La legislazione antimagnatizia a Firenze
In: Fonti per la storia dell'Italia medievale
In: Antiquitates 36
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In: Fonti per la storia dell'Italia medievale
In: Antiquitates 36
Nella descrizione di Giovanni Villani, Dante appare un onorevole cittadino di antica discendenza la cui condanna all'esilio fu dettata esclusivamente dal suo ruolo nella politica fiorentina. Questo ritratto risulta tuttavia a tratti sorprendente: le biografie e gli studi sul poeta lo hanno infatti descritto come un uomo di mediocri natali e dal peso politico impalpabile. Tra dati storici e ricostruzioni più o meno accurate, la figura di Dante presenta quindi elementi assai contraddittori, capaci di generare più dubbi che certezze. Un'indagine più approfondita della rete sociale nella quale il poeta si mosse negli ultimi anni fiorentini aiuterà a contestualizzarne la vicenda.
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Giovanni Villani describes Dante as a honorable citizen belonging to an ancient and prestigious ancestry. According to his chronicle, Dante's banishment from Florence was exclusively due to his political role in public city life. This portrait is indeed quite surprising: biographies and scholarly literature describe the poet as a man of humble origins and mediocre political influence. Historical facts and scholarly reconstructions thus yield a very conflicting description of Dante. Thanks to an accurate research into Dante's social network during his last years in Florence, the article aims at contextualizing his role in public city life. ; Nella descrizione di Giovanni Villani, Dante appare un onorevole cittadino di antica discendenza la cui condanna all'esilio fu dettata esclusivamente dal suo ruolo nella politica fiorentina. Questo ritratto risulta tuttavia a tratti sorprendente: le biografie e gli studi sul poeta lo hanno infatti descritto come un uomo di mediocri natali e dal peso politico impalpabile. Tra dati storici e ricostruzioni più o meno accurate, la figura di Dante presenta quindi elementi assai contraddittori, capaci di generare più dubbi che certezze. Un'indagine più approfondita della rete sociale nella quale il poeta si mosse negli ultimi anni fiorentini aiuterà a contestualizzarne la vicenda.
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In: I libri di Viella 176
Firenze non è una città come le altre. Da secoli schiere di studiosi ne raccontano le vicende nel tentativo di cogliere i motivi della sua unicità, nata dall'incontro tra genio artistico e ambizioni personali, familiari e politiche. Una fortuna del genere, tuttavia, dipende anche dal fatto che la Firenze tra Duecento e Cinquecento offre un osservatorio privilegiato non solo per la storia d'Italia, ma anche per quella dell'intera Europa. È una storia non scontata e spesso contraddittoria, fatta di feroci lotte di parte, di odi e vendette, ma anche di capacità di ideare ogni volta nuove soluzioni politiche. È una storia di banche e di imprese industriali, di avventure di mercanti e di ricchezza sfacciata, ma pure di solidarietà con i poveri, i malati e gli orfani. È infine una storia di gente spregiudicata e non di rado blasfema, così come di uomini di fede incrollabile e ardente. In questo ribollire di vita la società fiorentina di quei secoli sembra non smettere mai di dire qualcosa a chi vuole capire il mondo, persino quello di oggi. Per questo abbiamo voluto raccontare la Firenze del Medioevo e del Rinascimento. Questo libro non è un nuovo contributo alla ricerca sulla città, né un manuale che affronti sistematicamente le vicende di quei secoli. Nei suoi capitoli abbiamo voluto aprire altrettante finestre sulla vita fiorentina e i suoi diversi aspetti, come una galleria di scene e di punti di vista che permettano di entrare in quel mondo creativo e fecondo nella stagione della sua primavera. Sono capitoli brevi, che lasciano spazio a chi legge: il resto della storia è fuori dalla finestra, nelle vie e nelle piazze di Firenze che ogni lettore, magari con il libro in mano, avrà la fortuna di visitare.
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