Sino-Tibetan relations in the seventeenth century
In: Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Rom)
In: Serie orientale Roma 40
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In: Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Rom)
In: Serie orientale Roma 40
L'argomento che viene affrontato è il rapporto tra Cina e Unione Sovietica nel periodo che va dalla nascita della Repubblica popolare cinese nel 1949 fino agli anni Settanta. Si è voluto sottolineare come dalla firma del Trattato di alleanza, amicizia e cooperazione, nel 1950, i due paesi comunisti siano arrivati allo scontro prima ideologico e poi armato nel 1969. Per poter meglio comprendere le dinamiche del contrasto sino-sovietico è stato necessario un breve accenno alla nascita e formazione del partito comunista cinese e ai rapporti intrattenuti con il partito comunista sovietico nel corso degli anni Venti e Trenta. Dall'analisi è emerso che il partito comunista cinese non ha ricevuto pieno appoggio da parte dell'Unione Sovietica, la quale intratteneva rapporti anche con il partito nazionalista guidato da Chiang Kai-shek. La politica sovietica verso la Cina, in particolare negli anni Venti e Trenta, fu ambigua. Il 14 agosto del 1945 il governo di Mosca firmò un trattato di amicizia con il partito nazionalista, implicitamente riconosciuto come rappresentante legittimo della Cina. Nel 1949, quando ormai il partito nazionalista era stato sconfitto e il partito comunista aveva affermato il proprio potere, Mao non ebbe altra alternativa, date le dinamiche della Guerra fredda, che scegliere l'alleanza con Mosca. I primi problemi nelle relazioni sino-sovietiche emersero con le denunce di Chruscev al XX Congresso del Pcus, che colsero impreparati la dirigenza cinese. Le divergenze tra sovietici e cinesi inizialmente rimasero all'interno del movimento comunista, ma poi lo scontro si manifestò, nel corso degli anni Sessanta, anche nella competizione per il Terzo Mondo. La questione centrale è che dallo scontro ideologico i due paesi nel 1969 arrivarono allo scontro armato, che rischiò di degenerare in una guerra nucleare. Solo con lo scioglimento dell'Unione Sovietica e la fine della Guerra fredda, Cina e Russia hanno ripreso il dialogo e abbandonato le divergenze ideologiche. L'obiettivo della tesi è stato quello di comprendere le dinamiche principali che si sono sviluppate tra Cina e Unione Sovietica e determinarono la rottura delle relazioni e poi lo scontro armato. Infine si è brevemente accennato alla ritrovata unità di intenti tra Cina e Russia, dimostrata dalla creazione dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.
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In: Rivista di studi politici internazionali: RSPI, Band 69, Heft 1, S. 87-101
ISSN: 0035-6611
On the night of 7 July 1937, an unexpected exchange of fire on the Marco Polo Bridge about 12 km from Peking, China, between a detachment of the Japanese garrison of Fengtang deployed in military exercises & a patrol unit of the Chinese army stationed in the region, broke the peace established by the 1932 Peace Accord that ended the Japanese occupation of Manchuria. While some commentators suggest that this incident marked the beginning of WWII, it did indeed indicate the start of a true war between China & Japan. After sketching the bellicose background of China-Japan relations in the early 20th century, diplomatic actions of the Joint Commission created by the incomplete Peace Accord are explored. In particular, the nonconforming (to the Anglo-US norm) behavior of the Italian representatives is examined. Details are also provided of the War of Shanghai (Aug-late Dec 1937). J. Sadler
In: Collana filosofica 13
In: Centro Studi per i Popoli Extra-Europei dell'Università di Pavia 2
In: La questione marocchina e gli accordi mediterranei italo-spagnoli del 1887 e del 1891 Vol. 1
In: Quaderni di studi indo-mediterranei n. 12
In: Staatswissenschaftliche Studien N.F., 57
"Questa opera fu presentata due anni or sono all'Accademia di scienze morali e politiche di Napoli . Indi venne emendata ed accresciuta di nuove dottrine secondo la necessità dell'argomento".--Avvertenza. ; Paged continuously. ; Mode of access: Internet.
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In: http://mdz-nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bvb:12-bsb10078046-7
[Carlo V. Franco di Quata]. Volgarizzati dal Colonnello D. Luigi Andrioli ; Volltext // Exemplar mit der Signatur: München, Bayerische Staatsbibliothek -- Ital. 179 d-1
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In: http://mdz-nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bvb:12-bsb10078047-2
[Carlo V. Franco di Quata]. Volgarizzati dal Colonnello D. Luigi Andrioli ; Volltext // Exemplar mit der Signatur: München, Bayerische Staatsbibliothek -- Ital. 179 d-2
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In: http://mdz-nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bvb:12-bsb10078048-7
[Carlo V. Franco di Quata]. Volgarizzati dal Colonnello D. Luigi Andrioli ; Volltext // Exemplar mit der Signatur: München, Bayerische Staatsbibliothek -- Ital. 179 d-3
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International audience ; La contraddizione irrisolta: modernità e arretratezza nell'Italia del boom sino alla crisi degli anni Settanta. « Ma come possiedo la storia essa mi possiede, ne sono illuminato, ma a che serve la luce? " Già nel 1954 , dunque, a distanza di 17 anni dalla morte di Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini pensava che la storia avesse cessato di illuminare il cammino verso l'avvenire. Soltanto nella storia sarebbe stato possibile attingere la vita, sempre che si fosse stati in grado di operare in essa " con pura passione". Naufragato " il profondo e ingenuo sforzo di rifare la vita" in un "silenzio fradicio e infecondo". Pasolini rendeva comunque omaggio "all'umile fratello che aveva cercato di delineare i contorni dell'ideale che illumina, in quel maggio italiano in cui l'errore era ancora vita, in quel maggio italiano che alla vita aggiungeva almeno ardore", luce della forza morale che aveva caratterizzato la primavera dei movimenti socialisti prima che gli effetti dell'esercizio del potere costringessero anch'essi al disincanto. O comunque a una drastica riduzione delle loro primitive speranze 1. Di Gramsci, Pasolini, alla metà degli anni Cinquanta, aveva potuto conoscere soltanto una parte del "ritmo del suo pensiero" 2. Bisognerà attendere il 1975, proprio l'anno del suo omicidio a Ostia, per poter disporre, edita dalla casa editrice Einaudi, della prima edizione filologica che tenesse conto della cronologia delle diverse stesure dei Quaderni del carcere, per la cura di Valentino Gerratana, il quale aveva seguito l'impulso dato in questa direzione da Palmiro Togliatti poco prima di morire. Non gli sarebbe stato dunque possibile, indipendentemente dalla sua volontà, ricostruire nella sua complessità il concetto fondamentale di egemonia proposto dal fondo del carcere di Turi dal suo'"umile fratello" sardo. Egemonia che non riguardava semplicemente la capacità di costruire il consenso all'interno dell'opinione 1 Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano 1957, pp.65-66. 2 Cfr. Giuseppe Cospito, Il ritmo del pensiero.Per una lettura diacronica dei "Quaderni del carcere" di Gramsci, Bibliopolis, Napoli 2011; Fabio Frosini, La religione dell'uomo moderno. Politica e verità nei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, Carocci, Roma 2010.
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In: Monumenta iuridica Siciliensia 9