Nella relazione viene presentata la rivista satirica di destra «Marc'Aurelio (Roma, 1931-1958), secondandone la storia, anche formale, e focalizzandosi su alcuni dei filoni tematici più ricorrenti, quali l'antisnobismo e la satira delle donne. Fin dai primi tempi la storia della rivista è caratterizzata da ingerenze da parte del fascismo, che non la vide di buon occhio e su cui cercò di vigilare; nonostante questo, nei primi anni la rivista appare comunque caratterizzata da una certa vis polemica, che si appuntava ed esprimeva al meglio nelle campagne social-popolari, che ebbero una grande presa sui lettori e che contribuirono in modo determinante al successo della rivista. A queste campagne si sarebbero poi sempre più sovrapposte, nel corso degli anni Trenta, quelle ufficiali, soprattutto quando il «Marc'Aurelio» fu sottoposto al vaglio di un revisore e si trovò a dover recepire, come la stampa coeva, le cosiddette note di servizio o veline (contro la donna-crisi; a favore della natalità, della lingua italiana, del "lei", della razza sana ecc.). Negli anni a cavallo fra i Trenta e i Quaranta il tono delle battute si fa greve, sia sul fronte interno, per cui aumentano le battute sul degrado morale, sia sul fronte estero, per cui si abbraccia la polemica filogovernativa di avversione agli Alleati. Dopo la sospensione del '43 la rivista tornerà con la sua satira consueta e un po' volgarotta, quando l'equilibrio instabile fra satira di costume e satira politica appare però definitivamente sbilanciato in favore di quest'ultima. La relazione si sofferma infine sui temi più frequenti o pregnanti legati alla politica, estera e interna, e all'ideologia del tempo, ma anche alla società, alla cultura e al costume del'epoca (sport, mass media, ridicolizzazione della cultura "alta"), con un'attenzione specifica alla greve satira misogina profusa dalla rivista.
L'esplosione della televisione privata avvenuta nei primi anni'80 ha ridisegnato il rapporto tra politica e media, permettendo una rapida mediatizzazione del panorama politico e delle modalità comunicative delle istituzioni, leader, partiti e candidati. È così che l'Italia ha iniziato l'iter di popolarizzazione della politica; nel prima parte del mio lavoro mi occuperò di tracciare le linea guida del processo di popolarizzazione della politica, definita da Ilvio Diamanti come ‹‹la trasformazione del sistema politico e della comunicazione politica verso forme di spettacolarizzazione e personalizzazione, di cui i media sono i motori, ma di cui i politici sono attori entusiasti›› (2009, p. 7). Con la personalizzazione il politico si è adeguato ai registri comunicativi dei mass media per la visibilità, l'azione, il look, l'immagine in modo da generare una rivalità non più tra politici ma tra personaggi, mentre con la spettacolarizzazione si assiste all'affermazione della logica della politica-spettacolo in cui il politico è alla ricerca di luoghi gratificanti in termini di audience e di popolarità, come talk show di intrattenimento e alla cura della propria immagine; fatti e personaggi, storie e parole, che appartengono al territorio della politica, diventano grazie ai media realtà familiari, oggetti di curiosità e interesse, argomenti di discussione, fonti anche di divertimento. Tale mediatizzazione della politica può essere spiegata attraverso tre neologismi, infotainment, ossia quando l'informazione vuole intrattenere, essere piacevole e quando i programmi di intrattenimento si interessano a fatti e personaggi della politica, le soft news che fanno riferimento a notizie raccontate in modo sensazionalistico e sottoforma di pettegolezzo e infine il politainment, forma nuova di comunicazione politica che sottolinea l'unione della politica e dell' intrattenimento che sfocia in spettacolarizzazione dell'informazione, presentandosi con due sfumature di significato, ossia politica divertente e intrattenimento politico. Personalizzazione e spettacolarizzazione della politica da un lato e soft news, infotainment, politaiment dall'altro, hanno favorito lo sviluppo della satira, tanto sui giornali, quanto in Tv e attualmente soprattutto sul Web; nella seconda parte del mio lavoro mi dedicherò proprio alla satira politica, al suo scopo e ai suoi linguaggi e come essa conviva tra nuovi e vecchi media attraverso un continuo remix di contenuti che va dalla televisione al Web e dal Web alla televisione, dando vita ad una nuova forma di cultura partecipativa. Nell'ultima parte del mia indagine svolgerò un' analisi empirica dello show televisivo satirico "Gazebo", che racconta in chiave ironica le vicende politiche italiane e in cui si assiste all'ibridazione dei media, dove il flusso informativo nasce in un contesto (es. i socialnetwork), in questo caso la piattaforma Twitter , per poi svilupparsi in un altro, la televisione, ed essere un 4 occasione di dibattito pubblico, di scoperta di nuova informazione, di scambi di battute satiriche etc, in cui i protagonisti oltre ad essere i politici, che scrivono costantemente sui social network, una nuova frontiera di cui non riescono più a farne a meno, diventano anche gli utenti, autori di commenti ironici sul web ai danni dei politici. La mia indagine e analisi ha l'obiettivo di constatare se effettivamente la satira politica, alimentata dalla trasformazione della comunicazione politica in "chiave pop", possa essere considerata una nuova forma di partecipazione politica e possa essere un'occasione di democraticità in un sistema ibrido mediale.
L'odierna globalizzazione presuppone la necessità, ed ovviamente la capacità, di adeguarsi a questa nuova condizione, tanto più se ci si ripropone di operarvi in termini economici ma anche culturali, sociali, istituzionali in un contesto internazionale. L'elaborazione prima e l'attuazione poi di una adeguata strategia di rapporti con l'estero sono processi necessari ed indispensabili per inserire e consolidare le attività istituzionali ed imprenditoriali appartenenti ad un territorio all'interno del mercato globale. Ne deriva l'esigenza di nuove politiche in due ambiti specifici di sviluppo: il primo riguardante l'impresa, il secondo il livello del territorio di riferimento; ma anche la presenza nei due ambiti di soggetti privati e/o pubblici all'altezza del compito ed in grado di fare sistema. Se in un passato anche recente questi processi hanno interessato sostanzialmente le relazioni economiche, la diplomazia, il ricorso alle risorse militari, oggi dobbiamo prendere atto della nuova strategicità di una quarta dimensione, quella relativa all'informazione ed alla comunicazione, alle immagini ed alle percezioni ed alle rappresentazioni, alla radio ed alle televisioni ed ai mass media in generale. La comunicazione del territorio costituisce cioè una delle principali, se non la principale componente degli odierni programmi di marketing territoriale. Anche nel piccolo Friuli Venezia Giulia per perseguire tale obiettivo i soggetti istituzionalmente preposti, pubblici e privati, attuano complesse strategie promozionali: programmi di scambio di conoscenze, campagne di informazione e comunicazione, missioni, accoglienza di delegazioni estere, incontri tra nuove imprese e potenziali investitori, fiere ed eventi espositivi, congressi, seminari e workshop; stipulano accordi di programma, protocolli d'intesa e convenzioni; definiscono i necessari strumenti finanziari. Una complessità di interventi a monte della quale vengono individuati alcuni elementi utili a descrivere le relazioni causali nelle politiche di internazionalizzazione regionale: elementi economici di carattere internazionale, elementi di interferenza culturale ed etica con il resto del mondo, gli asset economici, sociali e istituzionali per l'internazionalizzazione; e, parallelamente, vengono analizzati i soggetti istituzionali coinvolti direttamente nelle politiche di internazionalizzazione della regione Friuli Venezia Giulia così individuate: gli enti territoriali, gli enti pubblici economici, gli enti universitari e di ricerca.
International audience ; A partir des années 1990, quand le phénomène migratoire a commencé à se rendre visible dans les classes des écoles italiens, la littérature sur l'éducation à l'interculturalité destinée aux enfants s'est multipliées. Dans ce travail on a cherché de mettre en évidence comme ce genre de production reflète un certain type de projet sociale et politique, basé sur le paradigme de la différence. Ce paradigme dominante ne prend pas en considération les similitudes entre les individus, pour privilégier une mise en scène de la diversité qui utilise les images stéréotypé des lieux comme son scenario. En autre, la logique cartographique du monde-mosaïque permet d'intérioriser cette vision du monde et de naturaliser l'idée de l'existence d'une homogénéité intérieure à chaque culture. ; Una volta ho detto in pubblico che le razze sono come i sette nani: ci si può credere, specie nell'infanzia, ma poi crescendo si capisce che non esistono. Ho esagerato? Lo ammetto, ho esagerato, ma nel senso che facevo torto ai sette nani. Non c'è dubbio: i sette nani sono sette e si chiamano Brontolo, Pisolo, Gongolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo e Dotto. In termini filosofici sono oggetti finzionali, hanno un nome a cui non corrisponde un referente. Le razze, invece, […] non arrivano a soddisfare questa condizione: non hanno né un referente, né un nome coerente; non hanno neanche un numero. Perciò il loro status ontologico, con tante scuse a Brontolo, è inferiore a quello dei sette nani (Guido Barbujani 2007, p. 146-147) Recenti episodi di cronaca che hanno coinvolto cittadin* italian* e migranti, hanno portato i mass media italiani e l " opinione pubblica in generale ad interrogarsi su di un tema passato finora inosservato: quello de* cosiddett* 'immigrat* di seconda generazione'. In un " inchiesta apparsa su Repubblica intitolata " Noi, stranieri a casa nostra " (26 settembre 2008, p. 41-43), Gad Lerner e Fabrizio Ravelli hanno analizzato la questione de* figli/e de* migranti, mettendo in evidenza le contraddizioni ...
International audience ; A partir des années 1990, quand le phénomène migratoire a commencé à se rendre visible dans les classes des écoles italiens, la littérature sur l'éducation à l'interculturalité destinée aux enfants s'est multipliées. Dans ce travail on a cherché de mettre en évidence comme ce genre de production reflète un certain type de projet sociale et politique, basé sur le paradigme de la différence. Ce paradigme dominante ne prend pas en considération les similitudes entre les individus, pour privilégier une mise en scène de la diversité qui utilise les images stéréotypé des lieux comme son scenario. En autre, la logique cartographique du monde-mosaïque permet d'intérioriser cette vision du monde et de naturaliser l'idée de l'existence d'une homogénéité intérieure à chaque culture. ; Una volta ho detto in pubblico che le razze sono come i sette nani: ci si può credere, specie nell'infanzia, ma poi crescendo si capisce che non esistono. Ho esagerato? Lo ammetto, ho esagerato, ma nel senso che facevo torto ai sette nani. Non c'è dubbio: i sette nani sono sette e si chiamano Brontolo, Pisolo, Gongolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo e Dotto. In termini filosofici sono oggetti finzionali, hanno un nome a cui non corrisponde un referente. Le razze, invece, […] non arrivano a soddisfare questa condizione: non hanno né un referente, né un nome coerente; non hanno neanche un numero. Perciò il loro status ontologico, con tante scuse a Brontolo, è inferiore a quello dei sette nani (Guido Barbujani 2007, p. 146-147) Recenti episodi di cronaca che hanno coinvolto cittadin* italian* e migranti, hanno portato i mass media italiani e l " opinione pubblica in generale ad interrogarsi su di un tema passato finora inosservato: quello de* cosiddett* 'immigrat* di seconda generazione'. In un " inchiesta apparsa su Repubblica intitolata " Noi, stranieri a casa nostra " (26 settembre 2008, p. 41-43), Gad Lerner e Fabrizio Ravelli hanno analizzato la questione de* figli/e de* migranti, mettendo in evidenza le contraddizioni ...
In questo lavoro è illustrato il Movimento per la Vita italiano, la sua nascita, i suoi obiettivi e la sua organizzazione sul territorio toscano. Nello studio del Movimento, descritta la metodologia da seguire per lo studio dei gruppi sociali e un breve excursus sulle principali teorie dei movimenti sociali, specificando che, il political process model e il resource model approach sono le teorie chiave che sono state seguite nell'analisi del movimento antiabortista. Nella prima parte sono stati presentati i vari aspetti del movimento sociale, importanti nella comprensione del fenomeno come il concetto di solidarietà, punto focale di tali movimenti, le relazioni con élites, burocrazia pubblica e il ruolo fondamentale dei mass media. Nel dettaglio, è stato illustrato lo statuto del Movimento per la Vita e gli aspetti generali e fondamentali dell'associazionismo, i suoi organi, i suoi scopi e le modalità con cui vengono coordinate le varie attività dei centri a livello provinciale e regionale. Sono state illustrate le motivazioni del suo nascere, le sue attuali battaglie e il ruolo e atteggiamento della regione Toscana nei confronti della legislazione italiana nell'ambito sanitario. Sono stati raccolti molti episodi del suo attivismo sul territorio e spiegate le sue relazioni con le maggiori élites politiche e religiose. E' stata analizzata la legislazione italiana in fatto di aborto e le conseguenze della sua non precisa attuazione, facendo perno sulla non chiara interpretazione del testo legislativo. E' stata esaminata la leadership di Carlo Casini e l'affermazione del Movimento a livello europeo. La seconda parte di questo studio è dedicata ad un'indagine più diretta del Movimento per la Vita in Toscana e dei suoi Centri Aiuto alla Vita sparsi nelle città toscane. In particolare sono state analizzate le realtà in città come Pisa e Firenze, con le differenti organizzazioni dei centri e il loro rapporto con l'amministrazione comunale di tradizione di centrosinistra. Successivamente sono state analizzate Lucca e Prato, città molto simili in quanto presente un'autorità ecclesiastica forte e una cittadinanza molto sensibile ai dettami cattolici. L'attenzione è stata rivolta alle differenze nell'organizzazione dei centri, le motivazioni personali degli attivisti/volontari, le loro credenze e interessi che spingono all'attivismo, il valore che danno alla Legge 194, considerazioni sull'obiezione di coscienza e i reali rapporti con il Movimento stesso, a livello regionale e nazionale.
La presente ricerca si pone l'obiettivo primario di definire ciò che sempre più viene a configurarsi come un fenomeno caratterizzante e strutturale della società italiana: l'immigrazione. I capitoli uno e due hanno l'obiettivo di favorire il lettore nella comprensione del fenomeno migratorio sia dal punto di vista legislativo che da quello storico. Nel capitolo uno si analizzano le varie politiche migratorie che si sono susseguite nel corso della storia italiana dall'Unità d'Italia ai giorni nostri, interrogandosi su quali siano state le ricadute sociali e culturali delle strategie politiche perseguite. Nel capitolo due viene illustrato il rapporto che si è instaurato negli ultimi quarant'anni tra i media e il fenomeno migratorio, prestando particolare attenzione alle chiavi interpretative utilizzate e le sinergie che si sono create tra media e mondo politico. Il terzo ed ultimo capitolo è dedicato all'analisi empirica della questione migratoria. In particolare si è cercato di indagare quanto il clima politico sia capace di influenzare le modalità di presentazione della notizia, ma soprattutto quanto la percezione di pericolo e la ricorrenza dei temi riguardanti la devianza e la sicurezza pubblica seguano le logiche di governo. A tal fine si è scelto di limitare il campo d'indagine ai bienni 2001-2002 (governo Berlusconi II); 2006-2007 (governo Prodi II); 2008-2009 (governo Berlusconi IV) e 2011-2012 (governo Monti) attraverso l'analisi di articoli pubblicati sul quotidiano "La Repubblica", la stampa infatti, rappresenta all'interno di questa indagine lo strumento prescelto, dato che si configura come una fonte preziosa di informazioni. Tali articoli sono stati analizzati attraverso l'uso di un Codebook sviluppato sulla base del Merci Codebook, utilizzato nella ricerca Mobilization on Ethnic Relations, Citizenship and Immigration e successivamente rielaborati attraverso il programma statistico Spss (statistical package for the social sciences). All'interno della presente ricerca vengono messi in evidenza i picchi di attenzione registrati dal tema dell'immigrazione, gli attori principali e le forme di azione utilizzate, suddivise in azioni convenzionali (comunicati stampa, incontri con la comunità e dichiarazioni pubbliche), azioni non convenzionali, in cui troviamo il teatro di strada, il blocco del traffico, i sit-in e azioni violente, che comprendono atti estremi quali, atti autolesionisti, pestaggi, tentavi di suicidio ecc; infine viene analizzata la posizione degli attori nei confronti delle minoranze. I bienni 2001-2002 vedono la prevalenza di posizioni contrarie e di azioni rivolte contro le minoranze,così come gli anni 2006-2007 e 2008-2009. Al contrario il biennio 2011-2012 vede prevalere le posizioni favorevoli e diminuire le azioni rivolte verso gli immigrati. Questo quadro rispecchia perfettamente le politiche migratorie perseguite dai governi italiani negli ultimi dodici anni. La "stereotipizzazione" dell'immigrato sembra aver seguito andamenti altalenanti che caratterizzano l'umore del paese su questo tema e la percezione di pericolo e la ricorrenza dei temi riguardanti la devianza e la sicurezza pubblica hanno seguito le logiche dei diversi governi al potere, che attraverso le proprie politiche migratorie hanno influenzato la presentazione delle notizie da parte dei mass-media, ma soprattutto hanno guidato l'opinione pubblica e la visione del fenomeno migratorio. Il ruolo giocato dalla politica e dai media appare, quindi, negativo per gli immigrati, va al di là della legislazione che li riguarda, finendo per interessare l'intera narrazione che si è venuta a formare intorno al tema e fornendo non solo un ritratto a senso unico, ma anche ad unica voce.
Sul Movimento 5 Stelle e il fenomeno del populismo in Italia (e ovunque si osservi tale fenomeno), oggi si dibatte con teorie e riflessioni, che ancora mancano di un pensiero o di una teoria condivisi dagli studiosi, che pure, con rigore scientifico hanno prodotto un lungo elenco di lavori. Il presente studio parte con l'analizzare tali lavori e le varie linee di sviluppo e di interpretazione del populismo e del Movimento 5 Stelle in particolare, sia sul piano sociale che politico, in Italia come nel resto dell'Europa e in relazione con altri movimenti populisti. Tanto, al fine di rispondere alle finalità della tesi: Il Movimento 5 Stelle e la prospettiva in Europa e in Italia. Un partito populista? Vale a dire, il M5S è un movimento, un partito o un partito movimento populista? Per rispondere alla domanda delle ricerca, il problema è stato specificamente sviluppato attraverso la lettura critica dei più noti teorici del populismo (Taguieff in testa) e con l'elaborazione di un profilo storico del populismo in Europa e in Italia dal dopoguerra ad oggi, tenendo conto della percezione sociale degli altri partiti populisti dalla fine del '900 italiano ad oggi (Forza Italia e Lega Nord). Il nucleo centrale della tesi svolge invece la ricerca sul Movimento 5 Stelle come ultimo modello composito di movimento populista e la sua trasformazione in un movimento politico, praticamente si può dire in un partito, pur avendo rigettato simile termine, sia B. Grillo che i suoi seguaci. Del Movimento, in particolare sono stati trattati i suoi tre punti specifici: a) la nascita e i teorici del Movimento pentastellato; b) il suo Programma socio-politico e l'imprevedibile sua diffusione attraverso mass-media e social-network; c) le proposte e i provvedimenti normativi presentati dai parlamentari del Movimento all'interno degli ultimi Governi, da cui si evince una fertile attività politica e, a volte, una condivisione di intenti. A dare supporto alla ricerca, sono stati non solo lo studio dei testi pubblicati su tale argomento, ma anche il materiale sul web, considerati l'evoluzione e i mutamenti continui all'interno del movimento populista pentastellato. Un giusto spazio è stato dato anche all'analisi del Movimento 5 Stelle e le sue relazioni con la politica dell'Europa Unita. Infine, sono stati studiati gli eventi elettorali del Movimento e il perché della fortuna elettorale di tale movimento-partito, pur con le sue tante contraddizioni, sia interne che nei confronti dei partiti tradizionali e si è visto che tanto è dovuto anche al fatto che agli elettori piace l'idea di una democrazia diretta possibile, che poi ha favorito il successo elettorale del suo partito-movimento I risultati raggiunti da questo lavoro costituiscono lo sforzo di tenere sempre alta l'attenzione ai mutamenti e agli eventi continui, che in questo ultimo decennio hanno caratterizzato il crescere del successo socio-politico del Movimento 5 Stelle. Successo dovuto soprattutto alla lunga ed estenuante crisi, nazionale e globale, al malcontento per l'operato dei governi tradizionali degli ultimi vent'anni, alla disoccupazione giovanile, alla corruzione dilagante nei luoghi del potere e della Pubblica Amministrazione e altro. In pratica, il processo da movimento populista a movimento-partito populista lo si deve al fatto che il M5S si è presentato al popolo degli elettori come una specie di partito antisistema, schierato né a destra né a sinistra, ma esclusivamente dalla parte del popolo. Questo lo si è visto nella frattura apertasi nell'ultimo decennio tra il popolo e le diverse élite del potere e, quindi, nella percezione sociale della distanza tra il popolo e il sistema politico che lo governa. Infatti, la prima caratteristica della fortuna del M5S è data dalla crisi della fiducia dei cittadini nei confronti della democrazia rappresentativa, da cui è nata quella specie di movimento di diserzione civica, cioè l'astensionismo elettorale e la ribellione nei confronti dei politici in carica, ritenuti incapaci di portare a soluzione i problemi del Paese. Oggi, rimane il fatto che il M5S ha saputo sfruttare i problemi e le inquietudini scaturiti dalla crisi global e nazionale sul piano socio-economico-finanziario. Si è verificato anche come a sostenere tutto l'impianto pentastellato, vi siano i tanti volti dei social network e dei mass media, i quali hanno comunque fatto passare universalmente il concetto di populismo come frattura fra il popolo e le élite del potere, dando spazio a una crescente distanza di pensiero fra sistema politico imperante e popolo. E ancora più precisamente, come dice Taguieff, in tutte le retoriche populiste di oggi, il popolo viene trasfigurato, assegnandogli il ruolo privilegiato della vittima. L'ultima riflessione di questa tesi è legata a una duplice questione: il populismo (e quindi anche il M5S) sarà generatore di crisi delle democrazie costituite o esso ha un destino strettamente legato a quello dei regimi democratici? Questo lavoro non piò certo dare una risposta esaustiva a un interrogativo così grande; tuttavia, nel suo processo di evoluzione potrebbe anche essere che il fenomeno dei populismi possa dare una svolta positiva ai regimi democratici dell'oggi, per non far morire il grande progetto di un'Europa Unita, che pure deve garantire il benessere e le tante diversità nazionali, purchè tali diversità non diventino pericolosi nazionalismi. Il populismo oggettivamente rimane, comunque, l'identificatore di una tendenza della realtà socio-politica di questo momento della storia europea oltre che italiana.
La presente ricerca analizza l'impatto degli opinion leader del web (wangluo yijian lingxiu) sulla formazione dell'opinione pubblica in Cina e descrive il modo in cui il loro operato influenza la società contemporanea. Con l'importanza accordata dal governo al settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), e in particolare con l'avvento dei nuovi media e di internet nel 1994, sia le forme che i contenuti della comunicazione di temi politici e sociali nella Repubblica popolare cinese si sono trasformati radicalmente, agevolando in talune circostanze una maggiore partecipazione della popolazione al discorso pubblico nazionale. È in questo mutato contesto tecnologico, e più precisamente nello spazio astratto che intercorre tra i media tradizionali e le masse, che si colloca la figura dell'opinion leader online. Tra gli attori più interessanti sulle piattaforme digitali cinesi, giornalisti, autori, intellettuali e imprenditori che fanno parte di questa categoria sono capaci di influenzare l'opinione pubblica in settori differenti, stimolando spesso il dibattito su temi sensibili di natura politica e sociale (mingan huati). Sfruttando la relativa libertà di cui possono godere sulle piattaforme digitali, essi filtrano e interpretano i messaggi ufficiali dei media e li diffondono verso i milioni di utenti che ne seguono l'attività, condizionando il livello di priorità dei temi sull'agenda politica nazionale. Rispetto ai media tradizionali, hanno inoltre una maggiore efficacia poiché al pubblico la loro azione appare trasparente, priva di secondi fini e di conseguenza maggiormente credibile.
Viviamo in una società che fa delle informazioni un caposaldo della quotidianità, tanto da venire definita come una società basata sulla conoscenza. Questo perché le nostre decisioni, a tutti i livelli, vengono prese e attuate in funzione delle informazioni che sono in nostro possesso. Basti pensare alle conseguenze socioeconomiche che può avere una notizia, veicolata sia attraverso i mass media classici che sui social network, come accade per esempio di questi tempi con la disinformazione a livello sanitario sui vaccini contro il covid-19. Quindi dati alterati, dati sbagliati possono provocare un danno. Questo perché le decisioni prese potrebbero essere alterate in maniera non prevedibile. Inoltre, bisogna evidenziare che le perdite di informazioni permettono a qualcun altro di acquisire un vantaggio competitivo e in ambito militare questo vantaggio potrebbe avere anche risultati molto pericolosi. Queste sottrazioni e/o manipolazioni di dati e informazioni avvengono solitamente mediante delle tecniche di hacking, che possono essere suddivise in tecniche di hacking tecnologico e hacking non tecnologico. L'hacking non tecnologico sfrutta quello che universalmente viene riconosciuto come l'anello debole di ogni infrastruttura informatica, ovvero il cosiddetto human factor. La principale tecnica che appunto sfrutta il fattore umano per arrivare al suo obiettivo è definita come Social engineering. Lo scopo di questo elaborato è quello di affrontare il tema sempre più attuale della formazione del personale nell'ambito della sicurezza informatica, ponendo come obiettivo l'aggiornamento dei metodi di formazione ormai inadeguati. Nel presente lavoro non si vuole porre enfasi sulle grandi aziende internazionali. Verrà anzi prediletto quanto più possibile un focus su un ente in particolare della Marina Militare, ovvero l'Accademia Navale di Livorno. Infatti, gli argomenti affrontati saranno i problemi più attuali per quanto riguarda la formazione dei giovani frequentatori dei corsi dell'Istituto in ambito della cyber security. Dal momento che le sedute di poche ore all'anno, mirate a formare l'Ufficiale al consapevole utilizzo dei social media, adottano una metodologia e un approccio inadatti e anacronistici. Proporrò una formazione dei frequentatori mediante l'impiego dei cosiddetti nudges (teorizzati dal premio Nobel Richard Thaler, il cui motto è "Se vuoi che le persone facciano qualcosa, rendi questa cosa semplice") che si possono definire come una tecnica di ingegneria sociale, ovvero l'arte di indurre le persone ad avere un comportamento corretto mediante l'utilizzo di "spinte gentili" piuttosto che imponendo divieti e restrizioni. Strettamente legato al tema dei nudges è anche il discorso del coinvolgimento del personale che in ogni ambiente professionale deve essere un caposaldo dei valori condivisi. Infatti, per essere professionisti è necessario anche sentirsi parte di un nucleo. Ho osservato che spesso il giovane ufficiale in formazione non si sente parte dell'organizzazione e perciò ritiene che il suo contributo sia meramente formale e non sostanziale. Questo porta i frequentatori a sottovalutare minacce di social engineering. In particolar modo spesso, dato che siamo la generazione "social", condividiamo informazioni che potrebbero sembrare banali o addirittura insignificanti, ma come esporrò di seguito non lo sono. Affronterò quindi l'importanza del coinvolgimento del personale dimodoché possa realizzare di poter davvero essere oggetto di un attacco di hacking.
Cet article retrace la perception du Moyen Âge à l'époque contemporaine en mettant en évidence les stéréotypes avec lesquels le Moyen Âge est proposé au grand public. Le but de cet article n'est pas de type philologique, comme celui d'indiquer des « erreurs » d'interprétation, mais plutôt d'essayer de comprendre les attitudes culturelles et idéologiques qui sous-tendent ces « erreurs ». Les sources de l'étude ont été choisies afin de couvrir une zone assez vaste, de la littérature scientifique (par exemple le fameux texte du politologue britannique Hedley Bull, 'La société anarchiste') à la littérature fantastique, des produits des médias traditionnels aux films et aux jeux de rôle. Une attention particulière a été accordée à l'analyse des thèmes liés aux Croisades. A cet égard, on a privilégié quelques films célèbres en essayant de montrer comment les topoi médiévaux peuvent être des indicateurs de la vision politique globale des auteurs et, plus précisément, un marqueur de leur vision de la relation entre l'Orient et l'Occident. ; This paper analyzes the cultural perception of the Middle Ages in the contemporary Age by highlighting the most successful stereotypes through which the Middle Ages has been proposed to the public. The aim of this essay is not to correct philologically the "errors" of interpretation, but rather to understand the cultural and ideological attitudes underlying these "errors". The sources of this study were chosen to cover a fairly large area: from scientific literature (for example the famous text of British political scientist Hedley Bull, "The anarchist society") to fantasy literature, from the products of traditional media to films and role-playing games. A particular attention has been paid to the analysis of the themes related to the Crusades; privileging the analysis of some famous films, showing how the medieval topoi used to represent the Middle Ages could be an indicator of the political ideas of the directors and, more precisely, a marker of their vision of the relationship between Western and Eastern civilizations. ; Il saggio ricostruisce la percezione del Medioevo nell'età contemporanea evidenziando quali sono gli stereotipi di maggior successo attraverso i quali viene proposto il Medioevo: lo scopo del saggio non è quello filologico di correggere gli "errori" di intepretazione ma, piuttosto, di comprendere quali atteggiamenti culturali e ideologici sono sottesi agli "errori" interpretativi. Le "fonti" sulle quali condurre lo studio sono state scelte in modo da coprire un ambito piuttosto vasto, dalla letteratura scientifica non medievistica (ad esempio il celebre testo del politologo britannico Hedley Bull "La società anarchica") alla letteratura fantasy, ai prodotti dei mass-media tradizionali, alla filmografia, ai giochi di ruolo. Una particolare attenzione è stata riservata, poi, all'analisi dei tematismi legati alle crociate, a questo proposito è stata privilegiata soprattutto la produzione cinematografica, ripercorrendo alcuni celebri film e cercando di mostrare come i topoi rappresentativi del Medioevo siano, in realtà e di volta in volta, una spia della visione politica globale degli autori e, più precisamente, un marker della loro visione del rapporto Occidente/Oriente.
Due recenti sentenze della Corte di giustizia hanno gettato un'ombra di incompatibilità eurocomunitaria sulla normativa italiana d'attribuzione delle nuove frequenze per la diffusione di programmi con tecnica digitale. Al di là dei casi di specie le due sentenze pongono alcune domande di fondo: esiste una concorrenza effettiva nel mercato delle comunicazioni di massa? Il diritto nazionale non si limita a consolidare lo status quo? Da ultimo, ha un senso parlare in materia di marketplace of ideas, in cui la più ampia diversità di opinioni, scorrendo attraverso i canali della discussione, porta a una soluzione adeguata dei problemi della vita sociale? ; Two recent judgments of the Court of Justice of the European Union question the compatibility with EU law of the Italian legislation for the allocation of new digital frequencies. Beyond the specifc cases, the two judgements raise some basic questions: is there effective competition in the mass-market? Is national law merely consolidating the status quo? Finally, does it make sense to talk about a marketplace of ideas, in which the widest diversity of opinions, fowing through the channels of discussion, leads to an adequate solution to the problems of social life?
L'oggetto della nostra ricerca riguarda le dinamiche sociologiche in materia di gestione del discredito a seguito dello scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica dal 2002 al 2010, prendendo in considerazione alcuni degli eventi mediaticamente più significativi che hanno caratterizzato l'intera vicenda. Il punto di partenza della ricerca è il 9 gennaio 2002, quando il quotidiano americano The Boston Globe ha pubblicato un'inchiesta relativa a un caso di abuso nell'arcidiocesi di Boston. In seguito abbiamo assistito a una propagazione del fenomeno non solo in altre diocesi del territorio, ma anche in alcuni Paesi europei; tra questi abbiamo incentrato la nostra analisi sulla situazione in Irlanda. Le ragioni di questa scelta sono state dettate dal fatto che dagli Stati Uniti è esploso mediaticamente il caso e per tutto il decorso della vicenda essi si sono posti nello scenario internazionale come opinion leaders, non solo a livello di politiche adottate per contrastare il fenomeno (tra tutte, la zero tolerance), ma anche per quanto riguarda l'adozione di prime specifiche norme in materia di tutela dei diritti dei minori. Il focus sull'Irlanda è invece dettato dalla forte tradizione cattolica presente nel Paese . La scelta degli Stati Uniti e dell'Irlanda, poi, è motivata da alcune ragioni di fondo che sembrano accumunare entrambi i Paesi; innanzitutto, la dimensione del fenomeno (ovvero, negli Stati Uniti dal 1950 al 2002 sono stati segnalati circa 4392 preti accusati di abuso sessuale sui minori ; in Irlanda, invece, tra il 1965 e il 2005 sono state registrate più di 100 denunce di abusi su ventuno preti che operavano nella sola diocesi di Ferns ). Un successivo aspetto fa riferimento, invece, all'interesse dei mass media americani (e irlandesi) circa le modalità di rappresentazione della vicenda, spesso presentata in "termini scandalistici", i cui fatti accaduti circa trent'anni fa sono riproposti all'opinione pubblica come se fossero fatti attuali. Infine, dall'America sono partiti anche i primi processi, che hanno portato in molti casi a gravi crisi finanziarie delle diocesi locali che hanno dovuto risarcire le vittime; inoltre, da qui sono scattate le denuncie contro il Vaticano e il Papa (nel settembre del 2011, infatti, lo SNAP , una delle maggiori associazioni delle vittime, ha presentato un'istanza al tribunale dell'Aja conto Benedetto XVI il cardinale Tarcisio Bertone, il cardinale Angelo Sodano e l'ex Prefetto della Congregazione, William Levada). In Irlanda si presenta uno scenario più o meno simile; i dati del Rapporto Ferns, infatti, hanno evidenziato lo stesso modus operandi delle diocesi locali che, in molti casi, hanno offerto alle vittime grossi risarcimenti monetari per evitare che i casi diventassero uno scandalo per la diocesi stessa o per la Chiesa in generale. Il lavoro è stato diviso in tre sezioni: una prima parte, di taglio sociologico, espone le matrici alla base del concetto di credibilità, prestando particolare attenzione alla credibilità delle istituzioni (con la Chiesa Cattolica) e dell'individuo (nello specifico, abbiamo parlato della relazione tra il sacerdote e il minore-vittima dell'abuso). Successivamente abbiamo analizzato le modalità di costruzione della notizia tenendo presenti gli aspetti caratterizzanti il processo del newsmaking e i valori notizia impiegati per la rappresentazione dei fatti da parte dei quotidiani stranieri ed italiani. Infine, abbiamo affrontato il problema del panico morale, sulla scorta dello studio di Griswold sulla costruzione di un problema sociale in relazione al ruolo e all'influenza mediatica in questo processo (Griswold 1997). Nella seconda parte del lavoro, abbiamo applicato le categorie dei valori notizia, delle strategie di tematizzazione dei quotidiani e del panico morale nella ricostruzione dei casi di abuso in America e in Irlanda. Al fine di offrire un quadro quanto più ampio dei singoli fatti, abbiamo elaborato una breve ricostruzione storica sulla base della documentazione prodotta da alcune fonti ufficiali, quali: il sito ufficiale della Santa Sede, referti medici, indagini governative e inchieste condotte dalle diocesi locali o da autorità giudiziarie. Nell'impossibilità di esaminare tutta l'enorme mole di materiale prodotto dagli organi di stampa durante questi anni, abbiamo selezionato due tipologie di articoli giornalistici: - Per i quotidiani stranieri abbiamo scelto l'editoriale, quale forma giornalistica capace di esprimere il punto di vista della direzione del giornale. Le testate impiegate come fonti sono così suddivise: a. Per gli Stati Uniti, ricordiamo: The Boston Globe e The New York Times; b. Per l'Irlanda, invece, abbiamo: The Irish Times; Per quanto riguarda l'analisi degli articoli italiani, invece, abbiamo selezionato i tre quotidiani più letti in Italia: Il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa. In questa circostanza abbiamo optato per l'articolo di cronaca, come forma di esposizione di una notizia per eccellenza. Alla ricostruzione storica e mediatica dei principali casi di abusi sessuali abbiamo esaminato la risposta proveniente dalla Chiesa Cattolica nei suoi vari livelli, considerando gli interventi pubblici, le decisioni e i gesti significativi valutando le eventuali analogie e differenze di azione compiute nel corso degli anni da Papa Giovanni Paolo II e da Papa Benedetto XVI. In tal senso, abbiamo fatto riferimento a una fitta documentazione disponibile sul sito ufficiale del Vaticano. I risultati dell'analisi fanno riferimento a due precisi ambiti. In primo luogo, abbiamo preso in esame gli effetti prodotti dai media analizzandoli su due fronti: innanzitutto secondo un'ottica autoreferenziale, ovvero valutando eventuali cambiamenti di posizione rispetto all'avvicendarsi dei fatti e, infine, in relazione alla risposta dell'opinione pubblica prendendo come parametri di riferimento i sondaggi di popolarità e gli indici di fiducia e consenso rivolte alla Chiesa Cattolica. In secondo luogo, poi, abbiamo considerato sulla base delle statistiche e dei sondaggi elaborati, qual è stato il feedback dell'opinione pubblica estera in relazione alla risposta della Chiesa (locale e del Vaticano) e a quel preciso periodo temporale in cui la vicenda si stava evolvendo. Questa modalità riflette una questione fondamentale dell'intera vicenda, ovvero, non essendo ancora conclusa la questione degli abusi (sia da parte della Chiesa Cattolica sia in termini di risoluzione dei casi) al momento non si dispongono di cifre esatte per poter fare una stima circa l'efficacia (o meno) delle strategie di gestione del discredito applicate dalla Chiesa Cattolica. La metodologia impiegata per lo studio sugli articoli è di tipo qualitativo, ovvero, ricorrendo a un'analisi semantica e lessicale con cui abbiamo individuato le parole-chiave, le espressioni maggiormente ricorrenti e i temi (come il dibattito sull'istruzione della Crimen Sollicitationis) collegati alla vicenda; in tal senso, abbiamo applicato lo studio condotto da Dardano (1973) per l'analisi del linguaggio dei giornali. Tra le fonti impiegate per la nostra ricerca abbiamo tenuto conto, come già detto, della documentazione pubblicata on line (dai singoli quotidiani come approfondimenti agli articoli), di quella consultabile negli archivi digitali delle diocesi straniere e di quella reperibile nel sito del Vaticano. Inoltre per quanto concerne il materiale estrapolato dalla "rete" disponiamo: 1. Delle perizie psichiatriche, dei referti medici e delle lettere di corrispondenza tra i vari livelli delle gerarchie ecclesiastiche americane. 2. Dei rapporti delle varie commissioni di inchiesta, come ad esempio: il Rapporto Ryan (maggio 2009), il Rapporto Murphy (novembre 2009) e il Cloyne Report (luglio 2011) diffusi in Irlanda a seguito delle indagini condotte negli istituti religiosi, nelle diocesi del territorio sui casi di abusi sessuali contro i minori e impiegati come strumenti di repressione e prevenzione del fenomeno. Altro esempio è il John Jay Report, uno studio condotto dal John Jay College of Criminal Justice dell'Università di New York, commissionato dalla Conferenza Episcopale dei Vescovi d'America Abbiamo estrapolato i regolamenti, le normative promulgate dalle diocesi locali in materia di gestione dei casi di abuso e nell'ambito della tutela dei diritti dei minori. Alcuni esempi sono: il Framework Document del 1996 (dall'Irlanda), oppure, le Essential Norms promulgate nel 2002 dalla Conferenza Episcopale Americana. 3. Dei discorsi ufficiali, dei comunicati stampa e degli interventi pubblici di Papa Giovanni Paolo II, di Papa Benedetto XVI e di alcuni esponenti del Vaticano. Abbiamo, inoltre, le trascrizioni degli interventi del Papa durante gli incontri con le vittime e durante i viaggi compiuti nei Paesi in cui si sono verificati gli episodi di abusi. 4. Delle normative e dei regolamenti canonici in materia di tutela dei minori dal 1962 ad oggi. Come approfondimento per valutare gli effetti che i casi hanno prodotto in Italia abbiamo raccolto anche una prima serie di interviste, realizzate in Italia e a New York e in Irlanda a giornalisti e vaticanisti che si sono interessati alla vicenda. Ricordiamo qualche nome dall'Italia: Marco Tosatti (La Stampa), Marco Politi (Il Fatto Quotidiano), Stefano Maria Paci (Skytg24) e Andrea Tornielli (La Stampa). Dagli Stati Uniti abbiamo invece: Luciano Clerico, Emanuele Riccardi e Alessandra Baldini (inviati dell'agenzia di stampa Ansa) e Monsignor Lorenzo Albacete (Teologo e giornalista del New Yorker ed editorialista del New York Times). Come testimonianza della situazione irlandese, abbiamo invece un'intervista a Gerard O'Connell (giornalista e collaboratore dell'Irish Times). ; The main theme of our project research is about the sociological dynamics of the discredit as a result of the sexual abuse scandal in the Catholic Church; in particular we consider the mass media coverage on the topic from January 2002 to March 2010. Our start point is January 9th, 2002 when the american newspaper, The Boston Globe published an investigation about a sexual abuse case in the Boston Archdiocese. Then, we considered the development of the issue in the american dioceses and in the other European countries too; from all the cases that happened, we decided to consider the Irish situation. The reasons that moved our decision depends on whether the case began in the United States by the newspaper and throughout the development of all the case, the american mass media played the part as opinion leader within international scenario, not only not only for the politics which have been adopted to contrast the phenomenon (among the many, the "zero tolerance" one), either for the adoption of first specific rules concerning the defense of child's rights. The focus in Ireland has been, whereas, set out by the strong Catholic tradition across the nation . The choice of both the USA and Ireland, is motivated by some major reasons seeming to pool the two countries together: first of all, the phenomenon size (namely in the USA from 1950 to 2002, 4392 cases of sexual abuse onto minors have been reported ; while in Ireland between 1965 and 1005, more than 100 sexual abuses complaints have been registered on 21 priests operating in the Ferns diocese itself ). Another following aspect, whereas, refers to the US mass media interest (and the Irish ones as well) about the representation of the occurrence, often presented in "tabloid terms" whose facts occurred over thirty years ago, are now presented as still topical Eventually, the first lawsuits started out in the US, which in several cases have brought the local dioceses to serious financial problems, as these were supposed to refund the victims; in addition there are allegations to the Vatican and the Pope (in fact, in September 2011 the "SNAP" one of the major victims' association submitted a petition to the Aia court against Benedict XVI, cardinals Tarcisio Bertone and Angelo Sodano and the former congregation chief officer, William Levada ). In Ireland the scenario is quite similar to the above mentioned one, the data from the Ferns Report highlighted the same modus operandi in the local dioceses, which, in most cases offered the victims generous monetary refunds to keep the cases from becoming a scandal for the diocese's sake or the entire Catholic church. The work is divided into three sections: in the first one we treated the theory of the credibility, in particular focusing the Catholic Church credibility and the relationship between the priest and the abused minors. Afterwards we analyzed the news' construction modes, considering the news making process and the news values either, employed for the representation of facts on the Italian and also foreign newspapers' behalf. At last, we talked about the construction of the moral panics and the relationship with the Griswold theory on the construction of the social problems by the mass media influence. Finally, we confronted the "moral panic" issue being spotted from Griswold's study about the construction of a social issue in relation to the media role and influence within this process (Griswold 1997). In the second part of this work we have applied the news values categories, newspapers thematization strategies and the moral panic in the reconstruction of the abuses in Ireland and in the USA. In order to offer a wider pattern of the single facts, we have elaborated a short historical reconstruction based on the documents produced and issued by some official sources such as: the Holy See official website, medical reports, governmental investigations and enquiries carried out by local dioceses and judiciary authorities. Due to the enormous amount of material produced by the press organs during all of these years, we have picked out two typologies of journalism articles: - For the foreign newspapers we have chosen the editorial, as the journalistic form able to express the newspaper's editorial management. The newspapers employed as sources are under this division: a. For the United States, we recall: The Boston Globe and The New York Times; b. For Ireland, we have : The Irish Times; As far as the analysis of the Italian articles, we have, whereas, selected the three Italian most read newspapers: Il Corriere della Sera, La Repubblica and La Stampa. Besides the historical and media reconstruction of the major abuse cases, we examined the response moving from the Roman Catholic church within its various levels, considering the public interventions, the decisions and the significant gestures by evaluating any analogy and difference in the action brought on over the years by the Popes John Paul II and Benedict XVI. In this acceptation we have referred to a voluminous documentation available on the Vatican official website. The outcomes of this analysis refer to two sharp fields. Firstly, we have examined the effects produced by the media, analyzing them onto two different hands: first of all through a self-referring perspective, either evaluating any change of position with respect to the occurrences following one another, and at the end, with respect to the public opinion, taking as standards the popularity surveys and the ratings of trust and consensus towards the Catholic church. Second to this, based on the statistics and the elaborated surveys we considered what was the feedback from the foreign public opinion related to the church's response (locally and from the Vatican either) and to that precise time lap where the deeds were taking turns. This modality reflects one fundamental question of the whole matter, that is, since the question of the abuses has not been resolved yet (both from the church behalf and in terms of resolution of the facts) at the moment there is no reliable numbers to estimate the efficiency or not of the discredit management strategies applied by the Catholic church. The methodology employed in this study is qualitative, namely a semantic and lexical analysis through we have found out the key words, the most redundant expressions and the themes (like the debate about the constitution of the "Crimen Sollicitationis") related to the occurrence; in this acceptation we have applied the study carried out by Dardano for the analysis of newspapers' language. Among the sources employed for our research we held in consideration, as previously said, the online edited documentation (by single newspapers as deeper examination on the articles) those available in the digital archives of the foreign dioceses as well the one at disposal on the Vatican website. In addition, as far as the material excerpted from the "web" we have: 1. psychiatric examinations, medical reports and mail letters exchanged among the various levels of the American clergy hierarchy. 2. Several reports from the enquiry boards, for instance: Ryan Report (May 2009), Murphy Report (November 2009), Cloyne Report (July 2011) released in Ireland after the investigations carried out in religious institutes and facilities, in the local diocese on sexual abuses cases onto minors and employed as repression and prevention means of the phenomenon. Another example is the John Jay Report, a study performed by the John Jay College of Criminal Justice, within the New York University, commissioned by the American Episcopal Conference. We have excepted regulations, rules enacted by local dioceses concerning the management of abuse cases and the safeguard of minors' rights. Some of the examples are the Framework Document, 1996, (from Ireland) and the Essential Norms promulgated in 2002 by the American Episcopal Conference. 3. Public speeches, press communications and public appearances by the Popes John Paul II and Benedict XVI, as well as by other Vatican exponents. Also we have the transcriptions from the Pope's statements during the meetings with the victims and the journeys in the countries where the abuses had occurred. 4. Canonical regulations and norms regarding the minors' rights safeguard from to 1962 up to our days. As a deeper examinations in order to evaluate the effects that these cases produced in Italy, we collected a series of interviews too, carried out in Italy, in New York and in Ireland to journalists and vaticanists getting interested in this occurrence. We recall some name from Italy: Marco Tosatti (La Stampa), Marco Politi (Il Fatto Quotidiano), Stefano Maria Paci (Skytg24) and Andrea Tornielli (La Stampa). From the United States we have: Luciano Clerico, Emanuele Riccardi and Alessandra Baldini (reporters from the press agency Ansa) and Monsignor Lorenzo Albacete (Teologist and journalist for New Yorker and editorialist for New York Times). As a testimony for the Irish situation we have an interview to Gerard O'Connell (journalist and collaborator for the Irish Times). ; Dottorato di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale (XXIV ciclo)
There is a widening consensus around the fact that, in many developed countries, food production-consumption patterns are in recent years interested by a process of deep change towards diversification and re-localisation practices, as a counter-tendency to the trend to the increasing disconnection between farming and food, producers and consumers. The relevance of these initiatives doesn't certainly lie on their economic dimension, but rather in their intense diffusion and growth rate, their spontaneous and autonomous nature and, especially, their intrinsic innovative potential. These dynamics involve a wide range of actors around local food patterns, embedding short food supply chains initiatives within a more complex and wider process of rural development, based on principles of sustainability, multifunctionality and valorisation of endogenous resources. In this work we have been analysing these features through a multi-level perspective, with reference to the dynamics between niche and regime and the inherent characteristics of the innovation paths. We apply this approach, through a qualitative methodology, to the analysis of the experience of farmers' markets and Solidarity-Based Consumers Groups (Gruppi di Acquisto Solidale) ongoing in Tuscany, seeking to highlight the dynamics that are affecting the establishment of this alternative food production-consumption model (and its related innovative potential) from within and from without. To verify if and in which conditions they can constitute a niche, a protected space where radical innovations can develop, we make reference to the three interrelated analytic dimensions of socio-technical systems: the actors (i.e. individuals. social groups, organisations), the rules and institutions system, and the artefacts (i.e. the material and immaterial contexts in which the actors move). Through it, we analyse the innovative potential of niches and the level of their structuration and , then, the mechanisms of system transition, focusing on the new dynamics within the niche and between the niche and the policy regime emerging after the growth of interest by mass-media and public institutions and their direct involvement in the initiatives. Following the development of these significant experiences, we explore more deeply social, economic, cultural, political and organisational factors affecting innovations in face-to-face interactions, underpinning the critical aspects (sharing of alternative values, coherence at individual choices level, frictions on organisational aspects, inclusion/exclusion, attitudes towards integration at territorial level), towards uncovering until to the emergence of tensions and the risks of opportunistic behaviours that might arise from their growth. Finally, a comparison with similar experiences abroad is drawn (specifically with Provence), in order to detect food for thought, potentially useful for leading regional initiativestowards transition path.
Il lavoro di tesi indaga, dal punto di vista delle scienze sociali, un oggetto di studio – l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e la sua attività di regolatore del settore delle comunicazioni in Italia – storicamente (e accademicamente) proprio delle scienze economiche e giuridiche. La letteratura politologica (in verità piuttosto scarsa) in materia di regolazione e autorità amministrative indipendenti, ma soprattutto l'ampio dibattito sociologico su mass media, sfera pubblica e, più di recente, su convergenza, digitale e social media hanno costituito l'apparato teorico di base grazie a cui portare avanti una riflessione originale sull'oggetto di ricerca, ancor di più in quanto strettamente legata a vicende e questioni di stretta attualità e di notevole impatto sullo sviluppo del settore. Un'ampia disamina teorica su sfera pubblica e modelli di governance, nel passaggio dall'universo mediatico tradizionale a quello digitale, ha permesso infatti di inquadrare in maniera netta e decisa le dinamiche e i conflitti principali che animano il settore delle comunicazioni, il suo rapporto con la realtà sociale, economica e politica attuale, ma soprattutto il rapporto con la sfera delle regole che si instaura nel complesso sistema di formazione delle politiche pubbliche in materia (capitoli 1 e 2). Allo stesso modo, con un resoconto documentato delle attuali dinamiche evolutive dei mercati delle comunicazioni (con particolare riferimento al comparto televisivo e dei contenuti digitali), sono state evidenziate le questioni più rilevanti allo stato attuale per chi si volesse impegnare nel delicato compito di regolare questo settore, contemperando regole nazionali e comunitarie, interessi economici e rinnovate esigenze sociali (e politiche) (capitolo 5). Parallelamente, un'analisi approfondita del quadro istituzionale nazionale, e una sintesi delle principali evidenze delle scienze sociali in materia di regolazione e autorità indipendenti, ha permesso di mettere in luce il concetto di co-regolamentazione, la sua utilità e le sue applicazioni nel settore di riferimento (capitoli 3 e 4). L'Autorità, intesa come istituzione, ma soprattutto come attore emergente nelle dinamiche di formazione delle decisioni pubbliche in materia di comunicazioni (e in particolare di televisione e contenuti digitali, con tutte le implicazioni sociali e politiche del caso), è stata infine "scomposta" secondo una schema di analisi multidimensionale, meno rigido delle classificazioni adottate dalla dottrina giuridica e dagli studi economici. L'osservazione delle concrete (e recenti) prassi regolamentare ha invece consentito, in ultima istanza, l'indicazione di un possibile percorso di rinnovamento della missione istituzionale dell'AGCOM, basata sul passaggio da regolatore a promotore di sviluppo ed elemento di stimolo proattivo del settore delle comunicazioni e della nuova economia digitale nazionale (capitolo 6). I 18 mesi di praticantato effettuati da chi scrive presso l'Autorità di Garanzie nelle Comunicazioni mi hanno consentito (oltre che l'accesso ad una mole considerevole di informazioni, documenti e bibliografia utile per la stesura concreta della tesi) di vivere da vicino problematiche, stimoli, spinte e difficoltà quotidiane che caratterizzano la complessa attività del regolatore del settore. Sicuramente l'esperienza di osservatore neutrale ma interessato dei meccanismi decisionali e delle prassi di lavoro dell'Autorità hanno da un lato provocato il profondo "imbarazzo" di chi si avvicina a quel mondo con schemi e griglie di interpretazioni completamente diverse, dall'altro hanno fatto emergere alcune riflessioni su statuti conoscitivi e modalità di confronto con il mondo della comunicazione. L'obiettivo finale di tutto il lavoro di ricerca e di stesura della tesi è stato infatti incominciare a decifrare con le griglie teoriche e di analisi della sociologia un oggetto fino ad oggi sottoposto ad analisi provenienti da altri ambiti conoscitivi come quello giuridico. In tal senso "l'affanno del regolatore" è stato analizzato non dal punto di vista della difficoltà "tecnica" a individuare le norme che regolano lo sviluppo quanto piuttosto nell'essenza stessa del dinamismo dei media, nella loro velocità e soprattutto nella loro connettività. Insomma partire dall'oggetto, e non dalla struttura che lo regola , si è rivelato un "metodo sociologico" che esamina i limiti dell'Authority non in termini di apparato giuridico quanto piuttosto di apparato conoscitivo. Ed è proprio lì che si annida "l'affanno del regolatore".