A partire dalla nozione di accidente, come struttura che aggiunge al finito un alone di indefinitezza e di indeterminazione, l'articolo invita a riflettere sulla nostra identità di 'accidentati' o 'incidentabili', sul sempre possibile collasso della nostra coscienza, non solo per traumi effettivi, biologicamente o storicamente determinati, ma anche per traumi simbolici, affettivi o politici in senso lato. Secondo Catherine Malabou la soggettività contemporanea è sempre più sottoposta a nuovi traumatismi, che sono le grandi tragedie storiche, ma anche i malesseri dovuti all'esclusione sociale, alle crisi economiche, agli attentati di ogni tipo, alle devastazioni dei molti volti della violenza. Il sopravvissuto traumatizzato che emerge è un soggetto desoggettivato, interiormente desertificato, caratterizzato da una forma di diserzione da sé e di insensibilità verso il mondo.
INTRODUZIONE: I rifugiati richiedenti protezione internazionale mostrano un'alta vulnerabilità e Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). OBIETTIVI: abbiamo utilizzato un approccio integrato multidisciplinare per valutare la loro vulnerabilità e psicopatologia. METODI: sono stati valutati 180 rifugiati politici secondo i criteri del DSM-IV-TR. RISULTATI: in un'alta percentuale di rifugiati politici la diagnosi principale è stata di PTSD associata con disturbi di personalità e/o altri disturbi psichici. CONCLUSIONI: i rifugiati politici hanno più difficoltà nel gestire le proprie emozioni, questo probabilmente è dovuto alla propria storia personale intrisa di vissuti traumatici, tuttavia attraverso un lavoro sia psicoterapico che farmacologico è stato possibile migliorare le proprie condizioni.
Il focus di questo studio nasce da una differenziazione tra la trasmissione intergenerazionale e la trasmissione transgenerazionale del trauma. Avremmo che; nella trasmissione intergenerazionale i vissuti psichici trasmessi sono stati elaborati da una generazione, potendo così essere ripresi e trasformati da quella successiva. Nella trasmissione transgenerazionale invece i vissuti trasmessi sono impensabili, avviene un attraversamento tra le generazioni e tra gli spazi emotivi di contenuti la cui elaborazione e trasformazione non è stata possibile. Ciò che viene trasmesso non viene introiettato ma piuttosto incorporato. L'intento del lavoro è stato quello di indagare sull'influenza che il trauma ha nella psiche di ciascuno e come le conseguenze da esso derivate possano perdurare nelle generazioni successive. I conflitti irrisolti non elaborati si tramandano attraverso le generazioni, sotto forma di segreti in grado di riemergere nei discendenti. A conclusione del lavoro verrà presa in considerazione la famiglia con una devianza, psichica o di altro genere e il lavoro dell'Assistente Sociale dal momento della rivelazione alla presa in carico del soggetto con problemi psichici e al suo sostegno terapeutico, al fine di rendere l'utente consapevole, operando con lui e per lui, non prescindendo da un'ottica transgenerazionale.
In the period extending from 1975 to 1990, Lebanon entered a very dark phase in its history, as it became the battlefield of clashing communities and factions. The end of the war invited a willing erasure of fifteen years of violence from the national consciousness of Lebanese people leaving them burdened with the heavy weight of trauma. As the government deliberately refuses to keep the memory of the War alive, the novels written in the postwar period by contemporary immigrant Anglophone Lebanese writers seek to pull the bloody events out of amnesia and offer the Lebanese people the possibility to deal with their trauma publicly by coming face to face with the violence they had to endure.
The work of Diamanda Galás (San Diego, 1955) constitutes a first historical case of total synthesis in vocal art, since it implies a compositional-performative competence that includes all styles of singing, learned and popular, and all existing phonatory techniques, even extreme and anomalous. According to a political conception of art, this technical-stylistic versatility is put at the service of the expression of trauma, of the evil inflicted and suffered by humanity. To this end, the voice gives a sound form both to the identity of the offender and to the identity of the victim, so that the unity of the vocal action represents the intrinsic moral ambivalence of man. Galás's use of the voice demonstrates that the traumatic vocal material is not expressively neutralizable, reducible to an element of a purely formal combination. Galás's work therefore serves as a paradigm for a general reflection on the aesthetics of trauma, where the function of antiphrasis is revealed to be structural: for the purposes of aesthetic transcendence, art cannot do without trauma. ; L'opera di Diamanda Galás (San Diego, 1955) costituisce un primo caso storico di sintesi totale nell'arte vocale, poiché implica una competenza compositivo-performativa che include tutti gli stili di canto, dotto e popolare, e tutte le tecniche fonatorie esistenti, anche estreme e anomale. Secondo una concezione politica dell'arte, tale versatilità tecnico-stilistica è messa al servizio dell'espressione del trauma, del male inflitto e subìto dall'umanità. A tal fine la voce dà forma sonora sia all'identità del carnefice sia all'identità della vittima, cosicché l'unità dell'azione vocale rappresenta l'intrinseca ambivalenza morale dell'uomo. L'uso galásiano della voce dimostra che il materiale vocale traumatico non è espressivamente neutralizzabile, riducibile a elemento di una combinatoria puramente formale. L'opera di Galás funge dunque da paradigma per una riflessione generale sull'estetica del trauma, dove si rivela strutturale la funzione dell'antifrasi: ai fini della trascendenza estetica, l'arte non può fare a meno del trauma.
Il concetto di trauma relazionale, subìto in età infantile, occupa un ruolo centrale nello studio dei comportamenti che possono portare un adulto a diventare un genitore maltrattante e quindi causa di nuove relazioni distorte e pregiudizievoli nei confronti dei figli. Gli studi inerenti al trauma psichico infantile sono stati condotti da esperti appartenenti a diverse correnti psicosociali, che negli ultimi decenni hanno attribuito maggiore importanza al concetto di trauma infantile che si verifica all'interno di quelle famiglie multi-problematiche che spesso giungono ai servizi. In questo elaborato si fa riferimento al ruolo giocato sia dal sistema di attaccamento sia dalle strategie controllanti, utili contributi per individuare i fattori di rischio e i fattori protettivi che influenzano la risposta al trauma e lo sviluppo del bambino che vive situazioni sfavorevoli. Inoltre, si prende in analisi una delle più recenti tecniche utilizzate nella terapia psicologica volta al superamento del trauma, ovvero la tecnica dell'EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). Viene sottolineata l'importanza del contributo di Luigi Cancrini per la sua "classificazione delle infanzie infelici". Egli fa riferimento a situazioni di bambini inascoltati imprigionati all'interno di adulti che presentano gravi disturbi di personalità, ma anche di bambini vittime del comportamento di genitori che mai sono riusciti a dare voce al loro dolore. Da questa prospettiva si è cercato di evidenziare l'importanza del ruolo degli operatori con il fine di modificare il contesto in cui il bambino è inserito congiuntamente all'ascolto terapeutico. Il tentativo è quello di evitare che questi bambini ripetano la stessa sorte di infelicità di chi a quel trauma non è riuscito a dare voce. In seguito si prende in considerazione il concetto di maltrattamento infantile, la sua evoluzione storica e gli indicatori che possono orientare l'operatore nella diagnosi del maltrattamento nelle sue varie forme. Purtroppo, spesso accade che la famiglia, che dovrebbe essere il punto di riferimento e di protezione del minore, viene meno al suo compito educativo, perché genitori troppo distratti, eccessivamente imprigionati nel loro dolore, non riescono più, non sono riusciti o non riusciranno più ad adempiere al loro ruolo. Per analizzare tale problematica si è scelto di descrivere tutti i passaggi metodologici che vanno dalla rilevazione del danno sofferto dal minore fino alla presa in carico, utilizzando il modello interpretativo di Stefano Cirillo. In ultima analisi, vengono spiegate le differenze concettuali tra i vari modelli intergenerazionali che possono essere visti come una guida per ogni operatore che lavora con famiglie multi-problematiche, ricordando che anche la famiglia d'origine dei genitori maltrattanti può essere la causa di molti nodi irrisolti. In conclusione si potrebbe affermare che gli interventi psicosociali debbano cercare di risolvere le situazioni disfunzionali dell'intero nucleo familiare e aiutare i bambini e i loro genitori a dar voce al loro dolore, quando possibile.
This essay aims at retracing a brief intellectual and cultural history of how the Spanish Civil War (1936-1939) has, sometimes but not always, played a traumatic/traumatizing role in Spain. The Francoist Regime initially mobilizes the war as its own foundational myth, from which its own political and ideological legitimacy emerges. It is not until the late 1950s that this celebratory rhetorical tone is significantly tuned down in order to respond to the new historical circumstances after World War II. It is precisely at this point that the implicit invocation of the war as a traumatic event gains momentum with the paradoxical support by the left-wing, anti-dictatorial opposition, both within and outside the Iberian Peninsula. During the Transition to democracy and the 1980s, the Civil War is, to a certain extent, semi-absent from the public, political sphere, so as to make the "reconciliación nacional" (national reconciliation) possible. After 1992, the so called "boom de la memoria histórica" (historical memory boom) begins on several fronts: literary, filmic, mediatic, judicial, political. In this context, the textual analysis of three important novels by Javier Marías, Manuel Vázquez Montalbán and Javier Cercas helps us to properly understand the ingredients of this complex surge of interest in the Civil War. This essay contends that this new wave of cultural artifacts about the 1930s and 1940s gives us, in fact, more information about our current predicaments after 1989 than about the past itself. ; Questo saggio si propone di ripercorrere una breve storia intellettuale e culturale di come la Guerra Civile spagnola (1936-1939) abbia, a volte ma non sempre, svolto un ruolo traumatico/traumatizzante in Spagna. Il regime franchista mobilita inizialmente la guerra come un proprio mito fondativo, dal quale emerge la propria legittimità politica e ideologica. Solo alla fine degli anni cinquanta questo tono retorico celebrativo viene significativamente attenuato per rispondere alle nuove circostanze storiche del secondo dopoguerra. È proprio a questo punto che l'implicita invocazione della guerra come evento traumatico prende slancio con il paradossale sostegno dell'opposizione di sinistra e anti-dittatoria, sia all'interno che all'esterno della penisola iberica. Durante la transizione alla democrazia e negli anni '80, la guerra civile è, in una certa misura, semi-assente dalla sfera pubblica e politica, in modo da rendere possibile la "reconciliación nacional" (riconciliazione nazionale). Dopo il 1992 inizia il cosiddetto "boom de la memoria histórica" (boom della memoria storica) su più fronti: letterario, filmico, mediatico, giudiziario, politico. In questo contesto, tre importanti romanzi di Javier Marías, Manuel Vázquez Montalbán e Javier Cercas ci permettono di comprendere bene gli ingredienti di questa complessa ondata di interesse per la Guerra Civile. Questo saggio sostiene che questa nuova ondata di manufatti culturali degli anni '30 e '40 ci fornisce, in effetti, più informazioni sulle nostre difficoltà presenti dopo il 1989 che sul passato stesso.