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L'ambito della storia della sicurezza è cresciuto rapidamente negli anni recenti – nonostante appaia ancora quello meno indagato all'interno dell'ampio contesto interdisciplinare degli studi sulla sicurezza. L'articolo cerca di disegnare un schizzo dello stato dell'arte, sottolineando tre aspetti: in primo luogo, una (tuttora assente) storia della sicurezza di età rinascimentale – la storia dell'iniziale concetto di sicurezza collettiva transterritoriale sviluppato nell'ambito del sistema degli Stati italiani del Quattrocento; in secondo luogo, lo sviluppo della sicurezza come principio guida dell'amministrazione interna allo Stato soprattutto nell'Europa continentale nei secoli XVII e XVIII; in terzo luogo, le sfide di una storia della sicurezza ambientale come storia delle relazioni transterritoriali e transnazionali tra economie politiche, natura e volontà di fornire sicurezza (a esseri umani, Stati, imperi).
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In: The economic history review, Band 23, Heft 1, S. 195
ISSN: 1468-0289
La filosofia della storia dell'arte di Danto ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. Possiamo distinguere tre "fasi": nella prima, la storia è considerata una costruzione a posteriori (sono le tesi della "Filosofia analitica della storia"). Nella seconda fase la storia diventa un movimento interno all'arte stessa. In questa fase, con la fine della storia, l'arte si dissolve nella propria filosofia (tesi sviluppata nel volume "La destituzione filosofica dell'arte"). Nella terza fase la storia è ancora un movimento interno all'arte, ma ora, con la fine della storia, arte e filosofia si separano e diventano indipendenti l'una dall'altra (sono le tesi del volume "Dopo la fine dell'arte"). In quest'ultima opera Danto ritiene che la distinzione tra "uso" e "menzione" permetta di costruire una storia dell'arte anche nell'epoca poststorica. Questo saggio si concentra su due questioni: in primo luogo, sulle difficoltà di una storia dell'arte dopo la fine della storia dell'arte; in secondo luogo, le ragioni che spingono Danto a considerare conclusa la storia dell'arte. Danto ha spesso chiarito le ragioni "politiche" di questa scelta, ossia il tentativo di liberare l'arte dalle mosse repressive e destitutive della filosofia. Questo saggio vuole mettere in evidenza le ragioni epistemiche: la storia dell'arte "deve" finire, perché soltanto a questa condizione è davvero possibile una definizione essenzialista dell'arte.
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Il concetto di laicità è alla base del convivere moderno, alla radice del nostro essere una comunità libera e responsabile. Eppure mai come oggi sembra lontano il consenso sul significato autentico della laicità, sui suoi limiti e sui suoi obblighi: Mentre è sempre più urgente ritrovarne le ragioni, per rispondere alle nuove sfide della convivenza e della modernità. Declinato sul versante storiografico, il tema affronta il problema della "oggettività" della storia, il concetto di "progresso", l'origine della storiografia come interpretazione non trascendentale nella Grecia del V secolo a.C., il consolidarsi di una pratica dell'inchiesta volta a dare significato agli avvenimenti umani, la nascita e lo sviluppo della idea di "historia magistra" – da Erodoto e Tucidide, via Cicerone, Polibio e Lucrezio, a Machiavelli e Guicciardini: fino al Novecento, il secolo del testimone, dell'histor per eccellenza, dove campeggiano le figure laiche di Primo Levi e di Hannah Arendt. Il saggio affronta storia e storia della storiografia, filosofia politica e letteratura: avendo sullo sfondo la lezione di Finley su "uso e abuso della storia".
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Dalle origini a oggi, l'annuncio di Gesù ha suscitato scelte di vita e ha influito su linguaggi e culture, leggi e consuetudini. Nel corso del tempo le Chiese cristiane sono cambiate anche attraverso drammatici conflitti e rotture, si sono misurate in controversie e dialoghi con ebrei, pagani e musulmani, sono entrate nei campi dell'etica, della politica, del diritto. Il volume ripercorre l'intera storia del cristianesimo con uno sguardo rivolto sia allo sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche sia alle forme di fede creduta e vissuta, dalla prima diffusione del messaggio evangelico intorno al bacino del Mediterraneo fino alle prospettive del terzo millennio.
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In: The economic history review, Band 25, Heft 3, S. 543
ISSN: 1468-0289
In: Scuole di dottorato
The PhD course in Mediaeval History of the University of Florence is one of the oldest in the Italian university circuit. Founded in 1983 by Girolamo Arnaldi, Elio Conti and Raoul Manselli, all the cycles of the courses were launched, achieving results of the greatest significance in the sphere of research. Over the years, about sixty young students and a couple of dozen teachers have given shape to a human and intellectual experience based on exchange and the acceptance of different points of view. Traced out in this book is a brief history of the first twenty years, rendering account of the activities fostered and the research carried out, and providing the scientific and bibliographic profiles of each member. - Il Dottorato di ricerca in Storia medievale dell'Università di Firenze è uno dei più antichi dell'università italiana. Fondato nel 1983 da Girolamo Arnaldi, Elio Conti e Raoul Manselli, ha attivato tutti i cicli dei corsi, conseguendo risultati di rilievo nell'attività di ricerca. Nel corso del tempo una sessantina di giovani studiosi e una ventina di docenti hanno dato corpo a un'esperienza umana e intellettuale basata sul confronto e sull'accettazione di punti di vista diversi. Ne è qui ripercorsa, in forma sintetica, la storia dei primi vent'anni, dando conto delle attività promosse e delle ricerche condotte, e raccogliendo i profili scientifici e la bibliografia di ciascun membro.
Recensione a Luca Falsini, La storia contesa. L'uso politico del passato nell'Italia contemporanea, Donzelli, Roma 2020, pp. 218
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Nell'Adriatico per secoli si sono intrecciati e sovrapposti molteplici confini di natura politica, culturale, religiosa e infine nazionale. L'Adriatico ad oggi non ha una storia univoca, bensì tante versioni quante sono le nazioni e le storiografie nazionali che vi si affacciano. Nell'articolo si propone una nuova storia dell'Adriatico visto come soggetto/oggetto storico, come una regione storica d'Europa e del Mediterraneo. ; O Jadranu su date mnoge definicije: zatvoreno more, more prolaza, granica između Istoka i Zapada, Sredozemlje u minijaturi, uvala srednje Europe. U stvari, na Jadranu su se stoljećima isprepletale i naslagivale višestruke političke, kulturološke, vjerske i na kraju nacionalne granice. Do danas Jadran nema jednu jedinstvenu povijest, već onoliko verzija koliko ima i država – i nacionalnih historiografija – koje se oko njega nalaze. U članku se predlaže nova povijest Jadrana, objašnjenog kao povijesni subjekt/objekt, kao povijesna regija Europe i Mediterana.
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L'anniversario del 150° dell'Unità d'Italia si è focalizzato nell'opinione pubblica sul tema Stato centrale/mancato Stato federale. In prospettiva storica quest'arco di tempo è caratterizzato da due processi decisivi: la formazione di una democrazia moderna e il passaggio da una società agricola ad una industriale. L'intervento ha affrontato l'esame in maniera sinottica e comparativa della storia d'Europa, d'Italia e del Bresciano.
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