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In: Estro strumenti
In: Collana di studi sulle donne
In: Mondoperaio: rivista mensile periodico dei socialisti, Heft 7-8, S. 107-111
ISSN: 0392-1115
In: Politica internazionale: rivista bimestrale dell'IPALMO, Heft 1-2, S. 195-204
ISSN: 0032-3101
L'ambito della storia della sicurezza è cresciuto rapidamente negli anni recenti – nonostante appaia ancora quello meno indagato all'interno dell'ampio contesto interdisciplinare degli studi sulla sicurezza. L'articolo cerca di disegnare un schizzo dello stato dell'arte, sottolineando tre aspetti: in primo luogo, una (tuttora assente) storia della sicurezza di età rinascimentale – la storia dell'iniziale concetto di sicurezza collettiva transterritoriale sviluppato nell'ambito del sistema degli Stati italiani del Quattrocento; in secondo luogo, lo sviluppo della sicurezza come principio guida dell'amministrazione interna allo Stato soprattutto nell'Europa continentale nei secoli XVII e XVIII; in terzo luogo, le sfide di una storia della sicurezza ambientale come storia delle relazioni transterritoriali e transnazionali tra economie politiche, natura e volontà di fornire sicurezza (a esseri umani, Stati, imperi).
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In: The economic history review, Band 23, Heft 1, S. 195
ISSN: 1468-0289
La filosofia della storia dell'arte di Danto ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. Possiamo distinguere tre "fasi": nella prima, la storia è considerata una costruzione a posteriori (sono le tesi della "Filosofia analitica della storia"). Nella seconda fase la storia diventa un movimento interno all'arte stessa. In questa fase, con la fine della storia, l'arte si dissolve nella propria filosofia (tesi sviluppata nel volume "La destituzione filosofica dell'arte"). Nella terza fase la storia è ancora un movimento interno all'arte, ma ora, con la fine della storia, arte e filosofia si separano e diventano indipendenti l'una dall'altra (sono le tesi del volume "Dopo la fine dell'arte"). In quest'ultima opera Danto ritiene che la distinzione tra "uso" e "menzione" permetta di costruire una storia dell'arte anche nell'epoca poststorica. Questo saggio si concentra su due questioni: in primo luogo, sulle difficoltà di una storia dell'arte dopo la fine della storia dell'arte; in secondo luogo, le ragioni che spingono Danto a considerare conclusa la storia dell'arte. Danto ha spesso chiarito le ragioni "politiche" di questa scelta, ossia il tentativo di liberare l'arte dalle mosse repressive e destitutive della filosofia. Questo saggio vuole mettere in evidenza le ragioni epistemiche: la storia dell'arte "deve" finire, perché soltanto a questa condizione è davvero possibile una definizione essenzialista dell'arte.
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