Innovazione sociale e città
In: Sociologia urbana e rurale, Heft 113, S. 13-29
ISSN: 0392-4939
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In: Sociologia urbana e rurale, Heft 113, S. 13-29
ISSN: 0392-4939
In: Temi dello sviluppo locale 6
Il terzo settore è da sempre impegnato in importanti iniziative di sperimentazione nei contesti urbani1. Associazioni e cooperative sono nate e continuano a nascere con un forte senso di responsabilità nei confronti del proprio territorio, e con obiettivi di solidarietà e di promozione sociale. Soprattutto nei quartieri di periferia, in particolare le organizzazioni "figlie" del movimento operaio hanno investito sulla socialità, sulla creazione di luoghi aperti di socialità, come condizione per l'agire solidale e politico. Il rapporto fra spazio, socialità e creatività sociale è un rapporto costitutivo delle forme di terzo settore più fantasiose, inclusive e creative che possiamo osservare in una molteplicità di contesti urbani (.).
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Il terzo settore è da sempre impegnato in importanti iniziative di sperimentazione nei contesti urbani1. Associazioni e cooperative sono nate e continuano a nascere con un forte senso di responsabilità nei confronti del proprio territorio, e con obiettivi di solidarietà e di promozione sociale. Soprattutto nei quartieri di periferia, in particolare le organizzazioni "figlie" del movimento operaio hanno investito sulla socialità, sulla creazione di luoghi aperti di socialità, come condizione per l'agire solidale e politico. Il rapporto fra spazio, socialità e creatività sociale è un rapporto costitutivo delle forme di terzo settore più fantasiose, inclusive e creative che possiamo osservare in una molteplicità di contesti urbani (.).
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In: Sociologia e politica sociale. Ricerche 42
In: Agricoltura e benessere 8
In: Urbanistica 189
Il tema dell'innovazione sociale sta diventando centrale nel dibattito nazionale ed europeo rispetto ai nuovi approcci nelle politiche di sviluppo locale e rigenerazione urbana nelle grandi città Sullo sfondo, si collocano: i) i fenomeni di contrazione delle prestazioni del welfare pubblico, le difficoltà di rispondere alle domande articolate di una società di minoranze; ii) la grave congiuntura economica di molti paesi della EU e la crisi fiscale dei governi locali; iii) l'emergere dei comportamenti riflessivi e di protagonismo da parte delle comunità locali, o delle comunità di pratiche dei makers urbani. I processi di trasformazione delle città ne sono direttamente influenzati: iniziative di riuso e valorizzazione delle aree urbane dismesse o residuali sono direttamente promosse e agite da gruppi, associazioni di quartiere, cooperative o da quelle che, in Italia, si cominciano a chiamare "imprese di comunità".Il presente paper intende rintracciare i tratti di questi soggetti emergenti, non tentandone una definizione ma provando a identificarne il profilo attraverso il ricorso ad un caso di studio e a definirne le possibili implicazioni operative per le politiche di sviluppo urbano nel nostro paese.
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In: Sociologia e politiche sociali, Heft 2, S. 11-49
ISSN: 1972-5116
In: Consumo, comunicazione, innovazione 36
In: Pubblico, professioni e luoghi della cultura 45
Difronte a problemi quali l'inquinamento ambientale e il conseguente riscaldamento globale, e dinanzi alla sfida del picco del petrolio, molte volte i cittadini si auto-organizzano per tentare di rispondere a questi problemi in autonomia dagli enti pubblici. Spesso elaborano strategie per invertire questa rotta, cambiano il proprio stile di vita e cercano di influire sull'opinione pubblica e sulle istituzioni. Un esempio che ben descrive queste dinamiche è rappresentato dalle cosiddette "Città di Transizione": modello elaborato dall'economista Rob Hopkins nel 2006 e sperimentato dapprima nella città di Totnes, nel Devon UK, diffuso poi in molte città d'Europa. Oggi la Transizione si configura come un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata, dall'attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo eccessivo delle risorse, a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza. Le Transition Towns sono quindi città e comunità che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione, elaborando un piano energetico decrescente, un nuovo rapporto con la produzione alimentare (che diventa auto-produzione), con la mobilità urbana, l'educazione, la finanza, la moneta. Il primo capitolo è dedicato alle forme di auto organizzazione di cittadini, al concetto di cittadinanza attiva, di democrazia partecipativa e ai principi di reciprocità e dono all'interno dell'economia civile. Il secondo capitolo prende in analisi le basi teoriche della transizione: la decrescita di Latouche, la permacultura, il concetto di resilienza, il picco del petrolio, il riscaldamento globale. Il terzo è dedicato alla nascita del movimento in Inghilterra, ai passi concreti con cui si realizza un'iniziativa di Transizione ed alle tecniche di attuazione e diffusione, avendo come guida l'esperienza di Totnes. Il quarto capitolo è dedicato alla diffusione del movimento in Italia ed ai progetti del nodo italiano della Transizione. Infine si analizzano altre risposte agli stessi problemi, come quelle che "le reti e i distretti di economia solidale", i "gruppi di acquisto solidale" ed altre realtà stanno tentando di dare.
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