Il lavoro ha ad oggetto il tema della regolazione di Internet, affrontato sotto due aspetti intimamente legati: la governance e i diritti on line. L'Autrice si interroga sulla possibilità di immaginare il cyberspazio come un luogo scevro da regolazione e sovranità, come un ordinamento giuridico "nuovo e diverso", dunque indipendente da quello reale. Le questioni che attengono alla governance della Rete suggeriscono l'analisi di più modelli di regolazione: self-regulation, regolazione eteronoma - nazionale e sovranazionale - e co-regulation, modello figlio di un approccio multi-stakeholder. Da quest'analisi, risulta evidente la necessità di un intervento regolatorio della Rete, specie in ragione della più immediata implicazione che ne consegue: l'impatto sul grado di tutela dei diritti di libertà. Infatti, regolare Internet significa innanzitutto garantirne l'accesso, tanto al mezzo (banda larga), quanto ai contenuti. Pertanto, l'Autrice si interroga, in primo luogo, sulla possibilità di configurare il diritto di accesso a Internet come nuovo diritto sociale, come pretesa effettiva nei confronti del soggetto pubblico. In secondo luogo, si domanda se l'accesso ai contenuti immessi in Rete possa essere configurato come il nocciolo duro della libertà di manifestazione del pensiero, come tale incomprimibile in sede di bilanciamento di valori. Tale valutazione risulta preliminare alle osservazioni consegnate nell'ultima parte del lavoro, che s'incentrano sulle diverse questioni attinenti all'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero in Rete: diffamazione, stampa e tutela del buon costume on line. L'Autrice analizza le scelte operate dal legislatore, valutando la ragionevolezza di una regolazione non sempre aderente alla realtà e suggerendo discipline orientate al rispetto dei principi di uguaglianza e certezza del diritto.
This paper offers a constructivist theory of governance. It begins by challenging rational choice and institutionalist accounts for neglecting meanings. If we are to take meanings seriously, we need to allow for the constructed nature of governance -- governance depends on concepts that are themselves in part products of wider webs of belief. The paper then argues, first, that constructivism is compatible with various forms of realism, and, second, that constructivism is strengthened by recognition of situated agency. Finally, the paper identifies the kind of aggregate concepts associated with this type of constructivism. Adapted from the source document.
Questa tesi affronta il tema della sostenibilità in finanza che gioca un ruolo sempre più significativo nella performance finanziaria delle aziende: sono note le correlazioni positive e statisticamente significative tra le prestazioni ESG e le prestazioni finanziarie. L' obiettivo è approfondire uno dei tre criteri, la Governance, che altro non è che la struttura che abbraccia ogni questione in materia di finanza aziendale, per identificare le pratiche di governo societario che favoriscono sostenibilità e migliore redditività. I tre fattori contaminano l'intero sistema e per analizzarli è opportuno osservarli da due punti di vista principali: da una parte l'universo della finanza responsabile e dall'altra l'universo del business. Il Capitolo 1 si apre con una breve introduzione al mondo della finanza sostenibile, vengono approfonditi i criteri ESG e le strategie SRI. Successivamente entra nel cuore della trattazione con l'analisi del modello di Integrated Governance "A new model of governance for sustainability", ad oggi la ricerca più avanzata sul tema che è alla base di questa tesi e di tutti gli studi e le indagini in essa dibattuti. Nell'ecosistema impresa-società-ambiente l'azienda influenza la società che la circonda così come viene influenzata dagli stakeholder e diventa sempre più difficile danneggiare l'ambiente senza attirare l'attenzione negativa, con un danno di reputazione che riduca il capitale sociale. Lo studio dimostra che integrare la sostenibilità nella strategia aziendale presenta opportunità di innovazione e crescita. L'integrazione è necessaria per gestire rischi e creare un vantaggio competitivo, anche se implementare efficacemente una strategia in modo che risultino migliorate simultaneamente performance finanziaria ed ESG non è semplice: è fondamentale implementare processi e pratiche appropriati, con il coinvolgimento degli stakeholder, con misurazione e reporting delle prestazioni ESG e con una visione di lungo termine. Per questo nasce il modello di Integrated Governance, un ipotetico sistema che integra le questioni di sostenibilità per garantire la creazione di valore a lungo termine. Ogni azienda deve compiere un percorso di adattamento strutturato in tre fasi: dalla fase 1, nella quale la sostenibilità è fuori dell'agenda del CdA, si crea un percorso di transizione verso la fase 2, governance per la sostenibilità, tramite l'istituzione di comitati e il monitoraggio di indicatori che misurano i progressi rispetto alle iniziative. La fase 3, governance integrata, rappresenta lo schema da implementare nel quale il consiglio si assume la responsabilità di garantire una strategia sostenibile e viene assicurata la presenza di quattro caratteristiche imprescindibili: indipendenza a livello individuale, indipendenza di gruppo, retribuzione adeguata e investitori proprietari a lungo termine. Prendendo a riferimento questo modello, il presente lavoro prosegue nel Capitolo 2 a tratteggiare il quadro generale della corporate governance delle società quotate italiane, attraverso l'analisi delle società quotate sull'MTA effettuata da Consob. I risultati principali rilevano che in Italia il modello di controllo prevalente è quello familiare e frequentemente gli investitori istituzionali italiani sono azionisti rilevanti di imprese di piccole dimensioni e del settore industriale, mentre quelli esteri sono presenti in società finanziarie ed a elevata capitalizzazione. Cresce il numero di società che istituiscono comitati interni, multidisciplinari e strutturati in modo similare. Gli interlocker rappresentano il 23% del cda con maggiore presenza nelle grandi e medie imprese, ma rimangono una categoria di minoranza in consiglio. Il background professionale prevalente è di tipo manageriale, seguito da consulenti e professionisti, il livello di istruzione è inferiore nelle società a controllo familiare mentre nelle società controllate dallo Stato o da un istituto finanziario, gli amministratori sono più giovani e più istruiti. I membri delle società pubbliche sono più frequentemente donne e spesso accademiche, mentre nelle società finanziarie gli amministratori femminili sono meno frequenti, con buona presenza di stranieri e background manageriale più comune. La maggioranza degli emittenti riserva al genere femminile la quota di un terzo dei componenti del board: aumenta la quota di donne qualificate come indipendenti mentre si riduce il numero di casi in cui una donna ricopre la carica di ad, soprattutto nelle grandi aziende e nel settore dei servizi. L'età media è di 56,5 anni, ma tende a crescere nelle società Ftse Mib e nelle società finanziarie, viceversa scende nelle società di piccole dimensioni e nel settore servizi. Il Capitolo prosegue a delineare la situazione italiana attraverso l'indagine sul FtseMib Integrated Governance Index, lanciata nel 2016 da TopLegal ed ETicaNews, per conoscere il livello di "buon governo integrato" dei principali gruppi quotati italiani allo scopo di realizzare un indice quantitativo. Dai risultati della prima edizione emerge che esistono società lanciate nell'integrated reporting, tema noto e studiato da più funzioni aziendali, seppur con difficoltà nella gestione dei questionari e nella coordinazione. L'indice ha mostrato un notevole differenziale di punteggio tra settori e anche sui singoli ambiti di analisi c'è grande eterogeneità: nel comparto retribuzioni non viene raggiunto il punteggio pieno, nell'ambito dell'integrazione della sostenibilità solo due casi di pieno punteggio, e sul fronte dei comitati del board a livello di sostenibilità i punti sono molto bassi. Nel 2017 si registra un migliore feedback sulla governance integrata da parte delle aziende e un più alto engagement, con alcune società inizia un dialogo positivo, ma permangono realtà non interessate al progetto e altre con le quali non è stato stabilito un contatto. L'indice viene rivisto e corretto su alcune parti, emerge ancora grande eterogeneità e si confermano le tre posizioni di leadership. I risultati ottenuti nel 2018 invece dimostrano un passo in avanti nella partecipazione sul tema: aumentano i manager coinvolti nella sostenibilità, in particolare del Cfo, e l'Area ordinaria segna un miglioramento. Sull'indice complessivo pesa la parte finanza, introdotta nel 2017 e incrementata nel 2018, che riveste il tema centrale dell'Area Straordinaria. Il comitato di sostenibilità non è ancora la prassi per tutte le società che mostrano scelte eterogenee, risulta complesso l'esercizio sul presidio nel board di tutte le forme di valore, mentre migliora il legame tra remunerazione ed ESG. L'ultima indagine esaminata rivela il consolidamento della consapevolezza sulla governance ESG nel campione di riferimento e segnala un complessivo miglioramento dell'Index. Gli ESG iniziano ad essere percepiti come un tema trasversale alle funzioni aziendali ma per l'agenda del board sono ancora spesso una questione di reporting, policy e compliance. Il Capitolo 2 si chiude con l'approfondimento di due tematiche ritenute cruciali, ovvero la rappresentanza femminile nei Cda ed il ruolo della Direttiva Non Financial. Per quanto riguarda il primo approfondimento questo lavoro analizza i progressi globali verso un'eguale rappresentanza di genere nei CdA delle società attraverso lo studio Women on Boards di MSCI ESG Research, che rivela quanto siano lenti ma costanti i progressi verso l'obiettivo di rappresentanza femminile fissato a livello mondiale. Secondo le proiezioni del 2015 i componenti dell'indice avrebbero dovuto raggiungere il traguardo del 30% di rappresentanza femminile aggregata nel 2027. In base alle tendenze attuali invece le proiezioni sono state aggiornate e rivelano che dovremmo attendere fino al 2029. Ciò significa quindi che i progressi continuano ad avanzare lentamente, le donne occupano incarichi di amministratore ad un ritmo più lento rispetto a quanto. Circa il 21% delle società dell'indice ha ancora un board tutto maschile e sono localizzate in Asia, Cina, Giappone e Corea del Sud. Norvegia, Francia e Svezia aumentano la presenza femminile sopra al livello richiesto, insieme ad 'Australia e Nuova Zelanda. Gli Stati Uniti registrano progressi costanti toccando nuovi record di rappresentanza femminile. Nella suite C il livello è ancora basso ma aumentano i CFO donna, specialmente sui mercati emergenti. L'altro approfondimento riguarda lo sviluppo della rendicontazione non finanziaria: è sempre più pressante la richiesta da parte degli stakeholder di una maggiore trasparenza circa i rischi derivanti dall'attività d'impresa e sulla trasparenza delle informazioni di carattere non finanziario. Le aziende avvertono l'esigenza di definire la propria storia attraverso indicatori relativi alle politiche sociali e ambientali, per accrescere gli elementi della gestione, di natura qualitativa, quali la reputazione, la fiducia e il consenso. La Direttiva UE 2014/95 stabilisce nuovi standard minimi di reporting in relazione alla gestione del personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta alla corruzione. Mira ad introdurre e rafforzare comportamenti virtuosi e ha l'obiettivo di aumentare la trasparenza nella comunicazione di informazioni non finanziarie ed incrementare la fiducia degli investitori e degli stakeholder. Il Capitolo 3 entra nel merito della misurazione ed osservazione della correlazione tra performance finanziarie e integrazione ESG. È incentrato sullo studio di Banor SIM e del DIG del Politecnico di Milano sull'indice Stoxx® Europe 600. Emerge come i portafogli delle società con rating integrato registrano performance migliori rispetto al benchmark, mette in risalto come i portafogli delle società del con rating di governance performano meglio: il dato che vogliamo sottolineare è quello del parametro WOB, che consegue le performance migliori in assoluto. La tesi si chiude con l'esposizione di un case study di azienda che integra efficacemente i fattori esg all'interno del proprio modello di business, in linea con le best practices internazionali. È la migliore società italiana nel 2019 per corporate governance e integrazione dei fattori ESG nelle strategie aziendali, secondo l'IGI, dopo essere salita sul podio già nell'anno precedente.
L'obbiettivo della ricerca è l'analisi del riassetto istituzionale dovuto alla crisi economica. Il progetto di ricerca parte da un'analisi della formazione della moneta unica e dell'Unione economica e monetaria, per proseguire attraverso l'analisi dello stato di avanzamento delle politiche economiche e monetarie mediante la ridefinizione degli assetti giuridici ed istituzionali, come diretta conseguenza della crisi economica. Si prende infine in considerazione l'accelerazione di alcuni processi d'integrazione che hanno messo in discussione il ruolo di alcune Istituzioni partendo dalla natura stessa del metodo comunitario e del processo di legittimità democratica alla base del consolidamento e dello sviluppo dell'Unione economica e monetaria. Fino ad arrivare allo statuto speciale ottenuto dal Regno Unito che mette in discussione l'assetto stesso del progetto europeo, decretando un Europa a più velocità, frutto di una specifica visione di un Europa regolatori. ; The propose of this research is to analyze the future of the European project due to the changes of the economic crisis. The research is based on a deep analysis of European economic and monetary policies, starting from the creation of the single currency through the construction of the Economic and Monetary Union, until the impact of the debt crisis on the European Governance and institutions. The research project analyses the legal and political arrangements that have queries the Community method in favor of the intergovernmental method. It is analyzed the acceleration of certain processes of integration/desegregation of the European project that have questioned the role of some institutions, their accountability and legitimacy, until the UK special status that have create de facto a legal multi-speed Europe.
Public services can develop two contrasting practices of accountability: the conventional model emphasises that to be accountable is to be 'held to account', to be expected to answer questions about performance and that the answers are then evaluated by superiors measured against some standard or expectation following which praise or blame is meted out and sanctions applied. This mode of accountability is expresses hierarchy of authority. A very different process encourages dialogues of accountability between practitioners and publics, who 'give an account' offering a story that interprets and explains what has happened and why it has taken place. This paper observes these contrasting practices in the development of school governance in England and argues for the importance of dialogue to enhance learning and democratic responsiveness. ; Public services can develop two contrasting practices of accountability: the conventional model emphasises that to be accountable is to be 'held to account', to be expected to answer questions about performance and that the answers are then evaluated by superiors measured against some standard or expectation following which praise or blame is meted out and sanctions applied. This mode of accountability is expresses hierarchy of authority. A very different process encourages dialogues of accountability between practitioners and publics, who 'give an account' offering a story that interprets and explains what has happened and why it has taken place. This paper observes these contrasting practices in the development of school governance in England and argues for the importance of dialogue to enhance learning and democratic responsiveness.