The institutionalization of culture as a category of metropolitan-scale public action is gaining ground. Having played a key role in the construction of French cities as a political and social actor, culture is now mobilized to serve the same purpose in metropolises. This raises the question of the metropolitan governance of culture. The article explores the uncertain paths multi-level governance has taken in the Lille area. It highlights the success of Lille 2004 European Capital of Culture in initiating the institutionalization of a metropolitan cultural action but hides centripetal and centrifugal mechanisms that question the consequences of the event and explain why the metropolitan culture remains in search of multilevel governance. ; L'institutionnalisation de la culture comme catégorie d'action publique d'échelle métropolitaine fait son chemin. Après avoir joué un rôle clé dans la construction des villes françaises comme acteurs politiques et sociaux, la culture est désormais mobilisée pour servir le même dessein dans le cas des métropoles. Est ainsi posée la question de la gouvernance métropolitaine de la culture. L'article explore les chemins incertains que prend cette gouvernance multiniveau dans l'agglomération lilloise. Il met en évidence que le succès de Lille 2004 Capitale Européenne de la Culture amorce l'institutionnalisation d'une action culturelle métropolitaine mais cache des mécanismes centripètes et centrifuges qui questionnent les conséquences de l'évènement et expliquent pourquoi la culture métropolitaine y reste en quête de gouvernance multiniveau.
International audience ; France has engaged since 2012 in a new legislative process of "modernization of territorial public action and affirmation of metropolises". This communication recalls the European conceptual framework of on-going discussions on the same topic (double evolution towards europeanisation and devolution, territorial capital and place-based cohesion policy, multilevel governance combining institutional and functional approaches), puts the French reform, which mixes the functional approach of " territorial conferences for public action" and an institutional approach for metropolises, in perspective of this European framework, and more specifically of German policies. Finally, it looks at the case of cross-border regions, the way they are addressed by the law, and gives some advice as to their governance. ; La France s'est engagée depuis 2012 dans un nouveau processus législatif de « modernisation de l'action publique territoriale et d'affirmation des métropoles ». Cette communication rappelle le cadre conceptuel européen des discussions en cours sur le sujet (double mouvement d'européanisation et de décentralisation, politique de cohésion basée sur l'approche place-based et le capital territorial, gouvernance multi-niveaux combinant les types institutionnel et fonctionnel). Elle met en perspective de ce cadre européen, et plus particulièrement des politiques menées en Allemagne, la réforme française qui mixe approche fonctionnelle des « conférences territoriales de l'action publique » et approche institutionnelle pour les métropoles. Enfin, elle examine le cas des territoires transfrontaliers, la façon dont ils sont abordés par la loi, et donne quelques préconisations pour leur gouvernance.
Abstract tesi IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GOVERNANCE EUROPEA ED IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI "POLITICHE" NELL'INTEGRAZIONE EUROPEA Il mio lavoro di ricerca, sul tema della governance europea, del processo di integrazione europea e dello sviluppo della mia ricerca, è stato quello di studiare ed analizzare come il concetto di governance, che fino a non molti anni fa era praticamente inutilizzato, ha conosciuto un così largo e rapido sviluppo? Come primo paso ho tentato di fare chiarezza sul campo di applicazione di questo concetto e del suo sviluppo, con particolare attenzione alla sfera delle relazioni politiche tra i vari attori della politica europea. Per capire le cause che hanno fatto emergere il concetto di governance a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, ho fatto riferimento all'assetto istituzionale creatosi nel dopo guerra ed ai modelli politici che si sono susseguiti tra i quali: il modello welfarista-keynesiano del dopo guerra, il modello neo-corporativo, il modello neo-liberale fino ad arrivare all'uso del concetto di governance come modello di implementazione delle politiche. Il lavoro di ricerca intrapreso, sul funzionamento del sistema di governance europea ed il ruolo delle istituzioni 'politiche' dell'Unione europea (Ue) nel processo di integrazione, è diviso in quattro parti. Prima parte La prima parte del lavoro di ricerca ho offre una chiara versione dell'insorgere del concetto di governance come modello-approccio per il processo di integrazione europea. Come punto di partenza è lo studio delle teorie classiche dell'integrazione europea: la teoria del federalismo, il funzionalismo, il neofunzionalismo, l'istituzionalismo, l'intergovernativismo e della governance multilivello la quale rappresenta il carattere dell'Unione europea e con riferimento al processo di integrazione europea, si fa riferimento alla divisione delle competenze tra UE e Stati membri. Il concetto di multilevel governance designa l'articolarsi della divisione di competenze e di rapporti non più soltanto tra UE e Stati membri, ma anche con il coinvolgimento dei livelli sub-nazionali insediando a Bruxelles uffici di rappresentanza, segnando una partecipazione delle autonomie locali all'integrazione europea, intesa come processo capace al tempo stesso di ridurre le disparità socio-economiche territoriali e rispettare le specificità locali. Si fornisce una panoramica delle teorie dell'integrazione europea evidenziando il contributo che ciascun approccio teorico ha fornito alla compressione del processo di integrazione nelle diverse fasi di sviluppo. La lettura esistente sulle teorie dell'integrazione europea è ampia e variegata ma nonostante ciò non è ancora emersa una grand theory che spieghi l'integrazione europea in complesso e spesso si è allontanati dal campo d'indagine dell'integrazione e che in un certo modo gli studi sulla governance hanno tentato di portare al centro dell'attenzione mirando a cogliere il processo di integrazione nella sua funzionalità e nei diversi livelli di manifestazione. Seconda parte Nella seconda parte del lavoro, ho concentrato lo studio di ricerca sull'evoluzione del quadro istituzionale e sulla modalità di produzione ed implementazione delle politiche nell'Unione europea facendo una comparazione interpretativa del governo dell'Unione europea, ho messo in evidenza i limiti ed i meriti delle modalità d'azione dell'originaria Comunità economica (Ce) e dell'attuale Unione europea. Ho concentrato i campi di indagine sul cambiamento del quadro politico istituzionale avvenuto con l'attuazione dei trattati, dal Trattato di Roma fino al Trattato di Lisbona, la ripartizione delle competenze istituzionali e dell'equilibrio istituzionale creato con l'adozione del Trattato di Lisbona. Ho approfondito lo studio sui ruoli e le competenze delle quattro Istituzioni "politiche" (Parlamento europeo (Pe), Commissione europea, Consiglio europeo e Consiglio) del quadro istituzionale europeo. Da questa analisi ho dedotto che l'Unione europea, nella sua evoluzione verso il rafforzamento del processo di integrazione è stata istituzionalizzata, politicizzata ed ha ottenuto una costituzionalizzazione dei Trattati. Ma comunque le sfide che l'Unione europea ha affrontato e sta affrontando hanno messo in evidenza i limiti del metodo classico dell'integrazione europea, facendo crescere l'insoddisfazione nella capacità di problem solving dell'UE e richiedendo una nuova fase della governance europea. Terza parte Nella terza parte del lavoro ho focalizzato l'analisi sullo studio del sistema di governance europea e del suo sviluppo nei meccanismi decisionali e di implementazione delle politiche dell'Unione europea. Il concetto di governance ha contrassegnato una svolta nella riflessione sulle istituzioni europee, ed ha posto l'accento sull'esistenza di un sistema di regole, di procedure e di poteri che ormai prescinde dalla volontà degli stati membri. Il contenuto e gli obiettivi del "Libro bianco sulla governance europea" pubblicato dalla Commissione europea nel luglio 2001, ha definiti i principi a partire dai quali ri-articolare il processo di policy making europeo dando inizio a quel processo di implementazione ed attuazione delle politiche. Visto il sistema creatasi, ho analizzato il sistema di governance europea dopo il trattato di Lisbona, concentrandomi sul processo decisionale, il ruolo delle istituzioni nell'influenzare il processo e dei metodi decisionali della governance europea quali: il metodo comunitario, quello intergovernativo e di coordinamento aperto. Ho comparato l'utilizzo e i risultati ottenuti da questi metodi al riguardo del processo di integrazione. Ho concluso con un'analisi del ruolo delle istituzioni e dei modelli decisionali, quello intergovernativo e sovranazionale, e la governance economica europea. Quarta parte La quarta parte e conclusiva del mio lavoro, l'ho agli sviluppi recenti dell'Unione europea. Ho analizzato le conseguenze della crisi finanziaria, che ha portato ad un arresto del processo di integrazione, le risposte che il sistema di governance ha dato ed il ruolo delle istituzioni europee nella crisi finanziaria. Ho affrontato anche il tema di legittimità e democrazia nel sistema di governance, la nuova governance europea secondo le teorie dei "nuovi intergovernamentalisti", dei "nuovi sovranazionalisti" e dei "nuovi parlamentaristi". Infine, ho tracciato una linea su alcuni sviluppi e proposte per far ripartire il processo di integrazione in quanto, l'Unione europea si è trasformata radicalmente nel corso della crisi dell'euro che si è sviluppata a partire dal 2008. Questa crisi ha messo in discussione l'equilibrio tra le due costituzioni previsto dal Trattato di Lisbona (intergovernativa e sovranazionale), rafforzando impetuosamente la costituzione intergovernativa a cui il Trattato ha affidato la gestione della politica economica e finanziaria. Quando esplose la crisi, l'UE aveva a disposizione il framework decisionale per affrontarla all'interno del quale quindi individuare gli strumenti necessari per governarla. Per questo motivo è improprio sostenere che l'UE si sia trovata impreparata ad affrontare le sfide della crisi finanziaria. Tuttavia, anche gli strumenti di cui ha potuto disporre non hanno funzionato come ci si aspettava. Tant'è che la crisi finanziaria si è protratta come mai era successo nel passato. Le decisioni prese sono risultate regolarmente troppo limitate e sono arrivate sempre molto in ritardo. La difficoltà nel gestire la crisi finanziaria ha accentuato le divisioni all'interno dell'Eurozona, tra gli stati debitori del Sud e gli stati creditori del Nord. La costituzione intergovernativa non ha funzionato a dare risposte e soluzioni alla crisi ed ha prodotto una mancanza di democraticità e legittimazione delle sue decisioni. Per far fronte al problema di democraticità e legittimazione delle decisioni molti analisti sono di comune accordo col fatto di rivedere i Trattati per ridurre il potere acquisito dal Consiglio europeo nel recente periodo. I risultati dell'analisi di ricerca dimostrano che la storia dell'integrazione europea ha avuto come principale strumento l'economia che però ha trovato nella politica il suo promotore, e che nella politica cerca nuovi traguardi e un nuovo rilancio. Gli eventi in questi anni di storia di integrazione europea hanno mostrato che il processo d'integrazione europea necessita di essere alimentato in continuazione, che mantiene un equilibrio fino a quanto risulta in movimento, mentre frana appena si ferma. Visto le difficoltà che l'Unione europea sta oggi incontrando sia nel implementare il processo di integrazione sia al interno del quadro politico istituzionale, e inevitabile una rivisitazione del processo di integrazione ove le sfide da affrontare sono enormi: dal prevalere della regola del consenso in ambiti chiave come la politica estera e quella di difesa, all'apparente rinazionalizzazione delle politiche, dalla crescente diffidenza del pubblico verso le istituzioni europee all'incapacità dell'Unione europea di fornire risposte adeguate ai bisogni sociali ed economici della popolazione dei suoi Stati membri. Dalla ricerca effettuata si sono presentati alcuni scenari che propongono soluzioni diverse ad un futuro sviluppo dell'Unione europea: dalla scelta di "integrazione intergovernativa" passando da quella funzionalista di un'"integrazione differenziata" fino ad un concetto di integrazione a più livelli con i caratteri forti di un nucleo centrale unitario di carattere sovranazionale e democratico. Fondamentale è partire dalle esigenze economiche, politiche, sociali e di sicurezza di un futuro sistema di governance dell'Unione europea, dove i termini di riferimento principali devono essere il governo, i valori e le finalità di quest'ultima. La crisi economica e finanziaria ha determinato un contesto sociale, economico e finanziario molto problematico, mettendo in contrasto l'efficienza del processo decisionale con il rispetto delle prerogative previste dal Trattato attuale. Durante la crisi finanziaria gli interessi differenti degli Stati membri e le difficoltà incontrate nell'apertura di un dibattito sulla revisione dei trattati hanno comportato un ritorno del ricorso all'integrazione differenziata come strumento per risolvere la dualità tra gli Stati membri sostenitori della scelta intergovernativa e quelli che invece propendevano per una soluzione sovrannazionale. Lo strumento dell'integrazione differenziata si è dimostrato indispensabile per il raggiungimento di una vera unione economica. Essa si può attuare, basandosi sul quadro istituzionale e giuridico esistente oppure, attraverso una revisione dei trattati e nell'ultimo dei casi, adottando soluzioni intergovernative. Tuttavia, la crisi economica e finanziaria ha favorito, su impulso del Consiglio europeo, il ricorso a meccanismi esterni ai trattati adottando soluzioni intergovernative. L'articolo 136 del TFUE che fornisce la base giuridica introdotto con il Trattato di Lisbona per approfondire l'integrazione della zona euro, è stata utilizzata solamente per l'adozione di alcune misure della governance economica come il six-pack e successivamente il two-pack, mentre il Meccanismo europeo di stabilità (MES) e il Fiscal Compact (il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria (TSCG)), sono stati conclusi all'esterno ai trattati, seguendo il metodo intergovernativo. Dall'analisi svolta, si rileva che il Consiglio europeo ha svolto un efficace ruolo nel raggiungere una posizione consensuale sugli orientamenti generali dell'azione dell'Unione. Sembra tuttavia legittimo domandarsi se in ragione del carattere intergovernativo del suo status e del metodo decisionale, il Consiglio europeo possa rallentare l'evoluzione della costruzione europea. Inoltre, si evidenzia anche uno scarso livello cooperazione istituzionale. In particolare, nonostante in molti casi le negoziazioni tra le istituzioni riguardanti atti legislativi siano state caratterizzate dalle difficoltà di raggiungere una posizione comune in seno al Consiglio, il Consiglio europeo non ha fatto ricorso agli strumenti previsti dai trattati nel quadro della procedura di revisione semplificata. Si rileva infine, che la pratica istituzionale ha gradualmente modificato la distribuzione dei poteri stabilita dalle disposizioni del nuovo trattato, in seguito all'istituzionalizzazione del Consiglio europeo, e questo quest'ultimo ha saputo avvalersi della necessità di una forte governance dell'Unione europea e affermare una solida cooperazione con il Consiglio (a volte anche scavalcandolo), con cui condivide interessi e priorità in virtù della comune natura intergovernativa. Si è avuto una involuzione centralistica dell'Unione europea dovuta alle trasformazioni indotte sul funzionamento dell'Unione europea dalle crisi e dalla Brexit che hanno sollevano nuovi problemi istituzionali. L'Unione europea di impronta intergovernativa che è emersa dalle crisi ha poco a che fare con l'Unione europea sovranazionale che organizza il funzionamento del mercato unico. I governi nazionali si sono insediati al centro del processo decisionale, anche se non hanno potuto escludere da quest'ultimo la Commissione (anche se il suo ruolo è diventato marginale). Abbiamo assistito all'istituzionalizzazione di un sistema decisionale che ha accentuato le divisioni tra gli stati che ne fanno parte, ognuno di essi preoccupato di difendere o di imporre i propri interessi. Tuttavia, non vi è dubbio che la gestione delle crisi multiple ha fatto emergere divisioni tra stati che non sono coerenti con l'ispirazione che ha dato vita al processo di integrazione. In realtà in quelle crisi si sono viste gerarchie tra gli stati, divisioni tra stati, accentuate dalla governance intergovernativa, che hanno riflettuto profonde divergenze sullo scopo del processo di integrazione. È a queste differenti prospettive che occorre rivolgere l'attenzione.
This paper deals with the issue of social innovation at the urban scale and the role played by local governance to promote a positive ecosystem for development. After presenting third sector organizations as traditional subjects of social innovation, the paper focuses on the emerging forms of social innovation in the case of Milan and the role played by its local government in supporting a favourable milieu for it. We will show the relational mechanisms used to produce emulation among sectors and the chain of interactions which allowed to promote a local strategy for inclusion and job creation. The innovative integration mode produced in Milan in-between welfare and economic development can be seen as a source of learning. Nonetheless, its effects are limited by the lack of an integrated institutional framework of multilevel governance and subsidiarity. ; L'articolo affronta il tema dell'emergere di esperienze di innovazione sociale a livello urbano e di quale ruolo possa giocare il governo urbano nella promozione di un ecosistema favorevole a questo sviluppo. Dopo un'introduzione sulla parabola del terzo settore come soggetto di innovazione sociale, verrà affrontato il tema di quali siano le caratteristiche delle forme emergenti di innovazione sociale, a partire dal caso milanese. Verrà quindi messo a fuoco il ruolo delle amministrazioni locali nella loro nascita e fioritura. Infine ci si soffermerà sui meccanismi relazionali messi in campo per produrre emulazione di settore in settore e creare catene di interazioni capaci di favorire una strategia globale di inclusione e contrasto alla disoccupazione. Il tipo di integrazione prodotta a Milano fra settore del welfare e settore dello sviluppo economico, e fra intervento e intervento, presenta molti tratti innovativi e forieri di apprendimenti. La sua efficacia risulta tuttavia limitata dall'assenza di un quadro compiuto di sussidiarietà, e dalla debolezza delle relazioni verticali fra livelli di governo.
This paper deals with the issue of social innovation at the urban scale and the role played by local governance to promote a positive ecosystem for development. After presenting third sector organizations as traditional subjects of social innovation, the paper focuses on the emerging forms of social innovation in the case of Milan and the role played by its local government in supporting a favourable milieu for it. We will show the relational mechanisms used to produce emulation among sectors and the chain of interactions which allowed to promote a local strategy for inclusion and job creation. The innovative integration mode produced in Milan in-between welfare and economic development can be seen as a source of learning. Nonetheless, its effects are limited by the lack of an integrated institutional framework of multilevel governance and subsidiarity. ; L'articolo affronta il tema dell'emergere di esperienze di innovazione sociale a livello urbano e di quale ruolo possa giocare il governo urbano nella promozione di un ecosistema favorevole a questo sviluppo. Dopo un'introduzione sulla parabola del terzo settore come soggetto di innovazione sociale, verrà affrontato il tema di quali siano le caratteristiche delle forme emergenti di innovazione sociale, a partire dal caso milanese. Verrà quindi messo a fuoco il ruolo delle amministrazioni locali nella loro nascita e fioritura. Infine ci si soffermerà sui meccanismi relazionali messi in campo per produrre emulazione di settore in settore e creare catene di interazioni capaci di favorire una strategia globale di inclusione e contrasto alla disoccupazione. Il tipo di integrazione prodotta a Milano fra settore del welfare e settore dello sviluppo economico, e fra intervento e intervento, presenta molti tratti innovativi e forieri di apprendimenti. La sua efficacia risulta tuttavia limitata dall'assenza di un quadro compiuto di sussidiarietà, e dalla debolezza delle relazioni verticali fra livelli di governo.
The article considers the relation between citizenship and the design of territorial grids, based on the output of recent research combining historical and geographical competence. It stresses the political nature of this relationship, beyond the constitutional principles of the modern State, as the french revolutionary culture put them. On these grounds, it briefly traces the complex interaction among central authorities, local communities and stakeholders to negotiate territorial grids, focusing on the Italian case, from national unity to the transition to contemporary multilevel governance, due to European influence. ; 1 ; simona.mori@unibg.it ; open ; Non definito ; L'article considère le rapport entre l'organisation de l'espace administratif et la citoyenneté en Italie en perspective historique. Depuis la fondation de l'État national, il y a eu un décalage entre la notion constitutionnelle de territoire, d'origine française, et la pratique d'une citoyenneté principalement fondée sur la dimension locale. L'investissement important sur ce plan des acteurs territoriaux a rendu la question des limites administratives, un sujet politiquement sensible. Vu que les gouvernements tendaient eux aussi à utiliser politiquement la géographie institutionnelle, une pratique de négociation a fini pour prévaloir, à travers laquelle les communautés essayèrent de défendre leur propre position et, si possible, l'améliorer, tout en rendant cet élément un terrain d'essai de la citoyenneté. Alors que le fascisme manipulait le découpage territorial 'plus librement', la République fut longtemps fidèle aux schémas du 'centralisme faible', stimulé par la dictée constitutionnelle et par les exigences européennes, elle a juste récemment adopté une conception non hiérarchique du territoire, qui a voulu mettre au centre les valeurs de la citoyenneté. Le processus se trouve cependant dans une phase d'arrêt, qui ne permet pas encore d'évaluer les retombées du changement de paradigme sur le découpage territorial. ; open ; Mori, Simona ...
The European employment strategy: how the Union's objectives are locally implemented in Belgium and France This paper aims at studying the local implementation of the European employment policy from two points of view: territorialisation and policy paradigm shift. Despite the fact that most of the member states are ongoing a growing territorialisation of their social policies on the one hand, and that the European employment strategy is theoretically ruled by multilevel governance on the other one, this implementation process remains largely submitted to policy compromises build with national administrations. This strategy is also supporting a major shift in labour market policies with growing concerns to activation and flexicurity processes. The comparison of the Belgium and French cases presented here focuses on the role played by two central elements: institutional framework and policy instruments. ; La stratégie européenne pour l'emploi : de l'ambition communautaire à la concrétisation régionale et locale en Belgique et en France Cette communication étudie la mise en œuvre territorialisée des préconisations européennes en matière d'emploi à partir de deux angles d'analyse : la territorialisation croissante de ces politiques et les changements qualitatifs affectant ces politiques publiques. Fondée sur le principe d'une gouvernance multi-niveaux, la mise en œuvre de la Stratégie européenne pour l'emploi (SEE) demeure pourtant largement conditionnée par les compromis institutionnels établis par l'Union avec les administrations nationales alors même que les Etats membres connaissent des processus croissant de territorialisation de la mise en œuvre des politiques publiques qui découlent de l'institutionnalisation de ces compromis. Par ailleurs, la Stratégie européenne pour l'emploi accompagne un changement de paradigme de la politique de lutte contre le chômage qui s'appuie sur des exigences accrues de flexicurité et d'activation. La comparaison des exemples belge et français permet de mettre en valeur le rôle de ...
The purpose of this thesis is to study the European Union Economic governance system and, in particular, the analysis of the constraints imposed - by that system – on national budgetary policies. It seems particularly important, in fact, the interference between the (internal) process reform of the regulatory platform in economic and financial matters and budget - from the l. 42 and 196/2009 and with the subsequent implementing decrees of the so-called "Fiscal Federalism" - and the respect for the applicable European stability, understood as a premise (formal and substantial) to contribute to the "European Common Market" and codified also in the rules that govern the functioning of the Economic and Monetary Union. The reform of Title V, Part II, of the Constitution has prompted a review of skills in the field of "public finance coordination" between the various levels of government land, theoretically enhancing the role of Autonomy. In this respect, however, in order to counterbalance the effects of explosive products on the economic system by the explosion of the so-called "financial bubble" in the U.S., the material conditions of the failure to implement laws to start the process of so-called "federalization tax" - despite repeated requests made also by the Constitutional Court - was accompanied by the supervening need to harmonize the national legal framework to ensure the homogeneity of its obligations materially discipline imposed in the supranational European Union. The thesis then focused on a classic theme of studies of national and European public law, namely "monetary sovereignty" - or, more broadly, of "economic" sovereignty - and the principle of democratic representation physiologically connected to the operation of the tax and state representative, declined, however, through the wide "code" that currently governs the relationships - indeed not only economic - in the European multilevel system of government.
Dottorato di ricerca in Diritto dei mercati europei e globali, crisi, diritti, regolazione ; Le riforme che hanno riguardato la regolazione europea, in primo luogo la sua governance multilivello, nei settori della vigilanza finanziaria, dell'energia e delle telecomunicazioni, hanno permesso di superare il sistema multipolare costituito dalle autorità nazionali in networks, in favore di piattaforme di cooperazione che ruotano intorno ad agenzie europee indipendenti (EBA, ESMA, EIOPA, ACER e BEREC). Tali organismi appaiono in grado di garantire un dialogo più efficace con la Commissione europea e con i regolatori statali, al fine di creare e applicare uniformemente standard regolatori e best practices. Il principale fine della tesi è quello di eseguire una comparazione tra i sistemi regolatori europeo e statunitense. La comparazione ha trovato la propria ragion d'essere soprattutto nelle spinte provenienti dal diritto globale verso una regolazione sempre più imparziale rispetto agli operatori economici e alle istituzioni. L'analisi viene condotta individuando uno specifico settore di indagine, il mercato dell'energia elettrica e del gas. L'istituzione di agenzie europee indipendenti, può essere letta come un segnale dell'avvio di un processo verso l'istituzione di autorità indipendenti "federali" europee? La comparazione con le commissioni statunitensi è in tal senso funzionale a comprendere se queste possano rappresentare un modello per l'ordinamento europeo, alla luce delle spinte economiche e giuridiche globali che impongono una regolazione sempre più neutrale. ; In the last ten years, several structural reforms involved European regulation's institutions – firstly their multilevel governance - especially the fields of financial supervision, energy and telecommunications. These reforms made it possible to abandon the former system, based on formal or informal networks of independent regulatory authorities, in order to establish new independent agencies (EBA, ESMA, EIOPA, ACER, and BEREC). These agencies are able to interact with the EU Commission and the national regulators in the elaboration and application of shared regulatory standards and best practices. This work is focused on making a comparison between the European regulatory system and the U.S. one. Above all, the comparison arises from global public law's pushes toward a more neutral regulation, both from governments and from economic operators. The analysis was carried out by identifying a specific research field: the electricity and natural gas market. Is it possible to see in the institution of these new EU independent agencies the first step toward the creation of "federal" European authorities? The comparison is useful to understand if the U.S. independent commissions could represent a model for the European legal framework, also considering the economic and legal pressure for an always more neutral regulation.
The aim of this PhD is to analyse the obstacles facing flood risk management as it is integrated into spatial planning policies. Recently, the French and British governments have implemented several policies in order to ensure that flood risk is taken into account at all the stages of the planning process, but there are still misunderstandings and conflicts between national aims and local interests. We focus on urban regeneration, both in Seine-Amont and East London, as these two areas are the focus of new urban projects where stakeholders thus have the opportunity to take flood hazard into account from the beginning. But local stakeholders face difficulty in balancing, on the one hand, their development needs with, on the other, the imperative to control development in flood risk areas. They do not ignore the risk but it is not a priority and floods are not considered as part of place. As a result, regeneration projects significantly increase the vulnerability of both areas. Since urban regeneration areas are often flagship projects in the building of sustainable cities, is it not possible to develop floodplains in a sustainable way ? We can not prevent floods completely but we can try to set up multilevel sustainable planning systems which integrate floods. Our purpose is to focus on planning tools and governance mechanisms that exist in both countries in order to see how they could be improved. More generally, we aim to show that an integrative approach to the strategic planning of floodplains could be a potentially advantageous way to transform vulnerable places into resilient ones. ; L'objet de cette thèse est de réfléchir aux difficultés que pose l'intégration du risque aux stratégies d'aménagement des territoires locaux. Si les politiques mises en place à l'échelle nationale font du risque une véritable question d'aménagement, leur mise en oeuvre à l'échelle locale se traduit souvent par des dysfonctionnements et des conflits. Les projets de renouvellement urbain de Seine-Amont et de l'Est londonien ...
The aim of this PhD is to analyse the obstacles facing flood risk management as it is integrated into spatial planning policies. Recently, the French and British governments have implemented several policies in order to ensure that flood risk is taken into account at all the stages of the planning process, but there are still misunderstandings and conflicts between national aims and local interests. We focus on urban regeneration, both in Seine-Amont and East London, as these two areas are the focus of new urban projects where stakeholders thus have the opportunity to take flood hazard into account from the beginning. But local stakeholders face difficulty in balancing, on the one hand, their development needs with, on the other, the imperative to control development in flood risk areas. They do not ignore the risk but it is not a priority and floods are not considered as part of place. As a result, regeneration projects significantly increase the vulnerability of both areas. Since urban regeneration areas are often flagship projects in the building of sustainable cities, is it not possible to develop floodplains in a sustainable way ? We can not prevent floods completely but we can try to set up multilevel sustainable planning systems which integrate floods. Our purpose is to focus on planning tools and governance mechanisms that exist in both countries in order to see how they could be improved. More generally, we aim to show that an integrative approach to the strategic planning of floodplains could be a potentially advantageous way to transform vulnerable places into resilient ones. ; L'objet de cette thèse est de réfléchir aux difficultés que pose l'intégration du risque aux stratégies d'aménagement des territoires locaux. Si les politiques mises en place à l'échelle nationale font du risque une véritable question d'aménagement, leur mise en oeuvre à l'échelle locale se traduit souvent par des dysfonctionnements et des conflits. Les projets de renouvellement urbain de Seine-Amont et de l'Est londonien ...
This thesis proposes a study of State transformation and of the exercise of power from the observation of political instruments used to develop the big Moroccan solar power plants. This work is based on two long participative observations, which consist of a double ethnography of development in the public institution beneficiary of the aid as well as in the institutions that control this aid. I summon up both public policy sociology and studies in management and in economic sociology on finance and Public - Private Partnerships. The Public – Private Partnership contractualisation seems to become a new mode of public policy in favour of aid to development. Besides, the choice of a type of contract, of a type of mode of financing, are political choices as well. Euro-Mediterranean policies for the renewable energy studied in this thesis illustrate a shift of state-centered public policies towards a multilevel public policy. The analysis of the making of tools and instruments of the Mediterranean Solar Plan highlights a mode of governance based on consensus and expertification. The framing of the public policy for renewable energy in Morocco is erected by private and public actors and leads to the diffusion of the formalities coming from big companies and from the financial market.Compelled by these actors, the Moroccan solar energy market has been institutionalized since 2009, in keeping with a process of neoliberal bureaucratization. In this institutionnalisation, international financial institutions and private consortiums convey, through their expertise and their participation to public policy, many political instruments. This instrumentalization goes through competitive and international calls for tender, loans for economic development aids, or climate change funds, and at last contractual solutions such as Public-Private Partnership. The synergy between aid to development instruments and the policies in favour of renewable energylead to a transformation of the modes of government and of the role of State. The ...
La Convention-cadre des Nations Unies sur les changements climatiques (CCNUCC) et le Protocole de Kyoto encadrent les efforts de la communauté internationale en matière de lutte aux changements climatiques. Les gouvernements fédéraux américain et canadien ne sont pas soumis aux dispositions du Protocole, ne l'ayant jamais ratifié ou l'ayant récemment dénoncé, dans le cas plus récent du Canada. Jusqu'à quel point peut-on affirmer que certains États fédérés nord-américains se substituent à leur État fédéral dans la mise en oeuvre, sur leur territoire, des obligations contenues à la Convention-cadre et au Protocole de Kyoto? Le présent article évalue le degré et la nature de cette éventuelle substitution en analysant un premier cas, celui du Québec. Les auteurs concluent que cet État, de façon autonome, se conforme à la plupart des obligations climatiques internationales telles que visées à la Convention et au Protocole, à l'exception notable, pour le moment, d'un niveau de soutien significatif en faveur des pays en développement. L'étude de ce cas confirme l'importance des acteurs subétatiques face aux grands défis internationaux contemporains, dans un contexte de gouvernance à paliers multiples. ; Abstract: The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) and the Kyoto Protocol both determine the nature and the level of international cooperation on the issue of climate change. The United States has never ratified the Protocol and the Canadian federal government has recently denounced it, thus rendering its provisions inapplicable within their jurisdictions. In this context, to what extent can some federated North American states be said to substitute themselves for their federal governments in the implementation of the provisions of the Convention and the Protocol within their own territories? The article examines the nature and the degree of this type of potential substitution using Quebec as a first case study. The writers find that Quebec voluntarily abides by most of the international climate obligations as set out in both the Convention and the Protocol, but with the notable exception of failing to provide a meaningful level of support to developing countries. This analysis confirms the importance of subnational states in the context of contemporary global issues, from the perspective of multilevel governance.
mercato del credito nelle Regioni esercita una funzione rilevante per il progresso armonioso dei territori di riferimento. Anche la Costituzione assegna al servizio del credito un ruolo di promozione dello sviluppo economico. Le Regioni, sia a statuto speciale sia a statuto ordinario, intraprendono delle azioni in tal senso, considerando il nesso di strumentalità tra le materie del credito e le materie di competenza regionale. Con la crisi economica che ha colpito i mercati internazionali e nazionali è emersa, in modo ancora più evidente, la necessità di una riflessione e di una proposta sul ruolo che il soggetto pubblico può svolgere per la crescita del sistema economico, con una crescente rilevanza e criticità del ruolo della finanza pubblica chiamata sia a contribuire allo sviluppo economico che a risanare i bilanci pubblici. In questo contesto assumono rilevanza le iniziative promosse dalle Regioni nel settore del mercato del credito. Tra gli strumenti a loro disposizione ci sono le società finanziarie regionali, soggetti partecipati dalle Regioni attraverso le quali queste ultime, molto spesso, gestiscono i fondi di garanzia costituiti proprio a servizio del credito. L'interesse per queste società, dunque, scaturisce dalla necessità delle Regioni di promuovere iniziative per lo sviluppo socio-economico del proprio territorio, anche attraverso questi soggetti, sovente creati con apposite leggi regionali e che sono lo strumento per l'attuazione delle politiche economiche e finanziarie delle Regioni e rappresentano un sistema alternativo al credito ordinario. Si tratta di soggetti che attualmente sono al centro di un importante processo di riordino, ex art. 106 del Testo unico bancario, in relazione al tema dei controlli da parte della Banca d'Italia. Inoltre, la materia è interessata dalla riforma delle società partecipate pubbliche prevista dalla legge delega 7 agosto 2015, n. 124: nella sua versione preliminare, il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 "Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica", se non fosse stato opportunamente emendato, avrebbe potuto avere un impatto negativo proprio sulle società finanziarie regionali e sulla loro operatività. Obiettivo del presente capitolo è analizzare tali tipologie di società partecipate pubbliche, indagando sui vari modelli operativi e sul loro ruolo di attori dello sviluppo nel panorama creditizio regionale in un'ottica di governo multilivello, mettendone in luce l'aspetto giuspubblicistico e la collocazione nel contesto della forma di stato regionale e della regolazione economica. ; The regional credit market plays a major role in the harmonious progress of the reference territories, and the Constitution also assigns credit to the role of promoting economic development. The Regions, both by special statute and by ordinary statute, undertake such actions, taking into account the link between instrumentalities and matters of regional competence. With the economic crisis affecting the international and national markets, the need for a reflection and a proposal on the role that the public bodies can play for the growth and development of the economic system emerged even more clearly, with growing relevance and criticality of the role of public finance called to contribute to economic development and to the rescue of public budgets. In this context, the initiatives promoted by the Regions in the credit market are relevant. Among the tools at their disposal are the regional finance companies, which are participants in the Regions and through which the latter, very often, manage the guarantee funds set up in the service of credit. The interest for these societies, therefore, derives from the need for the Regions to promote initiatives for the socio-economic development of their territory, even through these bodies, often created by specific regional laws. They are the instrument for the implementation of economic policies and financial services of the Regions and represent an alternative system to ordinary credit. These entities are currently at the center of an important reordering process, ex art. 106 of the Consolidated Law on Banking, in relation to the subject of controls by the Bank of Italy. In addition, the reform of the publicly-owned companies, led to the approval of the Legislative Decree No. 175/2016, "Consolidated Law on Publicly-Owned Companies". If its preliminary version was not been appropriately amended, it could have had a negative impact on the regional finance companies and their operation. The aim of this chapter is to analyze these types of publicly-owned companies, investigating the various operating models and their role as actors of development in the regional credit landscape in a multilevel governance perspective, highlighting the public-sector aspect and its location in the context of the form of regional status and of the government of the economy.
The aim of this PhD is to analyse the obstacles facing flood risk management as it is integrated into spatial planning policies. Recently, the French and British governments have implemented several policies in order to ensure that flood risk is taken into account at all the stages of the planning process, but there are still misunderstandings and conflicts between national aims and local interests. We focus on urban regeneration, both in Seine-Amont and East London, as these two areas are the focus of new urban projects where stakeholders thus have the opportunity to take flood hazard into account from the beginning. But local stakeholders face difficulty in balancing, on the one hand, their development needs with, on the other, the imperative to control development in flood risk areas. They do not ignore the risk but it is not a priority and floods are not considered as part of place. As a result, regeneration projects significantly increase the vulnerability of both areas. Since urban regeneration areas are often flagship projects in the building of sustainable cities, is it not possible to develop floodplains in a sustainable way ? We can not prevent floods completely but we can try to set up multilevel sustainable planning systems which integrate floods. Our purpose is to focus on planning tools and governance mechanisms that exist in both countries in order to see how they could be improved. More generally, we aim to show that an integrative approach to the strategic planning of floodplains could be a potentially advantageous way to transform vulnerable places into resilient ones. ; L'objet de cette thèse est de réfléchir aux difficultés que pose l'intégration du risque aux stratégies d'aménagement des territoires locaux. Si les politiques mises en place à l'échelle nationale font du risque une véritable question d'aménagement, leur mise en oeuvre à l'échelle locale se traduit souvent par des dysfonctionnements et des conflits. Les projets de renouvellement urbain de Seine-Amont et de l'Est londonien offrent l'opportunité de prendre en compte le risque en amont des aménagements urbains. Mais dans la pratique, les acteurs locaux peinent à trouver des compromis entre les impératifs du développement territorial, et la nécessité de réduire la vulnérabilité des biens et des populations en limitant l'urbanisation dans les lits majeurs. Le risque n'est pas nié, mais il ne constitue pas une priorité et n'est pas considéré comme une composante intrinsèque des territoires. Par conséquent les projets en cours de réalisation contribuent à accroître la vulnérabilité des deux espaces étudiés. Les projets de renouvellement urbain sont placés sous le signe du développement durable : comment dès lors concevoir des stratégies d'aménagement durable de ces espaces ? S'il est impossible d'éliminer le risque, il paraît souhaitable de mettre en place un système d'aménagement qui intègre le risque à toutes les échelles. La comparaison des outils de gestion et des mécanismes de gouvernance existants dans les deux pays permet d'envisager la planification stratégique des espaces fluviaux et de construire, dans les deux espaces étudiés, des territoires non plus vulnérables, mais résilients.