Bruno Buozzi ha sido una de las figuras más prestigiosas del reformismo político y sindical en Italia. Aquí, queremos explorar la contribución de Buozzi, particularmente en términos de la relación entre el sindicato y sus instituciones y en la temporalización del procedimiento. Para Buozzi, el sindicalismo después del fascismo, debe asumir la condición de "unión legal" con "representación totalitaria de la profesión y el derecho a intervenir en los contratos de trabajo que han de tener fuerza vinculante para todos los miembros de la categoría para los que se realiza la unión". En la Asamblea Constituyente el tema de la regulación legal del sindicalismo en Italia fue muy debatido. El resultado fue la aprobación del art. 39, una especie de "tercer sistema" entre las categorías del derecho público y el principio de la libertad de asociación del derecho privado, en relación al cual se han planteado dudas y observaciones por parte de la doctrina mayoritaria en el ámbito del derecho laboral. El incumplimiento del art. 39 de la Constitución, debido a la inercia legislativa resultante de las divisiones entre las tres principales centrales sindicales, las diferentes interpretaciones que deben darse a la disposición constitucional, ha dado lugar a la aparición de un sistema de derecho colectivo privado, autónomo, que trabaja por la unidad de los sindicatos. En el horizonte de las relaciones industriales italianas, sin embargo, están apareciendo nuevas divisiones, como las relativas al Acuerdo sobre los despidos en la reestructuración de Alitalia. De ahí el relanzamiento de las tesis en apoyo a la intervención legislativa en materia de negociación colectiva, aunque con relectura del art. 39 de la Constitución, y por consiguiente las tesis de Buozzi. ; Bruno Buozzi has been one of the most prestigious figures in the political and trade union reformism in Italy. Here, we want to explore the contribution of giussindacale Buozzi, particularly in terms of the relationship between the union and its institutions and the timeliness of processing. For Buozzi, trade unionism after fascism, he should assume the status of "legal union" with "totalitarian representation of the profession and the right to enter into contracts of employment which have binding force for all members of the category for which the union is made. "In the Constituent Assembly the issue of legal regulation of trade unionism in Italy was much debated. The result was the approval of art. 39, a sort of "third system" between the ordering of the categories of public law and private law principle of freedom of association, in respect of whom have raised doubts and remarks by the majority doctrine in the field of employment law. Failure to implement art. 39 of the Constitution, due to legislative inertia resulting divisions between the three major trade union centers but also to the different interpretations to be given to the constitutional provision, has led to the emergence of a system of law based on autonomous private collective, which worked by the unity of the trade unions. On the horizon of Italian industrial relations are emerging, however, new divisions, such as that relating to the Agreement on redundancies in the restructuring of Alitalia, which has once again seen the CGIL not participate in the underwriting, with the relationship with Fiat to act as leader. Hence the revival of the arguments in support of legislative intervention in collective bargaining, even in rereading art. 39 of the Constitution, and thus the thesis Buozzi. ; Bruno Buozzi ha rappresentato una delle figure più prestigiose del riformismo politico e sindacale in Italia. In questa sede si vuole approfondire il contributo giussindacale di Buozzi, in particolare sotto il profilo del rapporto tra sindacato e istituzioni e l'attualità della sua elaborazione. Per Buozzi, il sindacalismo dopo il fascismo, avrebbe dovuto assumere lo status di "sindacato giuridico", con "la rappresentanza totalitaria della categoria professionale ed il diritto di stipulare contratti di lavoro i quali hanno forza obbligatoria per tutti gli appartenenti alla categoria per la quale il sindacato è costituito". In sede di Assemblea Costituente il tema della disciplina giuridica del sindacalismo in Italia fu molto dibattuto. Il risultato fu l'approvazione dell'art. 39, una sorta di "terzo sistema" tra l'ordinamento di diritto pubblico delle categorie e principio privatistico di libertà sindacale, nei cui confronti si sono sollevati dubbi e rilievi da parte della dottrina maggioritaria in campo giuslavoristico. La mancata attuazione dell'art. 39 Cost., a causa di un'inerzia legislativa conseguente alle divisioni tra le tre maggiori centrali sindacali ma anche per le diverse interpretazioni da dare alla norma costituzionale, ha determinato l'affermazione di un sistema di diritto sindacale fondato sull'autonomia privata collettiva, che ha funzionato grazie all'unità dei sindacati. All'orizzonte delle relazioni industriali italiane si profilano però, nuove divisioni, come quella relativa all'accordo sugli esuberi nella ristrutturazione di Alitalia, che ha visto ancora una volta la Cgil non partecipare alla sottoscrizione, con i rapporti con la Fiat a fare da capofila. Da qui il rilancio delle tesi a sostegno dell'intervento legislativo in materia di contrattazione collettiva, pur nella rilettura dell'art. 39 della Costituzione, e quindi delle tesi di Buozzi. ; peerReviewed
Within the panorama of considerable development shown by the countries of Northern Europe in the field of public libraries, the situation of Finland was until recently characterized by a state of a certain marginality and little importance. Today the situation in Finland is, on the contrary, one of considerable structural and functional development and widespread distribution of the institutes, both at university and research level and at the level of public libraries In Finland, political-administrative action regarding cultural institutions is under the control of the Ministry for Education, which is divided into two departments, one for culture and one for education. The first of these administrations is responsible for state programmes and interventions for public libraries, while the second looks after the university, research and school libraries. There was a radical change in the field of public libraries starting from the Sixties, with the establishment of a model of Welfare State, the peculiarity of which was a strong impulse given to all kinds of structures, especially cultural structures. This led to a firm commitment of joint financing between State and municipality for the development of the library system. The Seventies saw a real boom in State cultural investments. This meant a process of centralization that led to a drastic reduction in the number of independent local libraries and a considerable expansion in the services of mobile libraries. Above all, the district library systems which hinge on the local libraries were developed and the latter were attributed the role of "provincial" libraries. This type of semi-decentred and cooperative organization was ratified in the 1986 library law. This legislation made municipal library service obligatory and confirmed the joint financing of the State and local bodies on the basis of parameters fixed by the same law.Even more recently, the 1998 law made an important contribution to the subject of the development of the services as a necessary and obligatory factor. The basic results of these must be made public and the entire operation is entrusted to the Ministry, with assistance from the state provincial offices and the municipal libraries at local level. The effects of these legislative and administrative interventions have been considerable and allows Finland to take its place today among the countries that have one of the most advanced library systems. An important example is that of the urban library system of the city of Tampere.Generally speaking, even in the smaller towns the country has modern and efficient library structures that have been built with advanced architectural criteria and which have good library collections, audiovisual material and computer equipment. ; Nel panorama di notevole sviluppo che presentano, nel campo delle biblioteche pubbliche, i paesi del Nord Europa, la situazione della Finlandia appariva, fino a qualche tempo fa, segnata da una certa marginalità e da un'importanza minore. La situazione che oggi si presenta nel Paese è invece quella di un notevole sviluppo strutturale e funzionale e di una diffusione capillare degli istituti, sia a livello universitario e di ricerca, sia a livello di biblioteche pubbliche. L'azione politico-amministrativa relativa alle istituzioni culturali fa capo in Finlandia al Ministero dell'educazione, diviso in due dipartimenti, uno per la cultura e uno per l'educazione. Alla prima di queste amministrazioni appartiene la competenza in materia di programmi e interventi statali per le biblioteche pubbliche, alla seconda quella per le biblioteche universitarie, di ricerca e per le biblioteche scolastiche. Nel campo delle biblioteche pubbliche un salto di qualità si è determinato a partire dagli anni Sessanta, insieme all'affermarsi di un modello di Welfare State, la cui peculiarità è consistita in un forte impulso dato alle strutture di ogni genere, in particolare a quelle culturali, che ha portato alla decisa affermazione del finanziamento congiunto da parte dello Stato e delle municipalità per lo sviluppo del sistema bibliotecario. Negli anni Settanta si è prodotto un vero e proprio boom di investimenti culturali statali. Si è trattato di un processo di centralizzazione che ha visto una drastica riduzione del numero delle biblioteche locali autonome e una forte espansione dei servizi di biblioteche mobili e, soprattutto, il potenziamento dei sistemi bibliotecari comprensoriali che si imperniano sulle biblioteche locali, alle quali è stato attribuito il ruolo di "provinciali". Questo tipo di organizzazione, semi-decentrata e cooperativa, è stata ratificata nella legge bibliotecaria del 1986, che dichiarava obbligatorio il servizio bibliotecario comunale e confermava il finanziamento congiunto dello Stato e degli enti locali sulla base di parametri fissati dalla stessa legge.Ancora più recentemente la legge del 1998 ha introdotto significativamente il tema della valutazione dei servizi come prassi necessaria e obbligatoria, i cui risultati essenziali devono essere resi pubblici e che viene affidata al Ministero, con la collaborazione degli uffici provinciali statali e delle biblioteche municipali per quanto concerne il livello locale. Gli effetti di questi interventi legislativi e amministrativi sono stati considerevoli e permettono di collocare oggi la Finlandia tra i paesi dotati di un servizio biblioteche pubbliche tra i più avanzati. Un esempio significativo è costituito dal servizio bibliotecario urbano della città di Tampere.In linea generale, il paese dispone anche nei centri minori di strutture bibliotecarie moderne ed efficienti, costruite con criteri architettonici avanzati e dotate di buone raccolte librarie, di materiale audiovisivo e di attrezzature informatiche.
Gli eurobond non sono un tema nuovo. Sono presenti nella letteratura economica, meno in quella giuridica, da oltre trent'anni, con denominazioni che spesso mutano a seconda delle formulazioni proposte. Rientrano in quella categoria di idee che hanno valore non solo sotto il profilo della tecnica finanziaria o della finanza pubblica, ma anche perché rappresentano un primo passo verso la realizzazione di un'unione politica dell'Europa. I favorevoli vedono in questo tipo di proposte non solo una risposta alla crisi attraverso il finanziamento degli investimenti pubblici, ma anche la costruzione di una politica fiscale europea da affiancare a quella monetaria della Banca centrale europea. Gli scettici pongono, invece, l'accento sui tempi troppo lunghi che tali proposte richiederebbero per essere attuate e sul consenso non unanime che esse riscuotono da parte dei Paesi dell'Eurozona. L'introduzione degli eurobond presenta, infatti, ostacoli legali e distributivi. Quelli legali hanno a che fare, in particolare, con l'articolo 125 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che dispone il divieto di salvataggio da parte dell'Unione a favore di un Paese membro in difficoltà e, in particolare, vieta a ciascuno Stato membro di rispondere o di subentrare nei debiti di altri Stati membri (cosiddetta "clausola di no bail out"). Gli ostacoli distributivi sono legati alle modalità di partecipazione dei Paesi membri alle emissioni congiunte dei titoli del debito europeo in termini di risorse finanziarie e ai timori dei Paesi virtuosi del Nord Europa di dover fornire un contributo maggiore rispetto ai Paesi meno virtuosi del Sud Europa. La tesi affronta, innanzitutto, il tema della fragilità della costruzione europea, che dipende essenzialmente dall'aver creato – contrariamente a quanto avvenuto nella storia dei popoli – "una moneta senza Stato". Questa circostanza ha condotto, alla fine del 2009, alla crisi dell'euro e dei debiti sovrani. Per rimediare a tale fragilità istituzionale, bisognerebbe por mano a una serie di riforme come il rafforzamento del ruolo della Banca centrale europea come prestatore di ultima istanza, il completamento dell'unione bancaria, l'approfondimento dell'unione del mercato dei capitali, l'allargamento del bilancio europeo e l'accentramento delle politiche fiscali nazionali. Tra queste riforme rientra anche quella di dar vita all'emissione congiunta di debito sovrano a livello di Eurozona, o, in alternativa, a schemi che non prevedono la mutualizzazione del debito. Al riguardo, la ricerca prende in esame l'esistenza di eventuali basi giuridiche per emettere un debito federale dell'Unione europea, distinto dal debito degli Stati membri o, in alternativa, per procedere alla mutualizzazione dei debiti degli Stati membri. La tesi passa, poi, in rassegna le varie proposte avanzate in tema di eurobond, classificandole in due gruppi principali, a seconda che prevedano o meno la mutualizzazione del debito. Nell'ambito delle proposte che si basano sulla mutualizzazione del debito rientrano gli eurobond in senso stretto, gli union bond, gli stability bond, le obbligazioni blu e rosse. Tali proposte, in quanto fondate sulla mutualizzazione del debito, non sono compatibili con l'articolo 125 del TFUE e richiederebbero pertanto la sua modifica. Nel secondo gruppo di proposte – che non contemplano la mutualizzazione del debito e pertanto non richiedono la modifica del TFUE – rientrano il programma PADRE (Politically Acceptable Debt Restructuring in Europe), il Fondo di ammortamento del debito a livello europeo (European Redemption Fund), gli European Safe Bond - ESB (acronimo inglese di "Titoli europei sicuri"), i Sovereign Bond Backed Securities - SBBS (acronimo inglese di "Titoli garantiti da obbligazioni sovrane"). La ricerca esplora i possibili approcci alla prosecuzione del progetto europeo: la via della riduzione del rischio (risk-reduction), la via della condivisione del rischio (risk-sharing), la via della sintesi tra riduzione e condivisione del rischio. Quest'ultima via appare a chi scrive come l'unica politicamente percorribile. La stessa unione monetaria si è realizzata come combinazione tra i due approcci: il processo di convergenza delle finanze pubbliche (risk reduction) ha condotto alla creazione di un'unica banca centrale con il compito di mettere in atto un'unica politica monetaria e del cambio (risk sharing). Vi è però la necessità per l'Italia di fare la propria parte invertendo la traiettoria del rapporto debito-Pil attraverso un serio e rigoroso piano pluriennale di rientro dal debito (risk reduction), per acquisire, agli occhi dei principali partner europei, quella credibilità necessaria per convincerli a dar vita a un vero e proprio debito federale europeo (risk sharing). Gli eurobond non sono l'unico mezzo per raggiungere la finalità di una unificazione politica dell'Europa ma hanno il pregio di mettere insieme l'approccio funzionalista dei passi graduali con quello federalista della meta finale. Analogamente a quanto avvenuto nella storia di alcuni popoli (in particolare negli Stati Uniti d'America) in cui il processo di unificazione dei debiti ha segnato la nascita dello Stato, anche nel vecchio continente l'europeizzazione del debito degli Stati membri, al di là della valenza in termini di finanza pubblica, potrebbe assurgere a un vero e proprio atto "costitutivo" di un futuro Stato federale europeo. Sotto il profilo metodologico, la ricerca è stata condotta attraverso la strumentazione propria dell'analisi economica del diritto, nella consapevolezza che il mercato – vale a dire il meccanismo economico che orienta il comportamento di individui e gruppi – da solo non è sufficiente ma ha bisogno di regole per poter funzionare. Anzi, se ben regolato, il mercato può essere fattore di sviluppo e di benessere. Questo ragionamento vale anche per il mercato comune e per la moneta unica europea, che da soli non bastano più. Come si è tentato di mostrare in questo lavoro, anche l'Eurozona, per poter sopravvivere e progredire, ha bisogno di un adeguamento delle proprie istituzioni che passa anche attraverso l'emissione congiunta di debito sovrano. Coerentemente con tale impostazione, l'indagine cerca di avere un approccio critico al tema degli eurobond, tentando di analizzarne i singoli aspetti con indipendenza di giudizio. La stesura dei capitoli e dei singoli paragrafi è stata preceduta da un lavoro di documentazione e consultazione di testi, riviste specializzate e articoli. Le conoscenze teoriche acquisite e le idee maturate sono state verificate sul campo, grazie ad un confronto diretto con i dirigenti che, nell'ambito del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze, hanno la responsabilità dell'emissione e della gestione del debito pubblico italiano. Chi scrive lavora presso la direzione del Debito pubblico del Dipartimento del Tesoro; cionondimeno, le opinioni che qui esprime sono personali e non rappresentano o impegnano in alcun modo l'amministrazione di appartenenza. Alla luce delle considerazioni svolte, si ritiene che davvero gli eurobond possano spingere l'Eurozona verso una maggiore integrazione politico-istituzionale. L'analisi economica e giuridica può dare il proprio contributo alla comprensione della questione, ma la scelta dei passi da compiere in concreto spetta alle leadership politiche europee in quanto investite del consenso popolare. Il ricercatore può esporre gli effetti che derivano dall'adozione di una particolare misura o di uno specifico strumento. Oltre non può andare. ; Eurobonds are not a new topic. They have been present in the economic literature, less in the legal literature, for thirty years, with denominations which change according to the proposed formulations. They are relevant not only in terms of financial economics or public finance, but also because they represent a first step towards the realization of a political union of Europe. Those in favor look at eurobonds not only as a response to the crisis through the financing of public investments, but also as a tool to build up a European fiscal policy in addition to the monetary policy of the European Central Bank. On the contrary, the skeptics underline the fact that such proposals would require too mach time to be implemented and the fact that they have short consent in the Eurozone countries. The introduction of eurobonds presents legal and distributive barriers. The legal barriers are linked to the Article 125 of the Treaty on the Functioning of the European Union (TFEU), which provides for so-colled "no bail out clause" ("A Member State shall not be liable for or assume the commitments of central governments, regional, local or other public authorities, other bodies governed by public law, or public under¬ takings of another Member State"). The distributive obstacles, on the other hand, are linked to the way in which Member States could participate in joint issuance of European debt securities. In particular, the virtuous countries of Northern Europe are afraid that they would pay a greater share than the less virtuous countries of the Southern Europe. First of all, the thesis analyzes the fragility of the European institutions, which depends essentially on having created – contrary to what has happened in the history of peoples – "a currency without a State". In the end of 2009, this fragility led Europe to the crisis of euro and sovereign debts. To face this fragility, some institutional reforms should be carried out, such as the strengthening of the role of the European Central Bank as a lender of last resort, the completion of the banking union, the deepening of the capital market, the enlargement of the European budget and the centralization of national fiscal policies. These reformes also include the joint issuance of sovereign debts of Eurozone Member States. In this regard, the research examines the existence of possible legal bases for issuing a federal debt of the European Union, different from the debt of the Member States or, alternatively, for joint issuing the debt securities of the Member States. Secondly, the thesis examines the various proposals of eurobonds, classifying them in two main groups. The first group, based on the joint issuance of debt, includes eurobonds in the strict sense, union bonds, stability bonds, blue and red bonds. These proposals, being based on the joint issuance of debt, are contrary to Article 125 of the TFEU and therefore would require its modification. The second group of proposals – which do not contemplate the joint issuance of debt and therefore do not require the modification of the TFEU – include the PADRE program (Politically Acceptable Debt Restructuring in Europe), the European Redemption Debt Fund, the European Safe Bonds, the Sovereign Bond Backed Securities. Thirdly, the research explores the possible approaches to the continuation of the European project: the risk-reduction path, the risk-sharing path, the synthesis between risk reduction and risk sharing. This third path seems to be the only politically feasible. As we know, also the monetary union was realized as a combination of the two approaches: the process of convergence of public finances (risk reduction) led to the creation of a single central bank with the task of managing a single monetary policy (risk sharing). However, Italy has to reverse the trend of the debt-to-GDP ratio through a serious and rigorous long-term debt reduction plan (risk reduction), in order to convince the main European partners to issue European federal debt (risk sharing). Eurobonds are not the only tool to achieve the goal of a political unification of Europe but they have the merit of putting together the functionalist approach based on the gradual steps with the federalist approach based on the final goal. Similarly to what has happened in the history of some peoples, such as the United States of America, where the process of unification of debt of the single States has marked the birth of the federal State, even in Europe the consolidation of debt of the Member States might be a constitutive act of the United States of Europe. Methodologically, the research is based on the economic analysis of law. According to this view, market – the economic mechanism which guides the behavior of individuals and groups – is not enough but needs good regulation. Indeed, if it is well regulated, market may be a factor of development and welfare. This way of thinking is also valid for the European single market and for the euro, which are no longer enough. As we have tried to show in this work, also the Eurozone institutions need a deep reform – including the joint issuance of sovereign debt – for their surviving and progress. This work tries to have a critical approach to the topic of eurobonds. The theoretical knowledge and ideas have been checked thanks to a direct dialogue with managers who, within the Treasury Department of the Ministry of the Economy and Finance, are responsible for issuance and management of the Italian public debt. The author of this research works in the Public Debt Directorate at Treasury Department; nevertheless his opinions are personal and do not represent the Treasury Department. For these considerations, eurobonds might really push the Eurozone towards a greater political and institutional integration. The economic and legal analysis may give its contribution to the debate, but the actual choices are up to the European policy-makers.
Dottorato di ricerca in Società, istituzioni e sistemi politici europei (XIX-XX secolo) ; Il soggetto di questa tesi, che riguarda la storia tedesca contemporanea, è il dibattito sul rapporto tra coscienza nazionale e identità europea, che si sviluppa nella Repubblica federale tedesca tra l'estate e l'autunno 1989 e la primavera 1990. In particolare, il tema è la percezione che l'opinione pubblica tedesca ebbe dell'istituzione e dei partner comunitari nel periodo compreso tra la caduta del Muro e l'adesione della Germania, ormai sulla strada della riunificazione, al progetto di rafforzamento dell'integrazione europea che condurrà al Trattato di Maastricht. Più nel dettaglio, leitmotiv della ricerca è il modo nel quale si esprimono nella dialettica 'domestica' il dualismo tra coscienza nazionale e identità europea e quello tra unificazione nazionale e integrazione europea, quando si fa più vivo il dibattito sulla ricostituzione dello stato unitario e sulla futura collocazione internazionale del paese. Il tema scelto non è certo nuovo, ma l'intento è di proporne l'analisi dal punto di vista dell'opinione pubblica tedesca, analizzando i pareri e le reazioni domestiche alle obiezioni provenienti dallo spazio europeo e in particolare da quello comunitario. Per raggiungere questo scopo, e dovendo necessariamente restringere il campo dell'indagine, si è deciso di ricorrere, come fonte principale primaria di riferimento, agli articoli dei due più importanti settimanali politici della Repubblica federale, «Der Spiegel» e «Die Zeit», anche se, per ampliare l'orizzonte di questa ricerca, l'analisi dei circa 100 articoli dei due periodici è supportata e integrata da quella dei commenti del più autorevole quotidiano tedesco la «Frankfurter Allgemeine Zeitung». Per quel che riguarda invece la letteratura secondaria, essa è utilizzata sia per inquadrare preventivamente l'evoluzione dei concetti di nazione e di Europa fino al 1989, sia per approfondire i temi principali del dibattito pubblico. Infatti, il primo capitolo individua i termini del problema, si propone cioè l'analisi dello sviluppo dei concetti di nazione e di Europa e il ruolo della Germania nella loro contrapposizione. Si illustrano, quindi le difficoltà di coesistenza dei due concetti e delle realtà alle quali si riferiscono e quelle di affermazione del concetto e dei progetti di Europa, anche per la presenza della apparentemente irrisolvibile ostilità franco-tedesca. Si sintetizzano quindi le condizioni, che permettono il superamento di questa ostilità tramite il primo progetto comunitario e il ruolo della collaborazione franco-tedesca nel favorirne l'affermazione e l'approfondimento fino ai grandi mutamenti dell'estate e dell'autunno 1989, che sembrano mettere in dubbio i risultati fino ad allora raggiunti. Il secondo capitolo si occupa, invece, dopo una breve presentazione delle caratteristiche principali dei due settimanali politici, di come, i tedeschi nel corso del tempo si erano abituati alla divisione, e di come la riunificazione tedesca torna a essere argomento di confronto pubblico, prima ancora che il Muro cada, suscitando un grande dibattito sul passato e sul futuro della Germania. Il terzo capitolo propone, invece, una breve analisi storica delle diverse forme lessicali usate nello spazio pubblico per definire la riconquista dell'unità da parte della Germania, una sintesi ragionata dell'eco che sui due settimanali hanno le reazioni esterne alla possibilità della riunificazione tedesca e un esame delle argomentazioni con le quali tedeschi rispondono alle obiezioni dei partner europei, con particolare attenzione a quelle dei vicini francesi. Il quarto capitolo si occupa, infine, di analizzare i più importanti interventi, sia tedeschi sia stranieri, sulle pagine sulle di «Die Zeit» e «Der Spiegel» riguardo la riunificazione, con la presentazione di quelli favorevoli e di quelle contrarie e si conclude con l'analisi delle motivazioni che inducono la Germania ad appoggiare l'approfondimento dell'integrazione economica e monetaria europea in cambio del sostegno dei partner comunitari alla riunificazione. Lo scopo di questa ricerca è dunque, nel suo complesso, di indagare le reazioni dell'opinione pubblica tedesca ai timori espressi dai partner comunitari di fronte alla riunificazione tedesca e di analizzare come i tedeschi si propongono di evitare il ritorno al passato, cogliendo la possibilità di coniugare pacificamente la nazione e l'Europa, permettendo all'identità nazionale e alla coscienza europea di integrarsi, e arricchirsi reciprocamente, aiutando a esorcizzare una volta per tutte dai pericoli del passato. ; The subject of this research on German contemporary history is the analysis of the debate about the relations between national consciousness and European perspective, which develops in West Germany between summer-autumn 1989 and spring 1990, based on articles from «Die Zeit» and «Der Spiegel». In particular, this work is focused on the perception the German public opinion had of the institution and of the EC partners from the fall of the Berlin wall to the Germany's commitment to increase the European integration, opening the way to the Maastricht Treaty. Strictly speaking, leitmotif of this research is how the dualism between national consciousness and European identity and between national reunification and European integration comes out in the 'domestic' dialectic, when the debate on the reconstitution and the future international position of a German unified state becomes livelier. The subject is not new, but new is the point of view from which it is analysed: the German public opinion, its remarks and reactions to the objections coming from Europe and particularly from the EC partners. To achieve this aim it has been decided to refer, as primary sources, to several articles on this subject from the most important German political magazines, «Die Zeit» and «Der Spiegel». However, in order to broaden out the horizont of this work, the analysis of the articles from the magazines is supported and integrated with some references to one of the most influential German newspaper, the «Frankfurter Allgemeine Zeitung». As for the secondary literature, it has been used both to outline the evolution of the idea of nation and Europe from the Illuminism to 1989 and to investigate the main subjects in public debate. Indeed, Chapter one is dedicated to a short analysis of the main points of this question: nation, Europe, and European integration. The chapter illustrates both the difficult coexistence of these ideas and of the realities they refer to and the difficult success of the European projects partly because of the seemingly insurmountable Franco-German hostility. Therefore, it is presented a synthesis of the conditions, which help to overcome this historical hostility trough the European Community, and the role played from the Franco-German collaboration in order to support and to strengthen it, at least until the great changes of 1989 which seems to question the obtained achievements. After a short presentation of the main features of both political magazines, chapter two is dedicated to investigate how, over the years, West Germans became inured to the division and how, still before the Berlin Wall falls, German reunification comes back as subject of a public debate, kindling a wide discussion about Germany's past and future. Chapter three proposes, instead, a short historical analysis of the terms used in the public space to define the regaining of the German national unity, a critical summary of the comments in «Die Zeit» and «Der Spiegel» to the foreign articles containing foreign reactions to a possible German reunification and an analysis of the German replies to the objections of the EC partners, with a particular attention for the French neighbour. Finally chapter four of this research deals with the most important foreign and German comments against and for the reunification, published in both magazines and ends with an analysis of the reasons leading Germany to a stronger engagement in favour of an increasing European economic integration and of a single European currency in order to get the support of the EC partner for the reunification. In broader terms, the aim of this research is to investigate the reactions of the German public opinion to the fears of the EC partners when they confronted with a possible German reunification and to analyse how Germans decide to avoid a dangerous return to past national experiences, taking instead the opportunity to join friendly nation and Europe, national consciousness and European identity.
The paper examines the relations between psychiatry and prison between the beginning of the Nineteenth century and the first years of the Twentieth century to gather affinity and differences with the themes of today's debate. The Reunions of the Italian Scientists had the worth to represent an important moment of national scientific debate before the political realization of the unity of Italy. At the beginning of the forties of the Nineteenth century they studied, among many other themes, the effects of the different formes of detention (particularly the systems of Philadelphia and Auburn) on the health, and particularly on the mental health, of the prisoner. These matters were also debated passionately in that years in other European countries, with the intervention of some intellectuals as Alexis de Tocqueville, Gustave de Beaumont, Charles Lucas and Charles Dickens. During this debate it emerged with clarity the risk, for the physicians, to unconsciously involve themselves in a punitive mission or in necessities of public order; but the prevailing orientation in the Reunions, nevertheless, was that to reject this tendency, and to ask to the physicians to assume as their principal task that to pronounce themselves on the salubriousness or unhealthiness of the prison systems. Subsequently, the psychiatrist Serafino Biffi studied with competence and passion to the issue of the psychological effects of the the juvenile incarceration, leaving us some suggestive texts in which he shows to prefere a management of the juvenile deviance based on small educational facilities, with a familial atmosphere, rather than on the concentration of the boys in greater institutions. The main attention of the Italian psychiatrists moved then, however, in greater measure from the reflexes of the incarceration on the mental health to the psychiatric examination during the judgement and to the search of the physical and psychological stigmates of the criminal. The attention for the consequences of the incarceration on the mental health appears testified by the Italian reflexes of the debate, that involved in Italy a limited number of experts and was late in comparison to other European countries, as Germany, where the main psychiatrists as Ganser and Kraepelin were authoritatively dealt with the matter on the nosographic autonomy of the psychotic conditions beginning during the incarceration. During this debate, discussing on the nosographic autonomy of the psychoses beginning in the jail, they take in consideration four different possibilities:that the detention represents a possible risk factor for the mental illnesses; that it represents an environmental factor favouring the onset and making worse the course of the illness in subjects already predisposed, or sicks in a subclinical way; that it represents a morphological factor able, only, to give a particular coloring to some clinical pictures developing in prison in the same way in which they would develope elsewhere; or that it represents an irrelevant element so in determining, that in the offer of some environment favouring conditions, that in the morphology of the mental illnesses. The authors believe that the relation between psychiatry and jail among the Nineteenth and the Twentieth century doesn't have now only an interest on an historical ground, but that it is particularly actual today, when some new legislative orientations and an exigence of equity in the access to the health care determine a greater involvement of the Departments of Mental Health in the problemof the health care of the prisoners. ; L'articolo esamina il rapporto tra la psichiatria e l'istituzione carceraria tra l'inizio dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, per cogliere affinità e differenze con i temi all'ordine del giorno del dibattito odierno. Le Riunioni degli Scienziati Italiani ebbero il merito di rappresentare un importante momento di confronto scientifico nazionale prima della realizzazione politica dell'unità d'Italia. All'inizio degli anni quaranta dell'Ottocento esse studiarono, tra molti altri temi, gli effetti delle diverse modalità di detenzione (in particolare i sistemi di Filadelfia e di Auburn) sulla salute, e in particolare sulla salute mentale, del detenuto. Questi argomenti erano appassionatamente dibattuti in quegli anni anche in altri paesi europei, e al dibattito presero parte intellettuali come Alexis de Tocqueville, Gustave de Beaumont, Charles Lucas e Charles Dickens. Durante questo dibattito emerse con chiarezza il rischio, per i medici, di farsi inconsapevolmente carico di istanze punitive di necessità di ordine pubblico; l'orientamento prevalente nelle Riunioni, tuttavia, fu alla fine quello di respingere questa tendenza, e chiedere ai medici di assumere come proprio mandato principale quello di pronunciarsi sulla salubrità o insalubrità dei sistemi carcerari studiati. Successivamente, lo psichiatra lombardo Serafino Biffi si dedicò con competenza e passione al tema degli effetti psicologici della carcerazione minorile, lasciandoci scritti suggestivi nei quali mostra di prediligere una gestione della devianza minorile basata su piccole realtà custodialistico-educative a dimensione familiare, anziché sulla concentrazione dei ragazzi in istituzioni di grandi dimensioni. L'attenzione prioritaria degli psichiatri italiani si sposta, però, in misura sempre maggiore dai riflessi della carcerazione sulla salute mentale alla perizia psichiatrica e alla ricerca intorno alle stigmate fisiche e psicologiche del criminale, mentre l'attenzione per le conseguenze della carcerazione sulla salute mentale appare testimoniata dai riflessi italiani del dibattito, che coinvolse in Italia un limitato numero di specialisti e fu tardivo rispetto ad altri paesi europei, come la Germania, dove si erano autorevolmente occupati dell'argomento psichiatri come Ganser e Kraepelin, sull'autonomia nosografica delle condizioni psicotiche insorte nel corso della carcerazione. Durante questo dibattito, discutendo dell'autonomia nosografica o meno delle psicosi insorte in carcere, furono prese in considerazione quattro diverse possibilità: che la detenzione rappresenti un fattore eziologico possibile per le malattie mentali; un fattore ambientale favorente l'insorgenza e peggiorante il decorso in soggetti già predisposti o malati in forma subclinica; un fattore morfologico in grado, soltanto, di dare una particolare coloritura a quadri insorti e sviluppandosi con le stesse modalità con cui sarebbero insorti altrove; un elemento pressoché irrilevante tanto nell'eziologia, che nell'offerta di condizioni ambientali favorenti, che nella morfologia delle malattie mentali. Gli autori ritengono che il rapporto tra psichiatria e carcere tra Ottocento e Novecento non rivesta soltanto un interesse di carattere storico, ma sia particolarmente attuale oggi, che nuovi orientamenti legislativi oltre che esigenze di equità nell'accesso alle cure stanno determinando un maggiore coinvolgimento dei Dipartimenti di Salute Mentale nel problema dell'assistenza sanitaria alle persone detenute.
Trilateral regulation, based on relations among trade unions, employers (or their associations) and governments, is one of the main mechanisms of socio-economic regulation in Western countries since decades, as well as a cornerstone of the so-called European social model. Notwithstanding, work regulation without trade unions' involvement is an increasingly widespread reality, especially within innovative workplaces. This outcome gives credit to the "race to the bottom" and "globalization theories", which predict a general convergence towards a neo-liberal institutional setting, where there is no space for labour and work regulation is unilaterally set by firms. To examine what underlies trade unions' inclusion or exclusion from regulatory processes, this research focuses on an innovative business like the Factory Outlet Centre, a huge retailing complex with almost one thousand workers, mostly shop assistants. Actually, from an Industrial Relations perspective, it might not be the appropriate unit of analysis to test trilateral regulation's survival, given that its features, like being a greenfield and a multi-employers workplace full of several micro-firms, are usually associated to labour's under-representation. But the context matters too, and here Italy is the setting of analysis, which is a particularly fitted context, because it shows an "organized" system of industrial relations, where labour representation is traditionally rooted. Moreover, Italian legal framework on commerce has been recently reformed, moving several competencies to regional and local administrations. Within this frame, field work deepens eight Factory Outlet Centres evenly spread in four regions (Toscana, Emilia Romagna, Lombardia and Veneto), allowing the emergence of regional varieties, as the ones related to political sub-cultures. The working hypothesis is that innovative businesses rely on new ways to coordinate socio-economic activities that, challenging the old features of regulation, allow the first-mover to act as a rent-seeker, unless involved entrepreneurs, politicians and trade unionists reach a new compromise. So there are only two kinds of actors, "first-movers" and "subordinates", and three kinds of actions, unilateral, negotiated and cooperative. As far as our case-studies are concerned, first-movers are entrepreneurs who promote and develop retailing complexes such as Factory Outlet Centres; as well as local governments, which hold the legal authority to give planning permissions and retailing licenses to make them operate. Instead, subordinate actors are trade unions, firstly worried about the way to reply to others' strategies. As far as cooperation and opportunism are concerned, the former targets to positive-sum games, while the latter always conceives at least a loser. Thanks to an extended review of policy documents, sentences, local newspapers and twenty-two interviews, this research explains precisely why in few cases trade unions have been involved in the work regulation, while in the others such a triangulation has not been feasible, letting employers and local politicians set the rules. Indeed, a clear finding emerges from the empirical analysis. Whenever work regulation is decentralized at local level, employers and local administrators join together to exclude, unilaterally, trade unions from the deal, exchanging mutual favours and acting as perfect rent-seekers. On the contrary, insofar as a more centralized public actor actively intervenes, such as regional policy-makers or judges, cooperation permeates work regulation, including trade unions along with employers and local administrators, as also leading to positive repercussions on workers' well-being without undermining company's profitability. A straightforward demonstration of this dark side of decentralization comes from the Sunday openings issue. On one hand, Sunday openings and the related extension of working time have been allowed by local government and then imposed to workforce by management. On the other, whenever a regional control is still effective, the issue has been solved through an innovative form of industrial relations: collective bargaining at the "site" level, where the workers' counterpart is not their employer, usually a shop-keeper, but it is their workplace's manager, that is the Factory Outlet Centre's director. Here the deal is stroke because trade unions accept a flexible working time arrangement in return for compensations like wage increases and a space for unions' local section. Besides, the ways unions approached these innovative workplaces shed light on the Italian version of "trade unions' revitalization", which encompasses a mix of both organizing and servicing strategies. Basically, despite site-bargaining renovates unions' actions preserving their ability to mobilize workers, its fragility clearly stands out, due to the need of an increasingly rare supportive state. Once said so, the spread of bilateral agencies, despite often judged as a unions' failure and a betrayal to their collective mission, might be the best results currently achievable, at least to keep some power to influence counterparts and institutions. It goes without saying that such a line of reasoning assumes that these two efforts are not seen as mutual exclusive but, adequately set, self-reinforcing. Despite this research zooms a narrow phenomena like Factory Outlet Centres, it aims at contributing to the huge academic debate regarding institutional change, here interpreted in relation to regional models of industrial relations. Among the four regions observed, Toscana and Veneto are in line with their institutional paths, respectively, a neo-corporatist and a neo-conservative one. Vice versa, Lombardia and Emilia Romagna are getting ahead of an institutional change: a bit more labour-friendly the former, in respect to its pluralist point of departure, and a much less labour-friendly the latter, a counter-intuitive outcome considering its progressive tradition and its actual approach inspired to social dialogue. The results open to further researches, specially on different workplaces within the context already considered, Italy, in order to confirm or to controvert such trends; as well as on different contexts but within the same workplace, Factory Outlet Centre, in order to find out similar or different outcomes. As demonstrated in this work, business innovation has strong implications for the future of trilateral work regulation, whose directions are not predictable, depending both on actors' strategies and institutional settings. Obviously, any further deepening of such mechanisms is welcomed.
Para una comunicación eficaz y para que el derecho pueda ser mejor comprendido y actuado correctamente, es esencial que la ley y cualquier fuente normativa estén bien escritas. Se necesitan buenas reglas, donde se conozca el impacto sobre los ciudadanos y las empresas. Escribir el derecho, en efecto, significa dar lugar a un verdadero procedimiento de aprendizaje legislativo en el cual la comunicación jurídica se aclare y se especifique como capacidad de dar vida a un "cortocircuito" en el cual los medios y los fines de la acción pública sean relacionados entre si de manera razonable y culturalmente aceptable. Los principales instrumentos utilizados por los diversos gobiernos europeos para poder proyectar normas de buena cualidad son: el análisis de impacto de la regulación (AIR), consultación, típicamente si no exclusivamente en el contexto de la AIR, simplificación, frecuentemente sostenida por una análisis de impacto, acceso a la regulación y valoración expost de los institutos reguladores y de los instrumentos específicos. (VIR o AIR ex post). La atención hacia una mejor calidad de la legislación ha asumido desde tiempos dimensiones globales: lejos de quedar confinada al interior de los sistemas de regulación nacional, tiene esa, la motivación de iniciativas específicas de organizaciones internacionales cuales la OCSE, el FMI, el WTO, dentro del debate político, institucional internacional y comunitario. En ámbito europeo, la primera etapa de tal repensamiento crítico en torno al law-making comunitario ha sido la ratificación del Tratado di Maastricht y, en particular, el Consejo Europeo de Edimburgo del 1992. En el 2002, después de un proceso de experiencias en materia de valoración de impacto, la UE se ha dotado, en el ámbito del programa de acción sobre el mejoramiento de la regulación, de un procedimiento de valoración de impacto para todas las principales iniciativas legislativas. La introducción de un tal procedimiento ha signado, en ámbito europeo, un importante cambio cultural al interno de la Comisión, formando parte integrante de la praxis de trabajo y del proceso decisional de esta institución, en grado de modificar el modo de elaborar las políticas, y sobre todo, de mejorar la elaboración de la normativa comunitaria. ; Affinché vi sia una comunicazione efficace ed effettiva ed il diritto possa essere meglio capito ed attuato correttamente e in modo efficiente è, preliminarmente, essenziale che la legge ed ogni fonte normativa sia "ben scritta". Servono, dunque, buone regole intese non solo come leggi "scritte bene", ma come leggi più consapevoli del proprio impatto su cittadini e imprese. Scrivere il diritto significa, infatti, anche dar luogo ad un vero e proprio procedimento di apprendimento legislativo nel quale la comunicazione giuridica si chiarisce e si specifica come capacità di dar vita ad un "cortocircuito" in cui i mezzi e i fini dell'azione pubblica siano collegati in maniera ragionata e culturalmente accettabile. È necessario, pertanto, porreattenzione sui principali strumenti utilizzati dai diversi governi per poter concretamente progettare norme di buona qualità: analisi di impatto della regolazione (AIR); consultazione, tipicamente, se non esclusivamente nel contesto dell'AIR; semplificazione, spesso supportata da un'analisi di impatto; accesso alla regolazione; valutazione ex post degli istituti regolatori e degli specifici strumenti (VIR o AIR ex post) L'attenzione verso una 'migliore' qualità della normazione ha, del resto, assunto da tempo dimensioni globali: ben lontana dal restare confinata all'interno dei sistemi di regolazione nazionali essa ha, infatti, anche sotto la spinta di specifiche iniziative di organizzazioni internazionali quali l'OCSE, il FMI, il WTO, investito il dibattito politico e istituzionale internazionale e comunitario. In ambito europeo, in particolare, la prima tappa di un tale ripensamento critico intorno al law-making comunitario è stato il processo di ratifica del Trattato di Maastricht e, in particolare, il Consiglio europeo di Edimburgo del 1992. Nel 2002, dopo un processo di diverse esperienze in materia di valutazione di impatto, la UE si è dotata, nell'ambito del programma di azione sul migloramento della regolazione, di una procedura di valutazione di impatto delle principali iniziative legislative. L'introduzione di una tale procedura ha segnato, in ambito europeo, un importante cambiamento culturale all'interno della Commissione, diventando parte integrante della prassi di lavoro e del processo decisionale di questa istituzione, in grado di modificarne il modo di elaborare le politiche e, soprattutto, di migliorare l'elaborazione della normativa comunitaria. ; For an efficient communication and that law can be better understood and actuated correctly, it is essential that law and every normative font have been well written. It's necessary good rules, where can be possible to know the impact of law in citizens and enterprises. To write law, in effect, consists in beginning a process of legislative learning, where juridical communication can be clarify and can be specific in order to create shout-court circuits in a manner that instruments and objectives of the public action can be related in an rationale form and cultural accepted. The main instruments used by European governments to project norms of good quality are: the analysis of the impact regulation (AIR), consultation in the Air context, simplification, frequently supported by impact analysis, to access to the regulation and expost valuation of the regulators institutes and of the specific instruments. (VIR o AIR ex post). The attention to a better quality of legislation has assumed by time global dimensions: far away of been and affair of the internal regulation national systems, it has the motivation of specific initiatives of international organizations such as OCSE, FMI, WTO, inside of the political, institutional,international and communitarian debate. In the European space, particularly, the first step of this critical rethinking process of communitarian law-making has been the ratification of Maastricht Treaty and, in particular, The EdinburghEuropean Council of 1992. In 2002, after a process of experiences in matter of impact valuation, the UE has been initiated, inside of the action program of legislation's improvement, a process of impact valuation to all main legislative initiatives'. The introduction of this procedure has signed, in the European space, an important cultural change in the Commission, been and integral part of the work and of the decisional process of this institution, capable to modify the way of elaborate politics, and, specially, to improve the communitarian law process.
For an efficient communication and that law can be better understood and actuated correctly, it is essential that law and every normative font have been well written. It's necessary good rules, where can be possible to know the impact of law in citizens and enterprises. To write law, in effect, consists in beginning a process of legislative learning, where juridical communication can be clarify and can be specific in order to create shout-court circuits in a manner that instruments and objectives of the public action can be related in an rationale form and cultural accepted. The main instruments used by European governments to project norms of good quality are: the analysis of the impact regulation (AIR), consultation in the Air context, simplification, frequently supported by impact analysis, to access to the regulation and expost valuation of the regulators institutes and of the specific instruments. (VIR o AIR ex post). The attention to a better quality of legislation has assumed by time global dimensions: far away of been and affair of the internal regulation national systems, it has the motivation of specific initiatives of international organizations such as OCSE, FMI, WTO, inside of the political, institutional,international and communitarian debate. In the European space, particularly, the first step of this critical rethinking process of communitarian law-making has been the ratification of Maastricht Treaty and, in particular, The EdinburghEuropean Council of 1992. In 2002, after a process of experiences in matter of impact valuation, the UE has been initiated, inside of the action program of legislation's improvement, a process of impact valuation to all main legislative initiatives'. The introduction of this procedure has signed, in the European space, an important cultural change in the Commission, been and integral part of the work and of the decisional process of this institution, capable to modify the way of elaborate politics, and, specially, to improve the communitarian law process. ; Para una comunicación eficaz y para que el derecho pueda ser mejor comprendido y actuado correctamente, es esencial que la ley y cualquier fuente normativa estén bien escritas. Se necesitan buenas reglas, donde se conozca el impacto sobre los ciudadanos y las empresas. Escribir el derecho, en efecto, significa dar lugar a un verdadero procedimiento de aprendizaje legislativo en el cual la comunicación jurídica se aclare y se especifique como capacidad de dar vida a un "cortocircuito" en el cual los medios y los fines de la acción pública sean relacionados entre si de manera razonable y culturalmente aceptable. Los principales instrumentos utilizados por los diversos gobiernos europeos para poder proyectar normas de buena cualidad son: el análisis de impacto de la regulación (AIR), consultación, típicamente si no exclusivamente en el contexto de la AIR, simplificación, frecuentemente sostenida por una análisis de impacto, acceso a la regulación y valoración expost de los institutos reguladores y de los instrumentos específicos. (VIR o AIR ex post). La atención hacia una mejor calidad de la legislación ha asumido desde tiempos dimensiones globales: lejos de quedar confinada al interior de los sistemas de regulación nacional, tiene esa, la motivación de iniciativas específicas de organizaciones internacionales cuales la OCSE, el FMI, el WTO, dentro del debate político, institucional internacional y comunitario. En ámbito europeo, la primera etapa de tal repensamiento crítico en torno al law-making comunitario ha sido la ratificación del Tratado di Maastricht y, en particular, el Consejo Europeo de Edimburgo del 1992. En el 2002, después de un proceso de experiencias en materia de valoración de impacto, la UE se ha dotado, en el ámbito del programa de acción sobre el mejoramiento de la regulación, de un procedimiento de valoración de impacto para todas las principales iniciativas legislativas. La introducción de un tal procedimiento ha signado, en ámbito europeo, un importante cambio cultural al interno de la Comisión, formando parte integrante de la praxis de trabajo y del proceso decisional de esta institución, en grado de modificar el modo de elaborar las políticas, y sobre todo, de mejorar la elaboración de la normativa comunitaria. ; Affinché vi sia una comunicazione efficace ed effettiva ed il diritto possa essere meglio capito ed attuato correttamente e in modo efficiente è, preliminarmente, essenziale che la legge ed ogni fonte normativa sia "ben scritta". Servono, dunque, buone regole intese non solo come leggi "scritte bene", ma come leggi più consapevoli del proprio impatto su cittadini e imprese. Scrivere il diritto significa, infatti, anche dar luogo ad un vero e proprio procedimento di apprendimento legislativo nel quale la comunicazione giuridica si chiarisce e si specifica come capacità di dar vita ad un "cortocircuito" in cui i mezzi e i fini dell'azione pubblica siano collegati in maniera ragionata e culturalmente accettabile. È necessario, pertanto, porreattenzione sui principali strumenti utilizzati dai diversi governi per poter concretamente progettare norme di buona qualità: analisi di impatto della regolazione (AIR); consultazione, tipicamente, se non esclusivamente nel contesto dell'AIR; semplificazione, spesso supportata da un'analisi di impatto; accesso alla regolazione; valutazione ex post degli istituti regolatori e degli specifici strumenti (VIR o AIR ex post) L'attenzione verso una 'migliore' qualità della normazione ha, del resto, assunto da tempo dimensioni globali: ben lontana dal restare confinata all'interno dei sistemi di regolazione nazionali essa ha, infatti, anche sotto la spinta di specifiche iniziative di organizzazioni internazionali quali l'OCSE, il FMI, il WTO, investito il dibattito politico e istituzionale internazionale e comunitario. In ambito europeo, in particolare, la prima tappa di un tale ripensamento critico intorno al law-making comunitario è stato il processo di ratifica del Trattato di Maastricht e, in particolare, il Consiglio europeo di Edimburgo del 1992. Nel 2002, dopo un processo di diverse esperienze in materia di valutazione di impatto, la UE si è dotata, nell'ambito del programma di azione sul migloramento della regolazione, di una procedura di valutazione di impatto delle principali iniziative legislative. L'introduzione di una tale procedura ha segnato, in ambito europeo, un importante cambiamento culturale all'interno della Commissione, diventando parte integrante della prassi di lavoro e del processo decisionale di questa istituzione, in grado di modificarne il modo di elaborare le politiche e, soprattutto, di migliorare l'elaborazione della normativa comunitaria.
In Giangastone Bolla's Program for the Review of Agricultural Law (1922) land ownership was a testing ground for the «modern transformations of property law» – on which Enrico Finzi – primarily with the «social function». Bolla observed the shift from ownership to the company; asserted that the link between agriculture and the state required the scholar of agricultural law to undertake the «social and economic reconstruction of the country». In view of the «social function» Arrigo Serpieri – since 1923 Undersecretary of State for Agriculture – promoted various legislative measures for the «integral reclamation»; the policy for agriculture was linked to the organization of the corporate state in fieri (Brugi, Arcangeli). The 1933 Consolidated Law (TU) aimed at the rehabilitation of the land to increase its productivity and improve the conditions of the peasants with land transformations of public interest, with possible expropriation of large estates and forced execution of reclamation works on private lands; from 1946 the Consolidated Law of 1933 will be considered an indication for the agrarian reform (Rossi Doria, Segni). In the first Congress of Agricultural Law, (Florence 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D'Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discussed some issues, in the first place agricultural law as a factual experience, linked to rural life, irreducible to a uniform juridical order; hence the 'long duration' of the Jacini Report on the various agricultural Italy. In view of the civil codification, the jurists noted the insufficiency of the individualistic system; placed the request for rules focused on the good and not on the subjects, up to the overcoming of the distinction between public and private law. The most illustrious Italian jurists intervened in the volume promoted by the Confederation of agricultural workers; The Fascist conception of property expressed the detachment from the liberal conception – with an emphasis on land ownership based on work (Ferrara, Panunzio) – and held firm to private initiative (Filippo Vassalli). Bolla reiterated the particularity of land ownership between the corporate system and the civil code project, «a private institution, aided and regulated by the State», with the owner «moderator et arbiter» of his own initiative. In the civil code of 1942, land ownership made sense of the dynamic aspect of productive activity, without contemplating the «social function» as a «new property right» (Pugliatti, Vassalli, D'Amelio).After the fall of the fascist regime, the struggles in the countryside forced Minister Gullo to plan agrarian contracts and regulate the occupation of uncultivated lands, with multiyear concessions to the occupying peasants; the De Gasperi award compensated the sharecroppers. The different economies of the 'different agrarian Italy' did not recommend a uniform agrarian reform; the reorganized political parties aimed at the distribution of expropriated lands, compensation to the private owner, without damaging the right of ownership. The initial action of the State to erode the large estates, with special reform bodies, had as its purpose the enhancement of small peasant property (Segni, Bandini). To combine private property and social interest in Constitution, Mortati motivated his proposal for a «constitutional statute»; Fanfani asked for «an article that speaks expressly of the land». The large estate was the most urgent but divisive issue, between Di Vittorio, who asked for its «abolition», and Einaudi for its «transformation», a choice that was imposed in the name of the various 'rural Italy'; the proposal for a rule intended to hinder large landholdings was not accepted. Article 44 of the Constitution provided for a law to impose «obligations and constraints on private land ownership», in order to «achieve rational land use and fair social relations». Bolla appreciated the choice of «transforming individual property into social property»; Vassalli wrote about a non-original «handbook for resolving the agrarian problem». In the project of the Minister for Agriculture Segni – who managed to launch a contested agrarian reform – art. 44 dictated tasks to the «future legislator»; the Sila law of 21 May 1950, the excerpt law of 21 October 1950 for particularly depressed areas, the bills on agricultural contracts were discussed in the Third Congress of Agricultural Law and in the first International Conference, promoted by Bolla, with interventions by Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Work was considered the architrave of land ownership, «a continually changing right, which must be modeled on social needs» (Bolla). In this context, the theoretical-practical, juridical-political reflection of Mario Bracci, professor of administrative law in Siena, rector, also in charge of teaching agricultural law, is interesting. Representative of the PdA at the National Council in the Agriculture Commission, Bracci proposed to write a «book on the socialization of the land», never published; the personal archive offers a wealth of notes previously unpublished on the subject. Bracci defined land ownership as the lintel of agricultural law and a crossroads of private and public law, between land reclamation laws, civil codification, art. 44 of the Constitution, the agrarian reform, understood as a «problem of justice». From Fascism tothe Republic, Bracci grasped technical continuities and ideological discontinuities in the structure of landed property, considered to be of constitutional significance, in referring to the person, «the conditions of the person are inextricably linked to those of landed property». As a scholar and professor of administrative law and agricultural law, since July 1944 Bracci intended to respond to the conflict in the countryside, mediating between «public purposes of agricultural production and the needs of social justice»; proposed «adequate legal forms which are forms of public law». ; Nel Programma di Giangastone Bolla per la Rivista di diritto agrario (1922) la proprietà fondiaria era banco di prova delle «moderne trasformazioni del diritto di proprietà» – su cui Enrico Finzi – in primo luogo con la «funzione sociale». Nell'azienda agraria Bolla osservava inoltre lo spostamento dalla proprietà all'impresa; asseriva che il legame tra l'agricoltura e lo Stato imponeva allo studioso del diritto agrario l'impegno per la «ricostruzione sociale ed economica del paese». In vista della «funzione sociale» Arrigo Serpieri – dal 1923 sottosegretario di Stato all'Agricoltura – promuoveva diversi provvedimenti legislativi per la «bonifica integrale»; la politica per l'agricoltura si legava all'organizzazione dello Stato corporativo in fieri (Brugi, Arcangeli). Il Testo unico del 1933 mirava al risanamento della terra per aumentarne la produttività e migliorare le condizioni dei contadini con trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, con possibili espropri di latifondi ed esecuzione coatta di lavori di bonifica su terre private; dal 1946 il Testo unico del 1933 sarà considerato una indicazione per la riforma agraria (Rossi Doria, Segni). Nel primo Congresso di diritto agrario, (Firenze 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D'Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discutevano alcune questioni, in primo luogo il diritto agrario come esperienza fattuale, legato alla vita rurale, irriducibile ad un ordine giuridico uniforme; da qui la lunga durata della 'fortuna' dell Relazione Jacini sulle diverse Italie agrarie. In vista della codificazione civile, i giuristi rilevavano l'insufficienza dell'impianto individualistico; ponevano l'istanza di norme incentrate sul bene e non sui soggetti, fino al superamento della distinzione tra diritto pubblico e privato. I più illustri giuristi italiani scrivevano nel volume promosso dalla Confederazione dei lavoratori dell'agricoltura; La Concezione fascista della proprietà esprimeva il distacco dalla concezione liberale – con l'accento sulla proprietà della terra fondata sul lavoro (Ferrara, Panunzio) – e teneva ferma l'iniziativa privata (Filippo Vassalli). Bolla ribadiva la particolarità della proprietà fondiaria tra ordinamento corporativo e progetto del codice civile, «istituto a base privata, aiutato e disciplinato dallo Stato», con il titolare «moderator et arbiter» della propria iniziativa. Nel codice civile del 1942 la proprietà fondiaria aveva senso dell'aspetto dinamico dell'attività produttiva, senza contemplare la «funzione sociale» come «nuovo diritto di proprietà» (Pugliatti, Vassalli, D'Amelio).Dopo la caduta del regime fascista le lotte nelle campagne imponevano al ministro Gullo di progare i contratti agrari e regolare l'occupazione delle terre incolte, con concessioni pluriennali ai contadini occupanti; il lodo De Gasperi indennizzava i mezzadri. Le differenti economie delle 'diverse Italie agrarie' sconsigliavano una riforma uniforme (Rossi Doria, Serpieri); i riorganizzati partiti politici miravano alla ripartizione delle terre espropriate e ad indennizzi al proprietario privato, senza lesioni del diritto di proprietà. L'iniziale azione dello Stato ad erosione del latifondo, con appositi Enti di riforma, aveva per scopo la valorizzazione della piccola proprietà contadina (Segni, Bandini). Per coniugare proprietà privata ed interesse sociale nella Costituzione Mortati motivava la sua proposta di «statuizione costituzionale»; Fanfani chiedeva «un articolo che parli espressamente della terra». Il latifondo era la questione più urgente ma divisiva; Di Vittorio ne chiedeva l'«abolizione » ed Einaudi la «trasformazione», scelta che si imponeva in nome delle diverse 'Italie rurali'; non si recepiva la proposta di una norma intesa ad ostacolare le grandi proprietà terriere. L'articolo 44 della Costituzione prevedeva una legge a imporre «obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata», al fine di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo ed equi rapporti sociali». Bolla apprezzava la scelta di «trasformare la proprietà individuale in proprietà sociale»; Vassalli scriveva di un non originale «prontuario di risoluzione del problema agrario». Nel progetto del Ministro per l'agricoltura Segni – che riusciva a far varare una contrastata riforma agraria – l'art. 44 dettava compiti al «legislatore futuro»; la legge Sila 21 Maggio 1950, la legge stralcio del 21 Ottobre 1950 per le zone particolarmente depresse, i progetti di legge sui contratti agrari erano discussi nel Terzo congresso di diritto agrario e nel primo Convegno internazionale, promosso da Bolla, con interventi di Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Il lavoro era considerato l'architrave della proprietà della terra, «diritto continuamente cangiante, che deve modellarsi sui bisogni sociali» (Bolla). In questo quadro è interessante la riflessione teorico-pratica, giuridico-politica di Mario Bracci, docente di diritto amministrativo a Siena, rettore, incaricato anche dell'insegnamento di diritto agrario. Rappresentante del PdA alla Consulta nazionale nella Commissione agricoltura, Bracci si proponeva di scrivere un «libro sulla socializzazione della terra», mai pubblicato; l'Archivio personale offre una mole di appunti finora inediti sul tema. Bracci collocava nella storia la proprietà della terra, che aveva senso nel «lavoro»; la definiva architrave del diritto agrario e crocevia di diritto privato e pubblico, tra le leggi di bonifica, la codificazione civile, l'art. 44 della Costituzione, la riforma agraria, intesa come «problema di giustizia». Dal fascismo alla Repubblica Bracci coglieva continuità tecniche e discontinuità ideologiche nell'assetto dell'istituto di rilevanza costituzionale, «le condizioni della persona sono indissolubilmente legate a quelle della proprietà fondiaria». Da studioso e docente di diritto amministrativo e diritto agrario dal luglio 1944 Bracci intendeva rispondere al conflitto nelle campagne, mediando tra «fini pubblici della produzione agraria e le esigenze della giustizia sociale»; proponeva «forme giuridiche adeguate e che sono forme di diritto pubblico».
L'elaborato tratta il delicato tema della legittima difesa esercitata nel domicilio, che è stato oggetto di due riforme negli ultimi quindici anni – prima nel 2006, poi nel 2019 –, suscitando diffuse critiche e contrastanti pareri in ordine alla sua esatta portata. La grande attenzione pubblica per l'istituto e i due interventi legislativi hanno stimolato l'interesse e il desiderio di approfondire l'origine, la ratio e l'evoluzione della scriminante di cui all'art. 52 c.p. Lo scopo della presente indagine è duplice: da una parte, si è cercato di comprendere le esigenze sottostanti alle riforme e, più in generale, il fondamento del bisogno così ben radicato nella società contemporanea di una differenziazione di trattamento per le aggressioni perpetrate all'interno dell'abitazione; dall'altra, invece, partendo dallo studio della disciplina attualmente in vigore e dell'applicazione concreta della medesima ad opera della giurisprudenza, si è provato a trovare un equilibrio più soddisfacente tra le esigenze diffuse e il rispetto della Carta costituzionale e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in sintesi una "contro-riforma sostenibile". La tesi si articola in tre parti, di cui la prima è dedicata all'analisi storico-comparatistica della causa di giustificazione. In particolare, lo studio ripercorre le origini dell'istituto a partire dal diritto romano sino ai giorni nostri, cercando di evidenziare i precedenti storici atti a spiegare l'attuale predisposizione di una figura speciale di legittima difesa a beneficio di colui che sia aggredito in luoghi privati in ordine ai quali vanti uno ius excludendi alios nei confronti dell'aggressore. La ricerca storica è affiancata da un'indagine comparatistica, anch'essa impostata in prospettiva storica, che allarga lo sguardo alle scelte compiute in argomento dai principali ordinamenti europei – segnatamente quello francese e inglese –, nonché dal sistema federale statunitense. La seconda parte della tesi ha ad oggetto il diritto interno vigente; in particolare l'elaborato affronta prima la legge n. 59 del 13 febbraio 2006 e poi la legge n. 36 del 26 aprile 2019, ossia le riforme che hanno conferito rilievo alla figura speciale della legittima difesa domiciliare. A tal fine, si considera tanto il contesto politico criminale che ne ha segnato l'origine, quanto il contenuto delle riforme alla luce della giurisprudenza di legittimità; è stato infatti svolto uno studio su tutte le pronunce emesse dalla Corte di Cassazione in materia di legittima difesa domiciliare dal 1° gennaio 2000 sino al 1° gennaio 2021. Grazie a tale ricerca è emerso da una parte come la prima riforma risulti sostanzialmente priva di ricadute concrete e, dall'altra, come il secondo intervento legislativo, ove non sottoposto a un'interpretazione correttiva alla luce delle direttrici costituzionali e convenzionali europee, sia pericoloso per la tenuta del sistema. Lungo tale direttrice, l'indagine si sofferma in particolare sul ruolo che dovrebbero assumere il requisito della necessità e le presunzioni normative di legittimità della reazione. Con riferimento al caso dell'eccesso, poi, si prospettano i criteri rilevatori del grave turbamento e delle condizioni di minorata difesa a cui si ricollegano effetti scusanti. La terza ed ultima parte dell'elaborato, infine, tratta l'istituto in una prospettiva de iure condendo; nello specifico, prendendo le mosse dai risultati raggiunti attraverso l'indagine realizzata, si è provato ad avanzare una proposta di risistemazione della causa di giustificazione che si articola in tre passaggi, idealmente collegati tra loro. Secondo tale ipotesi di lavoro, l'art. 52 c.p. guadagnerebbe in razionalità ed efficacia se, anzitutto, fossero eliminati i commi disciplinanti la legittima difesa domiciliare attualmente in vigore; inoltre, alla disposizione di cui al c. 1 dell'art. 52 c.p. dovrebbe affiancarsi una scusante legata allo stato di turbamento emotivo vissuto dall'aggredito, applicabile alla fattispecie generale per i casi di eccesso e di errore sulla legittima difesa; infine, si potrebbe prevedere una presunzione iuris tantum di pericolo attuale per la sola incolumità dei presenti in caso di aggressione perpetrata all'interno del domicilio e dell'esercizio commerciale. La compresenza di tali proposte modificative sembrerebbe in grado di conferire un rinnovato equilibrio alla causa di giustificazione, da una parte dando voce e riconoscimento alle istanze diffuse, dall'altra rispettando i principi e i valori di cui la Costituzione e la Convezione europea dei diritti dell'uomo sono espressione, dall'altra ancora imprimendo una spinta contraria rispetto all'attuale tendenza antistatalista, se non addirittura anticostituzionale, di cui le due recenti riforme in materia si sono rese portavoce. ; The thesis deals with the delicate issue of self defence exercised in the home, which has been the subject of two reforms in the last fifteen years – first in 2006, then in 2019 –, arousing widespread criticism and conflicting opinions regarding its exact scope. The great public attention for the institute and the two legislative interventions have stimulated the interest and the desire to investigate the origin, the ratio and the evolution of the justification regulated by art. 52 c.p. The purpose of this survey is twofold: on the one hand, an attempt has been made to understand the needs underlying the reforms and, more generally, the foundation of the need so well rooted in contemporary society for a differentiation of treatment for attacks perpetrated inside the house; on the other hand, starting from the study of the discipline currently in force and the concrete application of the same by jurisprudence, an attempt has been made to find a more satisfactory balance between the widespread needs and compliance with the Constitutional Charter and the European Convention of human rights, in short a "sustainable counter-reform". The thesis is divided into three parts, of which the first is dedicated to the historical-comparative analysis of the justification. In particular, the study traces the origins of the institute starting from Roman law up to the present day, trying to highlight the historical precedents capable of explaining the current predisposition of a special figure of self defence in favour of anyone who is attacked in private places, where individuals boasts an ius excludendi alios against the aggressor. The historical research is accompanied by a comparative survey, also set in a historical perspective, which broadens the gaze to the choices made on the subject by the main European systems – notably the French and English ones –, as well as by the US federal system. The second part of the thesis concerns the internal law in force; in particular, the paper first deals with law no. 59 of 13 February 2006 and then the law n. 36 of 26 April 2019, i.e. the reforms that have given prominence to the special figure of home self defence. To this end, both the criminal political context that marked its origin and the content of the reforms in the light of the jurisprudence of legitimacy are considered; in fact, a study was carried out on all the rulings issued by the Court of Cassation regarding home self defence from 1 January 2000 until 1 January 2021. Thanks to this research, it emerged on the one hand how the first reform is substantially devoid of concrete repercussions and, on the other hand, how the second legislative intervention, if not subjected to a corrective interpretation in the light of constitutional and conventional guidelines, is dangerous for system tightness. Along this line, the investigation focuses in particular on the role that the requirement of necessity and the normative presumptions of legitimacy of the reaction should assume. With reference to the case of excess, then, are presented the criteria for detecting the serious disturbance and the conditions of impaired defence to which excuse effects are linked. Finally, the third and last part of the paper deals with the institution from a de iure condendo perspective; specifically, starting from the results achieved through the survey carried out, an attempt was made to put forward a proposal for reorganization of the justification which is divided into three steps, ideally connected to each other. According to this working hypothesis, art. 52 c.p. would gain rationality and effectiveness if, first of all, the paragraphs governing home self defence currently in force were eliminated; furthermore, beside the provision referred to art. 52 c. 1 c.p., there should be an excuse linked to the state of emotional disturbance experienced by the attacked, applicable in cases of excess and error in self defence; finally, an iuris tantum presumption of current danger could be envisaged for the sole safety of those present in the event of aggression perpetrated within the home and business. The coexistence of these amending proposals would seem capable of giving a renewed balance to the justification, first of all giving voice and recognition to the widespread requests, furthermore respecting the principles and values of which the Constitution and the European Convention of human rights are an expression, and lastly still giving a push contrary to the current anti-statist tendency, if not even anti-constitutional, of which the two recent reforms on the subject have become spokesmen.
Dottorato di ricerca in Economia e territorio ; L'oggetto della tesi è la ricerca e la sperimentazione in campo di un modello interpretativo degli impatti prodotti dal cambiamento climatico sulla sicurezza alimentare e nutrizionale delle popolazioni residenti del Nicaragua. L'obiettivo specifico è lo sviluppo e la sperimentazione di una metodologia di analisi della vulnerabilità/stabilità all'insicurezza alimentare dei sistemi agroalimentari locali in Nicaragua in relazione agli effetti del cambiamento climatico, finalizzata alla identificazione di politiche di mitigazione. Il raggiungimento di questo obiettivo ha comportato un'amplia ricerca bibliografica e un'indagine di campo in Nicaragua di circa due mesi tra il Marzo e l'Aprile del 2010. Durante la permanenza in Nicaragua sono state realizzate numerose interviste e focus group con stakeholders sia istituzionali che del settore privato. L'analisi degli impatti generati dal cambiamento climatico sull'ambiente e sulle attività economiche è tanto più difficile e incerta quanto più si procede all'interno di un ambito territoriale ristretto. A livello locale, le dinamiche sociali e l'incidenza dell'azione antropica sull'ambiente possono risultare infatti determinanti nella creazione di condizioni favorevoli o avverse rispetto al benessere della popolazione insediata, ben più della variabilità climatica. La complessità dei fenomeni che legano il clima alle attività umane è ancor più manifesta quando si pretende di mettere in relazione i cambiamenti del clima indotti dal riscaldamento globale col tema della sicurezza alimentare di una determinata comunità. Quest'ultimo tema infatti riunisce aspetti sociali ed economici molto diversificati, come la produzione degli alimenti, la loro conservazione e l'accessibilità in base ai redditi familiari, le condizioni igienico-sanitarie e la proporzione con cui gli alimenti stessi vengono consumati. Investigare sulla relazione economica tra sistemi complessi, come il sistema climatico da una parte e la sicurezza alimentare dall'altra, comporta quindi l'attivazione di modelli interpretativi altrettanto complessi, così come di strumenti analitici di tipo sia quantitativo che qualitativo, tanto più preponderanti questi ultimi, quanto maggiore è la carenza di dati e serie storiche attendibili. Lo spunto iniziale della tesi consiste nella ricostruzione critica a posteriori del modello di interpretazione dell'impatto del cambiamento climatico sui sistemi ecologici e sociali sul quale si fonda l'attuale assetto delle politiche promosse dal governo nicaraguense in tema di sicurezza alimentare e di mitigazione dell'impatto del cambiamento climatico. In questo quadro si è analizzato in particolare l'Indice Aggregato di Insicurezza Alimentare e Nutrizionale elaborato da un'agenzia delle Nazioni Unite (il Programma Mondiale per l'Alimentazione), attualmente utilizzato in Nicaragua nella identificazione delle aree più esposte al rischio di sicurezza alimentare. A fronte delle critiche che si avanzano nei confronti di questo indice, si propone un modello di riferimento più completo per la misurazione della vulnerabilità delle realtà locali, ovvero l'Indice Aggregato Dinamico di Insicurezza Alimentare e Nutrizionale (IADIAN). Questo indice utilizza variabili dinamiche (tassi di variazione) riferite ai fattori socio-economici che determinano l'insicurezza alimentare e al tempo stesso cattura i fattori ambientali locali che maggiormente incidono sulle potenzialità produttive. Purtroppo una esemplificazione applicativa dell'IADIAN è impedita dalla mancanza dei necessari dati in serie storica, ma la sua formulazione fornisce comunque una direttrice operativa che si ritiene utile alla pianificazione della raccolta dei dati statistici (attualmente scarsi e mal organizzati) e all'ordinamento delle fonti statistiche. A fronte delle criticità metodologiche emerse nel corso delle analisi precedentemente illustrate, si passano in rassegna modelli interpretativi alternativi accreditati in letteratura, identificando nel modello concettuale classico, il "DPSIR" (Drivers, Pressures, State & Trends, Impacts and Responses) il più adatto allo sviluppo del tema in oggetto. Il DPSIR è finalizzato, oltreché all'interpretazione dei fenomeni, all'elaborazione di policies volte alla prevenzione e alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. L'applicazione del modello DPSIR, una volta adattato al tema specifico della sicurezza alimentare e nutrizionale, si è rivelato particolarmente utile alla identificazione delle attuali carenze conoscitive, soprattutto per quanto riguarda gli impatti (impacts), e le risposte (responses). Nel quadro dell'analisi degli impatti si è sviluppato una Matrice Multicriteriale degli Impatti e della stabilità dei sistemi agro-alimentari rispetto al cambiamento climatico di due regioni agrarie del Nicaragua. Questa matrice disaggrega i sistemi agro-alimentari nelle loro componenti strutturali (produzione, distribuzione e consumo), mettendole in relazione con gli elementi ("pilastri") costitutivi della sicurezza alimentare e nutrizionale, ovvero: la disponibilità, l'accessibilità e l'uso biologico degli alimenti. La matrice è costruita sulla base di valutazioni di tipo prevalentemente qualitativo, ma offre anche un sistema si "scoring" che consente una priorizzazione dei problemi e, per via comparativa, anche una priorizzazione dei sistemi più vulnerabili. La regione dove si sono potuti apprezzare processi di adattamento e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico non è tanto quella che dispone di maggior capitale naturale bensì quella che, contando su comunità di più antico e stabile insediamento, ha sviluppato nel tempo un maggior capitale sociale (come la Regione Agraria delle "Pianure agro-industriali della Costa Pacifica"). La regione agraria della "Nuova Frontiera Agricola e Costa Caraibica", pur contando su un elevato capitale naturale e su un alto potenziale produttivo, è caratterizzata invece da tipologie produttive altamente distruttive e sostenute da una popolazione pioniera che non ha sviluppato ancora modelli di aggregazione comunitaria stabili né un tessuto sociale collettivamente reattivo. L'analisi delle "risposte" si è concentrata su 6 modelli di intervento adottati attualmente dalle istituzioni nazionali (centrali e locali) con l'appoggio della comunità internazionale. Questa analisi ha evidenziato come nessun modello di intervento, considerato isolatamente, riunisca tutte le caratteristiche di efficienza ed efficacia necessari a innescare processi sostenibili di "resilienza" e sviluppo. Nessun intervento si può considerare dunque come una "buona pratica", soprattutto se non inserito in un quadro coordinato e coerente di interventi identificati in ragione di un contesto locale specifico. La durata di tutti gli interventi analizzati è inoltre insufficiente a garantire il successo delle azioni intraprese, tantomeno la loro sostenibilità. In molti casi infatti le iniziative analizzate sollevano aspettative di continuità che nella maggior parte dei casi restano frustrate. E' emersa dunque la necessità di promuovere azioni di sostegno alla sicurezza alimentare e alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico che assumano come criteri guida: - l'integralità, ovvero l'inserzione del tema della sicurezza alimentare nei processi di sviluppo del territorio, evitando che queste rimangano sganciate da una strategia di lotta contro la povertà, di rimozione delle sue cause strutturali e di tutela ambientale, - la coerenza istituzionale, in modo che le azioni di sicurezza alimentare e di mitigazione si coordino sempre con le istituzioni di riferimento, per armonizzare le metodologie di lavoro in vista di una possibile continuità delle azioni intraprese, - coerenza spaziale, ovvero una focalizzazione delle azioni in base a criteri che mettano in relazione le priorità di sicurezza alimentare con quelle ambientali. Dall'insieme delle analisi condotte sembra che si possa affermare dunque che l'insostenibilità ambientale delle pratiche agricole attuali (deforestazione, avanzamento incontrollato della frontiera agricola mediante l'uso del fuoco e dell'apertura di pascoli estensivi, agricoltura nomadica, ecc.) e la debolezza del capitale sociale siano le cause determinati del perpetuarsi di condizioni croniche di insicurezza alimentare. Anche se non suffragata da misurazioni quantitative, sembra credibile inoltre l'ipotesi che le variazioni micro-agro-climatiche a livello locale, originate dalla cattiva gestione delle risorse naturali, incidano attualmente molto più sulla insicurezza alimentare di quanto non facciano gli effetti del cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale. Le attuali politiche di intervento nel campo della sicurezza alimentare e le strategie di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico non considerano sufficientemente gli aspetti sopra richiamati e la loro integrazione operativa è ancora insufficiente. Per evidenziare questa discrepanza si è elaborato una matrice degli interventi di mitigazione dell'impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza alimentare e nutrizionale. La matrice proposta mette in relazione le carenze politiche e le priorità emerse dall'analisi DPSIR con una serie di proposte di azione politica, riferite in particolare alle due regioni agrarie selezionate. La comunità internazionale dei donanti (UE in primis), che sostiene le politiche ambientali e di sicurezza alimentare del governo nicaraguense, ha la responsabilità di promuovere interventi sinergici e coordinati, volti soprattutto a rimuovere gli ostacoli di carattere strutturale che impediscono l'equità d'accesso al capitale terra e all'alimentazione. Nell'ambito dell'aiuto internazionale dovranno essere inoltre maggiormente considerati gli studi volti al miglioramento delle conoscenze dei fenomeni che legano la variabilità climatica, la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico. Il coinvolgimento della società civile nella gestione delle reti di solidarietà (ad esempio le reti di allerta precoce) e nella raccolta dei dati socio-economici e agro-climatici locali è inoltre di cruciale importanza. Solo uno sforzo congiunto delle comunità locali, delle istituzioni nazionali e della comunità internazionale, col supporto di adeguate conoscenze e di più efficaci strumenti di analisi, potrà invertire il processo di riproduzione delle condizioni ambientali e socio-economiche che determinano oggi l'esposizione al rischio di insicurezza alimentare per vasti strati della popolazione nicaraguense. ; The thesis deals with a research and an on-field testing of an impact interpretation model of climate change on food security in Nicaragua. The specific purpose is the development and testing of a vulnerability/stability analysis method of the effects of the climate change on two sample food systems in Nicaragua. The method is also aimed at the identification of prevention and mitigation policies. The achievement of this objective is based on a wide bibliographical research and a two months field survey in Nicaragua (March and April 2010). During the field survey a large number of interviews and focus groups with both private and institutional stakeholders was carried out. The more an impact analysis of climate change on environment and economic activities is focused on a restricted area, the less it results easy and reliable. Social dynamics and human action on environment at local level can be more crucial in creating adverse or favourable living conditions to people than climate variability. The complex relationship between climate and human activities is even more apparent when attempting to relate climate changes and food security of a specific community. Food security concept gets together different meanings, such as food production and conservation, income based food accessibility and biological use of food (diet patterns and hygienic conditions of food consumption). Therefore, dealing with economic relations between complex systems, as climate and food security, involves the use of articulated interpretation models as well as quantitative and qualitative analytical tools, being the latter prevalent in a condition of scarce or unreliable data and time series. The starting point of the thesis is a critical analysis of the current interpretation model of the impact of climate change on ecological and social systems on which the present food security and climate change impact mitigation policies of the Government of Nicaragua are based. In this framework the Aggregated Food and Nutritional Insecurity Index - elaborated by the World Food Programme and presently adopted in Nicaragua in the identification of the areas mostly exposed to food insecurity – is also analysed and discussed. As a consequence of this analysis a more complete model is proposed, named Dynamic Aggregated Food and Nutritional Insecurity Index. This index uses dynamic variables (rates of variation) referring to socio-economic factors which determine food security. At the same time this index captures the most production-related environmental factors at local level. Unfortunately a sample application of this index is impeded by the lack of the necessary time series. Nevertheless its formulation offers a useful operational direction to data collection planning and organization. As a consequence of the critical methodological issues emerged in the previous analysis, a review of alternative interpretation models is proposed and discussed. The "DPSIR" (Drivers, Pressures, State & Trends, Impacts and Responses) model is then identified as the most suitable for the achievement of the thesis objective. The DPSIR model is aimed at interpreting environmental and human contexts as well as at focusing policies makers on prevention and mitigation measures. Once specifically adjusted to food and nutritional security issues, the DPSIR model resulted particularly useful to identifying the existing knowledge deficiencies, about impacts and responses in particular. The "impact analysis" is complemented with a multi-criteria matrix of impacts of climate change on food systems of two different agricultural regions of Nicaragua (stability analysis). This matrix relates the food systems components (food production, distribution and consumption) to the corresponding pillars of the food security concept (availability, accessibility and biological use). The matrix converts quantitative and qualitative assessments into a scoring system allowing for identifying the most relevant problems and comparing stability / vulnerability levels of different food systems. The agricultural region where adjustment and mitigation processes are more visible is not the one counting with a more consistent natural capital (New Agricultural Frontier and Caribbean Cost) but the one relying on old and stable human settlements and more consistent social capital (Agro-industrial lowlands of the Pacific Cost). The first agricultural region, even if provided with a consistent natural capital and a high production potential, is characterised by the highly destructive production patterns of a pioneer population which has not yet developed either aggregative community models or collective resiliency experiences. The "response analysis" is focused on 6 different prevention/mitigation models presently adopted by the national authorities (both central and local) with the support of the international donors community. This analysis stresses that none of the models gets together all the necessary characteristics of efficiency and effectiveness for trigging resiliency and development processes. None of the models can be considered as a "good practice" per se, mainly if not included in a locally focused, coordinated and coherent framework of measures. Furthermore, the duration of the institutional actions applying these models is generally too reduced for ensuring their success and sustainability and fulfilling the expectations of the beneficiaries. From the "response analysis" clearly emerged the need to adopt the following general criteria in the effort to support food security and mitigate the effects of climate change: - Wholeness of the approach: the insertion of any food security action (programme, project, initiative) in the framework of land development process, including actions against poverty and environmental protection, - Institutional coherence: both food security and climate change impact mitigation actions should be always coordinated with the competent institutions, in order to harmonise working methods, - Spatial coherence: the identification of priority action areas should consider food security problems and environmental vulnerability simultaneously. The environmental unsustainability of the present agricultural practices (deforestation, advance of the agricultural frontier by slashing and burning the natural cover, nomadic agricultural patterns, etc.) and the weakness of the social capital perpetuate chronic food insecurity conditions. Even though not supported by quantitative evaluations, it seems apparent that micro-agro-climatic changes due to the mismanagement of local environmental resources affect food security much more than the effects of global climatic change. Present food security policies and climate change impact mitigation strategies do not consider the analysis above and their harmonisation is insufficient and not operational. In order to highlight this discrepancy a comparative policy matrix is presented ad discussed. This matrix shows a comparative analysis between the political deficiencies and priorities emerged thanks to the DPSIR approach and a number of action proposals referred to the two sample agricultural regions. The international donors community (UE first) supporting both food security and environmental policies of the Government of Nicaragua has the responsibility to cooperate in order to remove the structural constraints impeding an equitable access to fertile farming land and food. In the framework of the international aid, more investments in research should be considered in order to improve the knowledge of all factors relating climatic variability to food security and economic development. The involvement of civil society in the management of social solidarity networks (i.g.: food crisis early alarm networks) and the collection of basic socio-economic and climatic data at local level ore of crucial importance. Only a joint effort of the local communities, the national institutions and the international donors' community, supported by adequate knowledge and more effective analytical tools, will revert the process that determines the adverse environmental and socio-economic conditions which currently expose a large number of Nicaraguan people to food insecurity.