Il lavoro è volto a mettere in luce le problematiche connesse all'attività delle imprese multinazionali e alla sussistenza in capo alle stesse di una responsabilità sociale internazionale (RSI). Nell'attuale panorama economico e politico mondiale, caratterizzato dalla globalizzazione e dalla stretta interdipendenza dei mercati, dalla sempre più frequente internazionalizzazione dei processi produttivi e aziendali e dalla contestuale operatività delle società in più Paesi, dalla accresciuta consapevolezza del consumatore circa il rispetto, nei processi produttivi, di istanze ritenuti fondamentali dalla società civile, come i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori o la protezione dell'ambiente, l'impresa multinazionale assume un ruolo fondamentale sia nell'indirizzare i trends economici globali (si pensi al fatto che alcune società hanno profitti superiori al PIL di buona parte degli Stati della comunità internazionale); la configurazione di una responsabilità sociale in capo a tali società vuol dire mescolare la libertà di impresa e il libero mercato con l'etica. La necessità di inserire la questione dell'etica negli affari nasce, dunque, dalla convinzione - sempre più diffusa in ambito internazionale e nazionale - che l'attenzione dell'impresa verso le istanze sociali, ambientali ed etiche delle comunità umane costituisca una condizione imprescindibile per uno sviluppo durevole e sostenibile. In tale prospettiva, dunque, il concetto di responsabilità sociale d'impresa richiama le imprese a considerare attentamente - nella definizione della propria strategia, nell'articolazione delle politiche e nelle procedure gestionali quotidiane - gli interessi diffusi della collettività, nonché l'impatto delle proprie attività, non solo in termini economici, ma anche sociali, ambientali ed etici. La responsabilità sociale rappresenta, quindi, per l'impresa uno strumento utile ed efficace per rispondere alle istanze e alle esigenze della società civile. Con la RSI nasce quindi una teoria di impresa che vede la produzione di beni non solo come strumento di profitto ma anche come occasione di realizzazione del benessere sociale; lo stesso operato dell'impresa inizia ad essere valutato globalmente non solo in rapporto ai risultati economici della stessa ma anche in base alla qualità del prodotto, alla qualità dell'ambiente lavorativo e alle istanze ambientali, seconda i dettami di quella scuola di pensiero del cd. business ethics per cui le imprese sono chiamate a compiere azioni che contribuiscano ad eliminare e prevenire le iniquità sociali e a promuovere lo sviluppo della collettività. Tale necessità è stata anche consequenziale a comportamenti ed abusi messi in atto dalle società transnazionali che hanno arrecato gravi danni alle comunità umane degli Stati ospiti delle attività produttive. Gli abusi commessi dalle imprese, non sempre riconducibili a precise violazioni degli ordinamenti nazionali, sono stati progressivamente interpretati e costruiti come violazioni o mancanze nei confronti di un complesso di principi definiti come appartenenti ad una ampia sfera di responsabilità sociale internazionale dell'impresa, che implica la perdita di reputazione e, quindi, la possibile riduzione delle sue quote sul mercato qualora gli stakeholders più interessati riescano a mobilitare l'opinione pubblica su larga scala. Fin dagli anni '70, diverse organizzazioni internazionali hanno iniziato ad occuparsi della regolamentazione dell'attività delle imprese transnazionali, evidenziando il ruolo che le imprese multinazionali sono chiamate a rivestire nei processi di tutela dei diritti umani e dell'ambiente che emergono nello svolgimento delle loro attività economiche; appare evidente come sia basilare, nel piano dell'opera, definire l'impresa multinazionale, analizzando i diversi strumenti adottati dalle organizzazioni internazionali e i contributi dottrinali in materia, alla luce dei quali sembra potersi dire che il carattere di "multinazionalità" o "transnazionalità" è dato dalla presenza di diverse unità operative, dislocate in più Paesi, che si trovano sotto il controllo (azionario o di gestione) di un'unica società holding; tale distinzione tra unità operative si estende fino al profilo giuridico, in quanto le singole consociate sono autonomi soggetti di diritto sottoposti, relativamente ai profili della regolamentazione e della costituzione, all'ordinamento giuridico dello Stato di nazionalità. Ciò spesso comporta che le società scelgano come sede un Paese sulla base della convenienza che ciascuno di essi offre in relazione al trattamento fiscale, al costo della manodopera e delle materie prime, alla regolamentazione in materia di protezione dell'ambiente. Sembra quindi necessario un tentativo di regolamentazione da parte di organismi sovranazionali, a fronte del numero sempre maggiore di imprese operanti in più mercati (più di 80.000 società con circa 900.000 società sussidiarie), al loro peso economico e occupazionale (si stimano circa 80.000.000 di posti di lavoro) e a seguito di numerosi episodi che hanno coinvolto tali imprese dagli anni '70 ad oggi, come nei casi della Drummond o della Del Monte, accusate di gravi repressioni dei diritti sindacali e sociali dei lavoratori, o della Chevron/Texaco e della Union Carbride, responsabili di disastri ambientali tra cui quello di Bophal, in India, fino al caso, recentissimo, del disastro ambientale causato dalla piattaforma Deepwater Horizon al largo delle coste della Florida e della Louisiana tra il 2010 e il 2011, o i casi di violazioni dei diritti umani e commissione di crimini internazionali (arresti arbitrari, torture, violenze sessuali, trattamenti inumani e degradanti), commesse da società transnazionali operanti nel settore estrattivo e minerario in Africa e nel Sud Est Asiatico, commessi direttamente o a mezzo di milizie assoldate per la protezione degli impianti. L'attività delle Organizzazioni internazionali, a partire dagli anni '70, si è focalizzata sul tema; l'OCSE, l'Organizzazione internazionale del lavoro, la Camera di Commercio internazionale hanno adottato in quegli anni raccomandazioni e dichiarazioni rivolte agli Stati membri e alle imprese per l'adesione a certi principi e diritti già sanciti da altri strumenti convenzionali; le Nazioni Unite, prima attraverso l'attività della Commissione sulle imprese multinazionali e poi della Sottocommissione per la protezione e promozione dei diritti umani, si sono occupate della materia, giungendo alla elaborazione di un Codice di condotta per le imprese multinazionali (mai adottato) e di Norme sulla responsabilità delle imprese multinazionali e altre imprese in relazione ai diritti umani, che si affiancano alla partnership pubblico-privata del Global Compact. Ancora, anche altre organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OMC, la Banca mondiale, l'International Standard Organisation, hanno adottato atti che invitano le imprese a svolgere la propria attività produttiva nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona, delle comunità locali e dell'ambiente, e quindi prendendo in considerazione non solo interessi e diritti dei soci ma di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o toccati dall'attività aziendale. In ultimo, è il lavoro del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU John Ruggie ad elaborare un quadro normativo (denominato Protect, Respect, Remedy) generale relativo al rapporto tra business e diritti umani. La caratteristica degli strumenti analizzati è la loro natura non vincolante, quindi meramente esortativa e ad applicazione volontaria. Tale situazione si ricollega sostanzialmente a due ragioni: la discussa soggettività internazionale delle imprese multinazionali e le opposte visioni dei Governi in materia (con evidenti difformità di vedute tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati). Riguardo alla soggettività delle imprese multinazionali, ovvero lo status di essere titolari di diritti e obblighi nascenti dal diritto internazionale, la dottrina internazionalistica è fortemente divisa. Secondo un primo orientamento, le IMN non sarebbero soggetti di diritto internazionali in quanto sono solo destinatarie di norme, e quindi "oggetto" del diritto internazionale; sarebbero soggette solo alla giurisdizione dello Stato, e vincolate dal diritto internazionale solamente in virtù del richiamo da parte dell'ordinamento giuridico interno. Dagli anni '60, inizia a farsi largo un diverso filone dottrinale che, partendo dal noto parere della Corte internazionale di giustizia Reparations for Injuries, considera l'impresa quale soggetto di diritto internazionale, in virtù di una serie di diritti e obblighi che le vengono attribuiti dal diritto internazionale, soprattutto in materia di investimenti e di contratti internazionali (tra tutti, il diritto di adire un'istanza arbitrale o giurisdizionale a carattere arbitrale). Inoltre, la costante attenzione per l'attività delle IMN da parte delle Organizzazioni internazionali, potrebbe testimoniare la nascente opinio juris di conferire una, seppur limitata, soggettività internazionale alle imprese. Dall'analisi della prassi internazionale si sono tratte conclusioni provvisorie, in particolare che l'impresa, soprattutto nel settore del diritto economico e degli investimenti, possegga una personalità giuridica internazionale limitata e soprattutto derivata dalla volontà degli Stati, ma soprattutto funzionale, poiché contenuta nei limiti stabiliti dal trattato internazionale (BITs) o del contratto internazionale che stabilisce diritti e obblighi per la stessa. Negli ultimi anni anche l'Unione Europea ha iniziato a promuovere una adesione delle imprese ai valori fondamentali dei diritti dell'uomo, dei lavoratori e dello sviluppo sostenibile. A partire dal Libro Verde del 2001, l'UE ha elaborato progressivamente una strategia europea per la responsabilità sociale di impresa, qualificata come adozione spontanea di prassi volte a contribuire al miglioramento della società e alla qualità dell'ambiente. La strategia dell'UE si caratterizza per avere una dimensione sia interna all'impresa, stabilendo una serie di programmi d'azione e l'adozione di sistemi di gestione dei processi produttivi, sia esterna alla stessa, prevedendo il coinvolgimento di comunità locali, partner commerciali, clienti, fornitori, ONG, autorità statali. A tali fini, l'UE lanciò una serie di iniziative, quali i sistemi EMAS e ECOLABEL di certificazione ecologica e di audit ambientale, il Multistakeholders' forum, per formare un quadro giuridico regolamentare in materia di appalti pubblici e sostenibilità ambientale, di tutela del consumatore, di pubblicità ingannevole, nonché l'adozione di codici di condotta settoriali, ispirato ai principi della RSI. L'attività di regolamentazione della RSI ha ricevuto un contributo dalle stesse imprese multinazionali, nel senso di una autoregolamentazione delle proprie attività, attraverso dei codici di condotta autonomamente adottati dalla singola impresa in funzione delle proprie strategie e valori. Tali codici si distinguono nettamente dalle linee guida adottate dalle Organizzazioni internazionali perché in essi l'impresa si fa creatrice e destinataria di norme, create non perché la necessità provenga dal diritto, ma dall'interesse dell'impresa (che, in molti casi, si caratterizza per essere meramente reputazionale). Tali codici, di chiara natura volontaristica, garantiscono il rispetto degli standard di tutela e di promozione dei principi in esso contenuti, stabilendo il più delle volte un meccanismo di monitoraggio e controllo del rispetto delle norme in esso contenute, meccanismo che può essere a carattere interno (gestito quindi da un ufficio interno all'impresa) o a carattere esterno (gestito, il più delle volte, da una ONG o da un sindacato). Infine, la ricerca si conclude con l'analisi dei principali temi che riguardano la RSI negli ultimi anni, ovvero quelli relativi ai profili di responsabilità delle imprese per violazione dei diritti fondamentali e per danni ambientali (con particolare riguardo alla disciplina statunitense contenuta nell'Alien Torts Statute), con particolare riferimento agli obblighi internazionali che incombono sugli Stati attraverso la ricostruzione della prassi internazionale. Inoltre, ulteriore profilo di studio è quello che si concentra sulla possibile estensione della giurisdizione dei tribunali internazionali per crimini internazionali alle persone giuridiche, con particolare riguardo ai lavori preparatori della Conferenza di Roma che ha portato all'istituzione della Corte Penale Internazionale. In conclusione, oggetto della ricerca è stato la ricostruzione del concetto di RSI, il quale è un prodotto degli ordinamenti nazionali ed in particolare degli ordinamenti giuridici degli Stati industrializzati, identificando un framework giuridico che include strumenti normativi di varia natura e in svariati settori, come quelli che disciplinano le società commerciali; le normative nazionali di prevenzione e repressione della corruzione; le normative del settore finanziario ed in particolare quelle sulle borse valori; le discipline a tutela del lavoro, dell'ambiente e del consumatore. Negli Stati più avanzati dal punto di vista economico e istituzionale la RSI, dunque, non è codificata in uno specifico settore regolamentare ma rappresenta un sistema complesso di normative che regolano i diversi aspetti di quelle attività di impresa; nei PVS, invece, tali normative sono spesso frammentarie o addirittura assenti: questa situazione ha permesso alle IMN di avvantaggiarsi dei vuoti legislativi o delle regole stringenti presenti in questi Paesi. Appare evidente come la comunità internazionale abbia constatato la necessità di regolare l'attività delle imprese multinazionali, per la promozione e la protezione dei propri valori fondamentali e di uno sviluppo in un'ottica di sostenibilità ambientale, nell'intenzione di creare un quadro giuridico internazionale che permetta alle imprese di perseguire le proprie finalità aziendali senza perdere di vista le esigenze collettive (in particolare dei Paesi in cui operano). Per raggiungere tale obiettivo, appare inevitabile un'evoluzione del diritto internazionale vigente, i cui processi di formazione, gestiti sostanzialmente dai Governi, non possono non tenere conto dell'accresciuto ruolo e peso delle IMN e della società civile. ; In today's economic and political world characterized by globalization and interdependence of markets, by an increasingly internationalization of production processes and by business operations of the company conducted simultaneously in several countries, by an increased consumer awareness regarding compliance of production processes to values that are considered essential by civil society, as fundamental human rights and labour and environmental protection, MNEs have a fundamental role in addressing the global economic trends. In this perspective, then, the concept of corporate social responsibility attracts companies to consider carefully - in the definition of its strategy and in the articulation of policies and procedures daily management - the various interests of the community, as well as the impact of its activities, not only in economic terms but also in social, environmental and ethical issues. Social responsibility is, therefore, a useful tool for the enterprise and effective way to respond to the needs and demands of civil society.With the CSR arises, therefore, a theory of business that sees the production of goods not only as a means of profit, but also as an opportunity for the realization of social welfare, as dictated bythe school of thought of thebusiness ethics, which invite companies to take action in orderto eliminate and prevent social inequities and promote community development. This need was also consequential to the abusescommitted by transnational corporations that have caused serious damage to human communities of their host countries. Abuses committed by companies, not always related to specific violations of national laws, have been gradually interpreted and constructed as a violation or misconduct against a set of principles defined as belonging to a broad spectrum of social responsibility international, which implies loss of reputation and, therefore, the possible reduction of its share on the market where the key stakeholders concerned can mobilize public opinion on a large scale. Since the 70s, several international organizations have begun to deal with the regulation of transnational corporations, highlighting the role that multinational corporations are called to play in the process of protection of human rights and of the environment that emerge in the course of their economic activity. Is fundamental for the work plan, define the multinational enterprise, by analysing the various instruments adopted by international organizations and doctrinal contributions on the subject, the light of which it seems possible to say that the character of "multinationality" or "transnationality" is the presence of various operating units, located in different countries, which are under the control (equity or management) of a single holding company; the distinction between operational units extends to the legal point of view, as the individual subsidiaries are independent legal entities subject, relatively to the profiles of the regulation and constitution, subjected to the legal system of the State of nationality. It often means that companies choose the host country on the basis of convenience that this country provides in relation to the tax treatment, labour costs and raw materials, to the rules on environmental protection. It therefore seems necessary to attempt to regulate multinational enterprises by supranational bodies, in relation to the increasing number of companies operating in multiple markets (more than 80,000 companies with about 900,000 subsidiaries), to their economic and employment (an estimated 80 million job opportunities) and following several incidents involving such companies from the '70s to today, as in the case of Drummond or Del Monte, accused of severe repression of trade union rights and social rights of workers, or Chevron/ Texaco and Union Carbide, responsible for environmental disasters including that of Bhopal, India, to the case of the environmental disaster caused by the Deepwater Horizon rig off the coast of Florida and Louisiana between 2010 and 2011, or cases of human rights violations and commission of international crimes (arbitrary detention, torture, rape, inhumane and degrading treatment) by transnational corporations operating in the mining industry in Africa and South East Asia, made directly or through the militias hired to the protection of plants. The activities of international organizations, from the 70s, focused on the theme, the OECD, the International Labour Organization, the International Chamber of Commerce adopted in those years, recommendations and declarations addressed to the Member States and the companies for adherence to certain principles and rights already provided by other conventional instruments; also the United Nations, first through the work of the Committee on Multinational Enterprises and then through the subcommittee for the protection and promotion of human rights, have dealt with the matter, coming to the elaboration of a Code of Conduct for Multinational Enterprises (never adopted) and rules on the responsibilities of transnational corporations and other business enterprises with regard to human rights, alongside to the public-private partnership of the Global Compact. Still, other international organizations such as the World Health Organization, the WTO, the World Bank, the International Standards Organization (which as a private nature), have taken actions that invite businesses to carry out its production activities in full respect of fundamental human rights, of local communities needs and of the environment, and then taking into account not only the interests and rights of the shareholders but to all those involved in various ways affected the activity or business. Finally, it is the work of the Special Representative of the UN Secretary-General John Ruggie to develop a framework (called Protect, Respect, Remedy) concerning the relationship between business and human rights. The characteristic of the analysed tools is their non-binding nature, then merely hortatory and voluntary application. This situation is linked mainly to two reasons: the disputed international subjectivity of multinational enterprises and the opposing views of Governments on the subject (with obvious differences of views between developing countries and industrialized countries). Regard to the subjectivity of transnational corporations, or the status of being holders of rights and obligations arising from international law, international legal theory is strongly divided. According to one view, MNEs would not be subject to international law as they are only recipients of rules, and then the "object" of international law would be subject only to the jurisdiction of the state, and bound by international law only by virtue of the reference made by the domestic legal system. Since the '60s, a different doctrinal trend began to make his way starting from the known opinion Reparations for Injuries of the International Court of Justice, and then considering the company as a subject of international law, by virtue of a series of rights and duties which are assigned to it by international law, especially in the field of investment and international contracts (among them, the right to appeal an arbitration tribunal or judicial character arbitration). In addition, the constant attention to the activities of MNEs by international organizations, could witness the nascent opiniojuris to give ainternational subjectivity to businesses, albeit limited. An analysis of international practice have taken provisional findings, in particular that the company, especially in the field of economic law and investment, possesses an international limitedlegal personality and mainly derived from the will of the States, but above all functional, as contained in limits established by international treaty (BITs) or international agreement that establishes rights and obligations for the same. In recent years the European Union has begun to promote adhesion of the companies core values of human rights, labour standards and sustainable development. From the Green Paper of 2001, the EU has developed progressively a European strategy for corporate social responsibility, described as spontaneous adoption of practices to contribute to the improvement of society and the quality of the environment. The EU strategy is characterized by having an internal dimension to the company, establishing a series of action programs and the adoption of management systems, processes, and external to it, calling for the involvement of local communities, commercial partners, customers, suppliers, NGOs, state authorities. To this end, the EU launched a series of initiatives, such as EMAS and Ecolabel certification ecological and environmental audit, the multi-stakeholder forum, to form a legal framework to regulate public procurement and environmental sustainability, protection of consumer, misleading advertising, and the adoption of sectorial codes of conduct based on the principles of CSR. The regulatory activities of CSR has received a grant from the multinational enterprises themselves, in the sense of a self-regulation of their activities, through codes of conduct adopted by each company independently according to their own strategies and values. These codes can be clearly distinguished from the guidelines adopted by international organizations because in them the company is the creator and recipient of rules, created not because the need comes from the law, but by the company (which, in many cases, characterized by being merely reputational). These codes, clearly voluntary, ensure compliance with standards for the protection and promotion of the principles contained therein, setting most of the time a mechanism for monitoring and enforcement of the rules it contains, a mechanism that may be internal character (then managed by an office inside the company) or external character (managed, in most cases, an NGO, or a trade union). Finally, the research concludes with an analysis of the main issues concerning CSR in recent years, namely those related to the profiles of corporate responsibility for violation of fundamental rights and environmental damage (especially with regard to U.S. regulations contained in the Alien Tort Statute), with particular reference to international obligations on states through the reconstruction of the international practice. In addition, further study is to profile that focuses on the possible extension of the jurisdiction of international tribunals for crimes under international law to legal persons, with particular reference to the drafting history of the Rome Conference that led to the establishment of the International Criminal Court. In conclusion, the object of the research was the reconstruction of the concept of CSR, which is a product of national law and in particular the legal systems of the industrialized countries, identifying a legal framework that includes legal instruments of various types and in various sectors, such as those governing commercial companies, national regulations for the prevention and combating of corruption; regulations of the financial sector and in particular those on stock exchanges; disciplines to protect labour, the environment and the consumer. In the most advanced in terms of economic and institutional CSR, therefore, is not encoded in a specific sector regulation but it is a complex system of regulations governing various aspects of the business activities, in developing countries, however, these rules are often fragmentary or even absent: this situation has allowed MNCs to take advantage of loopholes in the law or stringent rules present in these countries. It is evident that the international community has identified the need to regulate the activities of multinational enterprises, for the promotion and protection of its fundamental values and development in a sustainable environment, with the intention to create an international legal framework that allows companies to pursue their own business purposes without losing sight of the collective needs (in particular in the countries in which they operate). To achieve this goal, it is inevitable evolution of international law, whose formation processes, managed largely by governments, cannot fail to take into account the increased role and weight of MNEs and civil society. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXV ciclo)
Innovation is a core topic for the social and administrative sciences concerned with organizations management. Hence the name of our journal: INNOVAR, depicted as action and reflection. Insights about innovation are diverse, ranging from the importance of change in production techniques pointed out by Marx, to the structural vision by Schumpeter and the Neo-Schumpeterians about creative destruction as one of the drivers of capitalist development (Chang, 2016). In recent decades, innovation has been gaining an increasingly prominent role in economic and organizational processes due to the emergence and consolidation of the so-called "knowledge-based society" (Drucker, 1994; Castells, 1996; Dubina, Carayannis & Campbell, 2012).Innovation demands the confluence of multiple factors and dimensions, such as creativity, science and technology, the interactions between University, business and society, as well as competition, the role of the State and innovation financing, among others. Precisely, the intersection between the role of the State and innovation financing has been one of the research interests of the Italian economist Mariana Mazzucato. In her book The Entrepreneurial State - Debunking Public vs. Private Sector Myths, Mazzucato (2016) advocates for a change in the understanding of the role of the State within innovation processes. Using empirical evidence from the sectors of communications technology (exemplifying companies like Apple), renewable energies and the pharmaceutical sector, Mazzucato points out to the active and paramount role of the State in contemporary innovation, considering that states have been investors and executors of projects in the base of innovations such as the touch screen, the cps, the Internet or Siri, which were later exploited by private companies. Whether in the field of military defense, aeronautics or the energy sector, investments by the State and the resulting projects have been vital for the conception and subsequent diffusion of innovations. The characteristics of high-risk investments that can be undertaken by the State added to the way it brings together and articulates multiple capacities and institutions, constitute transmission chains that are essential for innovation.Mazzucato's contribution is questioning a series of myths around innovation that suggest this phenomenon arises only by the activities of private entrepreneurs and investors. This perspective, now dominant, demands a downsized State focused on encouraging private forces, so that the invisible hand and competition promote the emergence of new knowledge leading to innovations. Mazzucato's book (2016) opens wide paths for research since it does not deny the relevance of companies and innovative entrepreneurs, but it calls to recognize, characterize and assess the importance of public organizations and projects in the dynamics of innovation. All of this encourages the academic research interests of INNOVAR, to which we summon Ibero-American academic community of the Management Sciences.Our current issue is made up by four of our traditional sections: Strategy and Organizations, Marketing, Human Factor, and Business Ethics. These gather ten papers by Colombian and international partners.Three research papers are published in Strategy and Organizations section.As a results of an international cooperation, Professors Julio César Acosta, from Externado de Colombia University, Mónica Longo-Somoza, from the Council of Education of the Community of Madrid - Spain, and María Belén Lozano, from the University of Salamanca - Spain, introduce their work "Does Family Ownership Affect Innovation Activity? A Focus on the Biotechnological Industry". This work tried to identify the profile of innovative firms in order to analyze whether family ownership is a feature related to innovation initiatives and processes. For that purpose, a hierarchical cluster analysis is performed in a sample of 243 Spanish companies within the biotechnology sector. It is concluded from the study that innovative Spanish firms belonging to this sector are non-family-owned firms. The negative relationship between innovation and family ownership could be explained by the conservative behavior of family-owned companies, which avoid taking the risks demanded by innovation.Professors Valentin Azofra, from the University of Valladolid - Spain, Magda Lizet Ochoa, from the Autonomous University of Tamaulipas - Mexico, and Begoha Prieto and Alicia Santidrian, from the University of Burgos - Spain, present the paper "Creating Value through the Application of Intellectual Capital Models". This research aims to link both the adoption level and the use of intellectual capital models with the creation of value in companies under a long-term perspective. Empirical work involved the selection of companies showing commitment towards the use of information systems on intellectual capital. Based on information from 79 Spanish companies a model was developed and then applied in order to relate the variables of growth in sales, productivity per employee and intellectual capital index, among others, to the adoption level and use of indicators on intellectual capital. Results show that companies with higher levels of intellectual capital models report better indexes related to aforementioned variables, which represent, in turn, greater creation of value.Additionally, independent researcher Giuseppe Vanoni and Professor Carlos Rodriguez from the National University of Colombia authored the paper "Growth Strategies Implemented by Economic Groups in Ecuador (2007-2016)", a study intended to identify growth strategies of 132 economic groups in Ecuador during the time frame previously stated. After a complete literature review and the introduction of the conceptual notions of "economic group" and "growth strategy", empirical work shows that a specialization-based concentration strategy prevails among the studied groups. Furthermore, this work allowed concluding that Ecuadorian economic groups belong to some specific families, and that the economic stability experienced by this country over the course of the period under study had a direct influence on the concentration strategy by specialization adopted by economic groups.Marketing section in this issue of INNOVAR introduces four papers.Brazilian researchers Celso Ximenes and Josemeire Alves, and Professors Gabriel Aguiar, from the Faculdade Mauricio de Nassau, and Danielle Miranda de Oliveira, from the Uni-versidade Estadual do Ceará in the city of Fortaleza - Brazil, take part in this issue with the work "You Solved my Problem, but I Won't Buy from You Anymore! Why Don't Consumers Want to Go Back Doing Business in Online Stores?". This study set as its main goal to understand the motives driving online consumers not to make new purchases when experiencing troubles with purchase processes, even when inconveniences were solved. Following a qualitative approach and based on a sample of 200 complaints over four e-commerce enterprises, a descriptive focus allowed classifying the possible problems and solutions deployed by companies. Results point that consumers manifest their wish of not making further purchases with the same company due to problems with logistics as well as delays with problemsolving and handling complaints.From the University of Seville in Spain, Professors Carlos Javier Rodríguez and Encarnación Ramos add to this current issue the paper "Influence of Religiosity and Spirituality on Consumer Ethical Behavior", whose objective is to analyze consumers' ethical behavior. For this reason, a model of structural equations relating the scales of religiosity and spirituality and contrasting the results of 286 surveys to Spanish citizens is developed. The study implied resizing the Consumer Ethics Scale based on the results found in the literature in order to fit the purposes of this work. The paper concludes by presenting evidence on the existence of a relationship between religiosity-spirituality and the ethical behavior shown by consumers.Professors Alejandro Tapia, associated to the University Loyola Andalucía, and Elena Martín Guerra, from the University of Valladolid, both institutions in Spain, are the authors of "Neuroscience and Advertising. An Experiment on Attention and Emotion in Television Advertising". This paper presents the results of a neuroscience experiment applied to advertising, whose purpose was to study how attention and the generation of emotional responses influence the recall of w spots. The experiment was carried out in a group of 30 students aged 18-22, who were exposed to advertising spots of the University of Valladolid. Results from this exercise show important aspects influencing attention and emotion towards the spots, both positively and negatively, among them: comic content, language, loudness or negative and sad contents, and some others.From the Center of Economic and Management Sciences at the University of Guadalajara - Mexico, Professors José Sánchez, Guillermo Vázquez and Juan Mejía sign the work "Marketing and Elements Influencing the Competitiveness of Commercial Micro, Small and Medium-Sized Enterprises in Guadalajara, Mexico". This study seeks to state the correlation between different key marketing elements that impact micro, small and medium-sized enterprises of clothing items in Guadalajara, Mexico. Based on structural equation modelling, strategies, knowledge and planning in marketing were identified as determinants for the competitiveness of this type of companies. Empirical work used a sample of 380 companies of the retail-clothing sector. The results confirm a positive and significant correlation between key marketing factors and competitiveness, where marketing factors are decisive for companies within the sector, which have been regarded as the weakest link in Mexican economy.Our Human Factor section gathers two studies derived from research processes.We include the paper titled "Subjectivity and Power in Business Organizations: A Case Study", authored by Adriana Valencia Espinosa, Professor at the University of Valle -Colombia. This work was praised as one of the best lectures presented during the First International Congress on Organizations Management that was venued at the National University of Colombia. The objective of this research was to understand the impact of business organizations on the subjectivity of employees, emphasizing the implications of labor breakdown (the termination of a contract). The case study is carried out at a renowned company in Valle del Cauca - Colombia, whose core business, among other lines, is mass printing and editorial processes. This paper addresses testimonies by key participants, that is, workers who experienced labor ruptures with the company. The article also identifies some mechanisms deployed by the organization in the process of sensemaking and the creation of meaning for subjectivity mobilization.Professors Matias Ginieis, María Victoria Sánchez and Fernando Campa from the Rovira i Virgili University, in Spain, present in this issue the paper "How much is the Staff According to the Type of Airline and its Geographical Location in Europe? A Comparative Analysis". This research study was aimed at determining the link between the costs per employee, the types of airlines (traditional or low cost) and the different geographical locations of the headquarters of the studied airlines (Western Europe, Eastern Europe, the United Kingdom and the Nordic countries). A total of 152 airlines were analyzed during the period 2008-2013. Based on statistical correlation tests it was possible to determine there is no relationship between the type of airline and staff-related costs.Last but not least, our Business Ethics section presents a research paper for this issue of INNOVAR.At the University of Zaragoza in Spain, Professors Francisco José López and Ana Bellosta contribute to this issue with the work titled "Corporate Social Responsibility and Good Corporate Governance practices in Spanish Ethical Mutual Funds: Analysis of Investee Companies". This paper studies the type of firms composing the portfolio of Spanish ethical mutual funds, characterizing such companies on the basis of the Corporate Governance model they follow, their organizational structure and some of their economic and financial variables. Different models of Corporate Governance by investee companies and their relationship with financial variables are presented and then evaluated. Results show that companies under the German corporate governance model are preferred by ethical mutual funds, followed by those companies with Anglo-Saxon corporate governance models, which means that, for allocating resources, ethical mutual funds take an interest in companies that involve different stakeholders in their governance processes.We are sure these contributions will be of great interest for the academic community of the Social and Management Sciences both in Colombia and abroad. ; La innovación es un tópico medular para las ciencias sociales y administrativas preocupadas por la gestión de las organizaciones. De allí el nombre de nuestra publicación: INNOVAR, expresado como acción y reflexión. Las concepciones sobre la innovación son diversas y van desde la importancia del cambio en las técnicas de producción, señalado por Marx, hasta la visión estructural de Schumpeter y de los neoschumpeterianos, según la cual la destrucción creativa es uno de los motores del desarrollo capitalista (Chang, 2016). En las últimas décadas, la innovación ha venido ganando un lugar cada vez más protagónico en los procesos económicos y organizacionales, por el surgimiento y consolidación de la llamada "sociedad del conocimiento" (Drucker, 1994; Castells, 1996; Dubina, Carayannis y Campbell, 2012).La innovación requiere la confluencia de múltiples factores y dimensiones, como la creatividad; la ciencia y la tecnología; las relaciones entre universidad, empresa y sociedad; la competencia; el papel del Estado, y la financiación de la innovación, entre otros. Precisamente, la intersección entre el papel del Estado y la financiación de la innovación ha sido uno de los temas de investigación de la economista italiana Mariana Mazzucato. En su libro El Estado emprendedor. Mitos del sector público frente al privado, Mazzucato (2016) aboga por un cambio en la comprensión del papel del Estado en los procesos de innovación. Con evidencia empírica de los sectores de tecnología de las comunicaciones (ejemplarizando con empresas como Apple), las energías renovables y del sector farmacéutico, Mazzucato señala que el Estado ha tenido un papel activo y determinante en la innovación contemporánea, debido a que ha sido inversor y ejecutor de proyectos que están en la base de innovaciones como la pantalla táctil, el CPS, Internet o Siri, que luego son aprovechadas por empresas privadas. Bien sea en el campo del sector defensa, el aeronáutico o el energético, las inversiones del Estado y los proyectos que ejecuta han sido vitales para la gestación y posterior difusión de las innovaciones. Las características de las inversiones de riesgo, que puede ejecutar el Estado, y la forma como congrega y articula múltiples capacidades e instituciones se constituyen realmente en cadenas de transmisión vitales para la innovación.La aportación de Mazzucato (2016) consiste en cuestionar una serie de mitos sobre la innovación, que plantean que tal proceso emerge solo en virtud del actuar de emprededores e inversores privados. Desde esa mirada, hoy dominante, se reclama un Estado mínimo, concentrado en incentivar las fuerzas privadas, para que la mano invisible y la competencia promuevan el surgimiento de nuevos conocimientos que desemboquen en innovaciones. El libro de Mazzucato (2016) abre un sinfín de oportunidades de investigación, puesto que no niega la relevancia de la empresa y los emprendedores innovadores, sino que nos convoca a reconocer, caracterizar y evaluar la importancia de las organizaciones y los proyectos públicos en la dinámica de la innovación. Todo ello alienta la investigación académica que interesa a INNOVAR, y a la que convocamos a la comunidad académica de las ciencias de la gestión en Iberoamérica.La presente edición está organizada en cuatro de nuestras tradicionales secciones: Estrategia y Organizaciones, Marketing, Factor Humano y Ética Empresarial, en las que publicamos diez artículos de nuestros colaboradores nacionales e internacionales.En la sección de Estrategia y Organizaciones, se publican tres trabajos, resultado de investigación.Fruto de una colaboración internacional, los profesores Julio César Acosta, de la Universidad Externado de Colombia; Mónica Longo-Somoza, de la Consejería de Educación de la Comunidad de Madrid, España, y María Belén Lozano, de la Universidad de Salamanca, España, aportan el trabajo titulado "Does family ownership affect innovation activity? A focus on the biotechnological industry". Este trabajo buscó identificar el perfil de las empresas innovadoras, para analizar si la propiedad familiar es una característica que se relaciona con las iniciativas y procesos de innovación. En la investigación se realiza un análisis clúster jerárquico con una muestra de 243 empresas españolas del sector de la biotecnología. Se concluye que las empresas españolas que innovan en este sector no son empresas de propiedad familiar. La relación negativa que se encuentra entre innovación y propiedad familiar, puede ser explicada porque las empresas familiares en tal industria son conservadoras y evitan tomar riesgos como los que la innovación reclama.Los profesores Valentín Azofra, de la Universidad de Valladolid, España; Magda Lizet Ochoa, de la Universidad Autónoma de Tamaulipas, México, y Begoña Prieto y Alicia Santidrián, de la Universidad de Burgos, España, aportan el artículo "Creando valor mediante la aplicación de modelos de capital intelectual". La investigación pretende vincular el nivel de implantación y uso de modelos de capital intelectual con la creación de valor en la empresa, desde una perspectiva de largo plazo. Para el trabajo empírico se seleccionaron empresas que muestran compromiso hacia la utilización de sistemas de información sobre el capital intelectual. Con base en información de 79 empresas españolas, se realizó y aplicó un modelo para relacionar las variables de crecimiento en ventas, productividad por empleado, índice de capital intelectual, entre otras, con el nivel de uso e implantación de indicadores sobre capital intelectual. Los resultados evidencian que las empresas con mayores niveles de implantación de modelos de capital intelectual presentan mejores índices de productividad, crecimiento en ventas y eficiencia del capital intelectual, es decir, mayor creación de valor.Por otra parte, en una colaboración interinstitucional, el investigador independiente Giuseppe Vanoni, y el profesor Carlos Rodríguez, de la Universidad Nacional de Colombia, suscriben el artículo titulado "Estrategias de crecimiento implementadas por los grupos económicos del Ecuador (2007-2016)", con la que se pretende identificar las estrategias de crecimiento de 132 grupos económicos en el Ecuador, durante el periodo señalado. Luego de una importante revisión de la literatura y de la definición conceptual de "grupo económico" y de "estrategia de crecimiento", el trabajo empírico muestra que prevalece una estrategia de concentración, basada en la especialización. Se concluye que los grupos económicos en Ecuador son pertenecientes a familias concretas. La estabilidad que vivió el país en los años del estudio influyó en la estrategia de concentración por especialización de los grupos económicos.La sección de Marketing del presente número de INNOVAR está conformada por cuatro artículos.Los investigadores brasileños Celso Ximenes y Josemeire Alves, y los profesores Gabriel Aguiar, Facultade Mauricio de Nassau, y Danielle Miranda de Oliveira, de la Universi-dade Estadual do Ceará, en Fortaleza-Brasil, participan con el trabajo "Resolveram meu problema, porém nao compro mais! Por que os consumidores nao desejam voltar a fazer negócios com Lojas Virtuais? El trabajo se planteó como objetivo comprender los motivos que llevan a los consumidores online a no realizar nuevas compras, cuando tuvieron problemas en el proceso, pese a que tales problemas hubiesen sido resueltos. Desde un enfoque cualitativo, con base en 200 quejas de cuatro empresas que venden sus productos en Internet, se realizó un trabajo descriptivo y cualitativo que permitió categorizar los posibles problemas y las soluciones desplegadas por las empresas. Los consumidores expresan su voluntad de no realizar otra compra con la misma empresa por problemas logísticos, demora en resolución del problema y demora en la atención de la queja.De la Universidad de Sevilla, España, los profesores Carlos Javier Rodríguez y Encarnación Ramos aportan a esta edición el artículo titulado "Influencia de la religiosidad y la espiritualidad en el comportamiento ético del consumidor". El objetivo de la investigación es analizar el comportamiento ético del consumidor, para lo que realiza un modelo de ecuaciones estructurales que relaciona las escalas de religiosidad y espiritualidad, y que contrasta los resultados de 286 encuestas realizadas a ciudadanos españoles. La investigación implicó redimensionar la Consumer Ethics Scale, con base en los resultados encontrados en la literatura y con el propósito de ajuste perseguido en el trabajo. Se concluye el artículo presentando evidencia de la existencia de una relación entre la religiosidad-espiritualidad y el comportamiento ético del consumidor.Los profesores Alejandro Tapia, vinculado a la Universidad Loyola de Andalucía, y Elena Martín Guerra, de la Universidad de Valladolid, ambas instituciones en España, son los autores de "Neurociencia y publicidad. Un experimento sobre atención y emoción en publicidad televisiva". El artículo presenta los resultados de un experimento en neuro-ciencia, aplicado a la publicidad. El propósito era estudiar cómo la atención y la generación de respuesta emocional influyen en el recuerdo de una cuña publicitaria (spot) en televisión. El experimento se desarrolló con un grupo de 30 estudiantes de entre 18 y 22 años, que fueron expuestos a cuñas publicitarias de la Universidad de Valladolid. Los resultados muestran que existen condiciones importantes que impactan en la atención y la emoción hacia los spots, tanto positiva como negativamente, entre ellos, el contenido cómico, el idioma, la fuerza del sonido, la presencia de contenidos negativos y tristes, entre otros.Desde el Centro Universitario de Ciencias Económico-Administrativas, de la Universidad de Guadalajara, México, los profesores José Sánchez, Guillermo Vázquez y Juan Me-jía suscriben el trabajo "La mercadotecnia y los elementos que influyen en la competitividad de las mipymes comerciales en Guadalajara, México". El artículo busca establecer la correlación que existe entre los diferentes factores clave de mercadotecnia que impactan en las micro, medianas y pequeñas empresas de prendas de vestir en Guadalajara, México. A partir de un modelo de ecuaciones estructurales, se establecieron como factores clave las estrategias, el conocimiento y la planeación, todos de mercadotecnia, como variables determinantes de la competitividad de la mipyme. Para el trabajo empírico, se usa una muestra de 380 empresas del sector de prendas de vestir al menudeo. Los resultados verifican que existe una correlación positiva y significativa entre los factores clave de marketing y la competitividad, por lo que resultan determinantes para estas empresas, consideradas por muchos como el eslabón más débil de la economía mexicana.La sección de Factor Humano recoge dos trabajos, resultado de procesos de investigación.Publicamos el artículo titulado "Subjetividad y poder en la organización empresarial: un estudio de caso", de la profesora de la Universidad del Valle, Colombia, Adriana Valencia Espinosa, y que fue una de las mejores ponencias presentadas en el Primer Congreso Internacional de Gestión de las Organizaciones, realizado en la Universidad Nacional de Colombia. El objetivo del trabajo de investigación fue comprender la incidencia de la organización empresarial en la subjetividad de los empleados, enfatizando en las implicaciones de la ruptura laboral (la finalización del contrato). El estudio de caso se realiza en una reconocida empresa del Valle del Cauca, dedicada, entre otros negocios, a la impresión masiva y los procesos editoriales. Se abordan relatos de participantes clave, trabajadores que vivieron rupturas laborales con la empresa. El artículo identifica algunos dispositivos desplegados por la organización en el proceso de creación de sentido y producción de significado que moviliza la subjetividad.De los profesores Matias Ginieis, María Victoria Sánchez y Fernando Campa, de la Universitat Rovira i Virgili, España, en esta edición se publica el artículo "¿Cuánto cuesta el personal según el tipo de aerolínea y su ubicación geográfica en Europa? Un análisis comparativo". La investigación se planteó establecer la relación existente entre los costos por empleado, los tipos de aerolíneas (tradicionales y de bajo costo) y las diferentes zonas geográficas de ubicación en Europa en que están domiciliadas las aerolíneas (Europa occidental, Europa del este, Reino Unido y países nórdicos). Se estudiaron 152 compañías áreas, en el periodo comprendido entre el 2008 y el 2013. A partir de pruebas estadísticas de correlación, se estableció que no hay una relación entre el tipo de aerolínea y el costo del personal.Finalmente, la sección de Ética Empresarial para este número de INNOVAR recoge un artículo de investigación.Desde la Universidad de Zaragoza, España, los profesores Francisco José López y Ana Bellosta aportan el trabajo "Corporate Social Responsibility and Good Corporate Governance Practices in Spanish Ethical Mutual Funds: Analysis of Investee Companies". El artículo analiza los tipos de compañías que conforman el portafolio de los fondos mutuos de inversión ética españoles, caracterizando tales empresas desde el modelo de Gobierno corporativo que siguen, su estructura organizacional y algunas de sus variables económicas y financieras. Se presentan y evalúan diferentes modelos de Gobierno corporativo de las empresas en que se invierte y su relación con variables financieras. Los resultados muestran que las empresas que siguen un modelo de gobierno corporativo alemán son las preferidas por los fondos mutuos de inversión ética, seguidas de las empresas con modelos de Gobierno corporativo anglosajones. Es decir, a los fondos mutuos de inversión ética les interesa que las empresas en que invierten incluyan diferentes grupos de interés en sus procesos de gobernanza.Confiamos en que estos trabajos resulten de interés para la comunidad académica en ciencias sociales y administrativas a nivel nacional e internacional.
La presente tesi affronta il tema della modulazione degli effetti delle sentenze di accoglimento della Corte costituzionale intrecciandolo con l'analisi dell'esperienza tedesca delle Unvereinbarkeitserklärungen, le quali costituiscono lo strumento privilegiato con cui il Bundesverfassungsgericht modula nel tempo gli effetti della declaratoria di incostituzionalità. L'analisi congiunta del modello italiano e tedesco consente di valutare sotto un diverso angolo prospettico la questione relativa ai limiti dell'efficacia retroattiva delle sentenze di accoglimento, la quale ha interessato l'attività della Consulta sin dai primissimi anni della sua attività. Nel primo capitolo della tesi verrà analizzata la disciplina relativa agli effetti delle sentenze di accoglimento, ragionando in particolar modo sul principio di retroattività che presidia la declaratoria di incostituzionalità; nel secondo capitolo, verrà dedicato ampio spazio alla prassi temporalmente manipolativa della Corte costituzionale, evidenziandone le esigenze sottese e i relativi nodi problematici. Il terzo capitolo ospiterà una ricognizione delle decisioni di incompatibilità tedesche: l'analisi, che prenderà le mosse da una riflessione sul dogma della nullità e dell'annullabilità della norma incostituzionale, interesserà non solo le ragioni che conducono il Bundesverfassungsgericht a scindere il momento dell'accertamento da quello della declaratoria dell'incostituzionalità, ma anche gli effetti che si ricollegano alle diverse varianti decisionali delle Unvereinbarkeitserklärungen. Infine, l'ultimo capitolo sarà dedicato ad un raffronto tra l'esperienza temporalmente italiana e quella tedesca: esso si strutturerà principalmente intorno al profilo relativo al rapporto tra Giudice costituzionale e legislatore, ovverosia il perno intorno al quale si muove (o, meglio, dovrebbe muoversi) la giurisprudenza temporalmente manipolativa. ; The present thesis deals with the issue of modulating the effects of the sentences of the Constitutional Court by intertwining it with the analysis of the German experience of the Unvereinbarkeitserklärungen, which constitute the privileged temporally manipulative instrument with which the Bundesverfassungsgericht modulates over time the effects of the declaration of unconstitutionality. The analysis of German and Italian constitutional justice makes it possible to assess under a different perspective angle the question concerning the limits of the retroactive effectiveness of the declaration of unconstitutionality, which has affected the activity of the Corte Costituzionale since the very first years of its activity. If in the first chapter of the thesis the discipline relative to the effects of the sentences of unconstitutionality will be analyzed, reasoning in particular on the principle of retroactivity which oversees the declaration of unconstitutionality itself, in the second chapter ample space will be dedicated to the temporally modulative practice of the Constitutional Court, highlighting the underlying needs as well as the related problem areas. The third chapter is devoted to the study of the German incompatibility decisions. The analysis, which starts from a reflection on the dogma of nullity and the annulment of the unconstitutional rule, concerns not only the reasons that lead the Bundesverfassungsgericht to split the moment of assessment from that of the declaration of unconstitutionality, but also the effects that relate to the different decision-making variants of the Unvereinbarkeitserklärungen. Finally, the last chapter is devoted to a comparison between the temporally modulative Italian and German experience: it will be structured mainly around the profile relative to the relationship between the constitutional judge and the legislator, which constitutes the pivot around which the temporally modulative case-law moves (or, better, should move). ; In dieser Doktorarbeit wird das Thema der Handhabung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit der vom Verfassungsgerichts getroffenen Annahmeurteile (die "sentenze di accoglimento") mit besonderer Beachtung der Steuerung der zeitlichen Rechtswirkungen durch das Bundesverfassungsgericht untersucht. Vor der Erläuterung des Inhalts dieser Doktorarbeit erscheint es mehr als notwendig, einleitend kurz die Gründe für diese Überlegung zur deutschen Praxis hervorzuheben. In diesem Sinn ist die Behauptung des Verfassungsrichters Lattanzi zur Rechtsprechung im aktuellen Fall "Cappato" von großer Bedeutung: Es geht hier im Wesentlichen um die Ähnlichkeit des Typs der vom Verfassungsgericht getroffenen Entscheidung mit dem der deutschen Unvereinbarkeitsentscheidungen, die Hauptthema dieser Untersuchung sind, und zwar nicht nur, da diese einen zeitlichen Aufschub der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung (wenn auch auf eine ganz eigne Art) verfügen, sondern auch weil sie, wie in der deutschen Rechtslehre bestätigt, ein wichtiges Mittel zur Untersuchung der Beziehungen zwischen Verfassungsgericht und Gesetzgeber darstellen. Auf der Ebene der Rechtslehre stellen die deutschen Unvereinbarkeitserklärungen den Gegenstand eines erneuten Interesses heute und sorgfältiger Untersuchungen in der Vergangenheit dar: In diesem Sinn ist das Studienseminar über die Modulation der Rechtswirkungen der von demselben Verfassungsgericht gefassten Annahmesprüche, bei denen die maßgebliche Rechtslehre die typischen Merkmale der Unvereinbarkeitsentscheidungen untersuchte, um eine mögliche Übertragung in die Sammlung der Entscheidungshilfen des Verfassungsgerichts zu erwägen, von Bedeutung. Bei jener Gelegenheit wurden viele Probleme eines solchen Entscheidungstyps vorgebracht: Insbesondere betrafen diese erstens die Schwierigkeit, ihre konkreten Rechtswirkungen zu erkennen, zweitens die Schwierigkeit, ihr in dem untätigen italienischen Parlament Folge zu leisten und drittens die abweichende Rolle, die das Bundesverfassungsgericht innerhalb der deutschen Regierungsform innehat. Es handelt sich um drei im letzten Teil dieser Doktorarbeit untersuchte Punkte, die in der Tat nicht wenige Probleme aufwerfen, vor allem angesichts der Aufnahme durch das Verfassungsgericht einiger Urteile, die unter verschiedenen Aspekten den deutschen Unvereinbarkeitserklärungen ähneln. Dabei handelt es sich insbesondere um die Urteile Nr. 243 von 1993, Nr. 170 von 2014, Nr. 10 von 2015 und Nr. 207 von 2018. Ein enger Vergleich mit der Ratio und den Problempunkten der deutschen Unvereinbarkeitserklärungen ist somit nützlich, nicht nur, um deren möglichen Chancen in der italienischen Verfassungsrechtsprechung zu erwägen, sondern auch, um eine noch offene Frage zu erörtern, die das Verfassungsgericht seit Anbeginn ihrer Tätigkeit als Hüter des Grundgesetzes betrifft. Nach dieser Einleitung wird im ersten Kapitel der Doktorarbeit die gesetzliche Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile untersucht; das zweite Kapitel ist der Analyse der zeitlich handhabenden Praxis des Verfassungsgerichts gewidmet. Das dritte Kapitel ist der deutschen Praxis der Unvereinbarkeitserklärungen gewidmet, während im vierten Kapitel die wichtigsten Punkte der Vergleichsstudie zwischen der zeitlich steuernden italienischen und der deutschen Praxis behandelt werden. Die Wahl eines solchen Aufbaus erklärt sich angesichts der Möglichkeit einer Analyse ex ante der mit der Handhabung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile verbundenen Problempunkte, um dann das Verständnis ex post der Gründe, die diese Doktorarbeit zu einer Untersuchung der "flexiblen" Rechtsprechung des Bundesverfassungsgerichts geführt haben, zu erleichtern. Im letzten Kapitel schließlich wird versucht, einige Aspekte, die mit den heutigen Schwierigkeiten der zeitlich steuernden Rechtsprechung der Verfassungsgerichte zu tun haben, nach der Logik von Ähnlichkeit und Gegensatz hervorzuheben, darunter insbesondere die Beziehung zwischen Verfassungsorgan und Legislativorgan. Das erste Kapitel ist vollkommen der Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile gewidmet, die, wie bereits angedeutet durch Art. 136 des ital. GG, Art. 1 des ital. Verfassungsgesetzes Nr. 1 von 1948 und Art. 30, 3. Abs. des ital. Gesetzes L. Nr. 87 von 1953 vorgegeben sind. Das Kapitel ist in acht Abschnitte unterteilt, die teilweise auf den Entscheidungstyp der Unvereinbarkeitserklärungen Bezug nehmen. Der 1. Abschnitt (Rückkehr zu Kelsen zur Neuentdeckung möglicher, vom Verfassungsgericht umsetzbarer Perspektiven: Die Handhabung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile im Verlauf der Zeit und die Beziehung zum Gesetzgeber) ist einführend der These Kelsens hinsichtlich der Beziehung zwischen Verfassungsgericht und Gesetzgeber gewidmet, in Anbetracht der Tatsache, dass, wie im letzten Kapitel erläutert, gerade die Rückkehr zum Ursprung und somit zur Lehre Kelsens bezüglich der Wirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung in dieser Doktorarbeit (mit der erforderlichen Vorsicht) als wünschenswert angesehen wird. Während im 2. Abschnitt (Der heutige Stand: ein "flexibles" Verfassungsgericht, fern vom ursprünglichen Gerüst der Rechtswirkungen der Annahmeurteile) eine zum Teil die Erläuterungen des zweiten Kapitels vorwegnehmende Überlegung zu einem Verfassungsgericht, das "fern" vom ursprünglichen Gerüst der Rechtswirkungen der Annahmeurteile ist, wird im 3. Abschnitt (Die Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile: Grundgedanken des Art. 136 ital. GG der verfassungsgebenden Versammlung. Einige Anregungen zur zeitlich handhabenden deutschen Praxis) versucht, zum Kern des Art. 136 der ital. GG vorzudringen, wo im ersten Absatz Folgendes vorgesehen ist: "Wenn das Gericht die Verfassungswidrigkeit einer gesetzlichen Vorschrift oder einer gesetzeskräftigen Maßnahme erklärt, endet deren Wirksamkeit ab dem Folgetag der Veröffentlichung der Entscheidung". Im Verlauf des Abschnitts wird versucht, einen Überblick der wichtigsten Entwürfe bezüglich des ursprünglichen Art. 136 ital. GG zu liefern, wobei der Entwurf der Abg. Mortati, Ruini, Cappi, Ambrosini und Leone kurz untersucht wird. Besonders interessant ist, auch zum Zweck einer Vergleichsstudie mit den deutschen Unvereinbarkeitserklärungen, der Entwurf des Abg. Calamandrei, der vorschlug, die Legislativorgane sollten im Anschluss an die Aufnahme eines Annahmeurteils sofort das Verfahren zur Gesetzesänderung einleiten, sodass sich, wenn auch mit der erforderlichen Vorsicht eine charakteristische Form der dem Legislativorgan zukommnenden "Nachbesserungspflicht" abzeichnet. Abschnitt 3.1. (Der Vorschlag Perassis: eine Modulation der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung ante litteram?) konzentriert sich in Übereinstimmung mit der deutschen Praxis auf den Vorschlag des Abg. Perassi, der vorsah, die Wirksamkeit des als verfassungswidrig erklärten Gesetzes sollte ab der Veröffentlichung erlöschen, außer bei Bedürfnis des Gerichts eine andere Wirkungsfrist (in jedem Fall nicht über sechs Monate) zu bestimmen; in diesem Sinn ist der Vorschlag des Abg. Perassi der österreichischen (und zum Teil der deutschen) Praxis ähnlich, und zwar einer Fristsetzung mit dem Ziel einer nützlichen Zusammenarbeit zwischen Verfassungsgericht und Legislativorgan. Perassi behauptete, dass "beim Erlöschen der Wirksamkeit einer gesetzlichen Vorschrift in bestimmten Fällen heikle Situationen auftreten können, da das Erlöschen dieser Vorschrift möglicherweise Probleme mit sich bringt, wenn man nicht vorsorgt". Die Annäherung an eines der wichtigsten Anwendungsgebiete der Unvereinbarkeitsentscheidungen, d.h. dem auf dem Argument der rechtlichen Folgen begründeten, ist in diesem Sinne eine unvermeidliche Pflicht. Gleichfalls interessant erscheint die Entgegnung auf die Voraussicht einer solchen Lösung durch den Abg. Ruini, der erklärte, eine derartige Regelung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung würde praktisch eine Situation voller übermäßig belastender Folgen hervorrufen, in der insbesondere die Gerichte fortfahren würden, "eine verfassungswidrige Norm anzuwenden". Daher die Bedeutung, die der durch die mit Fortgeltungsanordnung ergänzten Unvereinbarkeitsentscheidungen dargestellte Problempunkt hat. In Abschnitt 3.2 (Zeitlicher Rahmen des Art. 136 ital. GG) wird versucht, Art. 136 ital. GG innerhalb seines zeitlichen Rahmens zu untersuchen. In Kürze: Während der wortwörtliche Gehalt der besagten Verfügung sich anscheinend (nach einem Teil der Rechtslehre) auf eine lediglich zielgerichtete Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung bezieht, stellt dieser doch, nachdem er sich durch Art. 1 des ital. Verfassungsgesetzes Nr. 1 von 1948 und Art. 30 des ital. Gesetzes L. Nr. 87 von 1953 gefestigt hatte, die verfassungsrechtliche Verfügung dar, auf die sich die ex tunc-Wirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung gründet. Andererseits wäre es, wie ein anderer Teil der Rechtslehre behauptet, an und für sich nicht folgerichtig, ein System der Rechtswirkungen zu erfinden, das nur ex nunc-Wirkung hat, um dann anschließend den Richtern die Nichtanwendung des verfassungswidrigen Gesetzes "mit Wirkung lediglich nach eigenem Urteil" anzuvertrauen. In Abschnitt 3.3 (Räumlicher Rahmen des Art. 136 ital. GG) wird ein weiterer, an die Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung gebundener Punkt untersucht, nämlich die "räumliche" Ausdehnung der Wirksamkeit von Art. 136 ital GG. Außer der allgemein verbindlichen Wirksamkeit der Annahmeurteile, an welche die Untersuchung der von den Verfassungsgebenden gewählten Art der Normenkontrolle anknüpft, wird der mit der gerichtlichen oder gesetzgebenden Art der Verfassungswidrigkeitserklärung verbundene Rechtslehredisput, an den die "allgemeine" Wirksamkeit derselben unvermeidlich anknüpft, kurz untersucht. Während in den letzten vier Abschnitten der Art. 136 der ital. GG allein im Mittelpunkt steht, ist der 4. Abschnitt (Die "Revolution" des ital. Verfassungsgesetzes Nr. 1 von 1948) vollständig der "Revolution" gewidmet, welche das ital. Verfassungsgesetz Nr. 1 von 1948 darstellt. Für diese "Revolution" (oder besser die Spezifikation) ist der erste Artikel des besagten Gesetzes bezeichnend, wo es heißt: "Die amtlich erfasste oder von einer Partei im Verlauf eines Rechtsverfahrens erhobene und vom Richter nicht als offensichtlich unbegründet angenommene Frage der Verfassungsmäßigkeit eines Gesetzes oder einer gesetzeskräftigen Maßnahme der Republik wird dem Verfassungsgericht zur Entscheidung übertragen". Im Wesentlichen hat der besagte Artikel als tragendes Element der Inzidentalität des Verfassungssystems Art. 136 ital. GG Bedeutung verliehen, nicht nur, indem die Bedeutung tatsächlich im Einzelnen erläutert wird, sondern vor allem dadurch, dass der Klage vor dem Verfassungsgericht dort, wo es angerufen wird, für alle zu entscheiden (mit wenn auch innerhalb bestimmter Grenzen allgemein verbindlichen Rechtswirkungen) eine "logische" Bedeutung auf Grundlage einer "genetisch zwiespältigen" Erneuerung verliehen wird, und zwar anhand eines konkreten Einzelfalls". Es erscheint notwendig, anzumerken, dass die besagte Verfügung in Bezug auf die Ratio Art. 100, 1. Abs. des deutschen GG ähnelt, auf dessen Grundlage die sogenannte konkrete Normenkontrolle beruht. Und tatsächlich übernimmt das zwischenrangige Verfahren eine grundlegende Rolle in Bezug auf die Handhabung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung im Verlauf der Zeit, da es konkreter der in der Notwendigkeit, die diachronischen Rechtswirkungen der Verkündigung zu steuern, enthaltenen Ratio vollkommen antithetisch gegenübersteht. Wie können die Jura angesichts einer Handhabung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung für die Zukunft geschützt werden? Während Art. 1 des ital. Gesetzes L. Nr. 1 von 1948 das zwischenrangige Verfahren kennzeichnet und definiert, so hat Art. 30, 3. Abs. des ital. Gesetzes Nr. 87 von 1953, der Hautuntersuchungsgegenstand des 5. Abschnitts (Die Rückwirkung der Annahmeurteile: Art. 30, 3. Abs. ital. Gesetz L. Nr. 87 von 1953) ein weiteres Element zur Erläuterung der Ratio der zeitlichen Orientierung, welche die Rechtsauswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung im Verlauf der Zeit annehmen, hinzugefügt. Im Anschluss an das Inkrafttreten desselben, wo es heißt, "die als verfassungswidrig erklärten Normen können nicht ab dem Folgetag der Veröffentlichung der Entscheidung Anwendung haben", hat die Rückwirkung des Annahmeurteils begonnen, die Form der ius receptum anzunehmen, wie durch die maßgebliche Rechtslehre bestätigt. Nun war diese, mit Art. 1 des ital. Gesetzes L. Nr. 1 von 1948 in die Verfassung eingeführte "Errungenschaft" das Ergebnis einer umfassenden theoretischen Analyse und Überlegung: Es ist kein Zufall, dass einer der zentralen Mechanismen der Normenkontrolle eher das "Ergebnis der beharrlichsten Arbeit der Rechtslehre war, statt ein präziser Gesetzesentwurf" und hauptsächlich auf der Notwendigkeit beruhte, nicht nur den Grundsatz der Gleichheit, sondern auch den der Verteidigung zu bewahren, und dies unter Ausschluss der s.g. abgeschlossenen Rechtsbeziehungen, die bei Eintritt der Rechtskraft, Verjährung, Verwirkung und Vergleich bestehen. Hinzu kommt, dass das Prinzip der Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung laut Art. 30, 3. Abs. ital. Gesetz L. Nr. 87 von 1953 – vielleicht auch angesichts der Möglichkeit die Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung in verschiedenen Abstufungen und somit nicht absolut zu klassifizieren – auch Gegenstand einer erheblichen Kontroverse zwischen Verfassungsgericht und Strafkammer des Kassationshofs eben zum Thema der Nichtanwendung der als verfassungswidrig erklärten Norm war. In diesem Sinne treten die Urteile Nr. 127 von 1966 und Nr. 49 von 1970 hervor: beim ersten hatte das Verfassungsgericht über die notwendige Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung von Prozessvorschriften befunden; mit der zweiten Verkündigung dagegen bestätigte das Gericht vollkommen überraschend, den Richtern "das letzte Wort" zu lassen. Dieses Prinzip kann nicht übergangen werden: So hatte beispielsweise im Anschluss an das in keiner Weise rückwirkende Urteil Nr. 10 von 2015 das Verfassungsgericht einer bedeutenden Form der Rebellion durch das vorlegende Gericht beigewohnt, das nicht befunden hatte, sich in Bezug auf die zeitliche Rechtswirkung der Verfassungswidrigkeitsaussprüche vom Gesetzesrahmen zu distanzieren. Gleichzeitig erhält auch in der zeitlich handhabenden deutschen Praxis die Rolle der Richter Bedeutung: Sollte beispielsweise der Gesetzgeber seiner Reformpflicht im Anschluss an die Aufnahme eines Unvereinbarkeitsspruchs nicht nachkommen und dadurch die Ratio der Unvereinbarkeitsentscheidung vollkommen zunichte gemacht werden, können die Richter angerufen werden, um "letztendlich" und in Übereinstimmung mit der Verfassung einzugreifen. Im 6. Abschnitt (Der zeitliche Rahmen der verfassungswidrigen Norm: Nichtigkeit oder Vernichtbarkeit? Eine Überlegung ausgehend vom amerikanischen und vom österreichischen Modell. Hinweise auf die Art der Annahmeurteile) lässt die Studie der gesetzlichen Regelung der zeitlichen Auswirkungen des Verfassungswidrigkeitsspruchs Raum für eine Untersuchung bezüglich der Vernichtbarkeit oder Nichtigkeit der als verfassungswidrig erklärten Norm und dies angesichts einer anfänglichen Überlegung zum amerikanischen und zum österreichischen Modell des Verfassungsrechts, die bekanntlich gegensätzlich zueinander eingestellt sind. Und tatsächlich ist die zeitliche Orientierung des Annahmeurteils nicht nur direkt an die Art derselben Verfassungswidrigkeitserklärung gebunden, sondern ist in ihrem Wesen indirekt an die Wahl des Modells zur Normenkontrolle geknüpft: Irgendwie scheint die ursprüngliche Zweideutigkeit des Art 136 ital. GG tatsächlich an die "gemischte" Natur des italienischen Verfassungsrechts anknüpfen zu können, das sich aus einigen typischen Elementen des amerikanischen Systems (Diffusivität der jedem Richter zukommenden Kontrolle) und dem österreichischen System (ausschließliche Zuständigkeit des Verfassungsgerichts in Bezug auf die Verfassungswidrigkeitserklärung einer nicht mit der Verfassung übereinstimmenden Norm mit allgemeiner Rechtswirkung) zusammensetzt. Nun wirkt die Wahl des Systems zur Kontrolle der Verfassungsmäßigkeit auf die von der Ungültigkeit der verfassungswidrigen Norm angenommene Form ein, welche ihrerseits nach der typischen Logik des Teufelskreises die Art der Verfassungswidrigkeitserklärung beeinflusst: Im amerikanischen Verfassungsrechtssystems ist die verfassungswidrige Norm null and void, da sie dem Willen einer superior Norm widerspricht und somit unwirksam ist; im österreichischen System dagegen ist die verfassungswidrige Norm lediglich vernichtbar, und zwar deshalb, weil Grundlage des Systems die Idee ist, dass, da die gesamte politische Macht auf dem Gesetz gründet, "das Konzept eines von Beginn an nichtigen Gesetzes" vollkommen inakzeptabel ist. Übrigens darf nicht verwundern, dass im Bereich des amerikanischen Verfassungsrechts die Verfassungswidrigkeitserklärung eine Norm erklärender Art ist, während sie im Bereich des österreichischen Verfassungsrechts eine verfassungsgebende Natur annimmt. Nun teilt im Bereich des italienischen Verfassungsrechts nur eine Minderheit die Idee der Nichtigkeit der verfassungswidrigen Norm und somit des Annahmeurteils erklärender Natur, die Mehrheit teilt die These der Vernichtbarkeit der verfassungswidrigen Norm, die also der verfassungsgebenden Natur des Gerichtsspruchs entspricht. Dass die obigen Ausführungen wahr sind, ist daran zu erkennen, dass in der maßgebenden Rechtslehre bestätigt wurde, dass die Verfassungsgebenden dachten, ein im Wesentlichen von dem im österreichischen Grundgesetz vorgesehenen System der Verfassungsgerichtsbarkeit abgeleitetes System eingeführt zu haben. Auch erklärt sich die verfassungsgebende Bedeutung der Verfassungswidrigkeitserklärung angesichts der Betrachtung, dass das allgemeine Verbot, die verfassungswidrige Norm anzuwenden, tatsächlich nur im Zeitraum vor der Aufnahme der Verfassungswidrigkeitserklärung durch das Verfassungsgericht besteht. Wenn man zur nicht statischen sondern "dynamischen" Ebene der Verfassungswidrigkeitserklärung wechselt, ist Zagrebelskys Theorie zu betrachten, nach der im Anschluss an die Aufnahme des Annahmeurteils das Verfassungsproblem entsteht, dem bezüglich anderen institutionellen Stellen wie Richtern und dem Gesetzgeber umfangreicher Spielraum gelassen wird. In diesem Sinn ist das Verfahren der Unvereinbarkeitserklärungen interessant, welche eben hinsichtlich des "Verfassungsproblems" eingreifen, um dies dank der Mitarbeit anderer Verfassungsorgane, unter denen zumindest anfangs der Gesetzgeber zu nennen ist, zu lösen. Im 7. Abschnitt (Erste Zeichen für die Zulässigkeit eines Verfassungsgerichts als "Verwalter" der Rechtswirkungen seiner eigenen Entscheidungen) wird die mögliche Legitimation (auf theoretischer Ebene) des Verfassungsgerichts als Verwalter der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitsurteile angedeutet, wobei insbesondere die Tatsache diskutiert wird, dass der zeitgenössische Konstitutionalismus wegen seiner substantialistischen Eigenschaft die Suche der für den spezifischen Fall am besten geeigneten Lösung und somit die "Negativ-Neuqualifizierung der Automatismen" erfordert, um zu starre Lösungen zu vermeiden. In diesem Sinn ist die Praxis des Bundesverfassungegsricht und dessen Erfindung der Unvereinbarkeitsentscheidungen von großer Bedeutung. In der Tat ist ein "flexibler" Ansatz an den zeitlichen Faktor der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung in verschiedenen europäischen Erfahrungen erkennbar; andererseits ist das was als "Naivität der Verfassungsgebenden" bezeichnet wurde, und zwar die "allzu simple Formulierung des Art. 136 ital. GG" hauptsächlich auf zwei Ursachen zurückzuführen, erstens die Notwendigkeit des Schutzes des Prinzips der Gewaltenteilung, unmittelbar nach dem Zweiten Weltkrieg und zweitens der Schutz der Rechtssicherheit. Im 8. Abschnitt (Verwaltet das Verwaltungsgericht die Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit?) tritt das Verfassungsrecht in den Hintergrund, um zumindest in Kürze über die Steuerung der Rechtswirkungen der Annullierungsurteile durch das Verwaltungsgericht nachzudenken, wobei von einer Betrachtung ausgegangen wird, welche in der Rechtslehre – recht eindrucksvoll – klar ausgedrückt werden sollte, und zwar, dass die Verwaltungsprozessregeln wegen ihres entscheidenden kreativen Beitrags zur Rechtsprechung einen Ausgangspunkt und sicher keinen Endpunkt darstellen: In diesem Sinn erhielt das von der 4. Kammer des Staatsrats getroffene Urteil Nr. 2755 von Mai 2011 Bedeutung, wie auch das vom selben Verwaltungsrechtsorgan getroffene Urteil Nr. 13 von 2017. In beiden Fällen scheint der Staatsrat bestimmt zu haben, die Rechtswirkungen der eigenen Verkündigung angesichts der Notwendigkeit, einen übermäßigen Bruch innerhalb der Rechtsordnung zu verhindern, zeitlich zu steuern. Insbesondere hätte der Staatsrat ("Consiglio di Stato") beim ersten Spruch eine neue Art der Verkündigung gebildet, indem er bei der Untersuchung – nach einer vollkommen neuen Logik – den Bereich der zeitlichen Rechtswirkung des eigenen Spruchs so definierte, dass eine lediglich für die Zukunft geltende Rechtswirkung der eignen Entscheidung vorhergesehen wurde, sodass das Prinzip der Effektivität des Schutzes über das des Antrags der Partei siegt. Es ist unbedingt anzumerken, dass, wenn die Aufrechterhaltung der Rechtswirkungen der rechtswidrigen Maßnahme spiegelbildlich der Beibehaltung des Allgemeininteresses entspricht, die urteilende Tätigkeit des Verwaltungsgerichts dem des "Verwaltungsorgans" zu ähneln scheint. Auch bei seiner zweiten Verkündigung steuerte der Staatsrat die Rechtswirkungen mit Wirksamkeit pro futuro; die ganze Versammlung befand nämlich, das Urteil Nr. 10 von 2015 anzuführen, fast als Rechtfertigung des Argumentationskonstrukts zur Wahl einer derartigen Wirksamkeit, wobei im Übrigen bestätigt wurde, dass "die Ausnahme von der Rückwirkung […] auf dem Grundsatz der Rechtssicherheit beruht: […] die Möglichkeit für die Betroffenen, die Rechtsnorm wie ausgelegt anzuwenden, wird eingeschränkt, wenn die Gefahr schwerer wirtschaftlicher oder sozialer Auswirkungen besteht, die zum Teil auf die hohe Anzahl von in gutem Glauben begründeten Rechtsbeziehungen zurückzuführen ist […]". Darüber hinaus befand der Staatsrat, als spezifische Bedingungen, die es ermöglichen, die Rückwirkung einzuschränken oder richtiger "die Anwendung des Rechtsgrundsatzes auf die Zukunft zu beschränken" folgende: die objektive und erhebliche Unsicherheit bezüglich der Tragweite der auszulegenden Verfügungen; das Bestehen einer mehrheitlichen Orientierung entgegen der eingeführten Auslegung und die Notwendigkeit zum Schutz eines oder mehrere Verfassungsgrundsätze oder in jedem Fall, um schwere sozialwirtschaftliche Rückwirkungen zu verhindern. Das zweite Kapitel dieser Doktorarbeit ist gemeinsam mit dem ersten Kapitel darauf ausgerichtet, zu zeigen, dass die Frage bezüglich der Grenzen der Rückwirkung der Annahmeurteile seit den allerersten Jahren der Verfassungsrechtsprechung eine nicht nebensächliche Rolle gespielt hat, wie man sehen konnte. Daher die Bedeutung der Behauptung der neuesten deutschen Rechtslehre, die bestätigt, dass die Entscheidungshilfsmittel eines Verfassungsgerichts nicht vollkommen von der fortlaufenden "Konstitutionalisierung" der "neuen Rechte" entbunden sind. Somit scheint es eben diese dynamische Sicht zu sein, die Grundlage der Aufnahme der deutschen Unvereinbarkeitsentscheidungen war (und vor allem heute noch ist) und auch Grundlage einiger neuerer Verkündigungen des Verfassungsgerichts ist, darunter vor allem die Verordnung Nr. 207 von 2018. Wie im Übrigen im dritten Kapitel dieser Doktorarbeit ausgeführt wird, gab es bei der Regelung bezüglich der Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung zwei Änderungsversuche innerhalb der deutschen Ordnung, die beide darauf abzielten, die Wirksamkeit der Nichtigkeitserklärung "flexibler" zu machen. Angesichts der obigen Ausführungen ist im Verlauf der Zeit nicht nur - wie schon geschrieben - eine gemeinsame Tendenz der Verfassungsgerichte erkennbar, die insbesondere den Umgang mit der Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung prägt, sondern auch ein "konstantes" Bedürfnis, die "starre" Regelung der Rechtswirkungen zu reformieren, die – wenn auch nur zum Teil – eine wichtige Form der Umsetzung im Bundesverfassungsgerichtsgesetz fand. Das zweite Kapitel beginnt im 1. Abschnitt (Eine Stellungnahme: die Furcht vor den "Folgen" der Verfassungswidrigkeitserklärung und die Regelung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit) mit einer Überlegung zur Furcht des Verfassungsgerichts, die Ordnung im Anschluss an die Aufnahme einer Verfassungswidrigkeitserklärung negativ zu beeinflussen; wie in der maßgeblichen Lehre Sajas bestätigt, darf das Verfassungsgericht "das Gewicht" seiner eigenen Entscheidungen nicht übersehen, denn dieses ist voll und ganz in einen sozialwirtschaftlichen Rahmen eingefügt, dessen Dynamik es tatsächlich nicht kennen kann; das Bedürfnis einer größeren "Flexibilität" der dem Verfassungsgericht zur Verfügung stehenden Entscheidungshilfsmittel ist, wie im Übrigen im Verlauf des Abschnitts gezeigt wird, verschiedenen europäischen Erfahrungen gemein. Auch aus diesem Grund legte der Gesetzgeber – was vielleicht nicht überrascht – mit der Zeit verschiedene Gesetzesentwürfe vor, die darauf abzielten, den Aspekt der Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile zu ändern. Diese Änderungsvorschläge werden (in der Zeit zurückgehend) im 2. Abschnitt (Die Reformversuche hinsichtlich der Regelung der Verfassungswidrigkeitserklärung) dargelegt: Die Analyse beginnt bei dem Gesetzesentwurf A. S. 1952, der verzeichnet ist unter "Änderungen der Gesetze Nr. 87 vom 11. März 1953 und Nr. 196 vom 31. Dezember 2009 zur Ermittlung und Transparenz in Verfahren zur Verfassungsmäßigkeit", der nie diskutiert und daher nie aufgenommen wurde. Dieser letzte Änderungsversuch war durch das "Kostenurteil" Nr. 70 von 2015 angeregt worden, das wegen seiner vollständigen Rückwirkung die Wirtschaftsstruktur des Staates besonders belastete und den Gesetzgeber dazu veranlasste, eine Form der Positivierung der zeitlichen "Steuerung" der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung zu erfinden. In Art. 1, lit. c) des Gesetzesentwurfs ist vorgesehen, den Inhalt des dritten Absatzes, Art. 30, ital. Gesetz L. 87 von 1953 zu erweitern und somit neben der Nichtanwendung der als verfassungswidrig erklärten Norm den Einwand der Verfügung durch das Verfassungsgericht einer "anderen Handhabung der Wirksamkeit im Verlauf der Zeit derselben Entscheidung zum Schutz anderer Verfassungsgrundsätze" vorzusehen. Bedeutend scheint dabei der Verweis auf "Verfassungsgrundsätze", die, wenn korrekt und ausführlich beschrieben, nach der Ratio des vorliegenden Gesetzesentwurfs, den Antrag auf Steuerung der Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung legitimieren können. Es folgt eine kurze Analyse des Verfassungsgesetzesentwurfs Nr. 22 von 2013, der, wie es schien, eine wesentliche Änderung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile einführen wollte und eine Bevollmächtigung des Gesetzgebers zur effektiven Steuerung der Wirksamkeit der erfolgten Verfassungswidrigkeitserklärung vorsah, denn der Gesetzesentwurf verwendete den Begriff "Abschaffung" für das Phänomen des aufhebenden Eingriffs des Verfassungsgerichts. Was vermutlich an diesem Änderungsentwurf am meisten interessiert, ist die Voraussicht der Spaltung zwischen dem Zeitpunkt der Feststellung und dem der "verfassungsgebenden" Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung: Man beachte in diesem Sinne Art. 1 der Gesetzesvorlage, laut der "[…] die Regierung […] die Initiative ergreift, den Kammern ein Aufhebungsgesetz oder eine Änderung des als verfassungswidrig erklärten Gesetzes vorzulegen; diese Initiative kann direkt von den Versammlungen ergriffen werden, […] sofern der Gesetzesentwurf nicht innerhalb der Frist der folgenden sechs Monate bzw. neun Monate bei Verfassungsgesetzen verabschiedet wird; dieselben Versammlungen erklären die Wirksamkeit des als verfassungswidrig erklärten Gesetzes als erloschen". Schließlich ist der am 30. Juni 1997 verabschiedete Entwurf zu beachten, in dem vorgesehen war, dass "wenn das Gericht die Verfassungswidrigkeit einer gesetzlichen Vorschrift oder einer gesetzeskräftigen Maßnahme erklärt, die Wirksamkeit dieser Norm am Folgetag der Veröffentlichung der Entscheidung endet, außer dem Gericht bestimmt eine andere Frist, in jedem Fall nicht über einem Jahr ab Veröffentlichung der Entscheidung". Der besagte Entwurf ähnelt der österreichischen Praxis sehr, wo der Verfassungsgerichtshof über einen bestimmten Ermessensspielraum in Hinsicht auf die Möglichkeit verfügt, den Stichtag zeitlich zu verschieben, wie es zum Teil auch in der Praxis des Bundesverfassungsgerichts geschieht. Im 3. Abschnitt (Ein Verfassungsgericht, das handelt und die "traditionellen Einschränkungen" des Verfassungsrechts über die Verwaltung der Verfahrensregeln des Verfassungsprozesses hinaus überwindet) wird das Thema der Überwindung der traditionellen Einschränkungen des Verfassungsrechts durch die italienischen Verfassungsgerichte behandelt, insbesondere in Hinsicht auf die Einschränkung des Ermessensspielraums des Gesetzgebers. In diesem Sinne tritt der Beschluss Nr. 207 von 2018 hervor – der es vielleicht ermöglicht, das Thema der zeitlichen Steuerung der Rechtswirkungen wieder mit dem der Beziehung zwischen Verfassungsgericht und Parlament auf dem Gebiet des Strafrechts zu verbinden – mit dem das Verfassungsgericht meinte, mit einer ganz eigenen und besonders "gefestigten" Mahnung einzugreifen; weiter verfolge das Verfassungsgericht, wie der Verfassungsrichter Lattanzi schreibt, in letzter Zeit einen eher interventionistischen und weniger von Selbstbeschränkung geprägten Trend. In diesem Sinn treten einige Verkündigungen im Strafrecht hervor, darunter Urteil Nr. 236 von 2016 (auf das auch in dem erst kürzlich ergangenen Urteil Nr. 242 von 2019 verwiesen wird und das die "Sage" Cappato beendete), Urteil Nr. 222 von 2018, Urteil Nr. 233 von 2018, das allerdings nicht im Strafrecht eingeführte kürzliche Urteil Nr. 20 von 2019, das jedoch für die Rolle, die das Verfassungsgericht in Bezug auf das Legislativorgan einnimmt, von Bedeutung ist. Im 4. Abschnitt (Die Form der Entscheidungstechniken, mit denen das Verfassungsgericht die Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung "Richtung Vergangenheit" verwaltet) wird die "Form" der Entscheidungstechniken, mit denen das Verfassungsgericht die Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung steuert, untersucht: in diesem Sinn tritt das Mittel der Urteile der verschobenen Verfassungswidrigkeit hervor, welche den Urteilen der plötzlichen Verfassungswidrigkeit im weiteren Sinn ähneln, und sich dagegen von den Urteilen der Verfassungswidrigkeit im engeren Sinn, da letztere das Phänomen der Abfolge der Nomen im Verlauf der Zeit betreffen, abheben. Kurz gesagt, im 4. Abschnitt wird versucht – auf theoretischer Ebene – zu zeigen, wie das Verfassungsgericht das Hilfsmittel der eintretenden Verfassungswidrigkeit (in diesem Sinn ist Urteil Nr. 174 von 2015 vollkommen unerheblich) oder der verschobenen Verfassungswidrigkeit unter Ausschluss des Fehlens jeglicher Form der Positivierung des Umgangs mit dem Zeitfaktor hinsichtlich der Wirksamkeit der Annahmeurteile, verwendet. In diesen Fällen kommt dem Verfassungsgericht ein bestimmter Ermessensspielraum in der Bestimmung des Stichtags zu. Im 5. Abschnitt (Die Entscheidungen, die der Handhabung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile in Bezug auf die Vergangenheit zugrunde liegen) dagegen sollen die Gründe erkannt werden, die dem Bedürfnis, die Rechtswirkungen der Urteile im Verlauf der Zeit zu steuern, zugrunde liegen. Erstens tritt die Notwendigkeit hervor, den Grundsatz der Rechtskontinuität ganz allgemein zu schützen, der als ein zu schützender Grundsatz definiert wurde und tatsächlich zu den von der Verfassung abgesicherten Grundsätzen, Interessen und Rechtssituationen gehört, zweitens tritt das Bedürfnis hervor, schwere Schädigungen des öffentlichen Haushalts oder neue und höhere finanzielle Ausgaben für den Staat und die öffentlichen Einrichtungen zu verhindern. Dieser Grundsatz wurde, wie zu unterstreichen ist, als ein allgemeiner verfassungsrechtlicher Wert definiert. Nach einem ersten theoretischen Teil wird im zweiten Kapitel versucht, die zeitlich handhabende Praxis des Verfassungsgerichts zu untersuchen. Ende der achtziger Jahre führte das Verfassungsgericht die allerersten zeitlich handhabenden Urteile ein (Abschnitte 5.1 und 5.2) und begann mit den Urteilen Nr. 266 von 1988, 501 von 1988 und 50 von 1989 die zeitlichen Rechtswirkungen der Annahmeurteile zu regulieren; später verwaltete das Verfassungsgericht den Zeitfaktor der Rechtswirkungen der eigenen Entscheidungen weiter und beträchtlich, ohne allerdings jemals ausdrücklich zu erklären, in die Steuerung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile einzugreifen (eingreifen zu wollen). Zur Sparte der ersten zeitlich handhabenden Urteile gehört auch das Urteil Nr. 1 von 1991, das hinsichtlich der finanziellen Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung (wie auch bezüglich der vom Verfassungsgericht vor der Einführung desselben durchgeführten Ermittlung) von besonderer Bedeutung ist. Wenig später führte das Verfassungsgericht das Urteil Nr. 124 von 1991 ein (über dessen Wesen die Rechtslehre diskutiert, da sie teilweise der Meinung ist, es handele sich um ein Urteil zur plötzlichen Verfassungswidrigkeit im engeren Sinn), bei dem man ein weiteres Mal der Steuerung der Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung beiwohnen konnte. Von Bedeutung ist auch Urteil Nr. 360 von 1996: bei dieser Gelegenheit erklärte das Verfassungsgericht die (alleinige) Verfassungswidrigkeit der ihm zur Beurteilung vorgelegten Verfügung der Gesetzesverordnung, ohne die Tragweite allgemein auf die wiederholten Verordnungen auszudehnen. In diesem Fall hätte das Verfassungsgericht in seiner Eigenschaft als Hüter der Rechtsordnung befunden, die Annullierung der wiederholten Gesetzesverordnungen angesichts des Grundsatzes der Rechtssicherheit zu "einzusparen". Am Rande der genannten Verkündigungen werden andere Entscheidungen in der Hauptsache untersucht, bei denen das Verfassungsgericht, wenn auch keine wahre zeitliche Handhabung der Rechtswirkungen vornahm, so doch eine erhebliche Furcht vor dem gezeigt hatte, was in der Rechtslehre als horror vacui bezeichnet wird. In Abschnitt 5.2.1 (Fokus: Urteil Nr. 1 von 2014: "ausgleichende" Bedeutung und horror vacui) wird Urteil Nr. 1 von 2014 Gegenstand der Untersuchung, bei dem das Verfassungsgericht zum Thema Wahlsystem eingriff und die Verfassungswidrigkeit des s.g. Porcellum erklärte, d.h des proportionalen WahlgesetzesmitMehrheitsprämieund starren Listen, welche die Wahl derAbgeordnetenkammerund desSenats der Republikin Italien in den Jahren2006,2008und2013 geregelt hatte. Das Verfassungsgericht hatte bei diesem Anlass von der Kategorie der abgeschlossenen Rechtsbeziehungen Gebrauch gemacht, um sich Handlungsspielraum hinsichtlich der zeitlichen Handhabung der Wirksamkeit der eignen Urteile zu verschaffen, nicht ohne die Prozessregeln politisch zu nutzen: Es handelt sich hierbei um einen der Fälle, bei denen das Verfassungsgericht angesichts des Nichtbestehens der Möglichkeit zur Steuerung der Rechtswirkungen der eignen Urteile bestimmt hat, die Regeln des eigenen Verfahrens vollkommen elastisch zu nutzen. Die Elastizität der Interpretation der Kategorie und der Regeln des Verfassungsverfahrens war im untersuchten durch das Bedürfnis, den Grundsatz zum Schutz des Staats und der verfassungsgemäß notwendigen Funktionen beizubehalten, vorgeschrieben. In diesem Sinn ähnelt die Ratio, die der besagte Spruch mit sich bringt, zum Teil einem der Anwendungsthemen der Unvereinbarkeitserklärungen, und zwar dem der "Rechtsfolgen". Nun tritt das Urteil Nr. 1 2014 in dieser Doktorarbeit hervor, da die Eigentümlichkeit der Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung (wie auch der Kategorie der s.g. abgeschlossenen Rechtsbeziehungen) angesichts der verfassungsgemäßen Bedürfnisse "gesteuert " worden wäre. Während in Abschnitt 5.2.2. (Am Rande des Urteils Nr. 1 von 2014) nochmals auf das Thema des s.g. horror vacui hingewiesen wird, so wird im 6. Abschnitt (Das Haushaltsgleichgewicht als Gegenspieler der Rückwirkung von Annahmeurteilen) der Grundsatz des Haushaltsgleichgewichts als möglicher, im Übrigen nach Inkrafttreten des ital. Gesetzes L. Nr. 1 von 2012, das den Grundsatz des Haushaltsgleichgewichts einführte, erstarkter Gegenspieler der in den Annahmeurteilen verwurzelten Rückwirkung, untersucht. Kurz gesagt, obwohl Art. 81, dritter Abs, ital. GG ("Jedes Gesetz, das neue oder höhere Ausgaben mit sich bringt, muss für die dafür notwendigen Mittel sorgen") nicht für die Tätigkeiten des Verfassungsorgans gilt, sondern nur für den Gesetzgeber, haben der Grundsatz des Haushaltsgleichgewichts und somit die streng finanziellen Bedürfnisse das Verfassungsgericht dazu geführt, Entscheidungsmittel zur Steuerung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile einzusetzen (wie auch im Bereich der französischen und der spanischen Verfassungsjustiz), und zwar deshalb, weil das Verfassungsgericht sich – unvermeidlicherweise – in einem durch eingeschränkte wirtschaftliche Ressourcen charakterisierten Umfeld bewegt. Nicht nur hat es in der Verfassungsrechtsprechung verschiedene Verkündigungen gegeben, bei denen die Rückwirkung mit der konkreten Notwendigkeit zur Aufrechterhaltung der Wirtschafts- und Finanzstruktur kontrastierte (man beachte, wenn auch unter anderen Gesichtspunkten, die Urteile Nr. 137 von 1986, Nr. 1 von 1991, Nr. 240 von 1994, Nr. 49 von 1995, Nr. 126 von 1995) und nicht nur wurde der letzte Änderungsvorschlag der Regelung der Annahmeurteile im Anschluss an die Aufnahme eines Kostenurteils vorgebracht, sondern vor allem beschloss das Verfassungsgericht mit Urteil Nr. 10 von 2015 zum ersten Mal mit Kenntnis der Sachlage, die Möglichkeit zur zeitlichen Handhabung der Rechtswirkungen der eigenen Urteile zu erklären. In dieser Arbeit wird insbesondere in Abschnitt 6.1 (Fokus: Das Urteil Nr. 10 von 2015: ein unicum in der Geschichte der Verfassungsjustiz) dem Urteil Nr. 10 von 2015 viel Raum gewidmet, da dieses tatsächlich ein unicum in der Geschichte der italienischen Verfassungsjustiz darstellt: Dabei bestimmte das Verfassungsgericht, den Verfassungsprozess nach vollkommen kreativen Regeln zu steuern und setzte das um, was als "Verfassungsgewalt" bezeichnet wurde und das, wie anscheinend behauptet werden kann, auf einer bestehenden starken Korrelation zwischen der Verfassungsjustiz und dem materiellen Verfassungsrecht basiert. In der Tat kann nicht geleugnet werden, dass das Thema der Handhabung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung im Verlauf der Zeit ein Thema des materiellen Verfassungsrechts ist, welches bedeutende Anregungen für eine Überlegung zur Beziehung zwischen dem Verfassungsgericht und seinem Verfahren bietet. Weiter zwingt die Überbeanspruchung des Mechanismus, auf den sich die Inzidentalität des Systems gründet, dazu, über die Bedeutung nachzudenken, welche die Abwägung der Interessen, die einen verfassungsmäßigen Schutz verdienen, erwirbt. Vor allem scheint sich das Thema der Identifizierung jener Interessen zu stellen, die einen derartigen verfassungsmäßigen Schutz verdienen, dass sie vielleicht eine Ausnahme von der Regelung zur Steuerung der Wirksamkeit der Annahmeurteile rechtfertigen. Nun meinte das Verfassungsgericht mit Urteil Nr. 10 von 2015 die Rückwirkung mit dem Grundsatz des Haushaltsgleichgewichts aufwiegen zu können und somit Art. 81 ital. GG im Sinne eines "Übergrundsatzes" einzuordnen. Das materielle Recht, der Schutz der Verfassungsgrundsätze und -werte kollidierte also mit der Garantie der Jura und somit der Anrechte der Einzelnen. Der Grundsatz der Gleichheit und der Grundsatz der Verteidigung waren somit Gegenstand einer Abwägung mit Art. 81 ital. GG: Das Ergebnis war der Sieg des letzteren, da das Verfassungsgericht befand, dem besagten Urteil eine bloße ex nunc-Wirkung zu verleihen. Mit dem besagten Urteil erklärte das Verfassungsgericht die Verfassungswidrigkeit der s.g. Robin Hood tax, einer 2008 eingeführte der Erdölbranche auferlegte Steuer. Das Verfassungsgericht bestätigte äußerst vielsagend – nach einer vollkommen innovativen Logik – Folgendes: "Bei der Verkündigung der Verfassungswidrigkeit der angefochtenen Verfügungen kann dieses Verfassungsgericht den Einfluss, den eine solche Verkündigung auf andere Verfassungsgrundsätze ausübt, nicht unbeachtet lassen, um die eventuelle Notwendigkeit einer Abstufung der zeitlichen Rechtswirkungen der eigenen Entscheidungen über die anhängigen Beziehungen zu beurteilen. Die diesem Gerichtshof übertragene Rolle als Hüter der Verfassung in ihrer Gesamtheit erfordert es, zu verhindern, dass die Verfassungswidrigkeitserklärung einer gesetzlichen Verordnung paradoxerweise "mit der Verfassung noch weniger vereinbare Rechtswirkungen bestimmt" (Urteil Nr. 13 von 2004) als die, welche zur Zensierung der Gesetzesordnung geführt haben. Um dies zu verhindern, muss der Gerichtshof seine eigenen Entscheidungen auch unter dem zeitlichen Aspekt modulieren, sodass die Behauptung eines Verfassungsgrundsatzes nicht die Opferung eines anderen zur Folge hat. Dieser Gerichtshof klärte mit den (Urteilen Nr. 49 von 1970,Nr. 58 von 1967undNr. 127 von 1966) dass die Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitsverkündigungen ein allgemeines Prinzip ist (und sein muss), das in den Urteilen vor diesem Gerichtshof gilt; dieses ist jedoch nicht uneingeschränkt. Zunächst ist unbestreitbar, dass die Wirksamkeit der Annahmeurteile nicht in soweit rückwirkend ist, dass sie "in jedem Fall rechtskräftig gewordene Rechtslagen" d.h. "abgeschlossene Rechtsbeziehungen" umkehrt. Andernfalls wäre die Sicherheit der Rechtsverhältnisse beeinträchtigt (Urteile Nr. 49 von 1970,Nr. 26 von 1969,Nr. 58 von 1967undNr. 127 von 1966). Der Grundsatz der Rückwirkung "gilt […] nur für noch anhängige Verhältnisse, mit daraus folgendem Ausschluss der abgeschlossenen, die weiter durch das als verfassungswidrig erklärte Gesetz geregelt bleiben" (Urteil Nr. 139 von 1984, zuletzt wieder aufgenommen imUrteil Nr. 1 von 2014). In diesen Fällen gehört die konkrete Erkennung der Einschränkung der Rückwirkung, die von der besonderen Regelung der Abteilung abhängt – zum Beispiel bezüglich der Ablauf-, Verjährungs- oder Unanfechtbarkeitsfristen von Verwaltungsmaßnahmen – die jede weitere Rechtsmaßnahme oder -behelf ausschließt, in den Bereich der ordentlichen Auslegung, für den die gewöhnlichen Gerichte zuständig sind (ex plurimis bestätigter Grundsatz durchUrteile Nr. 58 von 1967undNr. 49 von 1970)". Das Verfassungsgericht behauptet weiter, um sein praeter legem-Vorgehen zu rechtfertigen: "der Vergleich mit anderen europäischen Verfassungsgerichten, wie beispielsweise dem österreichischen, dem deutschen, dem spanischen und dem portugiesischen zeigt im Übrigen, dass das Einschränken der Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitsentscheidungen auch in zwischenrangigen Verfahren eine verbreitete Vorgehensweise darstellt, unabhängig davon, ob die Verfassung oder der Gesetzgeber dem Verfassungsgericht diese Befugnisse ausdrücklich übertragen haben". Somit verließ das Verfassungsgericht bei dieser Verkündigung den Weg der "getarnten" Handhabung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit, um das Thema des Interventionismus zur Steuerung der Wirksamkeit der eigenen Verkündigungen im Verlauf der Zeit ausdrücklich in Angriff zu nehmen. In Abschnitt 6.2 (Die Rebellion des vorlegenden Gerichts gegenüber des mit Rückwirkungsklausel ausgezeichneten Aufschubs der Rückwirkung) wird versucht, über die von den vorlegenden Gerichten an den Tag gelegte Rebellion gegenüber dem Aufschub der Rechtswirkungen durch die Verkündigung Nr. 10 von 2015 nachgedacht: Der Kurzschluss Verfassungsgericht – Richter läuft Gefahr, mit der Handhabung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit beinahe ein unicum zu werden, sollte letztere nicht Gegenstand einer Positivierung durch den Gesetzgeber werden. Wie durch die maßgebliche Rechtslehre bestätigt, haben im Übrigen "die Richter" das letzte Wort. Wie im dritten Kapitel ausgeführt wird, übernehmen in diesem Sinn die Richter auch im deutschen System eine Hauptrolle in Bezug auf die Flexibilisierung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile, nicht nur hinsichtlich der "Folgen" der Unvereinbarkeitssprüche, sondern auch in dem Fall, wo der Gesetzgeber nicht innerhalb der vom Bundesverfassungsgericht angegebenen Frist handelt, denn diese, wie durch maßgebliche Rechtslehre bestätigt, werden angerufen, um verfassungsmäßig zu entscheiden. In Abschnitt 6.3 (Ein inkohärentes Verfassungsgericht? Der "Einzelfall" des Urteils Nr. 10 von 2015 und die anschließende Rechtsprechung) werden die beiden, im Anschluss an das Urteil Nr. 10 von 2015 eingeführten Kostenurteile untersucht: das Urteil Nr. 70 von 2015 und das Urteil Nr. 178 von 2015. Bei erstgenanntem erklärte das Verfassungsgericht die Verfassungswidrigkeit derital. Gesetzesverordnung Nr. 201 vom 6. Dezember 2011 (Eilverfügungen zum Zuwachs, zur Angemessenheit und zur Konsolidierung der Staatsfinanzen), das mit Änderungen durch Art. 1, 1. Abs. ital. Gesetz Nr. 214 vom 22. Dezember 2011 umgewandelt wurde, ohne jegliche zeitliche Modulation der Rechtswirkungen vorzunehmen. Aus diesem Grund stufte die Rechtslehre die besagte Verkündigung als ein "überraschendes" Urteil ein, in Anbetracht der Tatsache, dass die aus den Einwirkungen auf die wirtschaftlich-finanzielle Basis entstehenden Kosten entschieden höher waren als die, welche aus der Aufnahme des Urteils Nr. 10 von 2015 entstanden wären, hätte man dieses ganz einfach mit Rückwirkung ausgestattet. Andererseits, während der Gerichtshof beim Urteil Nr. 10 von 2015 meinte, eine Ausnahme von der den Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärung zugrunde liegenden Regelung zu machen, obwohl die Aufnahme einer "physiologischen" Verfassungswidrigkeitserklärung von sich aus hohe Kosten "nur" in Bezug auf die Erdölbranche und insbesondere in Bezug auf einen bestimmten Unternehmenszweig bewirkt hätte, ist es schwer zu verstehen, warum das Verfassungsgericht im Fall des Urteil Nr. 70, das nicht nur die s.g. Goldpensionen, sondern auch das Rentensystem insgesamt betraf, befand, nicht nach derselben Logik zu verfahren. In diesem Sinn liegt eine Antwort auf diese Entscheidungsinkohärenz vielleicht in der mangelnden Verwendung durch das Verfassungsgericht der Ermittlungsbefugnisse, die weiter unten behandelt werden. Sicher ist, dass das Verfassungsgericht eine vollkommen ungeordnete Steuerung seiner Prozesse an den Tag legte und tatsächlich eine freie und unbefangene Vorgehensweise hinsichtlich der Regeln des verfassungsrechtlichen Prozesses bewies. Die obige Behauptung wird durch die Aufnahme des zum Thema Tarifverhandlungen eingeführten Urteils Nr. 178 von 2015 bewiesen, bei dem das Verfassungsgericht durch Verwendung des Hilfsmittels der plötzlichen Verfassungswidrigkeit erneut die zeitliche Wirksamkeit der Verfassungswidrigkeitserklärung steuerte. Das Verfassungsgericht behauptet nämlich: "Erst jetzt offenbarte sich vollkommen, wie strukturpolitisch die Verhandlungsaussetzung war, daher kann die eintretende Verfassungswidrigkeit, deren Rechtswirkungen im Anschluss an die Veröffentlichung dieses Urteils beginnen, als eingetreten angesehen werden. Der unversehens begonnene Mangel an Verfassungsmäßigkeit erklärt sich angesichts der Kritiken, die dem Verfassungsgericht im Anschluss an das "denkwürdige" Urteil Nr. 10 von 2015 entgegengebracht wurden. Darum kommentierte die Rechtslehre die besagte Verkündigung im Sinne eines Falls, bei dem "ein Mangel am selben Tag auftritt und verschwindet, an dem er durch den Richter erklärt wird, welcher gleichzeitig das Fehlen zum Zeitpunkt der Überweisung der Maßnahmen an das Verfassungsgericht feststellt". Im Wesentlichen ist unzweifelhaft, dass das Verfassungsgericht einen Aufschub der Rechtswirkungen seiner eigenen Verkündigung aus plausiblerweise mit den finanziellen Folgen verbundenen Gründen in die Tat umsetzte. Hier soll in jedem Fall hervorgehoben werden, dass, wie in dem der deutschen Praxis gewidmeten Kapitel ausgeführt wird, auch das Bundesverfassungsgericht manchmal, vor allem auf wirtschaftlichem Gebiet zeitlich handhabende und nicht vollkommen mit der grundlegenden Ratio kohärente Verkündigungen einführte. Außerhalb des Rahmens des zwischenrangigen Verfahrens führte das Verfassungsgericht im Bereich des Hauptverfahrens das Urteil Nr. 188 von 2016 ein, bei dem eine vollkommene Rückwirkung der Verkündigung, wieder einmal zum Zweck der maximalen Verminderung der finanziellen Beeinträchtigung durch die rückwirkende Rechtskraft verfügt wurde. Der Fall ergab sich aus einer Klage der Region Friuli Venezia Giulia bezüglich des Haushaltsgesetzes 2013, da die Region mit besonderer Rechtsstellung befand, dass einige Artikel einigen Bestimmungen der besonderen Rechtsstellung der Region, einigen Durchführungsbestimmungen dieser Rechtsstellung und anderen, aus dem System zur Steuerung der Beziehungen zwischen dem Staat und dieser Region ableitbare Grundsätzen auf finanziellem Gebiet widersprachen. Im Wesentlichen kommt das Verfassungsgericht, auch angesichts der Durchführung einer Ermittlung zu dem Schluss der Verfassungswidrigkeit der beurteilten Norm und behauptet im Einzelnen wie folgt: "Der Grundsatz des dynamischen Gleichgewichts, der eng verbunden ist mit dem für die Aufrechterhaltung des wirtschaftlichen, finanziellen und vermögensrechtlichen Gleichgewichts im Verlauf der Zeit grundlegenden Prinzip der Haushaltskontinuität, […] kann auch zum Zweck des erweiterten Schutzes der Finanzlage der öffentlichen Hand angewendet werden, indem gestattet wird, die finanziellen Beziehungen bei Abkommen auch in Hinsicht auf die vergangenen Betriebsjahre angemessener umzugestalten" (Urteil r. 155 von 2015).Im Übrigen behauptete dieser Gerichtshof, wenn man einen anderen auf steuerrechtlichem Gebiet zwischenrangig eingeleiteten Fall untersucht, dass der Gesetzgeber rechtzeitig eingreifen muss, "um die verfassungsmäßige Auflage des Haushaltsgleichgewichts auch in dynamischer Hinsicht zu erfüllen (Urteile Nr. 40 von 2014,Nr. 266 von 2013,Nr. 250 von 2013,Nr. 213 von 2008,Nr. 384 von 1991eNr. 1 von 1966), […] dies eventuell auch, indem die erkannten Mängel der untersuchten Steuerregelung behoben werden" (Urteil Nr. 10 von 2015). Schließlich kann das Urteil Nr. 27 von 2018, ebenfalls auf wirtschaftlichem Gebiet interessieren. Im 7. Abschnitt (Eine Betrachtung über die Handhabung der Wirkungen: die Untersuchungsbefungnisse des Verfassungsgerichts) wird das Thema der Ermittlungsbefugnisse des Verfassungsgerichts untersucht, insbesondere in Bezug auf die Handhabung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit, ausgehend von der Voraussetzung, dass die Annahmeurteile tatsächlich "systemische" Rechtswirkungen erzeugen: daher erscheint es im höchsten Maße relevant, dass das Verfassungsrechtsorgan in Hinsicht auf die eventuell durch seine Urteile erzeugten Einwirkungen auf die Ordnung bewusste Entscheidungen aufnehmen kann. Der kritische Punkt ist, dass das Verfassungsgericht selten von seinen Ermittlungsbefugnissen Gebrauch macht (obwohl die vom Verfassungsgericht tatsächlich verwendbaren Hilfsmittel in den ergänzenden Normen besonders detailliert erläutert werden), was sich nicht nur, wie oben beschrieben in wirtschaftlich-finanzieller Hinsicht auswirkt, sondern auch auf dem Gebiet der Wissenschaft (vgl. Urteile Nr. 162 von 2014, Nr. 96 von 2015 und Nr. 84 von 2016). Ab dem 8. Abschnitt (Die Verschiebung des Stichtags: die Gründe, die der zeitlich Richtung Zukunft handhabenden Verfahrensweise zugrunde liegen) ist das zweite Kapitel der Arbeit den ein Prinzip ergänzenden Urteilen, den Urteilen zur ermittelten aber nicht erklärten Verfassungswidrigkeit und den mahnenden Urteilen gewidmet. Im Allgemeineren ist dieser Abschnitt den Gründen gewidmet, die der zeitlich handhabenden Vorgehensweise, bei denen der zukünftige Zeitabschnitt hervortritt, zugrunde liegen: Es handelt sich um die Fälle, in denen das Verfassungsgericht nicht festlegt (oder nicht nur festlegt), die Rückwirkung der Verfassungswidrigkeitserklärung bzgl. der Vergangenheit einzuschränken, sondern (auch) entscheidet, einen Anschluss zum Gesetzgeber zu suchen, indem der Stichtag aufgeschoben wird. Weiter im Einzelnen nutzt das Verfassungsgericht einige Entscheidungsstrategien, um der Bildung der s. g. Gesetzeslücken vorzubeugen, die an sich der Kontinuität der staatlichen Funktionen wie auch der Stabilität der Rechtsverhältnisse, der positiven Tendenz der Finanzlage der öffentlichen Hand wie auch der öffentlichen Verwaltung schaden. Die Gründe, auf denen die besagte zeitlich handhabende Vorgehensweise aufbaut, sind ein weiteres Mal denen sehr ähnlich, die den Unvereinbarkeitserklärungen zugrunde liegen: die Gefahr, dass sich im Fall der Einführung eines die Verfassungswidrigkeit einer Norm ganz einfach erklärenden Urteils ein "Chaos" innerhalb der Rechtsordnung bildet. Im 9. Abschnitt (Die Mittel zur Vorverlegung des Stichtags: Die Urteile zur ermittelten aber nicht erklärten Verfassungswidrigkeit) werden die Hauptmerkmale der ermittelten ab nicht erklärten Verfassungswidrigkeit dargelegt ("sentenze di incostituzionalità accertata ma non dichiarata") die den Entscheidungen der Unvereinbarkeitserklärungen erheblich ähneln, denn in beiden Fällen besteht der Mangel der Verfassungsmäßigkeit und der Gerichtshof mahnt gleichzeitig den Gesetzgeber zur (mehr oder weniger unverzüglichen) Handlung, um die Beseitigung der Verfassungswidrigkeit, die das Rechtssystem insgesamt gefährdet, zu beschleunigen. Der grundlegende Unterschied besteht in der Tatsache, dass im Fall der Unvereinbarkeitserklärungen, die Verfassungswidrigkeit einer Norm nicht nur ermittelt, sondern auch erklärt wird und dies eben in Form der Unvereinbarkeitserklärung (und also nicht der Verfassungswidrigkeitserklärung). In Abschnitt 9.1 (Die Aufschiebung des Stichtags: die ein Prinzip ergänzenden Urteile) werden die ein Prinzip ergänzenden Urteile ("sentenze additive di principio") ebenfalls in ihren Hauptmerkmalen zum Gegenstand der Untersuchung; diese gehören, wie von der neuesten Rechtslehre bestätigt zu einem ungeschriebenen, der Rechtsprechung entspringenden Prozessrecht, auf das erst kürzlich vom Gerichtshof zum Thema der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitserklärungen auch mit Bezugnahme auf ausdrücklich komparatistische Bezüge verwiesen wurde. Mittels dieser Art der Entscheidung erklärt das Verfassungsgericht zwar die Verfassungswidrigkeit einer Norm für den Teil, in welchem diese keine bestimmte Voraussicht oder Regelung enthält, stellt jedoch gleichzeitig einen Grundsatz auf, der prinzipiell vom Gesetzgeber ausgeführt werden muss (welcher je nach Fall mehr oder weniger Schwierigkeiten bei der Umsetzung dieses Grundsatzes haben kann). Wie man sieht, ähnelt das besagte Entscheidungshilfsmittel in seiner Art den Unvereinbarkeitserklärungen, da diese eine synergetische Form der Zusammenarbeit zwischen den Organen Verfassungsgericht, Gesetzgeber und Richter mit sich bringen. Doch nicht nur das: Der Gesetzgeber wird außerdem dazu aufgerufen, die Wiederherstellung der verletzten Verfassungslegalität zu optimieren, so wie mit Bezug auf die zeitlich handhabende deutsche Praxis, denn das, was die Unvereinbarkeitserklärung auszeichnet, ist die Reformpflicht, die s.g. Nachbesserungspflicht. Im Fall einer legislativen Untätigkeit im Anschluss an die Aufnahme eines ein Prinzip ergänzenden Urteils muss die "juristische Ebene" aktiviert werden: in Wirklichkeit ist vor dem Eingriff des Legislativorgans immer eine gewisse Zusammenarbeit zwischen den Richtern und dem Verfassungsgericht notwendig: in diesem Sinne haben die ein Prinzip ergänzenden Urteile eine weitere Ähnlichkeit mit den deutschen Unvereinbarkeitserklärungen. Den Urteilen der "reinen" Unvereinbarkeit ebenfalls sehr ähnlich sind die mit einer allgemeinen Beschlussformel ausgestatteten, ein Prinzip ergänzenden Urteile ("sentenze additive di principio dotate di un dispositivo generico"): in diesem Fall im Anschluss an die erfolgte Verfassungswidrigkeitserklärung, wenn es dem Gericht schwerfällt, im Anschluss an eine wissenschaftliche Auslegung des vom selben Verfassungsgericht erkannten Grundsatzes eine anzuwendende Norm zu bestimmen. Nach diesen Erläuterungen darf das Urteil Nr. 243 von 1993, das in dieser Doktorarbeit ausgiebig behandelt wird, nicht unberücksichtigt bleiben. Mit diesem Urteil erklärte das Verfassungsgericht die Verfassungswidrigkeit eines bestimmten Mechanismus, der vom Gesetzgeber im Rentensystems erkannt wurde, ohne jedoch mit der Aufnahme eines Verfassungswidrigkeitsurteils mit ex tunc-Wirkung fortzufahren. Die mit der Aufnahme eines Urteils der ganz einfachen Annahme verbundenen Folgen wären nämlich für die Staatskassen übermäßig belastend gewesen. Die Rechtswirkungen einer derartigen Verkündigung, die daher von der Rechtslehre akkurat als ein einen Mechanismus ergänzendes Urteil definiert wird, erwiesen sich als denen der deutschen Unvereinbarkeitsurteile vollkommen ähnlich, insbesondere in Bezug auf die Beziehung zum Gesetzgeber: Letzterer wird nicht nur dazu angerufen, zu handeln, um den festgestellten Legitimitätsmangel zu beseitigen, sondern wird auch aufgefordert, innerhalb einer präzisen Frist einzugreifen; die Festsetzung einer Frist ist nämlich einer der Aspekte, der die zeitlich handhabende Praxis der Unvereinbarkeitserklärungen am stärksten auszeichnen. Ebenfalls von Bedeutung ist das Urteil Nr. 170 von 2014, das eben durch den allgemeinen Grundsatz ein Paradox innerhalb der Rechtsordnung erzeugte: Es wurde eine homosexuelle Ehe vorgesehen, obwohl die homosexuelle Ehe in Italien noch nicht legalisiert ist (man beachte im Übrigen, dass dasselbe Verfassungsgericht "BVerfG 1. Senat Beschluss vom 27. Mai 2008, 1 BvL 10/05" zitiert). Der Fall ergab sich aus einem von einem Ehepaar (bei dem eine Person, ihr Geschlecht verändert hatte) eingeleiteten Verfahren, um die Löschung der Eintragung "Beendigung der Rechtswirkungen des amtlichen Ehebundes" zu erwirken, die der Standesbeamte zusammen mit der Eintragung im Auftrag des Gerichts zur Berichtigung (von "männlich" in "weiblich") des Geschlechts des Ehemanns unter die Heiratsurkunde gesetzt hatte; das Verfassungsgericht befand, das Fehlen jeglicher Regelung des besagten Paars stelle eine Verletzung der unantastbaren Menschenrechte laut Art 2 ital. GG dar. Dennoch behauptete das Verfassungsgericht: "Die reductio adlegitimitatemdurch eine handhabende Verkündigung, welche die automatische Scheidung durch eine beantragte Scheidung ersetzt, ist nicht möglich, da dies gleichbedeutend mit einer Fortdauer des Ehebundes zwischen Personen desselben Geschlechts, im Widerspruch zu Art. 29 ital. GG wäre. Es wird also Aufgabe des Gesetzgebers sein, eine alternative (und von der Ehe verschiedene) Form einzuführen, die es den Ehepartnern ermöglicht, den Übergang von einem Zustand höchsten rechtlichen Schutzes zu einer auf dieser Ebene absolut unbestimmten Bedingung zu verhindern. Und der Gesetzgeber wird angerufen, diese Aufgabe mit höchster Eile zu erfüllen, um die erkannte Gesetzeswidrigkeit der untersuchten Regelung unter dem Gesichtspunkt des heutigen Rechtsschutzdefizits der betroffenen Personen zu überwinden". Schließlich ist das ein Prinzip ergänzende Urteil Nr. 278 von 2013 zur Anonymität der Mutter und das Recht des Kindes, seine Herkunft zu kennen, um seine Grundrechte zu schützen, von Bedeutung. Abschnitt 9.2 (Der Aufschub des Stichtags: die Appelle und die "Geisterhandhabung ", die diese mit sich bringen) schließlich ist den Mahnungsurteilen gewidmet, die, obwohl sie nicht in die Steuerung der Verfassungswidrigkeitserklärung eingreifen, dennoch einen Ausgleich zwischen Grundsätzen und Werten mit sich bringen, der "typischerweise" die Grundlage der zeitlichen Handhabung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile ist: Der Gesetzgeber wird im Bereich eines Unzulässigkeitsurteils oder eines ablehnenden Urteils aufgefordert, in Bezug auf eine bestimmte Gesetzesordnung zu handeln, um die Legalität wiederherzustellen, von der angenommen wird, dass sie tatsächlich verletzt wurde. In Bezug auf Mahnungen ist Abschnitt 9.3 (In Bezug auf gefestigte Appelle: die Beziehung zwischen Verfassungsgericht und Gesetzgeber angesichts des Beschlusses Nr. 207 von 2018) vollständig dem Fall Cappato gewidmet, einem wichtigen und bedeutenden juristischen Fall, der es gestattet, die Wechselbeziehungen zwischen Verfassungsgericht und Gesetzgeber unter einer besonderen Lupe (auf dem Gebiet des Strafrechts) zu untersuchen. Zunächst scheint es relevant, die Sachlage zu erläutern: Der allgemein als DJ Fabo bekannte Fabiano Antoniani, der durch die Folgen eines Autounfalls 2014 querschnittsgelähmt und blind geworden war, bat Marco Cappato im Januar 2017, ihm zu helfen, die Schweiz zu erreichen, wo er die Euthanasie durch den sogenannten unterstützten Suizid beantragt hatte und am 27. Februar 2017 erhielt. Marco Cappato, dem bekannt war, dass auch die alleinige Hilfe bei der Beförderung in die Schweiz des Kranken, der darum bittet, nach italienischem Recht verboten ist, verklagte sich selbst bei seiner Rückkehr nach Italien. Gegen Marco Cappato wurde ein Verfahren eingeleitet, das später der Ausführung der Straftat nach gemäß Art. 580 ital. StGb als "Verleitung oder Hilfe zum Selbstmord" rubriziert wurde, nach dem "jeder, der Andere zum Selbstmord bringt oder sie in ihrem Suizidvorhaben bestärkt bzw. auf jedwede Weise dessen Ausführung erleichtert, wird, sofern der Selbstmord erfolgt mit fünf bis zwölf Jahren Haft bestraft". Die Prozessverhandlungen fanden am 8. November 2017, am 4. Und 13. Dezember 2017, am 17. Januar 2018 und am 14. Februar 2018 mit Verlesung des Beschlusses durch den Vorsitzenden des Geschworenengerichts Mailand statt, das die Beurteilung der Verfassungsmäßigkeit der Norm an das Verfassungsgericht verwies. Das Mailänder Gericht hatte zwei verfassungsrechtliche Legitimitätsfragen aufgeworfen: a) "dort, wo das Verhalten zur Hilfe zum Selbstmord statt des Verhaltens zur Verleitung zu Last gelegt wird und somit abgesehen von seinem Beitrag zur Entscheidung oder Bestärkung des Suizidvorhabens" wegen angenommenen Widerspruchs zu den Artikeln 2, 13, erster Absatz und 117 des ital. GG zum Schutz der Menschenrechte und der Grundfreiheiten (EMRK, das in Rom, am 4. November 1950 unterzeichnet, ratifiziert und durch Gesetz Nr. 848 vom 4. August 1955 vollstreckbar wurde); b) "dort, wo das Verhalten der Erleichterung in der Ausführung des Selbstmords vorgesehen ist, das nicht auf den Weg der Entscheidungsfindung des Suizid-Anwärters einwirkt, mit einer Haftstrafe von 5 bis 10 [recte: 12] Jahren, ohne Unterschied zum Verhalten der Verleitung bestraft werden kann", wegen angenommenen Widerspruchs zu den Artikeln 3, 13, 25, zweiter Absatz, und 27, dritter Absatz, ital. GG. Das Verfassungsgericht bestätigte bei der Aufnahme des Beschlusses Nr. 207 von 2018 die Nicht-Unvereinbarkeit der Beschuldigung der Hilfe zum Selbstmord mit dem Grundgesetz; dennoch befand das Verfassungsgericht, spezifische Fälle zu erkennen, in denen das besagte Verbot fallen müsse. Es handele sich um völlig außergewöhnliche Situationen, und zwar solche, in denen die unterstützte Person sich selbst wie folgt identifiziere: (a) als an einer unheilbaren Krankheit leidend, die (b) körperliches und psychisches Leiden mit sich bringt, die von der Person als absolut nicht auszuhalten betrachtet werden, welche (c) durch lebenserhaltende Maßnahmen am Leben gehalten wird, aber (d) in der Lage ist, Entscheidungen frei und bewusst zu treffen. In allen anderen Fällen könnte sich der Sterbewille dank Anwendung des ital. Gesetz L. Nr. 219 von 2017 erfüllen, das als Normen zur aufgeklärten Einwilligung und Patientenverfügung) rubriziert ist und durch die Voraussichten des ital. Gesetzes Nr. 38 vom 15. März (Bestimmungen zur Gewährleistung des Zugangs zu Palliativpflege und Schmerztherapie) ergänzt wurde. Anschließend bestätigt das Verfassungsgericht bedeutungsvoll: "Dieses Gericht befindet im Übrigen, zumindest zu diesem Zeitpunkt, keine Abhilfe schaffen zu können gegen die erkannte Rechtsverletzung hinsichtlich der oben aufgeführten Grundsätze durch die bloße Ausweisung aus dem Anwendungsbereich der Strafverfügung jener Fälle, in denen die Hilfe gegenüber Personen geleistet wird, die sich in den gerade beschriebenen Zuständen befinden", denn "eine solche Lösung würde an sich die Leistung materieller Hilfe gegenüber von Patienten in diesen Zuständen, in einem ethisch-gesellschaftlich höchst empfindlichen Bereich, in welchem jeder mögliche Missbrauch mit Bestimmtheit auszuschließen ist, vollkommen ungeschützt lassen". Die besagte Regelung müsste anfangs dem Parlament anvertraut werden, da die normale Aufgabe dieses Gerichtshofs die Überprüfung der Vereinbarkeit der vom Gesetzgeber in Ausübung seines politischen Ermessensspielraums bereits vorgenommenen Entscheidungen mit den durch die Notwendigkeit der Beachtung der verfassungsrechtlichen Grundsätze und der Grundrechte der betroffenen Personen vorgeschriebenen Einschränkungen ist. Das Verfassungsgericht bestimmt also, "seine eigenen Befugnisse zur Steuerung des Verfassungsprozesses" zu nutzen und die nicht mit dem Grundgesetz übereinstimmende Vorschrift beizubehalten, ohne jedoch deren Anwendung durch die Richter zu verfügen, in Anbetracht der Tatsache, dass die Wirksamkeit der zensierten Regelung im vorliegenden Fall angesichts "dessen besonderer Eigenschaften und wegen der Bedeutung der damit verbundenen Werte" nicht als erlaubt gelten könnte. Wie man bemerken kann, scheint die Ratio der Unvereinbarkeitserklärung in diesem Fall tatsächlich die Rolle des "steinernen Gastes" übernommen zu haben. Der Gerichtshof bestätigt somit: "Um zu verhindern, dass die Vorschrift in dem hier angefochtenen Teil in der Zwischenzeit angewendet werden kann, wobei dem Parlament dennoch die Möglichkeit gegeben ist, die notwendigen Entscheidungen zu treffen, die grundsätzlich in seinem Ermessensspielraum bleiben – die Notwendigkeit, den Schutz der Patienten in den mit dieser Verkündigung angegebenen Einschränkungen zu gewährleisten, bleibt unangetastet – befindet der Gerichtshof somit auf andere Weise vorsorgen zu müssen, indem er also die Aufschiebung des laufenden Verfahrens verfügt und die Verhandlung zur neuen Diskussion der Verfassungsmäßigkeitsfragen für den 24. September 2019 anberaumt; in den anderen Verfahren dagegen obliegt es den Richtern, zu beurteilen, ob, angesichts der Angaben in dieser Verkündigung ähnliche Fragen zur Verfassungslegitimität der untersuchten Verfügungen als erheblich und nicht offensichtlich unbegründet anzunehmen sind, um die Anwendung derselben Verfügung in dem hier angefochtenen Teil zu vermeiden". Die besagte Verkündigung ist durch die nun sehr bekannte Beschlussformel, charakterisiert, welche die getroffene Erklärung der Verfassungswidrigkeit von Art. 580 ital. StGb nicht enthält. Darin heißt es: "Aus diesen Gründen wird die Behandlung der mit dem im Rubrum angegebenen Beschluss aufgeworfenen Fragen zur Verfassungsmäßigkeit auf die öffentliche Verhandlung am 24. September 2019 verschoben". Es handelt sich nämlich um einen vorläufigen Beschluss, mit dem das Verfassungsgericht entschied, das Gerichtsverfahren aufzuschieben und die Verfassungswidrigkeit von Art. 580 ital. StGb auf die in derselben Verkündigung beschriebene Weise zu überprüfen. Die deutschen Unvereinbarkeitserklärungen ähneln jedoch in Ratio und Aufbau der besprochenen Verkündigung, denn derselbe Verfassungsrichter Modugno verwies in Bezug auf Beschluss Nr. 207 von 2018 bei der öffentlichen Verhandlung am 24. September 2019 ausdrücklich auf die deutsche Rechtsprechung. In erster Linie tritt die "Anwendungssperre der verfassungswidrigen Norm" hervor; in zweiter Linie tritt die für den Gesetzgeber vorgesehenen Frist und der Verweis auf eine "faire und dialektische institutionelle Zusammenarbeit" hervor; in dritter Linie tritt der weite Ermessensspielraum, den das Verfassungsgericht dem Gesetzgeber zur verfassungsgemäßen Gestaltung der Regelung gelassen hat, hervor. Wie in der Rechtslehre bestätigt, handele es sich um ein "gefestigter" Appell, ein Urteil zur ermittelten aber nicht erklärten ganz eigenen Verfassungswidrigkeit, eine italienische Unvereinbarkeitserklärung. Außerdem besonders hervorzuheben ist die Tatsache, dass das Gebiet, auf welchem die besagte Verkündigung eingriff, das Strafrecht ist, indem das Ermessen des Gesetzgebers erheblich bedeutend ist. Trotz der Absicht des Verfassungsgerichts handelte der Gesetzgeber nicht innerhalb der vorgesehenen Frist, aus diesem Grund referierte das Verfassungsgericht in der am 25. Oktober 2019 veröffentlichten Pressemeldung, dass "der Gerichtshof in Erwartung eines unerlässlichen Eingriffs des Gesetzgebers die Nicht-Strafbarkeit der Beachtung der Verfahren, die in der Vorschrift zur aufgeklärten Einwilligung, zur Palliativpflege und zur kontinuierlichen tiefen Sedierung (Artikel 1 und 2 des ital. Gesetzes 219/2017) und der Überprüfung sowohl der erforderlichen Bedingungen als auch der Ausführungsverfahren durch eine öffentliche Einrichtung des staatlichen Gesundheitsdienstes nach Anhörung des Bescheids des örtlich zuständigen Ethik-Kommission vorgesehen sind, unterstellt". Vor wenigen Tagen wurde das Urteil Nr. 242 von 2019 hinterlegt, mit dem das Verfassungsgericht die "Sage" Cappato "abschloss": aus zeitlichen Gründen konnte diese Verkündigung, die jedoch in Bezug auf die Beziehung zwischen Verfassungsgericht und Gesetzgeber von erheblicher Bedeutung für diese Doktorarbeit ist, nicht untersucht werden. Das Verfassungsgericht entschied somit, die "Verfassungswidrigkeit von Art. 580 des ital. Strafgesetzbuchs dahingehend" zu erklären, "dass die Strafbarkeit dessen nicht ausgeschlossen wird, der mit der in den Artikeln 1 und 2 des ital. Gesetzes Nr. 2019 vom 22. Dezember 2017 (Normen zur aufgeklärten Einwilligung und Patientenverfügung)– d.h. in Bezug auf die Tatbestände vor der Veröffentlichung dieses Urteils im Amtsblatt der Republik mit gleichwertigen Vorgehensweisen wie in der Begründung – vorgesehenen Art und Weise die Ausführung des sich selbständig und frei gebildeten Suzidvorhabens einer durch lebenserhaltende Maßnahmen am Leben gehaltenen Person, die an einer unheilbaren Krankheit leidet, welche körperliche und psychische Leiden mit sich bringt, die von dieser als nicht auszuhalten angesehen werden, welche aber in der Lage ist, Entscheidungen frei und bewusst zu treffen, sofern diese Bedingungen und die Ausführungsverfahren durch eine öffentliche Einrichtung des staatlichen Gesundheitsdienstes überprüft werden nach Anhörung des Bescheids des örtlich zuständigen Ethik-Kommission erleichtert". Der Gesetzgeber, der zum Handeln im Anschluss an die erfolgte Aufschiebung der Rechtswirkungen des Urteils der "ermittelten" Verfassungswidrigkeit laut Beschluss Nr. 207 von 2018 aufgerufen wurde, scheint zusammen mit und vor allem durch seine Untätigkeit im Urteil Nr. 242 von 2019 in den Vordergrund zu treten. Das dritte Kapitel ist vollumfänglich der deutschen Praxis der Unvereinbarkeitserklärungen gewidmet, deren wichtigste Vorteile und Problempunkte untersucht werden. Im 1. Abschnitt (Die Ratio eines Vergleichs zwischen der "alternativen Tenorierung" des BVerfG und der zeitlich handhabenden Rechtsprechung des Verfassungsgerichts) wird versucht, die Gründe, auf denen das Interesse für die zeitlich handhabende deutsche Praxis beruht zu erklären. Erstens entspricht, wie weiter unten ausgeführt sowohl in der italienischen Ordnung wie auch in der deutschen die Verfassungswidrigkeit einer Norm faktisch seiner Ungültigkeit. Trotz dieser gemeinsamen Voraussetzung, eben in Hinsicht auf die Notwendigkeit, eine Steuerung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit der Verfassungswidrigerklärung vorzunehmen, sah der deutsche Gesetzgeber eine Änderung des BVerfGG vor, während dagegen, obwohl die Corte costituzionale in einigen Fällen befunden hatte, von der Rückwirkung der Annahmeurteile abzuweichen, das Verfassungssystem, wie im ersten und zweiten Kapitel zu zeigen versucht wurde, noch keine Form der Positivierung der Handhabung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit erfahren. Und dies trotz der kürzlichen Einführung von Urteil Nr. 10 von 2015 und Beschluss Nr. 207 von 2018: erstes enthält, wie bereits besprochen, einen ausdrücklichen Verweis auf die deutsche Praxis; zweiter dagegen verweist lediglich implizit auf den Aufbau und die Ratio der deutschen Unvereinbarkeitserklärungen. Die besagten Entscheidungen werden aufgrund ihrer Bedeutung Untersuchungsgegenstand in Abschnitt 1.1. (Die Ratio des Vergleichs: zwei aktuelle Beispiele). In Abschnitt 1.2. (Die Problematik eines Vergleichs zwischen der italienischen und der deutschen Praxis) wird die Problematik bezüglich eines Vergleichs zwischen der italienischen und der deutschen Praxis hervorgehoben. In erster Linie tritt die verschiedene gesetzliche Regelung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigerklärung hervor; in zweiter Linie die ungleichen Beziehungen zwischen den verschiedenen Verfassungsorganen (zu denen das Verfassungsgericht offensichtlich gehört). In diesem Abschnitt werden diese beiden Aspekte beleuchtet, wobei jedoch nicht zu vergessen ist, dass, wenn auch die Beziehung zwischen BVerfG und dem Gesetzgeber entschieden entspannter ist als in der italienischen Situation, werden in der deutschen Rechtslehre dennoch die Problematiken hervorgehoben, die ein eventuelles Nicht-Erfüllen des Gesetzgebers der Vorgabe des Verfassungsgerichts mit sich bringt; gleichzeitig weisen die Unvereinbarkeitserklärungen Elemente der Unklarheit auf, und zwar in Bezug auf die Möglichkeit, ihre juristischen Folgen sicher kennen zu können, da diese konkret von den Entscheidungen des BVerfG abhängen; aus diesem Grund ist dieser Entscheid zum Teil auch Gegenstand der Kritik durch die deutsche Rechtslehre. Im Übrigen, während in Bezug auf die italienische Praxis die Unvereinbarkeitserklärungen vor allem angesichts der "unvorhersehbaren" Folgen kritisiert werden, kann man gleichzeitig nicht übersehen, dass dieselbe Kritik (und nicht nur diese) in der deutschen Rechtslehre angeführt wird, in der auch einige Problempunkte in Bezug auf die Beziehung zwischen Gesetzgeber und BVerfG mit besonderem Verweis auf die zeitlich handhabende Praxis hervorgehoben werden. In Abschnitt 1.3. (Ziel des Vergleichs mit den deutschen Unvereinbarkeitserklärungen) wird das Ziel des Vergleichs unterstrichen, das nicht nur in einer Überlegung zur hypothetischen Übertragung dieses Entscheidungstyps in die Sammlung der Entscheidungsmittel des Verfassungsgerichts ist, sondern auch in einer Überlegung zum Thema der "Einschränkung" der Rückwirkung besteht. Die nachfolgenden Abschnitte sind der Untersuchung der Norm gewidmet. Im 2. Abschnitt (Die Nichtigkeitslehre und die Theorie der Vernichtbarkeit) geht es auf rein theoretischer und allgemeiner Ebene um die Grundzüge der Nichtigkeitslehre und der Vernichtbarkeitstheorie. Abschnitt 2.1. ist vollumfänglich der Ipso-iure-Nichtigkeit gewidmet, die das Panorama der deutschen Rechtslehre seit den fünfziger Jahren beherrscht; es werden die juristischen Modelle untersucht, auf denen sie beruht und auf die Verfassungsnormen und das einfache Recht verwiesen, auf das sie aufbaut. Abschnitt 2.2. (Die Theorie der Nichtigkeit im Grundgesetz) ist den Verfassungsnormen gewidmet, welche die Grundlage der Nichtigkeitslehre darzustellen scheinen. Abschnitt 2.3. (Die Nichtigkeit des Verfassungsgesetzes und die Hauptquelle: §78 BVerfGG) ist der Untersuchung von § 78 BVerfGG gewidmet, wo es heißt, "Kommt das Bundesverfassungsgericht zu der Überzeugung, dass Bundesrecht mit dem Grundgesetz oder Landesrecht mit dem Grundgesetz oder dem sonstigen Bundesrecht unvereinbar ist, so erklärt es das Gesetz für nichtig". Wie man sieht, bestätigt diese Verfügung die Nichtigkeit der für verfassungswidrige erklärten Norm und steht so im Widerspruch zur "bloßen" Erklärung der Unvereinbarkeit der verfassungswidrigen Norm. Abschnitt 2.4. (Die Gesichtspunkte der Flexibilisierung der Rechtswirkungen der Entscheidung angesichts der Ipso-iure-Nichtigkeit) ist den allerersten Versuchen des BVerfG gewidmet, eine Ausnahme vom Dogma der Nichtigkeit zu machen und sich auf dieser Weise dem zu nähern, was als "Anwendbarkeit des Rechts" definiert wurde. Abschnitt 2.5. ist vollumfänglich der Vernichtbarkeitstheorie des Gesetzes gewidmet; insbesondere werden im Verlauf desselben die theoretischen und gesetzlichen Grundlagen dieser These untersucht, die sich teilweise mit der Notwendigkeit der Überwindung der die Nichtigkeitserklärung charakterisierenden Problempunkten deckt, wobei die Bedeutung, die diese Theorie hinsichtlich der Unvereinbarkeitserklärungen annimmt zu berücksichtigen ist. Der 3. Abschnitt (Die Folgen der Nichtigkeitserklärung, §79 BVerfGG) ist der Untersuchung der Folgen (gegenüber Vergangenheit und Zukunft) der Verfassungswidrigerklärung gewidmet: Diese Analyse entwickelt sich angesichts einiger von einigen Autoren der deutschen Rechtslehre, darunter vor allen Kneser, Gusy und Ipsen vorgebrachten Thesen. Abschnitt 3.1. (Die Vorschläge zur Änderung der Rechtswirkungen der deutschen Nichtigkeitserklärung) ist, fast symmetrisch zum 2. Abschnitt des 2. Kapitels, der Untersuchung zweier bedeutender Versuche zur Änderung der Rechtswirkungen laut § 79, Abs. 1 BVerfGG (BT-Drs. V/3916) und (BT-Drs VI/388) gewidmet, die, obwohl nie verabschiedet zur Verbreitung einer möglichen Rechtfertigung der Theorie der Vernichtbarkeit der verfassungswidrigen Norm beigetragen haben. Nach einem Teil der Rechtslehre war der Grund für die mangelnde Änderung der Rechtswirkungen des Nichtigkeitsurteils laut §79 BVerfGG sehr einfach, denn jede Form der Kodifizierung würde die notwendige Handlungsflexibilität des BVerfG einschränken, welches im Übrigen durch den Gebrauch der Unvereinbarkeitserklärungen immer anwendbare Handlungen gefunden hat. In jedem Fall änderte der Gesetzgeber im Jahr 1970 durch das Vierte Gesetz zur Änderung des BVerfGG den §79 1. Abs. und den § 31 2. Abs., in denen die Möglichkeit vorgesehen ist, dass die verfassungswidrige Norm nicht nur nichtig erklärt wird, sondern auch unvereinbar. Der umfangreiche 4. Abschnitt (Die deutschen Unvereinbarkeitserklärungen) ist den deutschen Unvereinbarkeitserklärungen gewidmet, die unter mehreren Gesichtspunkten untersucht werden und in diesem Kapitel Hauptgegenstand der Studie sind. In Abschnitt 4.1. (Grundlage und Legitimation der Unvereinbarkeitserklärungen) werden die allgemeinen Gründe untersucht, die das BVerfG dazu führten, trotz der Vorgabe des § 78 BVerfGG einen von der Nichtigkeitserklärung verschiedenen Entscheidungstyp einzuführen. Der zu untersuchende Entscheidungstyp ist mit der Zeit nach einem Teil der Rechtslehre zu einer "Regel" geworden, denn §78 BVerfGG hätte (nach der Lehre Burkiczaks) ein primitives Wesen angenommen. Andererseits weist der Pragmatismus des BVerfG einige bedeutende Schwierigkeiten auf, wie hier hervorzuheben versucht wird: Erstens die der Erkennung einer juristisch-theoretischen Rechtfertigung des besprochenen Entscheidungstyps und zweitens das Problem der Beschreibung der Anwendungstopoi, in Anbetracht der Tatsache, dass die Anwendungskriterien der Unvereinbarkeitserklärungen oft Überlagerungen aufweisen. In Abschnitt 4.2. (§ 79 1. Abs. des BVerfGG und § 31, 2. Abs. BVerfGG: die Revolution des Vierten Gesetzes zur Änderung des BVerfGG) wird das Thema der Revolution des Vierten Gesetzes zur Änderung des BVerfGG in Angriff genommen, das §79 1. Abs. des BVerfGG und § 31 2. Abs. BVerfGG änderte und die Möglichkeit einfügte, die Norm für unvereinbar zu erklären. Während in Abschnitt 4.3. (Der § 31 des BVerfGG) eben § 31 des BVerfGG, untersucht wird, befasst sich Abschnitt 4.4. (Der § 35 des BVerfGG) mit § 35 des BVerfGG, welcher nicht nur die Grundlage der Fortgeltungsanordnung der unvereinbaren Norm, sondern auch die möglichen Formen zu deren Vollstreckung begründet. Gerade wegen der "pragmatischen" Natur der Unvereinbarkeitserklärungen ist es schwierig, die Anwendungstopoi dieses Entscheidungsmittels zu erkennen; nicht ohne Grund wird in der maßgeblichen Rechtslehre auf eine pragmatische, flexible und nicht dogmatische zeitlich handhabende Praxis verwiesen, die im 5. Abschnitt (Das Problem der Erkennung einer Kasuistik der Unvereinbarkeitserklärungen: die pragmatische, flexible und nicht dogmatische Praxis) behandelt wird. Ganz allgemein werden Unvereinbarkeitserklärungen in folgenden Fällen angewendet: a) wenn der Gesetzgeber verschiedene Möglichkeiten hat, um den Mangel an Verfassungsmäßigkeit zu beseitigen, für gewöhnlich, wenn der Gleichheitsgrundsatz verletzt wird, da dem Gesetzgeber ein großer Ermessensspielraum zukommt, um die verletzte Legalität wiederherzustellen. In diesem Fall ist es der Schutz der Ermessenssphäre des Gesetzgebers der zur Grundlage der Beurteilung (oder wenn man will der Abwägung) der juristischen Folgen der Verfassungswidrigerklärung wird. Hinsichtlich der Beziehung zum Gesetzgeber wird in der Rechtslehre eine Form der spezifischen Koordinierung zwischen BVerfG und Gesetzgeber bezeichnet, in Anbetracht der Tatsache, dass die Unvereinbarkeitserklärung den Ermessensspielraum des Gesetzgebers in Hinsicht auf den Zeitraum zwischen der Erklärung der Unvereinbarkeit und der Einführung der neuen Gesetzesverordnung schützt. b) wenn ein Übergang von der verfassungswidrigen Lage zur verfassungsmäßigen Situation im Gemeininteresse notwendig ist. Im Wesentlichen erhält dieser Anwendungsbereich in dem Fall Bedeutung, wo die Aufnahme einer Verfassungswidrigerklärung die Verfassungswidrigkeit innerhalb der Rechtsordnung noch verschlimmern würde. In diesem Sinne tritt die "Chaos-Theorie" hervor, die im Übrigen an die Verletzung der Artt. 33. 1. Abs., 2. Abs., 3. Abs. und 21 1. Abs. GG anknüpft. Während man die Einwendung der möglichen Unbestimmtheit der s.g. Anwendungstopoi der Unvereinbarkeitserklärungen eben wegen des Fehlens einer umfassenden Gesetzesgrundlage, die in Abschnitt 5.1. (Gibt es einen Numerus clausus der Anwendungsfälle der Unvereinbarkeitserklärungen?) angesprochen wird, im Hinterkopf behält, wird im 6. Abschnitt (Die Unterkategorien der Unvereinbarkeitserklärungen) auf die notwendige Unterscheidung zwischen den Unvereinbarkeitsentscheidungen und den s.g. Appellentscheidungen hingewiesen, um dann im Verlauf von Abschnitt 6.1. (Das "reine" Unvereinbarkeitserklärung) zur Untersuchung der Hauptmerkmale der reinen (oder schlichten) Unvereinbarkeitserklärung überzugehen, die sich vor allem durch eine Reformpflicht (mit dem Ziel der Garantie der freien Ausübung durch den Gesetzgeber seines Werks zur Beseitigung des vom BVerfG entschiedenen Legitimitätsmangels) und durch die s.g. Anwendungssperre des für verfassungswidrig erklärten Gesetzes charakterisiert, wie im Übrigen in der allerersten Unvereinbarkeitsentscheidungen, BVerfGE 28, 227 (Steuerprivilegierung Landwirte) vorgesehen war. Abschnitt 6.2. (Die Unvereinbarkeitserklärung und die s.g. weitere Anwendbarkeit des für unvereinbar erklärten Gesetzes) ist der Untersuchung des Aufbaus der vom BVerfG verfügten Anordnung der Anwendung des für unvereinbar erklärten Gesetzes: wie in diesem Abschnitt gezeigt wird, betrachtet die Rechtslehre das Mittel der Fortgeltungsanordnung als eine Art "Ebene" des "reinen" Unvereinbarkeitsurteils; gleichzeitig wird deren so verschiedenartiger Aufbau untersucht. In diesem Sinn wird auf die vorläufige Weitergeltungsanordnung und die endgültige Weitergeltungsanordnung verwiesen. Die Fortgeltungsanordnung wird auch in Abschnitt 6.2.1. untersucht, wo die gesetzliche Grundlage der Fortgeltungsanordnung zum Analyseobjekt wird; gleichzeitig erfolgt eine Überlegung zur Möglichkeit, die Voraussicht der zeitlich beschränkten Anwendung des für unvereinbar erklärten Gesetzes mit der Normenhierarchie zu vereinen. Die Lösung scheint in dem vom BVerfG verspürten Bedürfnis, die verfassungsfernere Lösung auszuschließen zu liegen. In Abschnitt 6.2.2. (Die in der Motivation der Unvereinbarkeitserklärungen liegende Schwierigkeit, vor allem in Bezug auf die mit Fortgeltungsanordnung verbundenen Erklärungen) wird der Problempunkt der schwierigen Erkennung der Folgen, die sich aus den Unvereinbarkeitsurteilen ergeben können, behandelt, und insbesondere im Fall der mit Anordnung der s.g. weiteren Anwendbarkeit, verbundenen Entscheidungen, in Anbetracht der Tatsache, dass das BVerfG die Folgen der Unvereinbarkeitsentscheidungen offen lässt. In Abschnitt 6.3. (Die mit einer Übergangsregelung verbundenen Unvereinbarkeitserklärungen) werden dagegen die mit einer vom selben BVerfG bestimmten Übergangsregelung verbundenen Unvereinbarkeitsentscheidungen analysiert. Die besagten Übergangsregelungen bestehen auch unabhängig von der Anwendung der Unvereinbarkeitserklärungen, denn diese können an Nichtigkeitserklärungen gebunden sein: Man denke beispielsweise an die Entscheidungen BVerfGE 1, 39 – Schwangerschaftsabbruch 1 und BVerfGE 88, 203 – Schwangerschaftsabbruch II. Wie weiter unten gezeigt, übernehmen die Übergangsregelungen, wenn sie in Begleitung der Unvereinbarkeitserklärungen beschlossen werden, die Rolle der "Entscheidungsgrundlage", und zwar deshalb, weil die Übergangsregelung keinen unabhängigen Entscheidungstyp darstellt. Der 7. Abschnitt (Die Anwendungsgebiete der Unvereinbarkeitserklärungen) besteht aus mehreren Unterabschnitten und beschäftigt sich mit Überlegungen zu den Anwendungsgebieten der deutschen Unvereinbarkeitserklärungen, die vor allem in Bezug auf die italienische Praxis von besonderem Interesse sind. Wie weiter unten gezeigt, basieren die Unvereinbarkeitserklärungen auf denselben Gründen wie die vom Verfassungsgericht entwickelte umfangreiche Sammlung an Entscheidungsmitteln, d.h. zum Beispiel die Urteile mit verschobener Verfassungswidrigkeit, die ein Prinzip ergänzenden Urteile und die Urteile zur ermittelten aber nicht erklärten Verfassungswidrigkeit. Erstens ist der Anwendungstopos der Verletzung des Gleichheitsgrundsatzes, zu berücksichtigen, der in Abschnitt 7.1. (Die Verletzung des Gleichheitsgrundsatzes und der Schutz des Ermessensspielraums des Gesetzgebers) ausgehend von der ersten "offensichtlichen" Entscheidung mit Verzicht auf die Anwendung der Nichtigkeitserklärung BVerfGE 22, 349 (361-362) – Waisenrente und Wartezeit – untersucht wird. Das Ziel, die Optimierung der Beseitigung des Mangels an Verfassungsmäßigkeit zu gewährleisten, vereint sich im Fall der Verletzung des – in Art. 3 GG dargelegten Gleichheitsgrundsatzes – mit dem Schutz des Ermessensspielraums des Gesetzgebers (vgl. BVerfGE 17, 148; BVerfGE 93, 386; BVerfGE 71, 39; BVerfGE 105, 73; siehe schließlich auch das Urteil zum dritten Geschlecht vom 10. Oktober 2017). Während in Abschnitt 7.1.1. (Die Einführung der Nichtigerklärung im Fall der Verletzung des Gleichheitsgrundsatzes) die (außergewöhnlichen) Gründe behandelt werden, aufgrund derer das BVerfG verfügt, die Nichtigerklärung anzuwenden, obwohl ein Gleichheitsgrundsatz verletzt wurde, beschäftigt sich Abschnitt 7.2. (Die s.g. Chaos-Theorie) mit der Theorie, die auch als "Argument der juristischen Folgen" bezeichnet wird: Dieses Argument liegt, wie man im Verlauf dieses Kapitels sieht, dem Verzicht auf die Anwendung der Nichtigerklärung zugrunde, d.h. die Gefahr eines noch "verfassungsferneren Zustands bei Nichtigerklärung" (vgl. BVerfGE 37, 217; BVerfGE 33, 303; BVerfGE 132, 134). Es ist interessant zu bemerken, dass dieser Anwendungstopos im Bedürfnis, die Rechtssicherheit und den Rechtsstaat zu gewährleisten, substanziiert werden kann; weiter könnte das BVerfG nicht nur gesellschaftliche, sondern auch durch das Grundgesetz gewährleistete Grundrechte schützen wollen. Wegen der Bedeutung der Kategorie der Rechtssicherheit in der Praxis der Unvereinbarkeitserklärungen ist Abschnitt 7.2.1. (Rechtssicherheit . Eine elastische Kategorie) einer Untersuchung der Beziehung zwischen diesem juristischen "Gut" und der zeitlich handhabenden Praxis des BVerfG gewidmet; in Abschnitt 7.2.2. (Der Schutz des Gemeinwohls und die mit Fortgeltungsanordnung verbundenen Unvereinbarkeitserklärungen) wird eine Überlegung zur Beziehung zwischen den mit Fortgeltungsanordnung verbundenen Unvereinbarkeitserklärungen und der verfassungsrechtlichen Notwendigkeit zum Schutz des Gemeinwohls entwickelt (vgl. BVerfGE 91, 186; BVerfGE 198, 190; BVerfGE 109, 190); der nächste Abschnitt 7.3. (BVerfG und Strafrecht) behandelt die Verwendung der Unvereinbarkeitserklärungen (insbesondere der mit Fortgeltungsanordnung verbundenen) durch das BVerfG auf dem Gebiet des Strafrechts. Dieser Abschnitt ist für italienische Forscher besonders interessant, nicht nur angesichts des weiten Ermessensspielraums, der dem Gesetzgeber auf dem Gebiet des Strafrechts zukommt, sondern auch angesichts der Aufnahme des kürzlichen Beschlusses Nr. 208 von 2017, der im späteren Verlauf seine "Folge" in Urteil Nr. 242 von 2019 fand (vgl. BVerfGE 109, 190; die Verkündigung zur Sicherungsverwahrung vom 4. Mai 2011, oder weiter die Entscheidung vom 20. April 2016 zum Thema Bundeskriminalamtgesetz). Wie man sehen wird, scheinen der Gesetzgeber und das BVerfG auf dem Gebiet des Strafrechts zwischen den Vorgaben der Beachtung des legislativen Ermessens und der erfolgten Unvereinbarkeitserklärung der nicht mit der Verfassung zu vereinbarenden Strafnorm zu "dialogisieren". Abschnitt 7.4. (Der Topos der Finanz- und Haushaltsplanung) ist der zwischen der Annahme der Unvereinbarkeitserklärung, seiner zeitlichen Wirkung und der Notwendigkeit zum Schutz des Staatshaushalts bestehenden Beziehung gewidmet. Zu diesem Zweck darf man die Tatsache nicht vergessen, dass die Weitergeltungsanordnung eine ausreichende juristische Grundlage ist, um die Zahlung der Steuern von den Bürgern zu fordern und dass diese gleichzeitig ein mögliches Mittel darstellt, um das Auftreten einer unsicheren Rechtssituation zu verhindern, da die Steuereinnahmen des Bundes oder der Länder verloren gehen könnten (vgl. BVerfGE 138, 136; Urteil vom 15. Januar 2019 2 BvL 1/09). Der Abschnitt 7.5. (Die Unvereinbarkeitserklärungen gegenüber der legislativen Unterlassung) behandelt die Beziehung zwischen der Unterlassung des Gesetzgebers und dem Verzicht auf die Nichtigkeitserklärung einer Norm. Es handelt sich im Wesentlichen um ein vollkommen primitives – und problematisches – Kriterium der Anwendung der Unvereinbarkeitserklärungen, wie es auch die Kategorie hinsichtlich des Ermessens des Gesetzgebers ist, dessen Hauptmerkmale in Abschnitt 7.6. (Ein primitives Kriterium: der Ermessensspielraum des Gesetzgebers) untersucht werden. Im 8. Abschnitt (Die Folgen der Unvereinbarkeitserklärungen: Eine allgemeine Übersicht) werden die Folgen analysiert, die ganz allgemein die Anwendung der Unvereinbarkeitserklärung betreffen, wobei jedoch zu unterstreichen ist, dass die Folgen je nach der "konkreten" Praxis, die dasselbe BVerfG befindet, Änderungen unterliegen können. Die Auswirkungen der Unvereinbarkeitserklärung haben keine "klare Linie". Ganz allgemein folgt der Anwendung einer Unvereinbarkeitserklärung die Pflicht des Gesetzgebers, den Mangel an Verfassungsmäßigkeit zu beseitigen und die Pflicht der Richter, die Vorgabe des Gerichts in Bezug auf die für unvereinbar erklärte Norm zu befolgen. In Bezug auf die Beziehung zwischen BVerfG und Gesetzgeber wird in Abschnitt 8.1. (Die aus der Pflicht zur Reform der unvereinbaren Norm, der s.g. Nachbesserungspflicht entstehenden Folgen) die Reformpflicht des Gesetzgebers untersucht und deren ex tunc- bzw. ex nunc-Wirkung je nachdem, wie das Bundesverfassungsgericht von Fall zu Fall entscheidet. In diesem Abschnitt wird versucht, auch die Natur und das Gebundensein an die Frist zu untersuchen, einem nicht ganz unbekannten Instrument im Bereich des italienischen Verfassungsrechts. Obwohl der Deutsche Bundestag häufig innerhalb der vom BVerfG, vorgesehenen Frist eingreift, gibt es doch auch Fälle, in denen der Gesetzgeber nicht innerhalb des vorgesehenen Zeitraums gehandelt hat (vgl. BVerfGE 99, 300; und das Urteil zur Erbschaftssteuer vom 17. Dezember 2014). In Bezug auf Problematiken hinsichtlich der Untätigkeit des Gesetzgebers kommt man nicht umhin, das in der übermäßigen zeitlichen Verlängerung der Anwendungssperre liegende Risiko zu betrachten (vgl. BVerfGE 82, 136). In Hinsicht auf die anderen Verfassungsorgane hat die Rechtslehre im Fall von legislativer Untätigkeit zwei verschiedene Möglichkeiten zum "Sperren" des verfassungswidrigen Zustands erkannt: Eingriff der Gerichte, die dazu aufgerufen sind, verfassungsmäßig zu entscheiden und Eingriff desselben BVerfG in "Einzelfall" gemäß § 35 des BVerfGG. Hinzu kommt, wie man weiter unten sieht, dass es schwierig ist, die Nichtigkeit der für unvereinbar erklärten Norm bei Untätigkeit des Gesetzgebers vorauszusehen. In jedem Fall sind die Probleme hinsichtlich des mangelnden Nachkommens der Nachbesserungspflicht eher theoretischer Art, wenn man die bestehende gute Zusammenarbeit zwischen Gesetzgeber (Richtern) und BVerfG bei der Umsetzung der zeitlich handhabenden Praxis bedenkt. In Abschnitt 8.2. (Die spezifischen Folgen der Unvereinbarkeitserklärungen) werden die spezifischen juristischen Folgen der Unvereinbarkeitserklärungen untersucht, wobei vor allem die "reinen" und die mit weiterer Anwendbarkeit verbundenen Unvereinbarkeitserklärungen betrachtet werden. Der 9. Abschnitt (Der Zeitfaktor der Unvereinbarkeitserklärungen: ein flexibles Entscheidungsmittel) widmet sich der zeitlichen Orientierung, welche die Rechtswirkungen der Unvereinbarkeitsurteile annehmen können, und zwar ex tunc- oder ex nunc-Wirkung, je nach der ihrerseits von der Reformpflicht des Gesetzgebers angenommenen zeitlichen Orientierung. Die mit der bloßen ex nunc-Wirkung der Unvereinbarkeitserklärungen verbundenen Problematiken, die in den Bereichen zur Beurteilung der konkreten Normenkontrolle und der Verfassungsbeschwerde am deutlichsten hervortreten, sind für das italienische Verfassungsrecht besonders interessant, in Anbetracht der Tatsache, dass dieses weitgehend durch die Inzidentalität des Systems charakterisiert ist, das durch die Unterbrechung des Inzidentalitätszusammenhangs stark beeinträchtigt würde. Die gleichen Problematiken scheinen sich laut der deutschen Rechtslehre in Bezug auf die beiden eben angeführten deutschen Urteilstypen zu stellen; ein deutliches Beispiel ist das in diesem Abschnitt untersuchte Urteil, die Entscheidung vom 10. April 2018 – 1 BvL 11/14. Angesichts der Ausführungen im ersten, zweiten und dritten Kapitel werden im letzten die Schlüsse dieser Doktorarbeit gezogen und versucht einen roten Faden zwischen der zeitlich handhabenden Rechtsprechung des ital. Verfassungsgerichts und der des BVerfG zu finden, und zwar anhand der Untersuchung einiger Aspekte, die das heutige Verfassungsrecht zu "modellieren" scheinen und deren korrekte Funktionsweise dadurch beeinflussen. Die abschließenden Betrachtungen (4. Kapitel) drehen sich um die Beziehung zwischen Verfassungsgerichtshof und Gesetzgeber der italienischen Praxis einerseits und der deutschen andererseits (1. Abschnitt), um die Beachtung des legislativen Ermessens in der italienischen Praxis einerseits und der deutschen andererseits (2. Abschnitt) und um die Notwendigkeit, "übermäßige Folgen" zu verhindern, sowohl in der italienischen als auch in der deutschen Praxis (3. Abschnitt). Weiter angesichts der deutschen Praxis, die sich auf den Schutz der Grundrechte aber weitgehend auch der Rechtsordnung insgesamt zu konzentrieren scheint, wird versucht, über eine mögliche neue Theorie der "Verfassungsfestigkeit" des Rechtssystems nachzudenken (4. Abschnitt - Eine neue Theorie der "Verfassungsfestigkeit" des Rechtssystems? Überlegungen zur deutschen Praxis). Nach dieser Klarstellung kommt man zur Endaussage dieser Doktorarbeit, die mit dem 5. Abschnitt (Reformbedarf der Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile. Auf welche Weise?) schließt: Es ist unbestreitbar, dass die Unumgänglichkeit der Rückwirkung den verfassungsrechtlichen (materiellen) Problematiken zugrunde liegt. Die deutsche Praxis der Unvereinbarkeitserklärungen beeinflusst das Verfassungsrecht unter mehreren Gesichtspunkten. Erstens in Hinsicht auf die Verbindung zwischen Verfassungsgericht und Legislativorgan. Eine Bestimmung des zeitlichen Elements der Rechtswirkungen der Entscheidungen der koordinierten Verfassungswidrigkeit gestattet es dem Gerichtshof, die Grenzen des Ermessensspielraums des Gesetzgebers zu ziehen. Daher die Bedeutung der Frist zur Eingrenzung der gesetzgebenden Gewalt innerhalb der verfassungsrechtlichen Trasse, um eine gemeinsame Beseitigung des Mangels an Verfassungsmäßigkeit zu fördern. Im Gegenfall muss das italienische Verfassungsgericht "alles alleine machen". Wie bereits angemerkt, sind die Schwierigkeiten zu berücksichtigen, die beispielsweise die mangelnde Reform des Strafgesetzbuchs von 1930 mit sich bringt, das unter anderem zu einem "unsystematischen und ungenauen" wie auch nicht in den Werterahmen der Verfassungsurkunde passendes Strafsystem geworden ist. Von erheblicher Bedeutung ist in dieser Hinsicht die kürzliche Pressemitteilung in Bezug auf die endgültige Entscheidung in der "Cappato-Sage", die auf der offiziellen Website des Verfassungsgerichts am 25. September 2019 veröffentlicht und durch das entsprechende nachfolgende Urteil Nr. 242 von 2019 bestätigt und in dieser Studie bereit ausgiebig behandelt wurde. Aufgrund seiner Relevanz wird hier der Text der Mitteilung vollumfänglich wiedergegeben: "Das Verfassungsgericht hat sich zur Urteilsfindung zurückgezogen, um die vom Mailänder Geschworenengericht zu Artikel 580 des Strafgesetzbuchs aufgeworfenen Fragen zur Strafbarkeit der Hilfe zum Selbstmord gegenüber einer Person, die entschlossen ist, ihrem Leben ein Ende zu setzen, zu untersuchen. In Erwartung der Urteilshinterlegung lässt die Presseabteilung wissen, dass der Gerichtshof eine Person, welche die Ausführung des selbständig und frei gebildeten Suizidvorhabens eines durch lebenserhaltende Maßnahmen am Leben gehaltenen Patienten, der an einer unheilbaren Krankheit leidet, welche körperliche und psychische Leiden mit sich bringt, die von diesem als nicht auszuhalten angesehen werden, welcher aber in der Lage ist, Entscheidungen frei und bewusst zu treffen, erleichtert, unter bestimmten Bedingungen für nicht strafbar laut Artikel 580 des Strafgesetzbuchs hält. In Erwartung eines unerlässlichen Eingriffs des Gesetzgebers hat das Verfassungsgericht die Nicht-Strafbarkeit der Beachtung der Verfahren, die in der Vorschrift zur aufgeklärten Einwilligung, zur Palliativpflege und zur kontinuierlichen tiefen Sedierung (Artikel 1 und 2 des ital. Gesetzes 219/2017) und der Überprüfung sowohl der erforderlichen Bedingungen als auch der Ausführungsverfahren durch eine öffentliche Einrichtung des staatlichen Gesundheitsdienstes nach Anhörung des Bescheids des örtlich zuständigen Ethik-Kommission vorgesehen sind, unterstellt. Der Gerichtshof unterstreicht, dass die Festlegung dieser spezifischen Bedingungen und Verfahrensweisen, die aus bereits in der Ordnung vorhandenen Normen abgeleitet werden, notwendig wurde, um die Risiken des Missbrauchs gegenüber besonders schwachen Personen zu verhindern, wie bereits in Beschluss 207 von 2018 hervorgehoben. Gegenüber den bereits umgesetzten Verhalten wird das Gericht das Bestehen äquivalenter materieller Bedingungen zu den oben angeführten beurteilen". Wie man beim einfache Lesen der Mitteilung erahnen kann, war es Absicht des Verfassungsgerichts, bei der Erklärung der Nicht-Strafbarkeit der Person, die unter bestimmten Bedingungen die Ausführung des Suizidvorhabens erleichtert (es handelt sich um die in Beschluss Nr. 207 von 2018 festgelegten Bedingungen), den Gesetzgeber aufzufordern, der erneut auf dem Gebiet des Lebensendes durch eine eigene Regelung eingreifen soll: Zweck des Beschlusses Nr. 207 von 2018 war gerade die zeitliche Verschiebung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigerklärung, um "vor allem dem Parlament zu gestatten, durch eine angemessene Regelung einzugreifen". Und wie man sieht, befand das Verfassungsgericht, gegenüber der fehlenden gesetzgebenden Handlung in der Rechtsordnung eine Form des Schutzes der Einzelnen durch Anwendung der bestehenden Bestimmungen zum Lebensende zu erkennen: Daher die (offensichtliche) Bedeutung, die dem Thema der Abstimmung zwischen Verfassungsgericht und Legislativorgan zukommt. Der Fall Cappato bestätigt die Idee, dass die Zusammenarbeit zwischen Gerichtshof und Parlament, sich eben in Richtung einer möglichen Einführung der Trennung zwischen dem Zeitpunkt der Feststellung und dem der Erklärung der Verfassungswidrigkeit bewegen könnte, ohne den Inzidentalitätszusammenhang zu opfern. In diesem Sinn treten die Unvereinbarkeitsentscheidungen hervor, bei denen der Gesetzgeber dazu verpflichtet ist, den Mangel an Verfassungsmäßigkeit mit Rückwirkung zu "bereinigen", sodass ein solches Modell funktionieren kann; dennoch ist es notwendig, der Abstimmung zwischen Gerichtshof und Parlament – wenn möglich – einen bestimmten Grad juristischer Gebundenheit zu verleihen. Anhand der deutschen Praxis und in Hinsicht auf das (entschieden kreative) zu formulierende Gesetz könnte eine bedeutende Verfassungsreform, in dieser Richtung vom Verfassungsgesetzgeber in Betracht gezogen werden (auch in diesem Fall unter Voraussicht der Rückwirkung im vorgelegten Verfahren). Wie man sehen konnte, sind die Entscheidungen des BVerfG gesetzeskräftig und bindend für alle Verfassungsorgane; sicher ist diese Grundlage in erster Instanz vorgesehen und sicher beruht auch die Pflicht des deutschen Gesetzgebers zur Beachtung der Entscheidung des BVerfG theoretisch auf Verfassungsgesetzen: dennoch wäre es vielleicht nützlich, die Vorgaben des Art. 136 2. Abs. ital. GG aufzuwerten, der, wenn auch in Bezug auf eine Beurteilung der Nützlichkeit des Eingriffs durch die Kammern und die betroffenen Regionalversammlungen doch "eine ausdrückliche und dynamische Verbindlichkeit […] der Legislativfolgen" darzustellen scheint. Eine mögliche Festigung der Verbindung zum Gesetzgeber könnte also durch eine Verfassungsreform umgesetzt werden, und zwar insbesondere durch die Änderung von Art. 132 2. Abs. ital. GG. Auf diese Weise würde die Möglichkeit des Verfassungsgerichts zur Festlegung einer Frist für den Gesetzgeber gerechtfertigt, ein Verfahren, das im Übrigen in unserem Verfassungssystem sicher nicht unbekannt ist, wie man sehen konnte. Sollte das Verfassungsgericht aufgrund verfassungsrechtlicher Bedürfnisse befinden, auf eine Form der Modellierung der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit und damit einer zeitlichen Verschiebung der Wirksamkeit der Verfassungswidrigerklärung durch eine Rückwirkungsklausel nicht verzichten zu können, dann gäbe es zwei mögliche Lösungen, die in Bezug auf ihre konkrete (aber eventuelle) "leichte" Umsetzbarkeit in absteigender Reihenfolge erläutert werden, im Bewusstsein jedoch, dass die Annahme einer der drei Vorschläge erhebliche Schwierigkeiten aufweist, sodass es vielleicht ratsam wäre, dass der Gesetzgeber sie alle untersucht und so dem Gerichtshof Spielraum lässt, durch eine Abwägung nach Feststellung einer elastischen Regelung der Rechtswirkungen zu handeln. Es ist jedoch sicher, dass die zuerst umrissene Lösung in jedem Fall die zu sein scheint, die am ehesten einer "Rückkehr zum Ursprung" des Verfassungsrechts entspricht, einschließlich der für das österreichische Verfassungsrecht im Bereich der ex nunc-Wirkung so typischen "Umfassungsprämie", die es ermöglicht, gleichzeitig sowohl den Einzelfall als auch die Ordnung insgesamt zu schützen. a) angesichts einer angemessenen Ermittlung könnte das Verfassungsgericht die Rechtswirkung der Verfassungswidrigerklärung auf Grundlage einer strengen Reglementierung aller an die Folgen der Einschränkung oder "Aussetzung" der mit der Rückwirkung verbundenen Aspekte und der Fälle, in denen eine derartige relevante und bedeutende Ausnahme in vollkommen außergewöhnlicher Weise erfolgen könnte, in der Zeit verschieben (wie es in Bezug auf die deutsche Praxis nicht geschehen ist), ebenfalls nach einer "kelsenschen Orientierung" der Reform des Artikels 30 3. Abs. ital. GG. In diesem Sinn tritt das Gesetzesdekret d.d.l. Lanzillotta hervor, wo befunden wurde, zu einer "schlichten" Reglementierung jener Fälle überzugehen, in denen der Gerichtshof eine Modulation der Rechtswirkungen im Verlauf der Zeit legitimerweise hätte tätigen können. In Art. 1 des Gesetzesentwurfs A.S. 1952 war vorgesehen, "c)im dritten Absatz des Artikels 30 werden am Ende folgende Worte hinzugefügt: ", außer falls der Gerichtshof eine andere Handhabung der Wirksamkeit im Verlauf der Zeit derselben Entscheidung zum Schutz anderer Verfassungsgrundsätze verfügt". Die "allgemeine" Formulierung ähnelt dem ersten Änderungsvorschlag für § 79 des BVerfGG: Die Ausdehnung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigerklärung war in beiden Fällen vorgesehen, in denen wie hervorzuheben ist, das deutsche und das italienische Verfassungsgericht "freie Hand" gehabt hätten. Vielleicht könnte man aber in Hinsicht auf die gemeinsame Trendlinie bemerken, dass Grundlage einer eventuellen Positivierung der zeitlichen Handhabung der Rechtswirkungen der Verfassungswidrigkeitssprüche eine übermäßige Versteifung der Fälle, welche die Verfassungsgerichte zur Abweichung von der Rückwirkung der Verfassungswidrigerklärung legitimieren würden, sein könnte. b) man könnte – mit der angemessenen Vorsicht und im Bewusstsein der erheblichen Problematik, die diese aufweist – eine dritte Lösung von anderer Art erfinden, die von einer ganz einfachen bloßen ex nunc,-Wirkung geprägt und von der Zusammenarbeit des Gesetzgebers und der Gerichte begleitet wäre (grundsätzlich nach dem Vorbild jener Unvereinbarkeitsentscheidungen, die keine "reinen" Unvereinbarkeitsentscheidungen sind). Eine solche Hypothese und extreme Lösung könnte von der Betrachtung ausgehen, dass die Rettung allein des vorgelegten Verfahrens vor der gesetzlichen Priorität den Gleichheitsgrundsatz (und auch den damit verbundenen Grundsatz des Rechts auf Verteidigung) verletze. Abgesehen von der Vorliebe für das erste vorgeschlagene Modell könnte es sich vielleicht auch auf Grundlage einer elastischen Reform der Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile als nützlich erweisen, dem Verfassungsgericht die Wahl des verfassungsrechtlich zwingenden Wegs – Auswegs – dem, welcher der geringsten Qual am nächsten kommt, zu überlassen, wobei alle Möglichkeiten sorgfältig abzuwägen sind, wenn man bedenkt, dass in der Tat im Fall a) einer "ungeregelten" Modulation ohne juristische Grundlage, b) der Vorgabe einer Modulation unter Beachtung des Grundsatzes der Rückwirkung nur im vorgelegten Verfahren und c) einer ganz einfachen Modulation ohne Beachtung des Rückwirkungsprinzips, man in jedem Fall einer Verletzung des Gleichheitsgrundsatzes oder des Grundsatzes des Rechts auf Verteidigung (oder beider) beiwohnt. Sicher ist es nicht einfach, eine angemessene Änderung der Regelung der Rechtswirkungen der Annahmeurteile in Anlehnung an das deutsche Modell vorzusehen: Mit jeder Hypothese für das zu formulierende Gesetz sind erhebliche Schwierigkeiten verbunden. Und doch ist zum heutigen Stand vielleicht sicher, dass die Lösung, die Augen vor den vom Verfassungsgericht verspürten Bedürfnissen zu schließen, dem Rahmen, in welchem dieses sich bewegt, nicht gerecht werden würde, denn dieses sollte manchmal, eben aufgrund der Beachtung des Grundsatzes der höheren Stellung der Verfassung, die Möglichkeit haben, die Rückwirkung angesichts einer größeren Verfassungswidrigkeit auszuschließen und dem Gesetzgeber gestatten, durch eine gute Verwendung seines Ermessensspielraums wieder zu einer größeren Verfassungsmäßigkeit zu gelangen.
[EN] The advanced state of land degradation affecting more than 3,200 million people worldwide have raised great international concern regarding the sustainability of socio-ecological systems, urging the large-scale adoption of contextualized sustainable land management. The agricultural industrial model is a major cause of land degradation due to the promotion of unsustainable management practices that deteriorate the quality of soils compromising their capacity to function and deliver ecosystem services. The consequences derived from land degradation are especially devastating in semi-arid regions prone to desertification, where rainfall scarcity and irregularity intensifies crop failure risks and resource degradation, compromising the long term sustainability of these regions. ; Regenerative agriculture (RA) has recently gained increasing recognition as a plausible solution to restore degraded agroecosystems worldwide. RA is a farming approach foreseen to reverse land degradation, increase biodiversity, boost production and enhance the delivery of multiple ecosystem services by following a series of soil quality restoration principles and practices. Despite its promising benefits, RA has been limitedly adopted in semiarid regions. Major reasons explaining this seemingly incongruous mismatch are the scarce and contrasting empirical data proving its effectiveness, top-down research approaches and lack of farmer involvement in agroecosystem restoration projects and decision-making, and the generally slow response of soils to management changes in semiarid regions, which may delay the appearance of visible results discouraging farmers from adopting RA. ; In the high steppe plateau of southeast Spain, an on-going process of large-scale landscape restoration through adoption of regenerative agriculture was initiated in 2015. The high steppe plateau is one of the European regions most affected by land degradation and desertification processes and represents one of the world´s largest areas for the production of rainfed organic almonds. In 2015, local farmers created the AlVelAl association with the support of the Commonland Foundation, business entrepreneurs, regional governments, and research institutions, and started to apply RA at their farms. The objective was to restore vast extensions of degraded land for increasing the productivity and biodiversity of their agroecosystems, increasing the resilience to climate change, generating job opportunities and enhancing social cohesion in the region, in a time frame of 20 years following Commonlands´ 4-Returns approach. However, the limited empirical information supporting RA effectiveness, the lack of reference examples in the region, and the slowness with which visible ecological restoration processes usually occur in semi-arid regions were considered major obstacles hindering RA adoption in the region. To effectively address this knowledge gap, support farmers and expedite RA adoption, this research proposed horizontal research fostering the creation of learning communities between farmers and researchers, putting together local and scientific knowledge to improve the understanding of RA. This thesis presents a participatory monitoring and evaluation research (PM&E) applying a combination of social and ecological methods to evaluate the potential of PM&E to enhance knowledge exchange between farmers and researchers on Regenerative Agriculture in the context of the high steppe plateau. The aim of this thesis is twofold: on one hand, to increase the understanding on RA impacts, on the other hand, to evaluate the potential contribution of PM&E to enable social learning and contribute to the adaptation and long term adoption of RA in the high steppe plateau and semiarid regions in general. To facilitate PM&E of the impacts of sustainable land management and agricultural innovations like RA, Chapter 2 presents a participatory methodological framework that guides the identification and selection of technical and local indicators of soil quality, generating a monitoring system of soil quality for PM&E by farmers and researchers. The methodological framework includes the development of a visual soil assessment tool integrating local indicators of soil quality for farmers´ monitoring. The framework consists of 7 phases: 1) Definition of research and monitoring objectives; 2) Identification, selection and prioritization of Technical Indicators of Soil Quality (TISQ); 3) Identification, selection and prioritization of Local Indicators of Soil Quality; 4) Development of a visual soil assessment tool integrating LISQ; 5) Testing and validation of the visual soil evaluation tool; 6) Monitoring and assessment of sustainable land management impacts by researchers and farmers using TISQ and the visual soil evaluation tool respectively and; 7) Exchange of monitoring results between all involved participants, and joint evaluation of impacts. ; To facilitate PM&E of RA in the steppe highlands, Phases 1 to 5 were applied through a series of participatory methods including a first meeting with AlVelAl board members for the definition of research objectives, farm visits, participatory workshops, and conducting formal and informal interviews, among others. Technical indicators of soil quality were identified, selected and prioritized by researchers through an extensive literature review and ad-hoc expert consultation with expertise in soil quality assessment and monitoring. Local indicators of soil quality were identified, selected, prioritized and validated by farmers in two participatory workshops. The co-developed visual soil assessment tool, named the farmer manual, was tested and validated during the second workshop. Local indicators selected by farmers focused mostly on supporting, regulating and provisioning ecosystem services including water regulation, erosion control, soil fertility and crop performance. Technical indicators selected by researchers focused mostly on soil properties including aggregate stability, soil nutrients, microbial biomass and activity, and leaf nutrients, covering crucial supporting services. The combination of local and technical indicators provided complementary information, improving the coverage and feasibility of RA impact assessment, compared to using technical or local indicators alone. The methodological framework developed in this chapter facilitated the identification and selection of local and technical indicators of soil quality to generate relevant monitoring systems and visual soil assessment tools adapted to local contexts, thus improving knowledge exchange and mutual learning between farmers and researchers to support the implementation of RA and optimize the provision of ecosystem services. Implementation of RA usually happens gradually due to socioeconomic, informational, practical, environmental and political constraints Thus, RA adoption by farmers, in practice, translates into different combinations of RA practices, with a diversity of management, based on farmer capabilities, environmental conditions, and expected restoration results. ; To help the design, adoption and implementation of most effective RA practices to optimize the restoration of agroecosystems, Chapter 3 presents the impacts of the different combinations of RA practices implemented by participating farmers on crucial soil quality and crop performance indicators using previously selected technical indicators of soil quality over a period of 2 years. This chapter corresponds to the application of phase 6 of the methodological framework developed in Chapter 2. RA impacts were assessed in 9 farms on one field with regenerative management and one nearby field with conventional management based on frequent tillage, that were selected together with farmers. Fields were clustered under regenerative management based on the RA practices applied and distinguished 4 types of RA treatments: 1) reduced tillage with green manure (GM), 2) reduced tillage with organic amendments (OA), 3) reduced tillage with green manure and organic amendments (GM&OA), and 4) no tillage with permanent natural covers and organic amendments (NT&OA). The impacts of RA compared to conventional management were evaluated by comparing physical (bulk density and aggregate stability), chemical (pH, salinity, total N, P, K, available P, and exchangeable cations) and biological (SOC, POC, PON, microbial activity) properties of soil quality, and the nutritional status of almond trees (leaf N, P and K). Our results show that GM improved soil physical properties, presenting higher soil aggregate stability. We found that OA improved most soil chemical and biological properties, showing higher contents of SOC, POC, PON, total N, K, P, available P, exchangeable cations and microbial respiration. RA treatments combining ground covers and organic amendments (GM&OA and NT&OA) exhibited greater overall soil quality restoration than individual practices. NT&OA stood out for presenting the highest soil quality improvements. All RA treatments maintained similar crop nutritional status compared to conventional management. We concluded that RA has strong potential to restore the physical, chemical and biological quality of soils of woody agroecosystems in Mediterranean drylands without compromising their nutritional status. Furthermore, farming management combinations of multiple regenerative practices are expected to be more effective than applying individual RA practices. ; In parallel to researchers´ assessment of RA impacts, farmers assessed RA impacts in their farms by using the farmer manual jointly developed in participatory workshops. Chapter 4 presents the RA impact results from farmers´ assessment, and documented farmers´ insights, in the third year of PM&E, on the visual soil assessment process using the farmer manual, and on PM&E outcomes regarding the facilitation of participation and learning processes. This chapter corresponds to the application of phase 6 and phase 7 of the methodological framework developed in Chapter 2. Farmers´ visual soil assessment indicated regenerative agriculture as a promising solution to restore degraded agroecosystems in semiarid Mediterranean drylands, although observed soil quality improvements were relatively small compared to conventional management, and more time and efforts are needed to attain desired restoration targets. The monitoring results on RA reported by farmers were complementary to researchers´ findings using technical indicators of soil quality. Farmers' evaluation of the research project highlighted the PM&E research as an educational process that helped them look differently at their land and their restoration efforts and facilitated the creation of relationships of support and trust, learning and capacity building that are fundamental conducive conditions to enhance farming innovation efficiency and adoption. Farmers confirmed that generating spaces for farmer-to-farmer diffusion of knowledge and on-farm experiences is a key driver to expedite farming testing and adoption of innovations. Farmers insights revealed the need to actively involve them in all decision making phases of VSA tools and support them in initial implementation, in order to develop tools that meet farmers´ needs, to enhance VSA tool adoption, and facilitate reaching restoration goals. Furthermore, farmers´ evaluation of the farmer manual suggested the need to reinforce the multipurpose usefulness and potential benefits of collectively recording restoration progress in a systematized way, to enhance VSA tool adoption. Farmers´ insights on the PM&E research reinforces the importance of developing learning communities of farmers and researchers that provide a platform for exchange of experiences and support, as a crucial factor to favor social learning and support the adoption of long-term agricultural innovations. The success of PM&E research for agroecosystem restoration can be improved by integrating iterative phases where farmers can evaluate and adjust research activities and outcomes. We concluded that the process of PM&E that leads to enhanced social capital, social learning and improved understanding of restoration efforts has as much value as the actual restoration outcomes on the ground. Social learning is considered an important precondition for the adoption of contextualized sustainable land management and farming innovations like RA. The main objective of involving farmers and researchers in PM&E of RA was to enable social learning for enhanced understanding of RA impacts and support adoption of RA. Although there is a growing body of literature asserting the achievement of social learning through participatory processes, social learning has been loosely defined, sparsely assessed, and only partially covered when measured. Confirming that a participatory process has favored social learning implies demonstrating that there has been an acquisition of knowledge and change in perceptions at individual and collective level in the people involved in the participatory process, and that this change in perceptions has been generated through social relations. ; Chapter 5 presents an assessment of how the PM&E research process enabled social learning by effectively increasing knowledge exchange and understanding of RA impacts between participating farmers and researchers, and multiple stakeholders of farmers´ social networks. Occurrence of social learning was assessed by covering its social-cognitive (perceptions) and social-relational (social networks) dimensions. This chapter discusses the potential of PM&E to foster adoption and out-scaling of sustainable land management and farming innovations like RA by promoting the generation of information fluxes between farmers and researchers participating in PM&E and the agricultural community of which they form part. To assess changes in farmers´ perceptions and shared fluxes of information on RA before starting the PM&E and after three years of research, we applied fuzzy cognitive mapping and social network analysis as graphical semi-quantitative methods. Our results showed that PM&E enabled social learning amongst participating farmers who strengthened and enlarged their social networks on information sharing, and presented a more complex and broader common understanding of regenerative agriculture impacts and benefits. This supports the idea that PM&E thereby creates crucial preconditions for the adoption and out-scaling of RA. This study was one of the first studies in the field of natural resource management and innovation adoption proving that social learning occurred by providing evidence of both the social-cognitive and social-relational dimension. Our findings are relevant for the design of PM&E processes, agroecosystem Living Labs, and landscape restoration initiatives that aim to support farmers´ adoption and out-scaling of contextualized farming innovations and sustainable land management. We concluded that PM&E where the democratic involvement of participants is the bedrock of the whole research process and the needs and concerns of the farming community are taken as the basis for collaborative research represents a great opportunity to generate inclusive, engaging, efficient, and sound restoration processes and transitions towards sustainable and resilient agroecosystems. ; ES] El avanzado estado de degradación de la tierra que afecta a más de 3.200 millones de personas en todo el mundo ha suscitado una gran preocupación internacional con respecto a la sostenibilidad de los sistemas socio-ecológicos, instando a la adopción a gran escala de manejos sostenibles de la tierra, adaptados a los diferentes contextos. El modelo agrícola industrial es uno de los principales causantes de la degradación de la tierra debido a la promoción de prácticas agrícolas insostenibles que deterioran la calidad de los suelos, comprometiendo su capacidad de funcionamiento y de prestación de servicios ecosistémicos. Las consecuencias derivadas de la degradación de la tierra son especialmente devastadoras en regiones semiáridas propensas a procesos de desertificación, donde la escasez y la irregularidad de las lluvias intensifican la degradación de los recursos naturales y el riesgo de malas cosechas, comprometiendo la sostenibilidad de estas regiones a largo plazo. Recientemente, la agricultura regenerativa (AR) ha ganado un reconocimiento cada vez mayor como solución plausible para restaurar agroecosistemas degradados de todo el mundo. La AR es un enfoque agrícola que se prevé puede revertir la degradación de la tierra, aumentar la biodiversidad, incrementar la producción y mejorar la prestación de múltiples servicios ecosistémicos mediante el seguimiento de una serie de principios y prácticas de restauración de calidad del suelo. A pesar de los prometedores beneficios de la AR, este enfoque agrícola ha sido adoptado de forma muy limitada en regiones semiáridas. Las principales razones que explican su limitada adopción son: la escasez de datos empíricos que demuestran su efectividad, la información contradictoria que ofrecen dichos datos, los enfoques verticales (top-down), la falta de inclusión, participación y toma de decisiones de las agricultoras/es en los proyectos de restauración de agroecosistemas, y la generalmente lenta respuesta de los suelos en regiones semiáridas a los cambios de manejo, lo que puede retrasar la aparición de resultados visibles y desalentar a agricultoras y agricultores a adoptar la AR. En el altiplano estepario del sureste español se inició en 2015 un proceso de restauración de ecosistemas a gran escala mediante la adopción de la AR. El altiplano estepario es una de las regiones europeas más afectadas por procesos de degradación y desertificación de la tierra, y representa una de las mayores extensiones del mundo de producción de almendras ecológicas en secano. En 2015, agricultoras y agricultores locales crearon la asociación agroecológica AlVelAl con el apoyo de la Fundación Commonland, empresas, gobiernos regionales e instituciones de investigación, y comenzaron a aplicar AR en sus fincas. Su objetivo es restaurar grandes extensiones de tierras degradadas, mejorar la productividad y la biodiversidad, aumentar la resiliencia de sus agroecosistemas al cambio climático, generar oportunidades de empleo y mejorar la cohesión social en la región en el plazo de 20 años, siguiendo el enfoque de 4 retornos de la Fundación Commonland. Sin embargo, la escasez de datos e información que respalden la efectividad de la AR, junto con la falta de ejemplos de referencia en la región y la lentitud con la que los procesos de restauración ecológica suelen ocurrir en regiones semiáridas, fueron considerados grandes obstáculos para promover la adopción de la AR en la región. ; Para abordar de manera efectiva la falta de conocimiento sobre los impactos de la AR y apoyar a la comunidad agrícola a mejorar y acelerar su adopción, son necesarios enfoques de investigación horizontales que fomenten la creación de comunidades de aprendizaje entre agricultoras/es e investigadoras/es, aunando el conocimiento local y científico para mejorar el conocimiento sobre la AR. Esta tesis presenta una investigación de monitorización y evaluación participativa (MEP) donde aplicamos una combinación de métodos sociales y ecológicos para evaluar el potencial de esta metodología de investigación en la mejora del intercambio de conocimientos entre agricultoras/es e investigadoras/es sobre la AR en el contexto del altiplano estepario. El objetivo de esta tesis es doble: por un lado, mejorar el conocimiento de los impactos de la AR y, por otro lado, evaluar la contribución de la MEP en facilitar procesos de aprendizaje social, contribuyendo a una mejor adaptación y adopción a largo plazo de la AR en el altiplano estepario en particular, y en regiones semiáridas en general. Combinar el conocimiento científico y local se vuelve un imperativo en procesos de MEP para mejorar la adopción de innovaciones agrícolas, siendo especialmente relevante en regiones semiáridas que típicamente responden lento a cambios de manejo, lo que suele dar lugar a bajas tasas de adopción de dichas innovaciones. Para ello es necesario generar sistemas de monitorización de calidad del suelo y sostenibilidad de los agroecosistemas que integren el conocimiento de agricultoras/es e investigadoras/es, y estén adaptados al contexto donde se aplican las innovaciones. ; Para facilitar la MEP de los impactos de manejos sostenibles e innovaciones agrícolas como la AR, el Capítulo 2 presenta un marco metodológico que guía la identificación y selección de indicadores técnicos y locales de calidad del suelo, conformando un sistema de monitorización para la evaluación participativa de la AR por parte de investigadoras/es y agricultoras/es. El marco metodológico incluye el desarrollo de una herramienta para la evaluación visual del suelo integrando indicadores locales de calidad de suelo para el monitoreo por parte de las agricultoras/es. El marco metodológico consta de 7 fases e incluye: Fase 1) Definición de objetivos de investigación y monitorización; Fase 2) Identificación, selección y priorización de Indicadores Técnicos de Calidad del Suelo (TISQ); Fase 3) Identificación, selección y priorización de Indicadores Locales de Calidad del Suelo (LISQ); Fase 4) Desarrollo de una herramienta de evaluación visual del suelo integrando LISQ; Fase 5) Puesta en práctica y validación de la herramienta de evaluación visual del suelo; Fase 6) Monitorización y evaluación de los impactos de los manejos implementados por parte de investigadoras/es y agricultoras/es, usando los TISQ y la herramienta de evaluación visual del suelo respectivamente y; Fase 7) Intercambio de los resultados de monitorización entre las participantes y evaluación conjunta de los impactos. Para facilitar la MEP de la AR en el altiplano estepario, se desarrolló este marco metodológico y fueron aplicadas las fases 1 a 5 a través de una serie de metodologías participativas que incluyeron una primera reunión con los miembros de la junta directiva de la asociación AlVelAl para la definición conjunta de objetivos de investigación, visitas a las fincas de las agricultoras/es participantes, el desarrollo de talleres participativos, y la realización de entrevistas formales e informales, entre otras. Las investigadoras/es participantes en la MEP identificaron, seleccionaron y priorizaron indicadores técnicos de calidad del suelo a través de una extensa revisión de literatura científica y la consulta ad-hoc a expertas/os con experiencia en monitorización y evaluación de calidad de suelos. Las agricultoras/es participantes identificaron, seleccionaron, priorizaron y validaron indicadores locales de calidad del suelo en dos talleres participativos. La herramienta de evaluación visual del suelo desarrollada conjuntamente, que denominamos Cuaderno de Campo, fue puesta en práctica y validada durante el segundo taller participativo. Los indicadores locales de calidad de suelo seleccionados por las agricultoras/es se enfocaron principalmente en la evaluación de servicios ecosistémicos de apoyo, regulación y abastecimiento, e incluyeron indicadores de regulación hidrológica, control de la erosión, fertilidad del suelo y rendimiento de los cultivos. Los indicadores técnicos de calidad del suelo seleccionados por las investigadoras/es se consistieron en propiedades fisicoquímicas y biológicas del suelo, incluyendo los indicadores: estabilidad de agregados, nutrientes del suelo, biomasa y actividad microbiana, y nutrientes foliares, y cubriendo importantes servicios ecosistémicos de apoyo. La información complementaria generada al combinar indicadores locales y técnicos de calidad de suelo permite ampliar la cobertura, viabilidad y efectividad en la MEP de los impactos de la AR, en comparación con usar de manera individual indicadores técnicos o indicadores locales. El marco metodológico desarrollado en este capítulo facilitó la identificación y selección de indicadores locales y técnicos de calidad del suelo para generar sistemas de monitorización y herramientas de evaluación visual de suelo relevantes y adaptadas a los contextos locales, lo que permite mejorar el intercambio de conocimientos y el aprendizaje mutuo entre agricultoras/es e investigadoras/es para apoyar la implementación de la AR y optimizar la provisión de servicios ecosistémicos. ; La implementación de la AR por parte de agricultoras/es generalmente ocurre de forma gradual debido a limitaciones socioeconómicas, informacionales, ambientales y políticas. Por ello, la adopción de la AR por parte de agricultoras/ es, se traduce en diferentes combinaciones de prácticas regenerativas y diversidad de manejos determinados por factores socioeconómicos, las capacidades de las agricultoras/es, las condiciones ambientales, y los resultados de restauración que se esperan conseguir. Para ayudar al diseño, adopción e implementación de las prácticas de AR más efectivas para optimizar la restauración de agroecosistemas degradados en ambientes semiáridos, el Capítulo 3 presenta la evaluación de los impactos de diferentes combinaciones de prácticas regenerativas implementadas por las agricultoras/es participantes en la MEP usando los indicadores técnicos de calidad de suelo y de rendimiento del cultivo previamente seleccionados. Este capítulo corresponde a la aplicación de la fase 6 del marco metodológico desarrollado en el capítulo 2. Este capítulo presenta la evaluación de impactos de la AR realizada durante dos años en 9 fincas, donde fueron seleccionados, junto con las agricultoras/es participantes, un campo con manejo regenerativo y un campo cercano con manejo convencional bajo laboreo frecuente (CT). Los campos bajo manejo regenerativo fueron agrupados en base a las prácticas de AR aplicadas, y se diferenciaron 4 tipos de tratamientos regenerativos: 1) laboreo reducido con abono verde (GM), 2) laboreo reducido con enmiendas orgánicas (OA), 3) laboreo reducido con abono verde y enmiendas orgánicas (GM&OA), y 4) no laboreo con cubiertas naturales permanentes y enmiendas orgánicas (NT&OA). Se evaluaron los impactos de la AR con respecto al manejo agrícola convencional comparando las propiedades físicas (densidad aparente y estabilidad agregada), químicas (pH, salinidad, N, P, K total, P disponible y cationes intercambiables) y biológicas (SOC, POC, PON, actividad microbiana) de la calidad del suelo y el estado nutricional de los almendros (N, P y K foliares). Nuestros resultados mostraron que el tratamiento GM mejoró las propiedades físicas del suelo, presentando una mayor estabilidad de agregados. Encontramos que el tratamiento OA mejoró la mayoría de las propiedades químicas y biológicas del suelo, mostrando mayores contenidos de SOC, POC, PON, N, K, P total, P disponible, cationes intercambiables y actividad microbiana. Los tratamientos regenerativos que combinaron cubiertas naturales o abonos verdes con enmiendas orgánicas (GM&OA y NT&OA) exhibieron una mayor restauración general de la calidad del suelo en comparación con los tratamientos con prácticas individuales (GM y OA). El tratamiento NT&OA destacó por presentar las mayores mejorías en la restauración de la calidad del suelo comparado con el manejo convencional. Todos los tratamientos regenerativos mantuvieron un estado nutricional de los almendros similar al manejo convencional. Concluimos que la AR tiene un gran potencial para restaurar la calidad física, química y biológica de los suelos en agroecosistemas de leñosos en el semiárido Mediterráneo sin comprometer el estado nutricional de los cultivos. Es de esperar que los manejos que incluyen múltiples prácticas regenerativas sean más efectivos en la restauración de la calidad del suelo que los manejos con prácticas regenerativas individuales. ; Paralelamente a la evaluación de los impactos de la AR por parte de las investigadoras/es, las agricultoras/es evaluaron los impactos de la AR en sus fincas, utilizando la herramienta de evaluación visual del suelo (Cuaderno de campo), desarrollada conjuntamente en los talleres participativos. El Capítulo 4 presenta los resultados de la evaluación de los impactos de la AR por parte de las agricultoras/es. También presenta las observaciones y la evaluación por parte las/los agricultores, realizadas en el tercer año desde el inicio de la MEP, sobre el proceso de evaluación visual del suelo usando el Cuaderno de Campo, así como sobre el impacto de la MEP en facilitar procesos de participación y aprendizaje en las agricultoras/es participantes. Este capítulo corresponde a la aplicación de las fases 6 y 7 del marco metodológico desarrollado en el Capítulo 2. La monitorización por parte las agricultoras/es mostró que la AR tiene potencial para restaurar agroecosistemas degradados en el semiárido Mediterráneo, aunque las mejoras observadas sobre la calidad del suelo fueron relativamente pequeñas con respecto al manejo convencional, siendo necesario más tiempo y mayores esfuerzos para alcanzar los objetivos de restauración deseados. Las pequeñas mejoras en la calidad del suelo documentadas por las agricultoras/es fueron complementarias a los hallazgos obtenidos por las investigadoras/es usando indicadores técnicos de calidad de suelo. Las agricultoras/es destacaron la MEP como un proceso de aprendizaje que les ayudó a ver sus suelos y sus esfuerzos de restauración de manera diferente, y que facilitó la creación de relaciones de apoyo y el desarrollo de habilidades en ellas/os, los cuales son requisitos fundamentales para fomentar la eficiencia y la adopción de innovaciones agrícolas. Las agricultoras/es confirmaron que la generación de espacios que favorecen el intercambio de conocimientos entre agricultoras/ es, así como las experiencias agrícolas en finca (in situ), son un factor clave para fomentar la experimentación y adopción de innovaciones agrícolas por parte de la comunidad agrícola. Además, las observaciones realizadas por las participantes revelaron la necesidad de involucrar activamente a las agricultoras/es en todas las fases de diseño y toma de decisiones en el desarrollo de herramientas de evaluación visual del suelo con el fin de generar herramientas que satisfagan sus necesidades. Junto con ello, se dedujo que el apoyo del equipo investigador a las agricultoras/ es en las primeras implementaciones de dichas herramientas puede contribuir a mejorar su adopción, facilitando que las usuarias/os consigan los objetivos de restauración deseados. Asimismo, la evaluación del Cuaderno de Campo por parte de las agricultoras/es indicó la necesidad de reforzar la utilidad multipropósito y los beneficios potenciales de registrar de forma sistematizada y colectiva los progresos de restauración, con el fin de aumentar la adopción de estas herramientas por parte de las usuarias/os a las que van dirigidas. La evaluación de la MEP por parte de las agricultoras/es refuerza la importancia de desarrollar comunidades de aprendizaje entre agricultoras/es e investigadoras/es que proporcionen una plataforma para el intercambio de experiencias y de apoyo en el proceso de investigación, lo cual es considerado un factor crucial para favorecer el aprendizaje social y apoyar la adopción de innovaciones agrícolas a largo plazo. Este capítulo concluyó que el éxito de las investigaciones enfocadas a la restauración de agroecosistemas puede incrementar mediante la integración de fases iterativas en las que agricultoras/ es puedan evaluar y ajustar las actividades y los resultados de investigación. Los procesos de MEP, que contribuyen a mejorar el capital social, el aprendizaje social y a generar una mayor comprensión de los esfuerzos de restauración, tienen tanto valor como los propios resultados de restauración sobre el terreno. ; El aprendizaje social es considerado un prerrequisito crucial para la adopción de manejos sostenibles e innovaciones agrícolas adaptados a los diferentes contextos. El objetivo principal de desarrollar una investigación de MEP involucrando a investigadoras/es y agricultoras/es en el altiplano estepario fue permitir el aprendizaje social para lograr una mejor comprensión de los impactos de la AR y así mejorar su adopción. Aunque existen cada vez más investigaciones científicas que afirman que los procesos participativos fomentan el aprendizaje social, este concepto ha sido definido de forma muy diversa, ha sido rara vez evaluado, y ha sido abordado de manera parcial sin cubrir su dimensión cognitiva y su dimensión relacional. Establecer que un proceso participativo ha favorecido el aprendizaje social, implica demostrar que se ha generado una adquisición de conocimientos y que se ha producido un cambio en las percepciones, a nivel individual y a nivel colectivo, de las personas implicadas en el proceso, y que este cambio de percepciones ha sido generado gracias al establecimiento de relaciones sociales, de intercambio de información y experiencias. El Capítulo 5 evalúa cómo la MEP de la AR en el altiplano estepario favoreció el aprendizaje social en las agricultoras/es participantes, mejorando la comprensión de los impactos de la AR al aumentar de manera efectiva el intercambio de conocimientos entre ellas/os, con las investigadoras/es participantes, y con otras personas que forman parte de sus redes sociales. Este capítulo presenta resultados necesarios para probar si la MEP de la AR favoreció el aprendizaje social en las agriculturas/es participantes, evaluando tanto la dimensión social-cognitiva (percepciones) como la dimensión social-relacional (redes sociales) del aprendizaje social. Además, en este capítulo se discute el potencial de la MEP para favorecer la adopción de manejos sostenibles e innovaciones agrícolas a gran escala gracias a fomentar la generación de flujos de información entre las agricultoras/es participantes y la comunidad agrícola de la que forman parte. Utilizamos el mapeo cognitivo difuso (fuzzy cognitive mapping) y el análisis de redes sociales como métodos gráficos semi-cuantitativos para evaluar los cambios de percepciones y de flujos de información compartidos por las agricultoras/ es sobre la AR, antes de empezar la MEP y después de transcurridos tres años de investigación. Nuestros resultados mostraron que la MEP favoreció el aprendizaje social en las agricultoras/es participantes, quienes fortalecieron y ampliaron sus redes sociales de intercambio de información sobre AR, presentando un conocimiento más complejo, común y amplio de los impactos y beneficios de la AR. De esto modo, se demostró que la MEP genera prerrequisitos cruciales para mejorar la adopción de la AR. Este estudio fue uno de los primeros en el ámbito del manejo sostenible de recursos naturales e innovaciones agrícolas que demuestra empíricamente el favorecimiento del aprendizaje social a través de procesos de investigación participativa, proporcionando evidencias tanto en su dimensión social-cognitiva como en su dimensión social-relacional. Nuestros hallazgos tienen una gran relevancia para el diseño de procesos de MEP, como pueden ser los living labs y otras iniciativas de restauración de ecosistemas, que tengan como objetivo apoyar, fortalecer y fomentar la adopción por parte de las comunidades agrícolas de manejos sostenibles e innovaciones agrícolas adaptadas a los diferentes contextos. Las investigaciones de MEP, donde la participación democrática de las/ os participantes y las necesidades de las comunidades agrícolas son consideradas centrales en el proceso de investigación, representan una gran oportunidad para generar procesos inclusivos, atractivos, eficientes y transiciones sólidas hacia agroecosistemas sostenibles y resilientes a largo plazo. ; This research was conducted within the PhD program "Natural Resources and Sustainable Management" in the research team on Agroecology, Food Sovereignty and Commons of the University of Córdoba (Spain), and the Soil and Water Conservation Research Group of the Centre for Applied Soil Science and Biology of the Segura, of the Spanish National Research Council (CEBAS-CSIC), and supported by a PhD fellowship of La Caixa Foundation (ID100010434) (LCF/BQ/ES17/11600008) Chapter 4 - This work was supported by "la Caixa" Foundation (ID100010434) through a PhD fellowship to RLS (LCF/BQ/ES17/11600008), and by the projects DECADE (Séneca Foundation, 20917/PI/18), and XTREME (Spanish Ministry of Science and Innovation PID2019-109381RB-I00/AEI/10.13039/501100011033). Chapter 5 - This work was supported by "la Caixa" Foundation (ID100010434) through a PhD fellowship to RLS (LCF/BQ/ES17/11600008), and by the projects DECADE (Seneca Foundation, 20917/PI/18), XTREME (Ministry of Science and Innovation PID2019-109381RB-I00/AEI/10.13039/501100011033) and COASTAL (EU H2020 grant agreement N° 773782). For the Portuguese co-authors, this work was partially funded by National Funds through FCT - Foundation for Science and Technology under the Project UIDB/05183/2020. ; Chapter 2 - This chapter was published as: Luján Soto, R., Cuéllar Padilla, M., and de Vente, J. 2020. Participatory selection of soil quality indicators for monitoring the impacts of regenerative agriculture on ecosystem services. Ecosystem Services, 45, 101157. https://doi.org/10.1016/j.ecoser.2020.101157Chapter 3 - This chapter was published as: Luján Soto, R., Martínez-Mena, M., Cuéllar Padilla, M., and de Vente, J. 2021. Restoring soil quality of woody agroecosystems in Mediterranean drylands through regenerative agriculture. Agriculture, Ecosystems & Environment, 306, 107191. https://doi.org/10.1016/j.agee.2020.107191Chapter 4 - This chapter is a preprint version adapted from: Luján Soto, R., de Vente, J., and Cuéllar Padilla, M. 2021. Learning from farmers´ experiences with participatory monitoring and evaluation of regenerative agriculture based on visual soil assessment. Journal of Rural Studies (in review)Chapter 5 - This chapter is adapted and published as: Luján Soto, R., Cuéllar Padilla, M., Rivera Méndez, M., PintoCorreia, T., Boix-Fayos, C., and de Vente, J. 2021. Participatory monitoring and evaluation of regenerative agriculture to enable social learning, adoption and out-scaling. Ecology & Society. ; Peer reviewed
En mi formación de posgrado a finales de los años ochenta, teníamos cerca de treinta camas hospitalarias en un pabellón llamado "sépticas" (1). En Colombia, donde el aborto estaba totalmente penalizado, allí estaban mayoritariamente mujeres con abortos inseguros complicados. El enfoque que recibíamos era técnico: manejo de cuidados intensivos; realizar histerectomías, colostomías, resecciones intestinales, etc. En esa época algunas enfermeras eran monjas, y se limitaban a interrogar a las pacientes para que "confesaran" qué se habían hecho para abortar. Siempre me inquietó que las mujeres que salían vivas se iban sin ninguna asesoría, ni con un método anticonceptivo. Al preguntar alguna vez a uno de mis docentes me contestó con desdén: "este es un hospital de tercer nivel, esas cosas las hacen las enfermeras en primer nivel". Al ver tanto dolor y muerte, decidí hablar con las pacientes del servicio y empecé a entender sus decisiones. Recuerdo aún con tristeza tantas muertes, pero un caso en particular aún me duele: era una mujer cercana a los cincuenta años que llegó con una perforación uterina en estado de sepsis avanzada. A pesar de la cirugía y los cuidados intensivos, falleció. Alcancé a hablar con ella y me contó que era viuda, tenía dos hijos mayores y había abortado por "vergüenza con ellos", pues se iban a dar cuenta de que tenía vida sexual activa. A los pocos días de su fallecimiento, me llamó el profesor de patología, extrañado, para decirme que el útero que habíamos enviado para examen patológico no tenía embarazo. Era una mujer en estado perimenopáusico con una prueba de embarazo falsamente positiva, debido a los altos niveles de FSH/LH típicos de su edad. ¡¡¡NO ESTABA EMBARAZADA!!! No tenía menstruación porque estaba en premenopausia y una prueba falsamente positiva la llevó a un aborto inseguro. Claro, las lesiones causadas en las maniobras abortivas la llevaron al desenlace fatal, pero la real causa subyacente fue el tabú social respecto a la sexualidad. Tuve que ver muchas adolescentes y mujeres jóvenes salir del hospital vivas, pero sin útero, a veces sin ovarios y con colostomías, para ser despreciadas por una sociedad que les recriminaba el haber decidido no ser madres. Tuve que ver situaciones de mujeres que llegaban con sus intestinos protruyendo a través de sus vaginas por abortos inseguros. Vi mujeres que en su desespero se autoinfligieron lesiones tratando de abortar con elementos como palos, ramas, gajos de cebolla, barras de alumbre, ganchos, entre otros. Eran tantas las muertes que era difícil no tener por lo menos una mujer diariamente en la morgue a consecuencia de un aborto inseguro. En esa época no se abordaba la salud desde lo biopsicosocial sino solamente desde lo técnico (2); sin embargo, en las evaluaciones académicas que nos hacían, ante la pregunta de definición de salud, había que recitar el texto de la Organización Mundial de la Salud que involucraba estos tres aspectos, ¡qué contrasentido! Para dar respuesta a las necesidades de salud de las mujeres y garantizar sus derechos, cuando ya era docente, inicié el servicio de anticoncepción posevento obstétrico en ese hospital de tercer nivel. Hubo resistencia de las directivas, pero afortunadamente logré donaciones internacionales para la institución y esto facilitó su aceptación. Decidí concursar para carrera docente con el ánimo de poder sensibilizar a profesionales de la salud hacia un enfoque integral de la salud y la enfermedad. Cuando en 1994 se realizó la Conferencia Internacional de Población y Desarrollo (CIPD) en El Cairo ya llevaba varios años en la docencia, y cuando leí su Programa de Acción, encontré nombre para lo que estaba trabajando: derechos sexuales y derechos reproductivos. Empecé a incorporar en mi vida profesional y docente las herramientas que este documento me daba. Pude sensibilizar personas del Ministerio de Salud de mi país y trabajamos en conjunto recorriéndolo con un abordaje de derechos humanos en materia de salud sexual y reproductiva (SSR). Esta nueva mirada buscaba además de ser integral, dar respuesta a viejos problemas como la mortalidad materna, el embarazo en la adolescencia, la baja prevalencia anticonceptiva, el embarazo no planeado o no deseado o la violencia contra la mujer. Con otras personas sensibilizadas empezamos a permear con estos temas de SSR la Sociedad Colombiana de Obstetricia y Ginecología, algunas universidades y hospitales universitarios. Todavía seguimos dando la lucha en un país que a pesar de tantas dificultades ha mejorado muchos indicadores de SSR. Con la experiencia de haber trajinado en todas las esferas con estos temas, logramos con un puñado de colegas y amigas de la Universidad El Bosque crear la Maestría en Salud Sexual y Reproductiva, abierta a todas las profesiones, en la que rompimos varios paradigmas. Se inició un programa en el que la investigación cualitativa y cuantitativa tenían el mismo peso y algunos de los egresados del programa están ahora en posiciones de liderazgo en los entes gubernamentales e internacionales replicando modelos integrales. En la Federación Latinoamericana de Obstetricia y Ginecología (FLASOG) y en la Federación Internacional de Obstetricia y Ginecología (FIGO), pude por varios años aportar mi experiencia en los comités de SSR de esas asociaciones para beneficio de las mujeres y las niñas en los ámbitos regional y global. Cuando pienso en quienes me han inspirado en esta lucha, debo resaltar las grandes feministas que me han enseñado y acompañado en tantas batallas. No puedo mencionarlas a todas, pero he admirado la historia de vida de Margaret Sanger con su persistencia y mirada visionaria. Ella luchó durante toda su vida para ayudar a las mujeres del siglo XX para que obtuvieran el derecho a decidir si querían o no tener hijos o hijas y cuándo (3). De las feministas actuales he tenido el privilegio de compartir experiencias con Carmen Barroso, Giselle Carino, Debora Diniz y Alejandra Meglioli, lideresas de la Federación Internacional de Planificación de la Familia, Región del Hemisferio Occidental (IPPF-RHO, por su nombre en inglés). De mi país quiero resaltar a mi compatriota Florence Thomas, psicóloga, columnista, escritora y activista feminista colombo-francesa. Es una de las voces más influyentes e importantes del movimiento por los derechos de la mujer en Colombia y en la región. Arribó procedente de Francia en la década de 1960, en los años de la contracultura, los Beatles, los hippies, Simone de Beauvoir y Jean-Paul Sartre, época en la que se empezó a criticar el capitalismo y la cultura del consumo (4). Fue entonces cuando se comenzó a hablar del cuerpo femenino, la sexualidad femenina y cuando llegó la píldora anticonceptiva como una revolución total para las mujeres. A su llegada en 1967, ella experimentó un choque porque acababa de asistir a toda una revolución y solo encontró un país de madres, no de mujeres (5). Ese era el único destino de una mujer, ser callada y sumisa. Entonces se dio cuenta de que no se podía seguir así, hablando de "vanguardias revolucionarias" en un ambiente tan patriarcal. En 1986 con las olas del feminismo norteamericano y europeo, y con su equipo académico crearon el grupo Mujer y Sociedad de la Universidad Nacional de Colombia, semillero de grandes iniciativas y logros para el país (6). Ella ha liderado grandes cambios con su valentía, la fuerza de sus argumentos, y un discurso apasionado y agradable a la vez. Dentro de sus múltiples libros resalto Conversaciones con Violeta (7), motivado por el desdén hacia el feminismo de algunas mujeres jóvenes. Lo escribe a manera de diálogo con una hija imaginaria en el que, de una manera íntima, reconstruye la historia de las mujeres a través de los siglos y da nuevas luces sobre el papel fundamental del feminismo en la vida de la mujer moderna. Otro libro muestra de su valentía es Había que decirlo (8), en el que narra la experiencia de su propio aborto a sus 22 años en la Francia de los años sesenta. Mi experiencia de trabajo en la IPPF-RHO me ha permitido conocer líderes y lideresas de todas las edades en diversos países de la región, quienes con gran mística y dedicación, de manera voluntaria, trabajan por lograr una sociedad más equitativa y justa. Particularmente me ha impresionado la apropiación del concepto de derechos sexuales y reproductivos por parte de las personas más jóvenes, y esto me ha dado gran esperanza en el futuro del planeta. Seguimos con una agenda incompleta del Plan de acción de la CIPD de El Cairo, pero ver cómo la juventud enfrenta con valentía los retos, me motiva a seguir adelante y aportar mis años de experiencia en un trabajo intergeneracional. La IPPF-RHO evidencia un gran compromiso por los derechos y la SSR de adolescentes en sus políticas y programas, que son consistentes con lo que la Organización promueve; por ejemplo, el 20% de los puestos de toma de decisión están en manos de jóvenes. Las organizaciones miembros, que basan su labor en el voluntariado, son verdaderas incubadoras de jóvenes que harán ese recambio generacional inexpugnable y necesario. A diferencia de lo que nos tocó a muchos de nosotros, trabajar en esta complicada agenda de salud sexual y reproductiva sin bases teóricas, hoy vemos personas comprometidas y con una sólida formación para reemplazarnos. En la Facultad de Medicina de la Universidad Nacional de Colombia y en la Facultad de Enfermería de la Universidad El Bosque, las nuevas generaciones están más motivadas y empoderadas, con grandes deseos de cambiar las rígidas estructuras subyacentes. Nuestra gran preocupación son los embates de ultraderecha que soportan grupos antiderechos, muchas veces mejor organizados que nosotros, que sí apoyamos los derechos y somos verdaderos provida (9). Ante este escenario, debemos organizarnos mejor y seguir dando batallas para garantizar los derechos de las mujeres en el ámbito local, regional y global, aunando esfuerzos de todas las organizaciones proderechos. Estamos ahora comprometidos con los Objetivos de Desarrollo Sostenible (10), entendidos como aquellos que satisfacen las necesidades de la generación presente sin comprometer la capacidad de las generaciones futuras para satisfacer sus propias necesidades. Esta nueva agenda se basa en: - El trabajo no finalizado de los Objetivos de Desarrollo del Milenio - Los compromisos pendientes (convenciones ambientales internacionales) - Los temas emergentes en las tres dimensiones del desarrollo sostenible: social, económica y ambiental. Tenemos ahora 17 Objetivos de Desarrollo Sostenible y 169 metas (11). Entre estos objetivos se menciona en varias ocasiones el "acceso universal a la salud reproductiva". En el Objetivo 3 de esa lista se incluye garantizar, de aquí al año 2030, "el acceso universal a los servicios de salud sexual y reproductiva, incluidos los de planificación familiar, información y educación". De igual manera, el Objetivo 5, "Lograr la igualdad de género y empoderar a todas las mujeres y las niñas", establece que se deberá "asegurar el acceso universal a la salud sexual y reproductiva y los derechos reproductivos según lo acordado de conformidad con el Programa de Acción de la Conferencia Internacional sobre la Población y el Desarrollo, la Plataforma de Acción de Beijing". No se puede olvidar que el término acceso universal a la salud sexual y reproductiva incluye el acceso universal al aborto y la anticoncepción. Actualmente 830 mujeres mueren cada día por causas maternas prevenibles; de estos decesos, el 99% ocurre en países en desarrollo, más de la mitad en entornos frágiles y en contextos humanitarios (12). 216 millones de mujeres no pueden acceder a métodos de anticoncepción moderna y la mayoría vive en los nueve países más pobres del mundo y en un ambiente cultural propio de la década de los sesenta (13). Este número solo incluye las mujeres de 15 a 49 años en cualquier tipo de unión, es decir el número total es mucho mayor. Cumplir con los objetivos marcados supondría prevenir 67 millones de embarazos no deseados y reducir a un tercio las muertes maternas. Actualmente tenemos una alta demanda insatisfecha de anticoncepción moderna, con un bajísimo uso de los métodos de larga duración reversible (dispositivos intrauterinos e implantes subdérmicos) que son los más efectivos y de mayor adherencia (14). No hay uno solo de los 17 Objetivos de Desarrollo Sostenible donde la anticoncepción no tenga un papel preponderante: desde el primero que se refiere al fin de la pobreza, pasando por el quinto de igualdad de género, el décimo de reducción de la desigualdad, entre los países y en el mismo país, hasta el decimosexto relacionado con paz y justicia. Si queremos cambiar el mundo, debemos procurar acceso universal a la anticoncepción sin mitos ni barreras. Tenemos la obligación moral de lograr la erradicación de la pobreza extrema y avanzar en la construcción de sociedades más igualitarias, justas y felices. En anticoncepción de urgencia (AU), estamos muy lejos de alcanzar lo que esperamos. Si en métodos de larga duración reversible tenemos una baja prevalencia, en la AU la situación empeora. No en todas las facultades de medicina de la región se aborda este tema, y donde sí se hace, no hay homogeneidad de contenidos, ni siquiera dentro del mismo país. Hay aún mitos sobre su verdadero mecanismo de acción. Hay países como Honduras donde está prohibida y no hay un medicamento dedicado, como tampoco lo hay en Haití. Donde está disponible el acceso es ínfimo, particularmente entre las niñas, adolescentes, jóvenes, migrantes, afrodescendientes e indígenas. Hay que derrumbar las múltiples barreras para el uso eficaz de la anticoncepción de emergencia, y para eso necesitamos trabajar en romper mitos y percepciones erróneas, tabúes y normas culturales; lograr cambios en las leyes y normas restrictivas de los países; lograr acceso sin barreras a la AU; trabajar intersectorialmente; capacitar al personal de salud y la comunidad. Es necesario transformar la actitud del personal de salud en una de servicio por encima de sus propias opiniones. Reflexionando acerca de lo que ha pasado después de la CIPD realizada en El Cairo, su Programa de Acción cambió cómo miramos las dinámicas de población de un énfasis en la demografía a un enfoque en los derechos humanos y las personas. Los gobiernos acordaron que, en este nuevo enfoque, el éxito era el empoderamiento de las mujeres y la posibilidad de elegir a través de expandir el acceso a la educación, la salud, los servicios y el empleo, entre otros. Sin embargo, ha habido avances desiguales y persiste la inequidad en nuestra región, no se cumplieron todas las metas, los derechos sexuales y reproductivos continúan fuera del alcance de muchas mujeres (15). Aún queda un largo camino para recorrer, hasta que mujeres y niñas del mundo puedan reclamar sus derechos y la libertad de decidir. Globalmente la mortalidad materna se ha reducido, hay mayor asistencia calificada del parto, mayor prevalencia anticonceptiva, la educación integral en sexualidad y el acceso a servicios de SSR para adolescentes ya son derechos reconocidos y con grandes avances, además ha habido ganancias concretas en materia de marcos legales más favorables en particular en nuestra región; sin embargo, si bien las condiciones de acceso han mejorado, las legislaciones restrictivas de la región exponen a las mujeres más vulnerables a abortos inseguros. Hay aún grandes desafíos para que los gobiernos reconozcan la SSR y los DSR como parte integral de los sistemas de salud, existe una amplia agenda contra las mujeres. En ese sentido, el acceso a SSR está bajo amenaza y opresión, se requiere movilización intersectorial y litigios estratégicos, investigación y apoyo a los derechos de las mujeres como agenda intersectorial. Hacia adelante hay que esforzarnos más en el trabajo con jóvenes, para avanzar no solo en el Programa de Acción de la CIPD, sino en todos los movimientos sociales. Son uno de los grupos más vulnerables, y de los mayores catalizadores para el cambio. La población joven aún enfrentan muchos desafíos, especialmente las mujeres y niñas; las jóvenes están especialmente en alto riesgo debido a la falta de servicios y salud sexual y reproductiva amigables y confidenciales, la presencia de violencia basada en género y la falta de acceso a los servicios. Además hay que mejorar el acceso al aborto; es responsabilidad de los estados garantizar la calidad y seguridad en el acceso. Aún en nuestra región existen países con marcos totalmente restrictivos. Las nuevas tecnologías facilitan el autocuidado (16), lo que permitirá ampliar el acceso universal, pero los gobiernos no pueden desvincularse de su responsabilidad. El autocuidado se está expandiendo en el mundo y puede ser estratégico para llegar a las poblaciones más vulnerables. Hay nuevos desafíos para los mismos problemas, que requieren una reinterpretación de las medidas necesarias para garantizar los DSR de todas las personas, en particular mujeres, niñas y en general las poblaciones marginadas y vulnerables. Es necesario tener en cuenta aspectos como las migraciones, el cambio climático, el impacto de medios digitales, el resurgimiento de discursos de odio, la opresión, la violencia, la xenofobia, la homo/transfobia y otros problemas emergentes, pues la SSR debe verse en un marco de justicia, y no aislado. Debemos exigir rendición de cuentas a los 179 gobiernos que participaron en la CIPD hace 25 años y a los 193 países que firmaron los Objetivos de Desarrollo Sostenible. Deben reafirmarse en sus compromisos y expandir la agenda a los temas no considerados en ese momento. Nuestra región ha dado ejemplo al mundo con el Consenso de Montevideo, que se convierte en una hoja de ruta para el cumplimiento del plan de acción de la CIPD y no debe permitirnos retroceder. Este Consenso pone en el centro a las personas, en especial a las mujeres, e incluye el tema de aborto invitando a los estados a que consideren la posibilidad de legalizarlo, lo que abre la puerta para que los gobiernos de todo el mundo reconozcan que las mujeres tienen el derecho a decidir sobre la maternidad. Este Consenso es mucho más inclusivo: Considerando que las brechas en salud continúan sobresalientes en la región y las estadísticas promedio suelen ocultar los altos niveles de mortalidad materna, de infecciones de transmisión sexual, de infección por VIH/SIDA y de demanda insatisfecha de anticoncepción entre la población que vive en la pobreza y en áreas rurales, entre los pueblos indígenas y las personas afrodescendientes y grupos en condición de vulnerabilidad como mujeres, adolescentes y jóvenes y personas con discapacidad, acuerdan: 33-Promover, proteger y garantizar la salud y los derechos sexuales y los derechos reproductivos para contribuir a la plena realización de las personas y a la justicia social en una sociedad libre de toda forma de discriminación y violencia. 37-Garantizar el acceso universal a servicios de salud sexual y salud reproductiva de calidad, tomando en consideración las necesidades específicas de hombres y mujeres, adolescentes y jóvenes, personas LGBT, personas mayores y personas con discapacidad, prestando particular atención a personas en condición de vulnerabilidad y personas que viven en zonas rurales y remotas y promoviendo la participación ciudadana en el seguimiento de los compromisos. 42-Asegurar, en los casos en que el aborto es legal o está despenalizado en la legislación nacional, la existencia de servicios de aborto seguros y de calidad para las mujeres que cursan embarazos no deseados y no aceptados e instar a los demás Estados a considerar la posibilidad de modificar las leyes, normativas, estrategias y políticas públicas sobre la interrupción voluntaria del embarazo para salvaguardar la vida y la salud de mujeres adolescentes, mejorando su calidad de vida y disminuyendo el número de abortos (17). ; In my postgraduate formation during the last years of the 80's, we had close to thirty hospital beds in a pavilion called "sépticas" (1). In Colombia, where abortion was completely penalized, the pavilion was mostly filled with women with insecure, complicated abortions. The focus we received was technical: management of intensive care; performance of hysterectomies, colostomies, bowel resection, etc. In those times, some nurses were nuns and limited themselves to interrogating the patients to get them to "confess" what they had done to themselves in order to abort. It always disturbed me that the women who left alive, left without any advice or contraceptive method. Having asked a professor of mine, he responded with disdain: "This is a third level hospital, those things are done by nurses of the first level". Seeing so much pain and death, I decided to talk to patients, and I began to understand their decision. I still remember so many deaths with sadness, but one case in particular pains me: it was a woman close to being fifty who arrived with a uterine perforation in a state of advanced sepsis. Despite the surgery and the intensive care, she passed away. I had talked to her, and she told me she was a widow, had two adult kids and had aborted because of "embarrassment towards them" because they were going to find out that she had an active sexual life. A few days after her passing, the pathology professor called me, surprised, to tell me that the uterus we had sent for pathological examination showed no pregnancy. She was a woman in a perimenopausal state with a pregnancy exam that gave a false positive due to the high levels of FSH/LH typical of her age. SHE WAS NOT PREGNANT!!! She didn't have menstruation because she was premenopausal and a false positive led her to an unsafe abortion. Of course, the injuries caused in the attempted abortion caused the fatal conclusion, but the real underlying cause was the social taboo in respect to sexuality. I had to watch many adolescents and young women leave the hospital alive, but without a uterus, sometime without ovaries and with colostomies, to be looked down on by a society that blamed them for deciding to not be mothers. I had to see situation of women that arrived with their intestines protruding from their vaginas because of unsafe abortions. I saw women, who in their despair, self-inflicted injuries attempting to abort with elements such as stick, branches, onion wedges, alum bars and clothing hooks among others. Among so many deaths, it was hard not having at least one woman per day in the morgue due to an unsafe abortion. During those time, healthcare was not handled from the biopsychosocial, but only from the technical (2); nonetheless, in the academic evaluations that were performed, when asked about the definition of health, we had to recite the text from the International Organization of Health that included these three aspects. How contradictory! To give response to the health need of women and guarantee their right when I was already a professor, I began an obstetric contraceptive service in that third level hospital. There was resistance from the directors, but fortunately I was able to acquire international donations for the institution, which facilitated its acceptance. I decided to undertake a teaching career with the hope of being able to sensitize health professionals towards an integral focus of health and illness. When the International Conference of Population and Development (ICPD) was held in Cairo in 1994, I had already spent various years in teaching, and when I read their Action Program, I found a name for what I was working on: Sexual and Reproductive Rights. I began to incorporate the tools given by this document into my professional and teaching life. I was able to sensitize people at my countries Health Ministry, and we worked together moving it to an approach of human rights in areas of sexual and reproductive health (SRH). This new viewpoint, in addition to being integral, sought to give answers to old problems like maternal mortality, adolescent pregnancy, low contraceptive prevalence, unplanned or unwanted pregnancy or violence against women. With other sensitized people, we began with these SRH issues to permeate the Colombian Society of Obstetrics and Gynecology, some universities, and university hospitals. We are still fighting in a country that despite many difficulties has improved its indicators of SRH. With the experience of having labored in all sphere of these topics, we manage to create, with a handful of colleagues and friend at the Universidad El Bosque, a Master's Program in Sexual and Reproductive Health, open to all professions, in which we broke several paradigms. A program was initiated in which the qualitative and quantitative investigation had the same weight, and some alumni of the program are now in positions of leadership in governmental and international institutions, replicating integral models. In the Latin American Federation of Obstetrics and Gynecology (FLASOG, English acronym) and in the International Federation of Obstetrics and Gynecology (FIGO), I was able to apply my experience for many years in the SRH committees of these association to benefit women and girls in the regional and global environments. When I think of who has inspired me in these fights, I should highlight the great feminist who have taught me and been with me in so many fights. I cannot mention them all, but I have admired the story of the life of Margaret Sanger with her persistence and visionary outlook. She fought throughout her whole life to help the women of the 20th century to be able to obtain the right to decide when and whether or not they wanted to have children (3). Of current feminist, I have had the privilege of sharing experiences with Carmen Barroso, Giselle Carino, Debora Diniz and Alejandra Meglioli, leaders of the International Planned Parenthood Federation – Western Hemisphere Region (IPPF-RHO). From my country, I want to mention my countrywoman Florence Thomas, psychologist, columnist, writer and Colombo-French feminist. She is one of the most influential and important voices in the movement for women rights in Colombia and the region. She arrived from France in the 1960's, in the years of counterculture, the Beatles, hippies, Simone de Beauvoir, and Jean-Paul Sartre, a time in which capitalism and consumer culture began to be criticized (4). It was then when they began to talk about the female body, female sexuality and when the contraceptive pill arrived like a total revolution for women. Upon its arrival in 1967, she experimented a shock because she had just assisted in a revolution and only found a country of mothers, not women (5). That was the only destiny for a woman, to be quiet and submissive. Then she realized that this could not continue, speaking of "revolutionary vanguards" in such a patriarchal environment. In 1986 with the North American and European feminism waves and with her academic team, they created the group "Mujer y Sociedad de la Universidad Nacional de Colombia", incubator of great initiatives and achievements for the country (6). She has led great changes with her courage, the strength of her arguments, and a simultaneously passionate and agreeable discourse. Among her multiple books, I highlight "Conversaciones con Violeta" (7), motivated by the disdain towards feminism of some young women. She writes it as a dialogue with an imaginary daughter in which, in an intimate manner, she reconstructs the history of women throughout the centuries and gives new light of the fundamental role of feminism in the life of modern women. Another book that shows her bravery is "Había que decirlo" (8), in which she narrates the experience of her own abortion at age twenty-two in sixty's France. My work experience in the IPPF-RHO has allowed me to meet leaders of all ages in diverse countries of the region, who with great mysticism and dedication, voluntarily, work to achieve a more equal and just society. I have been particularly impressed by the appropriation of the concept of sexual and reproductive rights by young people, and this has given me great hope for the future of the planet. We continue to have an incomplete agenda of the action plan of the ICPD of Cairo but seeing how the youth bravely confront the challenges motivates me to continue ahead and give my years of experience in an intergenerational work. In their policies and programs, the IPPF-RHO evidences great commitment for the rights and the SRH of adolescent, that are consistent with what the organization promotes, for example, 20% of the places for decision making are in hands of the young. Member organizations, that base their labor on volunteers, are true incubators of youth that will make that unassailable and necessary change of generations. In contrast to what many of us experienced, working in this complicated agenda of sexual and reproductive health without theoretical bases, today we see committed people with a solid formation to replace us. In the college of medicine at the Universidad Nacional de Colombia and the College of Nursing at the Universidad El Bosque, the new generations are more motivated and empowered, with great desire to change the strict underlying structures. Our great worry is the onslaught of the ultra-right, a lot of times better organized than us who do support rights, that supports anti-rights group and are truly pro-life (9). Faced with this scenario, we should organize ourselves better, giving battle to guarantee the rights of women in the local, regional, and global level, aggregating the efforts of all pro-right organizations. We are now committed to the Objectives of Sustainable Development (10), understood as those that satisfy the necessities of the current generation without jeopardizing the capacity of future generations to satisfy their own necessities. This new agenda is based on: - The unfinished work of the Millennium Development Goals - Pending commitments (international environmental conventions) - The emergent topics of the three dimensions of sustainable development: social, economic, and environmental. We now have 17 objectives of sustainable development and 169 goals (11). These goals mention "universal access to reproductive health" many times. In objective 3 of this list is included guaranteeing, before the year 2030, "universal access to sexual and reproductive health services, including those of family planning, information, and education." Likewise, objective 5, "obtain gender equality and empower all women and girls", establishes the goal of "assuring the universal access to sexual and reproductive health and reproductive rights in conformity with the action program of the International Conference on Population and Development, the Action Platform of Beijing". It cannot be forgotten that the term universal access to sexual and reproductive health includes universal access to abortion and contraception. Currently, 830 women die every day through preventable maternal causes; of these deaths, 99% occur in developing countries, more than half in fragile environments and in humanitarian contexts (12). 216 million women cannot access modern contraception methods and the majority live in the nine poorest countries in the world and in a cultural environment proper to the decades of the seventies (13). This number only includes women from 15 to 49 years in any marital state, that is to say, the number that takes all women into account is much greater. Achieving the proposed objectives would entail preventing 67 million unwanted pregnancies and reducing maternal deaths by two thirds. We currently have a high, unsatisfied demand for modern contraceptives, with extremely low use of reversible, long term methods (intrauterine devices and subdermal implants) which are the most effect ones with best adherence (14). There is not a single objective among the 17 Objectives of Sustainable Development where contraception does not have a prominent role: from the first one that refers to ending poverty, going through the fifth one about gender equality, the tenth of inequality reduction among countries and within the same country, until the sixteenth related with peace and justice. If we want to change the world, we should procure universal access to contraception without myths or barriers. We have the moral obligation of achieving the irradiation of extreme poverty and advancing the construction of more equal, just, and happy societies. In emergency contraception (EC), we are very far from reaching expectations. If in reversible, long-term methods we have low prevalence, in EC the situation gets worse. Not all faculties in the region look at this topic, and where it is looked at, there is no homogeneity in content, not even within the same country. There are still myths about their real action mechanisms. There are countries, like Honduras, where it is prohibited and there is no specific medicine, the same case as in Haiti. Where it is available, access is dismal, particularly among girls, adolescents, youth, migrants, afro-descendent, and indigenous. The multiple barriers for the effective use of emergency contraceptives must be knocked down, and to work toward that we have to destroy myths and erroneous perceptions, taboos and cultural norms; achieve changes in laws and restrictive rules within countries, achieve access without barriers to the EC; work in union with other sectors; train health personnel and the community. It is necessary to transform the attitude of health personal to a service above personal opinion. Reflecting on what has occurred after the ICPD in Cairo, their Action Program changed how we look at the dynamics of population from an emphasis on demographics to a focus on the people and human rights. The governments agreed that, in this new focus, success was the empowerment of women and the possibility of choice through expanded access to education, health, services, and employment among others. Nonetheless, there have been unequal advances and inequality persists in our region, all the goals were not met, the sexual and reproductive goals continue beyond the reach of many women (15). There is a long road ahead until women and girls of the world can claim their rights and liberty of deciding. Globally, maternal deaths have been reduced, there is more qualified assistance of births, more contraception prevalence, integral sexuality education, and access to SRH services for adolescents are now recognized rights with great advances, and additionally there have been concrete gains in terms of more favorable legal frameworks, particularly in our region; nonetheless, although it's true that the access condition have improved, the restrictive laws of the region expose the most vulnerable women to insecure abortions. There are great challenges for governments to recognize SRH and the DSR as integral parts of health systems, there is an ample agenda against women. In that sense, access to SRH is threatened and oppressed, it requires multi-sector mobilization and litigation strategies, investigation and support for the support of women's rights as a multi-sector agenda. Looking forward, we must make an effort to work more with youth to advance not only the Action Program of the ICPD, but also all social movements. They are one of the most vulnerable groups, and the biggest catalyzers for change. The young population still faces many challenges, especially women and girls; young girls are in particularly high risk due to lack of friendly and confidential services related with sexual and reproductive health, gender violence, and lack of access to services. In addition, access to abortion must be improved; it is the responsibility of states to guarantee the quality and security of this access. In our region there still exist countries with completely restrictive frameworks. New technologies facilitate self-care (16), which will allow expansion of universal access, but governments cannot detach themselves from their responsibility. Self-care is expanding in the world and can be strategic for reaching the most vulnerable populations. There are new challenges for the same problems, that require a re-interpretation of the measures necessary to guaranty the DSR of all people, in particular women, girls, and in general, marginalized and vulnerable populations. It is necessary to take into account migrations, climate change, the impact of digital media, the resurgence of hate discourse, oppression, violence, xenophobia, homo/transphobia, and other emergent problems, as SRH should be seen within a framework of justice, not isolated. We should demand accountability of the 179 governments that participate in the ICPD 25 years ago and the 193 countries that signed the Sustainable Development Objectives. They should reaffirm their commitments and expand their agenda to topics not considered at that time. Our region has given the world an example with the Agreement of Montevideo, that becomes a blueprint for achieving the action plan of the CIPD and we should not allow retreat. This agreement puts people at the center, especially women, and includes the topic of abortion, inviting the state to consider the possibility of legalizing it, which opens the doors for all governments of the world to recognize that women have the right to choose on maternity. This agreement is much more inclusive: Considering that the gaps in health continue to abound in the region and the average statistics hide the high levels of maternal mortality, of sexually transmitted diseases, of infection by HIV/AIDS, and the unsatisfied demand for contraception in the population that lives in poverty and rural areas, among indigenous communities, and afro-descendants and groups in conditions of vulnerability like women, adolescents and incapacitated people, it is agreed: 33- To promote, protect, and guarantee the health and the sexual and reproductive rights that contribute to the complete fulfillment of people and social justice in a society free of any form of discrimination and violence. 37- Guarantee universal access to quality sexual and reproductive health services, taking into consideration the specific needs of men and women, adolescents and young, LGBT people, older people and people with incapacity, paying particular attention to people in a condition of vulnerability and people who live in rural and remote zone, promoting citizen participation in the completing of these commitments. 42- To guarantee, in cases in which abortion is legal or decriminalized in the national legislation, the existence of safe and quality abortion for non-desired or non-accepted pregnancies and instigate the other States to consider the possibility of modifying public laws, norms, strategies, and public policy on the voluntary interruption of pregnancy to save the life and health of pregnant adolescent women, improving their quality of life and decreasing the number of abortions (17).
Se puede pensar que esta asociación pudiera tener alguna relación biológica, pero como argumenta Pauletti (2012) no hay raíces ancestrales de esta asignación de colores a las niñas y niños. Esta autora señala que estos colores empezaron a asociarse al sexo en la Segunda Guerra Mundial, ya que antes se usaba el blanco para los bebes. La finalidad de esta imposición es establecer unas pautas, normas y estereotipos a las personas. Esta cuestión no tendría importancia si ello no conllevara una clasificación y jerarquización. Esta asignación condiciona el aspecto físico, el entorno y hasta los gustos. Y lo mismo ocurre con la música. Cuando se piensa en instrumentos o dirección de orquestas se extrapola a los varones. Si nos preguntasen por el nombre de algún compositor de música clásica, prácticamente todas las personas podrían responder como ejemplo que son Mozart, Beethoven o Falla. En cambio no mencionarían a las mujeres, como ocurre en otras artes. La invisibilidad de las mujeres en este ámbito es tan llamativa que, una de las razones para realizar esta Tesis es poner en evidencia los mecanismos que son los causantes de ese error. Los pilares básicos que sustentan este trabajo son la igualdad, el género, los derechos humanos, la música y la educación. Con los hallazgos se pretende conocer, analizar y demostrar cómo se construye la identidad del alumnado a través de la educación musical en la etapa de primaria, desde una mirada de género. Queremos "prestar nuestras gafas" para que se vea la discriminación que aún existe en la educación. De hecho la Ley Orgánica 8/2013, de 9 de diciembre, para la mejora de la calidad Educativa (LOMCE), afirma que "el nivel educativo de los ciudadanos determina su capacidad de competir con éxito en el ámbito del panorama internacional y de afrontar los desafíos que se planteen en el futuro", esto supone abrir las puertas a puestos de trabajo de alta cualificación, lo que representa una apuesta por el crecimiento económico y por un futuro mejor. Para ello se resalta el papel de materias científicas y técnicas, eliminando la obligatoriedad de cursar educación artística (plástica y música) en Educación Primaria, y música en Educación Secundaria, hecho que posibilita que un alumno o alumna termine su escolarización en España sin haber estudiado dicha materia. Otra razón para iniciar este estudio es que, como docente que soy, comparto los planteamientos de la corriente constructivista (Porlan, 1993; Díaz-Aguado y Medrano, 1994; Carretero, 2010) en la consideración de que la investigación es un factor fundamental para que las personas elaboremos y reconstruyamos nuestro conocimiento. Está claro que es fundamental mantener una perspectiva investigadora que nos permita conocer cuáles serían los nuevos conocimientos más adecuados para interaccionar en un contexto de aprendizaje y/o de formación. Pero la valoración de esta disciplina no siempre ha sido positiva, en concreto en la enseñanza básica. Murphey (1992, pp. 8-9) recoge algunas creencias del profesorado sobre el uso de la música en el terreno educativo, como son ''Los profesores no se toman la música en serio; creen que puede molestar a las clases contiguas; los estudiantes "se desmadran " y se pierde el control de la clase; los diferentes gustos musicales entre los estudiantes de un mismo grupo es un problema. " Santos (1997a) insiste también en que siguen persistiendo los prejuicios contrarios a la utilización de las canciones en el colegio, ya que se considera una pérdida de tiempo, una distracción del currículum a seguir, además de una falta de rigor y seriedad académica. Partiendo de la afirmación ya conocida de que "la educación, bien entendida, no es tan solo una preparación para la vida; es, en sí misma, una manifestación permanente y armoniosa de la vida" (Willems, 1984, pp. 13-14). Nos planteamos que esta idea debería extenderse a todo estudio artístico y particularmente para la educación musical, que apela, como afirma Willems (1984, pp. 13-14) "a la mayoría de las facultades del ser humano ". El desarrollo de estas capacidades y cualidades en los niños y niñas va a depender de los ambientes sociales a los que están expuestos: la familia, la escuela y la sociedad en general. En particular, la familia es el primer ambiente en el que pasamos los primeros años de nuestra vida, y precisamente es en éste, dónde reside la base de la educación musical. En ella se adquieren las habilidades sociales que permitirán desarrollar la autonomía, ya que "e/ modo como están siendo educados puede contribuir para que lleguen a ser más completos o, por otro lado, para limitar sus iniciativas y sus aspiraciones" (Finco, 2010, p. 59). Por lo tanto, será la familia la primera forma natural de preparación, transmitiéndoles, por medio del canto y juegos, la sensibilidad por la música. Luego está la escuela que complementa la formación en valores que el discente recibe en su hogar, máxime cuando existen en el entorno deficiencias en esta formación (García, 2005). Incluso desde "las ropas rosas y azules y los pendientes que 'adornan ' las orejas de las niñas, son claros indicios de que el desarrollo de los roles de género comienza muy tempranamente" (Gómez Bueno, 2001, p. 56). El segundo agente es la escuela. El colegio tiene un importante papel socializador, transmisor de valores, normas, hábitos de comportamiento., que facilitan la convivencia entre las personas. Tiene una serie de funciones, las cuales podríamos resumir en tres: preparar al sujeto para su futuro profesional, educar a las personas moral y socialmente, y dar una cultura personal. El ambiente social y público de las instituciones educativas, posibilita una educación colectiva, lo que propicia al niño o niña diferentes experiencias por medio de la convivencia con las diferencias de sexo, edad, etnia, religión, entre otras (Faria y Finco, 2011). Dentro de la función socializadora que tiene el colegio, es destacable "el papel de las personas que intervienen en él, las relaciones de poder, usos del lenguaje, estereotipos de género, estrategias de enseñanza y pertinencia de sus contenidos, y evaluación en la escuela" (Chavez, 2006, p. 18). Imbemón (2002, p. 17) considera que "la educación por sí sola no puede introducir los cambios necesarios en las sociedades pero sí puede actuar como instrumento fundamental para promover cambios en la misma. Es precisamente en estos tres ambientes, donde se mueve este trabajo de investigación que se presenta como Tesis Doctoral, puesto que la música se aprende desde la familia, ya que forma parte de la cultura de un lugar, y se vivencia en la escuela y la sociedad. La finalidad de este trabajo de investigación tiene una doble vertiente, por un lado valorar y demostrar que la música es un potente agente transmisor de conocimientos, no solamente musicales, sino también de valores, costumbres, creencias, estereotipos., que influyen en el desarrollo de la identidad de las personas. Por otro lado, resaltar la importante labor de la música en el proceso educativo del alumnado, ya que a través de ella se desarrollan capacidades, habilidades, destrezas. básicas para la vida de nuestro alumnado. El interés por este tema, parte del año 2008, ya que me inicié en esta temática con el trabajo de investigación titulado "Análisis de la transmisión de los estereotipos de género en el cancionero de Huelva como recurso educativo" realizado para el programa de doctorado "La Educación en la sociedad multicultural" (Bienio 2006/08). Para el desarrollo de dicho trabajo, se tomó como referencia el Cancionero infantil de la provincia de Huelva, realizado por Francisco José García Gallardo y Herminia Arredondo Pérez (1995), investigadores y docentes de la Facultad de Ciencias de la Educación de esa provincia andaluza. Las conclusiones de dicha investigación fueron la génesis de esta tesis doctoral, pues como se verá más adelante en el apartado "Conclusiones Finales", se siguen manteniendo los estereotipos en los recursos utilizados en las clases de música. En los primeros pasos para profundizar en esta temática, se puso de manifiesto los pocos estudios realizados en nuestro contexto sobre este tópico. Precisamente éste fue uno de los motivos que profesionalmente como docente, me generó curiosidad y fue decisivo para iniciar el estudio de investigación Como se ha mencionado anteriormente, tras una primera labor de búsqueda de documentación e investigaciones al respecto, encontramos que existen trabajos sobre el desarrollo de la identidad en la infancia como Phinney & Ong, 2007; Smith, 1995 y 2002; Pnevmatikos, Geka y Divane, 2010; y Markus, 2008; Al mismo tiempo, constan numerosos trabajos de investigaciones sobre transmisión de estereotipos de género a través de diversas asignaturas (como lenguaje, matemáticas, ciencias sociales, naturales, educación física. e incluso en la formación del profesorado que las imparte) como Márquez Guerrero, 2013; Álvarez, 1990; Torre, 2002; Velasco Marugán, 2012; Torres, G., y Arjona, 1988; Martínez Scott, 2012; Marco López, 1991; Lomas, 2004; Lozano Domingo, 1995; Díaz De Greñu, 2010; entre otros. Sin embargo, a la hora de abordar la educación musical como trasmisora de estereotipos a través de los recursos utilizados en las clases de música, existen muy pocas investigaciones al respecto. Con esta Tesis Doctoral, se pretende demostrar que en los recursos utilizados en clase, en este caso uno de los más empleados, como son los libros de texto de la asignatura de música en un centro educativo concreto, se transfieren conocimientos, hábitos, creencias., en definitiva, las concepciones existentes en una cultura andró céntrica, incluyendo los prejuicios. Se pretende poner de manifiesto el poder de este medio, ya que la educación es sonido e imagen; es decir, se transmite lo que se escucha y se ve, pero en la música, más concretamente, está acentuada esta relación por su incidencia en el desarrollo de las personas. Concretamente nos centramos en la influencia y efectos de la educación musical en la conformación de la identidad de género y en concreto en la transmisión de los estereotipos que se divulgan en los libros de texto de música. Para ello, se ha elegido un colegio onubense, el CEIP Aurora Moreno, ubicado en la localidad Gibraleón (Huelva). El planteamiento de este trabajo en el estudio de los libros texto es porque (desgraciadamente) en la educación en general, y la musical en particular, es el recurso más extendido a la hora de impartir las clases, limitando enormemente las actividades, tareas y ejercicios, ya que "todo está planificado" por las editoriales, ofreciendo hasta las respuestas estandarizadas que cada alumna o alumno debería dar, y no solo eso, sino las imágenes y textos que contienen, están encasillados en unas creencias, valores, pensamientos, actitudes. que poco a poco van influenciando la identidad de nuestras niñas y niños. Este poder educativo en la construcción del género, lo tiene incluso en la música actual, ya que se representan patrones de comportamiento que se asumen como normales y que, aun en la actualidad, ni se cuestionan. Podemos poner como ejemplo de esto la canción titulada "Mujer Florero" de Ella baila sola. Los fenómenos educativos no son de carácter meramente técnico. Son, más bien, de naturaleza moral y política. La actividad educativa está impregnada de contenidos morales. La responsabilidad que tenemos como profesionales del proceso educativo -en política, gestión, docencia.- es tener un control democrático externo de las acciones que se llevan a cabo y, también, un control interno nacido de las exigencias y necesidades de los protagonistas (Kelley y Beauchesne, 2001). Por eso, "no podemos ignorar o desatender que las escuelas están altamente implicadas en la educación, regulación, control y corrección de las expresiones sexuales y de género de niños y niñas, y que esas prácticas son indisociables de la producción simultánea de ordenamientos y jerarquías que legitiman y autorizan situaciones de exclusión, marginación, subordinación y violencia entre las identidades sexuales y de género, lo que posee una trascendencia política imposible de ignorar, por lo que urge avanzar en la inserción y discusión del tema en la formación de los y las profesionales de la educación" (Quaresma da Silva, Fanfa Sarmentó & Fossatti, 2012, p. 17). Los estereotipos de género que se muestran en muchas ocasiones en los libros de texto, canciones populares o tradicionales, videojuegos., encasillan a las mujeres en las "perfectas amas de casa y esposas", amables, dóciles, frágiles y, en definitiva, sin voluntad propia ni identidad o autonomía, dependientes siempre de un hombre para sentirse realizadas. Todo esto pertenece en educación al llamado currículum oculto. Se puede definir el currículum oculto como el conjunto de normas, costumbres, creencias, lenguajes y símbolos que se manifiestan en la estructura y el funcionamiento de una institución, constituyendo una fuente de aprendizajes para todas las personas que integran la organización (Santos Guerra, 2002). Los aprendizajes que se derivan del currículo oculto no solo afectan al alumnado sino también a los docentes. A partir del currículo oculto se asimilan significados a través de las prácticas que se realizan, de los discursos que se utilizan, de los textos que se leen (Santos, 2002). El androcentrismo tiene acciones muy poderosas y, en el ámbito musical más concretamente, han tratado de desvalorizar todo lo que hacen las mujeres. Estas acciones sumadas a la invisibilidad de las mujeres en la música, contribuye a desarrollar este papel secundario de ellas en esta materia de conocimiento. Por una parte se consigue infravalorar a la música realizada por mujeres, ya que carece de valor o importancia y, es por ello considerada una actividad propia de ellas, mientras que cuando hacen una aportación importante se destaca si son hombres. Como se plantea al inicio de este apartado todas y todos hemos oído hablar de Mozart o Beethoven, pero apenas se conoce la producción y el papel que han desempeñado en la vida de sus familiares mujeres como Fanny Mendelssohn (hermana de Félix), Clara Schumann (mujer de Robert), Alma Malher (mujer de Gustav) o Nanerl Mozart (hermana de Wolfgang Amadeus). Estas cuestiones son, muchas veces, olvidadas por el profesorado a la hora de seleccionar los libros de texto y quien tiene la responsabilidad en las editoriales, mostrando las concepciones y creencias arcaicas de una sociedad patriarcal, dominada por los hombres, que en algunas cuestiones es diferente en nuestros días, estando, por tanto, fuera de contexto. Con los hallazgos de este estudio se obtienen pruebas que resaltan la importancia que tiene el papel femenino dentro de la música y su efecto en la educación de las personas, en la línea que plantea una corriente actual del postmodemismo como es la musicología feminista. Esta rama de la musicología reivindica la figura de las féminas como eje central para evitar la discriminación de las mujeres no sólo como contenido, sino también como objeto. Para llevarlo a cabo, planteamos esta investigación cuya estructura se presenta a continuación: Para iniciar la fundamentación teórica de este trabajo, iniciamos una presentación de aspectos básicos que aportan la aclaración de los conceptos básicos que van a permitir la comprensión del mismo. Se parte de la idea de que la música es potente medio de comunicación, en muchas ocasiones objetivo y en otras subjetivo, otorgándole así una gran importancia como transmisor de ideas, creencias, valores, sentimientos. En primer lugar, se presenta la música como lenguaje, con sus elementos constitutivos, pues es una faceta poco conocida. También describimos lo inmensamente relacionada que está con la palabra, pues, muchos musicólogos coinciden en asignarle un origen común con el lenguaje oral. Como expresa Bernabé Villodre (2012, p. 107), "la música es una manifestación artística, es un medio de expresión de ideas, de emociones, de vivencias de una sociedad. El arte musical combina sus elementos propios de tal forma que acerca al oyente a la cultura del pueblo que la ha producido y a las emociones humanas. Por todo esto, podemos considerarla como una base para el establecimiento del diálogo intercultural, como una herramienta más de trabajo de la ínterculturalidad". La educación artística y, más concretamente la musical, ayuda a una transmisión de creencias, normas. ya que "en la música se enseñan valores y con la música se aprende a elegir valores" (Touriñán y Longueira, 2010, p. 160). Posteriormente, presentamos a la música como una fuente de expresión, e incluso haremos un recorrido cronológico del desarrollo expresivo de los niños y niñas a través de la misma. Además, se explicará con más detenimiento los tres tipos de expresión musical: vocal, instrumental y corporal. "El proceso de creación de la música puede contribuir a la apreciación de la diversidad cultural y al respeto de la libertad de expresión; de ahí, la importancia de la música como medio de comunicación entre culturas y, por extensión, la importancia de la educación por la música. Sin embargo, debe señalarse que no sólo la práctica musical en el ámbito formal puede favorecer la adquisición de la denominada competencia inter cultural" (García, Escarbajal de Haro y Escarbajal Frutos, 2007, p. 26). Posteriormente, se explica cómo el estudio de la música a lo largo de las distintas sociedades ha dado lugar a una ciencia llamada sociología. Se desarrolla una aproximación cronológica de la génesis de esta ciencia, así como de los distintos intelectuales importantes en el desarrollo de la misma. "Partimos de la idea de que la música se ha dotado desde un principio de una carga inherente de sociabilidad, es expresión de la vida interior, expresión de los sentimientos, pero a su vez exige por parte de quienes la escuchan, receptividad y conocimiento del estilo de que se trate, además de conocimiento de la sociedad en la que se crea, ya que cada obra musical es un conjunto de signos, inventados durante la ejecución y dictados por las necesidades del contexto social. Si desligamos a la obra de la sociedad que la creó los signos musicales tendrán sentidos distintos" (Hormigos, 2012, p. 75). En la antigüedad, el sentido musical estaba asociado a actividades colectivas, donde se compartían experiencias y vivencias, es decir, el contacto del individuo con la música se producía en el directo, compartiendo la experiencia musical con otras personas y generándose, de este modo, un verdadero acontecimiento social, sin embargo en la actualidad, es habitual que olvidemos esta dimensión ya que estamos demasiado acostumbrados a escucharla en solitario (Drósser, 2012). A continuación, se presenta el desarrollo cronológico de la función social de la música, desde la prehistoria hasta la actualidad. En este apartado se explica la importancia de la misma en las distintas sociedades y los usos que se hacía o hace de ella. En el desarrollo de este punto se resalta la importancia que tenía la música en la prehistoria hasta Grecia y Roma, pues entonces, tenía un valor formativo y educativo, y como posteriormente se le dio un trato de divertimento o pasatiempo, obviando sus propiedades. "Para descifrar el mensaje que posee toda composición musical es necesario entender su estructura y la forma de la música, estructura y forma que quedan determinadas por las características de la sociedad que las crea, las hereda o las interpreta. Por tanto, el hecho musical debe entenderse como una actividad social" (Hormigos, 2012, p. 76). Además, destaca la importancia del protagonismo femenino a lo largo de la historia, pues como veremos más adelante, las mujeres somos las "grandes olvidadas" en los libros de historia de la música. Green (2001, p. 25) argumenta que "la división del trabajo musical en una esfera pública, en gran medida masculina, y una esfera privada, en gran parte femenina, es un rasgo de la historia de la música occidental, así como de muchas culturas musicales de todo el mundo ". "En la música, el sistema patriarcal no ha sido menos influyente que en otros niveles sociales. La mujeres en la música han estado siempre invisibilizadas y relegadas a un segundo plano. No debemos olvidar que la música está insertada en un determinado modelo de sociedad que la produce, transmitiendo un determinado tipo de cultura, valores e intereses estéticos que siempre han de estar en conexión con el resto de factores que conforman dicha sociedad" (Laborda, 2015, p. 168) En el siguiente apartado se aborda el valor educativo de la música, iniciándolo en los antecedentes históricos y recorriendo cronológicamente las distintas épocas hasta llegar a la ley educativa actual, LOMCE. En este apartado, se desarrolla cómo se entiende la educación actual, así como más específicamente el currículum de música. Como en este trabajo es especialmente relevante el valor educativo de la música, así como de sus aportaciones a la etapa de primaria, se realiza una revisión detallada de los métodos de enseñanza y aprendizaje con fundamentación psicológica, los cuales aseguran que la música contribuye a una formación integral del alumnado, como son los de Suzuki, 1978; Willems, 1984; Kodaly, 1974; Ward, 1964; Orff-Schulwerk, 1969; Martenot, 1993; Paynter, 1999; y Dalcroze, 1998. En la escuela es fundamental tratar, estudiar y formar al alumnado en conocimientos sobre música. Según Alonso, Pereira y Soto (2003) la música es un instrumento educativo para la expresión de valores y sentimientos, ya que a través de la educación musical, el alumnado puede participar en producciones de forma cooperativa, establecer relaciones sociales, trabajo en equipo. Herrera (2007, p. 6), considera que "desde la educación musical podemos elaborar un marco de actuación idóneo para trabajar aspectos como la libertad, autonomía personal, autoestima, honestidad, felicidad, espíritu crítico, igualdad, solidaridad, pluralismo, cooperación, amor, creatividad. ". Una vez contextualizado el marco teórico, en el segundo bloque, se fundamenta y describen los objetivos de este estudio, que pueden resumirse en el título de esta Tesis Doctoral, realizar un análisis de la construcción de la identidad desde una perspectiva de género a través de la educación musical en la etapa de primaria. Para ello, se analizan los libros de texto de música desde una perspectiva de género; se realiza un análisis de los personajes que aparecen en los libros; se describe el rol social que desempeñan hombres y mujeres presentes en los libros de texto utilizados en las clases de música; se detectan y analizan los estereotipos de género que se le enseñan y transmiten al alumnado. Todo ello, con la finalidad de sensibilizar y crear conciencia entre el profesorado y a la administración pública de la presencia de un potente currículum oculto en los libros de texto; descubrir si en los libros de texto y editoriales seleccionadas existen valores racistas, sexistas o de otro tipo de discriminación de las personas de forma explícita y, además, proporcionar unas pautas de análisis que faciliten una mirada crítica, de género, sobre el material que se utiliza en las aulas de Educación Primaria que son los libros de texto. Sobre el material estudiado se ha realizado un análisis de contenido, cuyas categorías son la denominación de los personajes, descripción física, descripción psicológica, acciones que realizan, oficios o profesiones y objetos. Entre las conclusiones extraídas destaca el importante papel que desempeña la música como transmisora de normas, costumbres., en muchas ocasiones estereotipados, así como la influencia que esto produce en el desarrollo de la identidad del alumnado. De esta forma, se demuestra el verdadero valor educativo que tiene la música, más allá del aspecto lúdico, revalorizando su papel en el proceso formativo de los niños y niñas. Para finalizar, se ha incluido un apartado titulado "Limitaciones y posibles nuestras líneas de actuación" en el que se expondrá tanto propuestas de interacción como futuros estudios a realizar en esta línea. Dadas las condiciones de espacio y tiempo, hay cuestiones que no se pueden presentar en este trabajo, pero siento un gran interés para abordarlas en futuros estudios como son tratar las principales aportaciones de la musicología feminista, estudiar y poner de manifiesto en el contexto educativo los nombres de instrumentistas, directoras y compositoras, así como los instrumentos y repertorios considerados masculinos o femeninos. Por ello, hay que recalcar la importancia de una buena selección de los materiales utilizados por parte del profesorado en las clases, pues en la escuela, como agente socializador que es, se transfieren las creencias y valores inmersos en ellos. ; As presentation of this thesis, we want to mention the name of it in the title. By "Beyond Pink or Blue" we wish to express the arbitrariness of cultural patterns that prevail in childhood and spanning the entire life of the people. You might think that this association could have any biological relationship, but as argued Pauletti (2012) no ancestral roots of this color mapping to children. She points out that these colors began to associate sex in the Second World War, since before white for babies was used. The purpose of this tax is to establish guidelines, standards and stereotypes people. This issue would not matter if it did not involve a classification and prioritization. This assignment affects the appearance, the environment and even tastes. And so it is with music. When you think about instruments or orchestras address is extrapolated to men. If question at by the name of a classical composer, virtually everyone may respond as such they are Mozart, Beethoven and Falla. However not mention women, as in other arts. The invisibility of women in this field is so striking that one of the reasons for this thesis is to highlight the mechanisms that are responsible for that mistake. The basic pillars of this work are equality, gender, human rights, music and education. With the findings it aims to analyze and demonstrate how identity is constructed pupils through music education in the primary stage, from a gender perspective. We want to "pay our glasses" to see that discrimination still exists in education. In fact the Organic Law 8/2013, of 9 December, for the improvement of educational quality (LOMCE), states that "the educational level of citizens determines its ability to compete successfully in the field of the international scene and to face the challenges arising in the future ", this means opening the doors to jobs for highly qualified, representing a commitment to economic growth and a better future. For this, the role of scientific and technical matters is highlighted by eliminating mandatory study art education (plastic and music) in Elementary Education, and music in secondary education, a fact that enables a pupil finished his schooling in Spain without having studied this matter. Another reason to start this study is that, as a teacher I am, I share the ideas of the constructivist (Porlan, 1993; Diaz-Aguado y Medrano, 1994; Carter, 2010) in considering that research is a key factor for we draw people and rebuild our knowledge. Clearly it is essential to maintain a research perspective that allows us to know what would be the most appropriate new knowledge to interact in a context of learning and / or training. But the assessment of this discipline has not always been positive, particularly in basic education. Murphey (. 1992, pp 8-9) collects some beliefs of teachers on the use of music in the educational field, such as "Teachers do not take music seriously; They believe it can disturb adjacent classes; students "are desmadran" and control of the class is lost; different musical tastes among students of the same group is a problem . " Santos (1997a) also insists that those opposed to the use of songs in school prejudices persist, as it is considered a waste of time, a distraction from the curriculum to follow, along with a lack of rigor and academic seriousness. Starting from the well-known statement that "education, properly understood, is not just a preparation for life; is, in itself, a permanent and harmonious manifestation of life "(Willems, 1984, pp. 13-14). We propose that this idea should be extended to all artistic study and particularly for music education, appealing, as Willems (1984, pp. 13-14) "to most of the powers of the human being," he says. The development of these skills and qualities in children will depend on the social environments to which they are exposed: the family, school and society in general. In particular, the family is the first environment in which we spent the first years of our lives, and this is precisely where the basis of music education lies. In her social skills that will develop autonomy, because "the way we are being educated can contribute to become more complete and, secondly, to limit their initiatives and aspirations" (Finco, 2010 are acquired, p. 59). Therefore, the family is the first natural form of preparation, passing, through singing and games, music sensitivity. Then there is the school that complements the teaching of values that the learner receives at home, especially when there are deficiencies in the training environment (Garcia, 2005). Even from the "pink and blue clothes and earrings 'adorn' ears girls, are clear indications that the development of gender roles begins very early" (Gomez Bueno, 2001, p. 56). The second agent is school. The school has an important socializing role, transmitter of values, norms, habits of behavior . that facilitate the coexistence between people. It has a number of functions, which could be summarized in three: prepare the subject for their professional future, educate people morally and socially, and give a personal culture. The social environment and public educational institutions, enables a collective education, which encourages the child through different experiences of living with differences in gender, age, ethnicity, religion, among others (Faria and Finco, 2011) . Within the social function that has the school is remarkable "the role of the people involved in it, power relations, use of language, gender stereotypes, teaching strategies and relevance of its contents, and evaluation at school "(Chavez, 2006, p. 18). Imbernon (2002, p. 17) believes that "education alone can not make the necessary changes in societies but can act as a key instrument to promote changes in them." It is in these three environments, where the research work presented as a doctoral thesis, since music is learned from the family moves, as part of the culture of a place, and is experienced in school and society. The purpose of this research is twofold, first assess and demonstrate that music is a powerful transmitter agent of knowledge, not only music, but also of values, customs, beliefs, stereotypes . that influence the development the identity of people. On the other hand, emphasize the important role of music in the educational process of students, since through her abilities, skills . basic life of our students develop. Interest in this issue of the year 2008, since I started in this area with the paper titled "Analysis of the transmission of gender stereotypes in the songbook of Huelva as an educational resource" made to the doctoral program " Education in multicultural society " (2006/08 biennium) . For the development of this work, reference was made to child Songbook province of Huelva, by José Francisco Gallardo and Herminia Garcia Arredondo Perez (1995), researchers and teachers of the Faculty of Education of the Andalusian province. The findings of this investigation were the genesis of this dissertation, because as you will see later in "Final Conclusions" stereotypes are still maintained in the resources used in music classes. In the first steps to deepen this subject, it revealed few studies in our context on this topic. Precisely this was one of the reasons that professionally as a teacher, I generated curiosity and was instrumental in initiating the research study As mentioned above, after a first work of literature search and research the matter, we find that there are studies on the development of identity in childhood as Phinney & Ong, 2007; Smith, 1995 and 2002; Pnevmatikos, Geka and Divane, 2010; and Markus, 2008; At the same time, numerous studies consist of research on transmission of gender stereotypes through different subjects (such as language, mathematics, social sciences, natural, physical education . and even in teacher training that taught) as Marquez Guerrero, 2013 ; Alvarez, 1990; Torre, 2002; Marugán Velasco, 2012; Torres, G., and Arjona, 1988; Scott Martinez, 2012; Marco Lopez, 1991; Lomas, 2004; Lozano Domingo, 1995; Diaz De grenu, 2010; among others. However, when dealing with music education as a transmitter of stereotypes through resources used in music classes, there is little research on the subject. This doctoral thesis aims to demonstrate that the resources used in class, in this case one of the employees, such as textbooks for the subject of music in a particular school, knowledge, habits, beliefs are transferred . In short, existing in a male-centered culture, including prejudice conceptions. It is intended to demonstrate the power of this medium, since education is sound and picture; that is, transmitting what is heard and seen, but in music, more specifically, this relationship is accentuated by their impact on the development of people. In particular we focus on the influence and effects of music education in shaping gender identity and specifically in the transmission of the stereotypes that are disclosed in music textbooks. To do this, we have chosen a school Huelva, CEIP Aurora Moreno, located in the town Gibraleón (Huelva). The approach of this work in the study of text books is because (unfortunately) in education in general, and music in particular, is the most widespread when it comes to teach the classes, greatly limiting the activities, tasks and exercises resource because "everything is planned" by publishers, offering up the standard replies that each student or student should give, and not only that, but the images and texts that contain, are encased in some beliefs, values, thoughts, attitudes . that they are slowly influencing the identity of our children. This educational power in the construction of gender, has it even in music today, as behavior patterns that are assumed to be normal and, even today, not at issue are represented. We can make an example of this the song entitled "Woman Vase" Her dances alone. Educational phenomena are not purely technical. They are, rather, moral and political. The educational activity is imbued with moral content. Our responsibility as professionals of the educational process-in policy, management, teaching . - is to have an external democratic control of the actions undertaken and also an internal control born of the demands and needs of the protagonists (Kelley and Beauchesne, 2001) . Therefore, "we can not ignore or neglect that schools are highly involved in education, regulation, control and correction of sexual expression and gender of children, and that these practices are inseparable from the simultaneous production of systems and hierarchies legitimizing and authorizing situations of exclusion, marginalization, subordination and violence between sexual identities and gender, which has a political significance impossible to ignore, it is urgent to advance the inclusion and discussion of the issue in the training of and education professionals "(Quaresma da Silva Sarmento Fanfa & Fossatti, 2012, p. 17). Gender stereotypes shown on many occasions in textbooks, popular and traditional songs, video games . pigeonhole women in "perfect housewives and wives", kind, gentle, fragile and ultimately without free will or identity or autonomy, always dependent on a man to feel fulfilled. All this belongs to the so-called hidden curriculum education. You can set the hidden curriculum as a set of rules, customs, beliefs, languages and symbols that appear in the structure and functioning of an institution, constituting a source of learning for all people within the organization (Santos Guerra, 2002 ). The lessons derived from hidden curriculum not only affect the students but also teachers. From the meanings hidden curriculum through the practices carried out, the speeches that are used, the texts read (Santos, 2002) are treated. Androcentrism has very powerful actions and, more specifically in the musical field, have tried to devalue everything that women do. These actions added to the invisibility of women in music, helps develop this secondary role of them in this area of knowledge. On the one hand it is achieved underestimate music by women because it has no value or importance and is therefore considered an activity for them, whereas when they make an important contribution stands out if they are men. As discussed earlier in this section each and everyone has heard of Mozart or Beethoven, but little production and the role they have played in the lives of their female relatives as Fanny Mendelssohn (sister of Felix), Clara Schumann is known ( wife of Robert), Alma Mahler (Gustav woman) or Nanerl Mozart (sister of Wolfgang Amadeus). These issues are often neglected by teachers when selecting textbooks and who is responsible for the editorial, showing the archaic conceptions and beliefs of a patriarchal society dominated by men, that on some issues is different nowadays, being thus out of context. With the findings of this study tests that highlight the importance of women's role in music and its effect on the education of persons, in line it posed a current stream of postmodernism and feminist musicology is obtained. This branch of musicology claimed the figure of the women as central to prevent discrimination against women not only as content but also as an object. To carry out this research propose the structure is as follows: To start the theoretical foundation of this work, we began a presentation of basics that provide clarification of the basic concepts that will allow the understanding of it. It starts from the idea that music is powerful means of communication, in many goal chances and other subjective, thus giving great importance as a transmitter of ideas, beliefs, values, feelings . First, music is presented as a language with its constituents, as it is a little-known facet. We also describe how immensely related one with the word, then, many musicologists agree to assign a common origin with the spoken language. As expressed Barnabas Villodre (2012, p. 107), "Music is an art form, it is a means of expressing ideas, emotions, experiences of a society. The musical art combines elements so that the listener about the culture of the people that has already produced human emotions. For all this, we can consider it as a basis for establishing intercultural dialogue as a working tool of multiculturalism ". Arts education and, more specifically musical, helps transmission of beliefs, rules . and that "values are taught music and music learn to choose values" (Tourinan and Longueira, 2010, p. 160). Subsequently, we present the music as a source of expression, including making a chronological development of the expressive children through it. Also, it is explained in more detail the three types of musical expression: vocal and instrumental body. "The process of creating music can contribute to the appreciation of cultural diversity and respect for freedom of expression; hence the importance of music as a means of communication between cultures and, by extension, the importance of education for music. However, it should be noted that not only the musical practice in the formal scope may favor the acquisition of the so-called intercultural competence "(Garcia de Haro and Escarbajal Escarbajal Frutos, 2007, p. 26). Later, he explained how the study of music along the various companies has led to a science called sociology. A chronological approach to the genesis of this science develops, as well as other leading intellectuals in developing it. "We start from the idea that music has provided from the beginning of an inherent burden of sociability, it is an expression of the inner life, expression of feelings, but in turn requires from those who listen, responsiveness and knowledge of style which, in addition to knowledge of the society in which you create concerned, as each musical work is a set of signs invented during implementation and dictated by the needs of the social context. If we disclaim the work of the society that created the musical signs have different meanings "(Hormigos, 2012, p. 75) In ancient times, the musical sense was associated with group activities where life experiences are shared, that is, the individual's contact with music was produced in the direct sharing music experience with others and generating, in this way, a real social event, but today, it is common to forget this dimension as we are too used to listen alone (Drosser, 2012). Then the chronological development of the social function of music, from prehistory to the present day is presented. In this section the importance of the same in different societies and the uses made of it does or says. In developing this point how important it was the prehistoric music to Greece and Rome, since then, had a formative and educational value, and subsequently was given as a deal of amusement or pastime, ignoring its properties it is highlighted. "To decrypt the message that has all musical composition is necessary to understand its structure and form of music, structure and form are determined by the characteristics of the society that created, inherited or interpreted. Therefore, the musical should be viewed as a social activity "(Hormigos, 2012, p. 76). It also highlights the importance of women's role throughout history, because as we shall see, women are the "forgotten ones" in the history books of music. Green (2001, p. 25) argues that "the division of the musical work in a public sphere, in large measure men and a private sphere, largely female, is a feature of the history of Western music, as well as many musical cultures around the world. " "In music, the patriarchal system has not been less influential than in other social levels. The women in music have always been invisible and relegated to the background. We must not forget that music is inserted in a particular model of society that produces it, conveying a certain type of culture, values and aesthetic interest must always be connected with the other factors that make that society "(Laborda, 2015 , p. 168) In the next section the educational value of music, starting it on the historical background and chronologically through the different times to reach the current education law, LOMCE addressed. This section develops understand how the current education and more specifically the music curriculum. As this work is especially relevant educational value of music as well as their contributions to the primary stage, a detailed review of the methods of teaching and learning is done with psychological foundation, which ensures that music contributes to a comprehensive training of students, such as Suzuki, 1978; Willems, 1984; Kodaly, 1974; Ward, 1964; Orff -Schulwerk, 1969; Martenot, 1993; Paynter, 1999; and Dalcroze, 1998. In school is essential to address, study and train students in knowledge about music. According to Alonso, Pereira and Soto (2003) music is an educational tool for the expression of values and feelings, and that through music education, students can participate in cooperative productions, social relationships, teamwork. . Herrera (2007, p. 6), believes that "from the musical education we can develop a framework for suitable action to work on aspects such as freedom, personal autonomy, self-esteem, honesty, happiness, critical thinking, equality, solidarity, pluralism, cooperation, love, creativity . " Once contextualized the theoretical framework, in the second block, is based and describe the objectives of this study can be summarized in the title of this thesis, an analysis of the construction of identity from a gender perspective through music education in the primary stage. To do this, the music textbooks are analyzed from a gender perspective; an analysis of the characters in the books is done; the social role played by men and women on the textbooks used in music classes described; They are detected and analyzed gender stereotypes that teach and transmit to students. All this, in order to sensitize and raise awareness among teachers and public administration of the presence of a powerful hidden curriculum in the textbooks; discover whether there are racist, sexist or other discrimination against people explicitly values in selected textbooks and publishers and also provide guidelines to facilitate analysis a critical, gender, about the material used in classrooms of primary education are textbooks. On the studied material it has conducted a content analysis, whose categories are the names of the characters, physical description, psychological description, actions performed, trades or professions and objects. Among the conclusions drawn stresses the important role of music as a transmitter of norms, customs . in many stereotyped occasions as well as the influence it has on the development of the identity of the students. Thus, the real educational value of music, beyond the recreational aspect, reassessing its role in the learning process of children is demonstrated. Finally , we have included a section entitled " Limitations and our possible courses of action " in which both proposals as future interaction studies performed on this line will be exposed. Given the conditions of space and time , there are issues that can not be presented in this work , but I feel great interest to address in future studies as they are treating the main contributions of feminist musicology, studying and highlighting the educational context names of musicians , directors and composers , as well as instruments and repertoires considered masculine or feminine. Therefore, we must stress the importance of a good selection of materials used by teachers in the classroom , because in school as a socializing agent that is , beliefs and values embedded in them are transferred .