Servizi reali e politica industriale a livello locale
In: Stato e mercato, S. 123-146
ISSN: 0392-9701
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In: Stato e mercato, S. 123-146
ISSN: 0392-9701
La recente attività legislativa regionale in materia di pianificazione urbanistica presenta aspetti che spaziano dalla definizione del piano al monitoraggio degli effetti sul territorio, Fra tali ambiti tematici appaiono centrali la costruzione della conoscenza e il suo utilizzo nel piano. Per esplicitare le intenzioni delle diverse Leggi Urbanistiche Regionali in questo ambito, si focalizza l'attenzione sul metodo con il quale tale conoscenza viene costruita, Sul tipo di strumento previsto e sulle connessioni con gli altri strumenti della pianificazione. Analizzando, in particolare, i casi della Basilicata e dell'Abruzzo, che prevedono l'implementazione di una Cartografia dell'uso del suolo, ovvero «dei luoghi e dei paesaggi», si propone un processo innovativo di Costruzione e gestione della conoscenza, di condivisione della stessa e di interrelazione fra base cartografica e pianificazione di livello sia regionale che locale. ; The recent regional legislative activity concerning urbanistic planning, shows facets that span from the definition of the plan to the monitoring of the effects on the territory. Amongst these thematic realms, the construction of knowledge and its utilization in the plan appear to be central. in order to render explicit the intentions of the various regional urbanístic laws in this realm, one focuses the attention on the method utilized to construct such knowledge, on the kind of instrument of choice and on its relations with the other instruments of planning.
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La tesi indaga il tema della multifunzionalità applicata all'agricoltura come strumento per riattivare territori abbandonati, degradati, a rischio di uso improprio o di nuova edificazione. L'agricoltura ha sempre avuto un rapporto fondamentale con l'Uomo e con gli insediamenti. Il rapporto tra centri abitati e aree agricole è stato un rapporto di unione e di contrapposizione. Nel passaggio da agricoltura di sussistenza a quella di tipo intensivo e specializzato sono stati coinvolti gli spazi, le tecniche, gli strumenti, le opere legate all'attività agricola e, infine, il rapporto con il territorio. L'agricoltura, benché produca beni di prima necessità, nei decenni scorsi è stata considerata un elemento secondario per motivazioni economiche. Sono chiari i valori culturali, paesaggistici, ecologici, sociali, economici dell'agricoltura ma questa è diventata sempre meno redditizia e oggi si trova in grave difficoltà rispetto alla produzione, alla sostenibilità economica, al ruolo paesaggistico e a quello sociale. Le difficoltà dell'agricoltura causano anche l'incapacità delle aree di "difendersi" dalla logica della rendita fondiaria e dall'uso legato al guadagno immediato, come succede nel caso degli impianti di energia da fonti rinnovabili. Tutto questo deve richiamare l'attenzione di chi pianifica il territorio affinché trovi strumenti di valorizzazione delle potenzialità delle aree agricole. Chiaramente le cause non sono esclusivamente economiche ma legate anche ai modelli culturali e agli stili di vita. Affrontare i temi delle aree rurali, della loro produttività, del consumo di suolo e degli usi impropri, è necessario per procedere ad una pianificazione corretta e sostenibile sotto più punti di vista: non solo quello economico, ecologico, storico e sociale ma l'insieme di questi. La tesi approfondisce le diverse politiche europee adottate per frenare la crisi dell'agricoltura. Studi e documenti europei individuano nel principio di multifunzionalità in agricoltura uno strumento per rendere il territorio agricolo più forte. È utile indagare, quindi, sui rapporti tra agricoltura multifunzionale e progettazione territoriale. In particolare si è voluta puntare l'attenzione sugli aspetti sociali come forma di rivitalizzazione del territorio e, quindi, sull'agricoltura sociale come servizio e attività che crea coesione. Le domande che la ricerca si è posta sono due: le attività agricole multifunzionali e la loro declinazione particolare in quelle sociali, possono essere uno strumento di riattivazione economica, culturale e sociale di territori rurali, periurbani e urbani in stato di abbandono, degrado, a rischio di uso improprio o nuova edificazione? Attraverso quale strumento o quali strumenti la progettazione territoriale può utilizzare e valorizzare le potenzialità dell'agricoltura multifunzionale? Per rispondere a queste due domande non si è potuto trascurare il fatto che dal punto di vista spaziale ed economico, l'agricoltura è misurabile in maniera relativamente semplice. Più complesso è misurare gli aspetti paesaggistici e sociali, quindi, serve fare riferimento ai sistemi di analisi qualitativi. Inoltre l'agricoltura sociale ha scopi riabilitativi, formativi e lavorativi ma ha anche finalità legate alla pianificazione territoriale (ambientali, economici, storico-culturali e sociali) e di questo si è grandemente tenuto conto. Altro aspetto oggetto di analisi sono i diversi approcci europei alle forme di agricoltura multifunzionale e sociale e, in ambito italiano, si indaga sugli strumenti nazionali e regionali che valorizzano le attività agricole multifunzionali. Così come si approfondisce il rapporto particolare tra forme di agricoltura sociale e aree confiscate alle criminalità organizzata. Infine, la rassegna di esempi di attività multifunzionali e l'approfondimento dei casi studio selezionati, mostrano come forme di agricoltura multifunzionale possono rivitalizzare il territorio rurale, periurbano e urbano per arrivare alla proposta di azioni relative all'integrazione di strumenti di governo del territorio, all'integrazione di politiche con strumenti tradizionali, alla logica spaziale utile affinché le potenzialità dell'agricoltura multifunzionale possano essere considerate servizi al territorio e all'abitante. ; The thesis explores the theme of multifunctionality applied to agriculture as a means to reactivate the abandoned territory, degraded, at the risk of misuse or new construction. Agriculture has always had a fundamental relationship with the man and with the settlements. The relationship between urban and agricultural areas has been a relationship of union and opposition. In the transition from subsistence farming to intensive and specialized agriculture, have been involved spaces, techniques, tools, architectures related to agricultural activity and, finally, the relationship with the land. Agriculture, although produce essential goods, in the past decades has been considered a secondary element for economic reasons. There are clear cultural, scenic, ecological, social and economic values of agriculture but this is becoming less profitable and today agriculture is in serious difficulties involving the production, the sustainability , the role of the landscape and the social issues. The difficulties of agriculture also cause the inability of the areas to "defend" itself from the logic of land rent and use linked to immediate profit, as occurs in case of energy plants from renewable sources. All these issues should make territory planner to be careful so that he can find tools to enhance the potential of the agricultural areas. Clearly, the causes are not only economic but also linked to cultural patterns and lifestyles. Addressing the issues of rural areas, their productivity, land use and misuse, it is necessary to carry out a proper planning and sustainable points of view: not only the economic, ecological, historical and social but all of these together. The thesis explores the different European policies adopted to curb the crisis of agriculture. Studies and European documents identify the principle of multifunctionality in agriculture the tool to make the strongest agricultural land. Is useful to investigate, therefore, on the relationship between multifunctional agriculture and regional planning. In particular, we wanted to focus attention on the social aspects as a form of revitalization of the territory and, therefore, on agriculture as a service and social activity that creates cohesion. The questions that the research has set are two: multifunctional agricultural activities and their declination in particular social ones, can be a tool for economic revitalization, cultural and social development of rural areas, periurban and urban areas in a state of abandonment, deterioration, at the risk of misuse or new construction? Through what instrument or instruments such as the regional planning can use and exploit the potential of multifunctional agriculture? To answer these two questions we can't overlook the fact that, from the point of view of spatial and economic, agriculture is measurable in a relatively simple way. It is more difficult to measure the social aspects of the landscape and, therefore, need to refer to the qualitative analysis systems. In addition, the social farming purposes have rehabilitative, educational and business purposes but also related to spatial planning (environmental, economic, historical, cultural and social) and this has greatly been taken into consideration. Another aspect analyzed is the different European approaches to the forms of multifunctional and social agriculture, in the Italian context, and it investigates national and regional instruments that enhance agricultural activities multifunctional. It also explores the relationship between particular forms of social agriculture and areas confiscated from organized crime. The review of examples of multifunctional activities and the deepening of the case studies selected, showing how forms of multifunctional agriculture can revitalize the rural areas, periurban and urban areas. Finally, we arrive at the proposal of actions related to the integration of tools of territorial government, the integration of policies with traditional instruments, the spatial logic necessary to enable the potential of multifunctional agriculture can be considered service to the area and inhabitant.
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In: Economia e politica industriale 104
In: Pubblicazioni IFRES 2
La riorganizzazione del sistema della mobilità è spesso una delle chiavi interpretative più rilevanti nelle scelte di governo delle trasformazioni urbane. Nella gran parte degli interventi di trasformazione urbana orientati alla riqualificazione della città il ruolo delle scelte connesse al sistema della mobilità è sempre più incidente anche per la definizione del disegno urbano delle aree di trasformazione, ma soprattutto per migliorare l'efficienza e la vivibilità del sistema urbano. Il ruolo della pianificazione del sistema della mobilità rappresenta l'oggetto di questo lavoro. In particolare, l'articolo si sofferma su alcuni piani urbanistici di recente produzione elaborati per città italiane di grandi dimensioni (Roma, Bologna, Milano) per i quali la pianificazione del sistema della mobilità ha costituito l'occasione per rilanciare una nuova visione della città. Gli esempi riportati in questo articolo rappresentano il tentativo di mostrare come, in qualche misura, la pratica urbanistica stia rispondendo alla necessità di integrare obiettivi di sviluppo urbano ed esigenze della pianificazione dei trasporti orientandoli verso obiettivi comuni tesi al raggiungimento di una maggiore vivibilità. ; The issue of the relation between transport and land use has been extensively debated, particularly during the last decades. The need for an integration of these two planning sectors is widely acknowledged even though this integration is still difficult to occur. Italy, as usually, seem to be very late as concerns urban and transport planning integration. As a matter of fact, Italian town planner are still engaged in affirming a "new urban plan" able to keep up with urban and territorial transformation process. This is why there is not yet a unique national law for urban and regional planning. Nevertheless, it is possible to find some examples in urban planning practices aimed at implementing integration between urban needs and transport development. This article try to point out how planning of mobility system has a central role in some recent master plan even though integration is still long to come. The case of Rome has been considered because of the historical context in which it has been carried out. Master Plan has been adopted only in 2008 after about ten years of debate and discussion. But this is not what this article intends to analyze. The case of Master Plan of Rome is probably the main "theoretical" example of integrating urban development and transport planning. It is theoretical because at present, despite some years have passed since its processing, car is still the most used mean for urban travel. The second case examined refers to Master Plan of Bologna. This has been grounded on a strategic approach leading to "seven different cities". These visions have been all aimed at implementing soft mobility as mean of urban requalification. The last case refers to Milan and its Urban Government Plan recently proposed to the local administration adoption. This consists of three integrated documents (Document Plan, Plan Rules and Plan of Services) and defines the future asset of the city. This Master Plan is not yet in force but it has been considered relevant for this article goals. Large part of the Document Plan has been built on the idea of converting the original radial asset of the city. The mobility system planning refers to four different urban areas (north, south, east, west) and it is strictly connected to the Transformations Areas of the Master Plan. This Plan outlines an ambitious project of urban development mostly based on mobility system transformation. At present, there is no evidence on the success or failure of this project that is still in debate, anyway it represents an up-to-date case in Italian panorama of town planning. Finally, something are happening in Italian town planning, but it is still more theoretical than practice. The awareness that an effective integration requires new areas of interdisciplinary competencies, innovative practices and tools, is still weak. It asks for a collaborative government model and cooperative polices able to affect decision making process.
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The issue of the relation between transport and land use has been extensively debated, particularly during the last decades. The need for an integration of these two planning sectors is widely acknowledged even though this integration is still difficult to occur. Italy, as usually, seem to be very late as concerns urban and transport planning integration. As a matter of fact, Italian town planner are still engaged in affirming a "new urban plan" able to keep up with urban and territorial transformation process. This is why there is not yet a unique national law for urban and regional planning. Nevertheless, it is possible to find some examples in urban planning practices aimed at implementing integration between urban needs and transport development. This article try to point out how planning of mobility system has a central role in some recent master plan even though integration is still long to come. The case of Rome has been considered because of the historical context in which it has been carried out. Master Plan has been adopted only in 2008 after about ten years of debate and discussion. But this is not what this article intends to analyze. The case of Master Plan of Rome is probably the main "theoretical" example of integrating urban development and transport planning. It is theoretical because at present, despite some years have passed since its processing, car is still the most used mean for urban travel. The second case examined refers to Master Plan of Bologna. This has been grounded on a strategic approach leading to "seven different cities". These visions have been all aimed at implementing soft mobility as mean of urban requalification. The last case refers to Milan and its Urban Government Plan recently proposed to the local administration adoption. This consists of three integrated documents (Document Plan, Plan Rules and Plan of Services) and defines the future asset of the city. This Master Plan is not yet in force but it has been considered relevant for this article goals. Large part of the Document Plan has been built on the idea of converting the original radial asset of the city. The mobility system planning refers to four different urban areas (north, south, east, west) and it is strictly connected to the Transformations Areas of the Master Plan. This Plan outlines an ambitious project of urban development mostly based on mobility system transformation. At present, there is no evidence on the success or failure of this project that is still in debate, anyway it represents an up-to-date case in Italian panorama of town planning. Finally, something are happening in Italian town planning, but it is still more theoretical than practice. The awareness that an effective integration requires new areas of interdisciplinary competencies, innovative practices and tools, is still weak. It asks for a collaborative government model and cooperative polices able to affect decision making process. ; La riorganizzazione del sistema della mobilità è spesso una delle chiavi interpretative più rilevanti nelle scelte di governo delle trasformazioni urbane. Nella gran parte degli interventi di trasformazione urbana orientati alla riqualificazione della città il ruolo delle scelte connesse al sistema della mobilità è sempre più incidente anche per la definizione del disegno urbano delle aree di trasformazione, ma soprattutto per migliorare l'efficienza e la vivibilità del sistema urbano. Il ruolo della pianificazione del sistema della mobilità rappresenta l'oggetto di questo lavoro. In particolare, l'articolo si sofferma su alcuni piani urbanistici di recente produzione elaborati per città italiane di grandi dimensioni (Roma, Bologna, Milano) per i quali la pianificazione del sistema della mobilità ha costituito l'occasione per rilanciare una nuova visione della città. Gli esempi riportati in questo articolo rappresentano il tentativo di mostrare come, in qualche misura, la pratica urbanistica stia rispondendo alla necessità di integrare obiettivi di sviluppo urbano ed esigenze della pianificazione dei trasporti orientandoli verso obiettivi comuni tesi al raggiungimento di una maggiore vivibilità.
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In: Memorie di geografia economica e antropica N.S., 11
In: Agger , A 2006 , ' How to evaluate network initiatives in urban planning - studying area based initiatives (Kvarterløft) in Denmark" ' , Paper fremlagt ved European Urban & Regional Studies Conference , Roskilde , Danmark , 21/09/2006 - 24/09/2006 .
This article presents a theoretical and empirical contribution to the discussions of more inclusive and participatory modes of governing that are taking place in many western countries. It develops a critical evaluation framework for assessing the qualities and outcomes of citizens participating in collaborative planning processes. This is done by introducing the concepts of institutional capacity and empowerment that derives from different fields of literature, but that covers different perspectives when assessing citizen participation. Some of the central questions raised in the article are: What happens when citizens participate together? Does it produce consensus or conflicts? What are the outcome for the individual citizens and for the local community? What are the democratic effects? The empirical foundation for the article is a doctoral study of 49 citizens participating in a collaborative planning process in a urban environment in Denmark that focus on improving deprived urban neighbourhoods by mobilising networks.
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As part of a broader Europeanization process, the general guidelines and principles of the European spatial planning documents have been uncritically overtaken in the last two decades in the Romanian spatial planning system. One of them is represented by the growth pole concept, which was widely used not only in the selection process of the cities as growth poles but in the delimitation of the metropolitan zones as well. The Regional Operational Program (ROP) 2007-2013 has incorporated the above logic, the priority axe 1 sustaining the urban growth poles with 30% of the budget allocated to the whole ROP. The future prospects for 2014-2020 are going in the same direction. The main aim of this paper is to evaluate the process and outcome of establishing the urban growth poles as key elements of the new regional policy in Romania. In particular, we will address the process of establishing the urban growth poles as high priority development goal. The paper highlights the failure of regional policy in attaining its essential objective, the reduction of regional disparities. Driven by the growth of the capital region Bucharest-Ilfov, regional polarisation is at a historical high, as the regional policies applied in Romania being unable to influence this process. Although we have at this time no exact evaluation on their regional impact, we can assume that the urban growth poles program has rather contributed to the intensification of regional imbalances. DOI: http://dx.medra.org/10.19254/LaborEst.14.03
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Il 'piano', nel divenire delle pratiche e dell'esperienza, paga un fortissimo tributo alla complessità dei processi entro i quali si svolge. Una complessità che attraversa saperi sostantivi e procedurali con contenuti di norma confliggenti, e che tende verso scenari desiderati da conseguire attraverso l'assunzione di decisioni affette da incertezza. Il piano, soggetto alla complessità e all'incertezza delle decisioni che lo caratterizzano, appare strumento talvolta inopportuno perché regolarmente disatteso, giacché imperfetto, pur continuando a far parte del diritto di ciascun cittadino a conservare o trasformare la realtà e di beneficiare equamente e in modo efficiente di opportunità e servizi. La pianificazione e la programmazione dello sviluppo sono qui viste come discipline orientate al conseguimento di una razionalità limitata nel senso di Simon (1982) eppure indispensabile per supportare e organizzare la decisione collettiva secondo principi di equità, efficienza e conservazione delle risorse e le ricadute sui comportamenti individuali. Queste tre sintetiche affermazioni definiscono l'orientamento disciplinare rispetto al quale è stata condotta la ricerca descritta in questo lavoro. Esse rappresentano, allo stesso tempo, il punto di partenza e il risultato di un approfondimento che mira a sviluppare la razionalità della decisione collettiva ponendo questioni metodologiche e tecniche per la conoscenza e l'interpretazione delle trasformazioni del contesto, appoggiando sul supporto tecnologico degli strumenti dell'ICT e disegnando un approccio che si interroga sul ruolo della conoscenza alla luce dell'affermarsi dei processi di partecipazione al piano fino alle estensioni del cloud planning, del social planning, del wiki planning. Il lavoro di ricerca, dopo aver indagato aspetti legati all'evoluzione dell'approccio alla programmazione dello sviluppo rispetto all'esperienza italiana dal secondo dopoguerra fino all'evoluzione delle politiche UE, è stato legato all'approfondimento dell'approccio ontologico come strumento di gestione della complessità e della conoscenza legata al processo di piano. L'ontologia viene considerata come strumento di supporto alla decisione di piano e strumento operativo per una migliore gestione del processo di pianificazione incluse le fasi di gestione e valutazione. In particolare ci si riferisce alla costruzione e allo scambio dell'informazione all'interno del processo di piano che passa attraverso istanze di interoperabilità semantica e tra infrastrutture di dati contemporaneamente necessarie ad una pluralità di attori coinvolti nel processo. Secondo la posizione di Genesereth e Nilsson (1987), la base per la rappresentazione, la comunicazione e il trasferimento della conoscenza risiede nel processo di concettualizzazione. Tale processo riguarda l'astrazione di oggetti, concetti e altre entità che si suppone esistano all'interno di un dominio di interesse e delle relazioni che tra questi sussistono e risultano rilevanti per le finalità cognitive. L'interpretazione della realtà che sottende al processo di costruzione della conoscenza passa attraverso una fase di osservazione. In generale tale attività non può comunque essere considerata pienamente oggettiva in quanto dipende dal punto di vista dell'osservatore e dalle finalità del processo di costruzione della conoscenza. L'interpretazione che l'osservatore restituisce della porzione del mondo reale investigata dipende fortemente dal suo background culturale, dai suoi interessi, e dal rapporto con la realtà. Queste considerazioni, trasferite all'interno del processo di piano, si amplificano per dimensione e conflittualità. Il piano è uno strumento che definisce scelte, che pone vincoli e configura assetti in ragione di un'utilità collettiva che non è comparabile con l'utilità individuale (Pareto, 1919), e, pertanto, genera conflitti facilmente amplificabili in un contesto di scarsa conoscenza connessa al piano. Un modo per schematizzare i livelli di conoscenza oggetto delle considerazioni trattate in questo lavoro è considerare tre dimensioni: la conoscenza "del piano", ovvero necessaria alla costruzione degli scenari conoscitivi e valutativi alla base delle scelte, la conoscenza "circa il piano", connessa ai processi di partecipazione al piano che necessitano di un elevato livello di comunicazione per conseguire l'efficacia desiderata, la conoscenza "per il piano", ovvero del flusso informativo multidirezionale tra gli attori dell'attuazione e della valutazione del piano stesso. Queste dimensioni configurano e definiscono un problema di interazione, e, dunque, di interoperabilità fra modelli di rappresentazione della realtà differenti, generati da ciascun attore del processo. Si tratta di un problema di interoperabilità nell'accesso alla conoscenza del piano, non perché questa sia nascosta o taciuta, ma, piuttosto, in quanto derivante dalla mancanza di una semantica condivisa tra chi assume le scelte di piano e chi le attua, o le subisce. Interoperabilità semantica, dunque, che genera problemi analoghi a quelli che si determinano nell'interazione tra basi di dati differenti che, senza specifiche ontologie di riferimento, non possono concorrere alla costruzione di una conoscenza condivisa. É dimostrabile come sia possibile, e, soprattutto, sia necessario, per ogni base di dati, definire un'ontologia specifica (Laurini, Murgante, 2008). Quest'affermazione implica la possibilità di disporre di "n" ontologie locali che dovrebbero comunicare reciprocamente per collaborare alla costruzione di una conoscenza condivisa. Laurini e Murgante (2008) definiscono "l'ontologia di dominio" come un'ontologia di livello più elevato che connette diverse ontologie locali (specifiche), con una funzione di "mediatore" nel processo di promozione dell'interoperabilità tra le basi di dati. Il dominio dello sviluppo locale nel quadro delle politiche regionali dell'UE, tra i domini in cui è possibile articolare la disciplina della pianificazione territoriale, è particolarmente complesso in quanto le interazioni, la complessità procedurale, la numerosità degli attori, conducono ad inefficienze sistemiche già analizzate in lavori precedenti (Scorza, 2009; Las Casas, Scorza, 2009). La complessità dell'interazione connessa al piano, e della comunicazione, hanno orientato la ricerca verso strumenti concettuali che, allo stesso tempo, favorissero lo scambio informativo e permettessero di modellizzare una realtà complessa. L'ontologia, intesa some modello astratto e semplificato della realtà, fornisce risposte concrete a queste istanze e, pertanto, merita attenzione nell'ambito degli strumenti di supporto alla decisione e al processo di piano. Il tema delle ontologie applicate al dominio della pianificazione territoriale e, più in generale, a quello, più ampio, delle scienze regionali, sulla base delle poche esperienze ad oggi sviluppate, rappresenta una sfida nella direzione di una ricerca di una sempre maggiore razionalità del piano (Laurini 2007). La dimensione principale, rispetto alla quale le recenti applicazioni stanno configurando prospettive operative significative, riguarda l'organizzazione e la condivisione della conoscenza all'interno del processo di piano, in una prospettiva di integrazione multidisciplinare che si confronti con i paradigmi della complessità. Le esperienze di volunteered data che vengono sviluppate in numerosi settori sensibili del governo e gestione del territorio hanno rappresentato un'utile palestra per l'integrazione semantica e per il consolidamento della interoperabilità delle diverse basi di dati. È, infatti, dinanzi alla crescita senza precedenti della disponibilità di dati, potenzialmente a supporto del piano (Murgante, 2008), che emerge l'esigenza di strumenti di organizzazione della conoscenza orientati ad integrare i modelli interpretativi del territorio, attraverso riferimenti cognitivi condivisi. Le recenti dinamiche mostrano come il ruolo della comunicazione abbia assunto rilevanza all'interno del processo di decisione, e, pertanto, la concettualizzazione sistematica, proposta dall'approccio per ontologie (Gruber, 1995), diventi strumento rilevante sia in fase di costruzione degli strumenti di interpretazione delle strutture territoriali, che – come cerchiamo di dimostrare – in fase di gestione, monitoraggio e valutazione di piani e programmi. La ricerca è stata finalizzata alla costruzione di un "modello" ontologico applicato al dominio della programmazione dell'Unione Europea (UE) per lo sviluppo regionale. Si tratta di approfondimenti finalizzati a chiarimenti concettuali ed operativi connessi all'obiettivo di costruire un'ontologia per la pianificazione regionale "pronta all'uso", con particolare riferimento alla componente programmatica dello sviluppo. L'approccio utilizzato implica un'attività di modellizzazione attraverso un processo d'ingegnerizzazione della conoscenza in un quadro multidisciplinare (Las Casas, Scardaccione, 2008). In quest'ottica, la ricerca è stata strutturata secondo un approccio rigoroso nei concetti e ripetibile nelle strutture logiche, e, soprattutto, nell'insieme delle relazioni che vengono proposte.Alla luce dei risultati ottenuti appare che i benefici derivanti dalla condivisione di un modello concettuale della conoscenza non siano distinguibili nel breve termine e ciò rappresenta un problema di diffusione dell'approccio ontologico alla pratica. Una risposta a questa criticità è rappresentata dall'adozione di criteri nella progettazione dell'ontologia che consentano una trasferibilità del modello su più contesti (o domini), senza eccessivi rimaneggiamenti. Tuttavia, rispetto alla replicabilità e il rigore logico dei risultati della ricerca, è possibile un'estensione dell'analisi alla molteplicità dei domini concettuali legati alla sfera della programmazione regionale e al caso della programmazione dello sviluppo regionale assistita da risorse comunitarie in cui tali contesti sono rappresentati dal quadro degli strumenti operativi della programmazione 2007-2013, compresi i programmi operativi regionali (monofondo), interregionali nazionali, e i programmi di sviluppo rurale.
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In: Documenti e problemi 9
This paper proposes a project - a local festival (Cal-Iter) of the Avellino's cheese industry - for local development that adopts a systemic approach which goes beyond a traditional place marketing approach. The approach followed in this contribution starts from a literature review of two different strands of study that have offered insights with regard to place management.Then, the proposed project is developed by means of Network Analysis, which supports the identification, analysis and description of relationships and roles of partners in the network.The analysis of the status quo found that the implementation of integrated projects require local participation of Cities (Submitting Subjects), Regional and Provincial Authorities (Co-ordinating Subjects), the Government and the EU (Regulating Subjects). Furthermore, the analysis of existing projects redefined the guidelines of Avellino's local development, by adopting a systemic approach. The proposed project may be an important factor both to support the "food and wine" tourism and to attract investments for the entire province of Avellino. Moreover, the consolidation of the "place identity" is further enhanced through the integration of "place communication", according to a systemic perspective (Siano et al., 2008). The study represents a first step in the planning of local networks for the enhancement of local areas. This has dual value: on the one hand, to stimulate tourism demand and on the other, to attract investments capable of generating further demand for goods/services in the area.KEY WORDS local development | local system, networks | festivals | "wine and food" tourism.
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