My Ph.D. dissertation focuses on the Early Music movement in Italy between the second post-war period and the end of the seventies in a historic-cultural point of view, limited to the revival of the Medieval repertoire. It is an initial inquiry of a complex and international phenomenon, whose Italian manifestation has still not been an object of research. In this work the phenomenon Early Music – analysed through historical, historiographic and ethnographic criteria – is settled into the broader Italian political, social and cultural context in order to underline the peculiarities, to detect the ideological, esthetical and political reasons which nourished it and to set up connections with other Italian experiences in the second half of the 20th Century, not only what music concern. The work is articulated in two sections. The first part focuses on the early music activity from the period of the post-war reconstruction to the early sixties, through the revival of the lauda and of the liturgical drama repertoire, particularly rich in those years. The first chapter deals with the presence of Medieval music in the cultural life of the post-war period, both what discography and live performance concern, with a particular attention on the attitude of the musical criticism. The second chapter broadens the chronologic span researching the origins of the lauda's fortune during the Fascist era, aiming to a better comprehension of the phenomenon in the following decades. The third chapter focuses on Milan and on the activity of the choral ensemble Polifonica Ambrosiana in order to underline the revival of the ancient Italian repertoire and the choral practise as moment not only of musical, but also of moral reconstruction for the catholic communities before and during the Vatican Council. The second part examines the decade following the sixty-eight. The first chapter inserts the Italian experience into the international Early Music movement's frame in the period of the socio-political revolutions, so as to highlight the consonances between the performance and use of early music and the sixty-eight ideals. The second chapter underlines the role of the pre-baroque music as a stimulus to the creation of an alternative musical education towards the academic one, while the third offers a bird's eye view on the activity of the Italian groups specialised in Medieval music, pointing out some fundamental elements for the construction their identity and self-legitimation. The fourth chapter delves into the Italian Communist Party's position about cultural politics and its activity within the recreational clubs. The objects of the last chapter are the musical, ideological and political synergies with experiences such as folk-revival and, more generally, with the performance of the folk repertoire and oral tradition.
L'obiettivo di questo lavoro è mettere in luce il modo in cui il Partito comunista italiano ha giudicato la popular music, nella consapevolezza che il discorso sulla musica rappresenta al contempo un aspetto marginale della politica culturale del PCI e un elemento fondamentale nello studio della condizione giovanile. La musica non costituiva infatti uno dei campi in cui si combatteva la "battaglia delle idee", come invece l'arte, la letteratura o il cinema, non essendo considerata propriamente «cultura», che presupponeva l'esistenza e l'opera degli intellettuali. La nozione che la musica abbia una portata euristica nello studio della condizione giovanile si fa avanti, negli ambienti comunisti, intorno alla fine degli anni Settanta, ad opera della nuova generazione di iscritti e funzionari che avevano collaborato con riviste del settore, testimoniando così che solo la vicinanza biografica o il ricambio generazionale consentivano l'adozione di un'ottica disposta a considerare la musica un argomento di vitale interesse nel rapporto tra il partito e i giovani; d'altro canto, la stessa storia degli studi rispecchia una distanza da questo tipo d'impostazione promiscua, al confine tra storia politica e musicale . Quando parliamo di musica, anzi, di popular music, ci riferiamo a tutto ciò che non è musica classica, seguendo la terminologia anglosassone che ha fatto la sua comparsa in Italia tra gli anni Ottanta e Novanta, principalmente tra gli studiosi e qualche critico. A questa espressione in italiano corrisponde una costellazione di traduzioni: quella letterale di musica popolare è fuorviante, perché sovrapponibile a folk; usare semplicemente pop è a sua volta scorretto, perché limiterebbe o estenderebbe la portata del termine; seguendo le versioni italiane dei libri di Adorno, musica di consumo ha avuto un certo successo, come anche musica contemporanea/moderna/leggera; secondo altri ancora, la parola più appropriata in italiano è semplicemente canzone , usata come nome collettivo, ad esempio, per il Festival della canzone italiana o per parlare di canzone napoletana, popolare, di protesta; anche il termine canzonetta, che indicava dall'Ottocento ciò che non era opera, ma operetta, viene riferito alla musica leggera, non necessariamente con significato dispregiativo (giacché con senso puramente descrittivo lo usavano anche Mina o Mogol), ma escluderebbe tutta la produzione nata, o ascoltata, in contrapposizione alla musica leggera in stile sanremese canonico, già a partire dagli urlatori di fine anni Cinquanta . Fatte salve tutte queste cautele e precisazioni, non useremo tuttavia una terminologia univoca, che risulterebbe forzata, ma adotteremo di volta in volta la definizione più appropriata e più conforme al contesto. Conseguentemente agli obiettivi enunciati, abbiamo escluso in toto dalla nostra ricerca la musica classica (che invece godeva dello status di cultura ed era legata a forme di fruizione e produzione minoritarie il cui rapporto con la società dei consumi è forse più assimilabile alle evoluzioni del teatro di prosa) e – forse più sorprendentemente – il jazz, che nonostante le maledizioni adorniane si era affermato ufficialmente nel panorama della musica di qualità e della popular music in generale; tuttavia il jazz, diversamente dal rock e da molta della musica di cui si parla – e che nasce – negli anni che esaminiamo, non è una musica dei giovani , non rappresenta cioè un elemento identitario che rispecchi una distanza generazionale . Inoltre, la provenienza statunitense (o angloamericana) di molta parte della produzione musicale tra gli anni Sessanta e Settanta ha fornito una peculiare prospettiva sui cangianti modi in cui si entrava in relazione con qualcosa che, nonostante le connotazioni o l'uso che se ne faceva, arrivava dal "campo avversario". Nell'individuare dei termini cronologici, la scelta è stata guidata dall'intersezione di più piani: musicale-sociale-culturale e politico-documentario. Il 1963 è l'anno del lancio dei Beatles a livello internazionale, che portò all'esplosione mondiale della musica giovanile (anticipata nel decennio precedente da Elvis Presley) e alla complicazione di un fenomeno a tutta prima commerciale con caratteristiche d'interesse sociale, estetico, culturale ; in Italia questo coincide con una fase di maggiore benessere materiale all'esaurirsi del miracolo economico, in cui gli adolescenti nati dopo la Seconda guerra mondiale rappresentano la prima generazione italiana ad essere nel complesso omogenea in termini di lingua, gusti e riferimenti culturali . Nel 1978 chiude dopo più di trent'anni il rotocalco Giorni – Vie Nuove, storicamente legato alla funzione di propaganda e informazione, il cui ristretto organico non consentiva più di competere con le più agguerrite riviste di approfondimento politico; frattanto sul Contemporaneo (supplemento culturale di Rinascita) compare un estemporaneo speciale sulla musica dei giovani e l'anno successivo chiude la Città futura, l'unica rivista comunista ad aver dedicato un interesse continuo e approfondito alla musica, riconoscendone l'importanza per i giovani e per capire i giovani, lasciando non tanto un vuoto quanto una traccia dell'evoluzione dei giovani comunisti; la fine degli anni Settanta inoltre rappresenta il primo momento di analisi e autoanalisi sui movimenti giovanili del decennio precedente, in cui si formulano riflessioni sulla loro evoluzione storica e sul loro legame con i movimenti contemporanei, con tonalità molto simili – perché riferite ad elementi connaturati – a quelle con cui si parla dell'evoluzione della popular music e dei suoi esiti individualistici o individualizzanti nel punk e nella disco music. Considerando quindi la musica degli anni Sessanta e Settanta come una delle propaggini della cultura di massa, abbiamo scelto come fonte la stampa di partito, che si configura da subito per il PCI repubblicano non solo come un mezzo di propaganda, ma come uno strumento educativo capace di fornire ai lettori e ai militanti le coordinate principali per capire la società; il marcato orientamento pedagogico – e talora didascalico – è fortemente presente nel campo della stampa periodica e la scelta di utilizzare materiale tutto interno alla cultura comunista permette di «osservare una pluralità di situazioni anche molto distanti dalla dimensione monoliticamente normativa ed "ufficiale", o dalla retorica del "dover essere"» ; s'intuisce, inoltre, la permanenza del tentativo di evitare l'isolamento dalla società che contraddistingueva la stampa comunista dall'epoca postbellica. Le fonti che abbiamo scelto sono i periodici di partito, perlopiù settimanali, in cui l'argomento musicale viene affrontato e declinato nei diversi modi che la differente natura della rivista prevedeva: dal rotocalco Vie Nuove, da Rinascita, dalla rivista dei giovani comunisti La città futura, abbiamo estrapolato quegli articoli che ci hanno consentito di evidenziare la presenza o assenza di una linea editoriale, o politica, sulla musica dei giovani italiani. L'utilizzo dell'Unità è stato marginale e di supporto, ma ha talora permesso di ricostruire con maggiore precisione i contorni di dibattiti che altrove erano soltanto episodici; crediamo tuttavia che la natura del settimanale, caratterizzata dall'approfondimento su temi d'interesse, si confacesse meglio alla ricerca che abbiamo svolto, offrendo spesso analisi di maggiore intensità rispetto agli articoli di un quotidiano, orientati perlopiù sulla cronaca. Per la natura fortemente esplorativa di questa ricerca, si è deciso in molti casi di lasciar parlare le fonti e di farle dialogare, nella convinzione che potessero restituire in modo autonomo un quadro autentico e multiforme dei dibattiti affrontati e un resoconto scevro da semplificazioni ex post.
Analitica dedica gran parte del suo decimo volume (2017) all'indagine della teoria e dell'analisi musicale in quanto prassi influenzata da scelte politiche e pragmatiche, e pienamente inserita in specifici contesti ideologici e sociali. Recentemente, infatti, il dibattito sulle motivazioni e gli scopi della musicologia, considerata come pratica sociale, ha portato a una nuova consapevolezza dei presupposti ideologici e politici dell'analisi musicale [Broman-Engebretsen 2007; Buch-Donin-Feneyrou 2013] e a una storicizzazione delle contrapposizioni introdotte dalla New Musicology nell'ultimo ventennio del Novecento [Agawu 2004; MacCutcheon 2014]. Allo stesso tempo, la progressiva convergenza delle metodologie impiegate nei diversi campi degli studi musicali – dalla musica d'arte alle musiche di tradizione orale, dalla popular music alla musica nel contesto della comunicazione audiovisiva, dall'uso del suono nei nuovi media alle culture non-musicali del suono – ha messo in piena evidenza la stretta relazione tra le pratiche dell'analisi musicale e i loro fondamenti epistemologici, che riflettono, in modo più o meno evidente, precise scelte di politica culturale [van den Toorn 1996; Scherzinger 2001; Schuijer 2008, Campos-Donin 2009; Guilbault 2014; Earle 2015].Analitica dedica gran parte del suo decimo volume (2017) all'indagine della teoria e dell'analisi musicale in quanto prassi influenzata da scelte politiche e pragmatiche, e pienamente inserita in specifici contesti ideologici e sociali. Recentemente, infatti, il dibattito sulle motivazioni e gli scopi della musicologia, considerata come pratica sociale, ha portato a una nuova consapevolezza dei presupposti ideologici e politici dell'analisi musicale [Broman-Engebretsen 2007; Buch-Donin-Feneyrou 2013] e a una storicizzazione delle contrapposizioni introdotte dalla New Musicology nell'ultimo ventennio del Novecento [Agawu 2004; MacCutcheon 2014]. Allo stesso tempo, la progressiva convergenza delle metodologie impiegate nei diversi campi degli studi musicali – dalla musica d'arte alle musiche di tradizione orale, dalla popular music alla musica nel contesto della comunicazione audiovisiva, dall'uso del suono nei nuovi media alle culture non-musicali del suono – ha messo in piena evidenza la stretta relazione tra le pratiche dell'analisi musicale e i loro fondamenti epistemologici, che riflettono, in modo più o meno evidente, precise scelte di politica culturale [van den Toorn 1996; Scherzinger 2001; Schuijer 2008, Campos-Donin 2009; Guilbault 2014; Earle 2015].
In this article I will analyse a corpus of Italian narratives set in Italy in the second half of the 1970s. My purpose is to show that the act of listening to popular music and sometimes singing or writing songs as represented in these narratives is part of young characters' dissent towards the political and social system of those years. In the first section I will give a short survey of the methodological and cultural premises of this study. In particular, I will pay attention to the musical debate of those years, which tended to praise political songwriting against pop music. In the following sections I will tackle the various nuances of the relationship between representations of dissent and musical references, especially to Italian 'cantautori' and Bob Dylan, in Porci con le ali by Rocco and Antonia (1976), Boccalone by Enrico Palandri (1979), Altri libertini by Pier Vittorio Tondelli (1980), and other works that have marked the rise of Italian new fiction between the late Seventies and the beginning of the Eighties. In the final Appendix I will briefly examine two novels of the first decade of the 21st Century – Occidente per principianti by Nicola Lagioia (2004) and Piove all'insù by Luca Rastello (2006) – suggesting that literary references to Bob Dylan and popular music have lost their direct connection to dissent. ; In questo articolo analizzerò un corpus di testi narrativi italiani ambientati in Italia nella seconda metà degli anni Settanta. Il mio obiettivo è mostrare che la rappresentazione dell'atto di ascoltare 'popular music', talvolta anche di suonare o scrivere canzoni, fa parte del più generale dissenso dei giovani protagonisti nei confronti del sistema sociopolitico di quegli anni. Nel primo paragrafo riassumerò le premesse metodologiche e culturali di questo studio, prestando particolare attenzione al dibattito musicale degli anni Settanta, che tende a schierarsi dalla parte del cantautorato politico contro la musica pop. Nei paragrafi successivi affronterò le varie articolazioni del rapporto tra le rappresentazioni del dissenso e i riferimenti musicali, specialmente ai cantautori italiani e a Bob Dylan, in Porci con le ali di Rocco e Antonia (1976), Boccalone di Enrico Palandri (1979), Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli (1980) e altre opere che hanno segnato l'ascesa della nuova narrativa italiana fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta. Nell'Appendice esaminerò brevemente due romanzi degli anni Zero – Occidente per principianti by Nicola Lagioia (2004) and Piove all'insù by Luca Rastello (2006) – suggerendo che i riferimenti letterari a Bob Dylan e alla 'popular music' hanno perso la loro lineare connessione con il dissenso.
From the landing of thousands of Albanese people on the Apulian coast in 1991 to the daily arrival of refugees on the Calabrian and Sicilian coasts since 2000, immigration by sea and the lifestories of the countless victims of this situation have become part of the 'public awareness' in Italy. To narrate the tragedies we are witnessing day by day, different communicational strategies have been adopted, depending on the respective media and on the political objectives pursued by individual 'speakers'. The attention writers, film directors, and artists have payed to the recent migration movements towards Italy has gradually given a more profoundly human dimension to the phenomenon and has brought the public closer to the individual tragedy. Italian popular music in particular has actively contributed to establishing an artistic counter-discourse, which will be discussed in the present article. Examples of different musical genres will be analysed, covering the time frame in question, whereas the methodology pursued will be that of Imagology and that of Cultural Studies.
The article reflects on the narratives of trap music and its contribution to the construction and dissemination of imagination on the multiethnic and multicultural metropolitan periphery. The empirical context considered is both the Quartiere Satellite and Piazza Garibaldi districts in Pioltello, within Milan's first eastern metropolitan belt. The text reflects on the possibilities of assuming the forms of the artistic expression considered as significant elements to orient and foster spatial and social urban regeneration projects and policies and to make them more connected to the experience of younger inhabitants of these suburbs. ; L'articolo considera le forme narrative della musica trap e il loro possibile contributo alla costruzione e alla diffusione di un immaginario relativo alla periferia metropolitana multietnica e multiculturale. Il contesto empirico considerato è quello dei quartieri Satellite e Piazza Garibaldi nel territorio di Pioltello, nella prima cintura metropolitana orientale di Milano. Il testo riflette inoltre sulle possibilità di assumere le forme di espressione artistica considerate come elementi rilevanti in grado (o meno) di orientare in modo pertinente e utile progetti e politiche di rigenerazione urbana - degli ambienti fisici e dei contesti sociali - strettamente connessi al vissuto esperienziale degli abitanti più giovani di queste periferie.
Grazie alla collaborazione con l'Associazione Altrosud, la Biblioteca nazionale centrale di Roma ha recentemente acquisito la base dati complessiva dell'archivio della Rete degli archivi sonori di musiche di tradizione orale. È stato così possibile fondere in un'unica e innovativa base dati gli archivi delle ricerche condotte in passato in Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Puglia e Umbria. Tale progetto si inserisce in una politica più vasta della Biblioteca di valorizzazione della cultura popolare e della letteratura dialettale, che ha recentemente trovato attuazione anche nell'acquisizione della parte più cospicua della biblioteca di Tullio De Mauro, del fondo del poeta romanesco Mario Dell'Arco e della raccolta di volumi di letteratura dialettale del Centro di documentazione "Vincenzo Scarpellino". ; Thanks to the collaboration with the Altrosud Association, the Central national library of Rome has recently acquired the overall database of the archive of the Sound archives network of oral tradition music. It was thus possible to merge the archives of research conducted in the past in Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Puglia and Umbria in a single and innovative database. This project is part of a wider policy of the Library of enhancement of popular culture and dialectal literature that has recently been implemented also in the acquisition of the most conspicuous part of the library of Tullio De Mauro, of the fund of the Roman poet Mario Dell'Arco and of the collection of volumes of dialect literature from the "Vincenzo Scarellino" documentation center.
"What a remarkable fifty years they have been for the world. Think what we would have missed if we had never heard the Beatles" : con queste parole, nel novembre 1997, la Regina Elisabetta celebrava il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio. A quanto pare, ancora oggi, i quattro ragazzi di Liverpool fanno parlare di sé. Sono passati 50 anni da quando hanno conquistato il cuore degli Stati Uniti con il singolo 'I Want To Hold Your Hand', riuscendo, in poco più di 2 minuti e mezzo, a entrare nella Billboard Hot 100, la classifica dei 100 brani più trasmessi dalle radio oltreoceano. Innovatori senza precedenti, pur sotto l'influenza di Buddy Holly, degli Everly Brothers e Chuck Berry, i Beatles hanno dimostrato come il rock & roll poteva coinvolgere varietà di armonie e strutture. La compattezza del loro sound era data dalla combinazione sinergica del basso melodico di Paul unito alla batteria "folle" di Ringo, alla chitarra "rockabilly" di George e a quella, più decisa, di John. Idealistici, spiritosi, eclettici e irriverenti, essi hanno saputo definire e incarnare lo stile degli Anni '60 e la loro musica, iniziata con le canzoni romantiche e terminata con stravaganze perfezioniste, ha fissato dei nuovi standard per il successo artistico e commerciale della musica pop-rock. Fino ai primi Anni '50 il Regno Unito si presentava con confini culturali e sociali molto rigidi, entro i quali prendeva coscienza una comunità "pluralistica"; questi nuovi fermenti dettero origine a controversie con i giovani che si ribellavano alle convenzioni e alle autorità. Iniziò ad aleggiare un vento di libertà morale, il cui primo obiettivo era proprio lo smantellamento delle barriere poste tra la cultura popolare e la cultura alta. A livello artistico, si possono vedere i primi cambiamenti con Waiting For Godot, dramma teatrale beckettiano, messo in scena nel settembre 1955 all'Arts Theatre di Londra; con Look Back In Anger di Joan Osborne, rappresentato nel 1956 al Royal Court Theatre; con la Pop Art introdotta l'anno successivo da una mostra alla Whitechapel Gallery; e con la pubblicazione nel 1957 di Declaration, una raccolta di saggi i cui autori esprimono la loro indignazione contro l'apatia, il disinteresse e il fallimento intellettuale dell'ambiente in cui vivono. Tom Maschler, curatore della raccolta, presenta gli Angries come degli anarchici, spesso socialmente alienati, e non appartenenti ad alcun movimento politico preciso . Doris Lessing, unica figura femminile a comparire nella raccolta, ha le idee molto chiare: "we give little attention to the people who leave - that process of elimination that goes on all the time and which excludes, very early, those likely to be original and reforming, leaving those attracted to a thing because that is what they are already like. This social mechanism goes almost unnoticed - yet it is as powerful as any in keeping our institutions rigid and oppressive" ; e prosegue Collins: "the average man is a conformist, accepting miseries and disasters with the stoicism of a cow standing in the rain". Sempre negli Anni '50, il rock veniva giudicato un genere banale e inferiore, visto dalla critica come privo di qualsiasi significato musicale e valore duraturo; tale concezione mutò notevolmente nel decennio successivo, quando risultò impossibile continuare a definirlo "una semplice anomalia temporanea" . La rivalutazione di Elvis, l'impatto di Dylan con la nascita della canzone di "protesta" e la British Invasion dei Beatles, che fecero della musica popolare il nucleo centrale dei primi movimenti studenteschi e subculturali, indussero a considerare il rock una seria forma d'arte, d'intrattenimento e d'industria. Al riguardo, va ricordata la nascita, nel 1967, della rivista musicale Rolling Stone, che ancora oggi non si interessa solo alla musica in senso stretto, ma anche a tutti i fattori socioculturali a essa contigui. Di notevole importanza è stato poi lo sviluppo della televisione: se negli Anni '50 solo il 6% della popolazione possedeva un televisore, nel 1965 sarà di proprietà di più del 90%. E in questi Swinging Sixties, i Beatles e la televisione furono una fonte di guadagno reciproco: da un lato, infatti, i Fab Four ottenevano una visibilità a livello nazionale e globale, dall'altro la televisione era ben contenta di ospitare le masse di pubblico che i Beatles stessi attiravano. Nelle loro apparizioni televisive, si passò dalle esibizioni musicali alle interviste e ai dibattiti, le cui tematiche avevano poco a che fare con le pop star "classiche": la guerra in Vietnam, l'uso della marijuana, la religione. Così, se nel biennio '62-'63 il 76% delle loro apparizioni erano musicali, tra il 1966 e il 1970 soltanto il 17% riguardavano le esibizioni. È stata proprio questa scissione tra il ruolo classico della pop star e quello più complesso incarnato dai Beatles, a renderli così speciali. Definiti "uomini di idee", "intellettuali" , in quanto portavoce di una generazione e guida di una controcultura globale, c'è anche chi li paragona ai giocolieri e menestrelli medievali. Sì, l'epoca è sicuramente diversa a livello tecnologico e geopolitico, ma proprio come i menestrelli, i Beatles hanno usato la loro musica per rivestire più ruoli: intrattenitori, critici, cronisti, opinionisti, corteggiati ma anche ostacolati da quelli che volevano far loro da "padroni". "Who would have thought that the pop music of the 1960s would develop into a force as vital as that of the jongleur of old?".
La costruzione dell'identità culturale come problema centrale in contesti geografici periferici, vista dalla prospettiva che emerge dalla zona d'incrocio tra musica e produzione cinematografica nella regione del Río de la Plata, delimitata dalle due città capitali dell'Argentina e l'Uruguay. Verranno analizzate tre situazioni particolari: l'inserzione del tango nel cinema, in quanto elemento locale fortemente identitario, focalizzata sulla produzione di uno dei più noti compositori argentini del XX secolo, Astor Piazzolla, artefice del rinnovamento linguistico del tango e autore di numerose colonne sonore. A partire dal contesto culturale nel quale si inserisce la sua biografia musicale, si analizzeranno due film emblematici nella storia dell'Argentina, realizzati nell'importante momento storico della transizione dall'ultima dittatura all'attuale democrazia: TangosEl exilio de Gardel e Sur (Fernando Solanas, 1985, 1988). L'arrivo del rock come genere musicale straniero nel contesto del Rio de la Plata negli anni Sessanta, le trasformazioni culturali che esso comportò viste attraverso la sua presenza cinematografica e la nascita del "giovanile" in quanto nuovo soggetto, centrale nello sviluppo della cultura di massa alle origini della globalizzazione. Il rapporto locale/globale nella costruzione di un "Rock Nacional" con caratteristiche identitarie proprie, in bilico tra produzione artistica e industria culturale. Si analizzeranno due film rappresentativi di questa svolta, che rendono conto di vari elementi chiave in questo processo: Nacidos para cantar (Emilio Gomez Muriel, 1965), El extraño de pelo largo (Julio Porter, 1969). L'interazione tra musica e cinema nel contesto della cinematografia nazionale nell'Uruguay (dallo sviluppo relativamente tardivo), le sue caratteristiche particolari e la sua funzione culturale nell'ambito di un paese condizionato dalle sue piccole dimensioni, peculiarità identitarie e limitazioni economiche, che nonostante questo configurano un particolare profilo culturale che incide sul contesto rioplatense e latinoamericano. A tal proposito, verrà analizzato un film di genere documentario incentrato sulla canzone d'autore uruguaiana: Hit (Claudia Abend, Adriana Loeff, 2009). ; Cultural identity as a central problem in peripheral geographic contexts, from the perspective that emerges at the intersection of music and film production in the Río de la Plata region, bounded by the two capital cities of Argentina and Uruguay. Three specific situations will be considered: the usage of tango in cinema, as a strongly identifying local element, focusing on the production of Argentinian musician Astor Piazzolla, author of the linguistic renewal of tango, and composer of numerous soundtracks. Starting from the cultural context in which his musical biography is inserted, two emblematic films will be analyzed, regarding the historical transition from the last dictatorship to the current democracy in Argentina: TangosEl exilio de Gardel and Sur (Fernando Solanas, 1985, 1988). The arrival of rock as a foreign musical genre in the context of Rio de la Plata in the sixties, the cultural transformations that it involved seen through its cinematographic presence, and the birth of "the young" as a new subject, central in the development of mass culture in the origins of globalization. The local/global relationship in the construction of a "Rock Nacional" with its own identity characteristics, poised between artistic production and cultural industry. We will analyze two films representative of this shifting point, which account for several key elements in this process: Nacidos para cantar (Emilio Gomez Muriel, 1965), El extraño de pelo largo (Julio Porter, 1969). The interaction between music and cinema in the context of national cinematography in Uruguay, its particular characteristics and its cultural function within a country conditioned by its small size, identity peculiarities and economic limitations which, despite this, form a particular cultural profile that affects the rioplatense and Latinamerican contexts. In this regard, a documentary film based on Uruguay's author song will be analyzed: Hit (Claudia Abend, Adriana Loeff, 2009).
L'articolo intende offrire un sintetico vademecum sul diritto d'autore nelle edizioni musicali a stampa, per i bibliotecari che si trovino ad affrontare il trattamento di fondi musicali o di singoli documenti contenenti musica notata. Quali sono le caratteristiche fisiche e di contenuto che differenziano la musica a stampa dagli altri prodotti editoriali? Di quali strumenti dispone il bibliotecario, dovendo gestire spartiti e partiture, per evitare di violare le leggi in materia di diritto d'autore e copyright? Facendo il punto sulla legislazione nazionale e comunitaria in materia, l'autrice analizza le ripercussioni della normativa vigente sulla gestione della musica a stampa in biblioteca, con una particolare attenzione alla possibilità di diffusione legale della musica a stampa in ambiente digitale. ; The article provides a concise copyright handbook for printed music for librarians who have to deal with musical funds or documents containing musical notations. What are the differences between printed music and other publishing products? Which instruments are available in order to avoid any copyright violation by the librarian that has to manage sheet music and scores? The author takes stock of the Italian and European laws on the subject and focuses on how current regulations affect libraries and librarians, trying to identify possible options for the digital dissemination of printed music within the confines of the law.
L'articolo delinea le strategie metodologiche adottate nel progetto Echo per la bonifica di record di libretti per musica residenti nella base dati Indice 2 del Servizio bibliotecario nazionale, utilizzando - in cooperazione con l'Istituto centrale per il catalogo unico - il software , nel periodo settembre 2006 - dicembre 2009. Il progetto Echo, promosso dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia in collaborazione con Arcus s.p.a. (Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo), è stato il primo in Italia a catalogare in modo intensivo e sistematico libretti per musica con Interfaccia Diretta, testandone di fatto le funzionalità in un contesto tecnologico e normativo complesso. La prima parte dell'articolo prevede una contestualizzazione del progetto, segue una parte centrale con l'analisi delle tipologie di record incontrate e la disamina dei principali problemi affrontati con le relative soluzioni. La parte finale presenta invece le questioni ancora aperte e offre una sintesi di quanto precedentemente esposto. A conclusione del progetto, nonostante le difficoltà incontrate e le molte questioni ancora rimaste aperte, si può con sicurezza affermare la positività dell'esperienza condotta e sottolineare l'importanza di interventi che coinvolgono più istituzioni. Le modalità di lavoro sperimentate e condivise sono state positivamente valutate, e si ritiene possano essere usate come modello per lo sviluppo di altri progetti simili, e per la creazione di buone pratiche comuni di azione. L'esperienza del progetto ha evidenziato l'importanza della cooperazione e della realizzazione di azioni che comportino pianificazioni a media e lunga scadenza, capaci di coinvolgere in positive sinergie le realtà più attente alla catalogazione dei materiali musicali. Se le strategie d'azione individuate in Echo possono risultare utili, non va dimenticata la necessità di un proficuo confronto con realtà extra SBN e con progetti simili per altri materiali musicali, soprattutto in un momento di grandi cambiamenti a livello normativo, sia in Italia che all'estero. ; The article outlines the methodological strategies adopted in the Echo project in the period September 2006 -2008 (in cooperation with ICCU (Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane) for correcting and integrating with all the specific data the records of music librettos residing in the Index 2 data base of the National Library Service (SBN). The Echo Project, developed by the Giorgio Cini Foundation of Venice in cooperation with Arcus s.p.a. (Company for the development of art, culture and show business), was the first in Italy to seriously and systematically catalogue music librettos with the application Interfaccia Diretta, so effectively testing its functional character in a complex technological and legislative context. The first part of the article deals with putting the project into context; this is followed by a central part with an analysis of the types of records encountered and a close examination of the main problems faced with their relevant solutions. The final part presents the questions still open and offers a summary of what was previously described. In spite of the difficulties encountered and the many questions left unanswered, it can be safely stated at the end of the project that the experienced was positively conducted and the importance of interventions that involve a number of institutions should be emphasized. The methods of work tried and shared were evaluated positively and it is believed that they can be used as a model for the development of other similar projects, and for the creation of common good practices. The experience of the project highlighted the importance of cooperation and the carrying out of activities that require middle and long-term planning, able to involve those most attentive to cataloguing musical material in positive synergies. If the action strategies identified in Echo turn out to be useful, we should not however forget the necessity for a healthy confrontation with realities outside the realm of SBN and with similar projects for other musical material, especially in a time of great change at legislative level, both in Italy and abroad.
Il presente progetto di ricerca, nato inizialmente con l'obbiettivo d'individuare in che modo e in che misura, i testi teatrali del drammaturgo e comico dell'Arte Giovan Battista Andreini, detto Lelio, figlio d'Isabella e Francesco, anche loro attori e letterati d'alto livello, risentirono dell'influenza del mondo dei coevi teatri in musica, dall'intermedio al balletto, si è progressivamente evoluto, divenendo, ben presto, uno studio sulle modalità compositive sperimentali dell'Andreini, dove, in verità, la dimensione del sonoro e la manipolazione dell'elemento musicale, non furono altro che uno dei vari aspetti di suddetta poetica dell'innovazione. Analizzando dunque, minuziosamente, tutte le pièce andreiniane e contestualizzandole, di volta in volta, nel composito panorama sociale, politico e culturale, della prima metà del XVII secolo, in Italia come in Francia, giacché egli lavorò in entrambi gli stati con una certa regolarità - per questo motivo le ricerche sul campo si sono equamente ripartite tra i due paesi - si è giunti a ricostruire, nel dettaglio, quel tessuto, variegato e multiforme, di legami ed influenze, caratterizzato dalla perpetua pulsione alla sperimentazione, esistente tra l'universo performativo barocco e quello che può considerarsi uno dei più alti esponenti della commedia dell'Arte italiana dell'epoca, ridisegnando così i confini di una carriera interamente votata al Teatro e durata più di mezzo secolo. ; This study, at the beginning, had as principal purpose to analyze the interconnections between dramatic works of the playwright and actor, Giovan Battista Andreini, and the different types of theatres for music of baroque age. But, when the research work is started, the original objective, soon, is change. In fact, it's appear clear that the music dimension in Andreini's plays was, in truth, a manifestation of his great desire of innovation. So, the music prospective has become the best way to put in the right light the dramatic experimentalism of this playwright, one of the most important for the history of Commedia dell'Arte and Italian literature, and to discovered many, unknown, aspects of his poetry and personal philosophy. The Andreini's plays was investigated to contextualize them in the Italian and French spectacular societies of Seventeenth century, because Giovan Battista had spent long periods of his career, besides his own country, also in Paris, working at the court of Maria de' Medici and his son, Luigi XIII.
Un quinto del XXI secolo è già alle nostre spalle e l'insieme delle musiche d'arte composte dal 2001 ad oggi è a dir poco imponente. Le domande che si può porre uno storico della musica dinanzi all'attuale scenario sono molteplici. In che modo le musiche d'arte d'inizio Duemila si distinguono – se davvero si distinguono -- da quelle del tardo Novecento? Si deve parlare di un Novecento di longue durée oppure emergono fattori di discontinuità? E l'eventuale discontinuità tra XX e XXI secolo è in qualche modo paragonabile alle maggiori svolte storico-musicali registrate, per esempio, a cavaliere tra Cinque e Seicento oppure tra Otto e Novecento? E ancora: come interagisce il corpus odierno di Western Art Music con le musiche 'altre'? E in che rapporto esso si pone con le varie arti contemporanee, dalla letteratura alle arti visive, dal cinema all'architettura? Qual è l'impatto sulla creatività musicale delle nuove tecnologie, di Internet, dei new media, dell'intelligenza artificiale? Come si ridefiniscono i rapporti tra committenti, editori, compositori, interpreti, critici, fruitori? Come si può promuovere la musica dal vivo durante un'emergenza sanitaria? Alcune indicazioni e numerosi spunti di riflessione emergono nei saggi del presente volume che raccoglie gli atti di un incontro di studi promosso dall'Università di Napoli "Federico II" e svoltosi in streaming il 13 aprile 2021. Vi contribuiscono Marco Bizzarini (Oltre il postmoderno), Gianluigi Mattietti (Realtà virtuali e aumentate), Mauro Montalbetti (Teatro musicale, cronaca e politica in Haye: le parole la notte), Lisa La Pietra (La pluridimensionalità della voce nel XXI secolo), Tommaso Rossi (Organizzare la musica durante la pandemia), Simona Frasca (La canzone napoletana fra vecchie tecnologie e pratiche contemporanee). È prevista la pubblicazione di un secondo volume che offrirà ulteriori approfondimenti.
La dissertazione si articola attorno all'idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell'Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un'analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L'ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell'ultimo secolo, a partire dall'influenza di musiche esterne, dall'insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall'istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell'Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l'emancipazione femminile. ; This dissertation is structured around the idea of tradition and the conceptualization of gender in the village music of the Banyoro and Batooro of western Uganda. The thesis is composed of three main parts. In the first one, the historical transformations in gender relations since the pre-colonial period up to the present are presented and village music is introduced through comparison with royal and religion music. The second section is devoted to vocal and dance repertoires, on the basis of the documentation realized with elders: stylistic characteristics of these musics are considered and an analysis is carried out, aiming to show the ideas about gender in these repertoires. The last part of this work considers the transformations occurred in Ugandan music landscape during the last century, depending on several factors: various extern musics influences, the teaching of traditional music in schools, and the institution of school festival and cultural groups. On the whole, we observe a general re-functionalization of traditional music and gender ideas, which are referring to the past but hold value in particular for the recovery of local culture in the present, with special reference to contemporary Uganda multicultural society and to Government politics for women emancipation.
Disciplinary definitions and 'boundaries' are cultural constructs, context-based and subject to conventions. Historical, technical, cultural, gender, social, political conditions are among the forces that shape the multidimensional space of such definitions. Rules and regulations often dismiss complexity, or have to reduce it. The division between 'hard science' and 'humanities' is one of the results, but more detailed examples can be found in the history and practice of individual disciplines, like musicology. Among scholars involved in 'humanities' in Europe and Northern America there has been a growing feeling that their disciplines be under attack, and that the only path to survival be the acceptation of 'hard science' as a model. The risk that such a strategy may bring to an impoverishment of scholarship, favoring an ill-defined and ineffective form of empiricism, must be considered, especially if one looks at the long-term plans of institutions like the European Research Council. In this paper, I will try to place the subject into the more ample framework of the changes in political and economical systems in the West from the 1970s (which brought to the current economical crisis), of the ongoing processes aiming to reduce or abolish public welfare, including public universities.