L'Unione Europea vive oggi una situazione di difficoltà che è frutto dell' impasse subìto negli anni post Maastricht 1992. Gli anni dei Trattati hanno permesso all'Unione di poter accrescere e consolidare il proprio ruolo, in quanto organizzazione sovranazionale di Stati, sia in termini economici che politici e sociali. Tuttavia, la battuta di arresto ha comportato una serie di conseguenze tuttora in atto: l'incapacità di mettere in pratica il progetto della buona governance per sanare i deficit democratico e comunicativo; la difficoltà di riavvicinare alle proprie istituzioni i cittadini europei che, mai prima di adesso, si erano sentiti così distanti dall'Unione Europea; l'inerzia che vivono le istituzioni di fronte alla carenza di rappresentatività democratica del Parlamento Europeo. L'Unione ha dovuto impegnarsi per riformulare se stessa: ha così predisposto numerosi piani e strumenti per dare un nuova impostazione all'Europa, per rispondere alla crisi di immagine e aprirsi alla società civile. Nonostante gli sforzi, l'Unione fatica oggi a riconfermarsi quale progetto iniziale recepito in una prospettiva ottimistica. L'euroscetticismo e le circostanze esogene come la crisi finanziaria del 2008 hanno intaccato il sistema di governance, rendendo quasi impossibile per l'Unione attuare i principi espressi all'interno del Libro sulla governance, orientati alla realizzazione di democrazia partecipativa enunciata dal Trattato di Lisbona del 2009. La governance è quindi oggi un progetto ancora in fieri: è necessario che l'Unione riveda i propri meccanismi, affinché realizzi un nuovo progetto di unione politica nel rispetto dei principi di dialogo, apertura e partecipazione e smentisca il sentimento di disaffezione ed estraneità avvertito dai cittadini europei.
È da almeno un ventennio che si assiste all'uso crescente del termine governance nei più diversi ambiti istituzionali, politici e di ricerca e con significati e implicazioni differenti nei diversi contesti d'utilizzo. In particolare, nella comunità scientifica essa attraversa le contemporanee dottrine dell'amministrazione e dello stato (New Public Management, dottrine o teorie della regolazione), le teorie dell'organizzazione delle corporazioni economiche (corporate governance), i dibattiti sul governo locale e urbano, alcuni sviluppi della politica internazionale (global governance). Il contributo si propone di ricostruire queste diverse accezione segnalandone i termini di rilievo per la contemporanea riflessione politica e politologica.
To explain the institutional developments of the EC/EU, the traditional theories of European integration used to build their arguments around two opposite and well-known models of public authority, the International Organisation one vs. the State one: But both of these yardsticks have proven to be of limited heuristic power, faced with the peculiarity of the EC/EU institutional configuration. The deadlock that classic theories run into, then, was just bypassed by the following studies, that left behind the "ontological question" to focus on middle-range fields or specific dynamics, driven by the idea that the system had a unique nature, but the way it worked could be known and named. Thus, the post-ontological studies often referred to the European institutional level as a "governance system", to indicate that the EC/EU is able to allocate values by shaping trans-boundary policy processes, but through an institutional interplay hardly referable to some conventional political model. Thus, this paper aims (1) to analyse the different contents attached to the "governance" label in European studies since the fixing Hix made when talking of a "new governance agenda" in 1998, (2) to recast the ontological question in the light of the "new governance", a theoretical framework linking Rosenau's concept of self-sustaining trans-boundary "Spheres of Authority" to policy cycles now decoupled from the nation-state jurisdictions, and (3) to define and apply this framework to the institutional development of the EC/EU, to identify the reasons beneath the common project actual stalemate.
Con la locuzione Governance economica dell'Unione europea si intende riferirsi all'attuale assetto di poteri in materia di Politica economica diviso tra Stati membri e Unione europea. Ci riferiamo, altresì, alla disciplina adottata dagli Stati membri e dalle istituzioni dell'Unione che regola l'attribuzione delle competenze in materia, nonché le loro modalità di esercizio. Tali fonti hanno diversa natura: internazionale, dell'Unione e nazionale. Per Politica economica si intende la disciplina che studia gli effetti dell'intervento dei poteri pubblici (Stato, Banca centrale, ed altre autorità) e dei soggetti privati (imprese, famiglie,.) sull'economia, allo scopo di elaborare interventi destinati a modificare l'andamento del sistema economico a livello macroeconomico per raggiungere obiettivi prefissati. Alla luce di questa considerazione, lo studio sulla Governance economica dell'Unione europea, oggetto della nostra indagine, deve necessariamente aprirsi con l'analisi delle teorie economiche che hanno informato le scelte istituzionali, in particolare dell'Unione, e degli strumenti di politica economica ad oggi ancora in possesso degli Stati membri e di quelli ormai attribuiti alle Istituzioni europee. In tale contesto, chi scrive si è avvalso di nozioni, concetti appartenenti alla Scienza economica, strumentali alle riflessioni di carattere giuridico e istituzionale che costituiscono il principale oggetto di studio del presente lavoro. A ben vedere la cessione di sovranità nei confronti dell'Unione non riguarda la sola politica monetaria, ma anche ulteriori strumenti di politica economica. Tale circostanza porterebbe a ritenere, almeno prima facie, che i margini di manovra dei governi nazionali nella predisposizione delle proprie politiche ne escano sensibilmente ridotti, sebbene una riflessione approfondita, come vedremo, conduce ad una valutazione almeno più bilanciata riguardo l'apprezzamento delle ultime riforme. Una volta analizzato in dettaglio ognuno di tali strumenti e rilevato lo stato dell'arte, anche alla luce della portata da riconoscere alla regola d'oro, inserita in Costituzione, del pareggio in bilancio, si passerà ad analizzare le prospettive della "comunitarizzazione" del Trattato sulla Stabilità, sul Coordinamento e sulla Governance nell'Unione Economica e Monetaria, prevista all'art. 16 del Trattato stesso. Sarà preso in considerazione l'impatto della comunitarizzazione sul funzionamento del sistema dei rapporti tra Europa e Stati membri, riservando una particolare attenzione alle conseguenze che da essa potrebbero derivare sulla qualificazione e sullo sviluppo del processo di integrazione europeo. Ciò anche alla luce delle recenti novelle legislative in materia di Unione bancaria, al cui studio sarà dedicata un'apposita sezione all'interno del lavoro.
Il lavoro ha ad oggetto il tema della regolazione di Internet, affrontato sotto due aspetti intimamente legati: la governance e i diritti on line. L'Autrice si interroga sulla possibilità di immaginare il cyberspazio come un luogo scevro da regolazione e sovranità, come un ordinamento giuridico "nuovo e diverso", dunque indipendente da quello reale. Le questioni che attengono alla governance della Rete suggeriscono l'analisi di più modelli di regolazione: self-regulation, regolazione eteronoma - nazionale e sovranazionale - e co-regulation, modello figlio di un approccio multi-stakeholder. Da quest'analisi, risulta evidente la necessità di un intervento regolatorio della Rete, specie in ragione della più immediata implicazione che ne consegue: l'impatto sul grado di tutela dei diritti di libertà. Infatti, regolare Internet significa innanzitutto garantirne l'accesso, tanto al mezzo (banda larga), quanto ai contenuti. Pertanto, l'Autrice si interroga, in primo luogo, sulla possibilità di configurare il diritto di accesso a Internet come nuovo diritto sociale, come pretesa effettiva nei confronti del soggetto pubblico. In secondo luogo, si domanda se l'accesso ai contenuti immessi in Rete possa essere configurato come il nocciolo duro della libertà di manifestazione del pensiero, come tale incomprimibile in sede di bilanciamento di valori. Tale valutazione risulta preliminare alle osservazioni consegnate nell'ultima parte del lavoro, che s'incentrano sulle diverse questioni attinenti all'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero in Rete: diffamazione, stampa e tutela del buon costume on line. L'Autrice analizza le scelte operate dal legislatore, valutando la ragionevolezza di una regolazione non sempre aderente alla realtà e suggerendo discipline orientate al rispetto dei principi di uguaglianza e certezza del diritto.
Questa tesi affronta il tema della sostenibilità in finanza che gioca un ruolo sempre più significativo nella performance finanziaria delle aziende: sono note le correlazioni positive e statisticamente significative tra le prestazioni ESG e le prestazioni finanziarie. L' obiettivo è approfondire uno dei tre criteri, la Governance, che altro non è che la struttura che abbraccia ogni questione in materia di finanza aziendale, per identificare le pratiche di governo societario che favoriscono sostenibilità e migliore redditività. I tre fattori contaminano l'intero sistema e per analizzarli è opportuno osservarli da due punti di vista principali: da una parte l'universo della finanza responsabile e dall'altra l'universo del business. Il Capitolo 1 si apre con una breve introduzione al mondo della finanza sostenibile, vengono approfonditi i criteri ESG e le strategie SRI. Successivamente entra nel cuore della trattazione con l'analisi del modello di Integrated Governance "A new model of governance for sustainability", ad oggi la ricerca più avanzata sul tema che è alla base di questa tesi e di tutti gli studi e le indagini in essa dibattuti. Nell'ecosistema impresa-società-ambiente l'azienda influenza la società che la circonda così come viene influenzata dagli stakeholder e diventa sempre più difficile danneggiare l'ambiente senza attirare l'attenzione negativa, con un danno di reputazione che riduca il capitale sociale. Lo studio dimostra che integrare la sostenibilità nella strategia aziendale presenta opportunità di innovazione e crescita. L'integrazione è necessaria per gestire rischi e creare un vantaggio competitivo, anche se implementare efficacemente una strategia in modo che risultino migliorate simultaneamente performance finanziaria ed ESG non è semplice: è fondamentale implementare processi e pratiche appropriati, con il coinvolgimento degli stakeholder, con misurazione e reporting delle prestazioni ESG e con una visione di lungo termine. Per questo nasce il modello di Integrated Governance, un ipotetico sistema che integra le questioni di sostenibilità per garantire la creazione di valore a lungo termine. Ogni azienda deve compiere un percorso di adattamento strutturato in tre fasi: dalla fase 1, nella quale la sostenibilità è fuori dell'agenda del CdA, si crea un percorso di transizione verso la fase 2, governance per la sostenibilità, tramite l'istituzione di comitati e il monitoraggio di indicatori che misurano i progressi rispetto alle iniziative. La fase 3, governance integrata, rappresenta lo schema da implementare nel quale il consiglio si assume la responsabilità di garantire una strategia sostenibile e viene assicurata la presenza di quattro caratteristiche imprescindibili: indipendenza a livello individuale, indipendenza di gruppo, retribuzione adeguata e investitori proprietari a lungo termine. Prendendo a riferimento questo modello, il presente lavoro prosegue nel Capitolo 2 a tratteggiare il quadro generale della corporate governance delle società quotate italiane, attraverso l'analisi delle società quotate sull'MTA effettuata da Consob. I risultati principali rilevano che in Italia il modello di controllo prevalente è quello familiare e frequentemente gli investitori istituzionali italiani sono azionisti rilevanti di imprese di piccole dimensioni e del settore industriale, mentre quelli esteri sono presenti in società finanziarie ed a elevata capitalizzazione. Cresce il numero di società che istituiscono comitati interni, multidisciplinari e strutturati in modo similare. Gli interlocker rappresentano il 23% del cda con maggiore presenza nelle grandi e medie imprese, ma rimangono una categoria di minoranza in consiglio. Il background professionale prevalente è di tipo manageriale, seguito da consulenti e professionisti, il livello di istruzione è inferiore nelle società a controllo familiare mentre nelle società controllate dallo Stato o da un istituto finanziario, gli amministratori sono più giovani e più istruiti. I membri delle società pubbliche sono più frequentemente donne e spesso accademiche, mentre nelle società finanziarie gli amministratori femminili sono meno frequenti, con buona presenza di stranieri e background manageriale più comune. La maggioranza degli emittenti riserva al genere femminile la quota di un terzo dei componenti del board: aumenta la quota di donne qualificate come indipendenti mentre si riduce il numero di casi in cui una donna ricopre la carica di ad, soprattutto nelle grandi aziende e nel settore dei servizi. L'età media è di 56,5 anni, ma tende a crescere nelle società Ftse Mib e nelle società finanziarie, viceversa scende nelle società di piccole dimensioni e nel settore servizi. Il Capitolo prosegue a delineare la situazione italiana attraverso l'indagine sul FtseMib Integrated Governance Index, lanciata nel 2016 da TopLegal ed ETicaNews, per conoscere il livello di "buon governo integrato" dei principali gruppi quotati italiani allo scopo di realizzare un indice quantitativo. Dai risultati della prima edizione emerge che esistono società lanciate nell'integrated reporting, tema noto e studiato da più funzioni aziendali, seppur con difficoltà nella gestione dei questionari e nella coordinazione. L'indice ha mostrato un notevole differenziale di punteggio tra settori e anche sui singoli ambiti di analisi c'è grande eterogeneità: nel comparto retribuzioni non viene raggiunto il punteggio pieno, nell'ambito dell'integrazione della sostenibilità solo due casi di pieno punteggio, e sul fronte dei comitati del board a livello di sostenibilità i punti sono molto bassi. Nel 2017 si registra un migliore feedback sulla governance integrata da parte delle aziende e un più alto engagement, con alcune società inizia un dialogo positivo, ma permangono realtà non interessate al progetto e altre con le quali non è stato stabilito un contatto. L'indice viene rivisto e corretto su alcune parti, emerge ancora grande eterogeneità e si confermano le tre posizioni di leadership. I risultati ottenuti nel 2018 invece dimostrano un passo in avanti nella partecipazione sul tema: aumentano i manager coinvolti nella sostenibilità, in particolare del Cfo, e l'Area ordinaria segna un miglioramento. Sull'indice complessivo pesa la parte finanza, introdotta nel 2017 e incrementata nel 2018, che riveste il tema centrale dell'Area Straordinaria. Il comitato di sostenibilità non è ancora la prassi per tutte le società che mostrano scelte eterogenee, risulta complesso l'esercizio sul presidio nel board di tutte le forme di valore, mentre migliora il legame tra remunerazione ed ESG. L'ultima indagine esaminata rivela il consolidamento della consapevolezza sulla governance ESG nel campione di riferimento e segnala un complessivo miglioramento dell'Index. Gli ESG iniziano ad essere percepiti come un tema trasversale alle funzioni aziendali ma per l'agenda del board sono ancora spesso una questione di reporting, policy e compliance. Il Capitolo 2 si chiude con l'approfondimento di due tematiche ritenute cruciali, ovvero la rappresentanza femminile nei Cda ed il ruolo della Direttiva Non Financial. Per quanto riguarda il primo approfondimento questo lavoro analizza i progressi globali verso un'eguale rappresentanza di genere nei CdA delle società attraverso lo studio Women on Boards di MSCI ESG Research, che rivela quanto siano lenti ma costanti i progressi verso l'obiettivo di rappresentanza femminile fissato a livello mondiale. Secondo le proiezioni del 2015 i componenti dell'indice avrebbero dovuto raggiungere il traguardo del 30% di rappresentanza femminile aggregata nel 2027. In base alle tendenze attuali invece le proiezioni sono state aggiornate e rivelano che dovremmo attendere fino al 2029. Ciò significa quindi che i progressi continuano ad avanzare lentamente, le donne occupano incarichi di amministratore ad un ritmo più lento rispetto a quanto. Circa il 21% delle società dell'indice ha ancora un board tutto maschile e sono localizzate in Asia, Cina, Giappone e Corea del Sud. Norvegia, Francia e Svezia aumentano la presenza femminile sopra al livello richiesto, insieme ad 'Australia e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti registrano progressi costanti toccando nuovi record di rappresentanza femminile. Nella suite C il livello è ancora basso ma aumentano i CFO donna, specialmente sui mercati emergenti. L'altro approfondimento riguarda lo sviluppo della rendicontazione non finanziaria: è sempre più pressante la richiesta da parte degli stakeholder di una maggiore trasparenza circa i rischi derivanti dall'attività d'impresa e sulla trasparenza delle informazioni di carattere non finanziario. Le aziende avvertono l'esigenza di definire la propria storia attraverso indicatori relativi alle politiche sociali e ambientali, per accrescere gli elementi della gestione, di natura qualitativa, quali la reputazione, la fiducia e il consenso. La Direttiva UE 2014/95 stabilisce nuovi standard minimi di reporting in relazione alla gestione del personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta alla corruzione. Mira ad introdurre e rafforzare comportamenti virtuosi e ha l'obiettivo di aumentare la trasparenza nella comunicazione di informazioni non finanziarie ed incrementare la fiducia degli investitori e degli stakeholder. Il Capitolo 3 entra nel merito della misurazione ed osservazione della correlazione tra performance finanziarie e integrazione ESG. È incentrato sullo studio di Banor SIM e del DIG del Politecnico di Milano sull'indice Stoxx® Europe 600. Emerge come i portafogli delle società con rating integrato registrano performance migliori rispetto al benchmark, mette in risalto come i portafogli delle società del con rating di governance performano meglio: il dato che vogliamo sottolineare è quello del parametro WOB, che consegue le performance migliori in assoluto. La tesi si chiude con l'esposizione di un case study di azienda che integra efficacemente i fattori esg all'interno del proprio modello di business, in linea con le best practices internazionali. È la migliore società italiana nel 2019 per corporate governance e integrazione dei fattori ESG nelle strategie aziendali, secondo l'IGI, dopo essere salita sul podio già nell'anno precedente.
L'obbiettivo della ricerca è l'analisi del riassetto istituzionale dovuto alla crisi economica. Il progetto di ricerca parte da un'analisi della formazione della moneta unica e dell'Unione economica e monetaria, per proseguire attraverso l'analisi dello stato di avanzamento delle politiche economiche e monetarie mediante la ridefinizione degli assetti giuridici ed istituzionali, come diretta conseguenza della crisi economica. Si prende infine in considerazione l'accelerazione di alcuni processi d'integrazione che hanno messo in discussione il ruolo di alcune Istituzioni partendo dalla natura stessa del metodo comunitario e del processo di legittimità democratica alla base del consolidamento e dello sviluppo dell'Unione economica e monetaria. Fino ad arrivare allo statuto speciale ottenuto dal Regno Unito che mette in discussione l'assetto stesso del progetto europeo, decretando un Europa a più velocità, frutto di una specifica visione di un Europa regolatori. ; The propose of this research is to analyze the future of the European project due to the changes of the economic crisis. The research is based on a deep analysis of European economic and monetary policies, starting from the creation of the single currency through the construction of the Economic and Monetary Union, until the impact of the debt crisis on the European Governance and institutions. The research project analyses the legal and political arrangements that have queries the Community method in favor of the intergovernmental method. It is analyzed the acceleration of certain processes of integration/desegregation of the European project that have questioned the role of some institutions, their accountability and legitimacy, until the UK special status that have create de facto a legal multi-speed Europe.
Public services can develop two contrasting practices of accountability: the conventional model emphasises that to be accountable is to be 'held to account', to be expected to answer questions about performance and that the answers are then evaluated by superiors measured against some standard or expectation following which praise or blame is meted out and sanctions applied. This mode of accountability is expresses hierarchy of authority. A very different process encourages dialogues of accountability between practitioners and publics, who 'give an account' offering a story that interprets and explains what has happened and why it has taken place. This paper observes these contrasting practices in the development of school governance in England and argues for the importance of dialogue to enhance learning and democratic responsiveness. ; Public services can develop two contrasting practices of accountability: the conventional model emphasises that to be accountable is to be 'held to account', to be expected to answer questions about performance and that the answers are then evaluated by superiors measured against some standard or expectation following which praise or blame is meted out and sanctions applied. This mode of accountability is expresses hierarchy of authority. A very different process encourages dialogues of accountability between practitioners and publics, who 'give an account' offering a story that interprets and explains what has happened and why it has taken place. This paper observes these contrasting practices in the development of school governance in England and argues for the importance of dialogue to enhance learning and democratic responsiveness.
El artículo analiza las dificultades de la gobernabilidad y su carácter esquivo. Se trata de un estudio sobre cómo mejorar la gobernabilidad, partiendo de la base de que en muchas ocasiones lo que existe en la práctica, son condiciones de ingobernabilidad. El razonamiento central parte de que la ingobernabilidad puede en ocasiones imperar, sin que ello implique necesariamente una fractura en la democracia en su conjunto. Se continúa con un examen de la cohesión y la perdurabilidad de las sociedades, como ejes de la gobernabilidad. Luego se prosigue con consideraciones acerca de las redes de gobernabilidad a nivel local y regional, y con el tratamiento de la crisis de información en las sociedades fragmentadas, así como con las condiciones de inestabilidad crónica y los gobiernos locales. Se finaliza con algunas consideraciones sobre el vínculo existente entre lo local y lo global, y el posible rol de ese proceso en el manejo de crisis y la educación para la paz. ; The article analyzes the difficulties of governance and the elusive nature of governability. lts main purpose is to make suggestions as to how to increase governability. Central to the argument is the suggestion that, despite the occasional reign of ingovernability, this does not imply the fracture of democracy altogether. Cohesion and perdurability are the keys to governability. The article analyzes local and regional governability networks and the management of the information crisis in fragmented societies, as well as the conditions of chronic instability and local co-governments. The article ends with several considerations on the local-to-global links, and the potential role of this process in the management of crisis and education for peace.
La domanda di ricerca dello studio è la seguente: si sta verificando una convergenza verso un modello di corporate governance europeo?L'analisi delle risposte fornite al 'Green Paper' dell'Unione Europea in tema di governo societario evidenzia come i differenti approcci di governance, adottati dai vari stati membri, siano influenzati da fattori politici, socio-economici e legislativi di contesto.Con particolare riferimento ai codici di comportamento, si presenta un'indagine comparativa tra i seguenti codici: UK Corporate Governance Code del 2010, il Codice di Autodisciplina italiano del 2011, e il Kodex tedesco del 2010.In sintesi, dall'analisi congiunta dei codici e delle risposte fornite al 'Green Paper' dell'Unione Europea in tema di governo societario, emerge la volontà dei paesi membri di proseguire verso un processo di convergenza in modo 'spontaneo', senza ricorrere ad ulteriori regole o raccomandazioni emanate a livello comunitario. The research question of this study is as follows: is there convergence towards a European model of corporate governance?The analysis of the responses to the Green Paper of the EU on corporate governance shows that different approaches to governance, adopted by the member States, are influenced by political, socio-economic and legislative environmental factors.With particular reference to codes of conduct, a comparative survey of the following codes: UK Corporate Governance Code of 2010, the Italian Corporate Governance Code of 2011, and the German Kodex 2010 is presented.In summary, the combined findings show the will of the member States to pursue a process of convergence in a 'spontaneous way', without the need for additional rules or recommendations issued by the Community.
Questa tesi si propone di dibattere il significato e l'applicazione della governance alla luce dei processi di globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno cambiato il volto del pianeta. Per poter analizzare questo nuova paradigma, si prendono in esame alcuni fenomeni che caratterizzano, a nostro avviso, la società attuale: prima di tutto quello dell'anarchia nelle relazioni internazionali, e il successivo disordine che continua a generare; il processo della globalizzazione con le sue conseguenze non solo sulle economie ma anche nella società e sugli individui; la "crisi dello Stato" e i nuovi attori che emergono sia "dall'alto che "dal basso" ; infine il funzionamento delle istituzioni internazionale, in primis le Nazioni Unite, a livello globale. Lo scopo è di capire, soprattutto dopo la fase di disorientamento che si è creata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, se al giorno d'oggi esiste un modello che può porsi come forma nuova di fare politica al fine di generare un "ordine nel disordine", soprattutto alla luce della crisi del sistema democratico tradizionale. Senza dubbio, è innegabile che il mondo e i problemi globali che lo caratterizzano hanno bisogno di un diverso modello che richiede una partecipazione maggiore e promuova nuove forme di intervento nei confronti di queste problematiche globali. Può la governance, tenute presenti tutte le riserve e le ambiguità che suscita la parola e le sue applicazioni, rappresentare questo modello? In che modo può esser migliorato tanto il suo meccanismo come quello di chi (a livello istituzionale) deve farsene portavoce? A queste domande si cerca di dare delle risposte al fine di tenere vivo il dibattito su questioni di importanza e intersse globale: temi che hanno bisogno di un intervento oggi più che mai urgente. ; This thesis aims to discuss the meaning and application of governance in the light of globalization processes that have changed the face of the planet, especially in recent decades. In order to analyse this new paradigm, we ...
[ita] Questa tesi si propone di dibattere il significato e l'applicazione della governance alla luce dei processi di globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno cambiato il volto del pianeta. Per poter analizzare questo nuova paradigma, si prendono in esame alcuni fenomeni che caratterizzano, a nostro avviso, la società attuale: prima di tutto quello dell'anarchia nelle relazioni internazionali, e il successivo disordine che continua a generare; il processo della globalizzazione con le sue conseguenze non solo sulle economie ma anche nella società e sugli individui; la "crisi dello Stato" e i nuovi attori che emergono sia "dall'alto che "dal basso" ; infine il funzionamento delle istituzioni internazionale, in primis le Nazioni Unite, a livello globale. Lo scopo è di capire, soprattutto dopo la fase di disorientamento che si è creata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, se al giorno d'oggi esiste un modello che può porsi come forma nuova di fare politica al fine di generare un "ordine nel disordine", soprattutto alla luce della crisi del sistema democratico tradizionale. Senza dubbio, è innegabile che il mondo e i problemi globali che lo caratterizzano hanno bisogno di un diverso modello che richiede una partecipazione maggiore e promuova nuove forme di intervento nei confronti di queste problematiche globali. Può la governance, tenute presenti tutte le riserve e le ambiguità che suscita la parola e le sue applicazioni, rappresentare questo modello? In che modo può esser migliorato tanto il suo meccanismo come quello di chi (a livello istituzionale) deve farsene portavoce? A queste domande si cerca di dare delle risposte al fine di tenere vivo il dibattito su questioni di importanza e intersse globale: temi che hanno bisogno di un intervento oggi più che mai urgente. ; [eng] This thesis aims to discuss the meaning and application of governance in the light of globalization processes that have changed the face of the planet, especially in recent decades. In order to analyse this new paradigm, we examine some of the phenomena that characterize, in our view, society today: first of all the anarchy in international relations, and the subsequent disorder that continues to generate; the process of globalization and its consequences not only on economies but also on society and individuals; the "crisis of the State" and new actors that emerge "from above" and "from below "; finally how international institutions, and above all United Nations, works at the global level.
Governance is presented by undefined and confused areas that tend to expand in a more or less arbitrary way in the absence of stable and reliable normative standards. All this calls into question concepts and recompositive monolithic categories of modern political-legal rationality and in the first place sovereignty. At the same time the current neo-governmental structure does not stand as a technology of power, exclusionary or alternative to other rationalities, but rather it tends to bring out all the contradictions and ambiguities of the present time. ; La gobernanza es presentada por áreas confusas e indefinidas que tienden a expandirse de una manera más o menos arbitraria en ausencia de estándares normativos estables y confiables. Todo esto pone en cuestión conceptos y categorías monolíticas recompositivas de moderna racionalidad política-legal y en primer lugar de la soberanía. Al mismo tiempo, la estructura neogubernamental actual no se sostiene como una tecnología de poder excluyente o alternativa a otras racionalidades, sino que tiende a llevar a cabo todas las contradicciones y ambigüedades del tiempo presente.
(Intervento al Séminaire International "Innovation et formation pour le développement humain", Camerino, 18-20 gennaio 2010, organizzato dal Comité Scientifique Inter Agences des Nations Unies pour la coopération au développement humain).* Presentato dal Dipartimento di Studi su Società, Politica e Istituzioni.
Ciclicamente, e spesso in corrispondenza di crisi o cambiamenti internazionali, il processo italiano di bilancio è stato sottoposto a riforme ispirate a benchmarks internazionali di governo della spesa. Ciò nonostante, le decisioni di finanza pubblica non sono mai diventate stabilmente «responsabili»: gruppi e territori continuano a riversare su di esse le loro domande «micro-distributive», mentre il sistema politico mantiene la tendenza a soddisfarle. L'analisi esplora le possibili cause della scarsa incisività delle riforme, e argomenta la debolezza di due spiegazioni consolidate – quella basata sulle convinzioni economiche dei decisori e quella basata sugli incentivi politici all'irresponsabilità fiscale – per concentrarsi su una terza, basata sulle occasioni di irresponsabilità. In questa chiave, a contare per la qualità della decisione di bilancio non sarebbe tanto o solo la diffusione di idee economiche, o la costruzione di un «dittatore benevolo», quanto l'incapacità della programmazione nazionale di contenere o disciplinare l'influenza delle domande micro-distributive sulla spesa. Il lavoro evidenzia inoltre come le previsioni europee del Fiscal Compact, allargando la sorveglianza multilaterale dai soli risultati contabili alle premesse delle decisioni domestiche di bilancio, intervengano esattamente sulla capacità di programmazione nazionale. Si rileva infine come la recente riforma nazionale abbia fatto proprie le prescrizioni europee, ma come questa ambiziosa trasformazione possa deragliare se, sulla falsariga delle prassi esistenti, il Parlamento continuerà a essere sostanzialmente escluso dal dialogo tecnico sulla sostenibilità della spesa. Perciò il lavoro si chiude con una rassegna di soluzioni utilizzate in altri paesi per promuovere la «proprietà politica responsabile» delle Camere sulla spesa.