IntroduzioneDodici anni fa, nella ricerca diretta da Giovanni Sartori, appariva un mio saggio sulla «Produzione legislativa». Dire che cosa è avvenuto ed è cambiato in questi anni — in cui ho continuato a seguire i problemi dell'attività legislativa, soprattutto nella Ricerca sul processo legislativo finanziata dal CNR — non sarebbe agevole in poche righe. Ho cercato di farlo altrove, in modo meno affrettato; sommando le considerazioni di allora a quelle di oggi qualche annotazione riassuntiva può comunque essere stesa.
El concepto de indirizzo politico en sus inicios constituyó un intento más de dotar al Ejecutivo de una esfera propia de poder –a semejanza de otras construcciones teóricas similares desarrolladas en el continente europeo durante el s. XIX–, negando para ello al Parlamento la titularidad de dicha función. En una fase ulterior vino a significar algo mucho más amplio. Estaríamos ante una nueva función del Estado, surgida a partir de las nuevas necesidades planteadas por el Estado Social, respecto de la cual el papel del Parlamento aparece mucho más desdibujado. En este artículo, la autora trata, en definitiva, de analizar el papel que, en nuestra forma de gobierno, corresponde al Parlamento.Palabras clave: Dirección política, indirizzo politico, impulso político, Parlamento, separación de poderes.Abstract: At the beginning the idea of indirizzo politico was just another attempt to preserve a field of power for the Executive branch of Government, excluding the Parliament from this function. Afterwards, it adopted a broader sense, meaning a new power of the State (the policy-making power), distinct from the traditional lawmaking, executive and judiciary powers. In this article, the author intends, all in all, to analyze the role that the Parliament plays (and should play) in our parliamentary system.Keywords: policy-making power, checks and balances, Parliament, separation of powers.
Oggetto del presente lavoro è l'istituto dell'indirizzo politico , quale elemento indispensabile per comprendere meglio le dinamiche che investono oggi il nostro sistema ordinamentale, nonché, più generalmente, il rapporto diritto, scienza politica ed economia. In particolare, si è tentato di analizzare il rapporto Costituzione ed economia assumendo quale prospettiva di lettura privilegiata tale istituto, così da poter dare risposta alla domanda di ricerca: se si possano riconoscere, ancora oggi, importanti funzioni dei Parlamenti nazionali in ambito di processi decisionali economici.
In 2014, Italian law 56/2014, better known as "legge Delrio", reorganized the system of Italian local authorities, besides introducing a specific competence for the "Metropolitan cities" of adopting a strategic plan, in which they have to fix strategies and objectives of the local policies for the economic, social and cultural development. The article shows how the regular adoption of these plans may represent a strong innovation for the Italian local administration, pushing local governments to better organize their decisional process through new models of policy.
La clausola di supremazia statale prevista nell'art. 31 del progetto di revisione in esame è espressione, in astratto, di un'esigenza costituzionalmente rilevante e, per certi versi, doverosa. Tuttavia, cercheremo di mostrare come, in concreto, sia fondato il rischio per cui la clausola in oggetto, da strumento volto alla tutela dell'unità giuridica ed economica e dell'interesse nazionale, possa debordare dai fini per i quali è stata prefigurata e tramutarsi in meccanismo per il perseguimento dell'indirizzo politico-governativo. ; The State supremacy clause established by art. 31 of the Italian Constitution's revision project now under discussion in the Italian Parliament, is an expression of a significant and compelling constitutional need: the economic and juridical unity of the Italian State. Nevertheless, this paper aims to show the risks connected to the use of the supremacy clause, particularly its transformation into an instrument to pursue the political aims of the Government rather than as a defense of the juridical-economical unity and, more broadly, the national interest.
Com'è noto, il concetto di indirizzo politico costituisce una vera specificità italiana, confermata dalla difficoltà di individuare, in altri ordinamenti, un referente linguistico analogo. Il relativo sintagma ha trovato ingresso nell'ordinamento positivo già nell'Italia liberale, ma è opinione generalmente condivisa che la relativa funzione – o attività, nella prospettiva crisafulliana – abbia trovato il momento di maggior studio e approfondimento nel corso dell'epoca fascista, al termine della quale ha fatto seguito il tentativo della letteratura scientifica di "addomesticare" l'indirizzo politico, al fine di armonizzarlo con l'impianto democratico della Costituzione repubblicana. Quest'ultima, costruita "per valori" - ossia indicando direttamente alcune prospettive del progresso sociale e ponendo norme di principio - ha ridimensionato anzitutto il momento c.d. teleologico o di adozione dell'indirizzo politico, nel quale, secondo una certa impostazione, sono individuati, da parte del circuito Parlamento-Governo, i fini che l'azione statale è chiamata a perseguire, con la conseguenza che l'indirizzo politico ha perso una parte significativa della libertà di scelta che ne definiva i contenuti. Spesso, però (probabilmente anche per l'influenza di una tradizione scientifica ispirata alla separazione tra diritto costituzionale e diritto amministrativo), si dimentica che la nascita dello Stato costituzionale di diritto ha travolto anche le dimensioni strumentali ed effettuali dell'indirizzo politico. Ché il potere esecutivo, impegnato in prima linea nell'attuazione dell'indirizzo politico, è costretto a fare i conti, anche in questa fase, con la Carta costituzionale, dalla quale peraltro non emergono indicazioni univoche.
Recensendo il libro di Tanja Cerruti su "Regioni e indirizzo politico: un itinerario tormentato. Le scelte in materia di istruzione e assistenza sociale" (Edizioni Scientifiche Italiane-Università degli Studi di Torino, Napoli-Torino 2020, pp. VII-483), lo scritto mette in luce come gli enti regionali, pur tra alti e bassi, abbiano dimostrato di possedere una propria agenda politica e, al ricorrere di condizioni favorevoli, di saper operare in vista della sua implementazione, se del caso spostandone il fuoco verso obiettivi più agevolmente perseguibili: in particolare, i servizi alla persona, di cui le politiche scolastiche e sociali sono essenziale componente.