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Oggetto dell'intervento sono le farse e le commedie politiche e morali che venivano recitate alla mensa della Signoria fiorentina, all'inizio del XVI secolo, allo scopo non solo di offrire uno svago ai suoi membri, ma anche di comunicare loro messaggi politici, etici e morali legati alle contingenze e alle necessità del momento. Il saggio analizza alcuni testi e i loro autori, con l'intento di evidenziare come questo tipo di drammaturgia fosse del tutto peculiare di Firenze, in quanto, sul piano strutturale e contenutistico, essa fu il frutto sia della commistione fra la sacra rappresentazione e la commedia classica, sia della tradizione recitativa di araldi e canterini. L'originalità di questo contributo consiste principalmente nell'aver introdotto il concetto di 'recitazione civile' nell'ambito di una più ampia indagine sul rapporto fra teatro e politica nel Rinascimento. Questo nesso, di per sé scontato date le implicazioni economiche e relazionali che la produzione spettacolare comporta, acquista nuovo rilievo se indagato in relazione al costante mutamento degli equilibri politici e delle relative esigenze di comunicazione e di propaganda che indussero i ceti dirigenti fiorentini da un lato, a riconoscere agli araldi e ad altri specialisti dell'intrattenimento il ruolo di 'voci politiche' della città; dall'altro, a sollecitare la produzione di componimenti drammaturgici e recitativi (dalla poesia gnomica canterina, alla sacra rappresentazione, alla farsa, alla commedia classicistica) la cui varietà tipologica rispondeva precisamente alle esigenze comunicative contingenti. Ma l'interesse di questi testi non si limita al ristretto ambito della storia locale, benché le siano intrinsecamente legati, in quanto essi consentono di comprendere alcuni meccanismi di base della comunicazione politica, esercitata attraverso le pratiche della performance orale e/o teatrale, in maniera meglio ricostruibile che altrove. ; This paper deals with political and moral farces and comedies performed during the meals of Florentine Signoria, at the beginning of 16th century, in order both to offer an amusement to their members, and to communicate political, ethical and moral messages related to the current situation and needs. Through the analysis of some plays and their authors, the author aims to underline how this type of dramaturgy was utterly peculiar to Florentine culture inasmuch as, in its structure and contents, it derived both from the mingling of sacra rappresentazione (sacred play) with classical comedy, and from the performative tradition of heralds and street singers. The originality of this contribution consists mainly in having introduced the concept of 'civic performance' within a wider investigation of the relationship between theater and politics in the Renaissance. This link would, in itself, be taken for granted, given the economic and relational implications that theatrical production involves. However, it acquires new importance if investigated in relation to the constant change in political balance, and its related communication and propaganda needs, that induced the Florentine ruling classes: 1- to recognize to the heralds and other entertainment specialists the role of civic 'political voices'; 2- to solicit the production of dramaturgical and recitative compositions (from street singers' gnomic poetry, to sacra rappresentazione, to farce, to classical comedy) of which the typological variety fulfilled exactly temporary communication needs. These texts are interesting not only for their relevance in local history, although they are intrinsically linked to it, but also because they allow us to understand and more efficiently reconstruct some basic mechanisms of political communication, practiced through oral and / or theatrical performance.