di incrementare la qualità del lavoro si è deciso di impiegare software open source e sviluppare il modello in ambiente Ubuntu-Linux, rettificando la decisione originaria di operare esclusivamente in ambiente Microsoft-Windows, ambiente nel quale il sistema è nato. Tale scelta è stata motivata dall'aspirazione di riuscire ad operare in campo archeologico mediante strumenti informatici che non abbiano limitazioni, economiche o strutturali, e che siano realmente in grado di migliorare la qualità del lavoro, aumentando al contempo il grado di accessibilità e di alfabetizzazione da parte dell'utenza. Altra aspirazione è quella di poter mettere a disposizione dei governi e degli enti delegati alla gestione e allo sviluppo del territorio uno strumento che consenta di progettare e gestire nuovi percorsi turistici e culturali, che permettano la rivalutazione e lo sviluppo dell'intero territorio. Il lavoro ha prodotto i seguenti risultati. L'organizzazione degli elementi che costituiscono la base del sistema informativo, vale a dire un database relazionale, in grado di archiviare tutti i dati raccolti nel corso della ricerca e di organizzarli secondo le differenti tipologie e funzioni, e una cartografia vettoriale di base necessaria per la messa in opera dell'applicazione GIS; il reperimento di carte storiche e foto aeree che hanno concorso allo sviluppo di un overlay topologico complesso, oltre alla realizzazione di un Modello Digitale del Terreno; l'introduzione al Sistema Operativo Ubuntu-Linux ed ai software GIS open source, con cui è stata realizzata la versione definitiva del modello GIS. L'idea di sviluppare il sistema con prodotti open source non deve intendersi limitata all'impiego dei software e dei sistemi operativi gratuiti disponibili sul mercato, ma deve essere estesa ad un principio di apertura totale del modello attraverso la realizzazione di una piattaforma che consenta di dialogare con tutti i principali software GIS esistenti, commerciali ed open source. Gli strumenti impiegati nella fase di progettazione del modello GIS sono stati: Autodesk Map 3D 2005 e ESRI ArcGIS 3.2, per la realizzazione della cartografia di base e del modello GIS dedicato; Microsoft Access (versione Xp) per la realizzazione del database ralzionale. La versione definitiva del progetto è stata realizzata con l'impiego del software Qgis, versione 1.0, con modulo GRASS. Il programma permette di creare e gestire file in formato shape, una tipologia di estensione che consente di creare modelli in grado di dialogare con tutti i principali software Gis-WebGis, oltre alla possibilità di elaborare Modelli Digitali del Terreno (DTM). Il risultato finale è una applicazione in grado di gestire la totalità dei dati raccolti sulla regione del Rif e di consentire l'elaborazione e la fruizione di tali dati ai fini di una analisi storica diacronica che possa portare nuova luce sulle dinamiche insediative che hanno interessato il territorio nell'antichità. Per elaborare le interrogazioni necessarie a dimostrare le capacità della applicazione Gis oggetto di questa ricerca sono state selezionate ventiquattro schede di sito, relative ai siti i cui dati risultano editi. Dei restanti siti identificati nel corso delle indagini sul terreno sono state fornite solamente determinate informazioni, selezionate al fine di mostrare alcune delle capacità del sistema. Tale scelta è stata motivata dalla decisione di non anticipare i risultati delle campagne di indagine archeologica svolte negli anni 2000-2005 nella regione del Rif in corso di pubblicazione definitiva e a cui il presente lavoro andrà a contribuire. Per la gestione dei dati è risultata molto utile la restituzione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio in formato tridimensionale, con la creazione di un Modello Digitale del Terreno, utile a mostrare in maniera puntuale l'influenza di tali caratteristiche in questa regione del Marocco, i cui percorsi storici risultano decisamente contraddittori rispetto al resto del Paese. A questi risultati deve essere aggiunta l'opportunità di gestire il modello GIS con l'impiego di software open source, gratuiti e disponibili con il sistema operativo Ubuntu-Linux, oltre ad avere la qualità di poter essere utilizzati anche in ambiente Microsoft-Windows. L'impiego di questi software permette inoltre di ridurre sensibilmente i costi di gestione della piattaforma GIS per quanto riguarda le risorse informatiche. L'ultimo aspetto rilevante è rappresentato dalla possibilità, per il futuro, di avere a disposizione una piattaforma GIS pubblicabile nella rete Internet, così da mettere a disposizione dell'intera comunità, non solo scientifica, tutti i dati disponibili relativi alla storia e alla realtà attuale della regione del Rif. ; XX Ciclo ; 1973
The enhancement of public real estate property is a very important issue at national and international level. For this purpose, the Italian public administration promotes many policies that are oriented to simplify patrimonial and planning procedures. Recently, new enhancement forms of public real-estate asset took place. Self-organized communities started to promote profit and no profit activities in unused public property. The aim of the paper is to analyse the main conditions to create new economic and social value by bottom up enhancement processes in Italian public real-estate assets. In particular, two hypothesis have been evaluated: the first one conceives the social capital as a premise to start these activities; the second one concerns the use of specific public policies as a tool to support bottom up processes. Throughout the multivariate statistics, have been analyzed fifty cases studies and three clusters emerged, confirming the initial theory of the research. Social capital is essential for the beginning of bottom-up processes to enhance public property. Nevertheless, where social capital is lacking, public policies can be a relevant alternative to support local bottom up activities.DOI: http://dx.medra.org/10.19254/LaborEst.14.08
The role of information has assumed, in the last decades, a central place in planning theory and research, especially around the capacity of misinformation to shape power relationships in the political arenas. The theme of counter-information, with its capacity to contrast the institutionalized information, has contextually emerged in the public debate. The authors suggest a parallel to the duality of misinformation/counter-information, building on the representation of urban spaces and processes: "mis-representation" versus "counter-representation". A Reading of the flux of representations on Martim Moniz Square in Lisbon is given and the swift transformations of this place are highlighted. Therefore, the relationship between institutional policies and local practices, between spaces for conflict/dialogue, and their representations are debated as crucial for the capacity (or not) of grass-root rquests to soar at the role of organized action.
Fuel Bioethanol The overview on fuel bioethanol take into account the ecological aspects, the production, the use and regulatorys. In the EU, transportations use the 35% of the energy mainly as liquid fuels, recently, it has been planned to introduce 10% of biofuel up to 2020 in order to reduce CO2 emission and oil dependence. Actually, bioethanol is the most used biofuel and it is that who needs the smallest investments to adjust infrastructures and vehicles. The only efficient crop to produce ethanol is sugarcane but research is investigating spontaneous grasses and agricultural wastes. Forecasts on bioethanol market is grow leaving out of consideration the governmental acts that favours its diffusion. ; Questa panoramica sul bioetanolo come carburante considera gli aspetti ecologici, la produzione, il consumo e le normative. Le previsioni sul mercato del bioetanolo sono in crescita a prescindere dagli intereventi legislativi che comunque ne favoriscono la diffusione.
La tesi si propone di analizzare la produzione di Cesare Pavese degli anni Trenta al fine di restituire un profilo politico e intellettuale dell'autore. Cresciuto nella Torino di inizio secolo, a contatto con personalità come Augusto Monti e Leone Ginzburg, Pavese si fa erede della tradizione colta e liberale piemontese. Nel 1930, dopo aver scritto una tesi di laurea su "Leaves of grass" di Walt Whitman, esordisce come americanista sulla rivista "La Cultura", diretta da Arrigo Cajumi, con un articolo su Sinclair Lewis, contribuendo, così, alla diffusione della letteratura americana in Italia. L'interesse e l'ammirazione per i romanzi d'oltreoceano rivelano indubbiamente l'insofferenza dell'autore nei confronti della temperie culturale dell'Italia fascista. A sottolineare ulteriormente il disagio irrequieto nei confronti del fascismo è "Lavorare stanca", una raccolta poetica che, oltre a presentare una sezione politica comprendente liriche come "Una generazione" sulla strage di Brandimarte, si distacca nettamente dal modello ungarettiano favorito dal regime, configurandosi, così, come un esempio di poesia alternativa. Una battuta d'arresto al crescente interesse delle tematiche politiche e sociali di Pavese è costituita dal confino a Brancaleone Calabro, in seguito all'arresto della redazione de "La Cultura", di cui Pavese nel frattempo era diventato direttore, per i rapporti che la rivista intratteneva con il movimento antifascista clandestino di Giustizia e Libertà. Dopo questo evento Pavese, alle implicazioni politiche sostituirà, per qualche anno nella sua opera, l'interesse per il mito e per il simbolo e passerà alla composizione in prosa: frutti di questa stagione letteraria sono i romanzi "Il carcere" e "Paesi tuoi". Nel secondo dopoguerra la componente simbolica e quella realistica si congiungeranno nella produzione dell'autore e troveranno un mirabile punto d'incontro ne "La luna e i falò".
La tesi è stata intitolata "Change the System From Within". La participatory democracy e le riforme istituzionali negli Stati Uniti degli anni Sessanta e si compone di cinque capitoli. Nel primo capitolo si riprende l'idea di participatory democracy emersa in seno alla New Left e ai movimenti sociali dei lunghi anni Sessanta. In questo contesto il concetto di participatory democracy assunse due principali accezioni: da una parte rappresentava la rivendicazione politica di un maggior coinvolgimento attivo della cittadinanza nelle politiche - locali, statali e federali - frutto della crisi di legittimità che la democrazia americana stava attraversando in quegli anni; dall'altra, il concetto venne adottato come principio organizzativo all'interno dei gruppi stessi di attivisti, con la funzione di prefigurare quelle riforme politico-istituzionali cui gli stessi militanti aspiravano. Dalla stessa temperie di contestazione sorse del resto anche la critica che alcuni studiosi mossero alla teoria liberale pluralista e alla sua esemplificazione nella coeva democrazia americana. Nel primo capitolo si mostra proprio come da quelle rielaborazioni critiche degli anni Sessanta emerse anche il primo modello di participatory democracy in seno alla teoria politica, sviluppato pienamente negli anni Settanta e Ottanta da Carole Pateman, Crawford B. Macpherson e Benjamin Barber. Questa parte del lavoro di tesi si propone quindi di accostare alle pratiche partecipative introdotte dai movimenti anche la ricostruzione dello sviluppo graduale di una teoria politica della participatory democracy. Tale riflessione è completata da un'analisi storica di ampio raggio, necessaria a meglio contestualizzare il fenomeno e ad includere le nuove richieste democratiche nell'ambito di una tradizione democratico-rappresentativa già dotata di istituti partecipativi di democrazia diretta. Chiarito il quadro storico-politico degli anni Sessanta, il secondo capitolo analizza la ricezione dell'idea di participatory democracy nelle politiche federali. A questo proposito si illustra come il principio di citizen participation fosse stato recepito già con la War on Poverty promossa da Lindon B. Johnson alla metà degli anni Sessanta e fu mantenuto, con esiti istituzionali differenti, almeno fino alla fine della presidenza Carter. Si dimostra inoltre che, malgrado il dettato legislativo federale fosse spesso approssimativo sulle modalità operative, quel principio ebbe in realtà un notevole impatto sulle relazioni intergovernative. Tale principio favorì ad esempio l'intraprendenza di molti amministratori locali nel promuovere il decentramento amministrativo e politico su base di quartiere. Nel terzo capitolo l'analisi affronta le principali trasformazioni in senso partecipativo avvenute nei sistemi di governo statali e locali negli anni Settanta, mettendole in relazione anche alle dinamiche intergovernative di più lungo periodo. Il capitolo è strutturato in modo tale da evidenziare il tendenziale recupero e rafforzamento di istituti già esistenti, come l'initiative, i public hearing e gli school district come strumenti di rivendicazione del community control in alcune città di grandi dimensioni. Mentre il secondo e terzo capitolo tendono a osservare le riforme istituzionali degli anni Settanta in senso partecipativo in seno al governo federale, statale e locale, i due successivi capitoli mirano ad osservare l'impatto della participatory democracy nel confronto tra attivismo militante e pratiche amministrative tradizionali degli anni Settanta. Il quarto capitolo è infatti dedicato all'ingresso della nuova generazione di politici progressisti nelle amministrazioni locali e statali fra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Per analizzarlo si è deciso di analizzare come principale caso di studio la Conference on Alternative State and Local Policy (CASLP), una organizzazione e forum nazionale che mirava proprio ad unire alle istanze dei progressisti una expertise di governo. Nell'ambito della CASLP, la cosiddetta Coalizione progressista di Berkeley, CA, fornì un caso esemplare di strategia di confronto con le istituzioni locali e per questo il capitolo le dedica una attenta disanima. La pluriennale esperienza di azione collettiva dei progressisti di Berkeley nell'arena istituzionale è infatti rilevante sia per l'innovazione nella strategia istituzionale, sia per attestare una evoluzione dell'idea di participatory democracy nel tempo. Il quinto capitolo ricostruisce ed analizza la carriera politica di Tom Hayden negli anni in cui passò dall'attivismo alla politica istituzionale, con la campagna elettorale per diventare Senatore della California in Congresso (1975-1976) e la successiva Campaign for Economic Democracy (1976-1982), confermando la spiccata propensione del leader all'innovazione istituzionale in senso partecipativo. In particolare, nella campagna elettorale per il Senato del Congresso del 1976 Hayden riuscì a implementare forme di decision-making partecipato in seno allo staff. Nella gestione del personale cercò inoltre di favorire l'empowerment di volontari e cittadini senza perdere di vista i requisiti essenziali per la sopravvivenza della campagna: fundraising e propaganda. In linea con la sua battaglia contro le distorsioni economiche del big business, scelse di non accettare fondi da corporation e banche e riuscì nell'intento di essere sostenuto per gran parte da small donors. Hayden dunque introdusse pratiche di participatory democracy in seno alla campagna elettorale e continuò a rivendicare la sua fiducia nella forza dei movimenti grass-roots. L'analisi storica, ad ogni modo, evidenzia anche le criticità che derivavano dall'uso di pratiche partecipative nella governance della campagna elettorale. Atttraverso l'analisi teorica e politico-istituzionale della democrazia partecipativa americana fra gli anni Sessanta e Settanta su vari livelli istituzionali (federale, statale e locale), questo progetto di ricerca tenta quindi di colmare un vuoto storiografico e, al tempo stesso intende contribuire alla definizione storico-istituzionale della participatory democracy in seno alla democrazia rappresentativa degli Stati Uniti. Infine, la presente ricerca mira a inserirsi nel dibattito pubblico contemporaneo sulla participatory democracy, offrendo una visione storico-istituzionale importante per meglio comprendere il fenomeno e che, finora, non ha ricevuto l'attenzione che meriterebbe. ; Chapter 1 retrieves the idea of participatory democracy stemmed from the Long 1960s New Left and the following social movements. Indeed, the concept of participatory democracy mainly acquired two slightly different shapes in that historical framework. From one hand, it meant the broad political call for common citizens' greater involvement in the policy-making - at the local, state and federal level. That request was in fact a reply to the ongoing crisis of the American democracy, in terms of political legitimacy and social representation of minorities and poor people. In the other hand, participatory democracy represented the organizing principle adopted by most of the grass-roots groups of that period, with a clear prefigurative function. Indeed, making the activist groups' inner decision-making participatory was a way for the collectives to anticipate the institutional changes they aspired to. In the meantime, because of the same disaffection against the raising social and political inequalities, some political science scholars elaborated a critique to the pluralist version of the liberal democracy - then the most praised one, as well as credited as it was embodied in the American democracy. Those 1960s critiques were eventually used to conceive the first political theory of participatory democracy in the 1970s and 1980s, as Chapter 1 shows. The participatory democracy's canon was in fact mostly developed by Carole Pateman, Crawford B. Macpherson and Benjamin Barber. Beside the intellectual history of participatory democracy from 1960s to 1980s, Chapter 1 allows to contextualize ideas and practices of common citizens' participation into the wider history of the American Political Development. According to that, chapter 1 also provides a detailed analysis of the participatory political institutions that were traditionally part of the United States representative democracy. Chapter 2 verifies whether the 1960s idea of participatory democracy actually affected the federal public policies of the late 1960s and 1970s. Indeed the principle of "citizen participation" was introduced in some of the War on Poverty legislations, promoted by Lyndon B. Johnson since the mid-1960s. Although the heterogeneous institutional effects, that principle was maintained in some grant-in-aid projects until the end of the Carter administration, through the Nixon and Ford administrations. Therefore, the political meanings assumed by the idea of "citizen participation" and its institutional consequences from 1964 to 1980 are carefully analyzed in chapter 2. Moreover, chapter 2 shows that the principle of citizen participation had such a strong impact on the intergovernmental relations. It thus brought forward, for instance, the local public officers' entrepreneurship towards the local devolution, shifting the administrative and political power base from the center to the neighborhood. Chapter 3 deals with the 1970s main institutional reforms aimed at introducing the common citizens' participation in the government decision-making at the state and local levels. Those reforms are deeply related to some long-lasting intergovernmental dynamics and this relationship is also argued. The same chapter's lay-out is vowed to underline the 1970s general trend of retrieval and enhancing of traditional institutions, such as the initiative (direct democracy), the public hearings and the school districts. The school board was indeed reevaluated and reshaped as a means of community control in the biggest cities. As chapters 2 and 3 aim at exploring the implementation of participatory reforms in the federal, state and local level of government, chapters 4 and 5 aim at inquiring the participatory democracy's impact on the 1970s boundary of polity - the space where activism meets political institutions. Chapter 4 inquires the new generations of progressive politicians entering the local and state administrations from the late 1960s to the mid-1970s. To frame that national phenomenon, the historical analysis use the Conference of Alternative States and Local Policies (CASLP) as a case study. CASLP was indeed a national organization born in 1975 to give voice to the progressive public officers around the country and allowed them sharing their government experiences for a more effective institutional impact. Inside CASLP, the progressive coalition of Berkeley, CA (called Berkeley Citizens' Action, BCA) was especially spotted for its exemplary strategy to confront local political institutions. The 1970s BCA's political actions are thus specifically analyzed. In fact, the institutional approach of the Berkeley progressive coalition resulted to be innovative in terms of strategy as well as successful in introducing new forms of participatory democracy into the local government, assessing the 1970s evolution of the participatory democracy political theory and practices. Chapter 5 retraces the political career of the former New Left leader Tom Hayden during the years of turning from activism to institutional politics. Especially, the analysis focuses on the 1975-1976 U.S. Senate Campaign and the following Campaign for Economic Democracy (CED), a coalition project and organization led by Hayden with the goal of mobilizing activists and public officers around the issues of economic justice, environmental and economic public policies (1976-1982). That period - just before Hayden was elected representative at the California Legislature in 1982 - is thus analyzed as a testing ground to verify his long-lasting commitment towards participatory democracy. The historical and political analysis, based on original archival findings, confirms Hayden's inclination for institutional innovation in the participatory realm. In particular, during the 1975-1976 electoral campaign for the U.S. Senate in California Hayden introduced participatory forms of decision-making involving staff people, volunteers and supporting grass-roots groups. Moreover, that campaign's staff and people management was conceived in order to directly empower citizens and volunteers, without losing track of the campaigning basic requirements (e. g. fundraising and propaganda). As he stood against big business and economic inequalities, he chose to reject fundings from corporations and banks. Therefore his electoral campaign was mostly sustained by small donors. Hayden successfully made the campaigning more open, accountable and participatory and kept on sponsoring his trust in community organizing and grass-roots social movements even in his following political endeavour, CED. Eventually, the investigation casts lights on the strengths, as well as the critical issues, produced by the Hayden's participatory governance of campaigning. By the means of analysing the intellectual history and the institutional implementation of participatory democracy during late 1960s-1970s United States, this research project firstly aims at making up the lack of historiography about the topic. In the second stance, grounding the institutional and political history of participatory democracy in the United States representative democracy - where the concept was born - this research project intends to provide a first genealogy of the participatory democracy's institutional implementation. In this sense, the research projects wants also to contribute to the contemporary debate on the participatory democracy. It is indeed a compelling and popular issue in many worldwide political arenas, but it is still rarely defined by its historical and institutional terms.
Un'indagine a tutto campo sul lavoro culturale di Enrico Filippini (Cevio 1932-Roma 1988), sullo sfondo di anni decisivi (1950-1990) per l'apertura del'Italia a un orizzonte internazionale. I dodici contribuito esplorano gli esordi di Filippini in Ticino, l'incontro a Milano con i filosofi Antonio Banfi e Enzo Paci e la fenomenologia, il lavoro nell'editoria, la sua importante mediazione tra la cultura mitteleuropea e quella italiana, attraverso le traduzioni da Husserl, Benjamin, Binswanger e di m molti attori svizzeri e tedeschi. Meno nota, e qui per la prima volta indagate sulla base degli archivi milanesi e catalani, la sua relazione con la Spagna e l'America latina paesi in cui contò numerosi amici; come pure quella, frutto di una lungo soggiorno, con la cultura francese degli anni '70. Documenti e testimonianze inedite chiariscono l'attività letteraria di Filippini e l'importante suo ruolo di mediazione tra l'editoria italiana e le avanguardie, con l'esperienza cui partecipò in prima persona della fondazione del "Gruppo 63", legato all'editore Feltrinelli di Milano.
Dottorato di ricerca in Ecologia forestale ; Negli ultimi decenni si è assistito, nelle aree montane alpine e, più in generale, nelle aree montane europee, ad un progressivo abbandono delle superfici agropastorali e, quindi, ai conseguenti processi di successione secondaria che hanno portato alla ben nota espansione della superficie forestale. L'espansione del bosco viene comunemente associata alla funzione di stoccaggio del carbonio, anche se dall'analisi bibliografica emergono risultati contrastanti. Oggetto della presente ricerca è l'analisi delle variazioni di carbonio organico e di azoto che avvengono nel suolo in corrispondenza delle principali classi di copertura del suolo che, dal momento dell'abbandono colturale, si susseguono fino all'insediamento del bosco. Obiettivo è di contribuire alla comprensione del fenomeno, nonché di indirizzare la strategia della politica di sviluppo rurale della Regione del Veneto. A tal fine sono state identificate quattro classi di copertura del suolo, dal prato o pascolo gestito (t0) al bosco (t3), passando per due classi intermedie, il prato o pascolo recentemente abbandonato, a copertura erbacea (t1), e uno stadio più avavnzato, a copertura prevalentemente arbustiva (t2). Cinque cronosequenze sono state individuate in altrettante zone di campionamento distribuite nel territorio della Provincia di Belluno. I risultati mostrano una generale e significativa riduzione degli stock di Corg nel suolo, nel solo confronto tra gli estremi delle 5 cronosequenze individuate. Nel passaggio da una classe di copertura del suolo alla successiva, non si osservano, infatti, differenze significative nello strato di suolo 0-30 cm. Decisamente più marcate risultano le differenze negli strati profondi (30-60 cm), dove è spesso possibile osservare riduzioni significative nel succedersi delle diverse classi di copertura del suolo. Uno specifico profilo di analisi del paesaggio, basato sull'applicazione del metodo psicofisico, ha permesso di individuare, nei prati e pascoli gestiti, l'unità ambientale a maggiore valenza paesaggistica. Lo studio dimostra la sostenibilità ambientale e paesaggistica del mantenimento delle attività agropastorali in area montana, sostenuto dalla politica di sviluppo rurale. Non sembrano emergere, inoltre, particolari criticità legate alla realizzazione degli interventi di recupero, sebbene tale valutazione meriterebbe un maggiore approfondimento. ; The mountain alpine region and the European mountain environment in general, have been characterized over the last decades by the progressive desertion of the agro-pastoral activities and associated secondary succession process, eventually leading to forest expansion. The natural wood expansion process is generally linked to the increase carbon sequestration capacity though conflicting conclusions often come from respectable studies. The present study intends to analyse the quantitative changes in soil carbon and nitrogen content induced by the changing vegetative cover after the agro-pastoral activities are abandoned, up to the full forestry establishment. The objective of the study being to provide the correct understanding of the secondary succession process as such understanding is instrumental to define rural development policies, for Veneto Region in the specific case of the study. Four soil cover classes have been identified: t0 – organized grassland and pasture; t1 – recently deserted pasturage with prevailing grass cover; t2 – long deserted pasturage with prevailing tree cover; t3 – secondary forest. Five chrono-sequences as per the above transition process have been identified in different surveyed areas of the Belluno Province, Veneto Region. Laboratory analyses show in general a significant reduction of the Soil Organic Carbon stock while proceeding from t0 to t3 class. Little or no changes were however observed in the upper 30-cm soil layer, while significant changes in C-stock and N-stock emerge indeed in the underlying soil at 30 cm to 60 cm depth. This underlying soil is where clear evidence of the transition process can be found. The specific landscape assessment, based on psychophysical principles and methods, identifies organized grassland and pasture as the most valuable scenic environment. The study proves therefore the environmental and scenic sustainability of supporting and promoting agro-pastoral activities in mountainous areas under comprehensive rural development policies. No critical obstacles reasonably hamper contrasting and reversing the secondary succession process with the adoption of prudent recovery measures.
Nel settore dell'Informazione Geografica (GI), esiste in generale un gap a livello europeo tra l'istruzione e la preparazione offerte dalle università e le competenze e capacità richieste sul mercato da aziende ed enti pubblici. Per far fronte alle nuove sfide poste dai continui sviluppi tecnologici in atto (basti pensare a temi quali Geo Big Data, posizionamento indoor, Internet of Things, ecc.) è perciò necessario introdurre nuove forme di collaborazione università-impresa. giCASES – Creation of a University-Enterprise Alliance for a Spatially Enabled Society (http://www.gicases.eu) è un'Alleanza per le Conoscenze, co-finanziata dal Programma UE Erasmus+, che affronta questo problema con l'obiettivo di sviluppare approcci innovativi e multidisciplinari all'insegnamento e all'apprendimento nel settore GI facilitando lo scambio, il flusso e la co-creazione di conoscenza. L'approccio consiste nello sviluppo collaborativo e condiviso, tra università ed imprese, di nuovi materiali didattici e processi di apprendimento basati su casi reali (case-based learning). In maniera innovativa rispetto alle tradizionali forme di collaborazione tra università ed imprese (spesso limitate a semplici tirocini e allo sviluppo di tesi presso le imprese), la collaborazione con le università finalizzata alla co-creazione di conoscenza si esplica sin dalla fase iniziale di progettazione del corso accademico e del processo di apprendimento. Il progetto, iniziato nel 2016 e formato da un consorzio di 14 partner da 8 diversi Paesi europei (con una componente bilanciata di università e imprese), ha visto una prima fase volta alla definizione della metodologia di case-based learning e alla progettazione dei casi di studio. Un questionario inizialmente distribuito tra università, imprese ed enti pubblici europei nel settore GI ha evidenziato che: a) la collaborazione tra il settore accademico e quello industriale è spesso organizzata in modo tradizionale; b) le competenze richieste dal mercato del lavoro (specialmente programmazione, analisi e modellazione spaziale) spesso non sono in linea con l'istruzione universitaria; c) l'apprendimento basato su casi reali è uno dei metodi suggeriti per rendere la preparazione degli studenti conforme alle richieste del mondo del lavoro. Utilizzando lo standard BPMN (Business Process Model and Notation), è stata quindi sviluppata una metodologia rigorosa per la modellazione degli schemi di co-creazione di conoscenza tra università ed imprese (ad esempio per lo sviluppo collaborativo del materiale didattico e la formazione congiunta degli studenti). Questi schemi descrivono analiticamente i processi di collaborazione utilizzati, i relativi attori e le loro reciproche interazioni. Un insieme di linee guida, modelli e bozze di convenzioni/accordi è stato prodotto per facilitare l'implementazione pratica degli schemi sviluppati. Parallelamente, è stata definita e condivisa una serie di strumenti software per garantire funzionalità collaborative (sviluppo congiunto di codice, produzione congiunta di materiale didattico, ecc.), facilitando così lo sviluppo pratico di conoscenze condivise e la messa in opera dei casi di studio. Il materiale didattico e la metodologia di apprendimento sviluppati sono infine sottoposti ad un'accurata fase di test e validazione (al momento in corso) tramite l'implementazione in 6 casi di studio (CS), ognuno dei quali prevede la partecipazione congiunta di un partner accademico ed uno industriale e si concentra su un tema attuale nel panorama GI: CS1 "Use of indoor GIS in healthcare"; CS2 "Environmental analysis using cloud service system"; CS3 "From INSPIRE to e-Government"; CS4 "Integrated management of the underground"; CS5 "Harmonizing data flows in Energy saving EU policies"; CS6 "GIS applications in Forestry". Per ognuno di essi è stato definito un dettagliato piano di lavoro comprendente la descrizione degli attori coinvolti (studenti, professori, tutor accademici, tutor industriali, ecc.), il contesto applicativo (ovvero la modalità con cui il CS è incluso nel corso/programma accademico), le tempistiche di svolgimento e i risultati attesi. Questi ultimi, che includono il materiale didattico e i processi collaborativi applicati, saranno resi disponibili con licenza aperta sulla piattaforma del progetto, in modo da massimizzarne l'adozione da parte di altre comunità e portatori di interesse. I risultati parziali ottenuti dall'implementazione dei CS stanno dimostrando, a giudizio non solo degli studenti ma di tutti gli attori coinvolti, elementi positivi in termini di innovazione ed efficacia. Benché l'uso di software open source (e in particolare FOSS4G) non fosse formalmente richiesto dalle specifiche del progetto, è interessante notare come in tutti i 6 CS sia largamente prevista l'adozione di tali tecnologie, in particolare di QGIS, GRASS GIS, PostGIS, GeoServer, OpenLayers, Leaflet e Geomajas. Ciò testimonia come le soluzioni open source siano già fortemente utilizzate tanto come strumenti didattici presso le università quanto, da parte delle imprese, come mezzi per realizzare prodotti da immettere sul mercato. Si può anzi affermare che il software open source (che, oltre all'ecosistema FOSS4G, comprende in questo contesto strumenti di condivisione e documentazione di codice, piattaforme di e-Learning e strumenti di Project Management) sia un elemento essenziale per il case-based learning. Non solo: le comunità ed i progetti open source sono per natura un habitat ideale per la co-creazione di conoscenza, fondandosi essi stessi sull'idea della creazione collaborativa del software per il bene comune. Il progetto giCASES, tra i cui partner figurano membri attivi della Open Source Geospatial Foundation (OSGeo), intende fare tesoro di queste esperienze per assicurare il successo dei propri risultati.