Faced with ecological crises, scientists are not neutral, on one side they contribute with their research to support a model of development that is partly responsible for these crises, on the other side they often disagree in discussing on limits and negative implications of such a model. This paper presents the biographies of four scientists who, besides revealing the conflicts of interest between scientific research, economics and politics, allow us to broaden our gaze on the relevance of the gender dimension that involves both research questions and methodolgies. ; Di fronte alle crisi ecologiche gli scienziati e le scienziate non sono neutrali, da una parte contribuiscono con le loro ricerche a sostenere un modello di sviluppo che di queste crisi è in parte responsabile, dall'altra si dividono al proprio interno nel discuterne limiti e implicazioni negative. In questo intervento vengono presentate le biografie di quattro scienziate che, oltre a svelare i conflitti di interesse tra ricerca scientifica, economia e politica, consentono di allargare lo sguardo sulla rilevanza della dimensione di genere che investe sia il piano delle domande di ricerca che quello delle metodologie di indagine.
Sky Lee is one of ethnic writers who dare to challenge the long-run silence of marginalized group, by the means of writing in English about historical experience of her community. Her book, Disappearing Moon Café which was published in Vancouver in 1990, immediately caught the public attention and won the City of Vancouver Book Award while being nominated the Governor General's Literary Award. Lee, as a female writer, cares very much about females' struggle for identity from one generation to the next. With the influence of postcolonialism and women's movements, identity became more and more concerned by the minority groups. Postcolonialists hold that women from the Third World countries are under the dual oppressions. On the one hand, they are subjected to racial and cultural discrimination under Euro-American dominated society; on the other hand, they suffer from gender prejudice in both white hegemony and patriarchal doctrines. For more than one century of racial discrimination and segregation, Chinese Canadians have been on the brink of mainstream society. Whereas the females have a crueler condition as they are the victims of being marginalized from racism and gender prejudice simultaneously. In Disappearing Moon Cafe, all female characters have suffered self-loss to some extent. Therefore, how to construct its own identity becomes an urgent problem that needs to be solved. This thesis will introduce the living conditions of Chinese Canadian women and the identity crisis they encounter by the means of rereading the novel Disappearing Moon Cafe. Based on the theories of postcolonialism, feminism and other identity theories, this thesis will conduct a multi-dimensional study on the self-identification of Chinese Canadian women through the in-depth analysis and study of the novel Disappearing Moon Cafe. Mainly divided into two parts, it focuses on how Chinese Canadian women form their own identities in terms of cultural and gender perspectives. First of all, being aware of the conditions they are in, Chinese Canadians have to trace back to their origin and gain power from their own profound traditional culture while challenging and resisting the cultural hegemony in Canadian society. They should rediscover the silent history of its own ethnic culture and aware the great contribution the ancestors made to the development of Canada. Canadian born ethnic Chinese are easy to get confused for self-identity as they are not accepted by white race on account of physical appearance while being considered as not pure Chinese at the same time. Thus, they have to find a comfort in the marginalized state and establish the unique hybrid culture. Secondly, the prejudice toward females demands for a solution. This thesis summarizes three necessary approaches for the establishment of female identity by analyzing the image of women in Disappearing Moon Café: gaining for political, vocational and educative rights while awakening of female consciousness as well as breaking silence through female discourse. Nowadays, equality between races and sexuality is becoming increasingly important. While marginalized groups are receiving more attention in literature field, it is of great historical and practical significance to study the Chinese Canadian women's experiences in the mainstream culture of Canada while to explore their identity formation in both cultural and sexual perspective.
The article is an examination of the status of women in Italy during the Fascist period, which was a period of deep regression regarding their rights. First we focused on the discrimination suffered by women in the legal, social and especially political field, with yet another denial of the right to vote. Then we tried to describe the status of women in the Fascist regime analyzing the way in which women was described in the press of the time, especially in female magazines, which had to help widespreading the ideal Fascism wanted to accomplish. Several newspapers were founded in this period, all very useful to understand what was the image of women in the printing of the Fascist era and then, by extension, in society itself. Finally it is shown how Fascism had ended up relegating women to the single role of wives and mothers, considering them less than men and thus placing them in a position of deep subordination. Furthermore, in order to better inculcate in them the principles of the regime, these were framed in various mass organizations, such as the female Fasci, through which to implement a strict control against all dissent. ; Nell'articolo si è realizzata una disamina della condizione delle donne in Italia nel Ventennio fascista, un periodo di profonda regressione per quanto riguarda i loro diritti. In primo luogo ci si è soffermati sulle discriminazioni subite dalle donne in ambito giuridico, lavorativo, sociale e soprattutto politico, con l'ennesima negazione del tanto agognato diritto di voto. Poi si è cercato di narrare la condizione delle donne nel regime fascista attraverso l'analisi delle modalità con le quali veniva descritta la donna nella stampa dell'epoca, specie nei periodici femminili, i quali dovevano contribuire a diffondere l'ideale muliebre che il fascismo voleva realizzare. Diversi furono i giornali fondati in questo periodo, tutti molto utili per comprendere l'immagine della donna nella stampa del Ventennio e quindi, di riflesso, nella società stessa. Infine si è messo in evidenza come il Fascismo avesse finito per relegare le donne ad un unico ruolo: quello di mogli e madri esemplari, ritenendole inferiori rispetto agli uomini e collocandole così in una posizione di profonda subordinazione. Inoltre, per poter meglio inculcare in loro i principi del regime, queste furono inquadrate in diverse organizzazioni di massa, come i Fasci femminili, attraverso i quali attuare una rigida funzione di controllo di ogni dissenso.
È noto come negli Stati Uniti il problema della violenza causata da armi da fuoco appartenenti a privati cittadini salga pressoché ogni anno agli onori delle cronache internazionali con episodi sconcertanti – risale a solo un anno fa la strage di Orlando in Florida, 12 Giugno 2016 - e costituisca, a ben vedere, un allarmante problema sociale e politico di affatto semplice soluzione. Esiste un dibattito molto complesso che riguarda non solo la legislazione in merito al controllo sull'utilizzo e la circolazione di armi, ma anche l'interpretazione di quello che storicamente costituisce la base giuridica del diritto alle armi negli Stati Uniti: il Secondo Emendamento alla Costituzione, contenuto nel Bill of Rights del 1791. Gli studi storici e giuridici che si occupano di indagare questa pagina di storia costituzionale hanno prodotto almeno tre indirizzi interpretativi: uno "collettivista", che vede nell'emendamento una prerogativa statale a creare milizie e inquadrarvi un corpo armato di cittadini; uno "individualista" che vede nell'emendamento e nelle sue fondamenta giuridiche risalenti al Bill of Rights inglese del 1689 la proclamazione del diritto individuale di ogni cittadino a "tenere e portare le armi" per propria autodifesa; infine, esiste un'altra corrente interpretativa detta "civic rights school" che tende a superare le visioni precedenti, ponendo una forte connessione tra il diritto individuale a possedere armi da utilizzare, però, non per pura difesa personale, ma nel contesto di una "milizia ben organizzata". Ad oggi è prevalsa giuridicamente una lettura individualista del Secondo Emendamento, affermata, nel 2008, in una sentenza della Corte Suprema, District of Columbia vs. Heller. Questa vittoria dell'indirizzo individualista può essere connessa con una svolta che avviene dalla seconda metà del XX secolo e che riguarda soprattutto l'universo politico conservatore. Negli anni Settanta si afferma tra le fila dei conservatori la visione del Secondo Emendamento come diritto individuale dei privati cittadini a possedere armi per la propria sicurezza personale, facendosi dunque rappresentante dei cosiddetti "gun rights", contrapponendosi alle misure di gun control che erano state promosse nel decennio precedente in seguito ai disordini sociali e ai celebri assassinii di Martin Luther King e del presidente J.F. Kennedy. Nella storica organizzazione promotrice delle armi e del loro utilizzo tra i cittadini statunitensi, la National Rifle Association, avviene lo stesso cambio di rotta: se in un primo momento la politica dell'organizzazione è indirizzata a favore del "law and order", a metà anni Settanta, in concomitanza dell'ascesa politica di Ronald Reagan e della svolta neoliberista in Occidente, comincia a porsi a difesa dei cosiddetti gun rights: lo stato federale non deve porre alcuna restrizione sul possesso di armi private per propria autodifesa. Armi che in passato hanno rappresentato per i padri fondatori il mezzo necessario per liberarsi dal potere tirannico della corona inglese e che, dunque, apparterebbero a una "tradizione di libertà" che non tollera intrusioni statali sulla vita dell'individuo privato, la cui sicurezza è direttamente consegnata nelle sue mani. Una visione che vede nelle armi anche un tratto distintivo della storia americana, fino a costituire un vero e proprio elemento culturale distintivo. In effetti, l'arma da fuoco rappresenta per molti cittadini (e cittadine) l'emblema della lotta per l'indipendenza e della glorificazione della frontiera, lo strumento col quale fu possibile l'espansione verso Ovest durante il XIX secolo. Tuttavia, l'idea che le armi siano da considerare un elemento culturale imprescindibile e immutabile nella storia degli Stati Uniti è, nell'analisi storica odierna, oggetto di dubbio. Le ricerche sulla "gun culture" si sono inoltre arricchite di chiavi interpretative che hanno permesso di indagare questo frangente attraverso la lente del genere. In questa sede, mi sono infatti occupata di seguire il percorso storico delle donne nella "gun culture", senza affatto esaurire la complessità e la vastità legate a questa tematica. Al contrario, molte altre indagini potrebbero essere fatte in questo ambito (ad esempio, esplorando possibili connessioni della gun culture con le questioni della comunità afroamericana). Una cultura delle armi che dunque si nutre dell'idealizzazione delle figure rivoluzionarie, dei padri fondatori e dei pionieri e che, almeno in apparenza, sembra non aver spazi di azione e celebrazione di modelli femminili capaci di determinare le sorti individuali e nazionali. È tuttavia poco esaustiva, l'idea di una "gun culture" come appannaggio di un'unica categoria di soggetti che, alla fine del XVIII secolo, acquistano automaticamente cittadinanza formale e sostanziale, vale a dire, cittadini maschi e bianchi. A ben vedere esistono, fin dal XVII e XVIII secolo, numerose narrazioni di soggetti femminili armati e che continuano a essere rappresentati successivamente, fino a essere inglobati nella cultura di massa del XX secolo. Se in alcune fasi e in alcuni contesti la rappresentazione della donna armata tende a mettere in crisi gli stereotipi legati ai ruoli di genere, in altri tale figura è utilizzata, al contrario, per ristabilire una "normatività", caricando il soggetto, seppur munito di un'arma letale, di qualità "femminili" familiari e rassicuranti. Contraddicendo l'assunto per cui la National Rifle Association - l'ambiente più rappresentativo della gun culture e anche il più intriso di miti "machisti" e individualisti – riuscirebbe a inquadrare con fatica al suo interno il pubblico femminile, negli ultimi decenni del Novecento le donne hanno assunto al suo interno un certo peso politico, schierandosi a difesa dei gun rights. Con la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, l'associazione ha aperto le porte della propria membership anche a una fetta presumibilmente crescente di donne interessate alle armi da fuoco e alla promozione e difesa dei gun rights. In questo stesso periodo si è aperto un discorso "post-femminista" che ingloba al suo interno la logica di strenua affermazione del diritto di portare le armi come un diritto individuale, connettendola ai temi dell'emancipazione e dell'autodeterminazione. La pistola costituirebbe per le donne un potente mezzo di autodifesa da aggressioni sessuali, un elemento chiave che farebbe la differenza in ogni situazione a rischio e che vanificherebbe la maggiore forza dell'aggressore portando il soggetto femminile armato in una situazione di parità. Attraverso l'analisi contenutistica di una rivista dedicata alle donne, alle armi da fuoco e ai loro vari utilizzi, "Women and Guns", nel capitolo finale ho cercato di rilevare il tipo di narrazione dispiegato per definire un'identità femminile armata. Se in passato il soggetto femminile munito di pistola costituisce, da un punto di vista storico-culturale una figura talvolta "ibrida", cioè capace di entrare in conflitto con le codificazioni dei ruoli di genere, in questo contesto assistiamo, invece, alla riproposizione di una figura femminile che si vuole sì autonoma nella difesa di se stessa e della propria casa da un'aggressione esterna, ma che non sembra sconvolgere una normatività bianca ed eterosessuale: le protagoniste indiscusse di questa rivista risultano essere, infatti, donne bianche, di mezz'età, madri singole o sposate con uomini. Ad essere celebrato in Women & Guns è il senso di responsabilità individuale che queste donne dimostrano di avere nella decisione di armarsi per proteggere se stesse, la famiglia e la proprietà privata. C'è poi l'idea che l'aggressione sessuale sia, nella maggior parte dei casi, agita da un soggetto maschile, "criminale", esterno alla propria cerchia familiare: questo fa sì che in Women and Guns la dinamica di aggressione venga fortemente individualizzata, facendo risaltare un soggetto femminile armato trionfante, che riesce a prevalere sul proprio aggressore, grazie alle sue abilità con la pistola. Nell'osservare questi materiali e mettendoli in relazione al contesto di riferimento di molte donne che coltivano l'interesse per le armi ( la NRA) mi è sembrato di riscontrare alcuni denominatori comuni non estranei, peraltro, a quelle correnti "post-femministe" di cui ho accennavo sopra: in primo luogo, il "mito individualista" costruito intorno alla storia e all'interpretazione del Secondo Emendamento, reso emblema del diritto alla difesa personale, slegato della sua componente "statale"; secondo, una sfiducia significativa nei confronti di misure legislative di gun control prese a livello federale e delle forze dell'ordine, ritenute incapaci di garantire, da sole, la sicurezza dei cittadini (e cittadine); terzo, una visione "moralizzata" del problema della gun violence in cui una comunità di individui armati e rispettosi della legge – a cui si lede un diritto individuale nel momento in cui si tenta di porre restrizioni e regolamentazioni - si contrappone ai criminali, "bad guys", la minaccia esterna alla proprietà e all'incolumità contro la quale è necessario non farsi trovare impreparati. Questo si traduce, in Women & Guns, in una visione della violenza di genere slegata da considerazioni più ampie sulle manifestazioni della misoginia e del patriarcato insinuate in ambito pubblico e privato, e in un'ossessiva ripetizione di un leit motiv: con la pistola, se si è in grado di usarla, decade qualunque disparità fisica e, dunque, anche il pericolo di sopraffazione. Una donna, se responsabile, è consapevole di questa opportunità ed è perfettamente in grado di scegliere di armarsi contare in modo autonomo sulle proprie forze e sui propri mezzi, rifiutandosi di essere una "vittima" e neutralizzando in modo esclusivo e individualistico il pericolo di un'intrusione illegittima di un aggressore nel proprio ambito privato e della violenza sessuale.
Oggetto di questa tesi è la traduzione dall'inglese all'italiano di capitoli selezionati di un articolo di ricerca pubblicato da UN Women con il contributo della Commissione Europea nel 2017. In questo articolo, gli autori analizzano l'interazione fra donne migranti lavoratrici, i loro contributi allo sviluppo e i costi economici, sociali e personali della loro migrazione. Il motivo principale della scelta di questo tema è un personale interesse per testi istituzionali e tema della migrazione da una prospettiva di genere, economica e sociale. L'elaborato mira idealmente alla diffusione delle informazioni contenute nell'articolo presso specialisti e responsabili di lingua italiana per contribuire allo sviluppo a livello nazionale e internazionale di politiche orientate al genere nell'ambito della migrazione per motivi di lavoro. Il glossario e la traduzione rappresentano inoltre un punto di partenza terminologico in vista di una eventuale futura traduzione degli altri due articoli di ricerca (l'articolo tradotto rappresenta il terzo di una serie di tre articoli) e di documenti sullo stesso tema. L'elaborato si compone di cinque capitoli. Nel primo viene presentata UN Women e viene fornita una breve descrizione del tema "donne e migrazione"; il film "Les femmes du 6e étage" offre una prospettiva cinematografica. Il secondo capitolo fornisce una panoramica teorica su lingue speciali, genere e temi dell'articolo tradotto da una prospettiva testuale, sintattica e lessicale e una analisi del testo di partenza. Nel terzo capitolo vengono presentate le risorse create e consultate per questo lavoro, fra cui software e banche dati terminologiche utilizzati durante il tirocinio presso la DGT. Il quarto capitolo presenta la traduzione dell'articolo con testo di partenza a fronte; il quinto include il commento alla traduzione con spiegazione delle principali difficoltà traduttive e delle strategie attuate per risolverle. L'appendice I presenta il glossario Inglese-Italiano.
Published in two volumes between 1868 and 1869, Little Women by Louisa May Alcott follows the classic coming-of-age structure for female characters as developed in nineteenth-century literature. Although the story is first introduced as that of a family, it instead follows each protagonist on their individual journey towards social recognition, which, for the young March sisters, is gained with marriage. From this perspective, girlhood is a transient stage of life, routed towards the achievement of economic (and emotional) stability.Since its first publication, Alcott's classic has been widely discussed and subjected to many reinterpretations in literary form, as well as in film and theatrical dramatisation. In this article I focus on the novel Bagna i fiori e aspettami (1986), a rewriting by the Italian author Lidia Ravera composed in the aftermath of the feminist struggles of the seventies. The novel, set in Italy during the eighties, offers the opportunity for the author to integrate the representation of girlhood with the language and images of mass culture. As Carol Lazzaro-Weiss points out in her study on the female Bildungsroman (1993), «women writers are creating new themes and plots and […] they do so by recombining, challenging, and exploiting old structures to their purposes» (18). Bagna i fiori e aspettami offers a good example for studying such literary manipulation. This essay shows how Ravera's main character anticipates a new idea of femininity which – leaving behind political instances and reflections on gender essentialism – embraces a more individualistic and certainly more problematic approach to female agency influenced by postfeminist discourse (GREER 1999; HOOKS 2000; GAMBLE 2001). ; Published in two volumes between 1868 and 1869, Little Women by Louisa May Alcott follows the classic coming-of-age structure for female characters as developed in nineteenth-century literature. Although the story is first introduced as that of a family, it instead follows each protagonist on their individual ...
La presente tesi si concentra sul romanzo popolare irlandese scritto da donne, nel periodo compreso tra il 1798 e il 1921. Quattro sono le autrici prese in considerazione: Charlotte Elizabeth Tonna, Sydney Owenson (meglio conosciuta come Lady Morgan), Edith Somerville e Katharine Tynan, le cui vite e opere coprono un periodo storico fondamentale per l'uscita dell'Irlanda dal dominio coloniale britannico e la formazione della nazione irlandese nel sud del paese. L'interesse principale è quello di analizzare il modo in cui nei loro testi prende forma la nazione, e in particolare attraverso quali immagini e riferimenti religiosi. Il senso è quello, dunque, di rileggere tali testi prestando maggiore attenzione alla religione, uno dei principali collanti tra autrici e pubblico: all'epoca in cui l'Irlanda stava acquisendo i confini che oggi ancora mantiene, esisteva un terreno d'incontro tra discorso politico e letterario, quello della nazione, e tale terreno veniva attraversato anche dal messaggio religioso. Il fine ultimo è quello di dimostrare che la letteratura popolare non è "seconda" ad altre quanto a valori che è in grado di trasmettere e a messaggi che è in grado di veicolare: trascurarla significa non capire i meccanismi attraverso i quali una società si sviluppa e si modifica. ; This research is focused on the Irish popular novel written by women between 1798 and 1921, respectively the year of the Irish Rebellion and that of the Anglo-Irish Treaty, recognizing the Irish Free State as a co-equal dominion of the British Empire. The authors analysed are Charlotte Elizabeth Tonna, Sydney Owenson (better known as Lady Morgan), Edith Somerville and Katharine Tynan, whose lives and works cover a fundamental period in Irish history, inaugurating the withdrawal of Britain from Ireland after eight hundred years, and the formation of an Independent Ireland in the south of the country. The main interest has been in analyzing the way these four writers write the nation, and through which religious images and references. The attempt is to reread their novels paying particular attention to religion, one of the main tie between author and readers: at the time when Ireland was acquiring the borders today still possess, there existed a common field, that of nation, on which convened politics, literature and religion. The aim is to show that popular literature is not secondary to any other narrative for the values and messages it conveys: to ignore it would mean to pay no heed to the devices through which society develops and changes.
The book edited by Katrina Hutchison e Fiona Jenkins, Women in Philosophy. What Needs to Change? (2013), aims at examining the following questions: why there are few women philosophers and what are the causes of this gender disparity in philosophy? Are there reasons, beyond those strictly ethical and political, for promoting women's participation in philosophy? To answer these questions, the articles collected in the book show how gender gap is linked to some philosophical and methodological practices that make this discipline particularly inhospitable to women. ; Il libro curato da Katrina Hutchison e Fiona Jenkins, Women in Philosophy. What Needs to Change? (2013), si propone di esaminare le seguenti questioni: perché ci sono poche donne filosofe e quale è la causa della scarsa presenza femminile nei dipartimenti di filosofia? Vi sono delle ragioni, oltre a quelle strettamente etiche e politiche, per promuovere una maggiore partecipazione femminile in filosofia? Per dare una risposta a queste domande, gli articoli raccolti nel volume mostrano come il gender gap sia connesso a certe pratiche e a metodologie filosofiche che rendono questo settore del sapere particolarmente inospitale alle donne.
L'articolo intende ricostruire i principali momenti della militanza antifascista femminile in Tunisia. Il lavoro inizia ripercorrendo brevemente la storia della comunità italiana in Tunisia e la nascita del movimento antifascista, ma pone l'accento sulla militanza femminile nel movimento. Delle militanti conoscevamo solo alcune donne borghesi che hanno lasciato traccia del loro operato attraverso la pubblicazione di biografie. Grazie alla consultazione del fondo del Casellario Politico presso l'Archivio Centrale di Stato, sono emersi i fascicoli di diciassette donne italiane impegnate nella lotta al fascismo in Tunisia, donne delle quali non avevamo alcuna notizia. Integrando le informazioni tratte dalle biografie con quelle ricavate dai fascicoli dell'Archivio di Stato, è stato possibile ricostruire a tutto campo l'attività antifascista femminile. ; This article aims at illustrating the keys stages of the anti-fascist militant movement carried by women in Tunisia. The work begins recreating briefly the history of the italian communities in Tunisia and the birth of the anti-fascist movement, underlining the importance of women's involvement. Little is known about those activists, whose traces could only been found in published biographies. Moreover, dossiers regarding seventeen italian women, actively involved in the anti-fascist conflict, could also be found consulting the Central Archives of the State. Combining information taken from the biographies and the dossiers, a bigger picture of the women's anti-fascist activism could finally be traced.
The essay shows a teaching Unit about the theme of women's work, through the study of two industrial realities: the Tabacco Factory and the Cotton Factory. The key points of the lessons are the legal condition of women, established by the Pisanelli's Code (1865), the economic, social and cultural conditions of the workers, and the drafting of protection legislations of female workers: these themes are dealt in the wider context of the first Italian feminism and the Socialist movement. An important moment of the didactic activity is the visit to "History's places", during which students come into direct contact with the urban places where people have lived and where the events have been. After that, there is a proposal of some documents about the discussion regarding the protection of women workers. Lastly, some activities about "Civic Education" are recommended and are provided some possible interdisciplinary paths. ; Il saggio illustra un'Unità didattica sul tema del lavoro femminile attraverso lo studio di due realtà industriali: la Manifattura tabacchi e il Cotonificio di Venezia. Le direttrici fondamentali delle lezioni sono la condizione giuridica delle donne sancita dal Codice Pisanelli (1865), le condizioni economiche, sociali e culturali delle operaie e la redazione delle leggi di tutela delle lavoratrici; questi temi vengono trattati nel contesto più ampio dello sviluppo del primo Femminismo italiano e del movimento Socialista. Un momento centrale dell'attività didattica è costituito da una visita sui "Luoghi della storia", nel corso della quale gli studenti entrano in contatto diretto con gli spazi urbani in cui sono vissute le persone e si sono svolti gli avvenimenti. Segue una proposta di lettura di documenti intorno al dibattito sulla tutela delle donne lavoratrici. Infine, vengono suggerite alcune attività di Cittadinanza e Costituzione e vengono indicati alcuni possibili percorsi interdisciplinari.
Nei primi anni dopo la rivoluzione d'ottobre, il governo bolscevico si imbarcò in un ambizioso programma di radicale trasformazione sociale che andava ben al di là dei tradizionali ambiti di lotta politica. Anche l'alimentazione dei cittadini, un'attività apparentemente poco significativa dal punto di vista politico, divenne parte del programma bolscevico per costruire una società nuova. È impossibile parlare dello sviluppo della cultura culinaria e del sistema di ristorazione collettiva sovietici senza considerare la condizione femminile dell'epoca: pur essendoci una retorica rivoluzionaria rispetto all'emancipazione della donna dalla schiavitù delle faccende domestiche, le condizioni sociali dell'epoca contribuivano a rafforzare il ruolo tradizionale delle donne di mogli e madri. In questo articolo vengono analizzate le ragioni che mossero la politica di emancipazione e i risultati che ne conseguirono. ; After the October Revolution, the Bolshevik government introduced an ambitious programme aimed at a radical change of society, going well beyond traditional political fighting. Even a matter of apparently low political interest such as alimentation became part of their programme intending to build this new society. Discussing the development of Soviet culinary culture and public food service is impossible without analysing the condition of women. Over the years, an attempt at liberating women from the burden of domestic labour was made. This paper analyses the reasons behind the Soviet women emancipation policy and its outcomes.
Starting from women's experiences, in particular those of the prophets and nuns Domenica Narducci da Paradiso (1473-1553) e Paola Antonia Negri (1508-1555), the essay discusses the historical problem of Christian reform in early fifteenth century Italy. Drawing on the methodology of modern history and history of concepts and referring to the analyses of the hagiographic tale, of the relationship with political power, of reform ideas and of the representation of individuality, the essay aims to contribute to the debate on women and Reformation/reform. ; A partire dall'esperienza delle donne, e in particolare delle figure delle profetesse Domenica Narducci da Paradiso (1473-1553) e Paola Antonia Negri (1508-1555), il saggio discute il problema storico della riforma cristiana nell'Italia del primo Cinquecento. Attingendo alla metodologia della storia moderna e della storia dei concetti e facendo riferimento all'analisi del racconto agiografico, del rapporto con il potere politico, delle idee di riforma e della rappresentazione dell'individualità, il saggio intende contribuire al dibattito sul ruolo delle donne nella Riforma protestante/riforma cristiana.
During the Francoist period in Spain a particular female organization was created, as a military section among the young formations of the Falange: this was the so called Female Section, an auxiliary corps with many and quite different social welfare duties. Nevertheless, among them, that one of formation was always intended as the preeminent one: formation as mereinstruction, particularly the alphabetization of a female population which was mainly illiterate (moreover in the extra-urban areas), but also a formation for women of every age, in order to obey to the principles of the dictatorship sorted after the Civil War (September 1936-november 1938). The idea was that of preparing women for an absolute homely life, intended in every sense, ethic, cultural and psycophysic ways. So the main mission entrustedto the F.S. was to prepare Spanish woman to her function as a subordinate person, just like the new political system required, with the whole ardent approval of religious authorities. Such conditions lasted until Franco's death, in the second half of last century's Seventies. ; Durante il periodo franchista fu creata in Spagna una speciale organizzazione femminile, intesa come sezione militare inserita presso le giovani formazioni della Falange: si trattava della cosiddetta "Sezione Femminile", un corpo ausiliario con molti e differenti compiti di assistenza sociale. Nonostante tale ampiezza di obiettivi, quello della formazione fu sempre considerato quello preminente: formazione come mera istruzione, in particolar modol'alfabetizzazione di una popolazione femminile prevalentemente illetterata (soprattutto nelle aree extra-urbane), ma anche una formazione pensata per le donne di ogni età, affinché obbedissero ai principi dittatoriali emersi dopo la Guerra Civile (Settembre 1936 – Novembre 1938). L'idea era quella di preparare le donne a una vita totalmente domestica, così intesa in ogni senso: etico, culturale e psicofisico. La missione principale affidata allaS.F. era quella di preparare la donna spagnola ...
Il trasferimento in Occidente di reliquie provenienti dai principati latini d'Oriente nel XII secolo fu spesso utilizzato come strategia politico-religiosa nel sostegno al movimento e agli stati crociati. Il ruolo svolto dalle donne laiche o religiose in questo campo presenta connotazioni specifiche, dovute alla realtà multiculturale di Outremer, che rimandano sia ai modelli bizantini di trasmissione ereditaria delle reliquie sia a innovative strategie di legittimazione del potere femminile in un contesto politico molto delicato (in particolare per l'invio di reliquie della Vera Croce). Tra i casi analizzati spicca quello delle badesse del monastero di Santa Maria la Grande di Gerusalemme, la cui autorità di custodi del santuario gerosolimitano e di garanti dell'auten- ticità delle reliquie inviate consentiva un ampio margine di autonomia nella gestione del sacro. ; During the twelfth century the translation of relics from the Crusader states to the West was often used as a religious and political strategy to disseminate the crusading ideas and support the Latin East. Noble and religious women played a special role in this phenomenon, which deserves to be studied. Thanks to the cross-cultural background of the Latin East, women were able to re-use previous Byzantine patterns of relic translation and new strategies to legitimize their power in a difficult political situation (especially for translating relics of the True Cross). One of the best examples involved the abbesses of Saint Mary Maior of Jerusalem, whose au- thority as guardians of the holy shrine allowed them to guarantee the authenticity of the relics they sent in the West, thus gaining considerable independence in managing sacred items.
This article provides a brief presentation of domestic violence and of the related Daphne III European research project (2007-2013, JLS/2008/CFP/DAP/2008-1): «An indirect harmful effect of violence: Victimizing the child and Re-victimizing the woman-mother through her child's exposure to violence against herself.Sensitizing and creating awareness through research-product material, both transnational and differential according to the partner-context.» The study compares children exposed to the abuse of their mothers by her partner (experimental sample; n 40) to those who had not (control sample; n 40), in order to see whether the former are more likely either to make use of violenceor to be more tolerant about that. It is also considered whether their mothers appear to them as a negative model role. Children's self-perception was also examined by measuring global self-worth and by making use five subscales (scholastic competence, social acceptance, athletic competence, physical appearance, behavioural conduct). Questionnaires were administered in schools to children aged 9-11 and their teachers. Part of the Italian results is reported.There exists the need to increase teachers' awareness about the repercussions that witnessing domestic violence has on children. Hence, it is proposed to contrast the phenomenon through action based on pedagogy, thus promoting social inclusion, citizenship and active democracy. ; Questo articolo fornisce una breve presentazione della violenza domestica e del relativo progetto di ricerca europeo Daphne III: «An indirect harmful effect of violence: Victimizing the child and Re-victimizing the woman-mother through her child's exposure to violence against herself. Sensitizing and creating awareness through research-product material, both transnational and differential according to the partner-context». Lo studio compara i bambini esposti al maltrattamento delle loro madri da parte del partner (gruppo sperimentale; n 40) con bambini che non si sono trovati in questa situazione (gruppo di ...