Governance per le imprese sociali e il non profit: democrazia, approccio multistakeholder, produttività
In: Laboratorio 10
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In: Laboratorio 10
In: Fondazione IBM
International audience ; The Moroccan oasis region is facing new environmental problems. The Government often delegates their solution to the local administrations that do not have the resources to solve them. Therefore the role of the local associations is growing but sometimes the lack of training of their members in the field of environmental issues and EE, and the absence of the public administration cannot solve the problems but partially. We present, as case study, the activities of the Association Hassilabiad pour l´environnement, le développement et la coopération (AHT).
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International audience ; The Moroccan oasis region is facing new environmental problems. The Government often delegates their solution to the local administrations that do not have the resources to solve them. Therefore the role of the local associations is growing but sometimes the lack of training of their members in the field of environmental issues and EE, and the absence of the public administration cannot solve the problems but partially. We present, as case study, the activities of the Association Hassilabiad pour l´environnement, le développement et la coopération (AHT).
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In: Stato e mercato, Heft 2, S. 245-276
ISSN: 0392-9701
In: Stato e mercato, Heft 1(76), S. 23-53
ISSN: 0392-9701
In: Azienda moderna 658
In: Incontri di studio 6
Tra le realtà politico-istituzionali che nel proprio percorso di sviluppo hanno maggiormente puntato sulla governance - sia come uno strumento per l'accrescimento della propria efficacia operativa, sia come il complesso dei processi idonei a ridurre il deficit democratico delle proprie istituzioni - c'è l'UE. Questo breve lavoro intende allora mostrare alcuni caratteri e il senso dei documenti prodotti dalla Commissione Europea a partire dalla pubblicazione nel luglio del 2001 del Libro bianco sulla governance europea. In questo documento sono definiti i principi a partire dai quali ri-articolare il processo di policy-making europeo: in altre parole, quel processo di implementazione ed attuazione delle politiche da parte di quell'organo che viene definito - forse impropriamente - l'esecutivo europeo. Scopo del saggio è mostrare come la governance della Commissione si sforzi di nascondere quelle tensioni e quelle conflittualità che appartengono ed accompagnano la partecipazione politica. E lo fa tentando di affermare un modello di legittimità centrato su una idea di risoluzione dei conflitti che si propone innanzitutto come problem-solving. Nel condurre il proprio confronto con il modello della sovranità statale, la Commissione sembra ritenere che non esistono conflitti di tipo ideologico e così facendo chiude gli spazi pubblici per l'esercizio di un'effettiva partecipazione politica e civile.
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In: Economia
In: Sez. 5 402
In: Collana DASES 21
Lo scopo di questo contributo è offrire una panoramica dei molteplici dispositivi che sono oggi impegnati nei diversi livelli della politica contemporanea nel contenimento e nella gestione delle emergenze prodotte dai processi di mondializzazione e globalizzazione . Questo insieme di dispositivi incide su piani diversi: sulle prassi di intervento del government così come sulle modalità di esercizio del potere statale nel suo complesso; sugli svolgimenti più tradizionali della politica interstatale e della geopolitica; nel quadro globale costituito da istituti, organismi e più generalmente attori il cui intervento si configura come governance globale. Sebbene l'attore politico di riferimento rimanga prevalentemente lo stato, la loro attività si articola sulla base del contributo di soggetti diversi che operano un rapporto articolato e non univoco con le sovranità statali. Nella prima parte si offre quindi una rapida sintesi degli strumenti giuridici e amministrativi attraverso i quali le democrazie contemporanee fanno fronte alle emergenze. Tutte le costituzioni – anche quelle consuetudinarie – presentano norme, istituti o procedure finalizzate a regolare l'esercizio di poteri straordinari nei casi in cui siano a rischio l'esistenza e la sopravvivenza dell'ordine politico e dello stato. Vi sono, tuttavia, anche altri dispositivi con i quali le democrazie affrontano situazioni critiche o ritenute straordinarie, anche se non propriamente eccezionali. Questi strumenti operano nel quadro costituzionale ordinario, ma ne alterano alcune caratteristiche fondamentali: l'equilibrio e la separazione dei poteri, l'esercizio del rule of law, l'esercizio di funzioni di controllo degli organi esecutivi, il godimento di diritti e libertà da parte dei cittadini . A questi strumenti se ne affiancano altri dalla natura non giuridica (e non sempre giuridicamente regolata) che, oltre ad assumere un ruolo centrale nella gestione delle emergenze, incidono in maniera rilevante nel complesso della vita democratica, tanto da configurare una vera e propria ragion di stato democratica e costituzionale. Se si pone poi l'attenzione anche al ruolo sotterraneo, ma costante, dell'intelligence ed alla gestione delle dinamiche di inclusione/esclusione prodotte dalla regolazione del welfare state, è possibile allora delineare i tratti di una governamentalità specifica che stringe insieme gli svolgimenti della sovranità politica, i percorsi del governo democratico ed il contributo dei dispositivi della conservazione politica. Nello scenario offerto dai processi di globalizzazione, al fianco dei poteri crescenti di cui si dotano gli esecutivi statali e che operano con lo scopo esplicito di rafforzare l'incidenza del governo, sorgono una pluralità di attori il cui obiettivo è la gestione sul piano mondiale delle emergenze. Il nesso che s'instaura tra sicurezza e sviluppo in questa nascente security governance internazionale, e il ruolo che in essa assume lo stato, mostrano quanto sia ancora profondamente ambiguo il rapporto tra i nuovi attori sovranazionali e le sovranità statali . Nello sforzo di raccordare libertà, sicurezza e sviluppo si gioca la partita del riassetto dei poteri su scala mondiale. In questi processi lo stato conserva un ruolo preminente, pur venendo funzionalmente inserito in una rete di relazioni e attori che deve sostenere e dal quale non può sciogliersi.
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Liuc Papers n. 143, Serie Etica, Diritto ed Economia 11, suppl. a febbraio 2004. Questo saggio propone una definizione di responsabilità sociale dell'impresa come modello di corporate governance "estesa" e chiarisce l'idea di approccio volontario alla CSR, inteso come osservanza volontaria a standard di gestione strategica volti alla CSR, sulla base di una teoria economica dell''autoregolazione. In primo luogo si argomenta che i doveri fiduciari verso gli stakeholder sono necessari proprio a causa dell'analisi neo-istituzionalista dell'impresa intesa come sistema di governo unificato delle transazioni basato sull'autorità e il diritto residuale di controllo. Il concetto chiave è qui quello di abuso di autorità nei confronti di stakeholder legati all'impresa da contatti incompleti . In secondo luogo i doveri fiduciari sono ricavati dal modello del contratto sociale dell'impresa tra i suoi stakeholder. Questo consente di dedurre un criterio di gestione strategica e governo non meno capace di fissare il termine di giudizio per la gestione dell'impresa di quanto lo sia la massimizzazione del profitto e al contempo in grado di rispondere alle legittime pretese dei diversi stakeholder dell'impresa. Ciò è permesso da un'applicazione della teoria dei giochi di contrattazione al contatto sciale dell'impresa, che permette di usare la soluzione di Nash-Harsanyi come criterio normativo per la gestione strategica e il governo dell'impresa e consente di rispondere con una soluzione calcolabile alla critica circa la mancanza di un criterio univoco, sollevata da Jensen (2001) contro l'idea di stakeholder value. Terzo, si distingue tra due modelli di autoregolazione (quello discrezionale e quello dell'adesione volontaria a norme esplicite) e si argomenta che mentre l'incompletezza contrattuale e la conoscenza imperfetta escludono il ricorso agli effetti di reputazione nel caso della autoregolazione discrezionale, al contrario uno standard esplicito di gestione strategica volta alla CSR, basato su principi generali espliciti di etica degli affari e su protocolli precauzionali e regole di condotta preventive -tutti pubblicamente condivisi tra stakeholder e impresa sulla base del dialogo sociale - consentono di riattivare il meccanismo reputazione inducendo incentivi endogeni alla loro osservanza. A questo punto si offre una spiegazione della logica che presiede a uno standard di CSR per la gestione strategica (basata sulle logiche fuzzy e dei default) grazie alla quale esso opera come un gap filling cognitivo rispetto agli impegni dell'impresa e alle aspettative degli stakeholder in presenza di informazione incompleta. Inoltre la recente teoria delle preferenze conformiste e non puramente autointeressate aggiunge ulteriore forza motivazionale al risultato base circa l'auto-imposizione di uno standard di CSR. Il saggio si conclude con il progetto di un istituzione multi-stakeholder a prova di collusione , intesa come corpo intermedio della società, in grado di rispondere alla domanda di credibilità e di verifica esterna, da parte di soggetti indipendenti di terza parte, circa l'osservanza degli standard di CSR .
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In: Economia., Sez. 5 435