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Rinnovare il welfare locale tra secondo welfare e service management
Attualmente gli enti locali si trovano, infatti, in una posizione ideale per assumere un ruolo centrale nella promozione di un nuovo welfare, raccogliendo una triplice sfida: quella di ricoprire il ruolo di facilitatori dell'innovazione, di diventare i promotori di un cambiamento profondo e di lungo periodo del welfare, di farsi garanti dei diritti sociali, esistenti ed emergenti. Il presente capitolo racconta come il welfare locale si stia riformando innanzitutto adottando processi e strumenti di innovazione sociale e nuovi modelli di governance riconducibili al secondo welfare; in seguito, si sofferma sulle nuove forme di protagonismo di cittadini e comunità locali; infine, descrive i cambiamenti in corso sul fronte dell'offerta e della gestione dei servizi alla persona.
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Attori e risorse, tra primo e secondo welfare
Sin dal Primo Rapporto sul secondo welfare si invitava a guardare a quello che abbiamo definito "secondo welfare" come a un quadro concettuale in grado di catturare processi che avrebbero potuto costituire una strategia complementare alle riforme di "ricalibratura" della composizione interna della spesa pubblica per la protezione e l'investimento sociale. L'analisi proposta nella prima sezione in questo capitolo conferma che nell'ultimo decennio la tenuta della spesa pubblica per le politiche sociali non si è accompagnata a una riorganizzazione incisiva delle diverse voci di spesa, lasciando così intatta l'ipertrofia previdenziale che caratterizza da molti decenni il welfare state italiano. I dati esposti illustrano nel complesso la perdurante fragilità del welfare state più tradizionale, che fatica a rinnovarsi in funzione delle mutate condizioni socio-economiche del Paese. Questa osservazione spiega l'importanza di provare a dar conto del "peso" del secondo welfare, obiettivo su cui si concentra la seconda sezione del capitolo. In questa parte, pur con tutti i limiti derivanti dalla scarsità e non standardizzazione dei dati a disposizione, proviamo a offrire una fotografia aggiornata di alcune dimensioni aggregate del secondo welfare, partendo dagli attori che si fanno promotori delle diverse iniziative. La fotografia restituisce la crescita, il consolidamento e gli attuali limiti del secondo welfare nelle tante, diverse ma interconnesse articolazioni che assume e che proviamo a descrivere richiamando le principali evidenze empiriche a livello macro, in termini di risorse e processi attivati dai suoi protagonisti. ; Since the First Report on second welfare, we suggested to consider our definition of "second welfare" as a conceptual framework able to capture processes that could constitute a complementary strategy to the "recalibration" reforms of public expenditure for social protection and investment. As pointed out in the first section of this chapter, the analysis shows that, over the last decade, the overall stability of public spending on social policies was not accompanied by vigorous measure of reorganization of the various expenditure items. Therefore, the social security hypertrophy – that has characterized Italian welfare state for many decades – has remained intact. The data shows the persistent fragility of the more traditional welfare state, still engaged to renew itself in the light of changes of the socio-economic conditions. This statement explains the importance of accounting for the "weight" of the second welfare. In the second part of the chapter, despite all the limitations due to the scarcity and non-standardization of available data, we provide an up-to-date picture of some aggregate dimensions of the second welfare, starting with the promoters of the various initiatives. This picture illustrates the growth, consolidation as well as the current limits of second welfare, in the different and interlinked aspects it assumes, providing the main empirical evidence at the macro level, in terms of resources and processes activated by its protagonists.
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Il secondo welfare in Italia : esperienze di welfare aziendale a confronto
In: http://hdl.handle.net/2434/264485
I sistemi di welfare dei paesi europei sono stati sottoposti, a partire dagli anni Settanta, a una serie di pressioni di carattere economico e sociale che ne hanno dram- maticamente minato i presupposti e le prospettive di medio e lungo periodo. L'Italia, insieme agli Stati dell'Europa meridionale, presenta ancora oggi un sistema di welfare disfunzionale in termini di distribuzione dei costi per aree di intervento e categorie di beneficiari. È in questo contesto che si sviluppa il dibattito sul «secondo welfare», un welfare privato che non si sostituisce allo stato sociale ma ne integra i servizi cercando un «incastro virtuoso». Un ruolo importante nello sviluppo del secondo welfare è occupato da aziende e parti sociali. Se i progetti di welfare aziendale su base territoriale iniziano a essere studiati e implementati per dare la possibilità alle PMI di offrire servizi di welfare ai propri dipendenti, le esperienze più diffuse e consolidate sono quelle portate avanti all'interno delle grandi imprese. L'analisi empirica si concentra proprio sulle grandi realtà aziendali, cercando da un lato di "mappare" i benefit più utilizzati e identificare le aree invece scoperte, dall'altro di ricostruire i processi che favoriscono il cambiamento attraverso lo studio del comportamento degli attori coinvolti. Le conclusioni prestano infine particolare attenzione alle dinamiche che guidano il cambiamento, evidenziando come le diverse combinazioni di fattori scatenanti e facilitanti portino a risultati più o meno soddisfacenti in termini di assetto e governance dei sistemi.
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Povertà alimentare in Italia: le risposte del secondo welfare
In: Studi e ricerche 705
La depoliticizzazione nel sistema di welfare italiano: il caso del "Secondo Welfare"
Perché leggere un libro sulla depoliticizzazione, un concetto difficile non solo da definire, ma anche da pronunciare? Leggere questo libro è utile perché aiuta a decifrare alcune importanti trasformazioni dell'azione pubblica, delle istituzioni e dei rapporti fra società, economia e politica nel corso degli ultimi 30-40 anni e capire se la responsabilità e il potere di fare scelte pubbliche si collocano nella sfera politica o in altre sedi. L'ipotesi del libro è che la categoria di depoliticizzazione dell'azione pubblica, strutturalmente accoppiata con complementari processi di politicizzazione delle azioni di attori "non politici" consenta di rispondere a queste domande in modo articolato. Per controllare teoricamente tale ipotesi sono analizzati i casi delle tensioni depoliticizzanti – e dei connessi processi di (ri)politicizzazione – che interessano la governance europea, le sfide dei populismi all'azione pubblica, il ruolo degli attori economici nelle agende urbane, l'introduzione della valutazione nei meccanismi di gestione dell'università italiana e delle politiche educative, le innovazioni tecnologiche dell'amministrazione pubblica italiana, i processi di homeschooling e i sistemi di welfare contemporanei. La parte conclusiva del lavoro delinea un modello di analisi dei processi di depoliticizzazione e politicizzazione.
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Il secondo welfare e la sfida pandemica, tra pubblico-privato e nazionale-locale
Il Capitolo 2 del Quinto Rapporto sul secondo welfare si interroga sul potenziale impatto della sfida pandemica sui rapporti tra Pubblico e privato, da un lato, e tra centro e periferia, dall'altro. L'obiettivo del Capitolo è comprendere, alla luce delle conseguenze della sfida pandemica, quali sono le dimensioni analitiche che consentono di interpretare l'evoluzione del secondo welfare e gli intrecci con il primo. La pandemia ha inciso profondamente sulla riconfigurazione dei rapporti tra pubblico-privato e centro- periferia, valorizzando la centralità degli attori del secondo welfare nei sistemi di governance multistakeholder, chiamati ad agire secondo logiche d'azione sempre più responsabili e sostenibili. L'analisi sottolinea come in tal senso il secondo welfare possa (e potrà) assumere un ruolo di alleato del primo welfare, individuando tre direttrici su cui investire: il nesso tra welfare e territorio, le reti e l'innovazione sociale. Infatti, se da un lato la crisi pandemica ha acuito i limiti strutturali del welfare tradizionale - e la sua incapacità di farvi fronte - essa ha anche avviato nuovi processi di semplificazione e sburocratizzazione dei processi di erogazione dei servizi di welfare, aprendo a prospettive per l' innovazione. Il capitolo è strutturato in cinque paragrafi. Il primo ripercorre le opportunità di riforma e cambiamento per il sistema di welfare italiano. Il secondo approfondisce il dibattito attuale riguardo le trasformazioni del welfare, tenendo conto della dimensione pubblico-privato e nazionale-locale. A seguire, la terza sezione esplora l'articolazione del secondo welfare e la molteplicità delle sue forme, con particolare riferimento al welfare filantropico, al welfare aziendale territoriale e al welfare di prossimità. Il penultimo paragrafo guarda all'impatto della pandemia sul secondo welfare, rispetto al mondo della filantropia, delle imprese e delle comunità. Il paragrafo cinque conclude individuando le principali direttrici di cambiamento nell'era pandemica.
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Un rinnovato protagonismo per stakeholder e corpi intermedi? : Il secondo welfare, tra evoluzioni concettuali e sviluppi empirici
Il capitolo si propone un duplice scopo. Il primo è (ri)partire dalla definizione del concetto di "secondo welfare" per richiamarne gli elementi distintivi, l'evoluzione e il nesso con il welfare più tradizionalmente inteso. Si prova quindi a rispondere ad alcune delle principali obiezioni che sono state mosse al concetto tanto sul piano analitico (si tratterebbe di un concetto che confonde anziché chiarire) quanto su quello normativo ("secondo welfare" come privatizzazione dei rischi su base individuale), sottolineando la rilevanza della natura processuale e collettiva dei fenomeni riconducibili al secondo welfare e rimarcando la necessità di un approccio allo stesso tempo critico e pragmatico allo studio delle trasformazioni in corso. A partire dal riconoscimento della centralità degli attori delle sfere economica e sociale nel secondo welfare, il secondo scopo del capitolo è proporre una riflessione sul ruolo che questi stakeholder possono esercitare in qualità di corpi intermedi, reinventando e rivitalizzando le funzioni di rappresentanza che – in un contesto caratterizzato da una crescente disintermediazione – in questi anni sono andate indebolendosi. È all'interno di questa cornice interpretativa che si collocano i diversi contributi di cui si compone il Rapporto, la cui struttura è delineata nella sezione conclusiva del capitolo. ; This chapter has a dual aim. The first is to (re)start from the definition of the concept of "second welfare" to reiterate its distinctive elements, its evolution and its link with the traditionally intended concept of "welfare". Furthermore, it addresses some of the objections to the concept at the analytical level (it would be a confusing rather than a clarifying concept), and at the normative level ("second welfare" as a privatization of risks on an individual basis). In order to address these arguments, the article emphasizes the relevance of the procedural and collective nature of the phenomena ascribable to the second welfare, and stresses the need for a critical and pragmatic approach to the study of the ongoing transformations. Starting from the recognition of the centrality of the actors of the economic and social spheres in the second welfare, the second aim of this chapter is to reflect on the role that these stakeholders can play as intermediate bodies, reinventing and revitalizing their weakened representation function in a context characterized by an increasing disintermediation. This is the interpretative framework for the various contributions to this Report, outlined in the final section of this chapter.
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Welfare aziendale territoriale, filantropico e di prossimità a confronto
A partire dai risultati emersi nei precedenti Capitoli, il Capitolo 6 del Quinto Rapporto sul secondo welfare indaga presente e futuro del secondo welfare effettuando una comparazione tra le tre aree che lo compongono: welfare aziendale territoriale, welfare filantropico e welfare di prossimità. L'analisi cerca di evidenziare tendenze comuni e differenze tra queste aree, concentrandosi sul ruolo che hanno giocato durante la pandemia e che, sulla scia di quanto accaduto in questi mesi, potranno giocare in futuro. In seguito il Capitolo approfondisce come si stanno ridefinendo i rapporti tra nazionale-locale e tra pubblico-privato, attraverso il posizionamento della leadership di alcune organizzazioni-chiave nelle aree di welfare oggetto di studio e i risultati della expert survey e dei focus group condotti da Percorsi di secondo welfare. Infine il Capitolo discute del contributo attuale e futuro delle tre aree di welfare al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. L'indagine condotta conferma come l'esplosione della pandemia abbia costituito per il secondo welfare sia uno stress test che una spinta al cambiamento, seppur con alcuni elementi di incertezza riguardo al futuro. Se da un lato è opinione condivisa che il secondo welfare abbia contribuito ad arginare gli effetti negativi della pandemia, gli esperti evidenziano la necessità di un coordinamento che possa coniugare peculiarità e uniformità ed evitare frammentazione, tanto per il rapporto nazionale-locale quanto per quello pubblico- privato.
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La crisi pandemica e le nuove sfide al welfare state
Il Capitolo propone un'analisi delle nuove sfide al sistema di protezione sociale italiano, alla luce delle recenti conseguenze della pandemia di Covid-19, che hanno messo in evidenza le già note fragilità sociali ed economiche del sistema di welfare italiano. Il Capitolo ricostruisce lo stato di salute, in divenire, del primo welfare ripercorrendo l'evoluzione della spesa pubblica sociale in 7 aree cruciali per il nostro sistema di protezione sociale: sanità, invecchiamento e non autosufficienza, politiche del lavoro, famiglia e infanzia, contrasto alla povertà, politiche abitative, immigrazione e accoglienza. I dati proposti mostrano come le distorsioni distributive e funzionali del welfare state italiano - sbilanciato sul fronte previdenziale - si ripercuotano in particolare sulla spesa destinata a famiglie, povertà, lavoro, casa e accoglienza. E nonostante la nostra spesa propenda a favore della vecchiaia e delle pensioni, essa appare inadeguata a far fronte ai crescenti bisogni degli anziani, sempre più fragili e soli. Nonostante i numerosi tentativi di riforma del welfare che si sono susseguiti negli ultimi anni - che recentemente hanno raggiunto anche traguardi importanti in ambiti come la lotta alla povertà (ad esempio con l'introduzione del Reddito di Cittadinanza) e sostegno alla famiglia (con l'Assegno Unico Universale per i Figli), ulteriori interventi sono necessari per raggiungere le aree di bisogno più scoperte. La pandemia può allora rappresentare un punto di svolta per rinnovare i sistemi di welfare, locali e nazionali, adeguandoli ai bisogni sociali emergenti: in questo contesto possiamo inoltre aspettarci che il contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza acquisisca centralità e rilevanza. Nelle conclusioni si offrono spunti di riflessione rispetto alle prospettive, presenti e future, del welfare state e del suo graduale assestamento, su impulso dell'azione combinata del Governo e del secondo welfare.
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La survey sul welfare filantropico
Il Capitolo 4 del Quinto Rapporto sul secondo welfare propone un'analisi dei dati della expert survey ideata e promossa da Percorsi di secondo welfare. Nello specifico, questa sezione del Volume interpreta le risposte fornite dagli esperti selezionati nell'ambito del welfare filantropico. La prima parte del Capitolo analizza il parere informato degli esperti circa l'impatto della pandemia sul fenomeno del welfare filantropico e, secondo una visione proiettata nel medio-lungo periodo, le trasformazioni che invece potranno avverarsi in futuro. A seguire, la sezione successiva presenta i risultati sul posizionamento dei leader di 10 organizzazioni-chiave nel campo del welfare filantropico circa i rapporti tra pubblico-privato e locale-nazionale. Si tratta di organizzazioni di rappresentanza delle Fondazioni di origine bancaria, del Terzo Settore e della cooperazione, del mondo delle imprese e dei lavoratori e degli enti locali. Infine, l'ultima sezione indaga il ruolo del welfare filantropico nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. L'analisi mostra come gli esperti interpellati siano ottimisti rispetto alla capacità degli enti filantropici di rispondere ai bisogni sociali, sia tradizionali che emergenti. Nonostante il rischio degli interventi di welfare filantropico sia quello di acuire le disparità territoriali, gli esperti considerano il welfare filantropico una win-win solution: un vettore per l'innovazione sociale e una risorsa per le amministrazioni territoriali. Tale ottimismo è proiettato anche nel futuro, secondo gli esperti la pluralità di energie e di risorse che contraddistingue questi enti avrà un impatto positivo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030.
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