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The horse in West African history
Alla fine del sec. XV, gli Europei scopritori dell'Africa occidentale trovarono che il cavallo era impiegato nel Benin e nei vicini paesi yoruba. Poiché non si conosce l'esistenza di antenati selvatici dell'Equus caballus in questa o in alcuna altra zona dell'Africa, si trattava di equini importati. Sulla base di argomenti zoologici, archeologici, storici ed etnologici, il presente articolo intende chiarire tempi e modi di tale introduzione.Il cavallo e anche qui essenzialmente animale da guerra e simbolo di prestigio sociale: il suo arrivo, dall'Africa settentrionale per via del Sahara, è connesso con l'impiego del carro da guerra. L'A. discute brevemente le questioni della iniziale domesticazione equina, dell'uso e della diffusione dei carri ippotrainati, delle singolari raffigurazioni di questi nello stile del «galoppo volante» tipico dell'arte minoico-micenea e presente tra l'altro nelle figurazioni rupestri sahariane; e delle presumibili relazioni commerciali che dovettero indirettamente collegare quest'ultima area, e quella del Mediterraneo occidentale nell'eta del bronzo, con le zone oltre il Sahara. Di qui, secondo l'A., giunse il cavallo nel bacino del Niger, mentre piu deboli sono considerate le possibilita di connessione degli stati dell'Africa occidentale con Kush e Meroe. Se però l'evidenza archeologica suggerisce per tali contatti epoche non posteriori al II millennio a.C., queste appaiono di molto anteriori ai tempi in cui si presume siano sorti in Africa occidentale stati in grado di sfruttare corpi di caval- leria: il piu antico stato locale di cui si abbia notizia, il Ghana, non risale a prima del IV sec. d.C. Fra le ipotesi relative al destino del cavallo in queste zone durante il lungo e oscuro intervallo, l'A. tende a scartare quella di un rinselvatichimento della specie come si sa essere avvenuto in America; egli pensa piuttosto a un uso del cavallo come animale da sacrificio, o a un suo persistente impiego per il traino di carri; meno probabile il suo uso come cavalcatura, prevalso poi in epoca moderna. La piu antica varieta di Equus presente in Africa occidentale sarebbe infatti, secondo l'A., una razza di ponies di piccole dimensioni, poco atta a essere cavalcata; piu tardo sarebbe l'arrivo della piu robusta varieta berbera, di quella araba, di quella dongolana. Comunque impiegato agli inizi, il cavallo contribuì a trasformare in senso militare le ancor piccole comunita dell'area sudanese-guineana viventi di coltivazione e allevamento di tipo «neolitico»; e i contatti trans-sahariani che accompagnarono l'introduzione del nuovo nobile animale dovettero incoraggiare la fondazione dei primi stati della zona.
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The Question of Agency in African Studies
[Italiano]: L'idea e il materiale di questo libro sulla questione dell'agency negli studi africani derivano dal seminario di studi internazionale organizzato dal CeSAC (Centro Studi sull'Africa Contemporanea) dell'Università degli studi di Napoli "L'Orientale", presso la Scuola di Procida per l'Alta Formazione a ottobre 2019. Il tema è stato affrontato da diverse prospettive e approcci disciplinari agli studi africani nelle scienze umane e sociali. La prima parte del volume comprende nove capitoli basati su altrettante ricerche empiriche sul terreno nelle scienze politiche e sociali che affrontano la questione dell'agency attraverso le più svariate sfere di indagine quali migrazioni e studi urbani, pratiche religiose, lavoro informale, élite, analisi delle politiche pubbliche. La seconda parte invece consiste di sei capitoli che riguardano gli studi culturali, di genere e dei media, analizzando la versione culturalmente mediata dell'agency, che si ritrova in particolari pratiche e luoghi, così come negli interventi/azioni (auto)etnografici, teoretici e militanti. Il libro è il prodotto della collaborazione tra l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale" (UNIOR) e la University of Johannesburg (UJ) ed è stato curato da Antonio Pezzano e Daniela Pioppi per il CeSAC-UNIOR e da Varona Sathiyah e Pier Paolo Frassinelli per il Dipartimento di Comunicazione e Media (UJ)./ [English]: The idea and material for this book on the question of agency in African studies came from an international workshop organised by the Centre for Contemporary African Studies (CeSAC), University of Naples "L'Orientale", held at the Scuola di Procida per l'Alta Formazione, in October 2019. The topic was tackled from different perspectives and approaches to African studies in the humanities and social sciences. The first part of the volume collects nine chapters based on nine empirical research in the field of social and political sciences with very diverse spheres of enquiry such as migration and urban studies, religious practices, ...
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La lunga decolonizzazione delle città africane
The political project of decolonization was based on a "total, complete, and absolute substitution" (Fanon) of a system with another, but in the urban geography of Sub-Saharan Africa this process has been long, complex and not without ambiguity. On one hand, we observe a radical discontinuity in place names, in the administrative structure and in the monumental landscape of African cities; on the other, postcolonial urban planning and architecture showed strong continuity with the colonial functionalist model. In recent African urban projects as well, we observe the action of a colonial rationality, based on the removal of existing territories and on the production of standardized and fragmented urban spaces.
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African Age-Set Systems and Political Organization: the Latuka of Southern Sudan
I Latuka, uno dei maggiori e tuttavia meno conosciuti gruppi nilocamitici delle pianure e colline orientali dell'Equatoria (Sudan meri- dionale) vivono in considerevole numero (150.000 - 200.000 anime) organizzati in clan patrilineari e disseminati in alcune dozzine di medi e grossi villaggi. Il presente studio, basato su ricerche dirette condotte in sito nel 1975 dal secondo e piu giovane dei due co-autori, egli stesso un Latuka, ha per oggetto il locale sistema di gradi e classi d'eta, e la relazione di tale sistema alla vita politica della nazione. Un rapido sguardo alla struttura sociale e seguito da un'analisi del concetto di potere e delle attribuzioni di coloro che lo esercitano. I Latuka hanno capi-villaggio, con carica ereditaria in via patrilineare, ma che hanno soprattutto la funzione di guide spirituali; l'autorita effettiva risiede collettivamente nei monyemiji, gli 'adulti' (letter. 'proprietari del villaggio') entro il sistema dei gradi d'eta sui quali incombe la responsabilità per la difesa militate, la sicurezza e il benessere degli abitanti, e ai quali competono le decisioni propriamente politiche. Tale situazione verrebbe a confermare secondo gli Autori la tesi avanzata gia nel 1952 da B. Bernardi, che l'ordinamento a classi d'eta rappresenta la struttura fondamentale nel sistema politico dei Nilo-Camiti.
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Marginality as Human Condition in Doris Lessing's Short Story Collections African Stories and London Observed
Dealing with marginality as an existential condition inherent to humanity, this dissertation aims at demonstrating that this circumstance is a common ground for Doris Lessing's short story characters, specifically in the two collections African Stories (1964) and London Observed (1992). In the first collection, set in Southern Rhodesia, current Zimbabwe and Lessing's homeland until 1949, the theme of marginality is doubly linked to the characters' subjection to the colonial system, a racist and sexist background, but also to the geographical distance between the African colony and the very centre of power, Great Britain. In the attempt of demonstrating that such a marginal condition of individuals is not a context-related feature but rather a common one for humanity as a whole, I have chosen to explore the same theme in a collection which does not share the same geographical and political coordinates: London Observed, set at the very heart of Great Britain, is the ultimate evidence that no matter how characters approach the very centre in geographical and physical terms, they are still relegated to the margins of life.
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Dalla sfera privata a quella pubblica: l'importanza delle donne africane nelle amministrazioni locali
In relazione al peso economico, politico e sociale delle donne in Africa, una migliore considerazione della dimensione di genere nel processo decisionale è necessaria. Un tale sviluppo metterebbe in pratica la volontà politica, più volte affermata nei discorsi ufficiali dei partiti politici, ma finora non sufficientemente attuata, di rafforzare la partecipazione delle donne, affinché ne siano tenute in considerazione esigenze ed aspettative. In questa prospettiva, l'attuazione delle riforme di alcune disposizioni locali e di altre disposizioni legislative, contribuisce alla creazione di un quadro istituzionale per favorire una più equa rappresentanza delle donne negli organi decisionali degli enti locali. Il miglioramento del quadro giuridico e normativo non basta per guidare i cambiamenti auspicati, in quanto vi sono altri fattori sociali e culturali, che accentuano l'emarginazione delle donne e che dovrebbero essere presi in considerazione nello sviluppo delle strategie da attuare. Tali strategie dovrebbero includere: • La formazione, che potrebbe contribuire a ridurre la mancanza delle conoscenze delle regole formali del gioco politico nelle sue varie componenti: tecniche elettorali, contenuti dei mandati elettorali e testi che disciplinano le istituzioni. • Una maggiore diffusione di testi sul decentramento. • Uno sviluppo di pratiche innovative, alcune delle quali sono all'origine di ulteriori progressi per migliorare l'accesso delle donne alle fonti di potere ed alle risorse naturali. Ne sono esempi le convenzioni locali e, ancor più, i sistemi delle quote, che prevedono dei seggi riservati alla rappresentanza femminile. • Il rafforzamento del sostegno alle organizzazioni di donne attive nella promozione delle donne negli organi decisionali. Ciò porterebbe alla creazione di coalizioni volte al miglioramento della partecipazione delle donne in politica. • La stabilizzazione, la continuità e la trasversalità delle istituzioni responsabili dell'integrazione di genere. Infatti, l'instabilità istituzionale ed il confinamento delle questioni relative alle donne in un unico dipartimento, è pregiudizievole per la creazione di qualsiasi politica di sviluppo.
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Cooperazione e reti locali del cibo nelle città africane: il caso di Ouagadougou
I temi dell'agricoltura e dell'alimentazione sono sempre stati centrali all'interno delle pratiche di cooperazione allo sviluppo. Solo negli ultimi anni tuttavia, i progetti di cooperazione hanno iniziato a porre un accento specifico sul tema dell'accesso al cibo nelle città. Lo spostamento di attenzione verso l'alimentazione delle città si colloca in una generale rivalutazione del tema delle politiche urbane del cibo avviata nelle aree ad alto sviluppo economico, ma sempre più importante anche nelle città del Sud globale. Tale nuovo approccio si propone di superare visioni settoriali per costruire strategie complessive che integrino le diverse dimensioni della problematica alimentare (agricola, socio-economica, territoriale). Per questo ha assunto un ruolo di primo piano la riflessione sull'agricoltura urbana e periurbana, sulla ridefinizione dei rapporti città-campagna, e più in generale sulla costruzione di reti locali del cibo. In Africa, i temi delle politiche urbane del cibo e delle reti locali del cibo presentano diversi elementi di interesse, in particolare all'interno del dibattito su sicurezza e sovranità alimentare, ma anche alcune criticità connesse con le dinamiche passate, presenti e future del processo di urbanizzazione nel continente. All'interno di questo quadro, la città di Ouagadougou rappresenta un caso studio interessante non solo perché il Burkina Faso ha sviluppato nel corso dei decenni importanti reti di cooperazione internazionale, ma anche perché l'agricoltura peri-urbana ha trovato in queste aree uno sviluppo significativo, in particolare intorno ai bacini artificiali prossimi alla capitale. A partire dal caso studio di Ouagadougou e da riflessioni più generali sulle politiche urbane del cibo in Africa sub-sahariana, il contributo discute il ruolo dei centri urbani all'interno delle geografie della cooperazione internazionale contemporanea. La rinnovata attenzione intorno alle aree periurbane e alle reti locali del cibo, infatti, non solo ridefinisce i rapporti tra centri urbani e aree rurali, ma trasforma l'esperienza urbana, producendo nuovi modelli di città.
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Impact of Education Expenditure on Economic Growth in West African Countries: Special Attention to the Gambia
This study is conducted to observe the impact of public education expenditure on economic growth in five West African countries namely: The Gambia, Ghana, Niger, Mali, and Senegal. In addition, we generated a study called ECOWAS representing West Africa. In order to advance into the study, we used econometric tools such as Augmented Dickey Fuller test (ADF), Johansson Cointegration Test, Error Correction Model (ECM) and Granger Causality Test Analysis. The target sample consist of panel data collected based on its availability for each selected West African country covering different ranges from 1968 to 2015. The result of the ADF test revealed that some of the variables are individually non-stationary at level but stationary at first difference. The Johansson cointegration test indicated a cointegration relationship between the variables for some countries and ECM coefficients revealed for all the countries indicated an evidence of convergence after short run deviation from equilibrium. The Granger Causality test result suggest a unidirectional causality that run from Government Education Expenditure (Edu) to Gross Domestic Product (GDP) for ECOWAS and the reverse is true for Ghana and Mali. There is no causal direction revealed between the variables for The Gambia, Niger and Senegal. However, the study concluded that Education Expenditure has significant long run and short run impact on economic growth in West Africa.
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Le politiche urbane del cibo come terreno di cooperazione internazionale: il caso delle città africane
Il contributo affronta il tema delle politiche urbane del cibo con particolare riferimento alle città dell'Africa sub-sahariana. Le politiche urbane del cibo sono azioni istituzionali di crescente importanza volte a costruire sistemi agro-alimentari più sostenibili nelle città contemporanee, attraverso strategie intersettoriali (pianificazione urbana, tutela ambientale, gestione delle acque e dei rifiuti, trasporti, educazione, salute e politiche del cibo). Il dibattito si è sviluppato in prima istanza nelle città del Nord del mondo, ma si è poi allargato alla scala globale ed è stato recepito, seppure parzialmente, anche nella Nuova Agenda Urbana approvata dalle Nazioni Unite nel 2016. In questo contesto, le città africane costituiscono un caso di particolare interesse perché le caratteristiche quantitative e qualitative del processo di urbanizzazione in Africa pongono sfide inedite sia in termini di pianificazione urbana che per quanto concerne la sicurezza e la sovranità alimentare. La costruzione di politiche del cibo nelle città africane contribuisce dunque a ridefinire l'idea stessa di città e del rapporto tra aree urbane e rurali. Un elemento di particolare interesse all'interno di questo quadro è costituito dai partenariati internazionali che si stanno sviluppando nel settore delle politiche urbane del cibo. Il contributo pertanto, dopo una panoramica delle politiche sviluppate nelle singole città africane, pone l'accento sulle esperienze di cooperazione internazionale, con particolare attenzione al recente Patto di Milano quale quadro di riferimento per la costruzione di partenariati territoriali in ambito agro-alimentare. L'analisi si concentra sul caso italiano, analizzando partenariati già in atto con città africane e valutando possibili sviluppi futuri in relazione alle strategie governative di cooperazione allo sviluppo. In conclusione, vengono identificati una serie di temi chiave (accesso e gestione della terra, cambiamento climatico, agricoltura urbana e periurbana, gestione dei rifiuti) al fine di mettere a confronto i diversi casi analizzati e porre in evidenza specificità ed elementi comuni.
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LA POSIZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI REGIONALI AFRICANE E DEGLI STATI AFRICANI NEI CONFRONTI DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
African States have been the first supporters of the ICC and are the most numerous group among the ICC Member States. Nevertheless, in recent years, the African Union (AU) and numerous African States perceive the ICC as an instrument of a new form of colonialism of the main Powers, which encroach African States sovereignty through the ICC judicial activities. After the indictment of former Sudanese President Al Bashir, the AU urged the UN Security Council to defer the ICC proceedings as it impedes efforts to secure a lasting peace in that country; it decided that its Member States shall not comply with the Al Bashir arrest warrant, and developed a strategy for "collective withdrawal". Given this backdrop, the paper first connects of this ICC's "crisis" to the general crisis of multilateralism Then it focuses on the "positive" effects of the African criticism on the development of the ICC most recent judicial activities. It also analyses whether the mentioned Africa Union/African States' criticism is an effort to claim their own role in managing African affairs and African crimes, and to become a more fundamental part of international politics and institutions. Finally, it ascertains whether the principle of "positive complementarity" may become a useful tool to solve the conflict between the ICC and African States.
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La lunga ombra dell'orientalismo tra studi africani e studi berberi in Italia ; : Orientalism, African Studies and Berber Studies in Italy
International audience ; Present Italian studies on Africa go beyond regional and disciplinary divides of the past. The trend is towards a positive transgression of previous boundaries, and scholars have shifted attention from the disciplinary approach to the transdisciplinaryand inter-disciplinary research. However, elements and trends of the past still influence the relationship between Berber literary studies and African literary studies in Italy. This paper offers a first reflection on the long-term relationships between Africanist studies and studies on Berber literature by taking into account conjunctures and disjunctures in the complex construction of the geographical and cultural notions of (and divide between) 'Africa' and 'North Africa'.The aim is to understand specificity and continuity of the relationship betweenBerber studies and Africanist studies in Italy when compared to international studies.Looking at the Italian studies of Berber literature, one finds a strong influence of the linguistic and philological approaches. Moreover, one recognizes the tendency of the studies to look 'East' rather than 'South' in establishing their cultural and political framework of reference. On the other hand, studies that give attention to new developments in Berber written literature spring usually from African 'post-colonial' literary studies. However, the situation is also evolving in the specific field of Italian Berber studies.
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La lunga ombra dell'orientalismo tra studi africani e studi berberi in Italia ; : Orientalism, African Studies and Berber Studies in Italy
International audience ; Present Italian studies on Africa go beyond regional and disciplinary divides of the past. The trend is towards a positive transgression of previous boundaries, and scholars have shifted attention from the disciplinary approach to the transdisciplinaryand inter-disciplinary research. However, elements and trends of the past still influence the relationship between Berber literary studies and African literary studies in Italy. This paper offers a first reflection on the long-term relationships between Africanist studies and studies on Berber literature by taking into account conjunctures and disjunctures in the complex construction of the geographical and cultural notions of (and divide between) 'Africa' and 'North Africa'.The aim is to understand specificity and continuity of the relationship betweenBerber studies and Africanist studies in Italy when compared to international studies.Looking at the Italian studies of Berber literature, one finds a strong influence of the linguistic and philological approaches. Moreover, one recognizes the tendency of the studies to look 'East' rather than 'South' in establishing their cultural and political framework of reference. On the other hand, studies that give attention to new developments in Berber written literature spring usually from African 'post-colonial' literary studies. However, the situation is also evolving in the specific field of Italian Berber studies.
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Ex Africa ad Danubium: Africans in Moesia Inferior (I-III century A.D.) ; Ex Africa ad Danubium: Africani in Moesia Inferior (I-III secolo d.C.)
The epigraphical evidence of Moesia Inferior suggests the presence of several Africans during the I-III centuries A.D.: they are mostly soldiers and military officers, but after the middle of second century A.D., with an increase in the Severan age, the Africans play a leading role in provincial administration. ; La documentazione epigrafica della Moesia Inferior suggerisce la diffusione di elementi africani tra I e III secolo d.C.: si tratta perlopiù di militari ma, a partire dalla seconda metà del II secolo d.C. e con una massima concentrazione nell'età dei Severi, gli Africani rivestono ruoli di primo piano anche nell'apparato amministrativo nella provincia.
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