This volume contains the results of some studies presented by Egyptian and Italian scholars at the International Conference "Peacebuilding between East and West XI-XVI c.", organized in Cairo on, October 27, 2016 by the Egyptian Unity of research, as part of the academic activities of the Bilateral Project "History of Peace-building: peaceful relations between East and West (11th - 15th century)" carried out jointly by the Institute of the Mediterranean EuropeHistory of the CNR (Italy), and the University of Damanhour. The project is totally funded by the Academy of Scientific Research and Technology (ASRT)(1) of the Arab Republic of Egypt and the Italian National Research Council (CNR)(2).The purpose of the Bilateral Project - and even of the aforementioned International Conference- is to carry out research in order to examine through the study of different types of documentary and narrative sources; the nature, quantity and quality of peaceful relations between Christians and Muslims in a geographical area extending from the Iberian Peninsula to the Levantin a chronological interval between the eleventh and the fifteenth centuries. Needless to say that since it is an Italian-Egyptian project, the researchers will devote particular attention in their studies to the relations between these two geographical areas.In this book, we can find the first contributions of some scholars of the two Research Units on the important theme of the complex relationships between the Christian world and the Islamic one, which characterized almost all the Middle Ages and much of the Modern Age in the area gravitating around the Mediterranean Sea.The researchers' aim is to focus their studies on episodes, geographical areas, persons and moments which represent incidents and cases of peaceful coexistence and connection, with fruitful exchanges of various kinds of knowledge, even in a general context characterized by military, religious and ideological-cultural conflict. ; Consiglio Nazionale delle Ricerche, Academy of Scientific Research & Technology ; editors in chief Prof. Ali Ahmed El-Sayed, Dr. Luciano Gallinari, Dr. Abdallah Abdel-Ati Al-Naggar ; Beiträge teilweise italienisch, teilweise arabisch in arabischer Schrift
The lack of a coherent European legislative framework, coupled with the principle of state sovereignty, induced unaccompanied migrant children to find themselves in a position which produced a situation of rightlessness, when outside of their own territories. In addition to their harsh condition, Member States national law not always provides rules for their safeguard, also often not harmonized with EU Directives. In some cases, to worsen the situation the lack of adequate policies in respect of their rights, their needs and their claims. This thesis provides an analysis of the international and European discipline, of unaccompanied minor migrants entering Europe. Juveniles, who find themselves in a hope journey without family members or guardianship, are in a very vulnerable position. In consequence of the migration crisis, especially in 2015, a massive flux of UAMs entered the European Union, so its Member States found themselves unprepared to cope with the needs of this specific category. In this thesis it is brought to light the fact that, international conventions alongside with EU legislative scheme provide a fragmented scheme for protection of separated children. Legally binding documents, as relevant International Conventions, European Treaties, Regulations and Directives are analysed, as also Conventions of the Council of Europe in concern to unaccompanied minors asylum seekers. In the paper are outlined and criticized bad practises of States on treatment and neglecting the needs of unaccompanied minor migrants, on breach of the rights of unaccompanied asylum seekers and on marginalizing unaccompanied refugee minors. In this research, have been pointed some good practises, for ameliorating their condition through the study between some European countries. The commitment showed by European Union through the European Action Plan as also by the EU to fulfil the obligations in respect of the rights of UAMs is demonstrated by the interest in revising, amending and fortifying several legally binding documents towards a more comprehensive children based approach. In compliance with this, in confirming expectations and welcoming the challenge for an international an enforced scheme of legal protection on UAMs, highlighted the recent effort of soft law by the CRC Committee and the Committee on Migrants Workers with Joint Comments. It is noteworthy that, the International Community and the European Union are meeting the need for a slow emersion on a dedicated legal framework on unaccompanied minor migrants. In conclusion, deemed that the issue of UAMs is still evolving, by figuring out the actual situation, till the end of 2017, we hope for future better assessments on the rights of the children and their indeed protection by law and by practise.
L'attività di ricerca nell'ambito del Dottorato di ricerca "Persone, imprese e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale" ha consentito di studiare ed approfondire una tematica nuova del diritto internazionale, ossia "La responsabilità delle imprese multinazionali per crimini internazionali". Il progetto di ricerca è stato strutturato su tre parti dedicate rispettivamente alla soggettività giuridica delle imprese multinazionali, ai diversi profili di responsabilità che possono essere riferiti alle imprese multinazionali e, infine, alla responsabilità penale che può essere loro contestata. Per quanto riguarda il primo capitolo, "L'impresa multinazionale come realtà multiforme", l'analisi si è concentrata principalmente sulla nozione di impresa multinazionale e sul relativo problema dell'ammissibilità della personalità giuridica di diritto internazionale delle imprese multinazionale. Il profilo definitorio è stato oggetto di un iter argomentativo che si è mosso lungo l'analisi delle fonti di diritto internazionale e il modus operandi delle imprese multinazionali. Alla luce di ciò, l'indagine definitoria si è conclusa propendendo per una nozione di impresa multinazionale che va specificata in concreto attraverso i suoi elementi costitutivi. In definitiva, l'impresa multinazionale è un'organizzazione che esercita la sua attività produttiva in Paesi diversi da quello di origine avvalendosi di aziende affiliate, che, seppure sono qualificate come satelliti delle imprese multinazionali, sono dotate di personalità giuridica e di autonomia giuridica. Risolto il problema definitorio, l'indagine si è concentrata su una problematica complessa, che ha sollecitato l'intervento della dottrina più autorevole. Al di là del dibattito dottrinario che ne è scaturito, attualmente si potrebbe propendere per la personalità giuridica delle imprese multinazionali. Il riconoscimento che ne è derivato è stato determinato da una serie di "criteri sintomatici". Valga a titolo esemplificativo il riferimento alla loro partecipazione nei procedimenti giurisdizionali ed arbitrali al fine di garantire i diritti riconosciuti (esempio significativo si può indicare nell'istituzione dell'Iran-United States Claims Tribunal risalente al 1981, che è stato oggetto del Rapporto dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ove è stato dichiarata in modo esplicito la colpevolezza dell'impresa multinazionale che si mostra tollerante ovvero ignora i fatti criminali riservati ai diritti umani.). Il primo capitolo è introduttivo del secondo capitolo dal titolo "La disciplina giuridica internazionale dell'attività delle imprese multinazionali". La seconda parte della tesi ha avuto ad oggetto un ambito di indagine piuttosto esteso, che non è stato di difficile inquadramento in quanto le problematiche sottese hanno trovato adeguate risposte attraverso l'intervento dottrinario, ma soprattutto attraverso l'intervento della giurisprudenza e l'operato del legislatore. L'attività delle imprese multinazionali si lega inesorabilmente con la tematica della responsabilità sociale delle imprese multinazionali (indicato con l'acronimo inglese CSR, Corporate Social Responsability). Gli unici strumenti in grado di fornire un'adeguata risposta sanzionatoria alle condotte delle imprese multinazionali si possono rinvenire nei Codici di Condotta, anche detti codici etici. Gli esempi più rilevanti di Codici di Condotta, che sono stati oggetto di una puntuale analisi, sono da riscontrare nella Dichiarazione Tripartita dell'OIL sulle imprese multinazionali e la politica sociale (1977/2000/2006), nelle Guidelines dell'OCSE destinate alle imprese multinazionali (2000/2011) e nel Global Compact delle Nazioni Unite (2000/2010). Per ragioni di completezza sistematica, il secondo capitolo ha tenuto conto anche dei c.d. Codici di Condotta privati, quali documenti volontariamente sottoscritti dalle imprese multinazionali raggruppanti norme e principi non vincolanti tesi a disciplinare la condotta sul mercato delle stesse imprese. Resta da prendere in esame la parte centrale della tesi che si incentra sulla responsabilità internazionale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali. Il terzo, il quarto e il quinto capitolo sono il cuore della tesi di dottorato, che si riferiscono ad un ambito del diritto internazionale inesplorato e su cui si concentrano le numerose perplessità della dottrina nazionale ed internazionale. L'attività di ricerca ha seguito un determinato filo d'indagine tenendo anche conto che il progetto di ricerca si inserisce nel ciclo di dottorato dal Titolo "Persone, imprese e lavoro: dal diritto interno al diritto internazionale". In altri termini, l'indagine ha tenuto conto della penale responsabilità delle imprese multinazionali partendo dalla normativa interna dell'ordinamento italiano, che com'è noto è segnata dal d.lgs. n. 231 del 2001. Al di là della scelta strutturale che segna il terzo, il quarto e il quinto capitolo, è bene precisare che la responsabilità penale delle imprese multinazionali è stata definita dal presunto ambito operativo. Difatti, l'indagine si è concentrata principalmente sull'ammissibilità della responsabilità penale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali, sugli elementi tipizzanti il fatto illecito e sul relativo disvalore penale. E' bene precisare che i crimini internazionali sono, generalmente, di esclusiva competenza della Corte penale internazionale, salva l'applicazione del noto principio della giurisdizione penale universale. In tal modo si garantisce l'intervento giurisdizionale anche dei Tribunali interni, che possono sindacare la illiceità della condotta offensiva. In astratto, non vi sarebbero ostacoli a riconoscere la responsabilità penale delle imprese multinazionali per i crimini internazionali. Ma, in concreto, le perplessità persistono. Il primo problema che è stato affrontato attiene alla copertura normativa. L'analisi ha consentito di comporre un adeguato sostrato normativo, partendo dalla bozza dello Statuto della Corte penale internazionale e da autorevole dottrina e completando con il rapporto del 2013 del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Quindi, il problema attinente alla copertura normativa è stato risolto, ma ciò che ha destato immediate difficoltà è stata l'individuazione degli elementi costitutivi della responsabilità penale delle imprese multinazionali e, di conseguenza, l'imputazione diretta della violazione dei diritti umani. La responsabilità delle imprese multinazionali per crimini internazionali, attualmente, si può risolvere in un duplice modo: 1. non intervenire con lo strumento sanzionatorio, ma ciò vorrebbe dire lasciare impunite le condotte delle imprese multinazionali; 2. riferire la condotta delle imprese multinazionali allo Stato ospite. In questo secondo caso, sono ben note le conseguenza che derivano, basti considerare che l'illecito internazionale materialmente lesivo dei diritti degli individui è subordinato alla giurisdizione dello Stato che ne è autore. Invece, per quanto concerne il primo profilo si corre il rischio di fare andare impunite le condotte delle imprese multinazionali violando indirettamente il principio di legalità e direttamente i principi sottesi alla comunità internazionale. In altri termini, se il sistema di diritto internazionale non aziona gli strumenti previsti dalla normativa sopra esaminata a tutela dei diritti umani si può determinare una doppia violazione a danno di quest'ultimi. Di conseguenza, l'esigenza di attivare strumenti idonei previsti dall'ordinamento internazionale ha fatto sì che si possa utilizzare uno strumento idoneo a riscontrare la diretta imputabilità delle imprese multinazionali, ossia l'interpretazione estensiva . E' noto che il sistema penale ripudia l'analogia, ma allo stesso tempo consente l'interpretazione estensiva . Avvalendosi dell'interpretazione estensiva l'interprete può adoperare gli strumenti che sono contenuti nel Progetto 2001, ove si tiene conto della responsabilità dello Stato. Di conseguenza, anche per le imprese multinazionali sarà possibile riscontrare, a seguito dell'interpretazione estensiva, la sussistenza degli elementi costitutivi del fatto illecito. Pertanto, si configura anche in capo alle imprese multinazionali l'elemento oggettivo della violazione delle norme internazionali e l'elemento soggettivo attinente alla diretta imputazione del comportamento antigiuridico. In tal modo entrambi gli elementi sono riconducibili direttamente alla condotta delle imprese multinazionali, che, come più volte chiarito, può essere intesa come una condotta attiva ovvero una condotta omissiva. In altri termini, la condotta può essere attiva quando le imprese violano direttamente per un profitto proprio le disposizioni di legge a tutela dei diritti umani determinando effetti incidenti sugli individui, che sono collocati stabilmente nell'area ove operano le imprese multinazionali; invece, la condotta è omissiva, quando le imprese multinazionali omettono di adottare le misure di prevenzione (che potrebbero corrispondere ai c.d. compliance programs) finalizzate a ridurre o eliminare le conseguenze offensive derivanti dalla loro condotta a danno dei diritti umani. In definitiva, accertato che l'attività delle imprese multinazionali è coperta normativamente da atti delle organizzazioni internazionali e ritenuta ammissibile l'interpretazione estensiva degli elementi essenziali costitutivi del fatto illecito dello Stato, le imprese multinazionali possono essere responsabili per i crimini internazionali. In conclusione, la soluzione positiva offerta è stata frutto di una ricostruzione che ha preso le mosse principalmente dagli esempi degli ordinamenti nazionali e ha trovato la sua ratio nella bozza dello Statuto della Corte penale internazionale, ma nonostante ciò la scelta incriminatrice non vuole essere esaustiva di una tematica che dispone di un notevole ambito operativo e che è risultata essere connessa con diversi fattori (economici, politi e sociali) non sempre di facile comprensione. ; The research activities within the framework of the PhD "People, businesses or jobs: domestic law to the international" made it possible to study and discuss a new subject of international law, i.e. "the responsibility of transnational corporations for international crimes". The research project has been structured on three sections devoted respectively to legal subjectivity of various MNEs liability profiles that may be related to transnational corporations and, finally, the criminal liability that may be disputed. As regards the first chapter, "The multinational enterprise as a multiform reality", the analysis focused primarily on the notion of multinational enterprise and its problem of eligibility of legal personality under international law of multinational enterprises. The Definitory profile has been the subject of an argumentative process that moved along the analysis of sources of international law and the modus operandi of the multinational companies. In light of this, the survey definition ended inclinations for a notion of multinational enterprise must be specified in concrete terms through its constituent elements. Ultimately, the multinational firm is an organization that carries on his production activity in countries other than the country of origin through affiliated companies, which, although they are classified as satellites of multinational companies, have legal personality and legal autonomy. Fixed issue Definitory, the investigation has focused on a complex issue, which has prompted the intervention of the most authoritative doctrine. On the other side of the debate that has been doctrinaire, currently you might lean towards the legal personality of multinational enterprises. The recognition that resulted was determined by a series of "symptomatic criteria". It is not limited to the reference to their participation in court proceedings and arbitral tribunals to ensure that the statutory rights (example you can indicate in the establishment of the Iran-United States Claims Tribunal dating from 1981, which was the subject of the report of the High Commissioner for human rights of the United Nations, where it has been explicitly declared guilty of multinational enterprise that is tolerant or ignores the facts private human rights criminals.). The first chapter is an introduction to the second chapter entitled "international legal regulation of the activities of transnational corporations". The second part of the thesis had such a scope object of investigation rather extended, which was not difficult to monitor because the underlying problems have found adequate responses through a doctrinaire, but especially through the intervention of the law and the work of the legislature. The activity of multinational enterprises is bound inexorably with the issue of social responsibility of multinational companies (referred to by the acronym CSR, Corporate Social responsibility). The only instruments capable of providing an adequate response to the conduct of disciplinary multinational enterprises can be found in the codes of conduct, also called ethical codes. The most important examples of codes of conduct, which were the subject of a detailed analysis, are to be found in the ILO Tripartite Declaration on multinational enterprises and social policy (1977/2000/2006), in the OECD Guidelines for multinational enterprises (2000-2011) and the United Nations Global Compact (2000/2010). For the sake of completeness, the second chapter systematically took account also of the so-called private codes of conduct, which documents voluntarily undertaken by transnational corporations involving non-binding standards and principles designed to govern the conduct of business on the market. It remains to consider the central part of the thesis that focuses on international responsibility of transnational corporations for international crimes. The third, fourth and fifth chapter are at the heart of the doctoral thesis, which refer to an international law which is unexplored and concentrate the many concerns of national and international doctrine. The research activity has been following a certain thread of investigation taking into account also that the research project is part of the doctoral cycle entitled "People, businesses or jobs: domestic law with international law". In other words, the survey took account of the responsibility of the criminal multinationals from the internal legislation of the Italian law, which as you know is marked by d.lgs. No. 231 of 2001. Beyond the structural choice that marks the third, fourth and fifth chapter, it is good to point out that the criminal responsibility of transnational corporations was allegedly operating scope defined. Indeed, the investigation has focused primarily on the admissibility of criminal liability of multinational corporations to international crimes, on particular toxins the tort and criminal disvalue. It is good to point out that international crimes are, generally, the exclusive jurisdiction of the International Criminal Court, without prejudice to the application of the principle of universal criminal jurisdiction. This ensures the jurisdiction of domestic Courts, which can review the unlawfulness of conduct offensive. In principle, there would be obstacles to recognise the criminal liability of multinational corporations to international crimes. But, in practice, the concerns persist. The first problem that has been addressed as far as the regulatory coverage. The analysis made it possible to compose an appropriate regulatory milieu, starting with the draft statute of the International Criminal Court and by authoritative doctrine and completing with the 2013 report of the Secretary-General of the United Nations. Then, the problem pertaining to legislation coverage is resolved, but what aroused immediate fix was the identification of the constituent elements of criminal responsibility of transnational corporations and, consequently, on charges of human rights violations. The responsibility of transnational corporations for international crimes, currently, you can resolve in a twofold way: 1. do not use the instrument of sanctions, but that would mean leaving unpunished the conduct of multinational enterprises; 2. report the conduct of transnational corporations to the host State. In this second case, are well known the consequence arising, suffice it to note that the international offence materially detrimental to the rights of individuals shall be subject to the jurisdiction of the State which is the author. On the other hand, as regards the first profile you run the risk of making go unpunished the conduct of multinational companies indirectly violating the principle of legality and the principles governing the international community. In other words, if the international law system propels the tools foreseen by examined above legislation protecting human rights can determine a double violation to the detriment of the latter. As a result, the need to activate suitable instruments under international law meant that we could use a suitable tool to experience the direct eligibility of multinational enterprises, i.e. the interpretation. It is known that the penal system rejects the analogy, but at the same time allows for broad interpretation. Using the interpretation the interpreter can use tools that are contained in the 2001 Draft, which takes into account the responsibility of the State. As a result, even for multinational enterprises will encounter as a result of the interpretation, the existence of the constituent elements of the tort. Therefore, it also configures in Chief for multinational enterprises the objective element of the violation of international standards and the subjective element relating to objectionable material behavior directly attributable. Thus both elements can be traced back directly to the conduct of multinational enterprises, which, as repeatedly explained, can be understood as active behaviour or conduct of omission. In other words, the conduct can be activated when companies violate directly for a profit its legal provisions for the protection of human rights, causing accident effects on individuals, who are placed firmly in the area where multinational enterprises operate; Instead, the conduct is of omission, when multinational companies fail to adopt prevention measures (which might correspond to so-called compliance programs) designed to reduce or eliminate offensive consequences resulting from their conduct to the detriment of human rights. Ultimately, ensured that the activity of multinational enterprises is covered by law from international organizations and acts deemed eligible for the interpretation of the essential elements constituting the tort State, multinational companies may be responsible for international crimes. In conclusion, the positive outcome was the result of a reconstruction that took the moves primarily by examples of national laws and found its ratio in the draft statute of the International Criminal Court, but nevertheless the choice event is not intended to be exhaustive of a subject that has significant operational and scope that was found to be connected with various factors (economicpolitical and social), not always easy to understand. ; Dottorato di ricerca in Persona, impresa e lavoro: dal diritto interno a quello internazionale (XXVI ciclo)
Contiene: Prophylaxie de la malaria et de la fièvre jaune à bord des navires en station ou en reláche aux colonies / Carlo Maurizio Belli .-- Págs. 96-110 .-- Première partie - Rapports officiels
At head of title: Institut international d'agriculture . ; Extrait du "Bulletin du Bureau des institutions économiques et sociales." IV. année, no. 2 et 5, février et mai, 1913. ; Map on 4th page of cover. ; Mode of access: Internet.
Version française d'un texte publié en italien] Taillibert, Christel. « L'ICE e la politica estara del fascismo », Bianco e Nero, Rome, Centro Sperimentale di Cinematografia, n°547, hiver 2003-04, pp. 107-115. ; International audience
Version française d'un texte publié en italien] Taillibert, Christel. « L'ICE e la politica estara del fascismo », Bianco e Nero, Rome, Centro Sperimentale di Cinematografia, n°547, hiver 2003-04, pp. 107-115. ; International audience
[English]:This book collects the papers presented at the 6th Gretl Conference, which took place at the Dipartimento di Scienze Politiche, University of Naples, on 13th-14th of June, 2019.The papers (which had been selected through a refereeing process) contain theoretical topics on computational problems as well as empirical applications using the program, and cover a wide range of topics in statistics and applied econometrics, among which Generalized Dynamic Factor Models, Propensity Score Matching, Bayesian Model Averaging, Spatial Models, Cointegration and Boostrap Techniques./[Italiano]:Il volume raccoglie i contributi presentati alla sesta Gretl Conference – che si è svolta presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Università di Napoli Federico II, nei giorni 13-14 giugno 2019. Gretl (Gnu Regression, Econometrics and Time-series Library) è un software per le analisi statistiche-econometriche gratuito, open-source, scritto in C e disponibile su diverse piattaforme. Nato come versatile strumento di didattica, nei suoi 10 anni di vita è cresciuto enormemente anche come strumento di ricerca. La Conferenza ha visto la presentazione di studi sia teorici che applicati al fine di condividere i più recenti sviluppi del software e le nuove funzionalità. Il volume include 15 contributi di studiosi su diversi temi, tra i quali Generalized Dynamic Factor Models, il Propensity Score Matching, Modelli Spaziali e Modelli per Dati Ordinali, Cointegrazione e tecniche Boostrap, che sono stati accettati dopo un processo di revisione anonima
Der Sammelband "Herodot und das Persische Weltreich" versammelt die Beiträge einer internationalen Tagung, die im November 2008 unter Beteiligung zahlreicher renommierter Wissenschafterinnen und Wissenschaftern aus Europa, Amerika und Australien in Innsbruck stattgefunden hat. Die Publikation steht im Kontext eines größeren Forschungsvorhabens, das eine konzentrierte wissenschaftliche Beschäftigung mit jenem Teil der griechischen Historiographie zum Ziel hat, deren thematischer Fokus auf die historischen Welten des Alten Vorderasien gerichtet ist. Als Publikationsplattform dient die neu gegründete Reihe "Classica et Orientalia". Nach einer Auseinandersetzung mit dem Werk des Ktesias (CLeO 1) und dem Hof der Achämeniden (CLeO 2) ist dies die dritte Publikation des Forschungsschwerpunktes. In insgesamt 33 Beiträgen in deutscher und englischer Sprache werden Herodots Historien unter zahlreichen Gesichtspunkten einer kritischen Analyse unterzogen. Sie werden in diesem Zusammenhang nicht nur vor dem Hintergrund des altorientalischen Quellenmaterials ausgeleuchtet, sondern auch unter literaturwissenschaftlichen Gesichtspunkten ausgewertet. "Herodotus and the Persian Empire" comprises contributions of an international conference held in Innsbruck in November 2008, which was attended by renowned scholars from Europe, America and Australia. The volume is published within a larger context of research. Its preoccupation is centred on a scholarly discussion of the Greek historiography, focussing on the Historical World of Ancient Middle East. The newly established series "Classica et Orientalia" offers a stage of publication to such studies like "Ktesias' World" (CLeO 1), "The Achaemenid Court" (CLeO 2) and "Herodotus and the Persian Empire" (CLeO 3). In the current volume, 33 contributors discuss Herodotus' Histories under various points of view, in essays
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"Accounting is the process of identifying, measuring and communicating economic information to permit informed judgments and decisions by users of the information". Riportando la definizione di Accounting data da American Accounting Association nel 1966 si evince come le funzioni demandate alla contabilità siano quelle di misurare e informare sull'andamento economico aziendale al fine di rendere edotti e consapevoli nei loro giudizi gli utilizzatori di tali informazioni. Il documento attraverso cui si realizza questo processo informativo è il Bilancio di Esercizio che rappresenta il canale principale preposto all'ottenimento degli scopi citati. Il primo stadio di soddisfazione di un fabbisogno informativo, risiede banalmente nella comprensione del significato associato al messaggio che inviamo e/o riceviamo sia che si tratti di un linguaggio numerico che letterale. Questa semplice considerazione può essere riportata, su scala internazionale, come la base di partenza della necessità avvertita da parte degli studiosi di economia aziendale di studiare le differenze contabili esistenti in campo internazionale e le problematiche connesse alla possibilità e opportunità di perseguire l'armonizzazione delle prassi ragionieristiche. Detto ciò però, la domanda sorge spontanea, ovvero - Quale è stata la causa scatenante la necessità di studiare le diversità esistenti tra le varie prassi e norme contabili ed, ancor più, perché si ricercano possibilità e opportunità nella realizzazione di un comune linguaggio contabile?-. Intuitivamente la riposta è molto semplice, ovvero lo sviluppo delle economie mondiali, dei loro mercati finanziari, la creazione e la crescita di gruppi di imprese multinazionali hanno sì consentito di superare le barriere geografiche ma di per sé non hanno, ovviamente, realizzato un'uniformità di linguaggio nel campo delle discipline economico aziendali, anzi hanno semmai sviluppato e reso manifesto un crescente bisogno di comparabilità dei dati economico-finanziari delle imprese. Questi elementi possono essere indicati come le cause che hanno condotto a partire dagli anni Sessanta allo sviluppo dell'International Accounting (o Ragioneria Internazionale) come disciplina autonoma. Nel corso degli anni gli studiosi in International Accounting si sono impegnati nello studio delle differenze contabili esistenti tra Paese e Paese, nel raccogliere elementi di comunanza utili alla comprensione di diversi linguaggi contabili. Tali attività hanno svolto un ruolo cruciale nel processo avviato da istituzioni nazionali e internazionali volto a rendere maggiormente intelligibili i bilanci delle aziende su scala mondiale. La difficoltà nell'interpretazione di linguaggi contabili diversi a livello internazionale è "drammaticamente" avvertita verso le economie in forte sviluppo ove i tempi accelerati del percorso di crescita affiancato magari da una cultura contabile differente e/o scarsa rendono difficoltoso l'ingresso ad imprese che vogliono lanciarsi nella sfida dell'internazionalizzazione e/o in generale l'ingresso di capitali stranieri interessati ad investire risorse nel Paese. Anche la Cina, cui il presente lavoro è dedicato, nel momento in cui ha intrapreso il suo percorso di trasformazione da Paese a economia pianificata a quello ad economia socialista di mercato ha avvertito fortemente la necessità di internazionalizzare il proprio sistema contabile per attrarre investimenti esteri. Per queste aspirazioni, il governo cinese ha intrapreso un percorso, concretizzatosi in una serie di riforme, che, visto il fine ultimo di espandere la propria economia, ha operato nell'ottica di uniformare il linguaggio contabile cinese a quello degli altri Paesi maggiormente industrializzati. Tale sforzo è stato compiuto nell'arco di circa un ventennio a partire dalla fine dell'epoca maoista. A livello contabile le riforme più salienti sono state avviate a partire dal 1992 anno in cui sono stati introdotti i primi ASBE (Accounting Standards for Business Enterprises), e si sono concluse nel 2006-2007 quando è stata realizzata, e soprattutto riconosciuta da parte dello IASB, la sostanziale convergenza dei principi cinesi con i principi contabili internazionali IAS/IFRS. Correlatamente a questa riforma è venuto meno l'obbligo per le imprese cinesi emittenti azioni acquistabili da investitori stranieri (B shares) di redigere il proprio bilancio secondo i principi IFRS (cosa ancora possibile le società quotate ad Hong Kong). Quindi, l'emanazione degli Accounting Standards for Business Enterprises (ASBE) rappresenta la chiave di volta per la pratica contabile in Cina, rappresentando da un punto di vista contabile, il ponte di collegamento al mondo occidentale. Le radici della storia contabile cinese sono fortemente radicate nell'antichità, infatti le prime applicazioni della pratica contabile risalgono alla Dinastia Zhou Occidentale (1100–771 AC). Nonostante queste antichissime origini lo sviluppo dell'accounting in Cina è avvenuto molto lentamente nel corso del tempo ed è stato largamente influenzato dall'avvicendarsi degli eventi politici e sociali che hanno caratterizzato la storia di questo Paese. La storia moderna in Cina viene fatta risalire dagli storici alla Guerra dell'Oppio (1840) anche se da un punto di vista contabile la vera fase di modernizzazione si avvia solo a seguito delle politiche atte da Deng Xiaoping a partire dal 1978, anno in cui la Cina avvia il processo di internazionalizzazione della propria economia. Con le riforma connesse alla Open Door Policy si avvia infatti il processo di trasformazione da economia pianificata ad economia socialista di mercato per la Cina a cui seguiranno le sopracitate riforme degli Accounting Standards for Business Enterprises a partire dal 1992. Correlatamente a dette riforme, anche lo studio dell'accounting in Cina e le ricerche di International accounting con oggetto la Cina ne hanno beneficiato, avviando, sotto questo ultimo aspetto, una fase di interesse da parte di studiosi occidentali, cosa impensabile e impraticabile anche solo fino a qualche decennio precedente. La chiusura verso il mondo occidentale, l'arretratezza economica del Paese e lo scarso uso (per non dire assente) della lingua inglese, oltre che una impostazione contabile di base differente rispetto a quella occidentale, hanno fatto sì che la Cina restasse esclusa dai principali studi classificatori di International accounting, in particolare quelli basati su ricerche empiriche (classificazioni di tipo induttivo). Nell'ambito degli studi di International accounting nuovi spunti sono sopraggiunti con l'introduzione da parte di molti Paesi dei principi IFRS. L'utilizzo a livello internazionale di tali standards ha permesso, infatti, di omogeneizzare il linguaggio contabile di società appartenenti a giurisdizioni diverse, superando i localismi derivanti dai principi nazionali e quindi anche le differenze che gli studiosi di International accounting avevano rilevato in precedenza nelle loro classificazioni. Tuttavia, nonostante questo sforzo verso la creazione di un comune linguaggio contabile mondiale, alcune differenze continuano a permanere, come evidenziato da autorevoli studi (Kvall, E., e Nobes, C.W., 2010, 2012; Nobes, C.W., 2006, 2011, 2013; Nobes, C.W., e Stadler, C., 2013). Tali differenze sono state identificate nell'osservazione nelle cosiddette policy options che i principi IFRS demandano al redattore del bilancio. Come riscontrato da questi studi all'interno del comune linguaggio contabile alcune peculiarità continuano ad emergere e le stesse possono essere ricondotte ad una serie di fattori, quali il sistema legale, il grado di sviluppo dei mercati finanziari o ancora aspetti legati alla lingua e a particolari background culturali. Tali differenze (e analogie), anche nell'ambito di questi ultimi studi, riportano all'emersione di due macro-gruppi distinti a cui corrispondono impostazioni contabili differenti. Tali gruppi, già individuati nell'ambito dei primi studi classificatori, sono l'area Anglo-Saxon e l'area Continental-European. Il persistere di differenze nel financial reporting internazionale nonostante l'adozione degli IFRS rappresenta un interessante aspetto in particolare nelle economie in iper-sviluppo per le quali l'adesione ai principi IFRS rappresenta una sorta di "biglietto da visita" per dare maggiore credibilità ai bilanci delle proprie aziende sul piano internazionale. L'analisi delle modalità di applicazione degli IFRS da parte delle aziende di questi paesi consente inoltre una riflessione circa le modalità con cui gli standards sono materialmente applicati, su eventuali effetti nella qualità delle informazioni nonché sulla flessibilità ed apertura verso pratiche contabili nuove. Ciò rappresenta un punto di vista interessante in considerazione del fatto che le economie in iper–sviluppo sono generalmente prive di una forte cultura contabile che devono, tuttavia, necessariamente colmare per poter competere nella sfida dell'internazionalizzazione. Oggetto del presente lavoro è l'illustrazione e l'analisi del percorso di evoluzione contabile compiuto in Cina sino all'armonizzazione con i principi IFRS (Capitoli 2 e 3) e le modalità di applicazione di detti principi in considerazione delle IFRS policy choices, cioè le scelte che i principi IFRS demandano al redattore del bilancio sia in termini di modalità di presentazione dei risultati che di valutazione e misurazione di alcune poste contabili. Attraverso l'analisi di tale scelte è possibile effettuare alcune osservazioni circa il persistere di differenze internazionali nonostante l'applicazione di standards comuni nonché classificare la Cina secondo il modello elaborato da Nobes, C.W., (1998b, 2011) che ha distinto le aree contabili internazionali in due grandi blocchi: Area Anglo-Saxon e l'area Continental European. Tutto il presente lavoro si sviluppa attorno ad un unico filo conduttore che sono l'insieme delle teorie classificatorie sviluppate nell'ambito della disciplina di International Accounting (Capitolo 1) riproposte anche nell'ambito dell'applicazione dei principi IFRS (Capitolo 4) con il sopracitato modello di Nobes (1998b, 2011). L'utilizzo dei principi IFRS in Cina è terminato nel 2006, anno in cui il Ministero delle Finanze cinese (MOF) ha emanato l'ultima riforma dei propri principi contabili nazionali (PRC GAAP), a seguito della quale questi sono stati riconosciuti sostanzialmente convergenti con gli IFRS. Alla luce degli studi classificatori in International accounting, trattati nel primo Capitolo e ripresi come detto nel quarto, l'applicazione degli IFRS in Cina, seppur oggi non più consentita alle imprese quotate ai listini della Mainland China, ha rappresentato un'occasione per analizzare i seguenti aspetti: 1. Applicazione dei principi IFRS in Cina in relazione a 16 IFRS overt option attraverso l'analisi descrittiva dei risultati e attraverso pair-binomial tests con quanto operato da Australia, UK, Germania, Spagna e Francia sulla base delle prescrizioni dei local GAAP cinesi (PRC GAAP) vigenti al tempo (2005/2006); 2. Classificazione della Cina nell'ambito del modello classificatorio internazionale proposto da Nobes (2011) nell'ipotesi di appartenenza al gruppo Continental European attraverso tre tipologie di analisi statistiche multivariate (principal component analysis, multidimensional scaling e cluster analysis); 3. Classificazione della Cina sia nell'ambito di quanto proposto da Nobes (2011) che da un recente studio che ha riguardato anche gli altri paesi BRICS (Lourenco, et al., 2014) e che ha identificato l'emersione di un "Emerging Cluster". Per questo tipo di analisi sono state effettuate le stesse elaborazioni statistiche di cui al punto 2).
Although numerous studies have been carried out at a national and international level, there are very few that detail whether and to what extent criminological theories can yield insights useful for understanding the etiology of corruption. The article first identifies the criminological theories that seemingly possess better explanatory power in regard to corruption in the public sector, distinguishing between theories pertaining to a situational/mechanistic perspective and those related to a more historical/evolutionary one. The article then tests these criminological theories in 51 states of the world. It does so by tranforming these theories into measurable hypotheses with which to test a model where, in each country concerned, the dependent variable is represented by the percentage of firms expected to make informal payments to public officials to "get things done", while the independent variables are represented by: the perception of the legal system's certainty and impartiality and willingness to comply with the laws; the time that the entrepreneur spends with public officials on matters regarding the enterprise; government payments in exchange for goods and services; the percentage of firms that do not report all sales for tax purposes; and the percentage of firms with female participation in ownership. The results of the multiple linear regression between the dependent variable 'corruption' and the independent variables considered show that the model proposed is statistically significant (R square 0.246) and that the independent variable that has explanatory power is the one concerning tax evasion. This was identified as an expression of the differential association theory translated into the hypothesis that an increase in illegal conduct other than corruption by entrepreneurs leads to an increase in corruption itself. ; Nonostante i numerosi studi a livello nazionale e internazionale, rari sono quelli che approfondiscono se ed in che termini le teorie criminologiche possano fornire spunti utili per comprendere l'eziologia della corruzione. Dopo aver individuato le teorie criminologiche che paiono avere migliore portata esplicativa della corruzione nella pubblica amministrazione, distinguendo tra teorie appartenenti ad una prospettiva situazionale/meccanicistica e teorie legate ad una prospettiva maggiormente storico/evolutiva, questo articolo procede ad un loro test empirico in 51 stati del mondo. Le teorie criminologiche sono trasformate in ipotesi misurabili per testare un modello in cui, in ogni paese considerato, la variabile dipendente è rappresentata dalla percentuale di imprese sul totale di quelle presenti che ha dichiarato di avere effettuato pagamenti corruttivi a favore di pubblici ufficiali e le variabili indipendenti, invece, sono rappresentate da: la percezione della certezza ed imparzialità del sistema giuridico e propensione all'osservanza delle leggi; il tempo che l'imprenditore trascorre con pubblici ufficiali per questioni attinenti l'impresa; le spese effettuate dalla pubblica amministrazione per l'approvvigionamento di beni e servizi; la percentuale di imprese che non riporta tutte le vendite al fine di evadere il fisco; la percentuale di imprese con ownership femminile. I risultati della regressione lineare multipla tra la variabile dipendente corruzione e le variabili indipendenti considerate evidenziano come il modello proposto sia staticamente significativo (R quadrato 0,246) e che la variabile indipendente che ha potere esplicativo è l'evasione fiscale, identificata come espressione della teoria delle associazioni differenziali, tradotta nell'ipotesi secondo cui l'aumentare di comportamenti imprenditoriali illeciti diversi dalla corruzione determinerebbe un aumento della corruzione stessa.
Le recenti evoluzioni e rivoluzioni nello scenario socio–politico europeo, la crisi economica vissuta oramai da qualche tempo a livello internazionale, i nuovi venti di guerra e i quotidiani allarmi terroristici che scuotono i confini e il cuore del Vecchio Continente hanno portato l'Unione europea, i suoi cittadini e i suoi Stati membri a confrontarsi, oggi ancor di più rispetto a prima, con un fenomeno migratorio interno ed esterno senza precedenti. Ciò è da attribuirsi in primis alla crescente mobilità dei cittadini degli Stati membri che, nell'esercizio delle loro libertà fondamentali, decidono con frequenza sempre crescente di trasferirsi, a titolo definitivo o temporaneo, in altri Stati, europei e non, in cerca di opportunità lavorative, di studio o per ragioni sentimentali, familiari e personali. Il secondo fattore, per numero e rilevanza, riguarda il costante flusso migratorio che annualmente spinge in Europa più di un milione di immigrati per motivi di studio, lavoro o di famiglia, i quali di frequente finiscono con lo stabilirsi in maniera definitiva in uno Stato membro e ivi formarvi una famiglia. A questi si aggiungono, poi, un numero drammaticamente crescente di richiedenti asilo, in fuga da conflitti armati, persecuzioni, genocidi, disastri umanitari e guerre etnico-religiose, che si riversano sulle sponde europee nella speranza di un futuro nuovo e migliore. Questa nuova Europa, rectius Unione, è pertanto inesorabilmente destinata a diventare sempre più multietnica, plurireligiosa e multiculturale, miscela e palcoscenico di confronto (se non di potenziale scontro) tra popoli e tradizioni eterogenei, religioni e usanze distanti, consuetudini e costumi giuridici e sociali tanto diversificati tra loro. Dinnanzi alla conseguente diffusione di una pluralità di modelli e istituti di diritto familiare e successorio, più o meno distanti rispetto a quelli tradizionali e nazionali, al crescente numero di controversie transfrontaliere, e a un contesto normativo e giurisprudenziale in perenne evoluzione e mutamento, i rimedi offerti dai sistemi nazionali di diritto internazionale privato si sono rivelati aimè inadeguati; ciò a causa dell'incerta ed eterogenea determinazione della competenza giurisdizionale e individuazione della legge applicabile alle singole controversie transnazionali, nonché delle barriere frapposte all'automatico e/o semplificato procedimento volto al riconoscimento e/o all'esecuzione di provvedimenti giudiziali, atti pubblici e transazioni in materia familiare e successoria formati oltre confine. Degna di riflessione appare la circostanza, niente affatto casuale, che l'interessamento del Legislatore europeo verso la materia familiare e successoria sia coinciso temporalmente con la più grande crisi economica dal dopo guerra. Forse, come sottolineato da eminenti studiosi, è stata proprio quest'ultima a determinare il superamento degli ostracismi nazionali e a favorire la confluenza della volontà degli Stati membri, o almeno di una maggioranza di essi, verso la necessaria corroborazione degli strumenti di tutela transnazionale e di cooperazione inter-giudiziale. La presa di coscienza da parte degli Stati dell'Unione e la conseguente percezione dell'urgente necessità di trovare una risposta unica e comune a tali problematiche ha portato, negli ultimi tre lustri, alla creazione e al rafforzamento di strumenti internazional-privatistici e di cooperazione volti, in primis, a garantire il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziali nei principali settori del diritto successorio e di famiglia – tra cui filiazione, allentamento e/o scioglimento del vincolo matrimoniale, regimi patrimoniali, obbligazioni alimentari e responsabilità genitoriale – e, in secundis, alla determinazione della competenza giurisdizionale e della legge applicabile alle controversie transfrontaliere attraverso criteri predeterminati e condivisi, tra i quali assumono una posizione apicale l'autonoma scelta delle parti e il criterio dinamico della residenza abituale. Tale rinnovato processo normativo è stato caratterizzato dall'abbandono dell'allora tradizionale strumento intergovernativo del trattato, un tempo necessario a causa della mancanza di competenza della Comunità e subordinato all'adesione e alla ratifica da parte dei singoli Stati partecipanti, in favore del crescente e privilegiato ricorso allo strumento del regolamento comunitario, la cui adozione in ambito familiare è stata resa possibile grazie alla nuova base giuridica offerta dall'art. 81 TFUE. Tali regolamenti, in determinati casi, si sono affiancati a previgenti convenzioni di diritto internazionale privato, complementandone il dettato normativo, mentre, in altri, hanno inciso per la prima volta, in maniera più o meno mediata, su materie e istituti considerati tradizionalmente prerogativa esclusiva del Legislatore nazionale. Tra questi si annoverano il regolamento c.d. di Bruxelles II bis, che introduce norme uniformi in tema di competenza giurisdizionale, riconoscimento ed esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale; il regolamento n°1259/2010, adottato attraverso il necessario e inedito ricorso alla cooperazione rafforzata, avente il fine di assicurare l'individuazione rapida e intuitiva e la scelta da parte dei coniugi della legge applicabile a procedimenti di allentamento e scioglimento del vincolo matrimoniale; il regolamento n°4/09, relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari; le due proposte di regolamento in tema di regime patrimoniale dei coniugi e di effetti patrimoniali delle unioni registrate, la cui adozione tuttavia si è rivelata ad oggi impossibile a causa del mancato raggiungimento del necessario e unanime consenso degli Stati membri; nonché, incidenter tantum, il regolamento n°650/2012, in tema di legge applicabile, riconoscimento ed esecuzione degli atti successori, l'unico per la cui adozione è stato possibile ricorrere alla base normativa dell'art. 81, par. 2 TFUE, aggirando in tal modo l'ostacolo del requisito dell'unanimità. Il presente lavoro tenta dunque di analizzare il quadro normativo attuale di diritto internazionale privato dell'Unione europea, offrendo un'analisi comparatistica, sistemica, teleologica e testuale delle discipline dettate dai suddetti regolamenti internazional-privatistici di famiglia dell'Unione, al fine di individuare e valutare l'esistenza e l'efficacia di scelte diffuse e coerenti adottate dal Legislatore in tema di competenza giurisdizionale, esecuzione, riconoscimento e legge applicabile e di interrogarsi conseguentemente sulla possibile, e forsanche già avvenuta, nascita di un diritto di famiglia europeo e/o di un unico e unitario sistema di diritto internazionale privato di famiglia dell'Unione europea. Ampio spazio è altresì dedicato all'analisi permeante della giurisprudenza, spesso creativa, delle corti europee e, in misura minore, dei tribunali nazionali, nell'interpretazione e applicazione dei regolamenti in oggetto. L'eterogenea posizione assunta da operatori e teorici del diritto circa l'opportunità e le concrete modalità attraverso cui regolamentare sistematicamente e uniformemente il diritto internazionale di famiglia in seno all'Unione rendono l'oggetto della presente ricerca il terreno di una delle sfide più affascinanti sul quale gli ordinamenti nazionali e il Legislatore europeo sono chiamati oggi a confrontarsi. Il successo, o fallimento, dipenderà dal modo in cui questa Unione sarà in grado di affrontare molteplici e nuove sfide non più legate a questioni attinenti esclusivamente al funzionamento del Mercato interno, bensì all'organismo embrionale su cui ogni società si fonda e in cui i singoli individui trovano rifugio in tempi di crisi: la famiglia. Da ultimo, il presente lavoro è arricchito da un Annex, redatto in lingua inglese, avente ad oggetto la disamina della disciplina europea della c.d. International Child Abduction, basata su un'analisi del dettato normativo vigente e del rapporto di complementarietà intercorrente tra la Convenzione dell'Aja del 1980 sulla sottrazione internazionale dei minori e il regolamento n°2201/03, nonché su un'indagine critica sulle origini, i motivi e le conseguenze della frattura, ancorché parzialmente ricomposta, verificatasi nella giurisprudenza delle Corti europee.
La ricerca si è posta come obiettivo quello di incrementare la conoscenza di base sulla carriera del giocatore d'azzardo – tradizionale e online – nel contesto nazionale al fine di formulare "indirizzi di spendibilità" rivolti ai servizi che si occupano di ludopatia. L'analisi delle carriere di gioco è suddivisa per aree tematiche: i dati socio-anagrafici e occupazionali; le modalità di fruizione e i luoghi del gioco; i significati personali del gioco e della condizione di dipendenza; la prossimità con gli ambienti devianti e la vittimizzazione familiare; il rapporto con i servizi di recupero. L'ipotesi di fondo rimanda all'idea che la ricognizione delle carriere di gioco inserite nelle specificità della realtà territoriale e del tessuto sociale nazionale sia indispensabile per i servizi assistenziali che devono sostenere e sviluppare interventi socio-sanitari nell'area dell'azzardo anche laddove vi sia un'utenza sommersa e, soprattutto, coerenti con il complesso quadro societario. Tre step metodologici sono considerati nella costruzione di una grande banca dati sulla correlazione tra "gioco d'azzardo", "giocatori d'azzardo" e "ambiente di riferimento". La ricerca utilizza come metodo le interviste semi-strutturate. Il materiale raccolto è stato oggetto di un confronto rispetto ai risultati delle ricerche svolte a livello nazionale e internazionale sul tema. Nelle conclusioni, infine, sono suggerite alcune linee di indirizzo per far fronte alle criticità delle politiche e degli interventi socio-sanitari nell'area dell'azzardo. Più precisamente, è proposto un modello correlazione di intervento per le ludopatie che si fonda su strategie di controllo orientate alla collettività e, d'altro canto, include interventi rivolti ai servizi e al singolo. Per la riprogettazione dei servizi è stato altresì avanzato un "modello di intervento" sviluppato in collaborazione con il Ser.T. di Forlì (la "clinica virtuale" per il gioco d'azzardo). ; The aim of this empirical study is to increase the knowledge base on gamblers' careers - traditional and online - including the "factors" influencing gambling behavior, the "trends for gambling behavior", the "gamblers relational scheme", and "the sociological and criminological implications of gambling". The study also examines the service units treating gambling disorders, analyzing social and healthcare-related measures and policies in the field of gambling, that can affect the way people cope with, or control their gambling compulsions. Three methodological steps are considered in building a large databank on the correlation between "gambling", "gamblers," and "environment of reference". The research uses semi-structured interviews, which will prove invaluable in collecting personal knowledge and characteristics related to factors commonly associated with the gambler's career and on the various social aspects that characterize gambling. The study intends to add an additional important qualitative dimension to current research in the area. a) examines the service units treating gambling disorders, analyzing social and healthcare-related measures and policies in the field of gambling, that can affect the way people cope with, or control their gambling compulsions.
Dal XII al XIII secolo nel Sud della Francia le città si diedero un'organizzazione comunale quasi del tutto autonoma ed espressero magistrature urbane in buona misura comparabili con quelle che nate in Italia alla fine dell'XI secolo. Contemporaneamente gli elementi economicamente più attivi delle loro società cittadine (diverse ma al medesimo tempo simile a quelle dell'Italia centro settentrionale), allacciarono legami stretti e frequenti con i mercanti e gli uomini d'affari della penisola. Fu attraverso le relazioni commerciali che si determinò nel Midi lo sviluppo di determinati organismi istituzionali e si ebbe la diffusione di modelli culturali e giuridici di provenienza italiana? Si possono valutare i modi e i tempi di questa influenza? In quale misura il Sud sviluppò e cambiò le esperienze politiche mutuate dall'esterno? Questo testo, lungi dal rispondere a queste domande assai complesse, vorrebbe cercare di definire i limiti della nostra conoscenza attuale sul tema in questione e presentare le prospettive degli studi, seguendo la traccia di lavori antichi e recenti.