Partendo dal presupposto inconfutabile che gli individui non possono sottrarsi all'esperienza di gruppo, in quanto nascono, crescono, giocano, lavorano e misurano le proprie abilità nei gruppi, nel presente elaborato si sono approfonditi il team work e i conflitti che possono sorgere sul posto di lavoro. Un gruppo di lavoro è costituito da una pluralità di individui, ognuno dei quali ha caratteristiche ed è portatore di norme e valori acquisiti nei propri gruppi di appartenenza. Il gruppo lavoro si contraddistingue da altri gruppi, in quanto svolge specifiche attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo. Tra le attività la definizione del o dei compiti, la valutazione delle risorse e dei vincoli, la progettazione di attività e la soluzione di problemi; il tutto realizzato dotandosi di un metodo e di un coordinamento funzionale. L'errore che comunemente si compie, è quello di pensare che l'efficacia di un gruppo dipenda esclusivamente dalla somma delle capacità e competenze dei singoli membri. In realtà, l'efficacia produttiva di un contesto di lavoro non può prescindere dalla dimensione relazionale, da un buon clima organizzativo e dalla presenza di uno stile di leadership adeguato. Rinunciare alla condivisione e alla collaborazione vuole dire allontanarsi dalla possibilità di attivare "una mente di gruppo", che consente ai membri di agire e funzionare in maniera efficace. Per evidenziare alcune caratteristiche di una leadership adeguata viene trattata senza pretesa di un'analisi approfondita, anche la leadership femminile, partendo dalla metafora "soffitto di vetro" utilizzata per rappresentare la difficoltà che le donne incontrano nel raggiungere ruoli prestigiosi, nonostante dispongano di risorse e competenze adeguate. Nell'ultimo capitolo, il più corposo, viene affrontata la questione relativa alle problematiche quali le molestie sessuali, lo stress occupazionale, il burnout, il Whistleblowing, il Whorkaholism e soprattutto ai conflitti e alle aggressioni che possono sorgere sul posto di lavoro. Rispondendo ad un intento più che altro pratico si fa riferimento al "metodo Ege 2002" , uno strumento atto a verificare l'effettiva presenza e la differenziazione di aggressioni come il mobbing e lo straining.
La Sicurezza Sociale assolve ai principi generali di tutela degli indigenti mediante l'assistenza sociale e la previdenza sociale, specifica per garantire i lavoratori. In Italia, in base al principio della territorialità dell'obbligo assicurativo, il lavoratore non comunitario è assoggettato alla legislazione previdenziale e assistenziale del Paese. Il 7 dicembre 1984 viene firmato a Tunisi un accordo amministrativo per l'applicazione della convenzione in materia di sicurezza sociale, tra la Repubblica italiana e la Repubblica tunisina, che dà la possibilità al cittadino tunisino di lavorare in Italia, pur rimanendo sotto la competenza della normativa in materia di sicurezza sociale del proprio Paese di origine. A causa dell'alternanza politica dei Governi Italiani si è giunti ad orientamenti più restrittivi, con l'introduzione della limitazione a equiparare agli italiani solo gli immigrati non comunitari titolari di permesso di soggiorno CE come lungosoggiornanti, oltrepassando, anche quanto previsto dagli accordi bilaterali, tra cui quello italo - tunisino. Ciò ha subordinato l'erogazione di determinate prestazioni previdenziali - assistenziali, discriminando i cittadini tunisini e limitando il godimento dei diritti fondamentali riconosciuti invece ai cittadini italiani. ; Social Security fulfils the general principles of protection of the needy through social assistance and social security, specific for the protection of workers. In Italy, according to the principle of territoriality of the insurance obligation, the non community worker is subject to the country's social security and welfare legislation. On 7 December 1984 an administrative agreement is signed for the application of the convention on social security signed in Tunis between the Italian Republic and the Tunisian Republic, with the possibility for the Tunisian citizen to work in Italy, while remaining under the responsibility of the legislation on social security in your country of origin. Because of the political alternation of the Italian Governments, more restrictive guidelines have been reached, with the introduction of the limitation to equating to Italians only non-EU immigrants holding EC residence permits as long-staying guests, exceeding even the provisions of bilateral agreements including the Italy - Tunisian one. This has subordinated the provision of certain social security benefits, discriminating against Tunisian citizens and limiting the enjoyment of the fundamental rights recognized to Italian citizens. ; La Seguridad Social cumple con los principios generales de protección de las personas desfavorecidas a través de la asistencia y los subsidios sociales, específicos para velar por los trabajadores. En Italia, de acuerdo con el principio de la territorialidad del seguro obligatorio, el trabajador no perteneciente a la EE.UU. está sujeto a la legislación de prestaciones sociales italianas. El 7 de diciembre de 1984 se firmó un acuerdo administrativo en Túnez para la aplicación del convenio sobre seguridad social entre la República Italiana y la República de Túnez, el cual brinda al ciudadano tunecino la oportunidad de trabajar en Italia, aunque seguirá bajo la competencia de la normativa de su país de origen. Debido a la alternancia política de los gobiernos italianos, se han llegado a crear unas directrices más restrictivas. Se ha introducido la limitación de equiparar con los italianos solo a los inmigrantes no comunitarios que tengan permiso de residencia de la EE.UU. como residentes de larga duración, obviando las disposiciones de los acuerdos bilaterales, incluido el italo-tunecino. Esto ha subordinado la concesión de ciertos beneficios de prestación y asistencia, discriminando a los ciudadanos tunecinos y limitando el disfrute de los derechos fundamentales reconocidos, en cambio, a los ciudadanos italianos.
Joppolo's anti-fascist political stance is paradoxical to say the least. His "provocative irony" is a systematic political stance attitude that led him to stay clear of any radical positions and to argue in favor of artists' and intellectuals' detachment from the political life. Joppolo's work, especially his plays, defends the necessity of simple action, carried out in the "everyday life humility". As the writer develops his reflection, mathematical and artistic creativity eclipses the socio-political axis. These reflections climax into two concepts: the social fantastic, already theorized by Mac Orlan, and the abhumanism, imagined by both J. and Audiberti, promoted as an overarching principle, both the essence and substrate of Joppolo's ethics. In the end, the complex evolution of his thinking crystallizes in abhumanism understood as the synthetic blend of communism, ecumenical Christianity and existentialism. ; Joppolo's anti-fascist political stance is paradoxical to say the least. His "provocative irony" is a systematic political stance attitude that led him to stay clear of any radical positions and to argue in favor of artists' and intellectuals' detachment from the political life. Joppolo's work, especially his plays, defends the necessity of simple action, carried out in the "everyday life humility". As the writer develops his reflection, mathematical and artistic creativity eclipses the socio-political axis. These reflections climax into two concepts: the social fantastic, already theorized by Mac Orlan, and the abhumanism, imagined by both J. and Audiberti, promoted as an overarching principle, both the essence and substrate of Joppolo's ethics. In the end, the complex evolution of his thinking crystallizes in abhumanism understood as the synthetic blend of communism, ecumenical Christianity and existentialism.
La tesi sostiene che, mentre molte teorie di pianificazione si sono concentrate sulle differenze, il multiculturalismo e risoluzione dei conflitti sociali, non c'è ancora sufficiente approfondimento su come queste differenze possano restare profondamente irrisolte e come questa debolezza possa essere fortemente legata a razionalità contrastanti e a una sorta di "slittamento dei livelli di senso" o "equivoci" cognitivi tra i soggetti coinvolti (Bourdieu e Wacquant, 1992). Soprattutto in termini di conflitti urbani espliciti, generati non da opposti interessi economici o differenti volontà politiche, ma semplicemente da differenti background culturali e comportamentali, il livello cognitivo di com-prensione tra le persone coinvolte ha un ruolo fondamentale in termini di consapevolezza e di effi-cacia delle scelte. Dunque il legame tra pianificazione, governance, contesti istituzionali e partecipazione delle comu-nità è, prima di tutto, una questione di reciproca, profonda e vera comprensione, piuttosto che la continua ricerca di nuovi strumenti e politiche. Partendo dalla convinzione che i conflitti siano una fonte incredibile di soluzioni creative e inaspet-tate all'interno dei contesti urbani, dei sistemi di pianificazione e di condivisione di valori, questo lavoro si propone di sondare come la Mobilitazione Cognitiva (Dalton, 1984), per la cura e la prote-zione di un bene comune, può essere in grado di guidare una comunità nella lotta per i propri diritti, permettendo l'acquisizione di conoscenze politiche e abilità specifiche per il raggiungimento di decisioni condivise collettivamente, la costruzione di nuove forme di azione politica dal basso, nuove processi di educazione (Dolci, 1974) e ampliamento culturale contro il prevaricare di Egemonie politiche e sociali (Gramsci, 2007). Utilizzando metodi quantitativi e qualitativi, l'autore presenta due esperienze di pratiche insorgenti provenienti dall' Europa meridionale: (1) un tradizionale Caso-Studio nell' area marina protetta dell' Arrábida, in Portogallo, per illustrare come la mobilitazione cognitiva, volta alla genuina e profonda comprensione delle istanze portate avanti dalla collettività, può realizzare forme di partecipazione che, guardando ai problemi in termini di risorse, permettono alla comunità di collaborare democra-ticamente cercando soluzioni nuove e condivise in grado di modificare profondamente un piano isti-tuzionale il quale, a causa di una profonda contrapposizione tra poteri gioco e valori espressi, ha ge-nerato forme di conflitto dichiarato, ma anche latente; (2) un caso di Participatory Action Research nella valle del fiume Simeto, in Italia, dove le comunità locali, attraverso una forte mobilitazione collettiva, sono state in grado di difendere e curare il fiume Simeto, il più grande in termini di bacino idrogeologico in un territorio caratterizzato da scarsità idrica come la Sicilia, minacciato dalla scelta istituzionale di collocare un inceneritore proprio in un area fortemente incentrata sull'agricoltura, per il suo sostentamento economico, e profondamente legata al paesaggio circostante, in termini di riconoscimento e senso di appartenenza. Questo lavoro può avere importanti implicazioni sia per la teoria, che per la pratica di pianificazione. La scelta di un approccio multi-disciplinare, inoltre, aiuta nella comprensione di come sia possibile trasformare l'antagonismo in spirito competitivo tra soggetti, diversi per natura e per cultura, concentrandosi principalmente sul rispetto e l'apprendimento reciproco, sulla costruzione di processi veramente inclusivi e sulla scelta di soluzioni davvero condivise. ; The thesis argues that while many planning theories have focused the sight on the social differences, multiculturalism and conflicts resolution, there is not yet sufficient acknowledgement on how these differences can be deeply unsolved and how this weakness could be strongly linked with conflicting rationalities and with a 'cognitive slipping' planes of meaning (Bourdieu & Wacquant, 1992). Especially in terms of inexplicit urban conflicts, generated by not opposite economic interests or political will, but by simply and natural differences of the cultural and behavioral baggage, the cognitive level of understanding between people involved plays a fundamental role in terms of awareness and choices efficacy. So this works wants underlines that the link between planning, governance, institutional adjustments and community engagement is, first of all, a matter of mutual deep and real understanding, rather than new form of tools and policies. Starting from the persuasion that conflicts are an incredible source of unexpected creative solution for urban contexts, planning systems and sharing values, this paper aims to probe how a 'cognitive mobilization' (Dalton, 1984) of a community, for the care and the protection of a common good, can be able to "fight for a right" in terms of acquiring political resource and skills to reach own decisions, and constructing new form of genuine power through education (Dolci, 1974) and culture against a 'dominant discourse' (Gramsci, 2007). Using quantitative and qualitative methods, the author presents two field experiences of insurgent practices in the southern Europe: (1) a traditional Case-Study of a Marine Protected Area in Arrábida, Portugal, to illustrate how a community mobilization, that aims to understand really every form of instance and claim, can realize forms of participation that, first of all, sight problems in term of resources, and then allowed people to work democratically together building new and shared solutions able to modify deeply an institutional plan that, due to a displacement between powers and values, generated forms of conflicts between stakeholders, especially in terms of economic and decision making point of view; (2) a case of Participatory Action Research in the Simeto river valley, Italy, where local communities through a strong mobilization were able to defend and took care the river, the biggest in terms of basin in a scarcity water territory, threatened by the institutional choice to collocated an incinerator in a valley strongly based on agriculture, for its economic sustenance, and deeply linked with the landscape, for its recognition and sense of belonging to . This understanding, it is suggested, has important implications for both planning theory and practice. Choosing a multi-disciplinary approach, this work attempts to explore if and how it is possible to transform the antagonism between enemies in competitive spirit among subjects, different for nature and culture, focusing on respect and mutual learning and on the building up of processes really inclusive and choices really shared
L'articolo risponde alle recenti preoccupazioni per la crescita dei messaggi d'odio nel dibattito pubblico online, che coinvolge attori differenti tra cui gli stessi rappresentanti politici. Concentrandosi in particolare sui giovani, si propo-ne di esaminare il fenomeno del cyberbullismo all'interno di un framework più ampio, in grado di collegare i comportamenti bullizzanti alla crescita di inciviltà nel discorso pubblico. La ricognizione teorica su incivility e cyberbullismo mo-stra aree di sovrapposizione a conferma del fatto che non si tratta di fenomeni individuali ma che riguardano l'intera società. L'articolo identifica traiettorie di ricerca e interventi utili a contrastarne la diffusione pervasiva. ; The article addresses issues in response to the concern about the growth of hate messages in online public debate which involves different actors including politicians. Focusing in particular on young people, it aims at examining cyberbullying within a broader framework, linking the bullying behavior to the growth of incivility in public discourse, especially on social media. The theoretical overview of incivility and cyberbullying shows areas of overlap, confirming the fact that these are not individual phenomena, but they affect the whole society. The article identifies trajectories of research, as well as useful interventions to counteract their pervasive spread.
Il presente contributo nasce dall'analisi di alcune esperienze di destination management avviate da un campione di urban destination europee. L'articolo intende cogliere alcune best practices che tali modelli suggeriscono, qui proposte come vere e proprie sfide per realizzare un'effettiva gestione sovraordinata (destination management). La riflessione è declinata per le urban destination, ma di per sé può trovare applicazione anche per altri tipi di località. L'utilità della riflessione è principalmente da mettere in relazione con le difficoltà che le destinazioni italiane spesso mostrano nell'avviare un'effettiva gestione sovraordinata. Si tratta di un grave limite, poiché è principalmente questo livello di management che può farsi carico dello sviluppo di nuovi prodotti, della gestione delle stagionalità, del riposizionamento sul mercato. La riflessione si basa su tre casi, rappresentati dalle città di Barcellona, Berlino e Vienna, letti alla luce del modello dinamico di destination management (Sainaghi, 2006). Le best practice sono identificate lungo la dimensione dell'assetto istituzionalesovraordinato, cioè della struttura di corporate governance della Destination Management Organisation (DMO). Su questo fronte si riportano alcune "provocazioni" che tali modelli suggeriscono, soprattutto circa la struttura finanziaria, i meccanismi di raccolta dei contributi monetari, il rapporto tra politica e gestione, l'ampiezza degli stakeholder da coinvolgere. Una seconda area di riflessione è rappresentata dai processi di metamanagement, cioè dalle attività che la DMO mette in campo. Su questo fronte, i casi europei suggeriscono alcuni chiari orientamenti sulla definizione degli obiettivi, sull'orizzonte temporale, su alcuni accenti che devono caratterizzare i processi operativi e di supporto.
Il volume raccoglie i risultati del progetto "New Policies and Practices for European Sharing Cities –EUcity", attivato nell'ambito dello Jean Monnet Project e co-finanziato dall'Erasmus+ Project dell'Unione Europea. Muovendo dall'assunto per il quale le città sono i principali recettori dei cambiamenti del mercato poiché si distinguono come legami interconnessi tra la società, lo Stato e l'Unione europea, gli Autori hanno analizzato il fenomeno della sharing economy, alcuni modelli di governance e di fornitura di beni e servizi sul mercato. Come illustrato dal nucleo argomentativo dell'opera, infatti, le sfide normative della sharing economy non derivano solo dalla novità del modello economico p2p, ma anche da una distribuzione completamente nuova delle responsabilità normative tra gli attori coinvolti. A differenza della regolamentazione del mercato tradizionale, la regolamentazione dell'economia della condivisione è principalmente una questione comunale. Allo stesso tempo, anche il diritto europeo offre spunti di riflessione notevoli. Attualmente, sia gli amministratori locali che gli operatori privati di alcuni settori del mercato (ad es. la casa, i trasporti, etc.), ma anche i cittadini che vogliono sperimentare nuovi servizi, sono obbligati ad agire all'interno di sistema normativo difficilmente intellegibile. In virtù delle considerazioni svolte, quindi, il testo apre un fronte critico argomentativo diviso in tre parti: 1) "Sharing cities", in cui si introducono i temi principali relativi ai fenomeni urbani in un contesto di sharing economy; 2) "Trasporti, Turismo e politiche abitative nelle Sharing cities", contenente un focus riguardante gli aspetti dinamici del vivere in contesti smart; 3) "Esperienze a confronto", parte dedicata all'analisi empirica delle realtà sperimentate da Bologna e Barcellona.
In the last two decades, in the field of Italian educational policy, there have been lines of development concerning school-work alternance (i.e. programmes that involve alternating periods of attendance at educational institutions and participation in work-based training sometimes referred to as "sandwich" programmes). Although many researches and gathering data have been carried out (monitoring the school-work rotation programs that were realized by INDIRE and MIUR), we don't have significant quantitative or qualitative outcomes that can point out the strongest aspects of this methodology. The aim of this paper is to identify the efficacy and efficiency of school work alternate experiences, in order to point out principal possible positive and negative factors. For this research a south district was chosen and secondary schools (14 in total) were selected with all kind of school (Technical, Vocational, Liceo). School-work alternance, is investigated as situated learning practice and through the activity theory of third generation, because the acquisition of the expertise can beensured only by two aspects: multi-contestuality and school boundary crossing. In this perspective individuals need to act in different contexts. To conduct this research is used the mixed method as a way to gather as much as possible information about a complex phenomenon.This educational research is part of the line of studies that deals with the construction of conceptual models and the re-elaboration of international research results (e. g. OECD surveys), with the intention of proposing possible updates of subsequent research or surveys to highlight the characteristics,differences and factors that determine the development of the individual's competence to use their own resources and develop them as talents and skills according to the potential capabilities involved. ; Negli ultimi due decenni, nel campo della politica educativa italiana, ci sono state linee di sviluppo, che hanno riguardato l'alternanza scuola lavoro. Sebbene siano ...
The persistence of a separation in work roles and tasks between men and women, which reproduces the partition between the private sphere, linked to the feminine, and the public sphere, unbalanced on the masculine, is particularly evident in the social, health and educational professions even in the most economically advanced countries, regardless of the welfare structures. Starting from the unequivocal evidence of the numerical prevalence of women in social work - a feature common to all the different conjugations in which the profession is expressed from State to State - the authors discuss the issue of gender in social work from different angles, offering the reader a rich plurality of themes, theoretical concepts and research approaches. National and international researches show the persistence of cultural matrices and gender stereotypes with regard to the division of labour, noticeable already during training, in the mentality of students and trainers, and often also in professionals themselves. The critical reflections of the authors are oriented towards the search for an antidote to the permanence of the status quo, and at the same time towards the development of an advanced mode of social intervention and gender-aware attention, both among professionals and with users and clients of the services. These research paths are offered as a contribution towards developments of a different kind in the multiple fronts of training (university education and lifelong learning), collective and mass media narration, research and reflexivity produced by the professional community of social workers themselves.