To explain the institutional developments of the EC/EU, the traditional theories of European integration used to build their arguments around two opposite and well-known models of public authority, the International Organisation one vs. the State one: But both of these yardsticks have proven to be of limited heuristic power, faced with the peculiarity of the EC/EU institutional configuration. The deadlock that classic theories run into, then, was just bypassed by the following studies, that left behind the "ontological question" to focus on middle-range fields or specific dynamics, driven by the idea that the system had a unique nature, but the way it worked could be known and named. Thus, the post-ontological studies often referred to the European institutional level as a "governance system", to indicate that the EC/EU is able to allocate values by shaping trans-boundary policy processes, but through an institutional interplay hardly referable to some conventional political model. Thus, this paper aims (1) to analyse the different contents attached to the "governance" label in European studies since the fixing Hix made when talking of a "new governance agenda" in 1998, (2) to recast the ontological question in the light of the "new governance", a theoretical framework linking Rosenau's concept of self-sustaining trans-boundary "Spheres of Authority" to policy cycles now decoupled from the nation-state jurisdictions, and (3) to define and apply this framework to the institutional development of the EC/EU, to identify the reasons beneath the common project actual stalemate.
Redefining territoriality is a crucial aspect of the changing nature of public policies in a multi-level, 'post-national' polity. New forms of territoriality in spatial development policies can be thus seen as a key analytical dimension of change in the state's role & rationales in defining public policies. The article addresses emergent practices of territorial governance in a perspective of inquiry on state change, with particular reference to western European countries. The changing nexus between territoriality & the state is addressed according to a 'governance approach' that privileges a policy-driven interpretation of change, & builds on a theoretical framework largely alternative to traditional 'state-centered' approaches. Reference goes to new conceptualizations of socio-spatial structuration processes in the social sciences & to critical reassessments of related geographical concepts in political economy & geography. Particular attention goes to the notion of 'scale', & to 'rescaling' -- i.e. the redefinition of the geographical scales of state regulation & governance -- as a key dimension of state restructuring processes. In this perspective, state-theoretical regulationist approaches are discussed that emphasize the scalar dimension of state restructuring as a key response to the changing position of the state as a site of regulation in a context of inter- & trans-nationalization. References. Adapted from the source document.
Lo scopo di questo contributo è offrire una panoramica dei molteplici dispositivi che sono oggi impegnati nei diversi livelli della politica contemporanea nel contenimento e nella gestione delle emergenze prodotte dai processi di mondializzazione e globalizzazione . Questo insieme di dispositivi incide su piani diversi: sulle prassi di intervento del government così come sulle modalità di esercizio del potere statale nel suo complesso; sugli svolgimenti più tradizionali della politica interstatale e della geopolitica; nel quadro globale costituito da istituti, organismi e più generalmente attori il cui intervento si configura come governance globale. Sebbene l'attore politico di riferimento rimanga prevalentemente lo stato, la loro attività si articola sulla base del contributo di soggetti diversi che operano un rapporto articolato e non univoco con le sovranità statali. Nella prima parte si offre quindi una rapida sintesi degli strumenti giuridici e amministrativi attraverso i quali le democrazie contemporanee fanno fronte alle emergenze. Tutte le costituzioni – anche quelle consuetudinarie – presentano norme, istituti o procedure finalizzate a regolare l'esercizio di poteri straordinari nei casi in cui siano a rischio l'esistenza e la sopravvivenza dell'ordine politico e dello stato. Vi sono, tuttavia, anche altri dispositivi con i quali le democrazie affrontano situazioni critiche o ritenute straordinarie, anche se non propriamente eccezionali. Questi strumenti operano nel quadro costituzionale ordinario, ma ne alterano alcune caratteristiche fondamentali: l'equilibrio e la separazione dei poteri, l'esercizio del rule of law, l'esercizio di funzioni di controllo degli organi esecutivi, il godimento di diritti e libertà da parte dei cittadini . A questi strumenti se ne affiancano altri dalla natura non giuridica (e non sempre giuridicamente regolata) che, oltre ad assumere un ruolo centrale nella gestione delle emergenze, incidono in maniera rilevante nel complesso della vita democratica, tanto da configurare una vera e propria ragion di stato democratica e costituzionale. Se si pone poi l'attenzione anche al ruolo sotterraneo, ma costante, dell'intelligence ed alla gestione delle dinamiche di inclusione/esclusione prodotte dalla regolazione del welfare state, è possibile allora delineare i tratti di una governamentalità specifica che stringe insieme gli svolgimenti della sovranità politica, i percorsi del governo democratico ed il contributo dei dispositivi della conservazione politica. Nello scenario offerto dai processi di globalizzazione, al fianco dei poteri crescenti di cui si dotano gli esecutivi statali e che operano con lo scopo esplicito di rafforzare l'incidenza del governo, sorgono una pluralità di attori il cui obiettivo è la gestione sul piano mondiale delle emergenze. Il nesso che s'instaura tra sicurezza e sviluppo in questa nascente security governance internazionale, e il ruolo che in essa assume lo stato, mostrano quanto sia ancora profondamente ambiguo il rapporto tra i nuovi attori sovranazionali e le sovranità statali . Nello sforzo di raccordare libertà, sicurezza e sviluppo si gioca la partita del riassetto dei poteri su scala mondiale. In questi processi lo stato conserva un ruolo preminente, pur venendo funzionalmente inserito in una rete di relazioni e attori che deve sostenere e dal quale non può sciogliersi.