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2009/2010 ; L'ordine stabilito a Yalta e' crollato insieme al Muro di Berlino. Con la fine della guerra fredda l'Urss e' scomparsa, lasciando al suo posto la Russia, ridemensionata al punto da classificarsi nel 2004 in termini PIL a parita' di potere d' aquisto al decimo posto mondiale dopo il Brasile. Le sue spese militari in dollari erano pari a 1/23 di quelle del Pentagono (dati di SIPRI). La fine del Bipolarismo ha inaugurato una nuova configurazione: quella Unipolare, con i soli Stati Uniti definiti come "iperpotenza". Il mondo e' profondamente mutato, e gli equilibri dell'epoca bipolare sono diventati un ricordo del passato. L' indipendenza delle cinque repubbliche centro-asiatiche (Kazakistan, Kirghisistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) e delle tre caucasiche (Armenia, Azerbaigian, Georgia) al seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha comportato un completo sconvolgimento dello spazio geopolitico. E' impossibile non rilevare la straordinaria posizione geopolitica di questi stati. Essi sorgono, infatti, al centro della massa euroasiatica, nel cuore di quella "Terra Centrale" che Halford Mackinder considerava la "chiave" del dominio mondiale, all'incrocio di civiltà millenarie, lungo quella che fu la "Via della seta" e, finalmente, in prossimità del Medio Oriente. I dirigenti di Mosca hanno tardato a valutare in tutta la loro portata i cambiamenti geopolitici del dopo guerra fredda, e in particolare la determinazione di Washington ad approfittare dell'indebolimento dell'influenza russa per rafforzare le sue posizioni strategiche dal Caucaso all'Asia Centrale.La perdita dell'influenza di Mosca e' iniziata con la Perestrojka, mentre si rafforzavano i movimenti nazionalistici. La nascita di stati indipendenti ha fatto cessare qualsiasi forma di controllo diretto, mentre i blocchi legati ai conflitti acceleravano il crollo dei legami economici. La determinazione della Georgia a sganciarsi al più presto dall'influenza russa e' anche il risultato della strumentalizzazione da parte di Mosca dei conflitti locali che, fin dai primi anni '90 sono continuati (Abkasia, Ossezia del Sud). Mosca non appariva come una risorsa per la risoluzione di questi conflitti; al contrario, ha tentato di utilizzarli per i propri fini. E' stato, questo, uno dei principali argomenti avanzati dagli americani nel 1997, al momento della creazione del Guam (Georgia, Ucraina, Azerbaijan, Moldavia). Gli Stati Uniti sono incontestabilmente i maggiori protagonisti della ricomposizione dello spazio post-sovietico, con tutta una gamma di interventi: sia trattati bilaterali di cooperazione economica e militare, sia trattati multilaterali, quali il sostegno dato alla creazione di Guam (Georgia, Ucraina, Azerbaijan, Moldavia). Gli attentati dell'11 settembre 2001 forniscono agli Stati Uniti l'occasione per piazzare le proprie pedine nell'ambito 'antiterrorismo" nel cuore dell'area euroasiatica, al fine di garantire la sicurezza degli accessi alle ricchezze petrolifere del Mar Caspio, (in piena collaborazione militare in particolare nel Uzbekistan, Kirgistan, Georgia, Azerbaijan). In Georgia, strategicamente importante per Washington, sono sorte numerose ONG locali, finanziate e sostenute dalle ONG estere e da organismi internazionali. I finanziamenti vanno a programmi di ogni genere, ma sempre con l'imposizione di un modello unico. La strategia di Washington, finalizzata al duraturo indebolimento della Russia nell'ambito del suo spazio tradizionale, viene completata dalle rivoluzioni politiche: in Georgia alla fine dell 2003, in Ucraina alla fine dell 2004. Da allora la percezione delle minacce per la Russia si e' evoluta sino al punto in cui il potere militare degli USA e della NATO e stato definito come la principale minaccia militare, come affermato da Putin nei suoi discorsi (con la sua affermazione la minaccia missilistica farebbe tornare USA e Russia ai tempi della guerra fredda). Come sappiamo la Sicurezza Energetica e' priorita assoluta, punto cardine dello sviluppo dello Stato. La dipendenza energetica influenza direttamente la capacita' di uno Stato di esercitare il suo potere nel campo della sicurezza. Gli Stati importatori sono particolarmente vulnerabili di fronte alla minaccia di una loro interruzione. Il Petrolio e' protagonista di molte crisi internazionali, ha provocato guerre e alleanze internazionali. La decisione sul trasporto del greggio sui mercati internazionali non solo e' una priorita' assoluta, ma riveste una piu' profonda valenza geopolitica. Molteplici segnali indicano chiaramente la volontà e la determinazione del Cremlino a perseguire un disegno neo-imperiale nelle aree ex-sovietiche dell' "estero vicino". L'essenziale per Putin - Medvedev è mantenere il controllo dell'hard core, ovvero l'unità e centralizzazione dello Stato, la coerenza geo-politica. Oggi ciò che conta per Mosca è rafforzarsi, durare. La scelta unipolare induce le Potenze di rango inferiore ad allearsi tra di esse per contrabilanciare l'egemonia dell'Iperpotenza. La politica di pressione energetica non è una novità: questa, gia' ideata negli anni '90, e'stata perfezionata nell'era Putin, il cui piu' ambizioso sogno e' quello di controllare l'intero sistema di distribuzione regionale del gas in Europa, secondo il principio seguente: chi controlla le pipeline, controlla l'acquirente/buyer – ed, in qualche misura, il Paese produttore di gas. Così, prima tappa del progetto di Vladimir Vladimirovich è l'Europa, dove Mosca ha stabilito stretti e collaudati legami con alcuni governi (Germania, in primis, il gasdotto sottomarino baltico tra Russia e Germania. gasdotto sottomarino posato nel Mar Baltico che permetterà a Gazprom di portare il gas russo in Germania e nel resto dell'Europa nord-occidentale, forse persino in Gran Bretagna.) e compagnie energetiche per organizzare una grande rete di sicurezza e business. La "Sicurezza energetica" è oggi il servizio più importante che Mosca vuole vendere all'Europa. Tuttavia esiste un ostacolo, la cosiddetta "Nuova Europa" di Rumsfeld: tutta la "Nuova frontiera orientale" della UE e della NATO, dai Paesi Baltici a Polonia, Ucraina, Georgia, è percepita da Mosca come ostile: NATO dell'Est. L'incubo per Mosca e anche il "corridoio" Caspio - Azerbajan – Georgia - Mar Nero – Odessa (Ukraina) (già esiste l'oleodotto Odessa – Brody con possibile estensione fino a Danzica, Mar Baltico) per portare il gas centroasiatico direttamente alla "Nuova Europa", bypassando la Russia; in prospettiva fino al terminale di Danzica (Mar Baltico, Polonia), dove è possibile liquefare e mandare il gas via mare agli USA; oppure da Brody avviarlo alla commercializzazione regionale via Ucraina e Polonia. Mosca ha percezione della minaccia: già da tempo compagnie occidentali che operano nel Caspio azero e kazako hanno costruito postazioni sulla costa del Mar Nero per favorire i futuri flussi di idrocarburi centro-asiatici verso occidente. Inoltre l'ingresso nella UE di Romania e Bulgaria ha reso attuali i progetti di "corridoi" per portare il gas azero e turkmeno in Europa via Caspio – Caucaso – Turchia – Europa sud-orientale (per esempio il progetto Nabucco), escludendo Mosca. Infine è operativo l'oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan), che per ora trasporta solo petrolio azero fino alle coste del Mediterraneo orientale, bypassando i Dardanelli e la Russia. In un non lontano domani si potrebbe realizzare una pipeline sottomarina caspica, in grado di portare anche il greggio kazako di Tengiz, Karatchaganak, Kashagan, sottraendolo alla servitù delle pipeline russe. Di conseguenza per l'intero East-West Energy Corridor ci sono alcune preoccupazioni. I conflitti nel Caucaso: tra Armenia e Azerbaijan rigurdante di Nagorno Karabach e in Georgia (Abkazia e Ossetia del Sud) . A partire dal crollo dell'URSS, la Georgia raggiunta l' indipendenza, ha dovuto lottare per proteggere la propria integrità territoriale. A causa dei conflitti con le repubbliche separatiste di Abkhazie e Ossezia del Sud, protrattisi fra il 1990 e il 1993, con particolare violenza nel 1992-1993, Tbilisi aveva perduto de facto la sovranità su due territori anche prima della drammatica svolta del 2008, con il conflitto russo-georgiano e il riconoscimento da parte russa dell'indipendenza delle due regioni. Questa guerra possiamo definirla come lo scontro di interessi Russo-Americani. Inoltre , l'evoluzione in senso filo-atlantista della politica georgiana, soprattutto dopo il 2003, e stata la base del grave inasprimento dei rapporti con la Russia, di cui la Georgia dipende in gran parte per l'approvvigionamento energetico. La questione del conflitto russo-georgiano, il problema della sicurezza energetica, quello dell'allargamento della Nato alla Georgia e i conflitti hanno rappresentato i motivi d'interesse principali per l'Unione Europea e per l'Occidente in genere.Tutti i dossier appaiono, al momento molto delicati a causa dell'importanza dei rapporti fra Europa e Russia. Mosca si è fermamente opposta all'integrazione euro-atlantica della Georgia e ai progetti euro-americani di nuovi gasdotti che dall'area del Caspio utilizzerebbe il corridoio transcaucasico e la Turchia per eludere il territorio russo. Cedere alla richieste russe a lasciare Armenia, Azerbaijan e Georgia nell'orbita russa non è un'opzione per l'Europa. Le nazioni piu influenti dell'UE hanno interesse a favorire un alto grado d'integrazione regionale nel Caucaso meridionale e a fare del Caucaso meridionale una zona di trasmissione virtuosa (politica ed economica) fra l'area euro-atlantica, quella nord euroasiatica dominata da Mosca e quella medio-orientale. Per ottenere tale risultato , gli europei dovrebbero favorire la pacificazione completa del conflitto russo-georgiano e di quello azero-armeno per il Nagorno Karabakh, coinvolgere Turchia, Russia e Stati Uniti in negoziati multi-laterali. Senza tale evoluzione si rischiano anni di alta instabilita in un area sempre piu importante per l'Europa e per le relazioni Internazionali. La classe politica Georgiana cerca di far entrare il paese nella NATO e nell'UE dal 1991. E' vero che la pace e la prosperità sono di cruciale importanza per la stabilita della regione, e per i grandi progetti di East-West Corridor e dell' Europa in generale. Perciò i paesi dell' Europa guardano con grande attenzione tutto ciò che succede e succederà in questo Paese, affidabilita dei sistemi e dei regimi. Nell'aprile del 1991 la Georgia proclama l' indipendenza, è stata il secondo Stato dell' URSS a chiudere con il regime comunista. La vittoria elettorale della coalizione nazionalista Gamsakhurdia avvenuta il 27 maggio del 1991 ha introdotto il sistema elettorale diretto. Gamsakhurdia viene eletto primo Presidente della Georgia dopo il crollo dell'URSS. Le conseguenze dell' eredità post sovietica (fallimento nel rilanciare l'economia, inesperienza nella gestione dello Stato) hanno causato un colpo di Stato militare nel 1992, ed il forte nazionalismo ha provocato l'aggravamento della situazione in Abkasia e Osetia del Sud. Nel tentativo di normalizzare la situazione interna del Paese, nel marzo 1992 venne richiamato Eduard Shevardnadze, affinche si assumesse la responsabilita' di ricoprire la carica provvisoria di Presidente del Consiglio di Stato, grazie ad una delega del consiglio Militare, in attesa dello svolgimento delle nuove elezioni. Nel 1992 diventa Presidente del Parlamento. Nell' agosto del 1995 il Parlamento approva una nuova Costituzione, e Shevardnadze viene eletto secondo Presidente della Georgia. Nel 2002 il suo governo entra in crisi politico-economica. l'ex -Ministro della Giustizia dello stesso Shevardnadze , leader dell Oposizione Mikehil Saakashvili (fortemente filo Americano) ha guidato il popolo contro i brogli delle elezioni, contro il Presidente Shevardnadze, costringendolo alle dimissioni. "Rivoluzione di velluto" o "Rivoluzione delle Rose" cosi è stata chiamata la protesta esplosa. Il 4 gennaio del 2004 Saakashvili e' stato eletto terzo presidente della Georgia. Dopo 3 anni, il suo governo entra in crisi e costringe Saakashvili ad anticipare le elezioni presidenziali al 5 gennaio 2008, e quelle parlamentari nella primavera del 2008. Dopo essere stato eletto con un secondo mandato nel 2008, Shaakashvili e' stato fortemente contestato dall'opposizione e da parte della popolazione Georgiana per i brogli elettorali. Il governo Saakashvili e' entrato in grave crisi, soprattutto dopo la guerra russo-georgiana riguardante all'Ossezia del sud dell' agosto 2008. Nella tesi si pongono varie domande: ci si chiede se le continue turbolenze in Georgia siano conseguenza degli scontri di interessi Geopolitici delle Potenze Esterne oppure l'esito degli scarsi rendimenti politici dei Governi della Georgia. Ci si chiede anche se in questo scenario internazionale, la Georgia potrebbe superare le nuove sfide Geopolitiche. Cosa accadde dopo la caduta dell muro di Berlino in un Paese con una popolazione di circa 4 millioni di abitanti, che si estende per 69.700 km2 , e cosi' strategico per Washington e Mosca? Quali sono le paure e le aspirazione della popolazione? Qual e' il mondo visto da Tbilisi? Quali sono le prospettive e gli scenari futuri? ; XXII Ciclo

The 5 January, 2008 snap poll was the first ever truly competitive presidential election in Georgia. The incumbent, Mikhail Saakashvili, just managed to retain his seat, narrowly avoiding a run-off with the main opposition candidate, Levan Gachechiladze. According to the Central Electoral Commission (CEC) of Georgia, and the exit polls commissioned by government controlled television companies, Saakashvili received between 50.8 and 54 percent of votes, while Gachechiladze stayed below 30 percent. Local and international observers have noted numerous irregularities, but overall they have endorsed the elections as democratic. Opposition parties, however, have been less than convinced in fairness of the results as they have insisted that the current outcome is, indeed, a result of the noted irregularities. The snap presidential poll is a step forward for Georgian democracy, with credible opposition now emerging in the country. Both Saakashvili and the main opposition camps have made some gains. The main set-back for democracy was the suppression of Imedi TV, the only nongovernment controlled nationwide television channel. The January 2008 poll was the culmination of a very tense stand-off between the government and the opposition, which started in September 2007 with shocking revelations from a former defense minister Okruashvili. The stand-off reached its climax on 7 November, 2007, when the special forces of the Ministry of Interior brutally dispersed a mass rally in the center of Tbilisi, and the government imposed the state of emergency, suspending all news broadcast by TV and radio media, and closing down all but a couple television and radio channels. The November 2007 events demonstrated a huge erosion of popular support to once widely admired Georgian President Saakashvili. The latter, who was swept into power by similar mass rallies four years earlier, won his previous poll with more than 90 percent of the vote. The 2003 mass rallies, which was subsequently dubbed as the Rose Revolution, saw the resignation of then President Shevardnadze, followed by the snap January 2004 presidential elections, which Saakashvili won with overwhelming popular support. Since then, U.S.-educated Saakashvili has been billed a revolutionary pro-Western reformer, whose fiery anti-Russian rhetoric has appealed to many in Georgia. To save his regime from a complete isolation and collapse, Saakashvili had no other logical choice but to call for a snap poll, either presidential or parliamentary. He opted for the former, as his National Movement, which currently holds majority of seats in the parliament is even less popular than him, and besides, it was the spring parliamentary elections the organizers of the mass rallies in Tbilisi were calling for in the first place. Saakashvili's gamble has won him a short respite and some credibility, but in the long run he will likely be a lame duck of Georgian politics.

This article describes the mechanisms of formation of political elites that led to their ascension to the highest tier of the power hierarchy in post-Soviet Georgia. In work, in the process of theoretical analysis, drawing on empirical material, thematically describes the mechanisms of formation and recruitment of elites in example 4 of the ruling political elites, mobilized, and consolidated around, Z. Gamsakhurdia, Е. Shevardnadze, М. Saakashvili and nicknamed the "informal leader" of Georgia B. Ivanishvili. These ruling political elites differed from each other in terms of ideological and value orientations defining different paths of a hierarchical ascent to the highest stages of power structures of the modern independent Georgia. This article uses two-level form of analysis. In the first case, attention is paid to theoretical aspects of mechanisms of change of government, such as elections and saturated with elements of the coup, a revolution. In the second case, the focus has shifted to the synthesis of theoretical components and the study of empirical and factual issues of this material. The paper also contains an analysis of the factors that contributed to the formation of counter-elite in opposition to the ruling political elite. Also describes the patterns of political behavior that are counter-elite used to gain power. In the process of climbing the political forces irreconcilable opposition to the highest level of the political hierarchy, they often went beyond the permissible scope of legal and constitutional norms, achieving their political goals revolution and "revolution." In turn, the ruling political elite tried using the levers of power through authoritarian methods and illegal mechanisms of the state machine, in order to preserve themselves as the ruling political elite within the transformed political system ; В данной статье рассмотрены механизмы формирования политических элит, обусловившие восшествие их на высшую ступень властной иерархии в постсоветской Грузии. В труде, в процессе теоретического анализа, проведённого с опорой на эмпирические материалы, тематически описаны механизмы формирования и рекрутирования элит, на примере 4-х правящих политических элит, мобилизованных и консолидированных вокруг З. Гамсахурдия, Э. Шеварнадзе, М. Саакашвили и прозванного «неформальным правителем» Грузии Б. Иванишвили. Эти правящие политические элиты отличались друг от друга с точки зрения идеологических и ценностных ориентиров, определявшая разные пути иерархического восхождения на высшие ступени властных структур современной независимой Грузии. В работе использована двухуровневая форма анализа. В первом случае внимание уделяется теоретическим аспектам механизмов смены власти, таких как выборы и, насыщенная элементами переворота, революция. Во втором случае акцент перенесён на обобщение теоретических компонентов и изучение эмпирико-фактологических вопросов данного материала. В работе также содержится анализ факторов, способствовавших становлению контр-элиты в противовес правящей политической элиты. Также описаны те модели политического поведения, которые контр-элита использовала для захвата власти. В процессе восхождения политических сил непримиримой оппозиции на высшую ступень политической иерархии, они зачастую выходили за допустимые рамки правовых и конституционных норм, добиваясь своих политических целей переворотом и «революцией». В свою очередь, правящая политическая элита всячески старалась, используя властные рычаги с помощью авторитарных методов и незаконных механизмов государственной машины, дабы сохранить за собою статус правящей политической элиты внутри трансформируемой политической системы

The political upheavals of the 2000s caused by the post-authoritarian landslide pushed to fore the problem of nations and nationalism and the question of further development routes. In 2003, President Shevardnadze lost his post: this marked a turning point in Georgia's history, which has since been grossly hyperbolized within Georgia's nationalist discourse. T. Avaliani, for example, has the following to say on this score: "In November 2003, after two civil wars and 12 years of post-Soviet turmoil and suspense, Georgia was the first among the Soviet-successor states to tear down the Iron Curtain of the Russian Empire. The Rose Revolution, which liberated the Georgian people from imperial dictatorship and communist legacy, began building a new, civilized, and democratic state." Today, the revolution is seen as a key event in Georgia's current political history. G. Areshidze, a prominent political scientist, commented on the post-revolutionary situation as follows: the new elites inherited a country with a "quasi-balanced constitutional foundation, legislative power … a business community that the state could not control … and several semi-democratic political parties." In the latter half of the 2000s, therefore, Georgian nationalism remained exposed to pressure from various actors. The Rose Revolution of November 2003 brought to power new political leaders headed by Mikhail Saakashvili who were even more open about their political nationalism than their predecessors and more confirmed Westerners. They believed that the country's future was associated with the European Union and NATO. Scared of Russian nationalism (the revival of which became obvious in the 2000s) the Georgian political elite was determined to move out of the post-Soviet political expanse. It seems that President Saakashvili is a political leader who, having come to power amid political turmoil with democratic slogans, is very much susceptible to radicalization. Such leaders tend to rely not only on slogans, but also on principles stemming from ethnic, rather than civilian, nationalism. Georgian journalist G. Vekua argues that Mikhail Saakashvili, armed with the "policy of Westernization," tried to de-Sovietize Georgian statehood in the most radical way: he was determined to "speed up, harshly and even by force, the emergence of a purely bourgeois state known as a 'nation-state' in political science and sociology." On the other hand, Saakashvili insisted on radical reforms, while the gap between the real situation and the Georgian elite's political plans and ambitions created a crisis and fanned ethnic nationalism. In the 2000s, Georgia was faced with a conflict between two, still half-baked, political institutions—the national (nationalizing) state and civil society; Georgia's fairly shallow democratic potential was exhausted, which pushed the regime closer to authoritarianism amid crisis trends. Belarusian political scientist V. Chernov has offered the following comment on the 2003 political changes: "In Georgia one authoritarian leader replaced another through yet another, this time bloodless, coup they called the Rose Revolution. It turned out to be a coup 'from below' realized by the counter-elite under democratic slogans."

The article studies the process of political transformation of Georgia since the declaration of its independence. The author`s hypothesis is that Georgia's political transformation should lead to the democratization of its political regime, which in this study is seen as a process of departure from the former Soviet practices of the political system. That is, political transformation is a multidimensional process of gradual departure from socialism. The author analyses a number of factors of the political regime change, from the first democratic government of Zviad Gamsakhurdia, which began the process of political transformation of Georgia, the coming to power of Eduard Shevardnadze, and his resignation in a result of mass protests called "colour revolution", leading to the election victory of Mikheil Saakashvili, whose political force, the United National Movement, was replaced by the Georgian Dream. Also, the study examines the features of the political regime in Georgia, examines the process of establishment and development of power relations, and identifies the main trends and links that directly influenced the process of development of the political system since 1991. The aim of the study is to identify the main reasons that hindered the process of democratization of Georgia, contributing to the understanding of the patterns of democratic development of the country's political system. The main methods used are empirical, problemchronological, and case study method. The author concludes that Georgia's political transformation can be characterized by a combination of authoritarian and democratic tendencies. The country's transformation process has not been simple and homogeneous, and the on-going process of democratization in Georgia is the result of the collapse of the Soviet system, which can now be described as an incomplete transition to a consolidated democracy. However, given Georgia's aspirations to become a member of NATO and the European Union, resolving the problem of secessionist regions on the path to building a democratic state is extremely important. ; У статті досліджується процес політичної трансформації Грузії з моменту проголошення її незалежності. Гіпотеза полягає у тому, що політична трансформація Грузії має привести до демократизації її політичного режиму, що розглядається як процес відходу від колишніх радянських практик функціонування політичної системи. Тож, політична трансформація є багатовимірним процесом поступового відходу від соціалізму. Авторка аналізує ряд чинників зміни політичних режимів, від першого демократичного уряду на чолі із Звіадом Гамсахурдією, з якого було розпочато процес політичної трансформації Грузії, приходом до влади Едуарда Шеварднадзе, і його усуненням в результаті масових протестів, які називають «кольоровою революцією» й які привели до перемоги на виборах Міхеіла Саакашвілі, політичну силу якого «Єдиний національний рух» було замінено «Грузинською мрією». Також, у досліджені вивчаються особливості політичного режиму Грузії, розглядається процес встановлення та розвитку владних відносин, визначено основні тенденції та зв'язки, які безпосередньо впливали на процес становлення політичної системи після здобуття незалежності у 1991 році. Метою дослідження є виявлення основних причин, які перешкоджали процесу демократизації Грузії, що сприяє розумінню закономірностей демократичного розвитку політичної системи країни. Основними методами є емпіричний, проблемно-хронологічний, й метод кейс-стаді. У результаті дослідження було зроблено висновок, що політичній трансформації Грузії притаманне поєднання авторитарних та демократичних тенденцій. Трансформаційний процес країни не був простим й однорідним, й започаткований процес демократизації у Грузії є результатом розпаду радянської системи, який наразі можна охарактеризувати як незавершений перехід до консолідованої демократії. Проте, враховуючи прагнення Грузії стати членом НАТО та Європейського Союзу, вирішення проблеми сецесіоністських регіонів на шляху розбудови демократичної держави є найважливішим.

The article studies the process of political transformation of Georgia since the declaration of its independence. The author`s hypothesis is that Georgia's political transformation should lead to the democratization of its political regime, which in this study is seen as a process of departure from the former Soviet practices of the political system. That is, political transformation is a multidimensional process of gradual departure from socialism. The author analyses a number of factors of the political regime change, from the first democratic government of Zviad Gamsakhurdia, which began the process of political transformation of Georgia, the coming to power of Eduard Shevardnadze, and his resignation in a result of mass protests called "colour revolution", leading to the election victory of Mikheil Saakashvili, whose political force, the United National Movement, was replaced by the Georgian Dream. Also, the study examines the features of the political regime in Georgia, examines the process of establishment and development of power relations, and identifies the main trends and links that directly influenced the process of development of the political system since 1991. The aim of the study is to identify the main reasons that hindered the process of democratization of Georgia, contributing to the understanding of the patterns of democratic development of the country's political system. The main methods used are empirical, problemchronological, and case study method. The author concludes that Georgia's political transformation can be characterized by a combination of authoritarian and democratic tendencies. The country's transformation process has not been simple and homogeneous, and the on-going process of democratization in Georgia is the result of the collapse of the Soviet system, which can now be described as an incomplete transition to a consolidated democracy. However, given Georgia's aspirations to become a member of NATO and the European Union, resolving the problem of secessionist regions on the path to building a democratic state is extremely important. ; У статті досліджується процес політичної трансформації Грузії з моменту проголошення її незалежності. Гіпотеза полягає у тому, що політична трансформація Грузії має привести до демократизації її політичного режиму, що розглядається як процес відходу від колишніх радянських практик функціонування політичної системи. Тож, політична трансформація є багатовимірним процесом поступового відходу від соціалізму. Авторка аналізує ряд чинників зміни політичних режимів, від першого демократичного уряду на чолі із Звіадом Гамсахурдією, з якого було розпочато процес політичної трансформації Грузії, приходом до влади Едуарда Шеварднадзе, і його усуненням в результаті масових протестів, які називають «кольоровою революцією» й які привели до перемоги на виборах Міхеіла Саакашвілі, політичну силу якого «Єдиний національний рух» було замінено «Грузинською мрією». Також, у досліджені вивчаються особливості політичного режиму Грузії, розглядається процес встановлення та розвитку владних відносин, визначено основні тенденції та зв'язки, які безпосередньо впливали на процес становлення політичної системи після здобуття незалежності у 1991 році. Метою дослідження є виявлення основних причин, які перешкоджали процесу демократизації Грузії, що сприяє розумінню закономірностей демократичного розвитку політичної системи країни. Основними методами є емпіричний, проблемно-хронологічний, й метод кейс-стаді. У результаті дослідження було зроблено висновок, що політичній трансформації Грузії притаманне поєднання авторитарних та демократичних тенденцій. Трансформаційний процес країни не був простим й однорідним, й започаткований процес демократизації у Грузії є результатом розпаду радянської системи, який наразі можна охарактеризувати як незавершений перехід до консолідованої демократії. Проте, враховуючи прагнення Грузії стати членом НАТО та Європейського Союзу, вирішення проблеми сецесіоністських регіонів на шляху розбудови демократичної держави є найважливішим.