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Frontiere migratorie: governance della mobilità e trasformazioni della cittadinanza
In: Scienze politiche e sociali 234
La governance dei rifiuti in Europa. Territori, conflitti e partecipazione
I rifiuti come oggetti impegnano tutte le istituzioni umane in una lotta di definizione del posto che occupano e quindi del valore che assumono. In tale dinamica la gestione dei rifiuti diventa un fatto sociale totale che coinvolge tutte le istituzioni umane in una lotta di definizione territorializzata. La storia del movimento ambientalista ci mostra come partendo dal disagio nei confronti dell'oggetto si è passati ad un disagio nei confronti delle idee che lo generano. Modernizzazione ecologica e modernizzazione democratica sembrano andare per un certo periodo d'accordo. Nei casi di conflittualità recente, e nello studio di caso approfondito di un piano provinciale della gestione rifiuti, il carattere anticipatore dell'attivismo ambientalista, sta rendendo sempre più costosi e incerti, investimenti e risultati strategici . Anche i principi delle politiche sono messi in discussione. La sostenibilità è da ricercare in una relativizzazione dei principi di policy e degli strumenti tecnici di valutazione (e.g. LCA) verso una maggiore partecipazione di tutti gli attori. Si propone un modello di governance che parta da un coordinamento amministrativo territoriale sulle reti logistiche, quindi un adeguamento geografico degli ATO, e un loro maggior ruolo nella gestione del processo di coordinamento e pianificazione. Azioni queste che devono a loro volta aprirsi ai flussi (ecologici ed economici) e ai loro attori di riferimento: dalle aziende multiutility agli ambientalisti. Infine è necessario un momento di controllo democratico che può avere una funzione arbitrale nei conflitti tra gli attori o di verifica. La ricerca si muove tra la storia e la filosofia, la ricerca empirica e la riflessione teorica. Sono state utilizzate anche tecniche di indagine attiva, come il focus group e l'intervista. ; Wastes as objects ask for every human institutions to be involved in a struggle on definition of their room and value. From this perspective waste management becomes a social total fact which involves human institutions in a localized social conflict of definition. Environmental movement history shows how an annoyance of object has outweighed by an annoyance of the idea which has been generating it. In our recent history cases, one of them deeper, the anticipatory kind of environmental activism has been making strategic outcomes and investments more and more expensive and uncertain. Policy principles are questioned as well. Sustainability can be found in a discursive and participatory way amongst all territorial actors to deal with policy principles and technical assessment instruments, such as Life Cycle Assessment. Territorial administrative optimal waste management areas should be adjusted towards a better geographical shaping as well as enforced coordination capabilities. This asset should open to ecological and economical flows as represented by waste management companies to environmentalist NGOs. Finally, a direct democratic momentum as dispute arbitrage or social audit is needed.
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Modelli di governance e processi di cambiamento nelle public utilities
In: Economia
In: Sez. 5 794
Le disuguaglianze nella salute: politiche e governance in Italia e in Europa
In: Studi economici e sociali Carocci 31
L'ambiente urbano:innovazioni legislative e di governance per una città sostenibile
The thesis is the renewed relationship between man and environment and highlights the need for a new conception of urban territory Government and the establishment of sustainable cities. "Cities are the real engines of regional development and national and, in recent years, have become the focus of attention of national and Community policies that consider completely different and innovative than before".
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Regioni in Europa: il ruolo del Comitato delle Regioni nella governance europea
In: Biblioteca di testi e studi 621
Governance e territorialità: definizione e applicazione di una griglia di analisi
In: Passato e presente 21
Neoliberismo internazionale e global economic governance: sviluppi istituzionali e nuovi strumenti
In: Diritto internazionale dell'economia 54180 Diritto internazionale dell'economia / Centro interuniversitario sul diritto delle organizzazioni internazionali economiche
La Corporate Governance secondo le Direttive MiFID. Il caso Intesa Sanpaolo
Il tema della corporate governance è un argomento di recente attualità, in continua evoluzione e oggetto di dibattito da parte dell'ampio pubblico che partecipa con vari ruoli nella vita economica, politica e sociale di ogni Paese. Nonostante gli studi sulla corporate governance siano un fenomeno relativamente recente, che ha conosciuto un rapido sviluppo durante gli ultimi decenni del XX secolo, gli imprenditori e gli amministratori di azienda hanno sempre dedicato grande attenzione al tema del governo delle imprese. Infatti, se pur presentato sotto etichette differenti, si tratta di una tematica che da sempre accompagna la vita delle imprese perché suscitato da domande di fondo in merito a chi debba governare le imprese e secondo quali modalità e per chi l'impresa deve creare valore. Le risposte a queste domande si sono sviluppate nei grandi temi e dibattiti trattati negli anni relativamente ai modelli di governance. L'origine della questione su chi deve governare l'impresa è riconducibile ad uno dei temi storici di corporate governance, ovvero la separazione tra "proprietà e controllo". Ciò avviene quando a causa di una struttura azionaria molto diffusa la gran parte o la totalità degli azionisti non ha la possibilità di esercitare direttamente il controllo sull'impresa, delegando ad un management esterno retribuito il compito di gestione. La scissione tra il diritto residuale di controllo, affidato ai manager, e il diritto al rendimento residuale, che rimane agli azionisti, configura un problema di governance poiché consente a chi governa l'impresa di appropriarsi indebitamente di benefici a danno dell'interesse degli azionisti. Il management rientra nella categoria allargata degli stakeholder dell'impresa, ed è proprio in riferimento alla domanda come e per chi l'impresa deve creare valore l'evoluzione storica del dibattito sulla corporate governance ha visto il contrapporsi di due scuole di pensiero, una sostenitrice dello shareholder model e l'altra dello stakeholder model. La prima, canonizzata da Milton Friedman premio Nobel per l'Economia nel 1976, pone quale obiettivo unico ed ultimo dell'impresa la massimizzazione del valore per gli azionisti. La seconda, che nel corso degli anni ha prevalso sulla prima, si basa su una cultura di impresa secondo la quale occorre creare valore non solo per gli azionisti, ma per tutti i suoi stakeholder. Il lavoro da me condotto relativamente a questa tematica è sviluppato nel primo capitolo dove prima si analizzano le cause di un evoluzione cosi rapida e di un interesse così sostenuto circa la corporate governante sui mercati finanziari e poi si passa in disamina l'evoluzione normativa che ha caratterizzato il nostro ordinamento dagli anni novanta sino ad oggi partendo dal Testo Unico in materia bancaria e creditizia per arrivare alle ultime disposizioni in materia di vigilanza previste da Banca d'Italia. Contestualmente al tema della Corporate Governance, ho ritenuto opportuno analizzare una direttiva che negli ultimi anni, nonostante non siano ancora ben visibili i suoi risultati proprio perché di attuazione recente, ha caratterizzato i mercati finanziari, e in particolare, gli ambiti in cui erano più frequenti le minacce per il mercato, riferendomi con ciò, alla scarsa informativa presente, relativa agli strumenti finanziari e al trattamento del cliente, ai conflitti di interesse che negli ultimi anni hanno dato luogo a crisi finanziarie di enormi dimensioni e devastanti effetti per il mercato, e agli scarsi requisiti organizzativi che venivano previsti per le imprese, specie quelle di investimento, prevedendo per questi una adeguata azione correttiva in prospettiva di cogliere i risultati migliori che il mercato offre così da motivare anche i piccoli risparmiatori nell'investire i loro risparmi e non tenerli "sotto il materasso" per paura di eventi che potrebbero danneggiare la loro economia. Inoltre, un obiettivo fondamentale di questa direttiva, risiede nell'integrazione dei mercati attraverso l'eliminazione dell'obbligo di concentrazione degli scambi, che aveva caratterizzato i mercati finanziari sino a quegli anni, nonché l'effettiva armonizzazione delle regole di condotta che tutti gli operatori dovranno adottare. La disamina di questa direttiva parte, però, da un contesto più generale, andando a toccare i motivi che hanno reso necessaria una revisione normativa in merito, dovuta dalle grandi crisi finanziarie che stanno caratterizzando il mercato finanziario negli ultimi decenni, e andando a verificare quali misure sono state prese dagli stati d'oltreoceano proprio in virtù di una maggiore efficienza ed efficacia dei mercati. Ho poi analizzato il nuovo processo di formazione delle leggi europee adottato dal comitato dei saggi presieduto da Lamfalussy, ideato per agevolare e snellire le modalità di adozione della normativa comunitaria nel settore dei servizi e dei mercati finanziari, facilitandone l'adeguamento ai rapidi sviluppi delle prassi commerciali in questo ambito. Tale approccio normativo fa parte delle misure previste dal piano di azione per i servizi finanziari allo scopo di rafforzare l'integrazione dei mercati finanziari e di innalzare il livello di armonizzazione della regolamentazione comunitaria in materia. Nella relazione, il Comitato Lamfalussy ha proposto l'introduzione di nuove tecniche legislative e regolamentari basate su un approccio a quattro livelli e l'istituzione di due comitati incaricati di assistere la Commissione Europea nella formulazione delle proposte relative all'adozione degli atti normativi comunitari. I livelli in cui si articola l'approccio proposto dal Comitato Lamfalussy intendono accrescere l'efficienza e la trasparenza del processo di regolamentazione comunitaria nel settore dei valori mobiliari. Infine, ho ritenuto opportuno fare una sorta di confronto, se così si può chiamare, tra la MiFID e la Corporate Governance, individuando gli aspetti in comune e i principi adottati per risolvere eventuali tali problemi: mi riferisco ai requisisti organizzativi, ai conflitti di interesse, che negli ultimi anni hanno caratterizzato in negativo il mercato finanziario, nonché agli inducemnts quale elemento congiunto ai conflitti suddetti. Per dare, poi, un taglio più operativo alla tesi ho ritenuto necessario andare a vedere come le banche hanno messo in atto tali misure andando ad analizzare le varie relazioni sulla Corporate Governance e le policy di gestione dei conflitti di interesse nonché l'execution policy così da comprendere le modalità di svolgimento delle operazioni alla luce della nuova normativa e verificare oggettivamente la miglior tutela e la maggior informazione fornita al cliente. Per tutto questo lavoro ho preso ad esempio Intesa Sanpaolo in quanto è stata la prima grande banca ad utilizzare modelli di governante non tradizionali in ambito Italiano, nonostante in Europa fossero già largamente in uso, e sulla quale scia si sono successivamente mosse le altre banche a seguito delle loro fusioni dalle quali sono poi sorti gruppi di primaria importanza sia nel mercato domestico sia a livello continentale.
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Modelli di governance e prospettive di sviluppo manageriale nelle imprese non profit
In: Economia
In: Sez. 5 805
I cluster nautici: analisi comparativa, forme di governance e politiche di sviluppo
In: Economia
In: Sez. 5 746
La città e i suoi mari: il waterfront tra sostenibilità e governance
In: Economia
In: Sez. 5 679