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Published online 14 April 2020 ; C'è molta Cina negli aggiornamenti di attualità che scandiscono queste inedite settimane di quarantena. Se dal principio l'informazione sul Paese estremorientale, forzatamente scarsa e frammentaria, ha riguardato soprattutto l'estensione del contagio da Covid19 e le misure messe in atto per contrastarlo, lo spostamento del focus sull'emergenza di casa nostra ha comportato anche una nuova rappresentazione della Cina popolare come interlocutore privilegiato, in virtù del suo manifesto desiderio di aiutare gli altri Paesi sulla base della propria esperienza. Non è certamente sfuggito a nessuno che gli atti concreti di aiuto e i messaggi di incoraggiamento, per i quali è giusto essere grati, siano stati sostenuti da uno sforzo mirato e organizzato per dare loro la più ampia pubblicità possibile.
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In: Politica/studi 115
In the last 40 years, the "Great Sporting Events" such as Olympic Games have gained increasing popularity and, at the same time, increased international importance. The geographical space where major sporting events take place is not a passive container of such performances, on the contrary, the territorialization of mega-events is an expression of political, economic, and cultural interests. Although their duration is ephemeral, they have a very significant impact on a local, regional and global scale. Countries compete to host these events to obtain greater visibility, improve their infrastructure, attract tourist flows, and ultimately, achieve a territorial projection on a regional and global scale. Olympic Games as an instrument of state soft power politics: the case of Winter Olympic Games Sochi 2014 is a work of research that describes how was the international behavior of Russia in the role of the organizer of the Sochi 2014 Winter Olympic Games and the consequent use of such great event in foreign policy, with the ultimate aim of standing out politically on the international scene.
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In: Storia internazionale dell'età contemporanea 40
ll dibattito, storico, storiografico, politico e politologico contemporaneo ha ripetutamente affrontato specie dal 1989/90 in poi e, con accenti diversi, dopo l'11 settembre 2001 e, ancora, dopo lo scoppio della crisi globale del 2008 il problema della decadenza degli imperi multietnici e multiculturali, territoriali o meno, dal bipolarismo USA-URSS, alla unipolarità dell'"impero" americano, alla crescita concorrenziale dei BRICS e della Cina in particolare. Tutte queste ravvicinate fasi storiche hanno visto riproporsi da angolazioni diverse il confronto con il modello della repubblica imperiale romana e in relazione ad esso la questione dei modi di legittimazione o rilegittimazione degli iperpoteri.
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In: Centro Interuniversitario per lo Studio della Storia delle Organizzazioni Internazionali e dei Processi e Movimenti di Cooperazione Internazionale, 11
World Affairs Online
1. Russofobia, fake news e reazioni degli attori europei; 2. La posizione russa in materia di politica estera e rapporti con l'Unione europea; 3. Soft power, populismo e sovranismo: la narrativa dominante e le sue mistificazioni; 3.1. Il "popolo profondo", l'equivalente russo del deep state; 3.2. Tradizioni e identità costituzionale; 4. La stampa russa e le elezioni europee e le prospettive future delle relazioni Russia-UE.
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2009/2010 ; Lo studio affronta l'analisi delle strategie culturali che stanno alla base delle narrazioni geografiche formulate nel contesto della Repubblica Popolare Cinese. Appare ormai consolidata e condivisa l'opinione secondo cui il ruolo di rilievo interpretato dalla Repubblica Popolare Cinese sullo scenario internazionale, renda indispensabile la formulazione di un'adeguata strategia geografica e culturale che favorisca il superamento della visione limitante e limitativa di un "Regno di Mezzo" quale "fabbrica del mondo" o realtà nazionale avvitata in una plurisecolare crisi identitaria. La riformulazione di un'adeguata strategia culturale è un punto cruciale e fondamentale in vista della difesa dei sempre più sostanziosi e radicati interessi cinesi sulla scena globale, ma si presenta anche come un processo dalle profonde implicazioni interne: si tratta di una costruzione che mira evidentemente ad attribuire alla Repubblica Popolare Cinese una'adeguata proiezione di unità e coesione interna, sì da garantire stabilità, continuità e consenso nei confronti del regime a partito unico. Dopo aver invaso i mercati globali con il cosiddetto made in China, la Cina appare ora fortemente impegnata - seppur con limiti e contraddizioni di cui verrà offerta una trattazione approfondita – in una radicale ridefinizione e rivalutazione del proprio patrimonio culturale, allo scopo di rinsaldare la coesione interna e la propria integrità territoriale da un lato, proiettando all'esterno una serie di immagini e di tendenze che sono spesso palesemente improntate al senso di alterità rispetto al modello occidentale. Il primo capitolo è dedicato alla Repubblica Popolare Cinese quale laboratorio di innovative e alternative narrazioni geografiche e culturali. Viene proposto un excursus storico circa la "visione cinese del mondo", partendo dai concetti base che hanno caratterizzato il lungo arco dell'epoca imperiale, per passare poi alla crisi provocata dallo scontro con l'Occidente, fino a giungere alla fase maoista. Viene messo in luce in modo particolare il complesso e, per certi versi ancora parzialmente irrisolto, rapporto fra tradizione ed modernità, fra creazione, distruzione e conservazione delle narrazioni geografiche e culturali. Il secondo capitolo, partendo dalla fase delle riforme denghiste, è dedicato ai fondamenti ideologici delle attuali narrazioni geografiche e culturali cinesi: l'equilibrio, l'armonia, l'ascesa pacifica. Si tratta di concetti fortemente radicati nella teoria confuciana che per secoli ha costituito il collante ideologico del potere imperiale, giustificando l'esistenza e l'esigenza di una centralità e di una unità dell'universo cinese. In quest'ottica vengono prese in esame alcune narrazioni che, a livello interno, hanno goduto e stanno godendo di particolare consenso, costituendo la base anche di quelli che possono essere definiti i tentativi di formulare una vera e propria teoria geopolitica cinese. Il terzo capitolo sviluppa il tema del soft power. Quest'ultimo si presenta infatti come un complemento strategicamente indispensabile al riconoscimento ed all'affermazione del nuovo ruolo e delle nuove ambizioni cinesi a livello globale. È senza dubbio anche in questo ambito che si gioca la sfida posta in atto dalla strategia culturale cinese, in un chiaro tentativo di erodere, almeno parzialmente, quello che ancora oggi in diverse aree del globo appare l'indiscusso vantaggio culturale occidentale (e statunitense in primis). Vengono presentati i tratti salienti del dibattito interno circa le priorità ed i tratti del soft power dalle caratteristiche cinesi, ponendo l'accento sui temi dell'identità e della sicurezza, intesa in senso tradizionale e non-tradizionale. La fase conclusiva è dedicata all'analisi delle proiezioni politiche e culturali cinesi in tre diverse aree chiave per gli interessi di Pechino: il Sudest asiatico, l'Asia centrale e l'Africa. In queste tre realtà regionali è interessante notare come il discorso geografico e culturale di Pechino venga plasmato per rafforzare una sorta di vantaggio regionale, secondo schemi e narrazioni che rivalutano – in misura e forme diverse – supposti ed indissolubili legami storici e culturali. Nelle conclusioni viene sottolineato come, ancora una volta, i timori dell'instabilità e della frammentazione siano all'origine dell'intraprendenza cinese sullo scenario globale, nonchè del tentativo di esportare un modello di sviluppo "amorale" in antitesi al modello "morale" proprio dell'Occidente. Questa strategia sembra strettamente vincolata alla necessità di mantenere inalterato quel tasso di sviluppo che è la base ed il collante fondamentale del consenso nei confronti del partito al potere. ; XXIII Ciclo
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La tesi intende offrire una riflessione in merito al potere degli organi giurisdizionali di disporre normativamente su determinati aspetti del processo che si svolge dinanzi ad essi, sostituendosi così al legislatore. Il piano di indagine della tesi si sviluppa prevalentemente nella descrizione della realtà europea davanti alle autorità giurisdizionali di Lussemburgo, attraverso continui riferimenti a pronunce giurisprudenziali. La candidata si sofferma, preliminarmente, definendo, in termini generali, l'origine e l'applicazione dei c.d. atti di soft law in ambito europeo e soffermandosi sul ruolo che ricopre la giurisprudenza nell'ordinamento europeo. Sempre nel capitolo di apertura, un accenno è dedicato al panorama italiano che, alla luce delle recenti e continue riforme processuali ed, in particolare, della lettura costituzionalmente orientata del processo civile in forza della sua ragionevole durata, sta conoscendo, sempre più largamente, il fenomeno dei c.d. protocolli. La tesi si sviluppa, poi, in altri tre capitoli, nei quali sono analizzati tre esempi di manifestazione del potere normativo degli organi giurisdizionali europei sul processo. La candidata passa, così, all'esame delle "Istruzioni pratiche alle parti", sviscerando le disposizioni ivi contenute alla luce di casi giurisprudenziali, al fine di poter definire la reale efficacia di tali atti e la loro vincolatività nei confronti dei rappresentanti delle parti. A tale capitolo segue quello sull'applicazione del rinvio pregiudiziale tra soft law (c.d. Raccomandazioni) e giurisprudenza. Infine, la candidata svolge le ultime riflessioni sul potere "eccezionale" della Corte di giustizia di limitare nel tempo gli effetti delle proprie sentenze interpretative. Potere che, in questo caso, si manifesta non mediante l'emanazione di atti di soft law, ma attraverso le proprie pronunce giurisprudenziali. ; The thesis aims to reflect on the power of the courts to provide normatively on some aspects of the proceedings that take place before them, thus replacing the legislator. The investigation plan of the thesis is developed considering the European situation before the courts of Luxembourg, through continuous references to cases law. The candidate focuses, firstly, defining, in general terms, origin and application of so-called soft law acts in Europe and focusing on the role of jurisprudence in the European system. In the first chapter, a hint is dedicated to the Italian overview, in the light of recent reforms of civil proceedings and with particular reference to the phenomenon of so-called "protocols". The thesis is then developed in three other chapters, in which the candidate analyzes three examples of the manifestation of normative power of the European Courts on the proceedings. The candidate examines the "Practice Directions to parties": identifying the provisions contained in the light of cases law, in order to define the real effectiveness of these acts and their binding against parties' representatives. The third chapter is about preliminary ruling procedure between soft law (so-called "Recommendation to national courts and tribunals in relation to the initiation of preliminary ruling proceedings) and jurisprudence. In the end, the candidate plays the latest reflections on "exceptional" power of the Court of Justice of the European Union to limit the temporal effects of its interpretative judgments. Power which, in this case, is manifested not through the enactment of soft law acts, but through its case law.
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Beginning in the late 1990s, Chinese political and intellectual circles are becoming aware of the existence of a clear imbalance between the exceptional results of two decades of economic reforms and the relatively marginal role of the People's Republic in large international forums. The debate on the need to assume a mentality of "great power (大 国 心态 daguo xintai)" and to "share global responsibilities (共担 全球 责任 gongdan quanti zeren)", which arose in those years, is echoed in President Xi's recent statements Jinping, who warned in January 2014: "To strengthen the cultural soft power of the Nation, it is necessary to increase international discursive power, strengthen competences in international communication, meticulously build a discursive system aimed at foreign countries, make better use of new media and increase the creativity, the appeal and the credibility of the discourse addressed abroad (.). "The volume aims to analyze this evolution of Chinese political communication directed abroad, under different perspectives, in order to reconstruct the essential lines of the conceptual framework, institutional, media and discursive within which the political message is packaged and distributed to the foreign audience.
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A partire dalla fine degli anni Novanta, negli ambienti politici e intellettuali cinesi si fa strada la consapevolezza dell'esistenza di un netto squilibrio tra gli eccezionali risultati di due decadi di riforme economiche e il ruolo relativamente marginale della Repubblica Popolare nelle grandi assisi internazionali. Il dibattito sulla necessità di assumere una mentalità da "grande potenza (大国心态 daguo xintai)" e di "condividere le responsabilità globali (共担全球责任 gongdan quanti zeren)", sorto in quegli anni, trova eco nelle dichiarazioni recenti del Presidente Xi Jinping, che nel gennaio 2014 avverte: "Per rafforzare il soft power culturale della Nazione, è necessario innalzare il potere discorsivo internazionale, rafforzare le competenze in comunicazione internazionale, costruire meticolosamente un sistema discorsivo rivolto all'estero, sfruttare meglio i nuovi media e aumentare la creatività, l'appeal e la credibilità del discorso rivolto all'estero (…)." Il volume mira ad analizzare questa evoluzione della comunicazione politica cinese rivolta all'estero, sotto diverse prospettive, al fine di ricostruire le linee essenziali del quadro concettuale, istituzionale, mediatico e discorsivo entro cui il messaggio politico viene confezionato e distribuito presso l'uditorio straniero.
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L'elaborato si propone di ricostruire il panorama delle relazioni tra Cina ed Europa alla luce degli ultimi sviluppi. Tracciato un quadro generale delle relazioni commerciali tra i due attori internazionali, si sofferma sul crescente ricorso della Cina ad alcuni strumenti economici per espandere e affermare la sua presenza in Europa: gli investimenti diretti, gli appalti pubblici e l'acquisto di bonds europei. Analizza, poi, le politiche che l'UE ha adottato nei confronti della Cina, i rapporti tra gli Stati Membri dell'Unione Europea e la Cina e l'impatto che su di essi ha avuto la recente crisi economica. Sottolinea la necessità di una strategia europea basata sulla reciprocità. Fornisce un'analisi della strategia del potere della Cina quale combinazione di strumenti di soft power e cooperazione win-win. Approfondisce l'approccio adottato dalla Cina verso i Paesi dell'Europa Centro-Orientale e concretizzato nelle le "Dodici Misure"; esamina i problemi di compatibilità di questi accordi con la normativa europea e le interferenze che potrebbero sorgere con l'Agenda di cooperazione strategica 2020 e con un eventuale accordo bilaterale tra Unione Europea e Cina. Nell'elaborato si sostiene che quest'ultimo sia un'ulteriore prova del fatto che al momento sia la Cina, più che l'UE, a dettare le regole del gioco.
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Cover -- Quartino -- Contents -- List of contributors -- Chapter I - Proceduralization of EU Agencies: Theory and Practice - Conticellli e De Bellis -- Part I - Rule-making and Regulation in Public Utilities and Aviation Safety -- Chapter II - The Evolution of the BEREC Governance: Cooperation Forum or Agency-Like Body? - Mariniello -- Chapter III - Ensuring Public Participation in ACER's Rule-making: the Case of EU Network Codes - Vlachou -- Chapter IV - The Rulemaking Function of the European Aviation Safety Agency (EASA) - Simoncini -- Part II - Accountability and Legitimacy in Banking and Financial Regulation -- Chapter V - Procedural Accountability through Formaland Informal Dialogue: the Case of the SingleSupervisory Mechanism (SSM) - Sciascia -- Chapter VI - The Orderly Resolution of Failing Banks: Administrative Guarantees in the Proceedings before the Single Resolution Board - Figliolia -- Chapter VII - Towards a "Procedural Legitimation" of EU Agencies? The Reform of the European Supervisory Authorities as a Case Study - Magliari -- Part III - Cross-cutting Issues: Soft Law and Boards of Appeal -- Chapter VIII - European Union Soft Law by Agencies: an Analysis of the Legitimacy of their Procedural Frameworks - Rocca and Eliantonio -- Chapter IX - A new era for EU Agencies' Boards of Appeal? A Preliminary Assessment of the Recent Reform of CJEU's Statute and its Implication on EU Administrative Adjudication - Alberti -- Chapter X - The Transformation of the European Administration - della Cananea -- Finito di stampare -- Volumi pubblicati.